SPECIALE: Le fonti pseudostoriche del Ciclo di Dune

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SPECIALE: Le fonti pseudostoriche del Ciclo di Dune
SPECIALE: Le fonti pseudostoriche del Ciclo di Dune
Luca Mariot
Scrivere la storia è soprattutto un procedimento di distrazione.
La maggior parte dei resoconti storici distolgono l'attenzione
dalle influenze segrete che stanno dietro ai grandi eventi.
Il bashar Teg
Introduzione
La caratteristica fondamentale del Ciclo di Dune scritto da Frank Herbert è, senza ombra di
dubbio, il fatto di non essere una semplice serie di romanzi di fantascienza, ma la
rappresentazione di un vero e proprio mondo immaginario. A contorno di trame complesse
dagli echi quasi shakesperiani, l'autore ha affrescato un intero universo letterario
tratteggiandone la cultura, l'ecologia, la filosofia, la scienza e la religione. Un universo
ambientato in un'era remotissima rispetto alla nostra, oltre 20000 anni nel futuro (ricordiamo
che l'anno 10191, dal quale prende avvio la trama del primo romanzo del Ciclo, è da
intendersi dopo la fondazione della Gilda Spaziale, e corrisponde all'incirca al nostro 21267
d.C.). Eppure, pur trattandosi di racconti di un futuro lontanissimo, leggendo i libri
dell'Esalogia si ha la netta impressione di avere a che fare con testi storici, cioè narranti
eventi passati: è come se il narratore fosse a sua volta uno storiografo di un'epoca posteriore
a quella delle vicende riportate nei libri. Per dirla con le parole di O'Reilly nella sua
monografia Frank Herbert, insomma,
Eroismo, leggenda, filosofia--Dune ha tutti questi elementi, inseriti con maestria nella visione di un futuro che
quasi si potrebbe credere già accaduto, una storia rapita dal posto che le spetta di diritto millenni prima. (p. 1)
Quali sono gli elementi narrativi della Saga di Dune che contribuiscono a dare questa
impressione di storicità (o meglio, di pseudostoricità) al lettore? Possiamo evidenziarne
almeno tre:
•
•
Le epigrafi di inizio capitolo. Le epigrafi sono delle piccole citazioni o poemi posti
all'inizio di un'opera letteraria. Nel campo della letteratura fantascientifica, la tradizione
di inserire delle epigrafi fittizie (ovvero estratte da opere immaginarie interne
all'universo descritto dallo stesso romanzo) può essere fatta risalire ad Asimov e al suo
Ciclo della Fondazione, nel quale alcuni capitoli si aprono con una citazione
dell'Enciclopedia Galattica. Herbert, nei libri di Dune, sistematizzò questo approccio
facendo iniziare ciascun capitolo con un'epigrafe. Ciò conferisce all'universo descritto
nell'Esalogia un'intera biblioteca immaginaria composta da decine di opere storiche “inuniverse”, che supportano e in un certo senso autenticano la narrazione.
Stralci di documenti pseudostorici. Accanto alle epigrafi, che sicuramente costituiscono
l'esempio predominante di “fonte pseudostorica” nel Ciclo di Dune, troviamo anche
degli stralci di documenti riportati direttamente all'interno della narrazione, oppure alla
fine dei romanzi. Nel primo caso si può fare l'esempio del brano estratto da Muad'Dib.
Un'analisi storica di Bronso d'Ix (con cui si apre il Messia di Dune) oppure del
Frammento Welbeck (che compare nell'Imperatore-dio di Dune). Nel secondo caso
l'unico esempio notevole sono ovviamente le sei appendici poste alla fine del primo
•
romanzo del Ciclo, Dune. Esse sono, probabilmente, l'unico componimento organico e
non frammentario in tutta l'Esalogia che analizza e descrive in profondità gli aspetti
principali dell'Universo di Dune (l'ecologia del pianeta Arrakis, la storia delle religioni
dell'ecumene duniano, i termini maggiormente usati nell'Impero, ecc.).
Riferimenti alla nostra storia reale. Non mancano, infine, dei riferimenti a personaggi e
ad eventi della nostra storia, anche se sono molto rari e disseminati nel corso della
narrazione. Ne è un esempio il passo del Messia di Dune in cui vengono menzionati
Gengis Khan e Hitler. Sempre in quel punto viene anche fornita una spiegazione del
perché le fonti storiche risalenti alla nostra epoca siano così poche: a quanto pare, la
furia luddista della Jihad Butleriana, con la quale l'umanità si liberò dalla schiavitù delle
macchine pensanti più di diecimila anni prima delle vicende narrate nell'Esalogia, ha
cancellato allo stesso modo la maggior parte dei documenti relativi all'”Epoca d'Oro
della Vecchia Terra”.
Da questo elenco sommario si può quindi intuire quanto i romanzi di Dune siano
pesantemente influenzati da fonti pseudostoriche. A questo punto, prima di dedicarci alla loro
analisi, occorre specificare chiaramente cosa intendiamo per “pseudostoria”. Di nuovo, il Ciclo
di Dune induce tre livelli di interpretazione di questo termine:
•
Definizione classica. Secondo quanto riportato da Wikipedia,
Pseudostoria è un termine dispregiativo associato a teorie che pretendono di essere storiche, ma che
deviano dalle convenzioni storiografiche standard, tanto da minare alla base la correttezza delle tesi
proposte.
•
•
Quindi, l'accezione classica di pseudostoria si applica a quel tipo di revisionismo che
tenta di riscrivere parti significative della nostra storia senza prove documentali o con
fonti distorte. Questo livello di interpretazione, sebbene presente in Dune, non è molto
rilevante. L'esempio che si può fare coinvolge ancora la menzione di Hitler nel Messia
di Dune, dove il fuhrer tedesco viene definito come “imperatore”.
Storia in-universe. Le Linee Guida del Dune Wiki inglese descrivono la pseudostoria
come “parte integrante del trattamento di materiale canonico”. Di conseguenza, il
secondo livello di interpretazione riguarda appunto la costruzione della storia
dell'Universo di Dune da una prospettiva interna ai romanzi dell'Esalogia, con la
citazione di diverse opere storiografiche fittizie. Per la ricchezza e la varietà di fonti
descritte prima, questo è sicuramente l'aspetto pseudostorico preponderante nel Ciclo
creato da Herbert.
Revisionismo in-universe. Naturalmente, non possiamo certo aspettarci che le fonti
storiografiche fittizie citate nei romanzi di Dune costituiscano un resoconto storico
obbiettivo ed imparziale delle vicende narrate nell'Esalogia. Proprio perché gli autori di
queste opere sono diversi, appartenuti ad epoche differenti e in certi casi a fazioni in
contrasto tra loro, ogni fonte riporta la sua versione della storia interna all'Universo di
Dune. In certi casi, ovviamente, si può anche presumere che gli stessi autori delle fonti
abbiano deliberatamente distorto i loro resoconti storici per il proprio tornaconto
personale. Questo aspetto è già evidente con quella particolare epigrafe del bashar
Miles Teg cui si apre questo articolo.
Ora che sono stati delineati chiaramente i preliminari necessari, possiamo addentrarci nel
vivo di questo speciale. Le sei sezioni seguenti contengono una panoramica delle fonti
pseudostoriche di ciascun romanzo dell'Esalogia di Dune, analizzate secondo i livelli di
interpretazione descritti sopra. Ovviamente, avvisiamo chi ancora non ha letto i libri della
presenza di spoiler (anticipazioni sulle trame).
NOTA: i numeri di pagine delle citazioni fanno tutti riferimento alla nuova edizione Fanucci del
Ciclo di Dune.
Dune
Il primo volume dell'Esalogia può essere ben considerato, insieme all'Imperatore-dio di Dune,
come il romanzo che presenta la più alta uniformità di fonti pseudostoriche: tutte le opere da
cui sono tratte le epigrafi di inizio capitolo sono state scritte dalla Principessa Irulan, la figlia
primogenita dell'Imperatore Padishah Shaddam IV, che compie solo una breve apparizione
verso la fine del primo libro. Irulan, quindi, può essere ritenuta a tutti gli effetti la narratrice dei
fatti descritti in Dune. La quantità impressionante di opere storiografiche redatte da Irulan (se
ne contano diciotto distinte) sono quasi tutte incentrate sulla figura di Paul Muad'Dib.
Ovviamente, essendo stati scritti dopo i cosiddetti Fatti di Arrakis del 10191-10193, i libri di
Irulan hanno contribuito in buona misura alla creazione del mito di Muad'Dib, il Kwisatz
Haderach e nuovo Imperatore dell'Universo Conosciuto. Occorre però fare una distinzione
importante sullo scopo di queste opere: dopo l'ascesa di Paul al Trono del Leone Dorato,
diversi testi vennero divulgati nell'Impero sotto l'egida del Quizarato, per diffondere il culto
religioso di Muad'Dib; in questo filone rientra, per esempio, la Guida del Pellegrino di Arrakis
contenuta nella “Strada per Dune” (racconto breve che non fa parte dell'Esalogia, e che è
stata pubblicata in un'omonima antologia di Herbert). A differenza dei testi di propaganda
religiosa, però, i libri di Irulan studiano la figura di Muad'Dib da un punto di vista strettamente
storico e umano. Di seguito viene riportato un breve resoconto di quelli più significativi.
Il Manuale di Muad'Dib è essenzialmente una biografia di Paul Atreides. Gli stralci riportati
nelle epigrafi comprendono il celebre incipit (“All'Inizio, è indispensabile porre ogni attenta
cura nello stabilire i più esatti equilibri”, adattata anche nel film di Lynch), in cui vengono date
delle informazioni essenziali di carattere cronologico e geografico per collocare storicamente
la figura di Muad'Dib:
... nell'intraprendere lo studio della vita di Muad'Dib, conviene per prima cosa collocarlo esattamente nel suo
tempo: egli nacque nel cinquantasettesimo anno dell'imperatore Padiscià Shaddam IV. Cura ancora maggiore va
usata nel collocare Muad'Dib nel suo giusto luogo: il pianeta Arrakis. Non ci si deve lasciar ingannare dal fatto
che egli sia nato su Caladan e vi abbia trascorso i primi quindici anni. Arrakis, il pianeta noto come Dune, è la
sua patria, per sempre. (p. 23)
Sono presenti anche degli aneddoti sull'arrivo di Paul su Arrakis, come per esempio la
scoperta dell'iscrizione sul campo di atterraggio di Arrakeen (“Oh, tu che sai quanto soffriamo,
qui, non dimenticarci nelle tue preghiere”, un avviso dalle sembianze quasi dantesche),
oppure il primo incontro con gli abitanti della capitale, quando iniziarono a pronunciare i
termini “Mahdi” e “Lisan al-Gaib”:
Il primo giorno che Muad'Dib percorse le vie di Arrakeen con la famiglia, alcuni di quelli che incontrò lungo la
strada, ricordando la leggenda e la profezia, si azzardarono a gridare “Mahdi!”. Ma le loro grida erano più una
domanda che una affermazione, poiché essi potevano soltanto sperare che egli fosse colui che era stato
annunciato come il Lisan al-Gaib, la Voce di un Altro Mondo. La loro attenzione era stata attirata anche dalla
madre, perché avevano sentito che era una Bene Gesserit, ed era evidente ai loro occhi che anch'essa era un
Lisan al-Gaib. (p.150)
Le Cronache familiari di Muad'Dib contengono una descrizione della famiglia di Paul, in
particolare del Duca Leto, di Lady Jessica e di Alia. Nelle epigrafi che compaiono nel corso
del romanzo emerge la figura tragica del Duca, inesorabilmente condannato a morire su un
pianeta deserto lontano dal suo mondo natale. Un destino che, tuttavia, Leto accetta per
garantire la sopravvivenza di suo figlio:
Si dice che il Duca Leto abbia chiuso gli occhi davanti ai pericoli di Arrakis e che si sia precipitato
sconsideratamente verso l'abisso. Non sarebbe più giusto affermare che era vissuto così a lungo a contatto con i
più gravi pericoli da non poter più valutare un cambiamento nella loro intensità? O non è forse possibile che
abbia sacrificato deliberatamente se stesso per consentire a suo figlio una vita migliore? Tutto sta a indicare, del
resto, che il Duca non era un uomo che si lasciasse ingannare facilmente. (p. 123)
La Storia di Muad'Dib per bambini è una sorta di biografia adattata per scopi pedagogici. Le
epigrafi che riportano citazioni di quest'opera enfatizzano per esempio le amicizie del giovane
Paul, mentre condannano senza appello il tradimento del Dr. Yueh (“Yueh! Yueh! Yueh!” dice
il ritornello. “Mille morti non sarebbero abbastanza per Yueh!”, p. 97 ). Sono presenti, inoltre,
anche delle massime di carattere prettamente educativo (come per esempio “All'età di 15
anni aveva già imparato il silenzio”, p. 342).
Accanto a queste opere, altre epigrafi di Dune referenziano ulteriori scritti della Principessa
Irulan di carattere più filosofico o artistico, come per esempio la Saggezza di Muad'Dib e i
Canti di Muad'Dib, oppure di carattere enciclopedico, come il Dizionario di Muad'Dib.
Vengono citati, infine, alcuni libri non dedicati alla figura di Paul, come Nella mia casa
paterna, un resoconto sulla vita di Irulan durante la sua giovinezza alla corte imperiale di
Kaitain, con diversi dettagli biografici sul padre Shaddam IV.
Dune si differenzia dagli altri volumi dell'Esalogia anche per la presenza delle appendici, già
citate nell'introduzione di questo speciale. Una vera e propria guida condensata agli aspetti
ecologici, religiosi e culturali dell'ecumene duniano, le appendici possono essere considerate
a loro volta dei documenti (o estratti di documenti) in-universe.
L'ecologia di Dune è un resoconto della vita di Pardot Kynes, il primo Planetologo di Arrakis,
colui che organizzò la trasformazione ecologica di Dune da pianeta deserto a mondo
rigoglioso. Al suo interno vengono narrati gli eventi che portarono Kynes a guadagnarsi la
fiducia dei Fremen, e gli esperimenti condotti dall'Ecologo Imperiale per comprendere il
complesso ecosistema desertico esistente e per modificarlo, al fine di renderlo più ospitale
per la vita umana.
La religione di Dune descrive come si sono formati i vari culti religiosi nell'Impero. In questa
appendice vengono ripercorsi più di 20000 anni di storia umana, e vengono descritti i fattori
principali che hanno contribuito a plasmare le fedi dell'ecumene duniano: la diffusione dei
viaggi spaziali, il Jihad Butleriano (la crociata contro le macchine pensanti, dalla quale scaturì
il comandamento “Non costruirai una macchina a somiglianza della mente di un uomo”) e
infine la Commissione dei Traduttori Ecumenici, dalla quale nacque la Bibbia Cattolica
Orangista, il testo religioso più importante dell'Universo di Dune.
La relazione sui motivi e i propositi del Bene Gesserit è un documento redatto dagli agenti di
Lady Jessica subito dopo i Fatti di Arrakis, di cui l'appendice III costituisce un estratto dal
sommario. Questa relazione approfondisce l'obbiettivo del Bene Gesserit di ottenere il
Kwisatz Haderach, e commenta i vari errori commessi dalla Sorellanza nel gestire il caso di
Paul Muad'Dib.
L'Almanacco en-Ashraf è un estratto di alcune brevi biografie di membri delle Grandi Case,
tra cui l'Imperatore Padishah Shaddam IV, il Duca Leto Atreides, Lady Jessica, Lady Alia, il
Barone Vladimir Harkonnen, il Conte Hasimir Fenring e il Conte Glossu Rabban. Proprio in
questa appendice abbiamo il primo esempio nell'Esalogia di revisionismo storico in-universe,
con l'accenno alla Pseudostoria dei Corrino (secondo la quale fu Hasimir Fenring ad
assassinare il padre di Shaddam, Elrood IX).
La Terminologia dell'Impero è un glossario contenente i termini più utilizzati nella cultura
dell'Impero. Si tratta, probabilmente, dell'appendice più utile per capire i vari riferimenti
culturali a cui Herbert si è ispirato nella creazione del suo mondo immaginario. È altresì
possibile che questa Terminologia faccia parte di un altro documento pseudostorico, come
per esempio il Dizionario di Muad'Dib citato precedentemente.
La Carta di Dune costituisce, infine, l'unico riferimento di tipo cartografico di tutta l'Esalogia,
con la mappa polare di Arrakis. Anche in questo caso si nota come la cartina sia un'opera
posteriore agli eventi narrati nel primo romanzo, dato che le Note Cartografiche incluse
menzionano alcuni luoghi con il nome acquisito dopo i Fatti di Arrakis (per esempio il Monte
Idaho e l'Altare del Teschio di Leto).
Messia di Dune
Se in Dune l'intento era quello di delineare e costruire la leggenda di Muad'Dib, il Messia di
Dune mostra l'epilogo tragico di questo mito (nel saggio La Genesi di Dune lo stesso Frank
Herbert, usando una metafora musicale, spiega che il secondo romanzo dell'Esalogia suona
“una classica inversione di tema”). Il potere della prescienza non permette a Paul di fermare
una terribile Jihad scatenata in suo nome, che nell'arco dei dodici anni del suo governo
provoca decine di miliardi di morti. Allo stesso modo, attorno al nuovo Imperatore si viene a
creare un'immensa struttura di potere e di burocrazia che corrompe la sua visione originale
del futuro (basta solo pensare al Quizarato, il clero di Muad'Dib).
Per quanto riguarda le fonti pseudostoriche, il secondo romanzo si apre con la Dedica
all'Indice di Muad'Dib, dove viene rimarcata la natura umana di Muad'Dib e di sua sorella Alia,
e con un ampio estratto da Muad'Dib. Un'analisi storica scritta da Bronso di Ix. In questo
brano lo storiografo ixiano esamina per sommi capi le cause che permisero al fenomeno
Muad'Dib di emergere come nuovo Imperatore: l'addestramento Bene Gesserit e Mentat,
l'evoluzione in Kwisatz Haderach e soprattutto la conquista del pianeta Arrakis, l'unica fonte
conosciuta della spezia melange, con la quale Paul riuscì a mettere in scacco tutte le forze
principali dell'Impero. Nella seconda parte dell'estratto vengono invece descritti i fattori che
determinarono la caduta di Muad'Dib, con la presentazione di due correnti di pensiero
distinte. Secondo la prima, che Bronso sembra avallare, il vantaggio principale della
prescienza di Paul era anche il suo più grande difetto, come riassunto concisamente in
questa frase:
Noi sappiamo che un simile istante di potenza suprema portava in sé il germe del suo annientamento, e
possiamo dedurne una sola cosa: qualunque capacità di preconoscenza assoluta, e precisa, è mortale. (p. 8)
La seconda teoria è invece di carattere più pragmatico, dato che individua come causa
principale le organizzazioni che cospirarono contro Muad'Dib: la Gilda Spaziale, il Bene
Gesserit e il Bene Tleilax. Viene anche evidenziato il ruolo che giocarono i Tarocchi di Dune
della Reverenda Madre Gaius Helen Mohiam, in grado di confondere i poteri profetici di Paul.
Sicuramente, quest'opera suscitò l'ira del Quizarato, che censurò il libro ed imprigionò
l'autore, condannandolo in seguito a morte come eretico (altro caso, quindi, di revisionismo
storico in-universe). Curiosamente, in tutte le edizioni italiane manca un estratto
dell'interrogatorio che Bronso sostenne nel braccio della morte, dove si nota chiaramente con
quale facilità e scioltezza il Quizarato fosse in grado di aggirare il potere politico dello stesso
Muad'Dib. Questo estratto compare come introduzione al secondo romanzo dell'Esalogia in
tutte le edizioni americane dopo il 1975.
A livello di epigrafi, Messia di Dune presenta sicuramente una più ampia varietà di fonti
pseudostoriche rispetto al primo romanzo dell'Esalogia, a riflettere i molteplici punti di vista
delle varie organizzazioni che presero parte al complotto contro Muad'Dib. Così, ecco che
appaiono citazioni estratte da documenti della Gilda Spaziale (per esempio il terzo capitolo
della Guida dei Navigatori, dedicata all'analisi del potere politico basato sugli oracoli), oppure
del misterioso Bene Tleilax, un ordine di ingegneri genetici che, veniamo a conoscenza
all'inizio del romanzo, perseguono come le Bene Gesserit un progetto per la produzione di un
loro Kwisatz Haderach.
Non mancano ovviamente delle citazioni di opere scritte dall'entourage di Muad'Dib: il
seguente passo, incluso nelle Cronache di Stilgar, evidenzia un passo di un discorso tenuto
da Paul al Collegio di Guerra, che descrive il particolare warfare dell'ecumene duniano (e che
riecheggia il clima da guerra fredda degli anni in cui Frank Herbert scrisse questo romanzo):
L’avvento dello scudo a campo di forza, della pistola laser, e della loro interazione esplosiva, mortale sia per
l’aggressore che per l’aggredito, fu all’origine dell’attuale evoluzione della tecnologia delle armi. Non
approfondiremo qui il ruolo particolare delle atomiche. E ben vero che il fatto che ogni Famiglia del nostro
Impero sia in grado di distruggere con le sue atomiche le basi planetarie di una cinquantina o più di altre
Famiglie è fonte di un certo nervosismo. Ma noi tutti disponiamo, a titolo cautelativo, di piani per le rappresaglie
più distruttive. La Gilda e il Landsraad sono i freni che tengono sotto controllo questa forza. No. Quello che più ci
preoccupa è lo sviluppo di certi esseri umani da impiegarsi come armi speciali. E questo un campo che, sotto la
spinta di alcune potenze, potrà assumere dimensioni virtualmente illimitate. (p. 41)
Sono presenti anche delle citazioni in cui traspare l'esasperazione di Paul per il mito e la
religione creatasi attorno alla sua figura, come riporta questa epigrafe tratta dal Libro delle
Diatribe contenuto nelle Cronache di Hayt:
Ne ho abbastanza della divinità e dei sacerdoti! Mi credete incapace di veder chiaro attraverso il mito che mi
circonda? Hayt, consulta ancora una volta i tuoi dati. I miei riti hanno invaso perfino i più elementari atti
dell’uomo. La gente mangia nel nome di Muad’Dib! Fa all’amore in mio nome! Nasce in mio nome! ...Perfino,
attraversa la strada in mio nome! Non rizzano una trave sul tetto più miserabile di Gangishree senza invocare la
benedizione di Muad’Dib! (p. 154)
Il Messia di Dune si chiude infine con l'Inno del ghola, probabilmente scritto dallo stesso Hayt
(il ghola di Duncan Idaho, che alla fine del romanzo riacquista i ricordi della sua precedente
vita), che può essere considerato come una sorta di epitaffio dedicato a Muad'Dib e alla sua
decisione di autoesiliarsi nel deserto.
Nessun funerale distillante e acre di fumo per Muad‘Dib,
Nessun rintocco di campane, né riti solenni
Per salvare il suo spirito dalle avide ombre.
Lui è il folle, il santo,
Lo straniero dorato che vive per sempre
Sull’orlo della ragione.
Abbassa la tua guardia, ed eccolo!
La sua pace cremisi, il suo sovrano pallore
Penetrano il nostro universo lungo trame profetiche.
Dalle sue occhiaie spente... là!
Fuori da una giungla di stelle scintillanti,
Misterioso, mortale, un oracolo senz’occhi,
Strumento di profezie, la cui voce non muore mai!
Shai-hulud l’aspetta sulla sabbia
Dove le coppie camminano e fissano, guardandosi negli occhi,
Il languore delizioso dell’amore.
Lui avanza a lunghi passi nelle caverne del tempo,
Seminando la pazzia dei suoi sogni. (p. 278)
I Figli di Dune
I Figli di Dune, con cui si conclude la prima parte dell'Esalogia, chiude definitivamente l'era di
Muad'Dib. Paul Atreides ha abdicato volontariamente al suo trono e si è addentrato nel
deserto al termine del secondo romanzo, ma la struttura di potere, la burocrazia e la religione
nate durante il suo impero gli sono sopravvissute, grazie alla reggenza della sorella Alia. I figli
di Paul e Chani, Leto II e Ghanima, posseggono gli stessi poteri del padre e si trovano loro
malgrado al centro di ulteriori complotti volti a destabilizzare l'attuale Impero Atreides. Nel
corso del romanzo Leto passerà attraverso l'agonia di spezia, che gli permetterà di vedere il
futuro che suo padre rifiutò di seguire: il Sentiero Dorato, l'unica possibilità di sopravvivenza
per il genere umano. Tutte le azioni seguenti di Leto, come la sua fusione con le trote della
sabbia per diventare un ibrido immortale uomo-verme, sono quindi mirate a distruggere ciò
che è stato fatto in nome di Muad'Dib (compresa la trasformazione ecologica di Arrakis, che
era già a buon punto), per posizionare l'umanità su questo nuovo corso di eventi.
Come di consueto, le fonti pseudostoriche che vengono interpolate nella narrazione del
romanzo sono state scritte in un'epoca posteriore agli eventi a cui si riferiscono, nella
fattispecie dopo l'ascesa al Trono del Leone Dorato di Leto II, avvenuta nel 10217 D.G. Nella
varietà ancora più alta rispetto a quella del Messia di Dune di opere citate nelle epigrafi,
spiccano sicuramente i libri di Harq al-Ada, il Perturbatore dell'Assuefazione. Harq al-Ada è il
nome Fremen dato da Leto II a Farad'n Corrino, ultimo discendente dell'antica dinastia
imperiale che venne spodestata dagli Atreides. Al termine degli avvenimenti narrati nei Figli di
Dune Leto II concede a Farad'n la qualifica di Scriba Reale, facendolo diventare di fatto
storiografo ufficiale del nuovo impero.
Tra le quindici opere di Harq al-Ada referenziate nel terzo romanzo, particolare interesse
riveste la riflessione epistemologica sul potere profetico di Muad'Dib contenuta nelle Lezioni
sulla prescienza, come testimonia questa epigrafe in cui viene chiamata in causa addirittura
la Teoria della Relatività:
O abbandoniamo la Teoria della Relatività, da molti anni onorata, oppure non crediamo più di poterci impegnare
in lunghe, accurate predizioni del futuro. In verità, la conoscenza del futuro solleva una miriade di domande alle
quali non si può rispondere secondo le usuali convenzioni, a meno che, primo, non proiettiamo un Osservatore
fuori del Tempo e, secondo, non annulliamo tutti i movimenti. Se accettiamo la Teoria della Relatività, è
dimostrato che, se vogliamo evitare errori, il Tempo e l’Osservatore devono restare immobili l’uno rispetto
all’altro. Questo sembrerebbe voler dire che è impossibile, per quanti sforzi facciamo, predire esattamente il
futuro. Come possiamo, dunque, spiegare la continua ricerca di questa meta assurda da parte di valenti
scienziati? E come possiamo spiegare Muad’Dib? (p. 69)
Nella Catastrofe di Dune, invece, sono riportate delle considerazioni sull'enigma ecologico
rappresentato da Arrakis. La seguente epigrafe, per esempio, allude al fallimento del primo
tentativo dei Fremen di trasformare l'ecosistema del loro pianeta:
Esistono ovviamente influenze di ordine più elevato in ogni sistema planetario. Ciò è stato spesso dimostrato
quando s’introducono specie viventi terricole su un pianeta appena scoperto. In tutti i casi osservati, la vita in
ambienti analoghi si adatta sviluppando forme sorprendentemente simili. Questa somiglianza di sviluppo ha un
significato che va ben oltre le forme stesse; essa rivela una vera e propria organizzazione per la sopravvivenza,
e una stretta relazione fra i vari tipi di organizzazione. Le ricerche compiute dagli uomini su quest’ordine della
natura e la nicchia dell’umanità al suo interno rappresentano una profonda necessità. Queste ricerche, però,
possono degenerare in un eccessivo aggrapparsi alla conservazione e all’uniformità. E questo si è sempre
dimostrato fatale per l’intero sistema. (p. 406)
Vengono inoltre citati brani di opere dello Scriba di carattere strettamente storico, come il
seguente passo della Biografia di Leto II:
Il bimbo che si rifiuta di viaggiare nella bardatura del padre, questo è il simbolo della più singolare capacità
dell’uomo. “Io non devo essere ciò che mio padre è stato. Io non devo obbedire alle regole di mio padre o
persino credere in tutto ciò che lui credeva. È la mia forza come essere umano quella di poter compiere le mie
scelte su ciò che debbo o non debbo credere, su che cosa essere o non essere.” (p. 509)
Oltre agli scritti di Harq al-Ada, tra le fonti delle epigrafi dei Figli di Dune occupano un posto
particolare le Lettere e i Discorsi del Predicatore ad Arrakeen. Il Predicatore altri non è che
Paul, ritornato dal suo eremitaggio nel deserto sotto mentite spoglie, per diffondere i veri
insegnamenti di Muad'Dib, e per incitare la gente a ribellarsi contro il clero del Quizarato e la
Reggenza di Alia, istituzioni oramai corrotte nel profondo. Diversi studiosi hanno visto nella
figura del Predicatore un chiaro parallelismo con lo Zarathustra di Nietzsche (cfr. per esempio
l'antologia di saggi Dune and Philosophy, curata da Jeffery Nicholas). Le epigrafi dedicate al
Predicatore sono essenzialmente dei discorsi filosofici, come la seguente riflessione sulla
natura del potere (tema, come sappiamo, molto caro a Herbert):
Questo è l’errore insito nel potere: in ultima analisi, esso è efficace soltanto in un universo assoluto, limitato. Ma
la lezione fondamentale del nostro universo relativistico è che le cose cambiano. Ogni potere finirà sempre per
incontrare un potere più grande. Paul Muad’Dib insegnò questa lezione ai Sardaukar sulla Pianura di Arrakeen. I
suoi discendenti devono ancora imparare questa lezione. (p. 209)
Quest'altra epigrafe del Predicatore, invece, riecheggia la filosofia taoista (elementi della
quale possono essere trovati anche nella cultura dei Zensunni, gli antenati dei Fremen):
La Chiesa e lo Stato, la ragione scientifica e la fede, l’individuo e la sua comunità, perfino il progresso e la
tradizione: tutto ciò può essere conciliato negli insegnamenti di Muad’Dib. Egli c’insegnò che non esistono
opposti intransigenti, fuorché nelle convinzioni degli uomini. Chiunque può scostare il velo del tempo. Voi potete
scoprire il futuro nel passato o nella vostra stessa immaginazione. Facendo ciò, voi riconquistate la coscienza
del vostro essere interiore. Allora saprete che l’universo è un insieme coerente e che voi siete indivisibili da
esso. (p. 501)
Infine, accanto alle opere di Harq al-Ada, ai sermoni del Predicatore e a diverse altre opere
pseudostoriche, nelle epigrafi dei Figli di Dune troviamo anche alcune spigolature con
riferimenti al nostro mondo reale (come la citazione sulla libertà attribuita da al-Ada allo
scrittore francese Louis Veuillot, vissuto nel XIX° secolo) oppure riguardanti l'Universo di
Dune, come la seguente citazione della quinta edizione del Dizionario Reale:
Melange (melange, anche ma-lanj) sm, etimologia incerta si pensa derivi dall’antico terrestre Franzh; a) una
mistura di spezie; b) spezia di Arrakis (Dune) con proprietà geriatriche osservate per la prima volta da Yanshuph
Ashkoko, chimico della Real Casa sotto il regno di Shakkad il Saggio; c) melange di Arrakeen, si trova soltanto
nelle più profonde sabbie del deserto di Arrakis, legato alle visioni profetiche di Paul Muad’Dib (Atreides), primo
Mahdi dei Fremen; usato anche dai Navigatori della Gilda Spaziale e dal Bene Gesserit. (p. 29)
Da questa epigrafe scopriamo dunque che la spezia fu scoperta ben prima della formazione
dell'Impero e della Gilda (quindi anche prima del Jihad Butleriano), poiché viene citata una
“Real Casa” per cui lavorava il chimico Ashkoko, segno che la dinastia imperiale dei Corrino
non si era ancora instaurata.
L'Imperatore-dio di Dune
Grazie alla quasi immortalità conferitagli dalla sua fusione con le trote della sabbia, Leto II ha
imposto sull'Impero un periodo di pace di oltre tre millenni e mezzo. Arrakis è diventato un
pianeta rigoglioso, e i vermi della sabbia si sono estinti. Di conseguenza, anche la produzione
di spezia si è interrotta, e l'Impero sopravvive solo grazie alle ingenti riserve che L'Imperatoredio ha accumulato in passato. Il Sentiero Dorato previsto da Leto è quasi all'apice della sua
attuazione, e verrà portato a compimento da Siona, l'ultima discendente degli Atreides, e da
un nuovo ghola di Duncan Idaho. I due libereranno l'Universo dalla tirannia di Leto
uccidendolo, e reinnescando così il ciclo originario trota della sabbia-verme.
L'Imperatore-dio di Dune è sicuramente, tra tutti i sei libri del Ciclo, quello che più dà
l'impressione di essere un testo storico. In effetti, si tratta di un vero e proprio compendio di
fonti pseudostoriche scoperte circa 1500 anni dopo la morte di Leto (cioè nel periodo in cui
sono ambientate le vicende degli ultimi due romanzi dell'Esalogia, Gli Eretici di Dune e La
Rifondazione di Dune).
Il romanzo si apre con un discorso dell'archeloga Hadi Benotto in occasione della scoperta
del deposito di Dar-es-Balat, una località di Rakis (il nuovo nome del pianeta Dune).
All'interno di questo deposito, abilmente cammuffato da un non-globo ixiano, sono stati
rinvenuti ulteriori volumi dei cosiddetti Diari Rubati, compilati dallo stesso Leto nel corso del
suo impero millenario con l'ausilio di un dictatel (una macchina ixiana in grado di trascrivere il
pensiero su carta riduliana).
L'intero romanzo si configura quindi come una lettura di questi diari appena scoperti, ragion
per cui la quasi totalità delle epigrafi di inizio capitolo sono tratte da questi scritti. In
particolare, possiamo individuare parecchie epigrafi dedicate alla riflessione sulle memorie
ancestrali dell'Imperatore (ricordiamo che Leto II, come d'altronde suo padre Paul e Alia,
possedeva le memorie sia dei suoi antenati maschili che femminili). Alcune di queste
speculazioni, come per esempio quella riportata di seguito, fanno diretto riferimento alle teorie
dell'inconscio collettivo di Jung:
Nessuno dubiti che io sono l'insieme dei nostri antenati, l'arena in cui mettono alla prova i miei momenti. Loro
sono le mie cellule, e io sono il loro corpo. Questo è il favrashi di cui parlo: l'anima, l'inconscio collettivo, la fonte
degli archetipi, il magazzino di tutti i traumi e di tutte le gioie. Io sono la scelta del loro risveglio.
Il mio samadhi è il loro samadhi. Le loro esperienze mi appartengono! La loro conoscenza distillata è la mia
eredità. Quei miliardi sono la mia unità. (p. 297)
Sempre attingendo da questa inesauribile fonte di esperienze umane, altre riflessioni riportate
da Leto nei suoi Diari coinvolgono invece la nostra storia reale, come testimonia questa
epigrafe in cui viene citato il sovrano assiro Ashurnasirpal. È interessante notare l'indovinello
finale formulato dall'Imperatore-dio, che evidenzia l'alone di leggenda e mitologia che avvolge
l'Epoca d'Oro della Vecchia Terra:
Il nostro antenato Assur-nasir-apli, che fu conosciuto come il piú crudele dei crudeli, s'impadroní del trono
assassinando il padre e istituí il regno della spada. Le sue conquiste inclusero la regione del lago Urumia, che lo
portò nel Commagene e nel Khabur. Suo figlio riceveva tributi dagli shuiti, da Tiro, Sidone, Gebel, e perfino da
Jehu, figlio di Omri, il cui nome incuteva terrore alle moltitudini. Le conquiste che ebbero inizio con Assur-nasirapli portarono le armate nella Media e successivamente in Israele, a Damasco, Edom, Arpad, Babilonia e
Umlias. Qualcuno ricorda oggi questi nomi e questi luoghi? Vi ho dato indizi sufficienti: cercate di dire il nome del
pianeta. (p. 150)
Nei Diari Rubati non mancano ovviamente anche delle considerazioni di filosofia politica,
come nella seguente epigrafe in cui viene sottolineata la dannosità della burocrazia che si
insinua in qualunque forma di governo (altro tema che Herbert ha analizzato in profondità
nelle sue opere, e in particolare nel Ciclo di Dune):
I safari tra i ricordi ancestrali m'insegnano molte cose. I modelli. Ahhh, i modelli. I fanatici liberali sono coloro che
mi turbano soprattutto. Diffido degli estremi. Gratta un conservatore e troverai qualcuno che preferisce il passato
a qualunque futuro. Gratta un liberale e troverai un aristocratico. É vero! I governi liberali si sono sempre
trasformati in aristocrazie. Le burocrazie tradiscono le vere intenzioni di coloro che formano simili governi.
Fin dall'inizio, i piccoli individui che hanno formato i governi promettendo l'uguaglianza degli oneri sociali si
trovano all'improvviso nelle mani dell'aristocrazia burocratica. Naturalmente, tutte le burocrazie seguono questo
modello: ma che ipocrisia trovarlo anche sotto una bandiera comunizzata! Ahhh, bene: se i modelli m'insegnano
qualcosa, è che i modelli si ripetono. Le mie oppressioni, in generale, non sono peggiori di tutte le altre; e
quantomeno, io insegno una lezione nuova. (p. 189)
Oltre ai Diari, L'Imperatore-dio di Dune presenta anche alcune epigrafi provenienti dalla
Storia Orale, la cosiddetta tradizione storica tramandata dalla religione sorta in seguito alla
morte di Leto (il Culto del Dio Diviso). Sono inoltre presenti degli estratti di documenti inseriti
direttamente dentro la narrazione, come il dialogo tra Siona e suo padre Moneo presa dal
cosiddetto Frammento Welbeck, una fonte manoscritta attribuita alla stessa Siona. Sempre
da questo frammento viene citata una lunga relazione redatta dalle Reverende Madri
Syaksa, Yitob, Mamulut, Eknekosk e Akeli, in cui vengono fatte delle considerazioni sullo
stato dell'Impero nell'anno 3508 del Signore Leto (quindi nel 13725 D.G.) Questo particolare
estratto fa una panoramica sulle Ittiointerpreti (l'esercito femminile di Leto II), sull'economia,
sui trasporti e su diversi altri aspetti della società dell'epoca. I dettagli e le informazioni
riportate pongono questa relazione allo stesso livello di profondità delle appendici del primo
romanzo. Ricordiamo anche, tra gli altri stralci di documenti storici riportati nell'Imperatore-dio
di Dune, il Resoconto della Sorella Quintinius Violet Chenoeh, una Bene Gesserit inviata alla
corte di Leto II che morì nel tentativo di diventare Reverenda Madre per incompatibilità con il
melange. Questo estratto riveste una particolare importanza dal punto di vista pseudostorico
nell'Universo di Dune, sia perché dalla figura di Chenoeh nacque uno dei culti più importanti
dopo la Tirannia di Leto, sia perché questo documento è il primo a menzionare l'esistenza dei
Diari Rubati.
L'Imperatore-dio di Dune si chiude con una relazione segreta di Hadi Benotto sui ritrovamenti
di Dar-es-Balat. Si scopre che il Clero di Rakis ha imposto una massiccia opera di revisione e
censura dei nuovi Diari rinvenuti dall'archeologa, perché diversi elementi sono in netto
contrasto con la dottrina del Dio Diviso e con gli insegnamenti della Storia Orale: il quarto
romanzo del Ciclo contiene, quindi, la testimonianza del caso più eclatante di revisionismo
storico nell'Universo di Dune.
Gli Eretici di Dune
Un millennio e mezzo dopo la morte di Leto II, Dune (ora noto come Rakis) è tornato il
pianeta desertico di un tempo, solcato ancora dai vermi delle sabbie. Il Sentiero Dorato
previsto dal Tiranno si è attuato: l'umanità si è espansa ben oltre i confini del Vecchio Impero,
andando a colonizzare perfino nuovi universi in un fenomeno noto come la Dispersione; gli
innumerevoli discendenti di Siona e Duncan, grazie ai geni Atreides, sono invisibili ai cercatori
prescienti. Allo stesso modo, il genere umano non dipende più solo da Rakis come fonte della
melange, dato che il Bene Tleilax ha scoperto il modo di sintetizzarlo artificialmente. Le nonnavi ixiane sono inoltre in grado di predire rotte sicure nel piegaspazio senza l'ausilio delle
visioni dei navigatori della Gilda. Questo nuovo assetto politico-economico è però adombrato
da una nuova minaccia: i figli della Dispersione stanno tornando nel Vecchio Impero, e
insieme a loro le Matres Onorate, una sorta di controparte oscura del Bene Gesserit che
schiavizza attraverso il sesso le popolazioni dei pianeti da loro conquistati. In questa
situazione, il Bene Gesserit alleva un nuovo ghola di Duncan Idaho avendo in serbo dei piani
precisi per lui, mentre il Clero di Rakis osserva una bambina di Keen, Sheeana Brugh, in
grado di controllare i vermi delle sabbie...
A livello di epigrafi di inizio capitolo, Gli Eretici di Dune si distingue nell'Esalogia insieme ai
Figli per la grande varietà di fonti pseudostoriche citate (più di 40 differenti). Il Bene Gesserit,
essendo il “protagonista” delle vicende narrate nel romanzo, è senza dubbio l'organizzazione
le cui opere sono più presenti nelle epigrafi.
Le Analisi del Bene Gesserit contengono delle osservazioni sulle Matres Onorate e sui popoli
della Dispersione, riguardo ai quali nel Vecchio Impero si sa pochissimo. Nell'epigrafe
riportata di seguito, per esempio, vengono messe in risalto la paura della stagnazione
genetica e la disperata ricerca di spazi nuovi come cause della Dispersione:
Quali retaggi sociali si propagarono all’esterno insieme alla Dispersione? Conosciamo intimamente quei tempi.
Conosciamo gli ambiti sia fisici che mentali. Gli Smarriti portarono con sé una consapevolezza ristretta
soprattutto nei confini della mano d’opera e della strumentazione concreta. C’era un bisogno disperato di spazio
dove espandersi sulla spinta del mito della libertà. La maggior parte non aveva imparato la lezione più profonda
del Tiranno, che la violenza innalza da sé i propri confini. La Dispersione fu un movimento incontrollato e
aleatorio interpretato con crescita (espansione). Era pungolato da una profonda paura (spesso inconscia) della
stagnazione e della morte. (p. 233)
Gli Atti, le Argomentazioni e i Dibattiti sono invece dei frammenti scritti che esprimono o il
punto di vista dell'intero Consiglio del Bene Gesserit, oppure quello di alcune sue
componenti, come le Reverende Madri Taraza e Odrade. In questa epigrafe viene evidenziata
la miopia della CHOAM (Combine Honnete Ober Advancer Mercantiles), che ancora si
aggrappa alla vetusta economia corporativa in auge più di 5000 anni prima nel Vecchio
Impero:
Il fallimento della CHOAM? Molto semplice: ignorano il fatto che potenze commerciali più grandi
aspettano ai margini delle loro attività, potenze che potrebbero inghiottirli come uno slig inghiotte
spazzatura. É questa la vera minaccia della Dispersione... per loro e per noi tutti. (p. 152)
Negli Eretici di Dune fa anche la sua comparsa il cosiddetto Manifesto Atreides, un
documento scritto dalla Reverenda Madre Odrade, probabilmente dietro direttiva della
Missionaria Protectiva, in cui vengono criticate tutte le fedi religiose eccetto quella dei
Tleilaxu. La seguente epigrafe ne rappresenta un estratto:
Questo è l’universo della magia che tanto sgomenta. Non ci sono atomi, soltanto onde e movimento tutt’intorno.
Qui voi scartate tutte le credenze e le convinzioni che fanno da barriera alla comprensione. Mettete da parte la
stessa comprensione. Questo universo non può essere visto, non può essere ascoltato, non può in nessun
modo venir individuato con percezioni fisse. É il vuoto assoluto dove non esiste nessuno schermo preordinato
sul quale si possano proiettare forme. Qui avete soltanto una consapevolezza, lo schermo dei maghi:
l’Immaginazione! Voi siete i creatori dell’ordine, di sistemi e forme meravigliosi, un organizzatore del caos. (p.
360)
Il khel del Bene Tleilax, ignaro della reale provenienza di questo manifesto, decide di
diffonderlo in lungo e in largo nel Vecchio Impero, senza rendersi conto del vero obbiettivo del
Bene Gesserit: guadagnarsi la fiducia dei Tleilaxu, in modo da scoprire i misteri che
avvolgono questa società segreta (e in particolare le loro vasche axlotl con cui crescono i
ghola e fabbricano il melange artificiale).
Dar-es-Balat, il sito archeologico di Rakis in cui venne scoperta la non-camera di Leto II, è
diventato nel frattempo un museo che ospita reperti risalenti fino all'epoca di Muad'Dib.
L'Universo di Dune è mutato parecchio nel corso di oltre cinque millenni: questo spiega la
comparsa di frammenti storici contenenti frasi che furono pronunciate da personaggi dei primi
romanzi dell'Esalogia, come si può osservare in questa epigrafe tratta dalla Guida del Museo.
Questa stanza ricostruisce un pò il deserto di Dune. Il trattore della sabbia direttamente avanti a voi risale ai
tempi degli Atreides. Raggruppati intorno ad esso, andando in senso orario da sinistra, vedete una piccola
mietitrice, un trasportatore universale, una primitiva fabbrica di spezia e altre attrezzature di complemento. Ogni
cosa è corredata da un’ampia spiegazione... Notate la citazione illuminata sopra questa grande teca:
«GIACCHÉ SUCCHIERANNO L’ABBONDANZA DEI MARI E I TESORI DELLA SABBIA». Questa antica
citazione religiosa veniva spesso ripetuta dal famoso Gurney Halleck. (p. 360)
Quella che segue è invece una descrizione di una teca del museo, in cui vengono rievocate le
abitudini alimentari del primo Impero Atreides. Con la menzione del rilevatore di veleni viene
anche accennata la paranoia della morte per avvelenamento che permeava la cultura delle
Grandi Case dell'epoca:
La lunga tavola sulla destra è apparecchiata per un banchetto di lepre del deserto arrosto in salsa cepeda. Gli
altri piatti, procedendo in senso orario a destra e dall’estremità opposta del tavolo, sono aplomage siriano,
chukka sotto vetro, caffè al melange (notate la cresta di falco degli Atreides sulla brocca), oca in casseruola e,
nella bottiglia di cristallo Balut, vino frizzante caladano. Osservate l’antico indicatore dei veleni nascosto nel
candelabro. (p. 287)
Gli Eretici di Dune, infine, è il romanzo dell'Esalogia che cita l'opera pseudostorica collocata
più avanti nel futuro dell'Universo di Dune: Le Metamorfosi di Leto II, scritta da Gaus Andaud
in occasione del 10000° anniversario dell'ascesa al trono dell'Imperatore-dio (corrispondente
al 20217 D.G). In questa epigrafe Andaud si interroga sulle reali motivazioni che spinsero
Leto ad accettare la fusione con le trote della sabbia, mettendo in discussione la validità dei
Diari Rubati rinvenuti a Dar-es-Balat:
Da quando, diecimila anni or sono, Leto II cominciò la sua metamorfosi da essere umano al verme di Rakis, gli
storici stanno ancora discutendo sulle sue motivazioni. Fu spinto dal desiderio d’una lunga vita? Visse più di
dieci volte l’arco normale di trecento anni-standard, ma pensate al prezzo che pagò. Fu spinto dal desiderio del
potere? Fu chiamato il Tiranno per una buona ragione, ma cosa mai gli portò il potere, che un essere umano
avrebbe potuto desiderare? Fu spinto dal desiderio di salvare l’umanità da se stessa? Per rispondere a questo
abbiamo soltanto le sue parole sulla Via Aurea, ed io non posso accettare i resoconti di Dar-es-Balat intesi
soltanto ad incensare se stesso.
É possibile che vi fossero state altre ricompense che soltanto le sue personali esperienze potevano illuminare?
Senza prove migliori la questione rimane controversa. Siamo ridotti a dire soltanto: “L’ha fatto!” Soltanto il fatto
fisico è innegabile. (p. 96)
La Rifondazione di Dune
I mondi del Vecchio Impero cominciano a cedere sotto la furia distruttrice delle Matres
Onorate. Lo stesso Rakis non esiste più, e le Bene Gesserit hanno iniziato il processo di
desertificazione della Casa Capitolare, in modo da assicurarsi una nuova fonte di melange.
Odrade, la nuova Madre Superiora del Bene Gesserit, prepara il suo drastico piano per
contrastare la minaccia delle Matres Onorate, allevando un ghola del bashar Miles Teg, suo
padre, morto alla fine degli eventi narrati negli Eretici. Mentre sta per iniziare una guerra che
deciderà le sorti del Vecchio Impero, si viene a scoprire che le Matres Onorate stanno
fuggendo da un nuovo, terribile nemico (Coloro dalle Molte Facce), scoperto nei mondi
colonizzati dalla Dispersione.
La Rifondazione di Dune, ultimo episodio dell'Esalogia scritta da Herbert, si differenzia dagli
altri romanzi per la comparsa più frequente di epigrafi che riportano testimonianze orali,
anziché estratti di opere pseudostoriche. È il caso per esempio delle due citazioni seguenti, di
carattere filosofico, attribuite rispettivamente a Darwi Odrade e ad Alma Mavis Taraza:
Limita te stesso all’osservazione, e perderai sempre il motivo della tua vita. L’oggetto può venir esplicitato in
questi termini: vivi la vita migliore che puoi. La vita è un gioco di cui puoi imparare le regole se ci salti dentro e le
giochi fino in fondo. Altrimenti, vieni colto impreparato, continuamente sorpreso dal mutevole gioco. Coloro che
non giocano spesso, se ne stanno a piagnucolare e si lamentano d’essere sempre trascurati dalla fortuna.
Rifiutano di vedere che loro stessi possono creare buona parte della propria fortuna. (p. 63)
Qualcuno non partecipa mai. Per loro, la vita accade. E continuano a viverla più che altro per
ottusa persistenza, e resistono con rabbia o violenza a tutte le cose che possono strapparli via da
illusioni di sicurezza piene di risentimento. (p. 199)
Questa particolarità si può spiegare osservando che, negli ultimi due romanzi dell'Esalogia, il
punto di vista della narrazione si sposta gradualmente sulle Bene Gesserit: appare quindi
evidente che l'Altra Memoria delle Reverende Madri giochi un ruolo sempre più importante,
riportando la testimonianza diretta dei personaggi che vissero sulla loro pelle gli eventi di
quell'epoca.
Non mancano ovviamente epigrafi tratte da opere conservate negli Archivi del Bene Gesserit,
scritte soprattutto dalla Missionaria Protectiva. Quelle che seguono sono delle citazioni del
Testo QIV e dell'Insegnamento di questo “braccio armato” della Sorellanza per la
manipolazione delle religioni, in cui vengono riproposte le riflessioni sulla natura del potere e
sul libero arbitrio:
Tutti i governi soffrono d’un problema ricorrente: il Potere attira personalità patologiche. Quel potere non è per i
corruttibili. Gente del genere ha la tendenza a inebriarsi di violenza, una condizione dalla quale finiscono ben
presto per dipendere. (p. 76)
La religione dev’essere accettata come una fonte d’energia. Può venir diretta per i nostri scopi, ma soltanto entro
i limiti che l’esperienza rivela. Qui sta il segreto significato del Libero Arbitrio. (p. 397)
Nella Rifondazione di Dune acquisisce anche particolare importanza la disciplina dei Mentat:
basta solo pensare alle considerazioni di Duncan e di Teg sull'autocoscienza e sulla famosa
“Sala degli Specchi”, quel particolare luogo della mente in cui un computer umano può
trovare il “nucleo dell'ego” e rimanerne travolto. La seguente epigrafe tratta dal Testo Primo
dei Mentat cerca di riflettere sul significato della parola “intelligenza”, facendo una netta
distinzione con l'educazione:
L’educazione non è un sostituto dell’intelligenza. Quella elusiva qualità che viene definita soltanto in parte
dall’abilità di risolvere gli enigmi. È nella creazione di nuovi enigmi i quali riflettono quanto i vostri sensi vi
riferiscono, che potete dar piena forma e contenuto alla definizione. (p. 120)
Quest'altra citazione presa dal Testo Secondo, inoltre, sembra enunciare una sorta di
“teorema di incompletezza” sull'apprendimento:
Molte cose che facciamo, diventano naturalmente difficili solo quando cerchiamo di renderle argomenti
intellettuali. É possibile sapere tanto su un argomento da diventare totalmente ignoranti. (p. 130)
L'epigrafe riportata di seguito mostra invece una contaminazione tra la filosofia dei Mentat e
quella dei Nomadi Zensunni. In essa viene menzionata la caratteristica di validità di una
proiezione Mentat, ovvero il fatto che induca nuove domande, piuttosto che dare una risposta
definitiva ed assoluta:
Sradica le tue domande dal loro terreno, e ne vedrai penzolare le radici. Altre domande! (p. 276)
Proprio la cultura Zensunni ci porta, infine, ad un terzo gruppo di epigrafi, che riportano in
forma di koan (aforismi paradossali tesi a provocare una profonda meditazione nei lettori) la
saggezza degli antenati dei Fremen. Sotto questo aspetto emerge chiaramente l'interesse di
Herbert per la filosofia Zen. Come nota conclusiva, sono riportati alcuni esempi di questi
aforismi tratti dalla Frusta Zensunni:
Non si può manovrare una marionetta con un solo spago. (p. 56)
Le risposte sono una presa pericolosa sull’universo. Possono sembrare ragionevoli, eppure non spiegare nulla.
(p. 456)
Gli opposti accoppiati definiscono le vostre aspirazioni e queste aspirazioni v’imprigionano. (p. 539)
Bibliografia
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Frank Herbert, Dune. Fanucci Editore, 2012.
Frank Herbert, Messia di Dune. Fanucci Editore, 2012.
Frank Herbert, I Figli di Dune. Fanucci Editore, 2012.
Frank Herbert, L'Imperatore-dio di Dune. Fanucci Editore, 2012.
Frank Herbert, Gli Eretici di Dune. Fanucci Editore, 2012.
Frank Herbert, La Rifondazione di Dune. Fanucci Editore, 2012.
Frank Herbert, La strada per Dune. Tea Due, 1994.
Timothy O'Reilly, Frank Herbert. Frederick Ungar Publishing, 1981. Disponibile online a
http://tim.oreilly.com/herbert.
Jeffery Nicholas (a cura di), Dune and Philosophy - Weirding Way of the Mentat. Open
Court Publishing, 2011.
Link esterni
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Lista delle fonti pseudostoriche nell'Esalogia (WikiDune).