Allevamento da hamburger
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Allevamento da hamburger
08-10-SERVIZIO.qxp_Layout 1 30/08/16 09:57 Pagina 8 SERVIZIO Allevamento da hamburger MISTER BEEFY di Luca Acerbis Con l’ingrasso tradizionale si può fare qualità, ma la nicchia è un’altra cosa. Ed è quello che ha deciso di fare Placido Massella di Mozzecane (VR). Una cosa nuova e originale: creare un allevamento di fattrici Angus al pascolo per una linea di ingrasso ad altissima qualità destinata alla produzione di hamburger (tagli nobili compresi). Lavorando molto – e bene – anche su marchio e packaging. L’ingresso dell’azienda di Placido Massella (nel riquadro con il veterinario Luca Morandini di Nutreco): come si può notare l’idea di benessere e di tranquillità al pascolo del gruppo di fattrici Angus è evidente. C i sono vari punti interessanti nell’esperienza di Placido Massella, ingrassatore di bovini a Mozzecane, in provincia di Verona. Da anni, per tradizione famigliare e con numeri crescenti (arrivando agli attuali cinque allevamenti), impegnato nel classico protocollo di allevamento che prevede l’acquisto di ristalli in Francia e l’ingrasso in Italia, ha da un paio d’anni intrapreso una nuova strada, dedicando una porzione del suo lavoro all’allevamento di bovini di razza Angus, con destinazione hamburger. Una scelta ancora relativamente piccola nei numeri, ma sicura- 8 mente non improvvisata. Anzi, c’è una cura estrema al dettaglio, e non solo a quello dei capi introdotti e alle modalità di allevamento, ma anche alle fasi successive (un marchio aziendale, tracciabilità assoluta, confezionamento, marketing) al fine di dare più valore a quanto arriva sugli scaffali del supermercato. Nella convinzione che il futuro della produzione agricola e zootecnica italiana – e, nello specifico, il futuro di una singola azienda – debba necessariamente passare dalla nicchia, dalla qualità, dal prodotto di eccellenza. La sola quantità è prerogativa di altri Paesi, da noi i costi sono troppo alti per potercelo permettere. Sempre nel segno della qualità, ma la nicchia è un’altra cosa Con questa convinzione Placido Massella ha indirizzato da sempre la sua attività di ingrassatore di Limousine, puntando alla massima qualità del prodotto finale e curando a tale riguardo con la massima cura ogni momento del ciclo, dalla scelta degli animali in Francia a tutti i passaggi successivi: ambienti di allevamento ben aerati, spazi ampi (box da cinque e non da sei soggetti), puliti, con alimentazione di qualità. I risultati c’erano, sicuramente, e ancora si possono vedere perché la produzione di Limousine costituisce tuttora la parte principale dell’attività. Ma il problema è che, trattandosi di una produzione comunque di “massa” l’eccellenza di un singolo allevatore finisce col mescolarsi con il prodotto qualitativamente inferiore di un altro, ed è difficile crearsi una nicchia individuabile in grado di dare più valore e più redditività alla propria produzione. Non solo. Altro punto su cui ha riflettuto Placido Massella riguarda i meccanismi propri della produzione Professione Allevatore - Numero 13 - 1/15 Settembre 2016 08-10-SERVIZIO.qxp_Layout 1 30/08/16 09:57 Pagina 9 SERVIZIO intensiva: per far fronte alla diminuzione dei margini diventa imperativo fare numeri sempre maggiori, aumentare le densità, spingere al massimo ogni fattore, ma prima o poi si incappa in qualche problema, spesso sanitario, da cui non se ne esce tanto facilmente e che pregiudica rese e redditività. Insomma, abbastanza per pensare che fosse necessario cambiare drasticamente direzione. Obiettivo hamburger di eccellenza Così è stato. Con la collaborazione continua del dr. Luca Morandini, veterinario specialista di bovini da carne di Nutreco Italy, si è cominciato a vagliare altre possibilità. Con l’obiettivo prioritario, però, di fare qualche cosa che si caratterizzasse per il massimo benessere degli animali allevati (su questo hanno influito le letture prima e la conoscenza personale poi con la prof.ssa Temple Grandin della Colorado State University), per ritmi di allevamento più “naturali” e, ovviamente, che avesse a valle la possibilità di offrire un prodotto di nicchia ad elevato valore. La scelta è caduta sulla razza Angus per puntare tutto sulla produzione di hamburger di qualità superiore. Il carattere distintivo della sua carne è conferito dal giusto tenore di grasso di infiltrazione nelle fibre muscolari, la cosiddetta marezzatura, il cui profilo acidico è in gran parte costituito da acidi grassi omega 3, tanto apprezzati per i loro benefici sulla salute umana. Per esaltare le proprietà di questa razza, spiega Luca Morandini, la dieta dell’ingrasso deve prevedere un alto tenore in amido ma anche un elevato apporto di fieno di buona qualità che permette di sfruttare al meglio la buona attitudine alla trasformazione della fibra di questi animali. Il consumo di hamburger sta crescendo grandemente, per uso domestico e nella ristorazione, e una razza come la Angus, con la sua carne ben marezzata, è perfetta allo scopo, oltre a essere sempre più conosciuta e ricordata anche dal consumatore disattento come sinonimo di gusto. Alcuni dettagli del grande recinto adibito a pascolo per le fattrici. Su questo terreno veniva normalmente coltivato mais prima della conversione e la semina di un miscuglio di foraggere ad hoc. Per ogni gruppo di una ventina di soggetti c’è un toro per la monta naturale. Di grande aiuto è stata anche la collaborazione cresciuta negli anni con una catena della Grande Distribuzione, non di prima grandezza quanto a dimensione, ma più che sufficiente per i volumi di prodotto in gioco – che si è detta disposta a inserire tra le sue referenze nel banco delle carni una linea di prodotto “Premium”. Dall’acquisto di vitelli Angus per l’ingrasso alle fattrici Tutto era pronto per iniziare e così è stato. Inizialmente Placido Massella ha acquistato una serie Professione Allevatore - Numero 13 - 1/15 Settembre 2016 di vitelli Angus per l’ingrasso, replicando le modalità di allevamento in atto con i Limousine. I primi risultati sono stati lusinghieri e la qualità degli hamburger ha subito trovato un suo mercato. Anche perché, dettaglio non secondario, tutta la carcassa (con la sola eccezione del girello) viene destinata agli hamburger, tagli nobili compresi. Aggiungiamoci l’effetto Angus e si può immaginare il risultato. Si è così passati rapidamente alla fase due: organizzare in proprio una mandria di fattrici in grado di assicurare un numero adeguato di soggetti per l’ingrasso. In Irlanda sono state acquistate una sessantina di manze di pura razza Angus e tre tori, destinate a creare la filiera produttiva degli hamburger di Angus tutta “made in Mozzecane”, realmente a km zero. Questo ha comportato anche una certa riconversione aziendale, a livello di campagna, dato che l’obiettivo è quello di avere un allevamento che sfrutti in massimo grado il pascolo. Sono stati creati vari paddockpascoli, recintati, con un abbeveratoio automatico, per ognuno dei quali c’è una ventina di capi (per ora solo le manze gravide arrivate dall’Irlanda) e un toro. I vitelli, una volta svezzati (nei tempi lunghi di questa razza) saranno poi spostati in locali di ingrasso per raggiungere il peso di macellazione. Certo, non sono pascoli ondulati o aree boschive di collina, ma appezzamenti di fertile pianura irrigua, terra che per decenni è stata coltivata a mais e con le massime rese. Campi di mais trasformati in pascoli nel cuore della Pianura maidicola Anche questo è stato un punto che ha fatto scuotere la testa a più di un allevatore-agricoltore della zona, che considerava scriteriata la possibilità di trasformare in prati permanenti quelli che da sempre erano stati campi coltivati a mais e cereali vari. 9 08-10-SERVIZIO.qxp_Layout 1 30/08/16 09:57 Pagina 10 SERVIZIO Mozzecane è vicinissimo, anche per questo aspetto si rispetta la filosofia del km zero). Tutti questi dettagli rientrano nel progetto di offrire al consumatore anche una quantità di elementi di immagine, oltre che di sostanza, in grado, se opportunamente veicolati da marchio e packaging adatti e attivamente promossi sui social, di essere più attraenti per grande distribuzione e cliente finale, aumentando il valore della produzione. Marchio, packaging e marketing Una delle stalle per l’ingrasso. Il ricercato packaging scelto per gli Angus burger. Così però è stato fatto. Le aree destinate ad accogliere le fattrici sono state seminate con miscugli foraggeri - abbandonando il mais - ricreando dei prati-pascoli permanenti, che verranno completati con la messa a dimora di piante per creare aree d’ombra. Effettivamente la novità di questa riconversione fa abbastanza colpo, ma del resto anche il pa- 10 scolo di bovini Angus nella pianura veronese suscita qualche curiosità. Un sistema agro-zootecnico di questo tipo offre un’immagine formidabile di benessere animale e qualità, mostrando la tranquillità di bovini al pascolo laddove l’idea comune di allevamento da carne è ben diversa. Si presta inoltre a certificazione biologica senza troppa fatica, dato che l’obiettivo è puntare al grassfed, ossia all’allevamento di bovini alimentati con solo erba o fieno, con idonee integrazioni a base di oligoelementi chelati forniti alle vacche tramite blocchi melassati specie nel periodo invernale quando non c’è disponibilità di erba (se consideriamo che lo stabilimento Nutreco di Inutile avere un prodotto eccellente se poi si trascura la sua presentazione al cliente finale. Il punto di partenza, per farsi riconoscere e ricordare, è innanzitutto dotarsi di un proprio marchio. Decisamente lo studio grafico a cui Placido Massella si è rivolto ha fatto un ottimo lavoro e quel “Mr. Beefy” compreso in un cilindro nero con tre stelle d’oro evoca immediatamente qualche cosa di classe, qualità e ricercatezza. Si parla di carne, certo, ma griffata. Anche le confezioni per il prodotto surgelato sono un concentrato di qualità grafica e messaggi di impatto. Confezioni nere con caratteri oro, qualche immagine suggestiva. E poi notizie sulla razza, sull’azienda, sulle modalità di allevamento, sui contenuti nutritivi, sulle modalità di cottura. E, ancora, frasi ad effetto che cambiano di confezione in confezione che partono dall’alimentazione per planare su ogni ambito della vita. A breve la possibilità, tramite la realtà aumentata, di scansionare con lo smartphone un punto della confezione e ottenere immagini, filmati, notizie sull’allevamento da cui quegli hamburger provengono, oltre a ricette e via grigliando. Ora, confrontiamo questa confezione, che non sfigurerebbe da Tiffany, con l’anonimo vassoio con quattro hamburger che normalmente si trova in un qualunque supermercato per capire che investire anche in immagine, per il produttore, non è tempo perso se vuole che la sua qualità venga notata, ricordata, preferita e pagata più del prezzo minimo di riferimento. • Professione Allevatore - Numero 13 - 1/15 Settembre 2016