Approaches to Teaching Collodi`s «Pinocchio» and
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Approaches to Teaching Collodi`s «Pinocchio» and
«Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> Eleonora Conti Il punto su Massimo Bontempelli (2000-2010) Sommario I. Per i cinquant'anni dalla morte II. Bontempelli teorico e intellettuale, il punto sul 900 III. La trilogia del realismo magico: riedizioni, trasposizioni filmiche, attualità IV. Un convegno, numeri speciali, lo scavo editoriale e critico sui testi rari V. Bontempelli e lo spettacolo VI. La lingua di Bontempelli VII. Bontempelli a scuola VIII. La fortuna all'estero IX. Bontempelli-pop e Paola Masino I. Per i cinquant'anni dalla morte Sono passati cinquant'anni dalla morte di Massimo Bontempelli (18781960) e ci sembra giunto il momento opportuno per verificare quanto la sua poliedrica attività di scrittore, drammaturgo e teorico faccia ancora presa sui lettori e i critici del ventunesimo secolo. La risposta non è scontata se, facendo un provvisorio "punto" sull'autore, in questa stessa sede, ormai dieci anni fa (<http://www.unibo.it/boll900/numeri/2001-i/Wbol/Conti/Conti.html>), il primo elemento che balzava agli occhi era proprio l'irregolarità del ritmo di studi intorno alla sua opera. È cambiato qualcosa in questi dieci anni o l'opera di Bontempelli suscita ancora una sorta di diffidenza presso gli italianisti italiani e stranieri? E i lettori e gli studenti di oggi lo conoscono? Certo l'oggetto dell'indagine è sfuggente, se non altro perché Bontempelli non ha mai temuto il cambiamento e dunque si è fatto difficilmente imbrigliare in un'etichetta preconfezionata e univoca. Ma questa irregolarità della sua fortuna critica continua a stupire pensando alla «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> grande notorietà da lui raggiunta in vita e alla prolifica disseminazione di impulsi e stimoli raccolti da tanti eterogenei eredi, scrittori che sono stati tra i maggiori del Novecento. Dunque, per non limitarci a uno sterile stupore, in questi anni abbiamo continuato a tenere sotto osservazione gli studi che via via uscivano sul nostro autore - soprattutto grazie alla penna attenta di Fulvia Namer, che li ha via via recensiti e schedati per il «Bollettino» (sul numero 1 del 2001 - che ospitava una sezione Su Bontempelli <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2001-i/>; e sul numero 1-2 del 2007: <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2007- i/AiroldiNamer.html>) -, e abbiamo accolto interventi critici che lo riguardavano e proponevano nuove piste d'indagine (Fabriano Fabbri, Bontempelli e Malaparte: due vie genetiche per il 900, nel già citato numero 2001, 1: Rita Fresu, Lingua e stile di «Giovine anima credula» di Bontempelli (2005, 1-2: <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2005- i/Fresu.html>). Tuttavia, ora ci sembra giunto il momento di un bilancio più corposo. È proprio ciò che intendiamo offrire con due ampie sezioni di studi bontempelliani: la prima, nell'attuale numero della rivista, in corrispondenza dell'anniversario della morte, è dedicata alla letteratura, al teatro e alla figura di intellettuale di Bontempelli; la seconda, sul prossimo numero, sarà dedicata alle arti, alla musica, alla lingua e alle traduzioni del Nostro. In effetti, quando si è pensato di preparare una sezione bontempelliana che in qualche modo rendesse omaggio ai cinquant'anni dalla morte dell'autore, è stato un coro di assensi entusiasti tra vecchi e nuovi specialisti di Bontempelli: una comunità di lettori ostinati e dall'entusiasmo contagioso che negli anni si è allargata sia in senso geografico (gli studiosi che hanno collaborato a questo numero lavorano in Italia, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada; quelli recensiti spaziano fino all'Australia) sia in senso anagrafico - dai seniores che pubblicano su Bontempelli da molti «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> decenni alle nuove leve, ancora in odor di dottorato -. I saggi offerti al «Bollettino» propongono nuovi percorsi interpretativi, portano alla luce documenti misconosciuti, illuminano un autore che a sua volta continua a proiettare un cono di luce sui futuri lettori, egli stesso ancora, ostinatamente, in cerca di riscatto e di attenzione. La nostra Breve rassegna di studi su Bontempelli si fermava al 1998. Nel 2002 ne usciva una, molto articolata, a cura di Francesco Genovesi, sul «Giornale storico della letteratura italiana» (n. 585, pagg. 108-122) che si arrestava all'anno 2000. Ma nel frattempo Luigi Fontanella, nella sua monografia del 1997, Storia di Bontempelli (Ravenna, Longo) aveva già operato una ricognizione del dibattito critico intorno all'autore, mentre, solo un paio di anni fa, Rita Fresu, in un volume che analizzeremo più avanti, offriva la sua puntuale lettura degli studi intorno al nodo di Bontempelli e il fantastico. Ultima in ordine di tempo, la ricca bibliografia con cui Luca Somigli chiude l'introduzione al teatro di Bontempelli su questo numero del «Bollettino». A fronte di tanti bilanci, ci sembra utile ora procedere per filoni di indagine, per constatare i progressi di questi ultimi dieci anni di letture e studi bontempelliani e valutarne le linee di direzione e le tendenze interpretative. II. Bontempelli teorico e intellettuale, il punto sul 900 Il nuovo millennio è stato inaugurato da alcuni volumi che fanno il punto sull'opera di Bontempelli teorico dell'avanguardia e del novecentismo: la sua lungimiranza nei confronti di tutti gli stimoli percepiti nel mondo della scrittura, delle arti, dello spettacolo, la sua naturale apertura al futuro lo rendono quasi profetico e non cessano di stimolare riflessioni presso gli studiosi. Fra i volumi degli anni Duemila spiccano quello di Antonio Saccone, «La trincea avanzata» e «La città dei conquistatori». Futurismo e modernità «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> (Napoli, Liguori, 2000) - che perfeziona un'analisi già avviata nei primi anni Novanta ed inclusa nel volume degli Atti del Convegno svoltosi a Trento nel 1991 (in Massimo Bontempelli scrittore e intellettuale, a cura di C. Donati, Roma, Editori Riuniti, 1992) - e di Ugo Piscopo, Massimo Bontempelli, per una modernità dalle pareti lisce (Roma-Napoli, ESI, 2001). Quest'ultimo, poderoso bilancio critico, mutua nel titolo una felice espressione tratta da L'avventura novecentista e riferita all'architettura, per definire la singolare fisionomia della modernità dell'autore. Piscopo passa in rassegna tutti gli aspetti della multiforme attività intellettuale di Bontempelli, senza trascurare né la biografia né la bibliografia critica sull'autore ed offre in conclusione una ricognizione sui campi che restano da indagare e sui testi meno studiati fino al decennio scorso. L'avventura bontempelliana è inserita il più possibile in un contesto culturale europeo, ne sono valorizzati il sostrato filosofico e l'intersezioni fra le arti, e di essa è fortemente sottolineata l'«eccitante» «incompiutezza» e la capacità di creare «sciami sismici» ancora oggi capaci di stimolare l'intelligenza dei lettori. Ma numerosi sono anche i capitoli in volumi miscellanei e gli articoli su rivista. Tra gli altri, si ricordano il contributo che Simona Micali dedica a Bontempelli e il mito novecentista nel suo volume Miti e riti del moderno. Marinetti, Bontempelli, Pirandello (Firenze, Le Monnier, 2002, pp. 67-108); il saggio di Errico Buonanno, Il Novecento immaginario di Massimo Bontempelli (in «Studi Novecenteschi», XXX, 66, 2003, pp. 239-262) e il capitolo Miti per il Novecento: L'avventura novecentista di Massimo Bontempelli incluso da Bart Van den Bossche nel suo Il mito nella letteratura italiana del Novecento: trasformazioni e elaborazioni (Firenze, Leuven University Press e Franco Cesati, 2007, pp. 63-85). Sul dibattito intellettuale che divise la società letteraria italiana fra le due guerre e che oppose il «900» di Bontempelli e la sua proposta di allargamento del pubblico alla proposta elitaria difesa da Ungaretti e dalla «Ronda» ci «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> permettiamo di rimandare ai documenti (lettere, articoli di giornale) analizzati da chi scrive in Giuseppe Ungaretti, Lettere a Giuseppe Raimondi (1918-1966), a cura di E. Conti, Bologna, Pàtron IBC, 2004. Muovendo da un approccio di studi sul fantastico, ma attenta anche alle strutture linguistiche che stanno alla base del fantastico bontempelliano e alle posizioni teoriche sull'arte, Silvia Bellotto dedica a "Il lavorio delle fantasime". Massimo Bontempelli tra "favola metafisica" e "realismo magico" un capitolo del suo volume Metamorfosi del fantastico. Immaginazione e linguaggio nel racconto surreale italiano del Novecento (Bologna, Pendragon, 2003). Molto attiva Simona Storchi, dell'Università di Leicester, di cui si segnalano: Realism beyond Mimesis. Massimo Bontempelli's Novecentismo, «Spunti e Ricerche», vol. 19, 2004 (pubblicato nel 2006), pp. 107-121 e Bontempelli on Pirandello: defining literary modernity in the 1930s in «Pirandello Studies». Journal of the Society for Pirandello Studies, vol. 28, 2008, pp. 124-139; Massimo Bontempelli between de Chirico and Nietzsche: Mannequins, Marionettes, and the De-Humanized Subject in La scacchiera davanti allo specchio and Eva ultima in «Romance studies», vol. 27 n. 4, November, 2009, pp. 298-310. Quanto al Bontempelli teorico dell'arte (i cui scritti sono stati riuniti da Elena Pontiggia in Massimo Bontempelli, Realismo magico e altri scritti sull'arte, Milano, Abscondita, Carte d'artisti 78, 2006, - recensito da Fulvia Namer in questo numero), sviluppando spunti già apparsi su diverse riviste, Fabriano Fabbri ha stilato un confronto più ampio e articolato fra la soluzione bontempelliana del realismo magico e quella legata al cenacolo artistico riunito intorno a Margherita Sarfatti, denominato il Novecento, nel volume I due Novecento. Gli anni Venti fra arte e letteratura: Bontempelli versus Sarfatti, Lecce, Manni, 2003. Con un taglio saggistico dinamico e grande attenzione all'attualità delle soluzioni bontempelliane, che a suo avviso prefigurano il presente (dai manichini si può arrivare fino agli «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> androidi e ai replicanti di Blade Runner; i racconti - a suo avviso la punta più avanzata della produzione narrativa bontempelliana - hanno un ritmo da videoclip; lo sguardo al futuro senza dimenticare il recupero del passato, il citazionismo e l'ironia preannnunciano un atteggiamento postmoderno), Fabbri assegna a Bontempelli una posizione centrale nella teorizzazione artistica del Novecento, all'incrocio delle principali tendenze artistiche europee. Fa il punto sugli scritti d'arte raccolti da Bontempelli in Appassionata incompetenza (Venezia, Neri Pozza, 1950), Jacqueline Spaccini nel suo contributo incluso nel numero di «Transalpina» del 2008 - fascicolo di cui ci occuperemo più avanti -. La studiosa si concentra su cinque saggi dedicati a De Chirico, Carrà e Cagli e sul Discorso appassionato del non possedere quadri. Solo nove di questi scritti sono stati inclusi nel volume curato da Elena Pontiggia. Circa i rapporti con l'architettura, alcuni recenti contributi di Simona Storchi fanno luce sull'avventura della rivista «Quadrante», fondata da Bontempelli e Pier Maria Bardi nel 1933: Massimo Bontempelli e «Quadrante»: architettura e letteratura, in «Transalpina», 2008, pp. 163178; «Il fascismo è una casa di vetro»: Giuseppe Terragni and the politics of space in fascist Italy, in «Italian Studies», vol. 62, n. 2, autumn 2007, pp. 231-245, sul progetto della Casa del fascio di Como, apparso sulla stessa rivista; mentre un ulteriore approfondimento su Bontempelli e l'architettura apparirà sul prossimo numero del «Bollettino». Sul numero triplo 13/14/15 de «L'Illuminista», dedicato nel 2005 a Bontempelli, Marinella Mascia Galateria aveva poi curato pubblicazione di Lettere a «Quadrante» (pp. 229-294). e commentato la «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> III. La trilogia del realismo magico: riedizioni, trasposizioni filmiche, attualità Negli anni Novanta è cominciato il lavoro di riedizione e commento dei principali romanzi bontempelliani - Vita e morte di Adria e dei suoi figli (SEI, 1995), La Vita intensa e La vita operosa (Oscar Mondadori, 1997) con postfazioni di Marinella Mascia Galateria. Il lavoro è continuato con Gente nel tempo (1937) - terzo romanzo della trilogia novecentista costituita anche da Il figlio di due madri e Vita e morte di Adria e dei suoi figli - , ripubblicato nel 2001 per la SEI di Milano che, oltre a un contributo critico della Galateria, riproduce anche il saggio "Gente" di Bontempelli di Giacomo Debenedetti già appartenente al volume Verticale del '37. Anche la casa editrice Liberlibri ha ripubblicato alcune opere bontempelliane: Il figlio di due madri (2007), Vita e morte di Adria e dei suoi figli (2007, con Introduzione di Alessandra Iadicicco), - oltre a Minnie la candida (2005, corredata da una Nota bontempelliana del 1947 e dal testo della novella Giovine anima credula). Del 2006 è poi la riedizione de L'amante fedele, con Prefazione di Raffaele Manica, per la UTET di Torino: la raccolta di racconti bontempelliani vinse nel 1953 il Premio Strega, uno dei pochi premi che ancora oggi rappresentano un sicuro volano per l'ingresso dei vincitori e dei finalisti nella classifica dei best seller, tanto che un grande quotidiano attento alla promozione culturale, come il «Sole24Ore», ha di recente varato la riedizione di alcuni dei più celebri vincitori dei decenni passati: chissà se ha in elenco anche L'amante fedele? (Alla raccolta è dedicato il saggio di Jean Lacroix, I racconti bontempelliani ossia la scrittura-lampo in «L'Illuminista», nn.13/14/15, 2005, pp. 469-485). Ci sembra comunque condivisibile il suggerimento di Fabriano Fabbri, nel suo volume del 2003, sulla necessità di intensificare le riedizioni dei racconti bontempelliani, che soffrono un po', rispetto ai romanzi. Pare infatti che proprio i romanzi della trilogia novecentista risveglino l'attenzione di critici, lettori e cineasti in questo passaggio del nuovo «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> millennio. Nel 2000, il regista cileno Raoul Ruiz, ha realizzato il film La comédie de l'innocence, tratto da Il Figlio di due madri. Quella vena fantastica che pregiudicò a Bontempelli un sereno giudizio nell'Italia del secondo dopoguerra, tutta tesa a una ricostruzione anche intellettuale che sentiva un bisogno, una sete quasi, di realismo assoluto, finisce per rappresentare oggi forse proprio l'aspetto di originalità più denso di futuro, l'elemento più in linea con le suggestioni di una narrativa attuale di successo che non disdegna il plot e l'irruzione dell'inspiegabile entro le pieghe della normalità quotidiana. Un realismo magico sdoganato presso i lettori di tutto il mondo, come notava Mascia Galateria nel 2001, nella Postfazione a Gente nel tempo, dal realismo magico della maggiore narrativa sudamericana, che ha decretato il successo planetario di Cent'anni di solitudine e di un intero filone di romanzi.1 E del resto Raoul Ruiz è appunto non solo regista già noto per le trasposizioni di opere letterarie quasi impossibili (su tutte, il magmatico Le temps retrouvé di Proust) che col Figlio di due madri si accosta al romanzo quasi dimenticato di un autore coltivato da una cerchia ristretta di studiosi appassionati e fedeli, ma anche un regista sudamericano, forse più sensibile dei cineasti europei alla vena del realismo magico e vicino a un cinema d'avanguardia e sperimentazione. Sono dunque numerosi gli elementi che lo rendevano adatto all'impresa. In effetti la sua trasposizione filmica (un film che, pur presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 2000 non ha avuto circolazione in Italia) ha poi introiettato temi cari al regista ed ha assunto una cifra personale che ne fanno un'opera autonoma rispetto al testo di partenza (sul sito: <http://www.lecinemaderaoulruiz.com> è possibile leggere un'intervista al regista sul film; una scheda è consultabile anche sul sito Libri di celluloide (<http://www.almapress.unibo.it/fl/numeri/numero1/ruiz.htm>) dell'Università di Bologna, diretto da Cristina Bragaglia, mentre la stessa studiosa si è occupata del film in Quando il cinema francese incontra la «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> letteratura italiana, «France et Italie au miroir du nouveau cinéma italien (1975-1999)», Francoitalica, n. 14, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1998; Tiziana Jacoponi ha infine presentato un intervento sul rapporto fra il romanzo di Bontempelli e il film di Ruiz in occasione del già citato convegno L'Italie magique de Massimo Bontempelli, svoltosi a Caen (nella giornata del 4 aprile 2008).2 Per una coincidenza che forse invece è proprio il verificarsi di una congiuntura favorevole, esce nel 2000 anche lo studio di Carla Gubert su una Ipotesi per una fonte di Massimo Bontempelli («Otto/Novecento», XXIV, n. 3, 2000, pp. 55-74), che rileva una forte intertestualità fra Vita e morte di Adria e dei suoi figli e la novella La buona donna dello scrittore inglese Hilaire Belloc, tradotta da Emilio Cecchi nel primo numero de «La Ronda», nel 1919. Così si chiude il cerchio: ogni romanzo della trilogia bontempelliana ha avuto la sua dose di attenzione in quello scorcio d'inizio millennio. Resta che la lettura di questi romanzi è godibilissima - e notevolmente inquietante - anche per il lettore di oggi perché, con sorprendente intuizione, coniuga tutti gli ingredienti della narrativa popolare (atmosfera thrilling data da un grande senso del ritmo e della suspense, elementi soprannaturali - reincarnazioni, coincidenze, misteri inspiegabili -, mescolanza di sogno e realtà come nella migliore letteratura del realismo magico sudamericano, personaggi femminili molto moderni, in particolare per Il figlio di due madri e Gente nel tempo) con una qualità letteraria altissima, che è la cifra stilistica di Bontempelli (Debenedetti lo aveva definito uno scrittore «tutto stile»nel 1937 per Gente nel tempo). Tutti ingredienti che ancora oggi fanno di un romanzo un titolo da classifica. Non stupisce la grande fama ottenuta in vita, mentre sembra incredibile che il rilancio editoriale stenti a decollare, nonostante le buone intenzioni: in questo senso, ci pare che il programma di «900» («L'arte novecentista deve tendere a farsi popolare, ad avvincere il pubblico»), opportunamente «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> ricordato da Luigi Baldacci prefatore delle Due storie di madri e figli, sia stato realizzato in pieno e possa funzionare anche per il pubblico di oggi. Quanto alla critica specialistica sulla narrativa, punto di arrivo (per ora) di una vita dedicata a scavi bontempelliani, Racconti allo specchio. Studi bontempelliani di Marinella Mascia Galateria (Roma, Bulzoni, 2005), raccoglie e riordina utilmente numerosi contributi già usciti come prefazioni ai testi bontempelliani, introduzioni, comunicazioni a convegni, saggi usciti su rivista e in volumi miscellanei. Gli aneddoti e le riflessioni sugli oggetti e sugli episodi da cui Bontempelli trasse ispirazione per i suoi racconti e romanzi testimoniano di una lunga familiarità con l'autore e il suo mondo. Unica pecca, la bibliografia, colpevolmente poco aggiornata e dunque strumento davvero poco funzionale, dato che si ferma alla fine degli anni Ottanta, mentre alcune notevoli ricerche recenti sono solo velocemente elencate, senza alcun riferimento, nella nota introduttiva. Ultimo, in ordine cronologico, il volume di Vita Giordano, Dalle avventure ai miracoli. Massimo Bontempelli fra narrrativa e metanarrativa , Leicester, Troubadour, 2009, raccolta di saggi e interventi di una giovane studiosa che lavora in Australia, recensito da Fulvia Namer su questo numero. IV. Un convegno, numeri speciali, lo scavo editoriale e critico sui testi rari Tra gli eventi positivi che hanno caratterizzato gli anni Duemila, va ricordato il convegno L'Italie magique de Massimo Bontempelli organizzato il 30 novembre 2007 e il 4 aprile 2008 dall'Université de CaenBasse Normandie; il secondo, dopo quello ormai lontano e benemerito svoltosi presso l'Università di Trento nel 1991 a cura di Corrado Donati. L'iniziativa è nata proprio in quella terra di Francia con cui Bontempelli ebbe un rapporto culturale importante ma problematico e che rappresenta un campo d'indagine di riferimento per sondare la fortuna dell'autore e alcuni filoni della sua produzione. Dal convegno è scaturito un numero speciale della rivista «Transalpina» (L'Italie magique de Massimo «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> Bontempelli, n. 11, 2008, a cura di Jacqueline Spaccini e Viviana AgostiniOuafi) che accoglie dieci contributi di valore i quali accostano vecchi e nuovi critici bontempelliani, con una sorta di cambio della guardia interessante. Dopo una corposa introduzione ad opera delle due curatrici (pp. 9-16), le sezioni riguardano il Bontempelli intellettuale e i suoi modelli, il suo universo narrativo e i suoi personaggi, il rapporto con le arti. Ecco l'indice completo del numero: Simona Cigliana, Bontempelli, un intellectuel sous le régime fasciste, pp. 19-36; Mariella Colin, Massimo Bontempelli, un écrivain pour l'enfance? Les frontières incertaines de La scacchiera davanti allo specchio, pp. 37-58; Sanja Roič, Discorso bontempelliano versus storia saviniana: il caso Verdi, pp. 59-68; Fulvia Airoldi Namer, Images thériomorphes de l'espace et du temps: Viaggi e scoperte, pp. 7186; Stefano Lazzarin, La città avventurosa: Bontempelli 1920-1921, pp. 87-100; Simona Micali, Candide eroine: la magia al femminile in Bontempelli, pp. 103-118; Luca Somigli, Delitto e castigo a Valòria: appunti su La famiglia del fabbro, pp. 119-134; Marie-José Tramuta, Nostra Dea de Massimo Bontempelli ou de l'art de se vêtir, pp. 135-144; Jacqueline Spaccini, Bontempelli et la peinture: Appassionata incompetenza ou les faux aveux d'un incompétent avisé, pp. 147-162; Simona Storchi, Massimo Bontempelli e «Quadrante»: architettura e letteratura, pp. 163-178. Sondando alcuni dei percorsi qui proposti e le piste suscettibili di ulteriori sviluppi, si può sottolineare che se il saggio di Cigliana ha, tra gli altri, il merito di soffermarsi opportunamente sui Colloqui col Neosofista e di valorizzare la statura intellettuale di Bontempelli; Sanja Roič allude a un possibile, suggestivo, parallelo ancora tutto da sviluppare - fra i Sette discorsi bontempelliani e Narrate, uomini, la vostra storia di Savinio. L'indagine sui significati del bestiario bontempelliano, che Namer indaga nei racconti di Viaggi e scoperte, merita di essere rapportata con opere di altri autori coevi (si pensi al ricco bestiario saviniano); mentre la ricognizione che Lazzarin conduce sulla «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> rappresentazione della metropoli si presta a numerose riflessioni anche sulla restante produzione narrativa (nonostante la passione per le città "intense" e "operose" trasformate dal progresso, Roma e Milano, nella trilogia del Realismo magico, per esempio, a tratti appaiono irriconoscibili: le periferie - lungi dall'ospitare frastornanti non luoghi - sono in realtà, ancora, campagne rigogliose e le strade attraversate da carrozze a cavallo. Un ambiente ancora umano e cordiale su cui producono un effetto ancor più straniante apparizioni, fantasmi e miracoli). Molto efficace la lettura condotta da Somigli su La famiglia del fabbro: forse proprio perché crudeltà e disincanto vengono qui esibiti senza mediazioni, conclude il critico, l'opera è rimasta a lungo «la Cenerentola del canone bontempelliano». Nei primi anni Duemila, poi, si sono moltiplicate le iniziative di recupero, pubblicazione e commento di numerosi testi rari o inediti, in particolare per merito di Simona Cigliana. Un lavoro di scavo cominciato con l'edizione de Il Bianco e il nero (Napoli, Guida, 1977) - "dizionario delle idee" che stimola un confronto con la Nuova enciclopedia saviniana -; lavoro proseguito massicciamente nei alcuni numeri speciali dedicati a Bontempelli, ossia il Dossier Bontempelli incluso nel numero 19-20 de «Il caffè letterario» (luglio-ottobre 2004) e due fascicoli de «L'Illuminista» (il numero triplo 13/14/15 del 2005 e il 16 del 2006; ma già il numero 1 del giugno 2000 dedicato alla comicità ospitava l'articolo I paradossi del candore: Bontempelli tra avventura e mito della stessa Cigliana, che faceva il punto sui due "modi" narrativi bontempelliani, quello dell'avanguardia e quello del novecentismo), di recente proseguita col volume contenente Lettera da due mari, Visita ai vinti, Pezzi di mondo sempre per sua cura, edito da Epos nel 2008 - recensito su questo numero da Fulvia Namer - che offre un'ampia silloge degli scritti giornalistici di Bontempelli. «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> Data l'estrema mobilità di Bontempelli nel corso dei suoi mille mestieri e impieghi, non stupisce che se ne ritrovino tracce in svariate regioni italiane. Ne è testimonianza la rivista pugliese «Luceria», indagata da Antonio Rosario Daniele, in occasione del Convegno ADI di Roma del 2008, Moderno e modernità: la letteratura italiana, e che oggi è possibile leggere on line (<http://www.italianisti.it/FileServices/Daniele%20Antonio%20R.pdf>). Intorno alla rivista si riunisce un gruppo di intellettuali e poeti tutt'altro che provinciali, occasionalmente confluiti a Lucera per motivi di insegnamento, come Piovani - che la fondò -, Manara Valgimigli, Bontempelli, Chiesa, Sappa. Sotto il segno del neoidealismo, alcuni di essi, allevati alla scuola torinese di Arturo Graf, cercano di trasferire sulle pagine della rivista nuove idee sulla poesia contemporanea, di conciliare il modello del classicismo carducciano con il sentimento religioso, l'amore per i classici antichi con quello per i moderni, di offrire analisi su autori italiani e stranieri (Tolstoj, Ibsen), testi in versi e in prosa. Bontempelli vi pubblica novelle, liriche e testi critici. Interessante anche l'analisi compiuta da François Bouchard sui rapporti fra Bontempelli e il suo primo editore in Les années d'apprentissage de l'écrivain: Massimo Bontempelli et Angelo Fortunato Formiggini, in «Rassegna europea di letteratura italiana», 2008, n. 32, pp. 111-123. Dal carteggio fra i due si evincono le strategie di promozione letteraria messe in atto per lanciare le prime opere bontempelliane, ma si entra anche nel laboratorio del poeta e nella dinamica dei suoi spostamenti privati (dapprima Ancona, per motivi di insegnamento, poi Firenze, quando si converte al giornalismo, infine Milano). Il rapporto di collaborazione subisce un duro colpo quando i progetti editoriali dei due amici rischiano di sovrapporsi e danneggiarsi a vicenda (Bontempelli è passato nel frattempo a collaborare all'Istituto Editoriale Italiano, con Umberto Notari) e «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> il rapporto d'amicizia con Formiggini cede il posto a una collaborazione puramente professionale. Questo stesso numero di «Bollettino '900» attesta che lo scavo intorno al primo Bontempelli offre ancora terreno fertile agli studiosi: scritti teorici (come Grande e piccola critica, del 1908), carteggi minori ma utili a ricostruire fasi della prima produzione (come quello con Giuseppe Checchia), recensioni di messe in scena teatrali degli anni Dieci (come quella a Santa Teresa, del 1915) sono qui ripubblicate e offerte a disposizione degli studiosi. Del resto, Bontempelli è veramente autore e intellettuale a tutto tondo, e resta ancora da sondare in modo sistematico la questione delle sue numerose traduzioni letterarie (dal francese, dall'inglese, da testi sacri e classici), dei suoi lavori di prefatore e antologizzatore per la scuola, di editore di classici, per mostrare la profondità del suo ruolo nella società della prima metà del Novecento. V. Bontempelli e lo spettacolo Il teatro di Bontempelli vive da tempo una condizione di duplicità tutta da indagare: mentre da una parte si moltiplicano gli studi sulle sue caratteristiche, influenze e filiazioni, dall'altra esso continua ad essere poco rappresentato, salvo per prove sperimentali e limitate allo spirito d'inziativa e all'interesse dei singoli registi, che però non riescono a creare una vera e propria tradizione. Se si pensa che nei primi anni Sessanta il teatro maggiore di Bontempelli era considerato a tal punto popolare che offriva spunto per uno sceneggiato televisivo di successo, tratto da Nostra dea, interpretato da Rossella Falk e trasmesso dalla RAI (di cui attualmente è difficile persino reperire notizie in rete e nei siti RAI), mentre oggi non appare in cartellone in nessun teatro italiano, si dovrebbe forse concludere che esso non è più attuale o che rappresenta un gusto che non fa più presa sugli spettatori. Eppure, i critici continuano ad «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> appassionarsene e a studiarlo intensamente, come dimostra l'ampia messe di studi al riguardo. Spulciando in rete, è possile trovare, pur se a fatica, qualche notizia di messa in scena. Ci piace segnalare per esempio, il recupero de La guardia alla luna da parte di due compagnie diverse, avvenuto rispettivamente presso la Biblioteca comunale di Cattolica (RN) nel 1996 per la regia di Andrea Maria Mazza (VHS conservato presso la Biblioteca stessa) e a Como nel 2004 per il Piccolo Teatro di Milano, con la regia di M. Rampoldi su progetto di Luca Ronconi, presso il teatro sociale, in occasione del centenario della nascita dell'architetto razionalista Terragni Per restare su questa pièce, è del 2004 lo studio di Stefano Cracolici, La luna che uccide: l'espressionismo di «La guardia alla luna» di Massimo Bontempelli (in «Forum Italicum», vol. 38, 2004, n. 2, pp. 400-416) che sviluppa una linea interpretativa aperta da Baldacci e ricostruita anche da Ugo Piscopo nel suo volume del 2001 (si veda la nota 20 a pag. 321), che vede l'opera profondamente influenzata dall'espressionismo europeo. Sulle lingua de La guardia alla luna si incentrerà anche l'intervento di Rita Fresu sul prossimo numero del «Bollettino». I numerosi contributi sul teatro usciti su rivista si occupano anche degli altri drammi bontempelliani. Tra gli studi di Luca Somigli ricordiamo: Modernism and the Quest for the Real: On Massimo Bontempelli's Minnie la candida, in L. Somigli e M. Moroni (a cura di), Italian Modernism: Italian Culture between Decadentism and Avant-Garde, Toronto, University of Toronto Press, 2004, pp. 309-350; e The Invention of "New" Myths: Nostra Dea and the Ambiguities of "Novecentismo", in «Gradiva», nn. 12-13 (1994-1995), pp. 32-40. Recenti poi il volume di Maria Dolores Pesce Massimo Bontempelli drammaturgo: il senso del meraviglioso (Alessandria, Edizioni dell'orso, 2008), recensito da Fulvia Namer in questo numero e il saggio di Claudio «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> D'Antoni, Il teatro pianistico di Massimo Bontempelli, in «Otto/Novecento», a. XXXV, n. 1, gennaio/aprile 2011, pp. 73-88. Per quanto riguarda la musica, si segnala il lemma Massimo Bontempelli per il volume Supplemento di MGG, Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Allgemeine Enzyklopädie der Musik (2010), ad opera della musicologa Aurora Cogliandro, che offrirà al prossimo numero del «Bollettino» un suo contributo sulla Presenza della musica nelle Due Vite e in Eva Ultima. Infine, per completare questa parziale ricognizione sui rapporti fra Bontempelli e lo spettacolo, risulta interessante sottolineare le posizioni di Bontempelli riguardo al cinema. In Un'estetica per l'arte di massa, incluso nel volume Il cinema e la vergogna negli scritti di Verga, Bontempelli, Pirandello (a cura di Fabri, Simonigh, Termine, Torino, Testo& Immagine, 1998), Chiara Simonigh commenta puntualmente una serie di scritti inclusi ne L'avventura novecentista e dedicati al "nuovo spettacolo" - formula positiva con cui Bontempelli definisce il cinema, in opposizione al "vecchio spettacolo", ossia il teatro. La studiosa mostra le consonanze fra le posizioni teoriche di Bontempelli e quelle dei maggiori teorici del cinema (Ejzenštein, Arnheim, Benjamin). Già nei primi anni Venti, Bontempelli attribuisce dignità artistica al cinema, si rende conto che il suo linguaggio trasforma quello del corpo e l'espressività dell'uomo, che tutte le altre arti letteratura compresa - non possono che adeguarsi all'estetica dell'accelerazione e del tempo franto propugnata dal cinema. In linea con la teorizzazione del Realismo magico, il cinema elimina il rischio di un eccesso di intellettualismo, apre al contatto col pubblico e a un linguaggio universale - che non significa tuttavia abbassamento estetico -, e soprattutto è la fucina dei nuovi eroi e miti che devono caratterizzare la Terza Epoca dell'umanità. «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> Interessante a questo punto confrontare queste posizioni bontempelliane con quelle che egli stesso espresse in occasione del Convegno Volta sul teatro del 1934 - su cui fa il punto il saggio di Ilona Fried nel presente numero del «Bollettino» -: qui egli è più cauto sulla maggiore modernità del cinema in quanto spettacolo per le masse, rispetto al teatro. L'oscillazione di queste posizioni forse si spiega con il fatto che negli anni Trenta tutti gli intellettuali che, nei due decenni precedenti, si erano occupati del cinema come di una nuova forma d’arte, cercando di indagarne le potenzialità espressive, si trovano a dover fare i conti con la potente macchina spettacolare che nel frattempo esso è diventato. Una macchina che, con le sue esigenze, ne ha modellato il linguaggio (si pensi all’emergere di quello che Noël Burch ne Il Lucernario dell’Infinito (1990) chiama il Modo di Rappresentazione Istituzionale), i contenuti, le modalità produttive e le stesse figure attoriali, gettando le basi - con lo studio system hollywoodiano e con quella modalità di narrazione condivisa che gli storici chiamano Stile Internazionale - di una standardizzazione che tendeva ad avere il sopravvento sull’innovazione e sulla libertà espressiva. VI. La lingua di Bontempelli Una prospettiva efficace e concreta per definire le caratteristiche del fantastico bontempelliano è senz'altro quella linguistica: puntuali e ficcanti le analisi di Rita Fresu sono ora raccolte nel volume Tra specchi e manichini. La lingua "fantastica" di Massimo Bontempelli (Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2008). Nella prima parte la linguista si concentra sui racconti, in cui Bontempelli invita il lettore «a riflettere sul contrasto (o il legame) tra il mondo reale e il mondo fantastico o miracoloso» (p. 16) attraverso alcune costanti: la gradualità attraverso cui costruisce l'evento fantastico tramite tecniche che mettono sull'avviso il lettore e sembrano prepararlo al manifestarsi del magico nel quotidiano e l'uso di «una lingua reale per una dimensione fantastica». Il secondo capitolo ospita una «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> lettura linguistica di Minnie la candida nel passaggio dalla dalla novella Giovane anima credula, studio in parte già pubblicato su «Bollettino '900», come ricordavamo. Il terzo capitolo offre una serie di intuizioni e ipotesi a partire dall'onomastica bontempelliana, decisamente curiosa e certamente non casuale, se è vero che la "nominazione" è riconosciuta come procedimento lessicale tipico del fantastico. Fresu concentra il campo d'indagine sui nomi propri e constata l'alta frequenza di scelte che si inseriscono nell'uso medio dell'onomastica degli anni Venti e Trenta, a confermare la ricerca bontempelliana di un «paradigma della realtà» al centro della propria nozione di magia, secondo i dettami del Realismo magico. La studiosa indaga anche i fenomeni di un'omonimia quasi ossessiva, della manipolazione omofonica e della nominazione delle creature artificiali presenti in Bontempelli. Gli studi raccolti colmano un vuoto nell'ambito degli studi linguistici sull'autore, molto rari, ed anche sul genere fantastico più in generale. Per uno scrittore come Bontempelli, per il quale lo stile era così importante, sembra imprescindibile un accurato studio sulle strutture linguistiche per mostrare la messa in atto delle convinzioni teoriche che ne caratterizzano l'opera. Oltre all'originale prospettiva linguistica, il volume risulta prezioso anche per l'importante rassegna bibliografica tematica su Bontempelli e il fantastico, contenuta in Appendice. Essa copre il lungo arco di tempo dal 1979 al 2005 (pp. 85-144), con schede ragionate sui singoli contributi critici citati. VII. Bontempelli a scuola La scuola spesso offre una sorta di canone del Novecento, che varia con i decenni, col mutare del gusto dei critici che stilano i manuali, ma anche con i programmi messi in atto dalle riforme che via via si susseguono con maggiore o minor acume critico, e che vorrebbero aggiornare il catalogo «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> degli autori da proporre ai giovani lettori e studenti. Al di là dell’effettivo programma che è possibile svolgere nel corso del quinto anno di corso alle superiori, per misurare l’attualità o meno di un autore è interessante constatare che cosa i manuali propongono. Se partiamo da un profilo letterario che ha avuto una notevole fortuna nelle università, ossia Il Novecento della Storia della letteratura italiana di Giulio Ferroni (Einaudi Scuola, 1991), non possiamo che constatare mestamente un giudizio piuttosto negativo – e verrebbe da dire un po’ miope – su Massimo Bontempelli. Per Ferroni, infatti, quasi tutti i progetti e le ambizioni di Bontempelli sembrano approdare a risultati fiacchi e velleitari: delle due Vite di matrice futurista le trovate sorprendenti e paradossali producono «un gioco abilissimo ma un po’ fatuo»; il gusto per i manichini e le maschere della Scacchiera e di Eva ultima è portato «all’estremo, come proiettandolo in un’astrazione vuota e gratuita»; la scia teatrale di Pirandello è percorsa «traducendo le scomposizioni e le invenzioni del maestro nella chiave di una comicità esile e un po’ bislacca»: si salva solo Nostra Dea, mentre su Minnie la candida «pesa un confuso e artificioso programma ideologico». Quanto al tentativo di rilanciare il romanzo secondo il programma del realismo magico, l’autore «non riusciva a riempire di veri contenuti questo ambizioso disegno» e i romanzi degli anni Venti-Trenta propongono congegni artificiosi, intrecci esasperati «che non approdano a nulla», anche a causa di una «astratta ricerca di valori simbolici, di motivazioni assolute e profonde». Stupisce in particolare il giudizio su Minnie la candida, considerato invece, nelle principali antologie scolastiche prese in esame, in uso nei licei e negli Istituti Tecnici, il vertice positivo della produzione teatrale di Bontempelli. Dovendo rappresentare l’autore con un solo testo, spesso vi è antologizzato proprio con un brano tratto da questo dramma (così in Raimondi, Anselmi, Fenocchio, Tempi e immagini della letteratura, vol. 6, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori). Più ampio spazio gli concede La «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> letteratura (vol. 6, Paravia) di Baldi, Giusso, Razetti, Zaccaria che, accanto a Minnie, propone anche un brano dalla Vita operosa, introdotto da una scheda critica che tocca vari aspetti del programma teorico e intellettuale di Bontempelli. Parole nel tempo, invece, di Tocco, Domestico, Maiorano, Palmieri (Loffredo editore) preferisce proporre un brano dalla Scacchiera davanti allo specchio, in un modulo sulle suggestioni del surrealismo, in cui Bontempelli – privo di profilo bio-bibliografico – appare accanto a Landolfi e Palazzeschi. La scrittura e l’interpretazione di Luperini-Cataldi (vol. 3, tomo III, Palumbo editore), pur non antologizzando nessun brano di Bontempelli, non manca di sottolineare l’influenza di «900» su alcuni notevoli scrittori italiani (Alvaro, Moravia, Ortese, Buzzati, Landolfi) e di valorizzare il suo tentativo di rilanciare il romanzo in un’epoca dominata dalla prosa d’arte; inoltre definisce «notevolissimo» il contributo dell’autore al teatro del "grottesco". Il tutto però si riduce a un paio di trafiletti non autonomi. Per concludere questo excursus sulla fortuna di Bontempelli a scuola, vale la pena ricordare che il rapporto si configurò, nel 1935, anche nell’altra direzione, quella del contributo bontempelliano alla scuola, con la redazione dell’antologia letteraria Oggi. Letture per le scuole medie inferiori (Milano-Genova, Roma-Napoli, Dante Alighieri – Albrighi & Segati, 1935-XIII). Dato il momento storico, essa fu improntata ai precetti educativi del fascismo, benché Bontempelli cercasse, per quanto gli fu possibile, di ritagliarsi margini di libertà intellettuale dal progetto pedagogico fascista. L’esperienza di Oggi ebbe la drammatica conseguenza di provocargli l’invalidamento della nomina a senatore nelle fila del Fronte Popolare nel collegio di Siena, avvenuta nel 1948: il presunto allineamento di Bontempelli ai precetti fascisti (ma il senatore Vito Reale sottolineò che solo venticinque pagine su 638 contenevano un’esaltazione del fascismo) non gli venne dunque perdonato. Ha gettato luce sull’intera questione Jacqueline Spaccini, nel vivace e puntuale «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> contributo Bontempelli et le régime fasciste, ou de l’outilisation de l’identité nationale dans son anthologie scolaire Oggi («Transalpina», Fascisme et critique littéraire. Les hommes, les idées, les institutions, 13, vol. II, 2010, pp. 119-137), in cui la studiosa sottolinea piuttosto i meriti di Bontempelli nella sua opposizione alle aberrazioni del regime (rifiutò la cattedra strappata a Momigliano per le leggi razziali, condannò le leggi antisemite e la censura) e analizza questa rara antologia curata da Bontempelli, conservata in sole tre biblioteche italiane (Ravenna, Siracusa e Firenze). VIII. La fortuna all'estero Questo per quanto concerne la situazione della critica accademica internazionale e dell’editoria e della scuola italiane. Quanto alla fortuna bontempelliana presso i lettori stranieri, è interessante verificare lo stato delle traduzioni dei suoi romanzi e del suo teatro. Le traduzioni in inglese sono concentrate in poco meno di quindici anni, dalla metà degli anni Novanta a oggi e riguardano: L’amante fedele (The Faithful Lover, trad. Estelle Gilson, Austin, TX, Host, 2007); La scacchiera davanti allo specchio, The Chess Set in the Mirror, translated by Estelle Gilson, Illustrated by Sergio Tofano, Paul Dry Books, 2007; Vita e morte di Adria e dei suoi figli e Il figlio di due madri (in Separations: Two Novels of Mothers and Children trad. Estelle Gilson, Kingston, NY: McPherson, 2000); e il dramma Nostra Dea (Dea by Dea, trad Anthony Oldcorn, in 20th Century Italian Drama. An Anthology of the First Fifty Years, a c. di Jane House e Antonio Attisani, New York, Columbia University Press, 1995). Da notare che le Two Novels of Mothers and Children (che riprende il titolo con cui Bontempelli riunì i due romanzi già per Mondadori nel 1940) sono uscite ancora una volta nell’anno-cerniera 2000. Meno rassicurante il panorama delle traduzioni in francese che si sono arenate, dopo i tentativi degli editori L’Arpenteur e Bourgois, alla metà degli anni Novanta. Per una panoramica sui rapporti tra Bontempelli e la «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> scena culturale francese, si veda Fulvia Airoldi Namer, Bontempelli in Francia: eclissi e trasfigurazioni (in «L’Illuminista», 2005, cit., pp. 541552). Bontempelli ha in Spagna un valente promotore in Vicente González Martín, di cui si veda Massimo Bontempelli e Ramón Gómez de la Serna (in «L’Illuminista», 2005, cit., pp. 495-507). Sullo stesso numero della rivista, si legge anche il contributo di Paulino Matas Gil sulle prime apparizioni di Bontempelli sulle riviste spagnole (pp. 509-516). Mentre Marinella Mascia Galateria riporta la notizia di una traduzione in catalano di Gente nel tempo, per la quale si rimanda a Francesco Ardolino, Note intorno a una traduzione di Bontempelli in catalano , in «Anuari de Filologia», vol. 26, n. 14, 2004, pp. 25-38. In sostanza, sembra proprio che il trasferimento negli Stati Uniti del Fondo Bontempelli abbia stimolato assai gli studi di area anglosassone, americana e canadese. In generale, comunque, rispetto al decennio precedente, la fortuna critica di Bontempelli è aumentata esponenzialmente in tutti i settori e ha raggiunto una certa solidità, fatto decisamente notevole. Questo fervore di studi, recuperi e ricerche fa ben sperare per un rilancio dell’autore anche presso i lettori non specialisti di oggi. E allora, è bene verificare che aria tira sul web ... IX. Bontempelli-pop e Paola Masino Nella generale atmosfera di valorizzazione di un certo clima narrativo cui parteciparono diversi scrittori e scrittrici dalla cifra originale, va ricordato il recente recupero editoriale, nello stesso anno 2009, per le edizioni Isbn, nella collana "Novecento italiano" diretta da Guido Davico Bonino, sia de La vita intensa di Bontempelli sia di un romanzo di Paola Masino (la compagna di tutta la seconda parte della sua vita), Nascita e morte della massaia, con postfazione e nota biografica di Marina Zancan. Per quanto riguarda La vita intensa, sul sito di IBS il volume non solo è «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> corredato di una recensione di Beatrice Manetti tratta da «L’Indice», ma presenta tre recensioni "postate" da altrettanti lettori che assegnano al romanzo il massimo punteggio possibile, 5/5. Con l’enfasi che spesso caratterizza le valutazioni positive presenti in rete, i recensori non esitano a ricorrere all’epiteto di "geniale“" per definire l’estro narrativo di Bontempelli, si stupiscono che l’autore non venga proposto a scuola e definiscono il romanzo «scritto cento anni fa, avanti di duecento». Un entusiasmo che fa ben sperare (consultazione del 3 agosto 2011). Quanto al romanzo della Masino, corredato a sua volta della recensione di Beatrice Manetti tratta da «L’Indice», esso non presenta attualmente recensioni di lettori, ma sembra interessante la riscoperta di una scrittrice che, nonostante l’entusiasmo delle fondatrici della casa editrice La Tartaruga, che già negli anni Settanta la consideravano l’antesignana della letteratura al femminile, non ha ancora assistito a una vera e propria riabilitazione e che a lungo è vissuta schiacciata tra due mentori ingombranti come Bontempelli e Pirandello. Il titolo bontempelliano di questo romanzo (che ricorda Mia vita morte e miracoli) si riallaccia alla tendenza verso una (auto)biografia fittizia ma densa di agganci con il reale. Il romanzo ha atmosfere rarefatte e da favola moderna, ma offre anche una graffiante satira verso una certa immagine della donna propugnata dal fascismo, che infatti lo censurò per quanto poté: interessante a tal proposito la testimonianza della Masino, riportata nella nota in fondo al volume, in cui la scrittrice, ricostruendo la vicenda editoriale a dir poco avventurosa dell’opera, ricorda su quali parole la censura fascista si abbatté, perché non fosse messa a repentaglio l’immagine della perfetta donna-moglie-madre di regime. Nascita e morte della massaia”” fu pubblicato solo nel 1946, a guerra finita, ma concepito a Venezia, negli anni del confino e negli anni più bui del regime. «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> Gli anni Duemila sono stati propizi alla rilettura critica di questo romanzo e in generale alla figura di Paola Masino, come dimostrano i seguenti volumi: Paola Masino, a cura di F. Bernardino Napoletano e M. Mascia Galateria, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2001; Beatrice Manetti, Una carriera à rebours: i quaderni d’appunti di Paola Masino, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001 (risultato di una tesi di dottorato); Luise Rozier, Il mito e l’allegoria nella narrativa di Paola Masino, Lewiston, The Edwin Mellen Press, 2004; e i seguenti saggi usciti su rivista: Fulvia Airoldi Namer, La terra e la discesa: l’immaginario di Paola Masino, in «Otto/Novecento», n. 3, 2000, pp. 161-186; Tristana Rorandelli, Nascita e morte della massaia di Paola Masino e la questione del corpo materno nel fascismo, in «Forum Italicum», 1, 2003, pp. 70-102; Allison A. Cooper, Gender, Identity, and the Return to Order in the Early Works of Paola Masino, in L. Somigli e M. Moroni (a cura di), Italian Modernism: Italian Culture between Decadentism and Avant-Garde, Toronto, University of Toronto Press, 2004, pp. 378-399; Silvia D’Ortenzi, Nascita e morte della massaia. Paola Masino, in «Quaderni del ’900», 2005, pp. 39-52; Enrico Cesaretti, Nutrition as dissolution; Paola Masino’s. Nascita e morte della massaia, in «Quaderni d’Italianistica», 2, 2007, pp. 143-162; Fulvia Airoldi Namer, L'improbable surréalisme de Paola Masino, in F. Livi et alii (a cura di), Futurisme et Surréalisme, Lausanne, L'Age d'homme, 2008, pp. 165-182; Beatrice Manetti, Nascita e morte di una scrittrice. Per un ritratto di Paola Masino, in «Paragone», nn. 84-85-86, 2009, pp. 134-152. Note: 1 Elena Urgnani in Sogni e visioni. Massimo Bontempelli fra surrealismo e futurismo (Ravenna, Longo, 1991) ha indagato il rapporto fra il Realismo magico di Bontempelli e «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/> quello sudamericano, evidenziando quelle che a suo avviso sono le sostanziali differenze. Il risultato è citato anche nel bilancio di F. Genovesi del 2002, p. 116, nota 31. 2 Uno sceneggiato da Il figlio di due madri del 1976 è segnalato senza dettagli nel sito Teche Rai. Tuttora rarissimo fuori catalogo, è stato ripubblicato in dvd dalla Fabbri Editori (uscita n. 85 del 28 agosto 2010, in edicola; sul sito della casa editrice risulta al momento indisponibile). Regia di Ottavio Spadaro, con Giulia Lazzarini nel ruolo di Arianna, Anna Maria Guarnieri nel ruolo di Luciana e Alessandro Civitella nel ruolo del bambino Mario/Ramiro. F. Genovesi segnalava poi, nel suo bilancio del 2002, che negli anni Settanta la Rai adattò per lo schermo e trasmise numerosi racconti bontempelliani sia in prima serata sia nella fascia della "TV dei ragazzi". Bollettino '900 - Electronic Journal of '900 Italian Literature - © 2010 <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/Conti.html> Giugno-dicembre 2010, n. 1-2 Questo articolo può essere citato così: E. Conti, Il punto su Massimo Bontempelli (2000-2010), in «Bollettino '900», 2010, n. 1-2, <http://www3.unibo.it/boll900/numeri/2010-i/Conti.html>.