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13 giugno 2016 HEALTHDESK speciale ASCO 2016 Dove va la lotta al cancro Viviamo in un momento entusiasmante della guerra contro i tumori. L’immunoterapia ha aperto una nuova breccia nelle difese della malattia. La ricerca continua a fare progressi. Ma non mancano i problemi La lettura / Immunoterapia: la rivoluzione che rischia di esploderci in mano Nuove sfide / Così non funzionano più. È ora di mettere mano ai trial clinici? Con precisione / C’è un tesoro da scoprire nei vecchi farmaci Nel cuore della guerra al cancro speciale ASCO 2016 Nel cuore della guerra al cancro «Ogni anno, migliaia di oncologi e milioni di pazienti in tutto il mondo attendono le notizie che arrivano da questo incontro: nuove scoperte, nuove terapie, nuove promesse di guarigione, speranza». Non si può dare torto al vicepresidente Usa, Joseph Biden, nel suo intervento all'annuale meeting dell'Asco, l'Associazione degli oncologi americani, che quest'anno si è tenuto dal 3 al 7 giugno a Chicago. Con i consueti numeri monstre: dai 35 mila iscritti al congresso fino agli oltre 5.800 abstract sottoposti alla valutazione del Comitato scientifico, di cui circa 2.200 selezionati per le presentazioni orali e più di 2.700 per la pubblicazione on line. Giusto per ricordarlo, nel mondo ci sono qualcosa come 16 milioni di persone con il cancro, malattia che nel 2014 è costata circa 100 miliardi di dollari soltanto per i farmaci, un terzo più di quanto si era speso alla fine degli anni Novanta, con un tasso di crescita che fino al 2010 era stato intorno al 6,5% l'anno per poi arrivare al 10,4% nel 2014. “Star” annunciate del meeting di quest'anno sono state senza dubbio l'immunoterapia e la medicina di precisione, all'interno del tema generale scelto dalla presidente Asco, Julie M. Vose, cioè Saggezza collettiva: il futuro di cura e ricerca centrate sul paziente. I numeri impediscono di fatto di dare un resoconto esaustivo di tutto ciò che è accaduto al McCormick Place di Chicago dal 3 al 7 giugno. Di conseguenza, ci siamo presi la responsabilità di selezionare alcuni argomenti e di raccontarli così come li abbiamo visti noi. Calato quest'anno il sipario, l'appuntamento è adesso per il prossimo, nel 2017. Con aspettative sempre più alte, viste le premesse. 2 Sommario IMMUNOTERAPIA La bomba anticancro che rischia di esploderci in mano ECONOMIA Il pazzo prezzo dei farmaci nel villaggio globale NUOVE SFIDE Così non funzionano più. È tempo di mettere mano ai trial clinici? ACCESSO ALLE CURE Quando sono i cittadini a riscrivere le regole MEDICINA DI PRECISIONE C’è un tesoro da scoprire nei vecchi farmaci BURNOUT Oncologo: una professione che ti mangia dentro 4 13 16 23 26 30 Non serve tanto accanimento 31 In breve 34 L’Italia all’Asco 38 FINE VITA IMMUNOTERAPIA La bomba anticancro che rischia di esploderci in mano Ha consentito di raggiungere risultati fino a pochi anni fa impensabili. Ma con un numero crescente di aziende che si è buttato a capofitto nello sviluppo di nuovi farmaci, l’immuno-oncologia rischia di trasformarsi in una bolla pronta a esplodere. E, come per il mercato immobiliare americano, potrebbe fare male a tutti, imprese e malati speciale ASCO 2016 HEALTHDESK È da un quinquennio sulla cresta dell’onda: da quando dimostrò di essere efficace anche contro tumori che non rispondevano a nessun’altra terapia, come il melanoma metastatico o il tumore al polmone non a piccole cellule. Così, in un batter di ciglia, l’immunoterapia è diventata la star della lotta al cancro. Centinaia di pubblicazioni e sperimentazioni cliniche, decine di farmaci in sviluppo, miliardi di investimenti da parte delle aziende. E non poteva mancare al meeting ASCO 2016, cioè il Congresso dell’associazione degli oncologi Usa, il più importante appuntamento dell’oncologia mondiale, nel corso del quale, anzi, è stata proclamata Clinical Cancer Advance of the Year. Come funziona Dalla sua, oltre ai risultati fin qui entusiasmanti, l’immunoterapia ha la capacità di stimolare l’immaginario. Per la prima volta, infatti, il cancro non viene combattuto da armi che arrivano dall’esterno, ma è lo stesso organismo attaccato a condurre la battaglia: i farmaci immunoterapici hanno “soltanto” il compito di sbloccare il sistema immunitario e sguinzagliarlo contro il tumore. Il sistema immunitario, infatti, possiede diverse strategie per combattere le cellule tumorali. Una tra le più importanti prevede l’impiego di specifici linfociti T, anche se altre cellule del sistema immunitario (per esempio le Natural Killer e i macrofagi) entrano in gioco. Le cellule tumorali hanno però la capacità di inibire la risposta dei linfociti agendo su quelli che vengono definiti “checkpoint immunitari”, meccanismi di segnalazione che funzionano come veri e propri interruttori. Due di questi sono CTLA-4 e PD-1. Proprio su questi ultimi agiscono i farmaci immunoterapici attualmente sul mercato. 5 speciale ASCO 2016 Il primo è stato ipilimumab (prodotto da Bristol-Myers Squibb) che agisce impedendo alla proteina CTLA-4 di “sedare” i linfociti T: nel 2011 è stato approvato dalla Food and Drug Administration nel trattamento del melanoma metastatico dimostrando la capacità di aumentare notevolmente la sopravvivenza dei pazienti. Poco dopo fu la volta di nivolumab (anch’esso di BMS) e pembrolizumab (Merck): in questo caso, i due farmaci agiscono inibendo il checkpoint PD-1. In tal modo i linfociti T specifici per le cellule tumorali si riattivano e sono in grado di fornire una risposta contro le cellule tumorali. Entrambi sono indicati nel trattamento del melanoma metastatico e nel tumore polmonare non a piccole cellule. Nivolumab è inoltre approvato per il trattamento del carcinoma renale. Da pochi giorni l’Fda ha 6 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK concesso l’approvazione anche ad atezolizumab (di Genentech/ Roche) per il trattamento del tumore della vescica e potrebbe arrivare a breve l’ok per il trattamento del tumore al polmone. Diversi altri farmaci sono inoltre in fase di sperimentazione, anche molto avanzata. E, insieme, potrebbero cambiare radicalmente lo scenario della lotta al cancro. Il “rischio bolla” Nonostante ciò, c’è chi non manca di vedere tra le pieghe di questo successo un serio rischio. E se l’immunoterapia, come spesso avviene per le innovazioni epocali, rischiasse di trasformarsi in una bolla? Se lo è chiesto Anthony W. Tolcher del South Texas Accelerated Research Institute di San Antonio nel corso della sessione Novel Direction of Clinical Trial Design. Non sarebbe una novità. È successo già in passato, per esempio negli anni Settanta quando si scoprì la proprietà antineoplastica del cisplatino. «Abbiamo passato i successivi 30 anni a sviluppare più di 25 agenti citotossici, molti dei quali si rivelarono deludenti» ricorda Tolcher. «Molti di loro - aggiunge - hanno consentito un leggero miglioramento [delle terapie] ma nessuno ha avuto lo stesso effetto terapeutico del cisplatino». «Dopo la scoperta del cisplatino abbiamo passato 30 anni a sviluppare più di 25 agenti citotossici, molti dei quali si rivelarono deludenti» Tolcher parla osservando l’attuale scenario della ricerca immunooncologica: i primi inibitori del PD-1 hanno sortito effetti così ampi che è difficile che siano eguagliati o superati dai farmaci che sfruttano meccanismi di funzionamento analoghi e sono attualmente in sviluppo. 7 speciale ASCO 2016 E se anche fossero altrettanto efficaci non sarà facile dimostrarlo: per farlo occorrerebbero ampi trial clinici che comparassero l’efficacia dei nuovi farmaci con quella dei medicinali già in commercio. Ma, considerato l’elevato numero di molecole in fase di sviluppo e il fatto che la gran parte di esse hanno le stesse indicazioni terapeutiche, come si farà? «Con così tante persone che seguono le stesse indicazioni, non passerà molto che non ci saranno sufficienti pazienti per sostenere un così alto numero di trial» prevede Tolcher. Il problema principale, però, secondo l’oncologo non è questo. Bensì la possibilità che l’immunoterapia rischi letteralmente di esploderci in mano, come avvenne con il mercato immobiliare americano nel 2008, lasciando pazienti e aziende con il cerino in mano. In oncologia si tratta di un fenomeno molto frequente, che si ripete ogniqualvolta si apra un nuovo promettente filone terapeutico. Abbiamo già visto il caso del cisplatino; non dissimile fu quello dell’adriamicina e analoghe sono state le dinamiche che hanno riguardato i più recenti farmaci a bersaglio molecolare indirizzati contro l’Epidermal Growth Factor e il Vascular Endothelial Growth Factor, ricorda Tolcher. 8 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK Individuato il nuovo filone d’oro, aziende e investitori si tuffano a capofitto e sono disposte a spendere cifre da capogiro per sviluppare ex novo (o più spesso acquisire) nuovi farmaci. Così i prezzi aumentano, mentre solo raramente i farmaci mantengono le promesse sperate. Nel frattempo il mercato si satura, gli incassi sono inferiori agli investimenti e la bolla esplode. CHI RISPONDERÀ ALLE TERAPIE? Se da una parte l’immunoterapia sta aprendo uno spiraglio nel trattamento di diverse neoplasie, dall’altra restano diversi punti oscuri. Il problema principale è comprendere perché alcuni pazienti rispondono meglio di altri e, in secondo luogo, come selezionare i malati che possono beneficiare dalle terapie. A questo scopo si stanno cercando di identificare marcatori che prevedano la risposta ai trattamenti. Alcune forme di tumore al colon con mutazioni a carico di una famiglia di geni deputata alla correzione dei difetti genetici (detti del “MisMatch Repair”) si sono per esempio mostrate particolarmente sensibili al trattamento con pembrolizumab in due studi presentati durante il meeting ASCO. È quindi plausibile utilizzare lo studio di queste mutazioni per l’impiego di pembrolizumab in queste forme tumorali. Analogo il caso di atezolizumab nel trattamento del carcinoma uroteliale metastatico: un abstract ha evidenziato come sia possibile prevedere le probabilità di risposta al trattamento considerando, oltre allo stato di PD-L1, altre variabili genetiche. Il messaggio di questi due studi «è che i pazienti con tumori caratterizzati dalla maggior quantità di mutazioni sono quelli che godono di maggiori miglioramenti nella sopravvivenza globale. Al contrario, quelli con poche mutazioni non rispondono altrettanto bene: è su questi i pazienti che dobbiamo concentrare gli studi clinici» ha detto Alexandra Snyder Charen del Memorial Sloan Kettering Cancer Center. Ma per l’oncologa resta ancora da capire perché il numero di mutazioni sia così importante. 9 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK È quella che all’inizio del millennio, di fronte alla bolla delle “dotcom”, il governatore della Federal Reserve, Alan Greenspan, definì «esuberanza irrazionale». E le stesse parole usa oggi Tolcher di fronte al mercato degli immunoterapici, ricordando che quando una bolla esplode le risorse si prosciugano e gli investitori diventano cinici, rifiutandosi di investire anche su idee meritevoli. Il rischio per l’oncologo è di quelli da far accapponare la pelle: aziende incapaci di investire per crisi di liquidità e prezzi dei farmaci sempre più elevati per rientrare dagli investimenti infruttuosi. Un mondo da scoprire Difficile prevedere se la profezia di Tolcher si avvererà. Quel che è che certo è che nonostante i risultati straordinari, l’immuno-oncologia resta ancora un oggetto in parte sconosciuto. «Benché l’immunoterapia stia producendo importanti storie di successo per alcuni pazienti con diverse forme tumorali, la maggior parte dei malati non trae benefici significativi da questo approccio» dice Gregory Beatty, della University of Pennsylvania Perelman School of Medicine (Education Session Immunotherapy: Beyond Checkpoint Inhibitors). «Ciò non significa che «Benché l’immunoterapia non possa essere utile l’immunoterapia stia per questi pazienti - prosegue - ma che, producendo importanti come comunità di ricerca, abbiamo bisogno di capire perché in molti casi storie di successo per l’immunoterapia non sta funzionando. alcuni pazienti, la E, inoltre, perché invece maggior parte non trae l’immunoterapia per alcuni funziona». benefici significativi da Siamo solo all’inizio, insomma. questo approccio» E potremmo aver grattato soltanto la crosta del complesso rapporto tra 10 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK cancro e sistema immunitario. Innanzitutto, restano da esplorare altri checkpoint immunitari. Ma, forse, ancor più interessanti sono le strategie completamente nuove. Il ruolo dell’infiammazione nell’insorgenza e nello sviluppo tumorale, per esempio, è sempre più chiaro. «Comprendere le strategie per manipolare l’infiammazione nei tumori è fondamentale per capire come combinare questa nuova strategia con le immunoterapie già esistenti» sostiene Gregory Beatty, dell’University of Pennsylvania Perelman School of Medicine. «Dal momento che la maggior parte dei tumori solidi sono associati a una risposta infiammatoria - dice Beatty - io vedo nell’infiammazione una potenziale opportunità e spero che l’educazione di clinici ricercatori e aziende su questo aspetto faccia crescere le ricerche su come usare l’infiammazione nei tumori a scopi terapeutici». Resta un campo aperto, poi, quello dei vaccini contro il cancro che, peraltro, potrebbero agire in sinergia con gli inibitori dei checkpoint del sistema immunitario: «Gli inibitori checkpoint funzionano consentendo ai linfociti T di fare il loro lavoro nel microambiente tumorale ostile» ipotizza George Earl Peoples, del San Antonio Military Medical Center. Invece il compito primario dei vaccini è quello di stimolare le cellule T. Ciò significa che una strategia può rafforzare l’altra. Per ora è un traguardo ancora lontano. Ma la strada intrapresa sembra quella giusta. «Le persone cominciano a capire che l’immunoterapia è qui per rimanere» osserva Peoples. «E che il sistema immunitario ha la capacità di riconoscere e distruggere il cancro. Non ci siamo ancora - conclude - ma abbiamo già fatto un grande passo». 11 speciale ASCO 2016 IMMUNOTERAPIA PIGLIATUTTO Sono stati 246 i lavori sull’immunoterapia presentati al meeting ASCO 2016. In pratica una ricerca ogni venti, tra quelle sottoposte al congresso, ha avuto a oggetto questa nuova branca delle terapie oncologiche. Eccone alcuni Nivolumab ha confermato la sua efficacia nel trattamento del carcinoma a cellule renali in stadio avanzato precedentemente trattato. In un aggiornamento dello studio CA209-003 è emerso che il 38% dei pazienti era vivo a quattro anni dall’inizio del trattamento. Inoltre, una nuova analisi dello studio CheckMate -025, che ha valutato nivolumab rispetto a una terapia standard (everolimus), ha mostrato che il 55,4% dei pazienti trattati con il farmaco immunoterapico manifestava un miglioramento importante dei sintomi legati alla malattia, rispetto al 36,7% di quelli trattati con everolimus. Buoni risultati anche nel trattamento dei tumori della testa e del collo in fase avanzata: dallo studio CheckMate -141 è emerso che il 36% dei pazienti in trattamento con nivolumab è vivo a un anno rispetto al16,6% ottenuto con la chemioterapia di confronto. Si sta studiando inoltre il farmaco in associazione al “gemello” ipilimumab. La combinazione, nei pazienti con tumore avanzato del polmone non a piccole cellule non trattati in precedenza con la chemioterapia, ha mostrato tassi di risposta obiettiva fino al 92% in pazienti con espressione di PD-L1 maggiore del 50%. L’uso combinato dei due farmaci ha inoltre ottenuto buoni risultati anche nel trattamento del melanoma. Risultati importanti contro il melanoma sono stati ottenuti anche da pembrolizumab. Lo studio KEYNOTE-006 ha mostrato che il 55% dei pazienti colpiti da melanoma metastatico o non operabile trattati con pembrolizumab è vivo dopo due anni dall’inizio del trattamento. Lo studio KEYNOTE-001 ha inoltre dimostrato che il beneficio di pembrolizumab si mantiene nel tempo con il 40% delle persone vive a distanza di tre anni. Il che fa sperare «che le persone che sopravvivono al secondo e terzo anno dall’inizio della terapia siano vive anche a cinque anni e dieci anni», ha detto il direttore della Immunoterapia oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte dell’Università di Siena, Michele Maio. Pembrolizumab ha ottenuto inoltre buoni risultati nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule (emersa dallo studio KEYNOTE-010) ed è in sperimentazione per numerose altre neoplasie, anche molto rare. Atezolizumab, recentemente approvato dalla Food and Drug Administration per il cancro della vescica localmente avanzato o metastatico, ha evidenziato, nello studio di fase II IMvigor210, di ridurre la dimensione dei tumori nel 24% dei pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico. Si è dimostrato inoltre in grado di aumentare la sopravvivenza rispetto alla chemioterapia (docetaxel) in pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato precedentemente trattati. 12 ECONOMIA Il pazzo prezzo dei farmaci nel villaggio globale L’India è il Paese in cui i medicinali oncologici costano meno in termini assoluti. Ma anche quello in cui hanno un peso maggiore per il potere di acquisto dei cittadini. In Australia invece un mese di terapia può costare meno di un paio di jeans È un puzzle che non sembra avere possibilità di comporsi, lo scenario dei prezzi dei farmaci oncologici su scala globale. Un mercato in cui il valore di questo speciale bene di consumo, nonostante le abissali differenze di prezzo, fa fatica ad adattarsi al speciale ASCO 2016 HEALTHDESK potere d’acquisto locale. Prendi l’India, per esempio. Un gigante da un miliardo e duecento milioni di abitanti, il terzo produttore mondiale di farmaci. È il Paese in cui in media il costo dei medicinali è il più basso del mondo (mediamente un quinto degli USA). Nonostante ciò, è tra i Paesi in cui le difficoltà di accesso ai trattamenti dovute a ragioni economiche sono più diffuse: il costo per un anno di cura con un farmaco di marca è pari a tre volte lo stipendio medio, nel caso di un generico si scende al 33%. Per fare un confronto, in Australia questi valori scendono rispettivamente al 71% e 3%. I dati emergono da uno studio pilota presentato al meeting ASCO 2016. A condurlo ricercatori del Rabin Medical Center di Petah Tiqwa in Israele che hanno confrontato i prezzi di 23 farmaci oncologici (15 generici e 8 branded) in sette Paesi: Australia, Cina, India, Sudafrica, Regno Unito, Israele, Stati Uniti. Il prezzo è poi stato pesato per il potere d’acquisto locale. I ricercatori sono cauti: «Lo studio fornisce uno sguardo sui prezzi e sull'accessibilità dei farmaci oncologici nel mondo e pone le basi per ulteriori ricerche» dice l’autore Daniel A. Goldstein. «Però, le implicazioni dei nostri risultati sono limitate perché non siamo stati in grado di prendere in considerazione sconti e riduzioni, che meglio avrebbero illustrato l'accessibilità ai farmaci». Ciononostante, i dati tracciano uno scenario chiaro: il prezzo dei farmaci contro il cancro ha una variabilità esagerata in giro per il mondo e solo in parte è giustificata dalle peculiari condizioni economiche del singolo Paese. Dallo studio emerge che il prezzo mediano per un mese di trattamento con un farmaco branded (aggiustato per potere 14 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK d’acquisto) varia dai 1.515 dollari dell’India agli 8.649 degli USA. Per un generico si va da 120 dollari del Sudafrica (e i 150 dell’India) ai 654 del USA. La mappa cambia quando si raffronta il prezzo dei farmaci al potere d’acquisto. L’Australia è il Paese in cui i farmaci sono più accessibili: un mese di trattamento con un generico costa il 3% dello stipendio medio (fatto un confronto con l’Italia, poco più di 70 euro al mese), quello con un farmaco branded il 71% (restando al confronto con il nostro Paese 1.800 euro). Cina e India sono quelli in cui si registrano le maggiori disparità: in Cina il costo di un mese di trattamento con un generico è pari al 48% dello stipendio, con un branded il 288%; in India il generico costa il 33%, il branded il 313%. Quanto ad accessibilità neanche gli USA se la passano benissimo: il costo del trattamento con un generico è pari al 14% dello stipendio medio, quello con un medicinale di marca al 192%. Questi i numeri. Che tuttavia dicono poco su quanto queste variazioni di prezzo si riflettano effettivamente sulla possibilità dei malati di avere accesso alle cure. La ricerca non prende infatti in considerazione le caratteristiche dell’assistenza sanitaria nei diversi Paesi. Chiunque sia il pagatore è però certo che tanto più alto è il prezzo dei farmaci in rapporto al potere d’acquisto locale, tanto più grandi saranno le difficoltà di accesso ai medicinali, siano essi a carico dei cittadini o garantiti da un sistema sanitario universalistico o da un’assicurazione privata. «L’aumento dei prezzi sta mettendo in difficoltà i pazienti», dice Patricia Ganz, esperta ASCO e docente alla UCLA Schools of Medicine & Public Health. «E resta ancora molto da fare per rendere i trattamenti economici e accessibili per tutti i pazienti». 15 NUOVE SFIDE Così non funzionano più. È tempo di mettere mano ai trial clinici? Hanno a lungo permesso di garantire ai malati farmaci efficaci e sicuri. Ma le sperimentazioni cliniche, così come sono congegnate, sembrano aver fatto il loro tempo e rischiano di rallentare lo sviluppo di nuovi medicinali speciale ASCO 2016 HEALTHDESK D opo oltre mezzo secolo di onorata carriera, la struttura dei trial clinici, per come la conosciamo oggi, comincia a scricchiolare. I sintomi si avvertono da tempo: difficoltà ad arruolare un numero sufficiente di pazienti, tempi lunghi, costi crescenti. L’oncologia è uno dei campi in cui questa inadeguatezza si avverte con maggiore urgenza. Meno del 5 per cento dei pazienti adulti partecipa a un trial clinico, con percentuali ancora più basse in specifiche fasce della popolazione. «La partecipazione alla sperimentazione clinica è un tema fondamentale per far progredire nuovi trattamenti dalla fase sperimentale alla pratica clinica» ricorda Joseph Unger, del Fred Hutchinson Cancer Research Center nel corso della sessione Removing Barriers to Clinical Trial Participation. «Le barriere alla partecipazione ai trial sono numerose e spesso si rinforzano a vicenda. Forse per questo motivo - suggerisce - il basso tasso di partecipazione alla sperimentazione per i pazienti adulti affetti da cancro è abbastanza stabile da molto tempo». La questione è spinosa: scarsa partecipazione ai trial clinici significa un allungamento dei tempi necessari a portare nuovi farmaci a disposizione dei pazienti. Ma è anche una iattura per le aziende. La difficoltà di reclutare i partecipanti si riflette direttamente sui costi di sviluppo dei medicinali. D’altro canto ci si chiede in che modo si possa modificare la struttura dell’attuale processo di sperimentazione salvaguardando i malati, mettendo cioè a loro disposizione farmaci che abbiano dimostrato di non nuocere e di offrire benefici. A complicare le cose ci si mettono poi i progressi compiuti dalla farmacologia 17 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK negli ultimi anni che hanno consentito di mettere a punto farmaci a bersaglio molecolare che rispondono poco alle vecchie classificazioni. «Noi tutti abbiamo visto pazienti nella nostra attività clinica che hanno uno stato funzionale compromesso, ma il cui tumore contiene un marcatore che può essere colpito dai farmaci e che hanno tratto grandi benefici dalla terapia a bersaglio molecolare» afferma Edward S. Kim del Levine Cancer Institute. Tutto dunque si gioca su un’espressione: i criteri di inclusione, vale a dire le caratteristiche richieste ai pazienti per «Noi tutti abbiamo visto pazienti poter essere arruolati che hanno uno stato funzionale nella sperimentazione. Età, caratteristiche del compromesso ma il cui tumore tumore, specifici valori di contiene un marcatore che può riferimento, i trattamenti essere colpito dai farmaci e che assunti in precedenza: hanno tratto grandi benefici dalla l’elenco può essere molto terapia a bersaglio molecolare» lungo (si veda box nelle pagine seguenti). Le ragioni sono semplici: i criteri di inclusione (ed esclusione) servono da una parte a massimizzare le probabilità che il farmaco si dimostri efficace conducendo la sperimentazione solo sui pazienti che hanno maggiori chance di trarne benefici, dall’altra a proteggere i pazienti da possibili effetti collaterali. Tuttavia, non di rado ciò finisce per ridurre all’osso la popolazione eleggibile a sperimentare il medicinale. C’è spesso «un eccesso di criteri di ammissibilità non necessari nel corso degli studi», dice Unger. «Credo che dovrebbe essere posto uno sforzo maggiore per allentare o eliminare criteri di ammissibilità 18 speciale ASCO 2016 quando possibile. Per esempio, alcuni valori di laboratorio che possono escludere i pazienti o criteri di idoneità che precludono la partecipazione dei sopravvissuti al cancro, che è un problema sempre più frequente data la crescente popolazione sopravvissuta al cancro». Al tema dei criteri di inclusione il meeting 2016 dell’ASCO ha dedicato una sessione il cui titolo la dice lunga sullo stato dell’arte: Criteri di eleggibilità nei trial clinici: tradizione vs realtà. La sensazione, infatti, è proprio che la struttura delle sperimentazioni si sia fossilizzata su un’altra epoca, un’altra medicina. «C’è urgente bisogno di rimettere mano a dadi e bulloni dei protocolli di sperimentazione clinica e cercare di includere le molte persone che vogliono avere l'opportunità di partecipare a questi studi» dice Edward S. Kim. «Modernizzare i criteri di ammissibilità è di fondamentale importanza. Quando gli studi di ricerca non riflettono la pratica clinica attuale, allora non si sta facendo un servizio a nessuno. Le sperimentazioni devono essere rappresentative dei pazienti nel mondo reale, la maggioranza dei quali non ha mai partecipato a una sperimentazione clinica». 19 speciale ASCO 2016 UNA SPERIMENTAZIONE CON TROPPO CRITERIO Troppo lungo l’elenco dei requisiti che i pazienti devono possedere per poter essere arruolati nei trial clinici, dicono gli oncologi. Per toccare con mano l’attualità del loro appello ecco un esempio di criteri di inclusione/esclusione tratto da un trial clinico attualmente in corso. Inclusion Criteria: ! 1.! Pathologically confirmed nonsmall lung cancer. ! 2.! Stage IV metastatic disease with intracranial disease visible with magnetic resonance image (MRI). ! 3.! At least one brain lesion size >/ =0.3 cm in the longest axis amenable to radiation therapy (either via SRS or WBRT) ! 4.! Be willing and able to provide written informed consent/assent for the trial. ! 5.! Be >/= 18 years of age on day of signing informed consent ! 6.! Have a performance status of 0 or 1 on the Eastern Cooperative Oncology Group (ECOG) Performance Scale. ! 7.! Demonstrate adequate organ function as defined in the table below, all screening labs should be performed 28 days prior to study registration up to the first dose of study drug. ! 8.! Adequate Organ Function Laboratory Values: HEMATOLOGICAL=Absolute neutrophil count (ANC) >/=1,000 /mcL; Platelets >/= 100,000 /mcL; Hemoglobin >/= 9 g/dL or >/= 5.6 mmol/L. RENAL=Serum creatinine or Measured or calculated creatinine clearance (GFR can also be used in place of creatinine or CrCl) </ =1.5 X upper limit of normal (ULN) or >/= 40 mL/min CrCl using the CockcroftGault Formula. HEPATIC=Serum total bilirubin </= 1.5 X ULN (except for subjects with Gilbert Syndrome, who may have total bilirubin <3.0 mg/dl) or Direct bilirubin </=ULN for subjects with total bilirubin levels > 1.5 x ULN; aspartate aminotransferase (AST (SGOT)) and alanine aminotransferase (ALT (SGPT)) </= 3 X ULN or </= 5 X ULN for subjects with the liver metastases ! 9.! Inclusion #8 (continued): COAGULATION=International Normalized Ratio (INR) or Prothrombin Time (PT) </= 1.5 X ULN unless subject is receiving anticoagulant therapy as long as PT or PTT is within therapeutic range of intended use of anticoagulants. Activated Partional Thromboplastin Time (aPTT) </= 1.5 X ULN unless subject is receiving anticoagulant therapy as long as PT or PTT is within therapeutic range of intended use of anticoagulants ! 10.! Female subject of childbearing potential should have a negative urine or serum pregnancy within 24 hours of study enrollment up to administration of the dose of study drug. If the urine test is positive or cannot be confirmed as negative, a serum pregnancy test will be required ! 11.! Female subjects of childbearing potential should be willing to 20 speciale ASCO 2016 use 2 methods of birth control or be surgically sterile, or abstain from heterosexual activity for the course of the study through 31 weeks after the last dose of study medication. Subjects of childbearing potential are those who have not been surgically sterilized or have not been free from menses for > 1 year ! 12.! Male subjects should agree to use an adequate method of contraception starting with the first dose of study therapy through 31 weeks after the last dose of study therapy. ! 13.! We will allow prior radiation to other sites, with no washout period, prior to study entry as long as the high dose regions of the prior and proposed radiation fields do not overlap. In patients where the prior high dose area would overlap with the high dose area of the intended radiation, a 4 month washout period will be required. The safety of such treatment will be at discretion of the treating radiation oncologist. ! 14.! Prior central nervous system (CNS) radiation is allowed as long as cumulative radiation doses do not exceed tolerance of critical structures as judged by the treating radiation oncologist. Exclusion Criteria: ! 1.! Is currently participating in or has participated in a study of an investigational agent or using an investigational device within 4 weeks of the first dose of treatment or 5 half-lives, whichever is shorter. ! 2.! Has a diagnosis of severe active scleroderma, lupus, other rheumatologic or autoimmune disease within the past 3 months. Patients with a documented history of clinically severe autoimmune disease or a syndrome requiring systemic steroids or immunosuppressive agents will not be allowed on this study. Subjects with vitiligo or resolved childhood asthma/ atopy are an exception to this rule. Subjects that require intermittent use of bronchodilators or local steroid injections are not excluded from the study. Subjects with hypothyroidism stable on hormone replacement are not excluded from this study. ! 3.! Has had a prior monoclonal antibody within 4 weeks or 5 half-lives, whichever is shorter, prior to study Day 1 or who has not recovered (i.e., </= Grade 1 or at baseline) from adverse events due to agents administered more than 4 weeks earlier. ! 4.! Has had prior chemotherapy or targeted small molecule therapy within 3 weeks prior to administration of the study drug or who has not recovered (i.e., </= Grade 1 or at baseline) from adverse events due to a previously administered agent. *Note: Subjects with permanent </ = Grade 2 toxicities (e.g. neuropathy) or toxicities corrected through routine medical management (e.g. thyroid replacement for hypothyroidism), are an exception to this criterion and may qualify for the study. *Note: If subject received major surgery, they must have recovered adequately from the toxicity and/or complications from the intervention prior to starting therapy. *Note: Subjects with </= Grade 2 amylase or lipase elevations abnormalities that have no corresponding clinical manifestations (e.g. manifestation of pancreatitis), are an exception to this criterion and may qualify for the study. ! 5.! Has a known additional malignancy that is progressing or requires active treatment. Exceptions include basal cell carcinoma of the skin, 21 speciale ASCO 2016 squamous cell carcinoma of the skin, indolent lymphomas, or in situ cervical cancer that has undergone potentially curative therapy ! 6.! Has known carcinomatous meningitis (also known as leptomeningeal disease). ! 7.! Has an active infection requiring intravenous systemic therapy or hospital admission. ! 8.! Has a history or current evidence of any condition, therapy, or laboratory abnormality, including psychiatric or substance abuse disorder, that might confound the results of the trial, interfere with the subject's participation for the full duration of the trial, or is not in the best interest of the subject to participate, in the opinion of the treating investigator. ! 9.! Is pregnant or breastfeeding, or expecting to conceive or father children within the projected duration of the trial, starting with the screening visit through 31 weeks after the last dose of trial treatment. ! 10.! Has a known history of Human Immunodeficiency Virus (HIV) (HIV 1/2 antibodies). ! 11.! Patients should be excluded if they are positive test for hepatitis B virus surface antigen (HBV sAg) or hepatitis C virus ribonucleic acid (HCV antibody) indicating acute or chronic infection. ! 12.! Has received a live vaccine 30 days prior to the first dose of trial treatment. ! 13.! Has experienced Grade 4 toxicity on treatment with prior radiation. ! 14.! Has experienced Grade 3-4 intracranial toxicity (hypophysitis or CNS toxicity) with either prior intracranial radiation, anti programmed cell death-1 (PD-1), or cytotoxic T-lymphocyteassociated protein 4 (CTLA-4) inhibitor therapy. ! 15.! Is taking > 4mg/day of dexamethasone or its equivalent at the start of immunotherapy or has required > 4mg/day of dexamethasone or its equivalent for 3 consecutive days within 1 week of starting treatment. ! 16.! Tumor exhibits epidermal growth factor receptor (EGFR) mutations or ALK re-arrangement that qualifies the patient for treatment with a systemic agent targeting these mutations. ! 17.! Allergies and adverse drug reaction to the following: History of allergy to study drug components; History of severe hypersensitivity reaction to any monoclonal antibody ! 18.! Previous CNS surgery within 2 weeks of enrollment, with the exception of biopsy. ! 19.! Unable or unwilling to tolerate an intracranial MRI. ! 20.! Prior systemic therapy utilizing an anti CTLA-4 or PD-1 agent. ! 21.! In the first 5 patients enrolled in treatment groups on part B of this study (receiving combination ipilimumab and nivolumab), patients may have had 1-0 prior lines of systemic therapy after being diagnosed with metastatic disease. This restriction will be lifted in all subsequent cohorts of patients treated on part B. Tratto da: Phase I/II Trial of Nivolumab With Radiation or Nivolumab and Ipilimumab With Radiation for the Treatment of Intracranial Metastases From Non-Small Cell Lung Cancer ClinicalTrials.gov Identifier: NCT02696993. 22 ACCESSO ALLE CURE Quando sono i cittadini a riscrivere le regole È il 2011. In Brasile le assicurazioni private sono obbligate a fornire ai cittadini soltanto i farmaci usati in ospedali, così i chemioterapici orali sono una chimera. Finché la società civile non si muove e tutto cambia speciale ASCO 2016 HEALTHDESK I n questi giorni lo abbiamo negli occhi come il Paese passato in pochi anni dall’essere il faro a quello che incarna i vizi peggiori dell’America latina. Ma il Brasile, ha ricordato nel notiziario quotidiano del meeting 2016 dell’ASCO Gilberto de Lima Lopes, oncologo del Grupo Oncoclinica e docente alla Johns Hopkins University, fornisce esempi di come il processo democratico possa estendersi anche all’accesso ai farmaci. Sono gli anni a a cavallo tra l’ultimo mandato presidenziale di Lula e l’insediamento di Dilma Rousseff. Con i suoi 200 milioni di abitanti, il Fino al 2013 i chemioterapici orali Brasile ha uno dei sistemi erano una chimera. Le sanitari pubblici più ampi assicurazioni sanitarie erano del mondo. Ma, in modo analogo all’Italia, negli obbligate a garantire ai cittadini anni le inefficienze del soltanto i farmaci dispensati in sistema hanno spinto un regime ospedaliero o ambulatoriale quarto della popolazione a ricorrere ad assicurazioni sanitarie private. Queste ultime, in virtù della legislazione scritta a fine millennio durante il periodo di privatizzazioni e liberalizzazioni della presidenza Cardoso, potevano contare su un vantaggioso cavillo: dovevano garantire ai cittadini soltanto i farmaci usati in regime ospedaliero. Molti medicinali, compresi i chemioterapici orali, erano dunque a carico del cittadino. Finché nel 2011 qualcosa si muove: l’Instituto Oncoguia, un’organizzazione senza fini di lucro attiva nell’advocacy a favore dei pazienti con cancro, lancia la ”Campanha Pela Inclusão da Quimio Oral” (Campagna per l’inclusione dei chemiterapici orali nei piani sanitari). Il 24 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK coinvolgimento pubblico è ampio, la collaborazione con altre associazioni di pazienti rafforza la voce dell’Istituto Oncoguia, una petizione indirizzata all’agenzia che controlla le assicurazioni private raggiunge le 18 mila sottoscrizioni. Alla fine arriva il coinvolgimento dei politici e la proposta giunge in Parlamento. Dopo accese discussioni, con l’opposizione strenua delle assicurazioni, il Senato approva la proposta e nel dicembre 2013 arriva finalmente la firma della presidente Dilma Rousseff. Di lì a pochi mesi, 37 chemioterapici orali vengono inclusi tra i farmaci dispensati gratuitamente dalle assicurazioni private ai cittadini e i dati di consumo oggi disponibili confermano l’ampio accesso dei cittadini a questi medicinali. «Il caso di studio brasiliano suggerisce che la società civile gioca un ruolo cruciale nel processo regolatorio» scrive Gilberto de Lima Lopes. «I principali elementi che in questo caso hanno portato al successo sono l’investimento in comunicazione strategica, il possesso di conoscenze specifiche sui processi regolatori e la capacità di agire attraverso i canali della rappresentanza politica». Un esempio che potrebbe essere imitato ovunque nel mondo esistano condizioni che consentano ai cittadini di condizionare le scelte politiche. Perchè, ricorda infine de Lima Lopes usando le parole di Martin Luther King, «“Di tutte le forme di diseguaglianza, le ingiustizie nel settore della salute sono le più terribili e le più disumane”. Cinquant'anni dopo, in Brasile, negli Stati Uniti e in tutto il mondo abbiamo ancora del lavoro incompiuto da fare nella nostra lotta per quello che è stato chiamato il diritto civile dimenticato: l'assistenza sanitaria». 25 MEDICINA DI PRECISIONE C’è un tesoro da scoprire nei vecchi farmaci Forse conosciamo solo una piccola parte dell’efficacia degli antitumorali già in commercio. Che con i dovuti accorgimenti potrebbero rivelarsi vitali in molti altri tumori oggi senza cura speciale ASCO 2016 HEALTHDESK N el momento in cui si sceglie una terapia per un tumore è così rilevante l’organo in cui è localizzato o la cosa più importante sono le sue caratteristiche genetiche? La domanda non è peregrina e in giro per il mondo in molti cominciano a porsela. Quasi tutti i farmaci contro il cancro giunti nelle ultime due decadi sul mercato infatti sono costruiti per colpire precise componenti molecolari del tumore. E se è vero che spesso queste componenti sono specifiche per tipologia tumorale è altrettanto vero che non di rado sono presenti in neoplasie disparatissime (per esempio, alterazioni del gene HER2 sono presenti sì nel cancro al seno, ma anche in alcune forme di cancro al colon). Quasi senza accorgercene lentamente stiamo passando a un nuovo approccio nel trattamento dei tumori, una medicina di precisione che probabilmente da qui a pochi anni ci costringerà a ripensare completamente la malattia. Ed è ispirato a questo approccio uno studio di fase II presentato nel corso del meeting ASCO 2016 in cui è stato condotto un esperimento semplice quanto rivoluzionario: i ricercatori di 39 centri sparsi tra gli Stati Uniti e l’Europa hanno identificato 129 pazienti con tumori che non rispondevano alle terapie indicate per il trattamento della loro neoplasia. I loro tumori però avevano peculiarità genetiche contro cui agivano farmaci già disponibili, ma approvati per altre forme tumorali: alterazioni nel gene HER2, BRAF e EGFR o nella via di segnalazione di Hedgehog. Hanno così somministrato al di fuori delle indicazioni cliniche approvate i farmaci noti per agire su queste componenti: trastuzumab o pertuzumab (indicati per il cancro al seno) in caso di anomalie a HER2, vemurafenib (indicato nel melanoma) per mutazioni a carico di BRAF, erlotinib (in uso per il tumore al polmone e al pancreas) per le mutazioni a carico di EGFR. 27 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK Complessivamente 29 pazienti con 12 diverse forme tumorali hanno risposto a questi trattamenti non convenzionali. Apparentemente è un numero esiguo (il 20 per cento del totale): in realtà si tratta di malati che avevano già provato senza successo almeno tre regimi terapeutici e non avrebbero avuto altre possibilità di cura. I migliori risultati sono stati ottenuti nei pazienti con mutazioni a carico di HER2 e BRAF. «Con la sempre maggiore disponibilità di test genetici per i tumori, gli studi come il nostro possono aiutare molti pazienti a beneficiare della medicina di precisione», dice il primo firmatario dello studio, John D. Hainsworth del Sarah Cannon Research Institute di Nashville. «Anche se è ancora presto per trarre conclusioni, la nostra ricerca suggerisce, per esempio, che le indicazioni dei farmaci che agiscono su HER2 possono essere ampliate ad altre forme tumorali oltre a quello del seno e dello stomaco». 28 I BAMBINI PRIMA DI TUTTO Nel 2013 l’Institut national du cancer francese ha varato il programma AcSé (Accès Sécurisé à des thérapies ciblées innovantes) il cui obiettivo era quello di valutare l’uso delle target therapy al di fuori delle indicazioni approvate. Da allora ha avviato diverse sperimentazioni e ora i risultati di una di queste arrivano all’ASCO, confermando la validità di un approccio di medicina di precisione anche nei bambini. Lo studio ha valutato l’utilizzo di crizotinib in 11 bambini con forme tumorali diverse (glioma, linfoma anaplastico a grandi cellule, neuroblastoma, tumore infiammatorio miofibroblastico, mesotelioma, meningioma atipico), ma accomunate dalla presenza di mutazioni a carico dei geni ALK, MET o ROS1. I risultati sono incoraggianti: nei pazienti è stato osservato un tasso di risposta del 45% e in alcuni di loro si sono raggiunti i due anni di sopravvivenza senza progressione della malattia, tanto che cinque sono ancora in trattamento. speciale ASCO 2016 HEALTHDESK Lo studio ora continua: verranno arruolati altri 500 pazienti su cui saranno sperimentati gli approcci che si sono rivelati più promettenti. Inoltre, la stessa filosofia sarà applicata ad altri farmaci non inclusi in questa prima fase della ricerca. «Questo studio mostra l’incredibile potenziale della medicina di precisione nell’aiutarci a identificare nuovi trattamenti, ma sottolinea anche la necessità di esplorare questo approccio in un ambiente controllato come un trial clinico», dice Sumanta Kumar Pal, esperto ASCO nello sviluppo di nuove terapie. «È probabile che ci siano fattori di cui non siamo ancora a conoscenza che spiegano perché alcuni pazienti traggono benefici dalle terapie a bersaglio molecolare mentre altri non lo fanno, anche quando i loro tumori hanno le stesse caratteristiche molecolari. Abbiamo bisogno di trovare queste risposte per identificare il maggior numero di pazienti che possano beneficiare dei trattamenti e al contempo risparmiare ai pazienti trattamenti che non hanno chance di migliorare o prolungare le loro vite». LA CHEMIO VIAGGIA A BORDO DEI LIPOSOMI Uno studio clinico di fase III presentato nel corso del meeting ASCO ha mostrato l’efficacia di un nuovo composto nel trattamento della leucemia mieloide acuta. Il nuovo prodotto utilizza principi attivi già noti; è però una novità il modo in cui questi vengono veicolati all’organismo: i chemioterapici citarabina e daunorubicina sono infatti incapsulati all’interno di liposomi, vescicole delle dimensioni di pochi nanometri in grado di penetrare nelle cellule tumorali. Nella sperimentazione, condotta su più di 300 pazienti, il nuovo prodotto (denominato CPX-351) è stato confrontato con il regime terapeutico convenzionale che prevedeva la somministrazione di citarabina per sette giorni consecutivi e della daunorubicina ai giorni 1, 3 e 5. La sopravvivenza a due anni è stata del 31,1% nel gruppo di pazienti trattati con CPX-351 e del 12,3% nel gruppo in trattamento con il regime tradizionale. 29 BURNOUT Oncologo: una professione che ti mangia dentro Circa l’80 per cento degli oncologi non hanno dubbi a sostenere che, se dovessero farlo oggi, non esiterebbero un attimo a scegliere di nuovo la loro specializzazione. Perché? Per lo stretto rapporto che si instaura con i pazienti, per i costanti stimoli intellettuali, per senso di vocazione, per gli entusiasmanti progressi che in questa più che nelle altre branche della Medicina si susseguono costantemente. Nonostante ciò, il 45 per cento degli oncologi americani riporta almeno un sintomo di sindrome da burnout e secondo un’indagine condotta dall’ASCO sono molti i medici che pensano di ridurre l’impegno lavorativo o addirittura lasciare l’attuale incarico. «I medici in tutte le specialità sono a rischio, ma ci sono differenze abbastanza considerevoli nella prevalenza del burnout per le diverse specialità» dice Tait D. Shanafelt, uno degli autori dell’indagine che ha consentito di comprendere meglio la natura del fenomeno: per esempio, sembra chiaro che è a metà carriera (tra i dieci e i venti anni di pratica) il momento in cui i medici hanno maggiori difficoltà a bilanciare vita lavorativa, soddisfazioni professionali e vita privata. Visti i numeri, da un paio d’anni il meeting ASCO dedica alcune sessioni al benessere professionale. L’obiettivo è dare la possibilità «ai partecipanti di conoscere le abilità di resilienza in grado di prevenire il burnout» dice Anthony L. Back, che alcune di queste sessioni ha coordinato. FINE VITA Non serve tanto accanimento Tre quarti dei pazienti con cancro allo stadio terminale ricevono trattamenti inutili negli ultimi trenta giorni di vita speciale ASCO 2016 HEALTHDESK N el dibattito pubblico sembra ormai un argomento acquisito: le cure contro il cancro sarebbero monche senza cure palliative. Eppure, nella realtà le cose sono diverse. Spesso, troppo spesso, il passaggio dalla lotta strenua al tumore ai trattamenti di fine vita è tardivo o assente. Così fino al 75% dei malati si trova, negli ultimi giorni che li separano dalla morte, a fare inutili corse in ospedale per un ricovero di urgenza, a sottoporsi a estenuanti radio o chemioterapie da cui non possono trarre alcun beneficio, a volte a ricevere trattamenti invasivi. I dati sono quelli di uno studio presentato al meeting ASCO 2016 che ha preso in considerazione più di 28 mila pazienti con meno di 65 anni affetti da tumori solidi in fase avanzata. Il più ampio condotto sul tema, secondo gli autori. I tumori presi in considerazione sono stati solo cinque, ma si tratta di un campione ben rappresentativo della realtà: cancro al polmone, al colon, al seno, al pancreas e alla prostata. Gli interventi considerati come troppo aggressivi per questa fase della malattia sono stati invece le procedure invasive come le biopsie; radio e chemioterapia eseguiti non a scopo palliativo; ricoveri o accessi al Pronto soccorso; ricoveri in Terapia intensiva; decesso in ospedale. Interventi, questi, che la comunità scientifica riconosce come più dannosi che benefici per un paziente in stadio terminale. Ebbene, l’analisi ha consentito di concludere che negli ultimi trenta giorni di vita circa il 65% dei pazienti veniva ricoverato o faceva un accesso al Pronto soccorso; il 35% moriva in ospedale invece che a casa; fino al 33% si sottoponeva a chemio e fino al 21% a radioterapia; fino al 31% veniva sottoposto a procedure invasive; il 21% finiva in terapia intensiva. 32 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK Infine, soltanto il 18% passava gli ultimi giorni di vita in un hospice. Numeri che fanno concludere ai ricercatori che non ci siamo: «Le linee guida da sole non sono sufficienti a indurre un cambiamento sostanziale nella pratica. Abbiamo bisogno di educare medici e pazienti alle cure palliative e all’uso degli hospice e abbiamo bisogno di rendere questo tipo di cure più accessibili» conclude l’autore principale dello studio, Ronald C. Chen, professore di Radioterapia oncologica alla University of North Carolina di Chapel Hill. Ma cosa bisognerebbe fare in concreto? L’ASCO nel 2012 raccomandò ai medici di evitare trattamenti indirizzati a contrastare il cancro in pazienti con tumori solidi in stadio avanzato che non potessero trarne beneficio; il consiglio era invece quello di scegliere trattamenti che contrastassero i sintomi. «Anche se può essere difficile prevedere quando un paziente si sta avvicinando il suo ultimo mese di vita, abbiamo bisogno di fare un lavoro migliore per ridimensionare i trattamenti diretti contro la malattia e passare gradualmente alle terapie di fine vita dirette contro i sintomi» dice ancora Chen. Cosa certo non semplice, aggiunge Andrew Epstein, esperto ASCO in cure palliative. «I trattamenti di fine vita devono essere cuciti su misura del singolo paziente e le cure palliative, incluso il ricorso agli hospice, rimangono per noi la risorsa migliore e meno utilizzata» afferma. «Non c’è un approccio al fine vita che vada bene per tutti; e non dovrebbe esserci. A ogni passo del percorso di cura, i pazienti e i loro medici devono discutere in maniera ponderata sul rapporto tra benefici e rischi, compresi i costi e gli effetti collaterali. Il nostro obiettivo ultimo, come oncologi, è aiutare i pazienti a vivere la più lunga e migliore vita possibile, anche negli ultimi giorni di vita». 33 In breve Meno recidive col raddoppio della terapia ormonale CANCRO AL SENO Estendere da cinque a dieci anni l’uso della terapia ormonale nelle donne con cancro al seno consente di ridurre del 34 per cento le ricorrenze del tumore. Inoltre non peggiora in maniera significativa la qualità di vita. È questo il dato saliente di una sperimentazione i cui risultati sono stati discussi nella sessione plenaria del meeting Asco. «Una terapia più lunga con gli inibitori dell’aromatasi, inoltre, ha mostrato un effetto preventivo sul seno controlaterale sano», ha detto il principale autore dello studio, il direttore del Breast Cancer Re s e a rc h a l M a s s a c h u s e t t s General Hospital di Boston Paul Goss. Nonostante i risultati positivi sulla comparsa di un nuovo tumore, l’allungamento della terapia, però, non sembra migliorare i tassi di sopravvivenza. L’onda lunga della chemio DOPO IL CANCRO La diagnosi, la chirurgia e poi chemio o radio. Alla fine, dopo una traversata durata in alcuni casi anni, la consapevolezza che il cancro è alle spalle. Ma il tumore lascia strascichi che molte volte accompagnano il malato per il resto della vita. Per esempio, la neuropatia periferica indotta dalla chemioterapia. Si tratta di una sindrome dovuta ai danni causati dai chemioterapici al sistema nervoso e che si presenta con alterazioni della sensibilità, formicolii, sensazione come di punture di aghi soprattutto alle mani e ai piedi. Secondo uno studio presentato al meeting ASCO colpisce circa il 45 per cento delle donne che si sottopongono a chemio e, oltre a essere estremamente fastidiosa, raddoppia il rischio di cadute. È perciò fondamentale adottare strategie per la prevenzione delle cadute e delle fratture. Novità e conferme per il mieloma multiplo NUOVA ERA L’aggiunta di daratumumab a bortezomib e al desametasone migliora drasticamente i risultati nel trattamento del mieloma multiplo con un 61% di riduzione del rischio di progressione della malattia e morte. Ad annunciare i risultati «senza precedenti» del trial CASTOR è stato Antonio Palumbo, dell’Università di Torino, durante la sessione plenaria del meeting ASCO. Italiano anche un altro studio che ha confermato il trapianto autologo di cellule staminali come trattamento di prima scelta nel mieloma. «Il ruolo del trapianto è stato messo in discussione nell’«era dei nuovi agenti terapeutici» ha detto l’autore dello studio, Michele Cavo, dell’Università di Bologna. Ma, alla luce di un trial condotto su oltre mille persone, non ci sono ragioni valide per sostituire la pratica con le nuove terapie. speciale ASCO 2016 HEALTHDESK Un’arma in più contro il tumore dei bambini NEUROBLASTOMA Aggiungere un secondo trapianto di cellule staminali aumenta le probabilità di guarigione dei bambini affetti da neuroblastoma. È il risultato di un trial che ha confrontato su circa 350 bambini le potenzialità terapeutiche del singolo trapianto con quelle del trapianto ripetuto a 6-8 settimane dal primo. La ricerca ha mostrato che i bambini che subivano il doppio trattamento dopo tre anni avevano il 61,4% di probabilità di essere vivi e senza malattia a fronte del 48,4% dei bambini che avevano subito un solo trapianto. «Questa scoperta cambierà il modo in cui curiamo i bambini con neuroblastoma ad alto rischio» ha detto la prima firmataria dello studio, Julie R. Park, del Seattle Children’s Hospital. «Tuttavia, il regime che abbiamo usato è anche il più aggressivo e tossico tra quelli usati per trattare i bambini con cancro. Per questa ragione la ricerca dovrà focalizzarsi su due aspetti: esplorare i possibile effetti nel lungo termine di questa terapia e svilupparne di nuove e meno tossiche». Il neuroblastoma è il secondo più frequente tumore solido nei bambini e compare in genere prima dei sei anni di età. Oggi solo la metà dei bambini vive almeno cinque anni dalla diagnosi. UN PREMIO PER GIANNI BONADONNA Una app allunga la vita È stato assegnato a Kent Osborne del Baylor College of Medicine di Houston il Gianni Bonadonna Breast Cancer Award 2016. A Osborne è stato riconosciuto il merito di aver identificato meccanismi chiave nella resistenza ai farmaci ormonali e anti HER2. di un’applicazione web attraverso cui i pazienti con cancro al polmone avanzato riportano con cadenza settimanale i sintomi della malattia consente di prolungare di sette mesi l’aspettativa di vita. Il funzionamento della app è semplice: i dati inseriti dal paziente vengono valutati da un algoritmo che, in caso di peggioramento della MEGLIO LA MORFINA Anche per il dolore oncologico lieve, meglio la morfina a bassi dosaggi che oppioidi più blandi. È quanto emerge da uno studio italiano presentato al meeting ASCO. I pazienti in trattamento con morfina hanno mostrato una riduzione significativa del dolore nell’88% dei casi rispetto al 57% di quanti erano in trattamento con altri oppioidi. 35 INNOVAZIONE L’uso malattia, invia una notifica al medico. «Il follow up per sonalizzato reso possibile da questa applicazione ci aiuta a identificare le complicanze e i segni di recidive e offrire precocemente le terapie più appropriate» ha detto Fabrice Denis, ricercatore dell’Institut Inter-regional de C a n c é r o l o g i e Je a n Bernard di Le Mans, in Francia. Grazie alla app, l’aspettativa di vita dei pazienti è risultata essere di 19 mesi a fronte dei 12 mesi del gruppo di controllo. Le piccole attenzioni che rinforzano la terapia MAI SOLE Una ricerca della University of California di Los Angeles ha evidenziato come per le donne a basso reddito che abbiano superato la prima fase dei trattamenti contro il cancro al seno appositi piani di sostegno possono aumentare dell’8 per cento l’aderenza alle terapie. Non c’è bisogno di molto: informazione mirata sulle terapie, un infermiere che dedichi tempo a guidare la donna in questa nuova fase della vita, un medico (sempre lo stesso) disponibile e capace di instaurare una relazione. speciale ASCO 2016 HEALTHDESK Mieloma: quando la progressione è precoce COMBINAZIONE In pazienti con mieloma multiplo recidivato con una malattia in progressione precoce dopo la terapia iniziale o dopo il trapianto, carfilzomib, in combinazione con lenalidomide e d e s a m e t a s o n e, m i g l i o r a l a sopravvivenza libera da progressione della malattia e la percentuale di risposta completa rispetto alla sola terapia a base di lenalidomide e desametasone. È il risultato principale di un’analisi secondaria dello studio registrativo di Fase III ASPIRE. L’analisi ha dimostrato che i pazienti andati incontro a una recidiva entro un anno dalla terapia iniziale, se trattati con la combinazione KRd presentavano una sopravvivenza mediana libera da progressione di 24.1 mesi contro i 12.5 mesi dei pazienti in trattamento con Rd. Inoltre, la percentuale di risposta completa nel braccio KRd è stato di 79.3% rispetto a 61.1% del braccio Rd. Un passo avanti nella terapia dei linfomi TESTA A TESTA L’anticorpo monoclonale obinutuzumab raddoppia la sopravvivenza senza progressione della malattia (26,7 mesi vs 14,9 mesi) dei pazienti affetti linfoma follicolare, la forma più comune di linfoma non-Hodgkin indolente rispetto a rituximab. È il risultato dello studio registrativo di fase III GALLIUM che ha confrontato il regime costituito da obinutuzumab più chemioterapia seguito da obinutuzumab in monoterapia, con rituximab più chemioterapia seguito da rituximab in monoterapia. «I pazienti affetti da linfoma follicolare hanno bisogno continuamente di nuove e più efficaci opzioni terapeutiche iniziali perché questa malattia diventa sempre più difficile da trattare a ogni recidiva» ha detto Sandra Horning, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. NUOVA ARMA PER IL POLMONE Alectinib, farmaco che inibisce l’attività di ALK, riduce del 66% il rischio di peggioramento della malattia rispetto a crizotinib. Sono i dati di uno studio condotto su pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule ALK+ avanzato o recidivante. Al termine dello studio, durato quasi due anni, i pazienti in cura con alectinib non erano ancora andati in progressione rispetto alla progressione libera da malattia di 10,2 mesi nei pazienti trattati con crizotinib. Migliora la sopravvivenza dei pazienti con cancro al rene CABOZANTINIB Lo studio clinico di fase III METEOR, condotto in pazienti con carcinoma renale in stadio avanzato che non rispondevano a precedenti terapie, ha evidenziato un aumento della sopravvivenza con il farmaco cabozantinib rispetto a everolimus. In particolare, i pazienti in trattamento con il nuovo medicinale hanno mostrato nel trial una sopravvivenza globale di 21,4 mesi rispetto ai 16,5 di quelli in cura con everolimus. 36 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK Manovra a tenaglia per il tumore ovarico DOPPIA VIA Per le donne con Cancro alla prostata: farmaci alla prova della vita reale ABIRATERONE Risultati ottimi tumore all’ovaio in stadio avanzato che abbiano già subito un intervento chirurgico, la somministrazione della chemioterapia per via peritoneale (direttamente nell’addome) oltre che endovena è più efficace della sola somministrazione per via endovenosa. nei trial clinici. Ma cosa succede quando i farmaci si scontrano con la complessità della vita reale? A questa domanda hanno cercato di rispondere quattro analisi presentati all’ASCO 2016 che hanno valutato gli effetti che può avere la terapia con abiraterone in termini di peggioramento, o insorgenza, delle problematiche che più frequentemente colpiscono gli uomini affetti da tumore metastatico alla prostata resistenti alla castrazione. In particolare, le analisi si sono concentrate sui pazienti cardiopatici, quelli con implicazioni cognitive e quelli con patologie ossee. «Questo quadro di patologie delinea una tipologia di uomo che è poi quello che curiamo nella pratica reale di tutti i giorni» ha detto Giuseppe Procopio, responsabile S.S. Oncologia medica genito-urinaria della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori. Tutte le analisi hanno confermato il profilo di efficacia e sicurezza favorevole per il farmaco. In una sperimentazione condotta su quasi 300 donne, quelle a cui era praticata la doppia somministrazione avevano un rischio di peggioramento della malattia del 23,3% rispetto al 42,2% di quelle che ricevevano la chemio solo endovena. La sopravvivenza globale è risultata 59,3 mesi nel primo gruppo e del 38,1 nel secondo. Cancro al pancreas: c’è chemio dopo la chemio SECONDA LINEA La combinazione di nab- paclitaxel e gemcitabina usata in prima linea nel trattamento del tumore del pancreas consente a un’ampia fetta di malati di ricevere un successivo trattamento di seconda linea al momento della progressione della malattia. È il risultato principale di uno studio italiano presentato all’ASCO 2016 da cui è emerso che oltre la metà dei pazienti (55%) trattati con la combinazione ha potuto ricevere una seconda linea; la prosecuzione del trattamento antiblastico ha determinato un miglioramento della sopravvivenza che si è attestata sui 13,5 mesi rispetto ai 6,5 mesi dei pazienti che non hanno ricevuto la seconda linea chemioterapica. 37 L’Italia all’Asco La ricerca italiana non sfigura all’Asco. Se restano inarrivabili gli Stati Uniti con 2.967 abstract presentati al congresso, il nostro Paese si conferma comunque tra i grandi della ricerca oncologica. Con 186 abstract si situa subito dopo Cina (279), Giappone (270), Francia (245), Canada (242), Germania (199), Inghilterra (195). Quello che segue è l’elenco degli studi presentati al meeting ASCO 2016 il cui primo firmatario lavori per un’istituzione italiana (i titoli rimandano agli abstract sul sito ASCO). ‣ Incidence, characteristics and treatment of fatigue in oncological cancer patients (PTS) in Italy: A cross-sectional study Fausto Roila et al. ‣ Variety of hormones produced by rare neuroendocrine tumors (NETs): Examination of epidemiology and prognostic factors for NETs in Italy Silvia Fanello et al. ‣ Malignant pleural mesothelioma (MPM): Outcome of 352 patients (pts) treated by a dedicated multidisciplinary team (MT) in the highly asbestos polluted area of Casale Monferrato, Piedmont (Italy) Federica Grosso et al. ‣ Copy number analysis by high resolution cytogenetic analysis affymetrix oncoscan FFPE array of intraductal papillary neoplasms of the pancreas Silvia Vecchiarelli et al. ‣ First-line FOLFIRI and bevacizumab in patients with advanced colorectal cancer prospectively stratified according to serum LDH: Final results of the Italian Research Group for Digestive Tract Cancer (GISCAD) CENTRAL (ColorEctalvastiNTRiAlLdh) and SENTRAL (Serum angiogenesiscENTRAL) analysis Mario Scartozzi et al ‣ Use of acute-devoted departments (ADD) in cancer patients at the end of life in an Italian homogeneous area: Preliminary data Ilaria Panzini et al. PRO-BMI study: prognostic role of body mass index (BMI) in metastatic castration resistant prostate cancer (mCRPC) patients receiving chemotherapy Marcello Tucci et al. speciale ASCO 2016 HEALTHDESK ‣ Safety and efficacy of FOLFOXIRI with or without targeted agents as first-line treatment of selected elderly metastatic colorectal cancer patients: A pooled analysis of GONO studies Mariaelena Casagrande et al. ‣ CARAMEL study: Clinical prognostic biomarkers for ipilimumab-related outcome in metastatic melanoma patients. Laura Orgiano et al. ‣ TARIBO trial: Targeted therapy with or without nephrectomy in metastatic renal cell carcinoma (mRCC)—Liquid biopsy for biomarkers discovery Elena Verzoni et al. ‣ First-line FOLFOX-4 plus panitumumab followed by 5-FU/LV plus panitumumab or single-agent panitumumab as maintenance therapy in patients (pts) with RAS wild-type, metastatic colorectal cancer (mCRC): The VALENTINO study Filippo Pietrantonio et al. ‣ Cut-off analysis and prognostic relevance of Ki67 for resected early stage pure invasive lobular breast carcinoma (ILC) Luisa Carbognin et al. ‣ Open-label, randomized, multicenter, phase II trial designed to compare the efficacy of CAPTEM combination versus FOLFIRI as second line treatment in patients (pts) who have progressed on or after first-line oxaliplatin-containing chemotherapy for advanced, MGMT methylated, RAS mutated colorectal cancer (CRC) Rosa Berenato et al. ‣ Italian multicenter phase III randomized study of cisplatin-etoposide with or without bevacizumab as first-line treatment in extensive stage small cell lung cancer (SCLC): GOIRC-AIFA FARM6PMFJM trial Marcello Tiseo et al. ‣ Vinflunine (VFL) in patients (pts) with metastatic transitional cell carcinoma of the urothelial tract (mTCCU): Clinical outcome and prognostic factors in a nationwide, reallife setting (MOVIE trial) Rodolfo Passalacqua et al. ‣ Correlates of toxicity in metastatic melanoma patients treated with ipilimumab Sara Valpione et al. ‣ Does the duration of adjuvant temozolomide impact survival in glioblastoma patients? A retrospective analysis from an Italian registry (GLIOSTRY) Roberta Ruda et al. ‣ Lactate dehydrogenase (LDH) levels to predict benefit from the continuation of bevacizumab (bev) beyond progression in metastatic colorectal cancer (mCRC): Subgroup analysis of the randomized BEBYP study Federica Marmorino et al. ‣ Italian cohort of nivolumab Expanded Access Programme (EAP): preliminary data from a real-world population Lucio Crino et al. ‣ TRIBE-2 by GONO group: A phase III strategy study in the first- and second-line treatment of unresectable metastatic colorectal cancer (mCRC) patients Chiara Cremolini et al. ‣ Impact of second-line treatment (2L T) in advanced pancreatic cancer (APDAC) patients (pts) receiving first line NabPaclitaxel (nab-P) + Gemcitabine (G): an Italian multicentre real life experience Guido Giordano et al. ‣ Oral Anticancer Therapy Project: clinical utility of a specific home care nursing program Massimo Cirillo et al. ‣ Real-life effectiveness of T-DM1 in heavily pretreated HER2-positive advanced breast cancer patients: An Italian observational study Alessandra Fabi et al. ‣ Propensity score analysis investigating the role of hormonal maintenance (HM) for advanced breast carcinoma with luminal subtype (ABC-Lum): Implication for 39 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK prognostic modeling, post-progression and conditional survival (PPS/CS) Luisa Carbognin et al. ‣ Prognostic factors in 868 advanced gastric cancer patients exposed to second-line therapy Valentina Fanotto et al. ‣ Eribulin plus trastuzumab in pretreated HER2-positive advanced breast cancer (ABC) patients: Results on safety and efficacy —An Italian multicenter experience Stefania Eufemia Lutrino et al. ‣ The role of clinical characteristics and molecular biomarkers in low grade gliomas (LGG): A GICNO study Alba Ariela Brandes et al. ‣ First-line pazopanib in non-clear cell renal carcinoma: The Italian retrospective multicenter PANORAMA study Sebastiano Buti et al. ‣ Ovarian stimulation for infertility treatment and cancer risk: An Italian cohort study Matteo Puntoni et al. ‣ Poor prognosis of triple negative phenotype in endometrial cancer patients Rosa Porzio et al. ‣ Analysis of early distant metastases of STAR-01: A randomized phase III trial comparing preoperative chemoradiation with or without oxaliplatin in locally advanced rectal cancer Sara Lonardi et al. ‣ Factors modulating worry and risk perception of breast cancer in a prevention trial of low dose tamoxifen in postmenopausal hormone users Gabriella Rondanina et al. ‣ Modified FOLFOXIRI (mFOLFOXIRI) plus cetuximab (cet), followed by cet or bevacizumab (bev) maintenance, in RAS/ BRAF wild-type (wt) metastatic colorectal cancer (mCRC): Results of the phase II randomized MACBETH trial by GONO Carlotta Antoniotti et al. ‣ A single-Institution retrospective analysis of metastatic bronchial carcinoids with a focus on recurrence pattern Marta Peri et al. ‣ Does oral alpha lipoic acid prevent oxaliplatin-induced peripheral neuropathy? A randomized, double-blind, parallel-arm, placebo-controlled trial Maria Giuseppa Vitale et al. ‣ Final results of STAR-01: A randomized phase III trial comparing preoperative chemoradiation with or without oxaliplatin in locally advanced rectal cancer Carlo Aschele et al. ‣ Radioembolization (SIRT) as a consolidation treatment in colorectal liver metastases after first line chemotherapy Enrico Cortesi et al. ‣ Mediterranean Diet influences breast cancer relapse: preliminary results of the SETA PROJECT Claudia Biasini et al. ‣ Anxiety, depression in lung cancer and the predictive role of unmet needs: Data from a national multicenter study (E-LUNG) Mario Airoldi et al. ‣ Trend in treatment aggressiveness at the end of life in an Italian homogeneous area: Preliminary data Davide Tassinari et al. ‣ Short, full-dose adjuvant chemotherapy (CT) in high-risk adult soft tissue sarcomas (STS): Long-term follow-up of a randomized clinical trial from the Italian Sarcoma Group and the Spanish Sarcoma Group Elena Palassini et al. ‣ Psychological status and pain outcome evaluation in patients with painful bone metastases from castration resistant prostate cancer treated with 223Radium Viviana Frantellizzi et al. 40 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK ‣ Tumor response assessment by Choi criteria in localized high-risk soft tissue sarcoma (STS) treated with chemotherapy (CT): Update at 10-year follow-up of an exploratory analysis on a phase III trial Silvia Stacchiotti et al. ‣ Pharmacological interaction and side effects in oncohaematology: a retrospective observational study Elena Tenti et al. ‣ The (Emotive) worm at the core: The role of emotional problems in the process from physical suffering to psychological distress—A multiple step mediation analysis Alessandro Rossi et al. ‣ Individual patient data meta-analysis of the IMPACT of treatment site on the outcome of head and neck cancer patients treated within 6 randomized trials Paolo Bossi et al. ‣ Italian perspective bone metastases (BM) database: The first one-year experience Alberto Bongiovanni et al. ‣ A randomized, open label, multicenter phase 2 study to evaluate the efficacy of sorafenib in patients (pts) with advanced renal cell carcinoma (RCC) after radical resection of metastases: RESORT trial Giuseppe Procopio et al. Maria Ornella Nicoletto et al. ‣ Assessment of prognostic factors in metastatic castration-resistant prostate cancer (mCRPC) patients (pts) treated with abiraterone acetate (AA) after docetaxel (DOC) Carla Cavaliere et al. ‣ Randomized phase II study of first-line FOLFOX plus panitumumab (pan) versus 5FU plus pan in elderly RAS and BRAF wild-type (wt) metastatic colorectal cancer (mCRC) patients (pts): The PANDA study Roberto Moretto et al. ‣ An initial geriatric evaluation in older patients with urological cancer to improve the non-oncological side of follow Silvio Monfardini et al. ‣ Evaluation of safety and activity of everolimus plus exemestane in metastatic breast cancer: A single institution experience Ilaria Ferrarini et al. ‣ Assessment of nutritional and inflammatory status to determine the prevalence of malnutrition in patients undergoing surgery for colorectal carcinoma Antonella Daniele et al. ‣ Assessment of clinical outcomes and prognostic factors in patients (pts) with nonsmall cell lung carcinoma (NSCLC) and brain metastases (BM): Results from a single institution Mariachiara Dipasquale et al. ‣ MicroRNA and erlotinib: possible correlation with the response in patients with metastatic lung cancer Maria Pagano et al. ‣ Molecular profile in non-small cell lung cancers (NSCLCs) occurring in elderly Caterina Fumagalli et al. ‣ Use of Meriva as complementary therapy of locally advanced or metastatic pancreatic cancer (PC) with gemcitabine (GEM) Caterina Solda et al. ‣ Results of the phase II TRUST trial of induction treatment with FOLFOXIRI + bevacizumab (BV) followed by chemoradiotherapy (CRT) plus BV and surgery in locally advanced rectal carcinoma (LARC) Gianluca Masi et al. ‣ Efficacy and safety of bevacizumab in elderly or unfit patients with metastatic colorectal cancer: A systematic review and metaanalysis Lorenzo Antonuzzo et al. ‣ Intraperitoneal chemotherapy in pretreated ovarian cancer patients matched with patients treated with parenteral chemotherapy ‣ Survival and outcome data observed in 98 patients affected by acute myeloid leukemia undergoing chemotherapy consolidation 41 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK courses treatment followed by autologous bone marrow transplantation (auto-BMT) Giovanni Marconi et al. Gianpiero Fasola et al. ‣ Prospective evaluation of the cardiovascular safety profile of abiraterone acetate (AA) in mCRPC patients (pts) Veronica Prati et al. ‣ Thyroid dysfunction in disguise and treatment-related fatigue in the spotlight among metastatic colorectal cancer patients receiving regorafenib: Implications for clinical management Laura Orgiano et al. ‣ The MITO8 phase III international multicenter randomized study testing the effect on survival of prolonging platinum-free interval (PFI) in patients with ovarian cancer (OC) recurring between 6 and 12 months after previous platinum-based chemotherapy: A collaboration of MITO, MANGO, AGO, BGOG, ENGOT, and GCIG Sandro Pignata et al. ‣ Clonal evolution and drug resistance in the blood of patients with metastatic solid tumors responding to targeted therapies: The CORNUCOPIA study Alberto Bardelli et al. ‣ Role of TP53 mutations in predicting response to TKI treatment in EGFR-mutated NSCLC patients Paola Ulivi et al. ‣ Association of different EGFR mutations with different outcomes in EGFR-mutated NSCLC patients treated with tyrosine kinase inhibitors Paola Ulivi et al. ‣ A circulating miRNA signature to implement diagnostic imaging analysis in young earlystage breast cancer patients Laura Paladini et al. ‣ Molecular biomarkers in early-stage lung cancer Elena Guerini Rocco et al. ‣ Modified dose-dense taxotere cisplatin fluorouracil regimen (mTCF-dd) in a large cohort of patients (pts) with metastatic or locally advanced non-squamous gastroesophageal cancer (GEC) Laura Toppo et al. ‣ KRAS mutations as potential mechanism of crizotinib acquired resistance: a study on circulating tumor DNA Marzia Del Re et al. ‣ Fully automated PCR detection of KRAS mutations on pancreatic endoscopic ultrasound fine needle aspirates Dario De Biase et al. ‣ Prognostic and predictive role of tumorinfiltrating lymphocytes in luminal b subtype breast cancer treated with neoadjuvant chemotherapy: A retrospective monoinstitutional case series Matteo Duca et al. ‣ Everolimus in combination with Octreotide LAR in first line setting for patients with neuroendocrine tumors (I.T.M.O. study): A 5years update Emilio Bajetta et al. ‣ Cancer stem cells related marker CD44 and Notch activation in metastatic colon cancer patients Francesca Negri et al. ‣ EGFR mutation detection on lung cancer cytological specimens by the rapid and fully integrated Idylla molecular diagnostics system Caterina de Luca et al. ‣ Adjuvant chemoradiotherapy association in advanced soft tissue sarcoma patients: Safety and outcome in a retrospective series Daniela Greto et al. ‣ Screening with low-dose computed tomography (LDCT) of asbestos-exposed subjects and lung cancer (LC) mortality ‣ Temozolamide and irinotecan in metastatic Ewing sarcoma: An Italian Sarcoma Group 42 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK and Royal Marsden Hospital join study Emanuela Palmerini et al. Giovannella Palmieri et al. ‣ Solitary fibrous tumour relapsing with a single bone metastasis: Report of five cases Vittoria Colia et al. ‣ Percutaneous electrochemotherapy of malignant main portal veins thrombosis: a prospective case series Luciano Tarantino et al. ‣ BONADIUV trial: A single blind, randomized placebo controlled phase II study using oral ibandronate for osteopenic women receiving adjuvant aromatase inhibitors: Final safety analysis Lorenzo Livi et al. ‣ Progression patterns after EGFR tyrosine kinase inhibitors (TKIs) in EGFR-mutated (EGFR-mut+) non small cell lung cancers (NSCLCs): Correlations with clinical oucomes Alessandro Russo et al. ‣ Effectiveness of antiangiogenic drugs (ADs) in glioblastoma (GBM) patients (PTS): A metanalysis of randomized clinical trials (RCTs) Giuseppe Lombardi et al. ‣ Prognostic factors in pancreatic adenocarcinoma: Data from a high resolution cancer registry (HRCR) of Reggio Emilia province Romano Sassatelli et al. ‣ Preliminary safety and activity of perioperative triplet chemotherapy plus bevacizumab (bev) in patients with borderline resectable colorectal cancer liver metastases (CLM) Alessia Mennitto et al. ‣ Final results of neutrophil-to-lymphocyte ratio (NLR) as a prognostic marker in advanced pancreatic cancer patients treated with Nab-paclitaxel plus Gemcitabine Jole Ventriglia et al. ‣ Functional imaging as a tool in individualized treatment in advanced thymic epithelial tumors Giovannella Palmieri et al. ‣ The FUNNEL: A molecular multiplex triage for precision medicine in metastatic colorectal cancer Francesco Leone et al. ‣ Tremelimumab and durvalumab (MEDI4736) combination for first and second-line treatment of mesothelioma patients: The NIBIT-MESO-1 study Luana Calabrò et al. ‣ Human equilibrative nucleoside transporter 1 as a predictor of efficacy to gemcitabine in angiosarcoma and leiomyosarcoma Bruno Vincenzi et al. ‣ Influence of ADIPOQ rs266729 G/C gene polymorphism on serum adiponectin and correlation with metabolic syndrome in colorecatal cancer patients Rosa Divella et al. ‣ Influence of melanocortin-1 receptor (MC1R) polymorphisms on clinical outcomes of patients with metastatic melanoma harboring the BRAF mutation and treated with BRAF inhibitors Sabino Strippoli et al. ‣ Safety and efficacy of new techniques of radiotherapy in oligometastatic recurrence ovarian cancer (ROC) patients with BRCA 1/2 mutation. A monoistitutional experience Giuseppa Scandurra et al. ‣ Effect of radium 223 on remission of bone metastases in androgen receptor-positive (AR +) salivary duct carcinoma (SDC) of the parotid Mario Airoldi et al. ‣ Cisplatin (C)-paclitaxel (P) chemotherapy (CT) regimen with concurrent radiotherapy (RT) in local advanced (LACC) or recurrent (LRCC) cervical cancer: 14 year-results of a ‣ Thymic carcinomas are all the same disease? A monocentric experience 43 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK ‣ Translational impact of patient-derived glioblastoma tumorspheres Maurizio Martini et al. phase II study Milena Bruzzone et al. ‣ A phase 1b trial with the combination of trabectedin and olaparib in relapsed patients (pts) with advanced and unresectable bone and soft tissue sarcomas (BSTS): An Italian sarcoma group (ISG) study Giovanni Grignani et al. ‣ c-Myc expression as a key-marker in the colorectal cancer resistance to EGFR inhibitors Maurizio Martini et al. ‣ Weekly nab-paclitaxel in elderly patients with classic Kaposi sarcoma. Francesco Iuliano et al. ‣ Predictive role of clinical benefit (CB) at 1st line on the outcome of subsequent lines in metastatic breast cancer (MBC) patients: analysis of a “real life” population Ornella Garrone et al. ‣ Biological effects of cabozantinib on bone microenvironment Francesco Pantano et al. ‣ Chemotherapy (CT) for advanced soft tissue sarcoma (STS) in older patients (pts): Toxicity and outcomes in a single center experience Antonella Brunello et al. ‣ Effectiveness of cytotoxic agent etoposide after biological therapy in advanced thymic tumours Vincenzo Damiano et al. ‣ Survival analysis of 409 consecutive patients with newly diagnosed acute myeloid leukemia treated with intensive induction therapy, with or without the addition of gemtuzomabozagomicin (GO) Cristina Papayannidis et al. ‣ HER2-amplification level and tumorinfiltrating lymphocytes in breast cancer patients treated with neoadjuvant trastuzumab Cristina Masini et al. ‣ Sunitinib (SM) in advanced extraskeletal myxoid chondrosarcoma (EMC): Updated analysis in 11 patients (pts) Salvatore Provenzano et al. ‣ Association of increased survival in glioblastoma patients treated with dendritic cell vaccinations and temozolomide with increased activity of NK cells and ABCC3 expression Gaetano Finocchiaro et al. ‣ Females versus males: Clinical features and outcome differences in large molecularly selected cohort of mCRC patients Marta Schirripa et al. ‣ Endocrine therapy for ovarian cancer: A systematic review and meta-analysis of phase II studies Laura Paleari et al. ‣ Development and validation of a new prognostic score on 4,646 patients with luminal-like breast cancer (BC) enrolled in 7 randomized prospective trials Caterina Fontanella et al. ‣ Doxorubicin plus dacarbazine (DTIC) in advanced solitary fibrous tumor (SFT): An Italian retrospective case series analysis Maristella Saponara et al. ‣ M1-polarized macrophages as predictor of poor response to trabectedin treatment in myxoid liposarcoma Bruno Vincenzi et al. ‣ Androgen receptor (AR) immunohistochemical (IHC) expression in muscle invasive (miUC) or metastatic urothelial carcinoma (mUC): Evaluating a potential target for treatment Daniele Raggi et al. ‣ Establishment of a “near patient model” of dedifferentiated liposarcoma: A proof of concept of the usefulness of zebrafish model 44 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK sequence analysis of tumor tissue specimens limited by size and or tumor content Valeria Sero et al. Chiara Liverani et al. ‣ Ranolazine after doxorubicin treatment: Cardioprotective effects in vitro and in vivo Nicola Maurea et al. ‣ T memory cells in the tumor invasive margins affect survival in colon cancer (CC) but not in breast cancer (BC) Marco Carlo Merlano et al. ‣ Survival analysis of patients carrying different FLT3 mutations (internal tandem duplication (ITD) and tyrosine kinase domain (TKD) mutations) in 459 consecutive non M3 newly diagnosed acute myeloid leukemia (AML) Eugenia Franchini et al. ‣ Circulating AR copy number and outcome to enzalutamide in patients with metastatic castration-resistant prostate cancer after docetaxel Samanta Salvi et al. ‣ Successful treatment of good syndrome and pure red cell aplasia in thymic epithelial tumors Margaret Ottaviano et al. ‣ NOS2 polymorphisms in the prediction of benefit from FOLFIRI plus bevacizumab in mCRC patients enrolled in TRIBE trial Marta Schirripa et al. ‣ Programmed cell death ligand 1(PD-L1), Programmed death 1+(PD-1) lymphocytes and Tumor infiltrating lymphocytes (TILs): are they playing a role in predicting response to anti-PD-1 therapies? Chiara Bennati et al. ‣ Neoadjuvant chemotherapy in cervical cancer patients: a single institution experience Matilde Destefanis et al. ‣ Prognostic and predictive role of circulating eNOS and EPHB4 in metastatic colorectal cancer patients receiving bevacizumab Giorgia Marisi et al. ‣ Serum metabolomics as biomarkers to differentiate early from metastatic disease and predict relapse in elderly colorectal cancer (CRC) patients Anna Rachelle Austria Mislang et al. ‣ Impact on survival of catastrophic karyotype events in 101 consecutive acute myeloid leukemia (AML) patients: High risk karyotype and chromothripsis Maria Chiara Fontana et al. ‣ Quantification and monitoring of treatment response in EGFR mutant non-small cell lung cancer patients using Digital PCR and Therascreen in plasma cell-free tumour DNA Vienna Ludovini et al. ‣ Phase I study of mTORC1/2 inhibitor BI 860585 as single agent or with exemestane or paclitaxel in patients with advanced solid tumors Filippo G. De Braud et al. ‣ A phase Ib study combining the secondgeneration DNA hypomethylating agent (DHA) guadecitabine (SGI-110) and ipilimumab in patients with metastatic melanoma: the NIBIT-M4 Study Anna Maria Di Giacomo et al. ‣ Circulating neuroendocrine transcripts and gene cluster analysis to predict the efficacy of peptide radioreceptor therapy Lisa Bodei et al. ‣ Identification of factors influencing chemotherapy-induced nausea and vomiting (CINV) treatment compliance – results from quantitative market research Pierfrancesco Ruffo et al. ‣ ETNA (Evaluating Treatment with Neoadjuvant Abraxane) randomized phase III study comparing neoadjuvant nabpaclitaxel (nab-P) versus paclitaxel (P) both followed by anthracycline regimens in women with HER2-negative high-risk breast cancer: ‣ Single-cell sorting and recovery of pure tumor cell populations to enable molecular 45 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK A MICHELANGO study Luca Gianni et al. breast cancer Claudia Omarini et al. ‣ Risk of unplanned presentations and hospital admission in lung cancer patients: Insights from the experience of a single institution Elisa De Carlo et al. ‣ Role of SBRT with VMAT technique and FFF beams for lymph-node metastases in oligometastatic patients from genitourinary malignancies Giuseppe Roberto D’Agostino et al. ‣ Impact of lactate dehydrogenase (LDH) and absolute lymphocyte count (ALC) on outcome of previously treated patients with malignant pleural mesothelioma (MPM) receiving chemotherapy (CT) with or without NGR-hTNF in the phase 3 trial NGR015 Vanesa Gregorc et al. ‣ A randomized phase 2 study of abemaciclib versus docetaxel in patients with stage IV squamous cell lung cancer (SqCLC) previously treated with platinum-based chemotherapy Giorgio V. Scagliotti et al. ‣ Patient-reported outcomes (PROs) in the double-blind phase 3 trial (NGR015) with NGR-hTNF plus best investigator choice (BIC) versus placebo plus BIC for previously treated patients with malignant pleural mesothelioma (MPM) Vanesa Gregorc et al. ‣ ReTHINK: A randomized, double-blind, placebo-controlled, multicenter, phase 3 study of ruxolitinib in early myelofibrosis patients Francesco Passamonti et al. ‣ Salvage high-dose chemotherapy in female patients with relapsed/refractory germ cell tumors: The EBMT experience Ugo De Giorgi et al. ‣ Prognosis of brain metastasis (BM) in metastatic renal cell carcinoma (mRCC): Experience from Gustave Roussy (IGR) Annalisa Guida et al. ‣ The RISC nomogram (RN) to predict overall survival (OS) of patients (pts) with metastatic urothelial carcinoma (mUC) receiving firstline platinum-based combination chemotherapy (CT) Andrea Necchi et al. ‣ Residual disease after HER2-directed therapies in the neosphere study: Modulation of tumor lymphocyte infiltration (TIL) and prognosis Giampaolo Bianchini et al. ‣ Upfront autologous stem cell transplantation (ASCT) versus novel agent-based therapy for multiple myeloma (MM): A randomized phase 3 study of the European Myeloma Network (EMN02/HO95 MM trial) Michele Cavo et al. ‣ Cell-free DNA detected by “liquid biopsy” as a potential prognostic biomarker in patients with different subtypes of breast cancer Sara Ravaioli et al. ‣ PD-1/PD-L1 expression and regorafenib clinical efficacy on refractory pancreatic cancer patient Veronica Varchetta et al. ‣ Suggested reclassification strategy applied to intermediate and poor risk nonseminomatous germ cell tumors (NSGCT): A two-institution combined analysis Andrea Necchi et al. ‣ KRAS and BRAF as prognostic biomarkers in patients undergoing surgical resection of colorectal cancer liver metastasis: a systematic review and meta-analysis Francesco Passiglia et al. ‣ Correlation of circulating tumor cells (CTCs) with peripheral blood leukocytes to predict outcome in metastatic breast cancer (MBC) Ugo De Giorgi et al. ‣ Predictive role of haemoglobin on disease response to neoadjuvant chemotherapy in ‣ KEYNOTE-185: a randomized, open-label phase 3 study of pembrolizumab in 46 speciale ASCO 2016 HEALTHDESK combination with lenalidomide and low-dose dexamethasone in newly diagnosed and treatment-naive multiple myeloma (MM) Antonio Palumbo et al. survival rate and definition of a risk score for recurrence Elettra Merola et al. ‣ BERIL-1: Biomarker results from targeted sequencing of circulating tumor DNA (ctDNA) and archival tissue in a randomized phase II study of buparlisib (BKM120) or placebo plus paclitaxel in patients with head and neck squamous cell carcinoma (HNSCC) Lisa F. Licitra et al. ‣ A phase Ib study of lapatinib plus pegylated liposomal doxorubicin in patients with advanced HER2-positive breast cancer Andrea Rocca et al. ‣ Early neutrophil to lymphocyte ratio dynamics to predict progression free survival in patients treated with immune-checkpoint inhibitors Michele Moschetta et al. ‣ Lume-meso: A double-blind, randomized, phase II/III study of nintedanib (N) + pemetrexed (P)/cisplatin (C) followed by maintenance N versus placebo + P/C followed by maintenance placebo for patients with unresectable malignant pleural mesothelioma (MPM) Giorgio V. Scagliotti et al. ‣ Phase II trial of CC-486, a DNA methyltransferase inhibitor, in combination with fulvestrant in postmenopausal women with ER+, HER2- metastatic breast cancer who have progressed on an aromatase inhibitor (AI) Mario Campone et al. ‣ Nivolumab (NIVO) safety in patients with advanced melanoma (MEL) who have progressed on or after ipilimumab (IPI): a single-arm, open-label, multicenter, phase II study (CheckMate 172) Paolo Antonio Ascierto et al. ‣ Prognostic effects of clinical and tumor (t) factors in bevacizumab (BEV)-treated patients (pts) with ovarian cancer (OC) Nicoletta Colombo et al. ‣ Two phase 3 studies of the oral proteasome inhibitor (PI) ixazomib for multiple myeloma (MM) in the maintenance setting: TOURMALINE-MM3, and -MM4 Antonio Palumbo et al. ‣ Follow up analysis by exosomal miRNAs in EGFR mutated non-small cell lung cancer (NSCLC) patients during osimertinib (AZD9291) treatment: A potential prognostic biomarker tool Marco Giallombardo et al. ‣ A phase II, double-blind study of galunisertib +gemcitabine (GG) vs gemcitabine+placebo (GP) in patients (pts) with unresectable pancreatic cancer (PC) Davide Melisi et al. ‣ ARGX-111 shows activity in MET-amplified patients in a phase-I study and in preclinical models of myeloid-derived suppressor cell (MDSC) depletion in the tumor microenvironment Christian Diego Rolfo et al. ‣ Phase III randomized controlled study of daratumumab, bortezomib, and dexamethasone (DVd) versus bortezomib and dexamethasone (Vd) in patients (pts) with relapsed or refractory multiple myeloma (RRMM): CASTOR study Antonio Palumbo et al. ‣ The PRONTO amyloidosis study: A randomized, double-blind, placebocontrolled, global, phase 2b study of NEOD001 in previously treated subjects with light chain amyloidosis and persistent cardiac dysfunction Giampaolo Merlini et al. ‣ Baseline quality of life (QOL) as a predictor of stopping chemotherapy early, and of overall survival, in platinum-resistant/ refractory ovarian cancer (PRROC): The GCIG symptom benefit study (SBS) Felicia Roncolato et al. ‣ Curative resection in digestive neuroendocrine neoplasms: Recurrence-free 47 healthdesk Testata registrata presso il Tribunale di Roma, n. 53/2014 direttore responsabile: Michele Musso Speciale Asco a cura di Antonino Michienzi Mad Owl srl via Graziano, 32 00165 Roma partita IVA: 12244171000