Don Ercole, una vita dedicata agli emarginati
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Don Ercole, una vita dedicata agli emarginati
1 Don Ercole: una vita dedicata agli emarginati 50° di Sacerdozio di Don Ercole Artoni 24 giugno 2006 2 24 giugno 1956 Don Ercole Artoni (primo a sinistra) e compagni di ordinazione posano nella foto-ricordo con il Rettore del Seminario Diocesano, Mons. Giuseppe Bonacini, il Vescovo di Reggio, Mons. Beniamino Socche, e il Professor Mons. Corrado Baisi. 3 La solitudine dell’emarginazione Non cercherò definizioni di solitudine, ma parlerò dell’esperienza trentennale vissuta tra le povertà e tra emarginazioni causate dalla nostra società. Quando mi chiedo come mai mi sono imbarcato in una avventura così tribolata a favore delle nuove povertà, mi dico: “è stato il Buon Dio, che mi ha preso per mano per condurmi sulla strada, per essere poi a disposizione di chi era stato maciullato dalle cattiverie dei prepotenti”. Infatti il primo passo l’ho fatto verso i tossico-dipendenti che ho iniziato a frequentare in Piazza Prampolini già nel lontano 1974. Allora vivevano con me nella Canonica di Mancasale 14 ospiti emigrati dal sud Italia un sordomuto, tre usciti dall’ospedale psichiatrico, cinque tossico-dipendenti e altri ex detenuti. Iniziai a capire, vivendo insieme con loro, di quanta solitudine e disperazione erano oppressi questi giovani. Nel 1977 il Vescovo Baroni mi permise di lasciare la Parrocchia di Mancasale, per andare ad abitare, con i 23 ospiti che già erano con me in Canonica, in un casolare dove è tuttora la sede della Comunità. La mia presenza in piazza, in carcere, mi permise di entrare sempre più profondamente nelle tematiche dei loro problemi. Ragazzi, spesso intelligenti, con famiglie più o meno attente ai loro disagi, distrutti da una sostanza che li rendeva schiavi di una solitudine angosciante. II tossico vive solo in funzione della sostanza. Alzarsi al mattino il più tardi possibile perché la sofferenza dell’astinenza possa essere rimandata il più lontano possibile. Poi sbattersi per avere 25-50 euro o anche 100 euro per avere quella maledetta roba, non per essere felice, ma per non stare male o malissimo. Bisogna dissanguare la famiglia prima di esporsi a commettere 1956 Don Ercole celebra a Gaida la prima S. Messa dopo l’ordinazione sacerdotale. 4 1958 Convegno del Centro Sportivo Italiano ad Acerra. Don Ercole (secondo a sinistra in prima fila) partecipa assieme al Vescovo, Mons. Baniamino Socche, e ad altri Sacerdoti Diocesani (tra gli altri, si riconoscono Don Angelo Canovesi, e Don Mario Grazioli). 5 reati. Poi arrivano anche quelli, furti, spaccio, prostituzione, non solo femminile ma anche maschile. Così, giorno dopo giorno logorato da una monotonia spaventosa, solo con la propria disperazione, vive il tossico-dipendente. Un filo di speranza si accende quando qualcuno gli allunga una mano e lo porta al riparo di una Comunità. Credere nel proprio recupero è difficile, specialmente per coloro che hanno trascorso 10 anni e più di esperienza nella droga, nella più cieca disperazione, senza dare e ricevere un sorriso o un atto d’amore. Come dimostrano i risultati, dalla droga si esce. Infatti in 10 anni le Comunità sono diventate 5, con la presenza media di un centinaio di giovani assistiti e curati da un équipe di 25 operatori, tra i quali tre psicologi, due sociologi e altri abilitati da corsi regionali. Di giovani e ragazzi usciti dalla droga ne contiamo a centinaia. Le famiglie dei tossico-dipendenti e quelle dei detenuti vivono anche esse in modo drammatico l’esperienza devastante dei loro figli. Si rifugiano infatti in un volontario isolamento dal contesto sociale, si vergognano e per questo perdono i contatti con i vicini di casa, con la parrocchia o con il quartiere. Nel 1976 organizzai il primo gruppo di genitori con i figli tossici. Ci si trovava in Comunità ogni settimana al sabato pomeriggio. In poco tempo i genitori da sei passarono a quaranta. Quante lacrime, quanti sensi di colpa, quanta rabbia verso la società e le istituzioni che non si ponevano l’obbligo di fermare l’ondata devastante della droga. Ora le Comunità Papa Giovanni XXIII impongono ai genitori che hanno dei figli in Comunità di partecipare ad un incontro terapeutico condotto da uno psicologo due volte al mese, la prima e la terza domenica di ogni mese. Quante volte avvertendo le famiglie che il figlio era finito in carcere mi sono sentito dire “meglio così, e 1960 Don Ercole è Vice parroco a Mancasale. 1968 Un momento della Prima Comunione a Mancasale. 6 1968 Don Ercole celebra la S. Messa in piazza, all’Isolotto di Firenze. Gli è al fianco Don Enzo Mazzi. 7 se morisse meglio, perché è meglio una croce morta che viva”. Negli anni 1984 - 1996 la malattia dell’AIDS mise a dura prova i ragazzi e le ragazze che ne furono contagiati e noi operatori. In poco più di sei anni ne sono morti 20 (15 ragazzi e 5 ragazze), una vera strage. Ricordo sempre un giovane di Reggio Emilia completamente distrutto dalla malattia che mi chiese con un filo di voce quanto ancora aveva da vivere. Con molta difficoltà risposi che potevano essere ore o pochi giorni. Volle un foglio e una biro e poi mi congedò. A mezzanotte morì. Trovammo un biglietto dove c’era scritto: “grazie alla Comunità che mi ha permesso di essere amato, e di poter morire con tanta serenità. Amici non piangete perché la morte, come credono gli Indios, è il momento più bello perché il corpo è la gabbia dello spirito, e con la morte si apre lo sportello e lo spirito finalmente è libero. Io sarò libero di esere con voi”. Poi a stento ha scritto “non piangete, ma ricordate: W la vita”. Non credo servano commenti. La vita di noi operatori è ricca di tante esperienze, a volte drammatiche, a volte felici, ma pur sempre esperienze di vita che ci arricchiscono perché la carta vincente contro la disperazione è l’Amore. Cristo dice: ogni cosa buona fatta a questi disperati, l’avete fatta a me. Dietro al tossico, c’è un uomo, un capolavoro della creatività di Dio. Amarlo è amare Dio. S. Giovanni scrive: “la verità vi farà liberi”. II vero è l’amore verso il disperato di solitudine. Ora si parla spesso di nuove droghe, soprattutto di Ecstasy. I giovani che fanno uso di nuove e vecchie droghe sono in aumento. Assumono droghe come la cocaina con molta facilità e così le droghe da discoteca. Si calcola che nella provincia di Reggio Emilia, tra il venerdì sera e sabato, fuori e dentro le discoteche vengono vendute circa 12 mila pastiglie. Senza 1969 Mons. Gilberto Baroni e Don Ercole in una fase dell’inaugurazione dell’asilo parrocchiale di Mancasale. 8 1970 Don Ercole accompagna Mons. Gilberto Baroni durante la benedizione della nuova sede della Lamborghini. 9 pensare alle droghe così dette leggere, all’alcool, a droghe pesanti, come la cocaina e l’eroina. La Comunità, in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia, lavora nel campo della prevenzione con dieci operatori di strada che con il camper cercano di avere un contatto con i giovani, soprattutto con quelli che frequentano le discoteche. Ma ci vorrebbero almeno 100 operatori e più presenza nei quartieri, là dove i giovani si incontrano per divertirsi. Dobbiamo aff rontare i problema della dipendenza da gioco d’azzardo e da video poker. E’ un fenomeno che è esploso da poco più di tre anni, con la presenza dei video poker nei bar. Si calcola che in Italia i dipendenti siano circa 700 mila. II grado di dipendenza è pari a quelli dell’ eroina, tanto è vero che quando chiedi a loro da quanto tempo hanno smesso di giocare ti rispondono: “sono tre mesi che sono in astinenza”. Noi della Papa Giovanni siamo uno dei primi centri in Italia ed abbiamo tante richieste di disperati da gioco, e grazie alla collaborazione con il comune di Reggio Emilia almeno ad una parte di loro riusciamo a dare una risposta. Sono famiglie distrutte, spesso in mano agli usurai, che chiedono come i tossici aiuto e protezione. Noi abbiamo attivato tre gruppi settimanale frequentati da dipendenti da gioco d’azzardo e dalle loro famiglie. Potremmo fare molto di più, se avessimo uno sponsor da permetterci di accoglierli in Trattamento Terapeutico in struttura residenziale; infatti gli ingranaggi che creano dipendenza sono i medesimi di quelli della droga. Quanta disperazione nelle famiglie di questi dipendenti da video poker ed altro. Anche l’alcool crea solitudine e disperazione non solo in chi lo assume, ma soprattutto in tutto il contesto familiare e sociale. Noi seguiamo gli alcolisti, ne abbiamo sempre qualcuno in Comunità in programma terapeutico, ed an- 28 marzo 1992 Don Ercole con il Vescovo Mons. Paolo Gibertini duraante l’inaugurazione della sede della Comunità a Casaloffia. Tra i due il Parroco Don Agostino Varini. 10 4 giugno 2005 Posa della prima pietra della nuova sede della Comunità Papa Giovanni XXIII a Villa Sesso. Attraverso il gesto simbolico del Vescovo Mons Adriano Caprioli si concretizza il sogno di Don Ercole e l’impegno della fondazione Papa Giovanni XXIII. 11 che per loro è battaglia dura per riuscire ad uscirne. Ma finora ci sono stati dei buoni risultati, anche se è più difficile uscire dall’ alcool che dall’ eroina. Situazione attuale. Ora le Comunità, comprese le nostre, si trovano a dover lavorare su degli utenti spesso molto distrutti, non tanto a livello fisico, ma soprattutto a livello psicologico. Le nuove droghe provocano danni cerebrali devastanti, specie l’ecstasy e la cocaina. Poi abbiamo giovani con doppia diagnosi, dipendenza da droga e da disturbi psichici. Il lavoro di recupero, esige disponibilità, amore e competenza. Occorrono mezzi economici notevoli che lo Stato e le Regioni non mettono a disposizione a sufficienza. Sono convinto che chi soff re abbia diritto ad essere aiutato, e le Comunità sono una delle opportunità per trovare aiuto per superare la loro solitudine. Alla Papa Giovanni XXIII si rivolgono molte persone con problemi. Famiglie con figli tossico-dipendenti, con problemi di alcool o di disagio di qualsiasi genere. La Comunità è un servizio indispensabile, perché molte persone con problemi, preferiscono confidare le loro solitudini al Sacerdote piuttosto che al pubblico servizio. Don Ercole Artoni 24 giugno 2006 Due vedute parziali della nuova sede della Comunità Papa Giovanni XXIII a Villa Sesso - Reggio Emilia. 12 Fondazione Papa Giovanni XXIII Via SS. Grisante e Daria - Villa Sesso - RE - Tel. 0522 506263 www.fondazionepapagiovannixxiii.org - info@ fondazionepapagiovannixxiii.org Fondazione costituita il 19 luglio 2002, atto Dr. Giovanni Varchetta, n. 78.940 di rep., iscritta come Società senza fini di lucro, registro Regionale delle Persone Giuridiche atto n. 001371 del 13.02.2003, C.F. 91106630352. Ref. Bancarie: Banca Popolare Emilia Romagna - sede via G. Matteotti, 1 - Reggio Emilia - c/c bancario n° 1138719 - ABI 12800 - CAB 5387