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DELLA
ANNO XXXV
3 APRILE 2010
E 1,20
DIOCESI
13/14
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
P
er cinque settimane abbiamo camminato lungo il nostro itinerario di
Quaresima: abbiamo
attraversato il deserto
della penitenza e del digiuno
per conquistare la conversione
che ci porta alla gioia della Pasqua. Una felicità che ci stordisce con l’enormità dei doni che
vengono riversati sovrabbondanti su di noi: la salvezza,
l’amore di Dio, la vita eterna. E
tutto questo per nostri particolari meriti? Dialogando con i
giovani, nel tradizionale appuntamento della Via Crucis, ho
chiesto loro di immaginarsi sul
Calvario, e di chiedersi dove si
sarebbero posti: in lontananza,
a guardare quell’uomo che muore? O ai piedi della Croce accanto a Dio che muore per noi? Meritiamo davvero i suoi doni?
Sì, perché Dio ci ama. E lo fa
gratis. Attende solo il nostro
pentimento e la nostra conversione. Come Pietro, che rinnega, ma ha il coraggio di piangere e di lasciarsi guardare con
amore da Gesù. Mi auguro che
la Quaresima che abbiamo appena concluso sia stata l’occasione per lasciar affiorare le lacrime di un pentimento sincero, con il desiderio di cambiare
radicalmente la nostra vita,
avendo come unico modello
Gesù, che insegna ad «amarci
gli uni gli altri, come Lui ha
amato noi».
Per la Quaresima, ma in generale come stile di vita da sentire sempre più nostro, avevo
chiesto di imparare a riscoprire
il valore della sobrietà, della
preghiera, della lettura delle
Scritture. Perché vorrei che il
pregare, il fermarci a riflettere
sulla Parola di Dio, il liberarci
dalla schiavitù dei beni materiali - pensando fraternamente
ai nostri fratelli e sorelle che,
senza alcuna colpa, sono costretti a sopravvivere in un contesto dove anche l’essenziale può
essere un lusso - sono disposizioni del cuore che ci fanno un
gran bene. Mi piacerebbe che
imparassimo a vivere tali disposizioni del cuore insieme. Perché
Dio è così che ci salva.
Nel linguaggio comune i termini “individuo” e “persona”
sono spesso usati come sinonimi. Ma i loro significati sono
ben diversi. L’individuo è chiuso nella sua unilateralità. La
persona vive nella trama dei
rapporti con i suoi fratelli e sorelle. E quello di Gesù è il dono
supremo di vita per chi sa di
essere figlio e quindi fratello.
L’augurio sincero che rivolgo
a tutti per la Santa Pasqua è
che la Risurrezione del Signore
porti a maturazione i semi coltivati e custoditi durante la
Quaresima. La Risurrezione
avrà un senso solo se avremo
capito che nella nostra vita la
preghiera, il rapporto con la
Parola di Dio, il dialogo personale con Lui, la frequentazione
dei Sacramenti, il mettersi in
ascolto e in aiuto del prossimo,
non sono una “penitenza” da
scontare per alcuni giorni dell’anno, ma sono l’ossigeno che
alimenta il respiro della nostra
anima. Solo così la festa della
Pasqua non sarà «con il lievito
vecchio, ma con azzimi di sin-
DI
Cari amici, questa è la vera
ragione di speranza dell’umanità:
la storia ha un senso, perché è
“abitata” dalla Sapienza di Dio.
E tuttavia, il disegno divino non si
compie automaticamente, perché
è un progetto d’amore, e l’amore
genera liber
tà e chiede liber
tà.
libertà
libertà.
Il Regno di Dio viene cer
tamente,
certamente,
anzi, è già presente nella storia
e, grazie alla venuta di Cristo,
ha già vinto la forza negativa del
maligno. Ma ogni uomo e donna
è responsabile di accoglierlo
nella pr
opria vita, gior
no per
propria
giorno
gior
no. Per
ciò, anche il 2010
giorno.
Perciò,
sarà più o meno “buono” nella
misura in cui ciascuno, secondo
le proprie responsabilità, saprà
collaborare con la grazia di Dio.
(Benedetto XVI, Angelus, 3 gennaio 2010)
disegno di RENATO FRASCOLI
cerità e di verità» (1Cor 5, 6-8).
Uomini nuovi. Questo ci porta a essere la Pasqua. Accorriamo, dunque, con le donne, con
Pietro e con Giovanni al sepolcro vuoto e annunciamo la gioia dell’evento straordinario della risurrezione e del dono della
salvezza per tutti gli uomini.
Abbiamo bisogno di cristiani
entusiasti, felici della propria
fede, che non abbiano paura di
confrontarsi con il mondo, ma
sentano nel cuore divampare la
gioia del sentirsi amati e sal-
vati da Dio. Un amore che non
va trattenuto per sé ma va donato a tutti i fratelli.
Di cuore vi benedico e vi auguro una vera Santa Pasqua.
LIBRETTO
PER LA BENEDIZIONE
DELLE FAMIGLIE
Prenotazioni:
031-263533
PRIMO PIANO
GUARDANDO
ALLA TERRA SANTA
A PAGINA 3
SCUOLE
CATTOLICHE
LA FEDERAZIONE
ITALIANA SCUOLE
MATERNE
ALLE PAGINA 32 E 33
AUGURI
DI BUONA PASQUA
Il Settimanale della
Diocesi di Como
si ferma per un
turno in occasione
delle festività
pasquali.
Il prossimo numero
porterà la data del
17 APRILE 2010
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
MARIANO BALDASSARRI LETTO DA MARIO SANTORO
LA STORICITÀ DI CRISTO
NEL VANGELO DI MARCO
I
l volume propone, a cura del
prof. Mario Santoro, la tesi di
dottorato in teologia che il
compianto prof. Mariano
Baldassarri aveva quasi ultimato e che avrebbe dovuto essere discussa nell’aprile del
2006. L’improvvisa scomparsa
dell’Autore - il 15 novembre 2005
- lascia il lavoro già ben strutturato ma privo della sua finale e
definitiva rielaborazione. Ora il
prof. Mario Santoro ci propone
un ragionato percorso all’interno
del lavoro di Baldassarri. La
storicità di Cristo nel vangelo di
Marco: questo il titolo della ricerca di Baldassarri. La vastità dell’opera, la complessità e pluralità di approcci impongono una
sintesi. L’Autore propone, nella
prima parte, una lettura continuata del vangelo di Marco facendo tesoro dei vari metodi: la
storia della formazione dei vangeli (che si sofferma sulla formazione dei vangeli); la storia della
redazione (che mette l’accento
sulla teologia che ha guidato, appunto, la redazione finale del testo). Metodi che l’Autore ben conosce e che utilizza all’interno della sua ricerca, ma che ad essi non
si limita a motivo della prospettiva del suo lavoro: mettere a tema
l’intero racconto di Marco, l’intera
sua teologia, e il legame fra questa
teologia e la storia di Gesù.
Ci sembrano illuminanti, in
questa prospettiva, le parole di
mons. Bruno Maggioni nella nota introduttiva. Parole che richiamano attenzioni metodologiche di fondo e che - allo stesso
tempo - diventano chiavi di lettura del lavoro analizzato. Chiavi
di lettura e di approfondimento
poiché il volume propone un lavoro in parte chiuso e in parte aperto. Esse vertono proprio sul compito dell’esegesi e sulle attenzioni che essa non deve dimenticare. “Penso invece - e ci pensa anche Baldassarri - che il compito
dell’esegesi sia di interpretare i
testi così come sono, con tutto
quello che contengono, attenti
sia agli elementi redazionali che
a quelli tradizionali. Un vangelo
è un insieme di tradizione e redazione, memoria e attualità, fede
comune e punto di vista personale dell’evangelista. Per comprendere un vangelo non basta perciò
cogliere l’intenzione personale
del suo ultimo redattore”. Ancora: “Un testo non è riducibile all’ultima tappa della sua formazione, anche se questa può essere particolarmente importante.
Compito dell’esegesi è di comprendere un testo nella sua “definitiva stesura”. Ma la stesura
definitiva non è riducibile all’apporto personale dell’evangelista,
né al suo modo personale di interpretare la tradizione che ha
raccolto […] L’evangelista, invece, si immerge in una tradizione
di fronte alla quale non vanta
una assoluta libertà. L’evangelista rimane sempre, piaccia o no,
un uomo di tradizione. La memoria che egli raccoglie non è per lui
un mero materiale da rielaborare, ma una memoria da rispettare. L’evangelista è convinto - al di
là del suo specifico punto di vista
- di inserirsi in un discorso che
non è sempre lui a costruire. Il
suo personale punto di vista è a
servizio di una memoria accolta
e condivisa”. E’ in questa prospettiva che - mi sembra - si collochi la fatica di Baldassarri: la
ricerca di quanto la memoria della fede della comunità a cui Marco scriveva sia o no fedele alla
storia di Gesù. E in questa ricerca certamente il rapporto tra lo
scritto e l’ambiente a cui è rivol-
NOVITÀ IN LIBRERIA
a cura di AGOSTINO CLERICI
«HO VISTO IL SIGNORE»
to è importante, ma non è sufficiente. E’ vero che l’evangelista
nel redigere il suo racconto risponde alle domande che provengono dal suo ambiente, attingendo al materiale tradizionale.
Ma, accostando un vangelo, ci si
dovrebbe chiedere - anche e in
profondità - se l’evangelista - nello scrivere - non riveli il bisogno,
la necessità di comprendere
un’esperienza - quella della fedeche ha in se stessa un dinamismo che preme e urge verso uno
sviluppo teologico. Per comprendere la teologia di Marco occorre
certamente partire dall’evento di
Cristo: un evento che - non bisogna mai dimenticarlo - è ricco di
tensioni che domandano un continuo approfondimento. Lo sviluppo teologico - appunto - inscritto in un avvenimento che raccontato - interpella l’avvenimento stesso, aprendolo ad una
comprensione teologica sempre
più profonda. Dentro una tradizione, ma non limitata da essa.
In questa prospettiva il lavoro di
Baldassarri si pone al servizio
della comprensione del racconto
di Marco e, allo stesso tempo,
strumento di lavoro per una ulteriore ricerca.
ARCANGELO BAGNI
MARIO SANTORO, La storicità di Cristo nel vangelo di
san Marco. La tesi di dottorato in teologia di Mariano
Baldassarri, con nota introduttiva di mons. Bruno Maggioni, Edizioni Eldorado, pagine 240, euro 15,00.
Mons. BRUNO MAGGIONI
docente di Esegesi del Nuovo
Testamento presso la Facoltà
Teologica dell’Italia settentrionale e don AGOSTINO
CLERICI direttore de Il settimanale della diocesi di Como
presenteranno il libro di Mario Santoro
GIOVEDÌ 15 APRILE
2010, alle ore 17.00
presso la Biblioteca
comunale di Como
Introdurrà l’incontro CHIARA MILANI direttrice della
Biblioteca di Como
Aver incontrato Gesù risorto e farcelo incontrare ogni volta che si racconta il vangelo della risurrezione: ecco il grande dono
di cui furono gratificati i suoi selezionati
e fortunati testimoni oculari. Tra quanti
hanno potuto esclamare «Ho visto il Signore!», spicca Maria Maddalena, che fu
la prima a farne esperienza. In pochi e ben
calibrati versetti (Gv 20,11-18), il suo intenso cammino di sofferta spoliazione, ritrovata attenzione, e di missione prontamente abbracciata fonda la nostra fede
per sempre. E nella sua testimonianza si
rinnova il nostro incontro con il Signore
risorto, per restituirne adeguato e coraggioso annuncio. ROBERTO VIGNOLO, «Ho visto il Signore!». Il Risorto e Maria
Maddalena, Ancora, pagine 64, euro 6,00.
Sulla sommità dei crocifissi risalta in genere una targhetta con le lettere I.N.R.I.,
iniziali latine di Jesus Nazarenus Rex Judaeorum, Gesù Nazareno Re dei Giudei.
È il cosiddetto «titolo della Croce», di cui
riferisce il Vangelo di Giovanni (Gv 19,1920), così tradotto da san Girolamo nella
Vulgata. Nella basilica di Santa Croce in
Gerusalemme a Roma viene custodita, in
una teca d’argento e cristallo, la reliquia
del «Titulus Crucis», sopravvissuta a innumerevoli vicissitudini. Quale la sua origine e quale la sua credibilità? Quanto è
documentabile il percorso della reliquia,
quanto è verosimile e quanto è compatibile con i dati dei Vangeli? Avvalendosi della filologia dei testi evangelici, dell’apporto della tradizione rabbinica, delle fonti epigrafiche e letterarie extrabibliche, l’autrice accompagna con sicura
competenza lungo un percorso dettagliato e documentato, arricchito anche da 12 pagine di tavole a colori. MARIA LUISA RIGATO, I.N.R.I. Il titolo della Croce, EDB, pagine 152, euro
15,50.
La teoria sulla festa del filosofo tedesco Josef
Pieper (assai noti i suoi libri sulle virtù) è esposta nello stesso titolo del libro, Sintonia con il
mondo: si può vivere autenticamente la festa solo
sulla base del proprio consenso verso il mondo
nel suo insieme. ‘’Consenso’’ vuol dire riconoscere che il mondo, l’intera realtà ha un senso che
noi condividiamo, ha una bontà originaria di cui
ci rendiamo conto. JOSEF PIEPER, Sintonia
con il mondo. Una teoria sulla festa,
Cantagalli, pagine 120, euro 12,00.
Dopo una rapida presentazione dei vari ambiti del mondo contemporaneo che la speranza
sembra avere abbandonato, l’autore - il conferenziere francescano Michel Hubaut - va alla
ricerca delle radici della speranza cristiana nella Parola di Dio, con una lettura sapienziale
attenta alle domande dell’uomo di oggi. Delinea quindi il parallelismo tra i momenti di difficoltà e la necessità di nutrire uno sguardo
non racchiuso nei confini del presente. Riprende infine i temi della contemporaneità, con l’intento di dimostrare che non ci sono ragioni per
farsi sopraffare dallo sconforto se si cammina
sulle vie della speranza tracciate da Gesù. Un
testo di cui oggi si sente il bisogno, proprio per il difficile clima
sociale ed economico del momento presente. MICHEL HUBAUT,
Non disperare mai, EDB, pagine 194, euro 19,50.
DOMENICA DI PASQUA - ANNO C
Parola
FRA
noi
AT 10,34.37-43
SAL 117
COL 3,1-4
GV 20,1-9
L’amore apre alla fede
e non pretende di
“vedere per credere”
di ANGELO SCEPPACERCA
PROPRIO della
Ottava di Pasqua
QUELLA TOMBA VUOTA, SEGNO DI UNA PRESENZA
D
opo i terribili giorni
della sofferenza sorge
l’alba della Pasqua, con
la vita che esplode la
morte. Nel risorto tutto
ringiovanisce e trova luce. Dopo
la notizia portata da Maria di
Màgdala agli apostoli, Pietro e
Giovanni corrono per verificare
di persona e trovano il sepolcro
sgombro, il sudario e le bende
svuotate del corpo di Gesù. Pietro percepisce l’assenza del Maestro, Giovanni vede e crede che
Gesù è risorto.
Fu così il mattino di quella
Pasqua. È così ogni volta che con
la stessa fede di Giovanni riconosciamo il risorto nel pane spezzato e nel vino versato. Pasqua ed
Eucaristia: Gesù dona a noi la
sua vita, perché anche la nostra
sia impastata così. E tutto ritrova interesse e valore, innanzitutto la sofferenza e la morte.
L’Eucaristia è un velo che solo
lo sguardo della fede può traver-
sare. Ma anche quel mattino di
Pasqua l’evidenza della resurrezione fu affidata a dei segni e, soprattutto, all’esperienza della
presenza e all’incontro col Risorto. Nessuno “vide” la resurrezione. Gli apostoli e molti testimoni
incontrarono il Risorto. Nelle apparizioni i protagonisti sono gli
stessi testimoni: Maria di Magdala, le donne al sepolcro, i discepoli sulla strada di Emmaus.
Oggi è raccontata un’esperienza indiretta del risorto, la constatazione della tomba vuota e di
alcune tracce. Questi segni sono
però sufficienti per muovere la
fede: “Entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. Non è
un’esperienza minore, inferiore
alle altre, anzi è significativa di
come oggi un cristiano può partecipare all’evento centrale della
propria fede, la Risurrezione, attraverso i segni dell’amore di Dio,
anche se non vede il Risorto in
carne ed ossa. Giovanni, il discepolo amato dal Signore, anticipa
la beatitudine di coloro che “pur
senza aver visto crederanno”.
L’amore apre alla fede e non pretende di “vedere per credere”.
Lazzaro era uscito dalla tomba
ancora avvolto nelle bende e nei
panni della sepoltura. Qui tutto
è lasciato nella tomba. Non c’è
nessun paragone fra la resurrezione di Lazzaro e quella di Gesù.
A differenza di Lazzaro, la morte non ha più alcun potere su
Gesù. Continua ad averne su di
noi finché non facciamo Pasqua.
Vuol dire che la nostra vita non
può essere come prima, perché
Gesù è vivo ed è il principio di
una vita nuova capace di un
grande cambiamento di pensieri,
sentimenti, gesti e parole. È possibile questo cambiamento che
rinnova tutto, perché lui è in
mezzo a noi.
Negli antichi codici, c’è la storia di una fanciulla, che aveva
fatto parte del gruppo delle donne che avevano accompagnato
Gesù fin sul Calvario. Era timida e riservata. Alla notizia della
Risurrezione, non aveva avuto
bisogno né di visioni né di conferme. Aveva creduto subito e si era
fatta pellegrina per annunciare
le parole di Gesù. Non aveva più
paura. Un giorno un uomo, impressionato dalla sua testimonianza, le chiese: “Qual è il segreto del tuo coraggio?”. “L’umiltà,
mi ha insegnato il Maestro”. “E a
che cosa serve l’umiltà?”. “A dire
per prima: ti voglio bene”.
Se oggi persino i bambini non
sanno più cos’è Pasqua, perché la
domenica è festa, perché le nostre città sono grigie e tristi, perché c’è tanta solitudine e disperazione, forse il suono delle campane può suggerire una risposta:
“La vita senza Dio non funziona,
perché manca la luce, perché
manca il senso di cosa significa
essere uomo” (Benedetto XVI).
P A G I N A
3
CHIESA
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
IL PROSSIMO VENERDÌ SANTO
GUARDANDO
ALLA TERRA SANTA
«
G
arantire un futuro
ai cristiani là dove
apparvero la benignità e l’umanità
del Nostro Dio e
Padre» è l’invito che la Chiesa rivolge in occasione della Colletta pro Terra Sancta in calendario il prossimo Venerdì Santo, esortando a prodigarsi «instancabilmente» a questo scopo.
Ogni anno, all’inizio della Quaresima, la Congregazione per le
Chiese Orientali invia a tutti i
Vescovi della Chiesa cattolica
una lettera circolare sulla Colletta. Nel testo di quest’anno, firmato dal Prefetto della Congregazione, il cardinale Leonardo Sandri, e dall’arcivescovo segretario,
Cyril Vasil’, si chiede di mostrare «sensibilità per le necessità
della Chiesa di Gerusalemme e
del Medio Oriente».
L’appello, ricorda il cardinale
Sandri, trae ispirazione dal pellegrinaggio compiuto da Benedetto XVI in Terra Santa nel maggio 2009. «Ho avuto l’onore di
accompagnarLo e di condividere
l’ansia pastorale, ecumenica e
interreligiosa che ne hanno ani-
mato le parole e i gesti – rileva il
porporato – . Insieme alla comunità ecclesiale di Israele e Palestina ho ascoltato una voce di
fraternità e di pace». Nei suoi discorsi, sottolinea Sandri, il Papa
ha menzionato «il problema incessante dell’emigrazione, osservando che nella Terra Santa c’è
posto per tutti ed esortando le
autorità a sostenere la presenza
cristiana, assicurando allo stesso tempo ai cristiani di quella Terra la solidarietà della Chiesa».
Nell’omelia della Messa che ha
celebrato a Betlemme, prosegue
il Prefetto, il Pontefice ha poi incoraggiato i battezzati ad essere
«un ponte di dialogo e di collaborazione costruttiva nell’edificare
una cultura di pace che superi
l’attuale stallo della paura, dell’aggressione e della frustrazione, perché le Chiese locali siano
“laboratori di dialogo, di tolleranza e di speranza, come pure di
solidarietà e di carità pratica».
Nell’Anno Sacerdotale, la Lettera di Sandri chiede di tornare «col
cuore al Cenacolo di Gerusalemme, dove il Maestro e Signore ci
amò sino alla fine; a quel luogo
UNA CHIESA FATTA DI PIETRE VIVE E TANTA SPERANZA...
La situazione in Israele, nei Territori palestinesi e nella Terra Santa è sempre in precario equilibrio
di pace. Il mese di marzo ha visto un aumento delle tensioni: a Gaza, dove si sono registrati scontri
fra i più duri da un anno a questa parte; a Gerusalemme, con guerriglia anche nel cuore antico
della “Santa” e la notizia del via libera a nuovi insediamenti ebraici nella zona est della città, a
maggioranza “araba” (e quindi anche cristiana); nei territori sotto il controllo dell’autorità
palestinese, con la chiusura di check–points e punti di passaggio. In questo clima di sofferenza e di
incertezza comunque si celebra la speranza della Pasqua, con i riti solenni della Settimana Santa e
il culmine della Risurrezione. «In questo momento, il nostro pensiero e il nostro cuore si dirigono in
modo particolare a Gerusalemme, dove il mistero pasquale si è compiuto – ha dichiarato Benedetto
XVI all’Angelus della Domenica delle Palme –. Sono profondamente addolorato per i recenti contrasti e per le tensioni verificatisi ancora una volta in quella città, che è patria spirituale di cristiani,
ebrei e musulmani, profezia e promessa di quell’universale riconciliazione che Dio desidera per
tutta la famiglia umana. La pace – ha ricordato il Santo Padre – è un dono che Dio affida alla
responsabilità umana, affinché lo coltivi attraverso il dialogo e il rispetto dei diritti di tutti, la
riconciliazione e il perdono. Preghiamo, quindi, perché i responsabili delle sorti di Gerusalemme
intraprendano con coraggio la via della pace e la seguano con perseveranza!». Abbiamo chiesto aggiornamenti direttamente da chi opera in Terra Santa, per far sentire loro la vicinanza al difficile
impegno cui sono chiamati e per sentire la forza della Chiesa che vive là dove tutto ebbe inizio.
Ci arrivano notizie poco confortanti: con quali tensioni vi state confrontando? Quali speranze nutrite? Oggettivamente quali prospettive si profilano all’orizzonte?
«La situazione attuale – ci risponde il Custode di Terra Santa fra Pierbattista Pizzaballa – è tale
da meritarsi una qualche, piccola, visibilità sui telegiornali italiani. Significa che la tensione si è
inasprita, in tutto il Paese. La situazione, autorevolmente dichiarata insostenibile, deve essere oggetto di una concreta e corale mediazione per obbligare le parti in causa a negoziare affrontando
tutti gli argomenti, nessuno escluso. La speranza che nutriamo? Che il mondo presti attenzione al
Medio Oriente: un’attenzione sincera, una premura: l’urgenza di arrivare a soluzioni concrete, coraggiose anche se dolorose. Si parla ormai da tempo di “processo di pace”, dimenticando o sottolineando quanto si sia lontani dal parlare di “pace”. Siamo nel tempo pasquale: ci viene offerta un’immagine ad indicarci la speranza, la prospettiva per un futuro possibile: il Cireneo aiuta Gesù a portare
la croce. “Simone di Cirene è uno straniero… Primo di una schiera di non–credenti, non–cristiani,
non–cattolici che, in quanto uomini, riconoscono come proprio il dolore dell’altro. E questo basta.
Nella storia, singoli e interi popoli si ritrovano a dover portare croci infinite. Condannati da logiche
inique, attendono che qualche cireneo senta il debito dell’amore e il dovere dello schierarsi dalla
parte dei perdenti”. Diventare umani, farsi cirenei. La Terra Santa rivendica da noi questo “debito
d’amore”».
Perché è importante aderire numerosi e generosi alla Colletta?
«Perché la Terra Santa è dentro la nostra fede, e la nostra fede ci costituisce come cristiani e come
uomini. Sembra facile, e forse lo è. Ma davvero è importante che sentiamo questa responsabilità
verso la Terra Santa. La responsabilità di restituire un inestimabile dono ricevuto, un dono che si
ripete, si rinnova ogni volta uguale e nuovo e diverso. È la Terra della nostra redenzione, è la Terra
dove Gesù è vissuto, ha insegnato, è morto, è risorto. E c’è, a poche ore di volo, con i suoi colori e i suoi
orizzonti, con la sua luce e il lago e il deserto. E quando la percorriamo da pellegrini ci sentiamo
ripetere “qui” Gesù ha fatto, ha detto, da incontrato. Incontra noi, e quel “qui” viene assorbito nel
nostro cuore, viene a dirci che non crediamo a una favola, al più bello di tutti i racconti. Quel “qui”
viene a dirci che crediamo a una Persona che in questa Terra ha voluto nascere, morire, risorgere,
per me, per voi, per ognuno di noi. Abbiamo un debito d’amore verso questa Terra. Abbiamo un
debito di riconoscenza verso i cristiani che vivono qui, piccola e povera minoranza, divisa al suo
interno, non migliori di noi, peccatori come noi, salvati come noi, ma anche loro “qui”, chiamati alla
duplice testimonianza di fede nel Signore e in questa Terra che senza di loro sarebbe un museo
invaso da erbacce. Certo, essi vivono una situazione storica di sofferenza che li accomuna alla parte
più povera della popolazione arabo-musulmana. E sono ancor più provati dall’essere minoranza.
Questi ultimi anni hanno visto una grave emigrazione di cristiani. Stretti dalla responsabilità di
assicurare un futuro ai propri figli, molte famiglie cristiane hanno lasciato la Terra Santa, portando
altrove competenze, liberando altrove la loro voglia di partecipazione e le loro capacità lavorative.
L’aiuto cui siamo chiamati, numeroso e generoso, va a sostegno di queste comunità: i cristiani di
Terra Santa hanno bisogno di noi; noi abbiamo bisogno che i cristiani restino radicati in Terra
Santa».
Un augurio per la Santa Pasqua.
«Abbiamo bisogno della Terra Santa, perché qui Cristo è risorto, qui ci ha detto, con il reale e grandioso prodigio della sua risurrezione, che è la vita il destino ultimo dell’uomo. Questa grazia è ancora e sempre operante in noi, perché Cristo risorto è sempre vivo nel mondo. “Prego che la Chiesa in
Terra Santa tragga sempre maggiore forza dalla contemplazione della tomba vuota del Redentore.
In quella tomba essa è chiamata a seppellire tutte le sue ansie e paure, per risorgere nuovamente
ogni giorno e continuare il suo viaggio per le vie di Gerusalemme, della Galilea ed oltre, proclamando il trionfo del perdono di Cristo e la promessa di una vita nuova”: sono parole che papa Benedetto
XVI ha pronunciato nella Basilica della Risurrezione a Gerusalemme. È l’augurio che racchiude
tutta la nostra speranza per il futuro: la mia e di chi vive in Terra Santa, ma anche quella di ogni
cristiano, e di uomo di buona volontà. Perché tutti sappiamo di aver bisogno di pace, e tutti sappiamo che la pace cui aneliamo è dono di Dio».
dove gli Apostoli con la Santa
Madre del Crocifisso Risorto vissero la prima Pentecoste… Crediamo fermamente nel “fuoco
IL PATRIARCA LATINO DI GERUSALEMME: FOUAD TWAL
«Viviamo in bilico fra speranza e fiducia da una parte e continua frustrazione e ansia dall’altra».
A spiegare con questo senso di precarietà e incertezza la situazione in Terra Santa è il patriarca
latino di Gerusalemme Sua Beatitudine Fouad Twal. «La Chiesa di Gerusalemme – prosegue
– bene si identifica con Cristo, con la sua Passione sul Calvario, ma anche con la speranza che
sgorga dal sepolcro vuoto: con questi sentimenti proseguiamo con la nostra testimonianza e la
nostra missione. La visita di Benedetto XVI nel maggio 2009, nonostante la complessità, le difficoltà e talvolta i differenti punti di vista esistenti fra gli stessi cristiani, ha comunque donato a
tutti un grande senso di speranza, facendo sentire la Chiesa di Terra Santa compresa, incoraggiata e determinata ad andare avanti, soprattutto nel suo compito di custodia dei Luoghi Santi e di
sostegno alla spiritualità dei pellegrini, affinché, anche nelle tensioni, qui si possa ritrovare un’oasi
di pace e preghiera». Intervenendo di recente a Genova, il patriarca ha messo in evidenza come
gli atteggiamenti dello Stato di Israele sempre più contribuiscano ad alimentare tensioni e divisioni, mentre in Terra Santa c’è soprattutto bisogno di «passi verso la riconciliazione». Un motivo
per conservare viva la fede e la fiducia, nonostante tutto, è la preparazione al Sinodo delle Chiese
del Medio Oriente, in calendario il prossimo ottobre. «Il tema è proprio “testimonianza e missione” – dice ancora Twal – e stiamo lavorando con impegno verso questo grande appuntamento con
il Santo Padre». Il 2009 è stato un anno importante per la Terra Santa, accanto alla visita del
Pontefice, anche importanti anniversari, come gli 800 anni di presenza francescana, i 150 anni
dei Salesiani, la beatificazione di suor Maria Alfonsina Ghatta (fondatrice della Congregazione
del Rosario), l’inaugurazione dell’Ospedale di Beit–Jala, la costruzione di un Centro per la Famiglia a Nazareth… L’emorragia di cristiani, però, sembra inarrestabile. È vero, ci sono centinaia di
“nuovi cattolici” che arrivano per motivi di lavoro, ma anche come immigrati e rifugiati: si pensi
all’accoglienza assicurata dalla Giordania ai cristiani iracheni, mentre in Israele sono giunti
cattolici fuggiti da Sudan, Libano e Russia. Ma il bilancio è comunque in negativo. «Il Santo
Padre – ha dichiarato sempre Twal in occasione del suo breve viaggio in Italia nei giorni scorsi –
ci ha invitato, come Chiesa di Gerusalemme, a respirare con il polmone orientale e con quello
occidentale–mondiale, ma anche con l’arabo e con l’ebraico, per essere vero ponte di pace a livello
interreligioso e interculturale, in vista di un traguardo che porti a fare della Terra Santa la terra
di tutti i popoli. Gerusalemme – ha concluso – in quanto patria di ebrei, cristiani e musulmani, è
città senza frontiere che reclama un’apertura, una libertà di accesso a tutti i credenti con garanzia giuridica internazionale e non può essere monopolio di un solo popolo a esclusione degli altri
perché è la città di tutti».
mai spento” dello Spirito Santo,
che il Vivente effonde in abbondanza». Benedetto XVI, si segnala ancora nella Lettera, ha affidato alla Congregazione per le
Chiese Orientali «il compito di
tenere vivo l’interesse per quella
Terra benedetta». A nome del
Pontefice Sandri esorta quindi «a
confermare la solidarietà finora
mostrata, perché i cristiani d’Oriente portano una responsabilità che spetta alla Chiesa universale, quella cioè di custodire le
“origini cristiane”, i luoghi e le
persone che ne sono il segno, per-
ché quelle origini siano sempre
il riferimento della missione cristiana, la misura del futuro ecclesiale e la sua sicurezza… Essi
meritano, pertanto, l’appoggio di
tutta la Chiesa – conclude Sandri
– pregando il Signore perché sia
largo nella ricompensa verso
quanti amano la Terra che Gli
diede i natali, che deve rimanere, grazie alla “Chiesa viva e giovane” che vi opera, la testimone
nei secoli delle grandi opere della salvezza».
pagina a cura di
ENRICA LATTANZI
PERCHÈ UNA COLLETTA PRO TERRA SANCTA
Scopo della Colletta “pro Terra Sancta”, con le offerte raccolte soprattutto il Venerdì Santo, è quello di sensibilizzare i
fedeli al valore della solidarietà verso le comunità e gli enti
cattolici presenti in quella regione e promuovere ogni iniziativa e intervento in favore dei Luoghi Santi che conservano la
memoria di Cristo. La Congregazione per le Chiese Orientali
riceve parte della Colletta “pro Terra Sancta” direttamente dalle
Nunziature Apostoliche, e, secondo la percentuale stabilita dalle
relative norme pontificie, concede quindi i sussidi ordinari e
straordinari alle circoscrizioni ecclesiastiche, agli ordini religiosi e ad altre persone giuridiche ecclesiastiche in Libano, Siria, Iraq, Giordania, Egitto e particolarmente in Israele e Palestina. La Colletta è una tradizione che risale già ai tempi della
Chiesa primitiva. Lo stesso Apostolo Paolo sollecitava infatti le
comunità in Asia Minore a sostenere i confratelli a Gerusalemme. Fu Papa Paolo V, poi, nel Breve “Coelestis Regis” del 22
gennaio 1618, a stabilirne per la prima volta la finalità, mentre Benedetto XIV la confermò con il Breve Apostolico “In supremo militantis Ecclesiae” del 7 gennaio 1746. Ulteriori info
su: www.custodia.fr; www.lpj.org.
SOCIETÀ
P A G I N A
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INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
ELEZIONI
VINCE BERLUSCONI,
AUMENTA I SUOI
VOTI LA LEGA NORD
alano i votanti, in misura molto marcata,
più dell’8%. E’ un “partito” rilevante, che lancia alla classe politica
tutta, maggioranza ed opposizioni, un messaggio chiaro e forte. Bisogna lavorare, senza alibi: non serve nulla di straordinario, bisogna far funzionare le
cose, nel rispetto delle persone
e delle regole. E’ vero però che,
dal punto di vista dei risultati,
“gli assenti hanno sempre torto”. E i risultati delle 13 regioni non sono privi di motivi di
riflessione. Le regionali non
precedevano, come fu nelle due
ultime occasioni, le politiche, di
pochi mesi. Questa volta si è
trattato di “elezioni di mezzo
termine”, in relazione con la legislatura. La maggioranza di
centro-destra (Pdl e Lega) partiva da due sole regioni, anche
se molto importanti, Lombardia
e Veneto. Ad esse ha aggiunto
la conquista del seggio di presidente in Calabria, Campania
e, dopo un testa-testa molto
combattuto, in Piemonte e nel
Lazio Il centro –sinistra, che
conferma le quattro regioni
“rosse” Emilia-Romagna, Toscana, Marche ed Umbria,
mantiene la Puglia, la Basilicata e la Liguria. Vince insomma il centro-destra, con una significativa affermazione del
presidente del Consiglio Berlusconi, molto impegnato nella
campagna elettorale, e della
Lega, l’unica delle maggiori forze politiche a crescere in modo
considerevole. Entrambi ben
sotto il 30%, le elezioni regionali dimostrano come i grandi
partiti di rassemblement, Pd e
Pdl, siano ancora alle prese con
la loro fondazione molto rapida: c’è certamente molto da fare
nella definizione del profilo e
nello sviluppo della struttura
interna, così come nel sistema
delle relazioni di coalizione.
L’Udc ha visto la sua politica di
alleanze a “geometria variabile” piuttosto stabile nei risultati. Finita una delle campagne
elettorali più rissose, strillate,
rocambolesche della storia recente insomma non ci sono più
alibi per nessuno. La situazione non è brillante, l’Italia sta
facendo bene nella crisi mondiale, ma i problemi sono tanti:
occorre lavorare molto a tutti i
livelli. Le regioni, si sa, hanno
soprattutto competenze sulla
sanità. Noi dobbiamo andare
fieri – lo si è visto in relazione
al dibattito di questi mesi negli Stati Uniti – del nostro sistema sanitario. Eppure è pieno di sprechi e buchi, che è necessario colmare, semplicemente rispettando le regole e lavorando bene, ciascuno per la sua
parte. E quel che vale per la
sanità vale in moltissimi altri
campi di politiche pubbliche.
Serve allora una classe politica adeguata. Avremo un paio
d’anni senza significative scadenze elettorali: c’è tempo per
lavorare, c’è tempo anche per
far crescere le forze politiche e
le vocazioni alla politica. Abbiamo infatti tutti bisogno di guardare avanti con impegno, con
coraggio, con fiducia. A questo
proposito il chiaro discorso sull’impegno, sui valori di riferimento e sulla stoffa delle persone, che i vescovi e i cattolici
hanno sviluppato nei giorni
scorsi, rappresenta un preciso
e sereno riferimento per tutti.
C
SIR
ATTACCHI AL PAPA REAZIONI ALLA CAMPAGNA MEDIATICA CONTRO LA CHIESA
Con l’arma della menzogna
C
onferenze episcopali,
diocesi, parrocchie, associazioni, movimenti:
è forte e unanime la
“mobilitazione” del popolo cattolico a fianco di papa
Benedetto XVI, nelle ultime settimane oggetto di una vera e
propria campagna mediatica
denigratoria, scatenatasi in
seguito agli episodi di pedofilia
venuti alla luce in diversi Paesi. Ecco alcune prese di posizione al riguardo.
Non scoraggiarsi. “Come
Gesù aveva i suoi nemici anche
noi, i cristiani, e la Chiesa ha
sempre nemici, non solo oggi
ma anche in passato, in ogni
secolo e così sarà anche nel futuro. In questi giorni, nei quali
non solo il Papa ma tutta la
Chiesa, e così ogni fedele cioè
ognuno di noi, è frontalmente
attaccato e denunciato da alcuni influenti mass media in un
modo che oltrepassa ogni lealtà e anche ogni verità, lo sentiamo di nuovo. Non siamo sorpresi! Gesù ce lo ha predetto. Il
‘Benedetto colui chi viene’ in
ogni tempo può rapidamente
cambiare nel grido ostile ‘Crocifiggilo!’”. Lo ha detto il card.
Walter Kasper celebrando il
28 marzo, a Roma, nella parrocchia di Ognissanti, di cui è titolare, la Festa delle Palme. “Non
c’è motivo di scoraggiarsi ed
essere abbattuti - ha affermato
il presidente del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani sappiamo che la gente che ha
benedetto Gesù con canti e palme alla fine ha avuto ragione.
Hanno vinto i credenti. Perché
la Via Crucis non è finita con la
crocifissione, con la risurrezio-
ne di Pasqua. La Chiesa oggi ha
bisogno di una umile pulizia
interna da sporcizie inaccettabili e noi tutti ne abbiamo bisogno, ognuno nel suo modo. Però,
se ci convertiamo e ci purifichiamo, la Chiesa alla fine uscirà dalla crisi attuale rinnovata, più splendida e bella”.
Campagna di diffamazione e calunnia. “Di fronte
alla campagna di diffamazione
e calunnia, che è stata organizzata per offuscare l’immagine
del Papa – ha detto il card.
André Vingt-Trois, presidente dei vescovi francesi, al termine dell’Assemblea plenaria
svoltasi nei giorni scorsi a
Lourdes - abbiamo voluto in-
viargli un messaggio di solidarietà e di comunione. Sappiamo
tutti con quale vigore egli ha
agito, prima come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi come Sommo Pontefice, per mettere a disposizione dei vescovi i modi
per affrontare con forza e chiarezza le situazioni penali”.
“Questi inaccettabili fatti – sostengono i vescovi francesi rivolgendosi al Papa - sono utilizzati in una campagna volta
ad attaccare la vostra persona
e la vostra missione al servizio
del corpo ecclesiale. Noi tutti
soffriamo per questi attacchi
sleali e indegni e ci teniamo a
dirvi che portiamo con lei la
pena che provocano queste calunnie che vi colpiscono ed
esprimiamo la nostra comunione e il nostro sostegno”. “Quest’anno – ha detto l’arcivescovo
di Parigi concludendo l’assemblea di Lourdes – la nostra
Chiesa cattolica celebrerà la
Pasqua in un clima di sospetto
e tristezza. I casi di pedofilia
denunciati in alcuni paesi d’Europa sono causa di scandalo per
molti nostri contemporanei e
fanno sprofondare i cattolici
nella vergogna e nello smarrimento”. Per quanto riguarda la
Francia l’arcivescovo di Parigi
ha assicurato che la Chiesa
francese si è impegnata in questa direzione già dai primi anni
del 2000 pubblicando un documento dal titolo “Lottare contro la pedofilia” destinato a tutti
gli educatori. “Si tratta – ha
aggiunto il cardinale – di un
problema che riguarda tutta la
nostra società e non soltanto la
Chiesa. Desidereremmo vedere
che altre istituzioni facciano lo
stesso nostro lavoro”.
Senza precedenti. “Non era
forse mai accaduto che la Chiesa fosse attaccata in questo
modo”. E’ il commento dell’Osservatorio Van Thuan
(www.vanthuanobservatory.org)
alla lettera del Papa ai cattolici d’Irlanda. “Alle persecuzioni
nei confronti di tanti cristiani,
crocefissi in senso letterale in
varie parti del mondo, ai molteplici tentativi per sradicare il
cristianesimo nelle società un
tempo cristiane con una violenza devastatrice sul piano legislativo, educativo e del costume
che non può trovare spiegazioni nel normale buon senso – si
legge in una nota - si aggiunge
ormai da tempo un accanimento contro questo Papa, la cui
grandezza provvidenziale è davanti agli occhi di tutti”. In questa prospettiva, “il tentativo
della stampa di coinvolgere
Benedetto XVI nella questione
pedofilia è solo il più recente tra
i segni di avversione che tanti
nutrono per il Papa”. Di qui la
necessità di “chiedersi come
mai questo pontefice, nonostante la sua mitezza evangelica e
l’onestà, la chiarezza delle sue
parole unitamente alla profondità del suo pensiero e dei suoi
insegnamenti, susciti da alcune parti sentimenti di astio e
forme di anticlericalismo che si
pensavano superate”. “E questo
suscita ancora maggiore stupore e addirittura dolore, quando
a non seguire il Papa e a denunciarne presunti errori sono uomini di Chiesa, siano essi teologi, sacerdoti o laici”, la conclusione della nota.
a cura di M. MICHELA NICOLAIS
NOTA ECONOMICA
Le parole di Bagnasco fanno riflettere
« ’
L
ipocrisia è un vizio
di moda, e tutti i vizi
di moda passano
per virtù”, afferma
don Giovanni di Molière. Detto giudizio non è
circoscrivibile ad un momento
temporale, tant’è che si attaglia
anche all’odierna realtà italiana. Mi spiego, i giudizi del mondo laicista, anticlericale e
nichilista, sulle parole del Presidente della Cei, Card. Angelo
Bagnasco, sono infidi, ambigui,
insinceri e preconcetti. E’ una
beotaggine sostenere che il presidente della Cei doveva evitare la commistione fra valori non
negoziabili, che esistono di per
sé, ed eventi di natura relativa, nella fattispecie la competizione elettorale. Piaccia o non
piaccia, ma il presidente della
Cei non ha dato indicazioni di
voto. Opportunamente si è rivolto ai cattolici, invitandoli a
riflettere sul dovere di rimanere fedeli ai valori della Fede e
su quello della ricostruzione
della società civile, ora in totale decadenza. I non cattolici non
sono tenuti ad ascoltarlo, quindi operino secondo i loro convincimenti, ma nel rispetto delle scelte altrui. Le parole del
card. Bagnasco sono un invito
a riflettere sia sulla coerenza
delle scelte che sui modelli di
testimonianza, negli ambiti della politica, dell’economia e della società civile. Dovranno, per
conseguenza, impegnarsi ad
elaborare una cultura da contrapporre a quella dominante,
individualista, egoista, nichilista, incapace di modernizzare
e progettare il futuro delle nuove generazioni. I cattolici non
possono accettare di essere ridotti al silenzio e ancor meno
di rinunciare a battersi per
l’edificazione di uno Stato laico, democratico, innervato da
valori etici, quali: dignità della
persona umana; indisponibilità
della vita dal concepimento alla
morte; libertà religiosa, educativa e scolastica; l’istituto della
famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna; il diritto
al lavoro e alla casa. L’impegno
dei cattolici deve quindi raggiungere anche il mondo della
produzione, del commercio e
della finanza, perché queste
realtà debbono essere condotte
al perseguimento del bene comune e del rispetto della natura. Il messaggio ha ribadito che
“gli elettori cattolici alle scadenze elettorali, debbono scegliere forze politiche e candidati
coerenti, ovvero che si ispirano
ai valori della Chiesa e che si
impegnano a tradurli nel vissuto politico e personale, con com-
petenza, retta ragione e adeguati stili di vita”. E’ un impegno che non può essere circoscritto al momento elettorale,
richiede militanza, progetti,
idee politiche in grado di superare sia i decadenti modelli politici in cui viviamo, che la
classe dirigente che li rappresenta. Ho implicitamente richiamato il tema dello sviluppo economico, “oggi fortemente
collegato ai doveri che nascono
dal rapporto dell’uomo con l’ambiente naturale… il cui uso rappresenta una responsabilità
verso… le generazioni future”.
Insomma “l’apertura alla vita
deve essere al centro dello sviluppo. Quando una società s’avvia verso la negazione o la soppressione della vita, finisce per
non trovare più le motivazioni
e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene
dell’uomo”. Ho ripreso questi
passi della Caritas in Veritate,
per dire che il messaggio e gli
stimoli, che giungono dal magistero della Chiesa, vanno colti e giudicati nel loro insieme e
nella loro continuità, non come
episodi singoli. Il documento del
Presidente della Cei richiama
ai cattolici il dovere di essere
buone sentinelle dei valori, ma
anche costruttori di una società civile e statuale, attenta allo
sviluppo, alla democrazia, alla
verità, alla giustizia e ai problemi della famiglia, il primo dei
quali è la possibilità di lavoro.
Le affermazioni e le critiche, per
essere corrette ed avere senso,
debbono essere documentate.
Ovvvero debbono fotografare e
analizzare, con rigore scientifico e morale, la situazione socio/
politico/economica, del Paese.
La sinistra non pare in grado
di esprimere una cultura capace di dare risposte adeguate,
alle domande di modernizzazione, ripresa economica e futuro, che provengono dalla società civile. Il mondo imprenditoriale, a sua volta, ha abbandonato lo spirito della cultura
liberale che, pur fra mille contraddizioni, mitigava l’individualismo, il perseguimento esasperato della massimizzazione
dei profitti e l’inciviltà dello
sfruttamento, riuscendo così a
far sopravvivere finalità sociali dell’impresa. Questo deficit di
cultura e di valori ha fatto perdere di vista le esigenze di futuro espresso dalle nuove generazioni e dall’ecologia. Il governo, l’opposizione e i sindacati
debbono rendersi conto che il
mondo è cambiato, quindi si
debbono ridefinire le regole del
gioco.
GIANNI MUNARINI
SOCIETÀ
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
BENEDETTO XVI CON IL CORAGGIO CHE VIENE DALLA VERITÀ
Umiltà dell’ascesa
P
arole, segni e appello
alla pace in Terra Santa, in questa domenica
delle Palme, venticinquesima Giornata
mondiale della gioventù. Nella
celebrazione liturgica si fa memoria di Gesù che entra in
Gerusalemme; vi arriva non in
modo privato, come ha fatto, sicuramente, altre volte, ma in
modo ufficiale, manifestando la
propria identità regale: è acclamato come re, come colui che
viene nel nome del Signore.
Gesù sale verso Gerusalemme; sale da Gerico che si
trova sotto il livello del mare;
sale verso la città che è a oltre
700 metri di altezza. Si tratta
di un’ascesa, ricorda Benedetto XVI nella sua omelia pronunciata dal sagrato della basilica
vaticana di San Pietro. Un’ascesa che è sì via esteriore ma è
anche immagine del movimento interiore dell’esistenza: “L’uomo può scegliere una via comoda e scansare ogni fatica. Può
anche scendere verso il basso,
il volgare. Può sprofondare nella palude della menzogna e della disonestà. Gesù cammina
avanti a noi, e va verso l’alto.
Egli ci conduce verso ciò che è
grande, puro, ci conduce verso
l’aria salubre delle altezze: verso la vita secondo verità; verso
il coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti; verso la
pazienza che sopporta e sostiene l’altro. Egli conduce verso la
disponibilità per i sofferenti,
per gli abbandonati; verso la
fedeltà che sta dalla parte dell’altro anche quando la situazione si rende difficile. Condu-
ce verso la disponibilità a recare aiuto; verso la bontà che non
si lascia disarmare neppure
dall’ingratitudine. Egli ci conduce verso l’amore – ci conduce
verso Dio”.
Gesù precede l’uomo in questa ascesa. Sa che la sua strada non si ferma il venerdì; sa
che non avrà nella croce la sua
fine; sa che riconcilierà Dio e
l’uomo nel suo corpo. Ecco un
altro messaggio. Dice il Papa:
il camminare con Gesù è “sempre anche un essere portati”,
perché “ci tira e ci sostiene”. È
accettare di non potercela fare
da soli. È, dunque, atto di umiltà “l’aggrapparsi alla cordata,
la responsabilità della comunione, il non strappare la corda con
la caparbietà e la saccenteria”.
Di questo essere nell’insieme
della cordata “fa parte anche il
non comportarsi da padroni della Parola di Dio, il non correre
dietro un’idea sbagliata di emancipazione. L’umiltà dell’esserecon è essenziale per l’ascesa”.
La croce, poi, è espressione di
cosa significhi l’amore: “Solo chi
perde se stesso, si trova”. Dice il
Papa: “Come nelle vicende di
questo mondo non si possono
raggiungere grandi risultati senza rinuncia e duro esercizio,
come la gioia per una grande scoperta conoscitiva o per una vera
capacità operativa è legata alla
disciplina, anzi, alla fatica dell’apprendimento, così la via verso la vita stessa, verso la realizzazione della propria umanità è
legata alla comunione con Colui
che è salito all’altezza di Dio attraverso la Croce”.
Al suo ingresso Gesù è accolto con le parole: pace in cielo e
gloria nel più alto dei cieli. Sanno bene, discepoli e pellegrini,
che la pace è dono di Dio, e che
in terra non c’è pace: “Così questa acclamazione è espressione
di una profonda pena e, insieme, è preghiera di speranza:
colui che viene nel nome del
Signore porti sulla terra ciò che
è nei cieli”. Un saluto che è supplica e speranza.
Nelle parole di Benedetto XVI
torna, infine, l’appello alla pace:
quando andiamo in Terra Santa, afferma il Papa, “vi andiamo però anche come messaggeri della pace, con la preghiera
per la pace; con l’invito forte a
tutti di fare in quel luogo, che
porta nel nome la parola ‘pace’,
tutto il possibile affinché esso
diventi veramente un luogo di
pace”. Di qui anche l’incoraggiamento “per i cristiani a rimanere nel Paese delle loro origini e ad impegnarsi intensamente in esso per la pace”.
Appello che all’Angelus è pensiero particolare per Gerusalemme. Si dice profondamente
addolorato per i “recenti contrasti” il Papa, “per le tensioni verificatesi ancora una volta in
quella città, che è patria spirituale di cristiani, ebrei, e musulmani”. Di fronte al chiacchiericcio delle opinioni dominanti, Benedetto XVI invita al
coraggio delle scelte, alla fatica
della salita, al camminare sulle strade del mondo portando
nella bisaccia del pellegrino
quei comandamenti che sono
regole fondamentali del vero
amore. Afferma il Papa: essi ci
dicono che “senza Dio nulla riesce in modo giusto”.
FABIO ZAVATTARO
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
DI ARSHED,
A GINEVRA,
NON SI PARLA
L’agenzia AsiaNews ci racconta - in mezzo al consueto
assordante silenzio dei media - che «si sono svolti a
Rawalpindi, fra imponenti
misure di sicurezza, i funerali di Arshed Masih, 38enne cristiano pakistano, bruciato vivo perché ha rifiutato di convertirsi all’islam».
Finora nessuno è stato arrestato per l’odioso delitto
avvenuto il 19 marzo scorso, a cui si aggiunge anche
lo stupro della moglie Martha, compiuto davanti agli
occhi dei tre figli, dai 7 ai
12 anni. Una fonte bene informata riferisce ad AsiaNews che sarebbe stata la
polizia ad appiccare il fuoco
all’uomo e a violentare la
donna, seguendo le “istruzioni” impartite dal datore
di lavoro di Arshed e Martha, un ricco uomo d’affari
musulmano presso cui, dal
2005, i due lavoravano come
autista e come domestica.
Negli ultimi tempi, a causa
della fede cristiana della
coppia, erano emersi dei
dissapori con il datore di la-
voro. Le pressioni perché
abbandonassero il cristianesimo, negli ultimi tempi,
si erano fatte incessanti. Il
padrone era giunto persino
a minacciare “terribili conseguenze”, per convincerli
ad abbracciare l’islam. I coniugi erano stati anche ingiustamente accusati di un
furto avvenuto di recente
nella villa dell’uomo, il quale aveva promesso di lasciar
cadere la denuncia in caso
di conversione. Arshed è
morto dopo tre giorni di agonia all’ospedale della Sacra
Famiglia a Rawalpindi, ove
è ricoverata la moglie, che è
ancora in stato di shock e
non è in grado di parlare. I
figli della coppia dormono in
ospedale perché sono senza
casa e vivono nella paura.
Sembra di raccontare fatti che non possono accadere. Invece, dobbiamo solo
ringraziare l’agenzia del
Pime (che si avvale della
rete dei nostri missionari)
se siamo venuti a conoscere questo fatto, mentre altri innumerevoli casi restano avvolti dal silenzio. E, una
volta poi che una simile notizia riesce a filtrare dalla
coltre di omertà, eccola ridotta a notizia insignificante,
sepolta in qualche pagina
interna dei giornali e presto
dimenticata. Il Pakistan è
un Paese importante sullo
scacchiere della lotta al terrorismo di Al-Qaida, quindi
non aspettarti nessuna protesta ufficiale, che vada oltre lo sdegno di facciata.
Si parla tanto di libertà
religiosa e assai poco di reciprocità internazionale nel
riconoscimento e nella difesa di questo diritto. Ecco un
esempio lampante. Lo stesso giorno in cui a Rawalpindi si sono svolti i funerali del povero Arshed, a Ginevra il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato il divieto di edificare minareti in
Svizzera, bollato come manifestazione di islamofobia.
Avrebbe potuto condannare
con la medesima risoluzione centinaia di altri divieti
di edificare chiese, come manifestazione di cristianofobia. Ma non lo ha fatto. La
cosa veramente buffa è che
la risoluzione sulla diffamazione delle religioni è stata
presentata - indovinate un
po! - dal Pakistan. Naturalmente della vicenda del cristiano arso vivo, a Ginevra,
nemmeno una parola!
P A G I N A
5
Una Pasqua
da cristiani
I
cristiani celebrano la Pasqua: il Crocifisso, messo a
morte dagli uomini, da Dio
è stato risuscitato. Celebrare la Pasqua significa,
allora, ri-comprendere in profondità la storia di Gesù alla
luce del suo compimento. Tutta l’esistenza di Gesù è segnata da un profondo dinamismo
che la orienta vero il punto
culminante: la morte-risurrezione, chiave di lettura e di
comprensione tanto di Gesù
quanto del Dio di cui ha parlato. La sua è una storia “normale” e “rivelatrice” allo stesso tempo. É nato da una donna così come nascono tutti gli
uomini; ha vissuto seguendo le
tappe della crescita umana,
all’interno della sua famiglia
e del suo ambito religioso. Ha
compreso, giorno dopo giorno,
la fatica di vivere e la speranza in essa racchiusa. La sua
esistenza si è aperta progressivamente alla volontà del
Padre: una volontà da comprendere e da vivere. Non ha
camminato “a fianco degli uomini” ma “dentro la vita degli
uomini”. Egli ha vissuto fino
in fondo il “paradosso” della
vita: accoglienza e rifiuto allo
stesso tempo. Infatti, egli è
inviato da Dio agli uomini ma
da questi è rifiutato; ed è rifiutato proprio “in nome di
Dio”, in nome di una certa immagine di Dio: qui sta lo scandalo teologico che pervade la
vicenda di Gesù. Uno scandalo da comprendere e alla luce
del quale occorre rivedere il
parlare di Dio
La folla, provocata dalle sue
parole e azioni, si domanda:
che significa tutto questo? La
risposta: Gesù insegna con
autorità e la sua proposta è
nuova e autorevole perché libera da ogni logica di potenza
umana. Gesù, per parlare del
suo Dio, ha rifiutato il potere
e la logica che lo sorregge. Per
questo egli è libero. Gesù si
dimostra libero nelle sue relazioni personali: preferisce
frequentare gli esclusi piuttosto che i benpensanti e i potenti; sceglie i suoi compagni
di avventura tra la gente semplice piuttosto che tra chi ha
frequentato le sinagoghe; non
si lascia coinvolgere nei sogni
di riconquista politica che agitano un buon numero dei
gruppi religiosi e politici del
tempo. É uomo libero nelle sue
parole: egli non si lascia coinvolgere dalle arguzie degli
scribi e dei farisei; ribatte ad
essi invitandoli a rivedere il
loro modo di pensare Dio. Si
dimostra libero di fronte alla
Legge: il sabato è per l’uomo
non l’uomo per il sabato. Egli
osa dire, in
riferimento
alla Legge:
“Vi è stato
detto... ma
io vi dico”.
I vangeli ci
presentano
Gesù che
parla di Dio
e soltanto di
Dio: un annuncio che
si rivela,
però, tutto a
vantaggio
dell’uomo.
Alle obiezione
di
quanti si scandalizzano del
suo agire e del suo parlare,
Gesù costantemente risponde
dicendo: “Agisco così perché
così è il Padre; un Padre che
ama gli ultimi, sta dalla parte
di chi non conta, si compiace
di ritrovare chi era dichiarato
perduto. Partendo da questa
profonda convinzione, egli afferma che ogni emarginazione
è peccato religioso perché
smentisce proprio il volto profondo di Dio, quello -appuntodell’amore ostinato per tutti.
Tutta l’esistenza di Gesù è
dono agli altri e per gli altri,
nella certezza che la vita la si
possiede solo donandola e la
si perde solo conservandola
per se stessi. Gesù è Messia e
Figlio di Dio: appunto per questo solidale con gli uomini.
Nella sua passione noi ritroviamo svelata la pienezza di
questa logica. Infatti, la passione rivela i tratti profondi di
Gesù, quei tratti che si sono
manifestati in tutta la sua
vita, ma che qui si fanno ancora più chiari: l’innocenza, la
sua incondizionata obbedienza al Padre, la sua bontà, la
sua solidarietà con i peccatori, l’abbandono senza riserve
all’amore. La passione è la dimostrazione che Gesù percorre la via dell’amore fino in fondo, accettandone completamente la debolezza, abbandonandovisi interamente. Il Padre confermerà - nella risurrezione - la validità dell’esistenza del figlio vissuta in
questo modo. Ma proprio questo tipo di esistenza diventa
scandalo, motivo di incomprensione. La Pasqua che celebriamo ci riconduce alla storia di Gesù: la risurrezione
non elimina né scavalca la croce; la ripropone, invece, svelandone il senso profondo. Il
senso di una storia nella linea
del servizio ostinato, gratuito
fino al dono totale di sé. La
gratuità e la fedeltà di cui il
Crocifisso è memoria creativa.
FUORI
dal
CORO
ARCANGELO BAGNI
SCANDALO ABUSI: BOLZANO-BRESSANONE,
NOMINATO “DIFENSORE CIVICO INDIPENDENTE”
La Diocesi di Bolzano-Bressanone ha nominato Werner Palla, già
difensore civico della provincia di Bolzano, “difensore civico indipendente” (ombdusman) per le vittime colpite da atti di violenza e da
abusi sessuali all’interno delle istituzioni diocesane. “L’attenzione
alle vittime colpite da atti di violenza o da molestie sessuali è
prioritaria per la diocesi – si legge in un comunicato - che intende
quindi fare piena luce su fatti e misfatti accaduti”. E’ di ieri la notizia dell’arresto di un giovane aiuto parroco che avrebbe molestato
alcuni ragazzi della parrocchia di Varna. Di qui la nomina di Werner
Palla; ad affiancarlo, un comitato di specialisti – psicologi,
psicoterapeuti e giuristi – cui si potranno rivolgere “sia vittime di
abusi sessuali che testimoni di atti di molestie”, oltre ai “collaboratori della diocesi colpevoli di abusi sessuali che desiderano farsi aiutare”. La consulenza per le vittime e per i colpevoli di tali atti è
gratuita e i colloqui sono coperti da segreto professionale, precisa la
diocesi. “Ci sono persone – dichiara il vicario generale, don Josef
Matzneller – che, per motivi comprensibili, preferiscono raccontare
le loro esperienze a referenti che non fanno parte dell’ambito ecclesiastico. Questo è il segno che in Diocesi tali richieste vengono prese
sul serio”.
P A G I N A
6
SOCIETÀ
ELEZIONI2010
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2010
AFFLUENZA IN CALO
I LOMBARDI
RICONFERMANO
FORMIGONI
COSÌ AL PIRELLONE...
LA COMPOSIZIONE DEL PROSSIMO
CONSIGLIO REGIONALE
DELLA LOMBARDIA
ELETTI LISTE REGIONALI
PER LA LOMBARDIA
8
Roberto Formigoni - Paolo Valentini Puccitelli - Doriano Riparbelli
- Roberto Alboni - Nicole Minetti - Giorgio Puricelli
Andrea Angelo Gibelli - Cesare Bossetti
PENATI PRESIDENTEALTERNATIVA LOMBARDIA
1
Filippo Luigi Penati
ELETTI LISTE CIRCOSCRIZIONALI
IL POPOLO DELLA LIBERTÀ
23
Raffaele Cattaneo - Rienzo Azzi - Giorgio Pozzi - Gianluca Rinaldin - Giulio Boscagli - Marcello Raimondi - Carlo Saffiotti - Mario Parolini - Franco Nicoli Cristiani - Margherita Peroni - Massimo Ponzoni - Stefano Carugo - Mario Sala - Stefano Giovanni
Maullu - Alessandro Colucci - Sante Zuffada - Domenico Zambetti - Romano Maria La Russa - Massimo Buscemi - Giuseppe
Angelo - Giammario Gian Carlo Abelli - Giovanni Rossoni - Carlo Maccari
LEGA NORD
18
Giangiacomo Longoni - Luciana Maria Ruffinelli - Dario Bianchi
- Stefano Galli - Ugo Parolo -Giosué Frosio - Daniele Belotti Roberto Pedretti - Renzo Bossi - Pierluigi Toscani - Alessandro
Marelli - Massimiliano Romeo - Davide Boni - Fabrizio Cecchetti
- Jari Colla -Massimiliano Gino Orsatti - Angelo Ciocca - Claudio
Bottari
PARTITO DEMOCRATICO
21
Stefano Natale Tosi - Alessandro Alfieri - Luca Gaffuri - Carlo
Spreafico - Angelo Costanzo - Maurizio Martina - Mario Barboni
- Gian Antonio Inteso Girelli -Gianbattista Ferrari - Giuseppe
Civati - Enrico Brambilla - Fabio Pizzul - Arianna Cavicchioli Carlo Borghetti - Francesco Prina - Franco Mirabelli - Sara
Valmaggi - Giuseppe Villani - Fabrizio Santantonio - Agostino
Alloni - Giovanni Pavesi
UDC
3
Valerio Bettoni - Gianmarco Quadrini - Enrico Marcora
IDV
4
Gabriele Sola - Francesco Patitucci - Giulio Cavalli - Stefano
Zamponi
PENSIONATI
1
Elisabetta Fatuzzo
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’
1
Chiara Cremonesi
DA COMO
• POZZI GIORGIO (Popolo della Libertà)
con 16.312 preferenze
• RINALDIN GIANLUCA (Popolo della Libertà)
con 13.322 preferenze
• GAFFURI LUCA (Partito Democratico)
con 12.806 preferenze
• BIANCHI DARIO (Lega Nord) con 9.865 preferenze
DA SONDRIO
• PAOLO UGO (Lega Nord) con 13.890 preferenze
• COSTANZO ANGELO (Partito Democratico)
con 5.473 preferenze
P A G I N A
7
SOCIETÀ
EUROP
A
EUROPA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
L’APPELLO LANCIATO AI CITTADINI E ALLE ISTITUZIONI UE
DA BRUXELLES: INSIEME
NELLA DOMENICA
P
iù di 70 organizzazioni, fra cui Chiese, sindacati e organizzazioni della società civile,
si sono riunite, il 24
marzo, in seno al Parlamento
europeo per la Prima Conferenza Europea sulla Protezione
delle Domeniche libere dal lavoro. Alla Conferenza si è lanciato un appello in cui si richiama il Parlamento, la Commissione e tutti i cittadini europei
ad unirsi per una generale mobilitazione in difesa della Domenica. Questo il testo dell’appello.
In occasione della Prima Conferenza Europea sulla Protezione delle Domeniche libere dal
lavoro, che si è tenuta presso il
Parlamento Europeo a Bruxelles il 24 marzo 2010:
Noi firmatari crediamo che,
per principio, tutti i cittadini
dell’Unione europea abbiano il
diritto a una domenica libera
dal lavoro. Ovviamente, questo
non esclude delle eccezioni necessarie a fornire i servizi essenziali, né pregiudica l’importante ruolo sociale dei partner
nella negoziazione di accordi
collettivi.
La protezione di una domenica libera dal lavoro è di importanza primaria per la salute dei
lavoratori (1), per la riconciliazione della vita lavorativa e di
quella famigliare (2) e della vita
della società civile nel suo complesso. Questo giorno di riposo
condiviso serve a rafforzare la
coesione sociale nelle nostre
società (3), una coesione severamente minacciata dall’attuale crisi economica. Pertanto
esortiamo i Capi di Stato e I
Governi dei 27 Stati membri,
che si riuniscono per il Summit
di Primavera, di resistere fermamente alle crescenti pressioni per la liberalizzazione delle
leggi che prevedono una domenica libera dal lavoro e di impegnarsi a salvaguardare e promuovere la domenica libera dal
lavoro come pilastro del Modello Sociale Europeo, entro le leggi delle rispettive nazioni.
Esortiamo la Commissione
Europea a rafforzare efficacemente il Modello Sociale Europeo così a lungo voluto da milioni di cittadini in tutta Europa. In modo particolare esortiamo la Commissione Europea ad
assicurare che la legislazione
UE e le regole di mercato interne garantiscano la centralità
delle domeniche libere dal lavoro nella vita dei lavoratori e
della società nel suo complesso
e di garantire che non venga
messa in pratica nessun’altra
forma di pressione sul principio della Domenica libera dal
lavoro.
Esortiamo i Membri del Parlamento europeo ad assicurare
che le legislazioni UE rilevanti
rispettino e promuovano la protezione delle Domeniche come
giorni settimanali di riposo per
tutti i cittadini UE.
Infine, esortiamo i cittadini
europei a firmare una futura
Iniziativa dei Cittadini che si
esprima in favore della protezione delle Domeniche libere
dal lavoro.
Confidiamo che la Prima
Conferenza europea sulla protezione delle Domeniche libere
dal lavoro si dimostrerà essere
il punto di partenza per una
rete di cooperazione permanente tra gli organizzatori e i partner di sostegno della conferenza. Ci aspettiamo che tale cooperazione spiani la strada per
la creazione della prima Alleanza Europea per le Domeniche
Libere.
(1). Studi scientifici dimostrano che una
Domenica libera dal lavoro è più
importante per la salute e il benessere
di qualunque altro giorno libero dal
lavoro durante la settimana. Il lavoro
domenicale pone un’enorme pressione
sui lavoratori e le loro famiglie.
Incoraggia lo stress e porta a malattie e
assenteismo.
(2). Durante le Domeniche, i genitori e i
bambini sono in grado di passare del
tempo insieme. Le scuole sono chiuse. In
base alla direttiva Ue sulla protezione
dei giovani al lavoro, la Domenica è
già riconosciuta come il giorno di
riposo settimanale per bambini e
adolescenti della Ue.
(3). Poiché permette ai cittadini di
partecipare alla vita sociale e
associativa, di ottenere una ricreazione
culturale e spirituale, e di svolgere
attività volontarie, la Domenica libera
dal lavoro rafforza la coesione sociale
delle nostre società.
Chiese europee
Polonia - Slovacchia
Polonia: “no” dei vescovi a
fecondazione in vitro
In occasione della Giornata
della sacralità della vita, celebrata in Polonia il 25 marzo, e della Giornata nazionale
della vita (24 marzo), il gruppo di esperti della Conferenza episcopale polacca (Kep) ha
pubblicato il documento contenente i motivi dell’opposizione della Chiesa al ricorso alla
fecondazione assistita in vitro.
Il documento è stato annunciato dall’Ufficio stampa della Kep come contenente una
“valutazione totalmente negativa del metodo di fecondazione extrauterina in quanto
contraria alla fede cristiana,
inaccettabile moralmente, e
pericolosa sia per il bambino
che per la madre”. Il testo, afferma il comunicato, “è stato
concordato con il Presidio della Kep, non è quindi una semplice valutazione bensì un documento ufficiale della Chiesa polacca”. Gli esperti, pur
contrari alla fecondazione in
vitro, rilevano tuttavia che i
figli concepiti con quel metodo dovrebbero essere accolti
con rispetto e amore in quanto, come ogni persona umana,
meritevoli di godere in pieno
dei diritti dell’uomo”. Il documento inoltre, ricordando che
“il metodo in vitro porta allo
sviluppo e alla nascita del 510% dei feti mentre la restante percentuale è condannata
alla morte”, sottolinea la
rilevanza della “sindrome in
vitro” che colpisce non solo i
genitori dei figli così concepiti
ma potrebbe in futuro colpire
anche i figli stessi venuti a
conoscenza del fatto che la loro
nascita è stata possibile al
prezzo della morte dei fratelli
allo stato embrionale”. Il testo
infine raccomanda il ricorso ai
“metodi alternativi alla fecon-
dazione
assistita in vitro” sottolineando soprattutto l’importanza delle
c u r e
contro
l ’ i n f e rtilità e
si appella a tutte le famiglie
che “con coraggio e amore potrebbero adottare i bambini
provenienti da orfanotrofi”.
Slovacchia: i vescovi contrari al nuovo casinò
I vescovi cattolici della Slovacchia si sono espressi contro
la costruzione di un parco dei
divertimenti e di un casinò nell’area di Bratislava, al confine
con l’Austria. Come riportato il
23 marzo dall’agenzia di stampa Kath-press, nel corso dell’ultima assemblea plenaria la
Conferenza episcopale slovacca
ha espresso perplessità nei confronti di qualsiasi tipo di gioco
d’azzardo. I vescovi hanno inoltre criticato “una politica che
favorisce anche a livello fiscale la realizzazione di grandi
progetti eticamente discutibili”. “I giochi d’azzardo sono eticamente controversi poiché
nocciono alle persone e alla società” e pertanto “sono dubbi
anche i presunti vantaggi economici”, hanno affermato i vescovi sostenendo la loro tesi con
il risultato di studi scientifici
su questo tema. Accanto a un
elenco degli effetti negativi
causati dal gioco d’azzardo, la
Conferenza episcopale ha
espresso parere contrario sulle nuove normative promosse
in tal senso dalle autorità
slovacche.
UN GIORNO DA PROTEGGERE
PER LA SALUTE DEI LAVORATORI, PER IL BENE DELLA FAMIGLIA
P
i è svolta a Bruxelles
nel pomeriggio del 24
marzo 2010 la prima
conferenza europea
per la “Protezione della domenica libera dal lavoro”.
72 le organizzazioni, tra Chiese,
associazioni della società civile
e sindacati da tutta Europa, che
hanno collaborato nell’organizzare l’iniziativa di Thomas
Mann, europarlamentare tedesco (Epp/Cdu), vice-presidente
della commissione parlamentare per gli affari sociali. Hanno
dato il loro appoggio all’iniziativa anche numerosi eurodeputati, appartenenti a tutti gli
schieramenti e Paesi europei.
“La protezione della domenica non lavorativa è di grande importanza per la salute dei lavoratori, per la conciliabilità tra
lavoro e vita familiare e per la
società civile nel suo insieme”:
così ha aperto i lavori l’eurodeputato Thomas Mann di fronte a circa 350 persone, dopo aver
dato lettura dell’appello indirizzato ai capi di stato e di governo. “La conferenza di oggi e l’appello firmato da tutte le organizzazioni che hanno promosso
l’iniziativa - ha affermato - sono
la pietra d’angolo della creazione di un’Alleanza europea per
la domenica libera”. Nella mattinata la Commissione europea
aveva riaperto il processo di
consultazione in cui i rappresentanti dei lavoratori e dei
datori di lavoro sono chiamati
nelle prossime 6 settimane ad
esprimersi sulle opzioni per un
riesame delle regole Ue in materia di orario di lavoro, in vista della revisione della direttiva del 2003, ormai scaduta. Intervenendo alla conferenza sulla protezione della domenica,
Laszlo Andor, commissario Ue
responsabile per l’occupazione,
gli affari sociali e l’inclusione,
ha rilevato che, “riguardo al
tempo del riposo previsto nella
normativa, oggi sono i Paesi a
definire quale debba essere il
giorno settimanale del riposo,
secondo il principio della
sussidiarietà: in 16 casi la domenica è tutelata”. Il commissario ha quindi esortato i partecipanti alla conferenza a far
pervenire alla Commissione le
proposte per la difesa della domenica.
“È necessario che ci sia un
giorno comune di riposo per permettere a un comportamento
sociale di sincronizzarsi”, ha affermato Friedhelm Nachreiner (Germania, docente di psi-
cologia applicata). “Studi del
2000 e del 2005 hanno dimostrato che se la domenica è lavorativa, il rischio d’incidenti in
orario di lavoro aumenta fino al
30%, come pure vi sono conseguenze sulla salute (insonnia,
problemi cardiaci). Benché non
siano chiarite le cause di questa correlazione, resta il dato di
fatto”. Per altro verso, ha precisato Ulrich Dalibor (Federazione europea dei sindacati Uni Europa), “l’aumento degli
orari di lavoro nel settore del
commercio non ha generato aumento di ricchezza per i lavoratori, mentre li ha deprivati del
tempo libero”. Il vescovo austriaco Ludwig Schwarz
(Linz) ha fatto un accorato appello: “Non dedichiamo tutto il
tempo al consumo e al commercio. Tutelare la domenica significa anche garantire il rispetto
dei diritti umani e il rispetto
della dimensione spirituale e
religiosa della persona”. Ed ha
richiamato “il terzo comandamento”, “regola sociale, oltre che
religiosa”.
In diversi Paesi - Austria, Germania, Gran Bretagna, Slovacchia - sono nate le “Alleanze
per la domenica libera”, iniziative popolari volte a contrasta-
re leggi e lobby economiche che
minacciano la domenica.
Michael Trend, del Regno Unito, ha raccontato l’esperienza
della campagna ‘Keep Sunday
Special’, nata nel 1986. Nel
1994 una legge è riuscita a far
passare l’apertura domenicale
di 6 ore dei negozi; ora è in corso una raccolta di firme per impedire che venga ulteriormente estesa. “La nostra campagna si fonda su 5 principi”, ha
spiegato Trend: “Proteggere le
relazioni (la mia libertà di comperare non può violare la tua libertà); difendere il piccolo commercio locale; rispettare i credenti; difendere le comunità
dalla frammentazione; riposare”.
Tra i parlamentari che hanno preso la parola, la portoghese Ilda Figueiredo (Sinistra
unitaria europea/Sinistra verde
nordica) ha affermato che “l’Europa sta bene quando la famiglia sta bene. E la famiglia sta
bene se può passare del tempo
insieme. Tutelare la domenica
significa dare la possibilità ai
genitori di stare con i propri figli”. Mentre l’olandese Peter
Van Dalen (Conservatori e
Riformisti europei, vicepresidente della Commissione per i
trasporti e il turismo) ha richiamato alla necessità di “unire gli
sforzi”, in relazione ad altre
direttive elaborate a livello Ue,
come quella che prevede il divieto del traffico pesante la domenica. Interessante l’esperienza di un partecipante slovacco,
che ha raccontato: “Quando,
dopo il 1989, le imprese occidentali sono arrivate e hanno cominciato a sfruttare i nostri lavoratori, la domenica festiva ha
cessato di esistere per noi”. Egli
ha lanciato un accorato appello
affinché si definisca al più presto un coordinamento europeo
di tutte le iniziative nazionali a
difesa della domenica e un programma concreto su come procedere in questo impegno di
lobby. “Dobbiamo invertire il
processo di ‘materializzazione’
della persona e cambiare i fondamenti della nostra civiltà che
crede nella crescita materiale
indefinita”, ha sintetizzato
l’eurodeputato Vittorio Prodi,
concludendo i lavori dopo un
ampio dibattito tra i partecipanti. “Occorre iniziare - ha aggiunto Prodi - ad apprezzare i beni
immateriali: le relazioni, la conoscenza… recuperando una
visione di qualità e di sostenibilità della vita”.
CHIESA
P A G I N A
8
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
IL PROSSIMO 20 APRILE A ROMA
AGENDA
del
VESCOVO
DOMENICA 11
A Como, presso il Monastero della Visitazione, alle ore
17.30, professione solenne
di suor Maria Enrica.
LUNEDÌ 12
A Caravaggio, Commissione per il decennio sull’Educare. A seguire, incontro della Conferenza
episcopale Lombarda, fino
a martedì 13.
MARTEDÌ 13
A Como, aggiornamento
del clero. In serata, Commissione per il diaconato
permanente.
MERCOLEDÌ 14
A Como, al mattino, udienze e colloqui personali. Nel
pomeriggio, in Seminario,
colloqui con i seminaristi.
GIOVEDÌ 15
Al mattino, a Como, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, udienze e colloqui
personali; a Como, presso
la chiesa di san Rocco, alle
ore 20.30, S. Messa in ricordo di Chiara Lubich.
Sarà presentato al Papa il
fascicolo su don Guanella
I
l prossimo 20 aprile, festa
della Beata Chiara Bosatta, presso il Vaticano, si
terrà la congregazione ordinaria dei Cardinali per
discutere su alcune figure presentate dalla Congregazione
delle Cause dei Santi in vista
della Canonizzazione. Nell’elenco c’è anche il “nostro” Beato don Luigi Guanella. La sua
Causa arriva a questa tappa
dopo i pareri favorevoli della
Commissione medica (novembre 2009) e della Consulta dei
Teologi (gennaio 2010), che
hanno riconosciuto da un lato
l’inspiegabilità scientifica e
dall’altro l’intercessione del
Beato Luigi Guanella per la
guarigione del giovane William Glisson di Springfield (un
sobborgo di Philadelphia,
Pennsylvania, USA) che il 15
marzo 2002, mentre pattinava, cadde al suolo riportando
un gravissimo trauma cranico
che non lasciava speranze.
Al termine di questa riunione del 20 aprile, il Prefetto
della Congregazione delle
Cause dei Santi presenterà il
risultato di tutto l’iter della
CELEBRAZIONI PRESIEDUTE
DAL VESCOVO
GIOVEDÌ SANTO
CATTEDRALE
- alle ore 10.00: Santa Messa Crismale;
- alle ore 20.30: Santa Messa in Coena Domini.
VENERDÌ SANTO
BASILICA
DEL SS. CROCIFISSO
- alle ore 15.00: solenne processione per le vie della città
(benedizione del lago);
CATTEDRALE
- alle ore 20.30: Celebrazione della Passione del Signore.
SABATO SANTO
CATTEDRALE
- alle ore 20.30: Veglia Pasquale.
DOMENICA DI PASQUA
CATTEDRALE
- alle ore 10.30: Solenne Pontificale.
DISTRIBUZIONE
DEGLI OLI SANTI IN SAN GIACOMO
Giovedì Santo: dalle ore 11.45 alle ore 17.00.
Venerdì Santo: dalle ore 10.00 alle ore 12.00.
APOSTOLATO
DELLA PREGHIERA
APPUNTAMENTI DI APRILE
• mercoledì 7 aprile, alle ore 15.00: incontro di formazione per animatori e simpatizzanti presso l’Istituto
Canossiano;
• giovedì 8 aprile, alle ore 15.30: adorazione eucaristica presso la chiesa di S. Cecilia insieme al MITE.
PRO MEMORIA PER LE PARROCCHIE
Nell’Anno Sacerdotale è opportuno rinfrescare la tradizione della preghiera comunitaria del primo giovedì e primo venerdì del mese, e richiamare l’importanza della
preghiera in famiglia.
Causa al Papa, che la esaminerà in merito all’autorizzazione e in ordine alla promulgazione del decreto e della fissazione della data di canonizzazione.
Così si esprime don Remigio Oprandi, Superiore Provinciale dei Servi della Carità
su questa notizia: «Le nostre
comunità Guanelliane sono in
trepidante attesa di questo
importante pronunciamento.
Ricordiamo che la canonizzazione significa la concessione del culto pubblico nella
Chiesa Universale, e per noi
sarebbe una grande gioia poter vedere il nostro Fondatore
indicato come modello di santità a tutto il mondo, evidenziando la sua assoluta e totale
fiducia nella Provvidenza Divina e la sua carità sollecita
verso i più poveri».
Anche il Vescovo della diocesi di Como monsignor Diego Coletti si unisce alla trepidante attesa della Famiglia
Guanelliana e auspica che
«l’evento che tutti aspettiamo
si traduca in un grande dono
di conversione e di santità per
tutta la nostra comunità cristiana, come segno rinnovato
dell’offerta che il cristianesimo
continuamente mette a disposizione del mondo intero in
termini di carità e di servizio
ai piccoli e ai poveri».
LA CONVIVIALE DELL’UCID DI COMO
L’INCONTRO CON MICHELE PERINI:
IL FUTURO DEI POLI FIERISTICI MILANESI
A
lla conviviale dell’Ucid di martedì 22
marzo scorso Michele Perini, presidente dell’Ente Fiera di
Milano, ha sviluppato il tema
della “Fiera” come motore del
sistema produttivo e del commercio interno ed internazionale. Oggi quanto mai necessario in prossimità della “Expo
2015”, di cui la fiera milanese
è attore fondamentale, ed anche come stimolo per superare l’attuale fase di crisi economica mondiale.
Il relatore, laureato alla Bocconi, è a sua volta un importante imprenditore, associato
con due fratelli, nella impresa fondata dal padre, nel campo dell’arredamento per uffici. Ha ricoperto importanti
incarichi, di cui cito in particolare la presidenza dell’Assolombarda, del Museo della
Scienza e della Tecnica, portato all’avanguardia nel mondo; attivo nella direzione di
“Telefono Azzuro” e in varie istituzioni “non profit”, …
L’approdo alla prestigiosa
presidenza della “Fiera di Milano” è il coronamento di una
tenace battaglia per superare
la tradizionale concezione del
compito delle fiere come enti
“immobiliari”, che predispongono spazi espositivi da affittare alle imprese che lo richiedono. Anche la trasformazione da pubblico a privato dell’Ente milanese, non più a carico di bilanci pubblici ma autosufficiente ha favorito la innovazione portata dal dott.
Perini. Si tratta di un fatto
rivoluzionario, in quanto vede
l’Ente fieristico come soggetto attivo nel contattare ad
ampio raggio mondiale i possibili fruitori degli spazi
fieristici, offrendo loro ogni
supporto, anche finanziario,
con personale all’altezza dei
servizi estremamente qualificati, a cominciare dalla conoscenza delle lingue, della logistica, della ricezione alberghiera, delle risorse turistiche
del territorio e quant’altro.
Inoltre l’Ente fiera procura sinergie con enti analoghi, promuove eventi fieristici (70 nell’ultimo anno) in paesi strategici per lo sviluppo del commercio, come in Russia, Cina,
Brasile, Corea, Giappone,
Hannover, Las Vegas….
La scelta di Milano per
l’Expo 2015 è stata anche il risultato di una serie assidua di
contatti a livello di Governi ed
enti esteri di tutti i continenti, nonché dell’enorme e modernissimo spazio disponibile
a Rho-Pero, il più vasto del
mondo, che ha visto affluire
oltre 6 milioni e mezzo di visitatori all’anno e che presto
disporrà di una struttura capace di contenere 18mila persone, adeguatamente servite.
La fiera di Milano si appresta
ad essere la più importante in
Europa per il settore della industria Agroalimentare (mentre a Parma rimane il primato nel campo del “Gusto”) ed
anche in quello dell’Edilizia.
Molte e appassionate le domande degli intervenuti, cui
il relatore ha risposto fornendo nuove informazioni. Ad
esempio sul futuro di Villa
Erba, che non dispone di spa-
zi e servizi per eventi che richiamino migliaia di partecipanti, ma che è sito ideale per
incontri più ristretti e qualificati. Lo splendido ambiente
del Lario, conosciuto e ammirato in ogni parte del mondo,
offre la possibilità di attirare
partecipanti anche per il turismo e l’ospitalità alberghiera.
Ad altre domande il dott.
Perini ha precisato che la Fiera non è più solo un luogo di
esposizione dei prodotti (che
debbono, però, esserci) ma
soprattutto di esposizione delle “soluzioni dei problemi produttivi”, con le continue innovazioni all’avanguardia della
tecnica; inoltre il relatore è
contrario alla pratica della
“delocalizzazione” (all’estero)
della produzione, con la riserva di conservare il Italia la
progettazione. Infatti questa
ha bisogno della continua e
immediata verifica dei progetti. Altrimenti rischia di essere trasferita accanto alla produzione.
Lo scrivente è rimasto ammirato della personalità del
relatore, esponente della tradizione lombarda delle imprese famigliari, che tramandano per più generazioni il “sapere del fare impresa”, sempre attento alle innovazioni e
capace di finanziarsi con il risparmio proprio. Frutto di un
ideale di vita improntato a
serietà e frugalità, lontano
dagli eccessi , che hanno portato altrove alla dissoluzione
di importanti patrimoni industriali e ad invocare sperpero
di pubblico denaro.
ATTILIO SANGIANI
P A G I N A
CHIESA
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
9
L’OMELIA DEL VESCOVO
NELLA DOMENICA DELLE PALME
DISORIENTANTI DA UN DIO
CHE CI FA CAMBIARE VITA...
Q
uesto lungo ascolto
della Passione secondo il Vangelo di
Luca meriterebbe
almeno altrettanto
silenzio, perché queste parole
decisive possano prendere posto nel nostro cuore in maniera
profonda. E invitarci a una meditazione che attinga alle radici della nostra fede.
Mi permetto solo una breve
riflessione. Ci farebbe comodo
un Dio diverso, forse l’abbiamo
anche desiderato qualche volta.
Ci sembra più credibile, più logico… e già si fa fatica ad affidarsi a un Dio onnipotente, vincitore, trionfante… Di fronte
alla ripetuta esperienza del
male, nel mondo, in tutte le sue
forme… Di fronte al male radicale della morte che resta im-
perante nella storia umana.
Ma diciamolo francamente…
Un Dio che viene cavalcando un
asinello, che si fa accogliere da
una folla di popolani ignoranti,
che si lascia processare e condannare da un popolo ingrato e
che muore su una forca… Francamente si fa fatica a pensare
che questa sia la manifestazione ultima e completa della Verità di Dio.
Comprendiamo più facilmente come mai sotto la Croce, per
tre volte il Vangelo di Luca registra lo stesso invito rivolto al
Crocifisso. Prima dalla folla, poi
dai capi e infine dai due crocifissi con Lui: «Salva te stesso!
E ti crederemo».
Forse un Dio incline a salvare se stesso ci metterebbe più
tranquilli di fronte al progetto
che, tante volte, coltiviamo nella vita, di occuparci ciascuno
della propria personale salvezza, ciascuno del proprio personale interesse. «Salva te stesso
se sei Figlio di Dio». Quel Dio
che noi abbiamo in mente con
il trionfatore e allora crederemo…
Gesù non scende dalla Croce.
Gesù va fino in fondo. E, nelle
sue ultime parole – non so se
l’avete mai notato – appare
l’amore trinitario… «Padre, nelle tue mani, Io, Figlio, consegno
lo Spirito». Solo arrivando a
quel punto, solo portando a
compimento il dono integrale e
incondizionato di sé, Dio poteva manifestare la sua vera
identità. Quella nascosta ai
capi, ai sommi sacerdoti, ai
sapienti, ai farisei e manifesta-
ta a un delinquente, che stava
morendo per condanna ed
espiazione della sua colpa, il
quale capisce di essere un peccatore e si affida alla memoria
che di lui può avere questo innocente che sta morendo accanto a lui. Subito, oggi, in Paradiso. Non occorre capire altro.
Abbiamo un’intera settimana, che i cristiani chiamano
Santa, per lasciarci interpellare da questa sconcertante rivelazione della Verità di Dio. Perché, cari fratelli e sorelle, se
questo è Dio la nostra vita, forse, deve radicalmente cambiare.
LUNEDÌ SANTO: A COMO LA VIA CRUCIS
DEI GIOVANI CON IL VESCOVO
Testimoni di speranza e di amore...
Fotoservizio William
a speranza e la Croce
pellegrina per le vie della città. Queste le cifre
distintive della tradizionale Via Crucis del Lunedì Santo con il Vescovo e i giovani. «Insieme a Gesù ripercorriamo il cammino dal Pretorio
al Golgota», ha introdotto
monsignor Coletti. «Non dimentichiamo che se il presente è
faticoso – ha ammonito – ma
porta a una grande meta, mai
dobbiamo perdere la speranza,
perché la gioia di Gesù risorto
giustifica ogni difficoltà». La
Via Crucis quest’anno, ha toccato luoghi molto significativi
di Como. L’Hospice San Martino, il monastero della Visitazione, l’Opera don Guanella, l’Ospedale Valduce, la
Cattedrale. Prima di iniziare
la preghiera con i giovani, il
Vescovo Diego ha visitato una
decina di ospiti della struttura
per malati terminali. «A dispetto di tutte le apparenze – ha
riflettuto il presule – questi
uomini e queste donne sanno
darci una feconda testimonianza di speranza. Per loro, la vita
L
è “lotta”, cioè “agonia”, come
quella sofferta da Gesù sul Calvario… In questa “lotta” che
tutti proviamo nella vita, che
posto occupa Gesù? Dove mettiamo la speranza? Per chi e per
cosa pensiamo valga la pena
offrire la nostra vita? Dio è
pronto a morire per te: e tu?».
La preghiera ha visto l’alternarsi di brani della Passione secondo Luca e testi dalla Lettera
Enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI. Da via Castelnuovo,
scendendo in via Briantea ecco
la sosta al monastero della
Visitazione. «Una vita donata
per la preghiera – ha affermato monsignor Coletti –. Stiamo
riflettendo sui nostri egoismi e
sulle nostre fragilità e sull’amore sconfinato di Gesù, che sa
guardarci con occhi misericordiosi anche quando lo tradiamo
con lo squallore dei nostri peccati e lo rinneghiamo alla pari
di Pietro, che davanti alla donna si è vergognato di essere suo
discepolo: un tradimento non
molto diverso da quello di
Giuda. Pietro, però, ha saputo
piangere e Gesù non ha allon-
tanato da lui (e quindi da noi),
il suo sguardo innamorato».
Passando per le vie della città
la Via Crucis - che ha visto la
partecipazione di moltissimi
giovani - è giunta presso l’Opera don Guanella. I canti, le preghiere, hanno richiamato l’attenzione di tanta gente. Alzando lo sguardo si vedevano persone affacciate alle finestre, le
luci delle case che improvvisamente si accendevano, le
tapparelle alzate di corsa, alcuni bambini in balcone già in pigiama… «Questo posto – ha
esordito il Vescovo – ci ricorda
l’amore di tante persone che liberamente hanno scelto di mettersi al servizio degli ultimi,
accanto a chi soffre. La misura
della nostra libertà è l’intensità dell’amore che sappiamo provare, mettendo la nostra vita a
servizio di chi ha bisogno, senza pretendere o aspettarci nulla in cambio». Quarta sosta:
l’Ospedale Valduce. «Caricarsi
della sofferenza altrui – ha ricordato monsignor Coletti – non
si significa limitarsi a una
spontanea commiserazione.
Vuol dire, come Gesù, essere
capaci di penetrare in profondità e amare fino al compimento… Solo così la dedizione, l’essere accanto ai fratelli, fare
esperienza del male e della
morte può trasformarsi in amore, bontà, fraternità, condivisione, vicinanza. Essere cristiani comporta la disponibilità a
smettere di pensare a se stessi
per caricarsi gli uni delle croci
degli altri, seguendo Lui: ecco
cosa salva il mondo!». Nell’ultima tappa, fino alla Cattedrale,
a portare la Croce – attorno alla
quale si erano alternati tanti
giovani – sono il vescovo, con il
diacono e un altro sacerdote. In
Duomo il clima è raccolto, nonostante le presenze siano
numerosissime. «Quanto ci fermiamo lontani limitandoci a
guardare Gesù? – si è chiesto il
vescovo riprendendo le parole
del Papa e dell’evangelista Luca
–. Pensiamo alla delusione di
Gesù: uno l’ha venduto, l’altro
l’ha rinnegato, in nove erano
scappati… Solo uno stava ai
piedi della Croce… Persino il
ladro e il centurione (che era
pagano e per di più espressione di una forza di occupazione)
erano arrivati a capire che “quest’uomo era giusto”. E noi dove
ci poniamo rispetto alla Croce?
Vorrei che tutti imparassimo a
non guardare Gesù da lontano,
ma ci avvicinassimo a Lui, nel
silenzio, cercando di capire cosa
vuol dire amare».
Al termine della Via Crucis
un ringraziamento sincero è
andato a tutti coloro che hanno
profuso impegno e passione nell’organizzazione di questo momento di preghiera così intenso: dai ragazzi dell’animazione,
alle commissioni giovanili
zonali, fino ai volontari e alle
forze dell’ordine che hanno garantito che tutto si svolgesse in
sicurezza.
E.L.
CHIESA
P A G I N A
10
RUBRICHE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
APRILE 2010
APRILE 2010
Apostolato
della preghiera
Intenzione generale: “Perché ogni spinta al
fondamentalismo e all’estremismo sia contrastata dal costante rispetto, dalla tolleranza e
dal dialogo tra tutti i credenti”.
Per raggiungere [la] meta di [una] attiva cooperazione per la causa della pace rimane ancora molta strada: è la strada della mutua conoscenza, oggi favorita
dallo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale e facilitata dall’avvio di un leale ed allargato dialogo; è la
strada del perdono generoso, della riconciliazione fraterna, della collaborazione anche in settori ristretti o
secondari, ma sempre afferenti alla medesima causa;
è la strada, infine, della convivenza quotidiana nella
condivisione di sforzi e sacrifici per raggiungere il
medesimo scopo. Su questa strada tocca forse ai singoli credenti, cioè alle persone che professano una religione, prima ancora che alle loro guide, affrontare la
fatica e, al tempo stesso, avere la soddisfazione di costruire insieme la pace.
I contatti inter-religiosi, accanto al dialogo ecumenico,
sembrano ormai strade obbligate, perché tante dolorose lacerazioni, avvenute lungo il corso dei secoli, più
non accadano e quelle residue siano presto risanate.
Chi crede deve essere artefice di pace, innanzitutto,
con l’esempio personale del proprio retto atteggiamento
interiore, che si proietta anche all’esterno in coerenti
azioni e comportamenti: la serenità, l’equilibrio, il
superamento degli istinti, il compimento di gesti di
comprensione, di perdono, di generosa donazione esercitano un influsso pacificatore tra le persone del proprio ambiente e della propria comunità religiosa e civile.
(Giovanni Paolo II, Messaggio
per la Giornata Mondiale della Pace, 1992, n.6)
Intenzione missionaria: “Perché i cristiani
perseguitati a causa del Vangelo, sostenuti dallo
Spirito Santo, perseverino nella fedele testimonianza dell’amore di Dio per l’intera umanità”.
I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né
per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. […] Osservano le leggi stabilite ma,
con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi.
Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se
non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri
e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei
disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama
e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia.
Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo
oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno
del bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la
vita.
(Dall’Epistola a Diogneto)
Intenzione dei Vescovi italiani: “Perché i giovani che sperimentano momenti di difficoltà
trovino nella risurrezione di Cristo il vero orizzonte della vita umana e nella fede la bussola
che indica loro la via da percorrere”.
Chi vive oggi la condizione giovanile si trova ad affrontare molti problemi derivanti dalla disoccupazione, dalla mancanza di riferimenti ideali certi e di prospettive concrete per il futuro. Talora si può avere l’impressione di essere impotenti di fronte alle crisi e alle
derive attuali. Nonostante le difficoltà, non lasciatevi
scoraggiare e non rinunciate ai vostri sogni! Coltivate
invece nel cuore desideri grandi di fraternità, di giustizia e di pace. Il futuro è nelle mani di chi sa cercare
e trovare ragioni forti di vita e di speranza. Se vorrete,
il futuro è nelle vostre mani, perché i doni e le ricchezze che il Signore ha rinchiuso nel cuore di ciascuno di
voi, plasmati dall’incontro con Cristo, possono recare
autentica speranza al mondo! È la fede nel suo amore
che, rendendovi forti e generosi, vi darà il coraggio di
affrontare con serenità il cammino della vita ed assumere responsabilità familiari e professionali. Impegnatevi a costruire il vostro futuro attraverso percorsi seri
di formazione personale e di studio, per servire in maniera competente e generosa il bene comune.
(Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale
della Gioventù, 2010, n.7)
PER LE PARROCCHIE
106
L’informatore
giuridico
I
n merito alla disciplina della tollerabilità delle emissioni sonore prodotte all’interno degli
enti ecclesiastici si richiama il contenuto della
sentenza della Corte di Cassazione del
31.1.2006,n. 2166, che si è pronunciata in riferimento ai limiti che può incontrare l’utilizzo di
strutture parrocchiali destinate ad attività ricreative, sportive, o comunque di aggregazione.
La destinazione di determinate aree parrocchiali allo svolgimento delle attività sopra indicate rientra nella previsione di quanto disposto
dall’art. 2, n. 1, della Legge 25.3.1985, n. 121 (“Ratifica ed esecuzione dell’accordo, con protocollo
addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984,
che apporta modificazioni al Concordato
lateranense dell’11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede.”), il quale recita:
“La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa
cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di
evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica.”.
Tale norma riconosce pertanto la titolarità da
parte delle Parrocchie nel determinare l’utilizzo
di specifiche aree, con le modalità che le stesse
ritengano le più idonee e consone al raggiungimento dei propri fini.
Peraltro, come afferma la sentenza, il rispetto
della libertà religiosa non può andare a detrimento dei beni fondamentali dei cittadini, riconosciuti
dal nostro ordinamento giuridico.
In particolare trova speciale tutela il diritto alla
salute, intesa come integrità fisica e psichica dell’individuo.
Così infatti sottolinea la sentenza della Corte
di Cassazione: “Anche la Chiesa cattolica e le sue
istituzioni locali, quando “iure privatorum
utuntur”, come nel caso in cui è in discussione
l’uso di beni di proprietà privata, soggetti ex art.
831 alle regole del codice civile, in quanto non
diversamente disposto dalle leggi speciali che li
riguardano (ed, in “subiecta materia”, nessun privilegio o esenzione il diritto vigente prevede), sono
tenuti, al pari degli altri soggetti giuridici, all’osservanza delle norme di relazione e, dunque, alle
comuni limitazioni all’esercizio del diritto di proprietà, tra le quali rientrano quelle di cui all’art.
844 c.c.”.
Il contenuto dell’art. 844 c.c., regolamentando
i rapporti tra i proprietari di fondi confinanti,
statuisce che “Il proprietario di un fondo non può
impedire le immissioni di fumo o di calore, le
esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili
propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non
superano la normale tollerabilità, avuto anche
riguardo alla condizione dei luoghi.”.
A tale proposito si fa notare che il concetto di
normale tollerabilità non prevede una misura
oggettiva, valida per tutti i casi, ma è necessario
di volta in volta considerare le varie situazioni,
utilizzando un criterio di buon senso ed un equo
e prudente apprezzamento, considerando le singole situazioni, le concrete condizioni dei luoghi,
le attività normalmente svolte in un determinato contesto, nonché il sistema di vita e le correnti
abitudini della popolazione, nonché la destinazione della zona in cui sono situati gli immobili.
Solo in questo modo si potrà effettuare un equo
contemperamento tra le ragioni della proprietà
e le esigenze della vita religiosa.
rubrica mensile a cura di VITTORIO RUSCONI
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Appuntamenti di aprile
mercoledì 7 aprile, alle ore 15.00: incontro di formazione per animatori e simpatizzanti presso l’Istituto
Canossiano;
giovedì 8 aprile, alle ore 15.30: adorazione eucaristica
presso la chiesa di S. Cecilia insieme al MITE.
Pro memoria per le parrocchie
Nell’Anno Sacerdotale è opportuno rinfrescare la tradizione della preghiera comunitaria del primo giovedì e primo venerdì del mese, e richiamare l’importanza della preghiera in famiglia.
Parola di vita
di CHIARA LUBICH
«Io sono la risurrezione e la vita»
(Gv 11,25)
esù pronunciò queste parole in occasione della morte di Lazzaro di
Betania, che poi Egli al quarto giorno
risuscitò. Lazzaro aveva due sorelle:
Marta e Maria.
Marta, appena seppe che arrivava Gesù, gli
corse incontro e gli disse: “Signore, se tu fossi
stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. Gesù
le rispose: “Tuo fratello risusciterà”. Marta replicò: “So che risusciterà nell’ultimo giorno”. E
Gesù dichiara: “Io sono la risurrezione e la vita;
chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”.
“Io sono la risurrezione e la vita”. Gesù vuol
fare intendere chi egli è per l’uomo. Gesù possiede il bene più prezioso che si possa desiderare: la Vita, quella Vita che non muore.
Se hai letto il Vangelo di Giovanni, avrai trovato che Gesù ha pure detto: “Come il Padre ha
la Vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di
avere la Vita in se stesso” (cf Gv 5,26).
E poiché Gesù ha la Vita, la può comunicare.
“Io sono la risurrezione e la vita”. Anche Marta
crede alla risurrezione finale: “So che risusciterà nell’ultimo giorno”.
Ma Gesù, con la sua affermazione meravigliosa: “Io sono la risurrezione e la vita”, le fa capire che non deve attendere il futuro per sperare
nella risurrezione dei morti. Già adesso, nel presente, egli è per tutti i credenti, quella Vita divina, ineffabile, eterna, che non morirà mai.
Se Gesù è in loro, se egli è in te, non morirai.
Questa Vita nel credente è della stessa natura
di Gesù risorto e quindi ben diversa dalla condizione umana in cui si trova.
E questa straordinaria Vita, che già esiste anche in te, si manifesterà pienamente nell’ultimo giorno, quando parteciperai, con tutto il tuo
essere, alla risurrezione futura.
“Io sono la risurrezione e la vita”. Certamente Gesù con queste parole non nega che ci sia la
morte fisica. Ma essa non implicherà la perdita
della Vita vera. La morte resterà per te, come
per tutti, un’esperienza unica, fortissima e forse temuta. Ma non significherà più il non senso di un’esistenza, non sarà più l’assurdo, il fallimento della vita, la tua fine. La morte, per te,
non sarà più realmente una morte.
“Io sono la risurrezione e la vita”. E quando è
nata in te questa Vita che non muore?
Nel battesimo. Lì, pur nella tua condizione di
persona che deve morire, hai avuto da Cristo la
Vita immortale. Nel battesimo, infatti, hai ricevuto lo Spirito Santo che è colui che ha risuscitato Gesù.
E condizione per ricevere questo sacramento
è la tua fede, che hai dichiarato attraverso i tuoi
padrini. Gesù, infatti, nell’episodio della risurrezione di Lazzaro, parlando a Marta, ha precisato: “Chi crede in me, anche se muore vivrà”
(...) “Credi tu questo?”(Gv 11,26).
“Credere”, qui, è un fatto molto serio, molto
importante: non implica solo accettare le verità annunciate da Gesù, ma aderirvi con tutto
l’essere.
Per avere questa vita, devi dunque dire il tuo
sì a Cristo. E ciò significa adesione alle sue parole, ai suoi comandi: viverli. Gesù lo ha confermato: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà
mai la morte” (Gv 8,51). E gli insegnamenti di
Gesù sono riassunti nell’amore.
Non puoi, quindi, non essere felice: in te è la
Vita!
“Io sono la risurrezione e la vita”. In questo
periodo in cui ci si prepara alla celebrazione
della Pasqua, aiutiamoci a fare quella sterzata, che occorre sempre rinnovare, verso la morte del nostro io perché Cristo, il Risorto, viva
sin d’ora in noi.
G
Questo commento, pubblicato per intero,
si trova in Città Nuova, 25 febbraio 1999, n.4, pagina 45
CHIESA
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
P A G I N A
11
SABATO SANTO: IN CATTEDRALE IL BATTESIMO DI OTTO PERSONE ADULTE
L’INCONTRO CON GESÙ CHE CAMBIA LA VITA...
AMARE COLUI CHE MI HA SALVATA:
ECCO CIÒ CHE DESIDERO!
Mi chiamo Mirjana, e ho 27 anni. Sono nata e cresciuta in Albania: nella miseria, senza cultura, senza valori… Insomma, fuori dal mondo. All’età di 15
anni sono arrivata in Italia, destinata ad un lavoro
ovviamente diverso rispetto a quanto mi era stato
promesso alla partenza. Quando ebbi il coraggio di
fuggire dalla strada, mi misero in una comunità di
suore, a Milano; lì vidi per la prima volta un’immagine che mi colpì: Gesù crocifisso. Vedere quest’uomo così sofferente mi fece riflettere molto: come aveva fatto a sopportare un’umiliazione tanto simile a
quella che avevo subìto io, maltrattata e picchiata?
Una suora cominciò a raccontarmi chi fosse quell’uomo, e perché fosse morto così. Le sue parole aumentarono la mia sete di sapere, di capire: non solo
la morte di Cristo, ma tutta la sua vita precedente;
la sua decisione di salvarci dal peccato; la sua volontà di soccorrerci sempre… Così, ho capito che non si
trattava solo di “imparare” alcune cose, ma di “cambiare” la mia vita: la conoscenza di Gesù mi incoraggiava a pregare Dio come Lui faceva, e a comportarmi meglio. Ma… era sufficiente questo? Che cosa
“mancava”? La serenità riconquistata col passare del
tempo e il clima di famigliarità incontrato in una
seconda comunità – la “Casa Orientamento Femminile” di Montano Lucino – mi hanno permesso di
conoscere più profondamente Gesù, e di prepararmi
al Battesimo, anche con l’aiuto della mia parrocchia
di sant’Agata. In ogni tappa di questo lungo percorso ci sono state tante persone, che mi sono state vicine e che mi hanno aiutata. In loro riconosco l’amore
potente di Dio, che mi ha raggiunta e mi ha dato la
possibilità, il 22 marzo del 2008, di incontrare nei
suoi sacramenti il figlio Gesù: Egli ha “salvato” la
mia vita (in tutte le sue dimensioni: morale, fisica,
psicologica…), e mi salverà, sempre, per l’eternità!
Alle persone che verranno battezzate quest’anno rivolgo questo semplice ma sincero augurio: di dare
ancora piena fiducia a Gesù Cristo, perché possa
operare in voi la sua salvezza!
MIRJANA
La sera di Sabato Santo, nel corso
della veglia pasquale celebrata
in Cattedrale, otto persone adulte
saranno battezzate e cresimate dal
Vescovo, e parteciperanno per la prima
volta al banchetto eucaristico.
A nome di tutti gli altri, alcuni
di coloro che hanno vissuto
questa esperienza nel 2008
e nel 2009 ci comunicano qualche
impressione, e danno il benvenuto
ai neobattezzati.
PREGHIERA NELL’OTTAVA DI PASQUA
Nelle Messe della Domenica di Risurrezione
(4 aprile), e per tutta la settimana seguente, fino
alla seconda domenica di Pasqua (11 aprile), la
Chiesa cattolica prega per i neòfiti, le nuove
pianticelle appena “spuntate dal terreno”. Nella nostra diocesi, il ricordo proprio nelle preghiere eucaristiche sarà il seguente:
(P.E. II) «Ricordati anche dei nostri fratelli (e
delle nostre sorelle) Linda, Valentina, Maria Aurora, Giovanni, Anna, Francesco, Beniamina ed
Elisabetta, che oggi, mediante il Battesimo e la
Confermazione, sono entrati a far parte della
tua famiglia: fa’ che seguano Cristo tuo Figlio
con animo generoso e ardente»;
(P.E. III) «Conferma nell’impegno cristiano i
tuoi figli (e le tue figlie) Linda, Valentina, Maria Aurora, Giovanni, Anna, Francesco, Beniamina ed Elisabetta, che oggi, mediante il Battesimo e il dono dello Spirito, hai chiamato a far
parte del tuo popolo; e fa’ che camminino sempre in novità di vita».
Ricordiamo, inoltre che i neobattezzati
del 2009 festeggeranno il “primo anniversario” domenica 11 aprile, presso il battistero di Gravedona.
ROMINA DI RONAGO
L’INGRESSO NELLA TERRA PROMESSA
DOPO IL TEMPO DEL DESERTO
La veglia pasquale di due anni fa è stata per me
come l’ingresso nella “terra promessa”, dopo il tempo del deserto. Sono nata 32 anni fa in Albania. In
casa ho vissuto una religiosità “mista”, essendo mia
mamma ortodossa e mio papà musulmano; anche
per questo, l’interrogativo su Dio e sul rapporto “giusto” con Lui è stato presente in me fin da bambina.
Cinque anni fa, quando sono arrivata in Italia, la
viva sensazione che Lui mi tenesse una mano sulla
testa mi ha aiutato a superare le comprensibili difficoltà e la tentazione di tornare a casa.
A Como, alloggiando alla “Casa della giovane”, ho
manifestato il mio desiderio di ricevere il battesimo,
e sono così stata accompagnata per due anni. È stato un tempo di grandi gioie, ma anche di tentazioni
interiori e di ostacoli esterni; attraverso tutto questo, il Signore ha saggiato le mie intenzioni, e ha
irrobustito la mia volontà. Ed ecco, finalmente, la
veglia pasquale! Ero emozionata e felice di poter vivere con altre cinque donne questa esperienza (per
la prima volta, nel duomo di Como)! Nell’omelia, il
Vescovo ci disse che anche noi eravamo incaricate
dell’annuncio della risurrezione: «Non abbiate paura! (…) Presto, andate a dire ai discepoli: Gesù è risorto dai morti!» (cf Mt 28,5-7). Questo invito ci ha
raggiunte poi una per una, nei riti del battesimo e
della confermazione: «Florinda, io ti battezzo… Ricevi il sigillo dello Spirito Santo…»; il battistero, la
processione all’altare con la veste bianca e il cero
acceso, la crismazione: luoghi, parole e gesti che resteranno per sempre nella mia memoria! Infine, la
‘prima comunione’: «Prendete e mangiate… Prendete e bevete…»: eccomi partecipe della vita di Cristo,
invitata al suo banchetto! Dopo due mesi, morì mio
padre. Il Signore mi ha aiutato a vivere questo momento triste con fede e serenità, e a celebrare anche
così la sua Pasqua. Sono veramente molto contenta
di essere entrata nella famiglia cristiana! E a coloro
che vi entreranno quest’anno dico: benvenuti a casa!
Buona Pasqua!
FLORINDA UKAJ
Foto di gruppo nel 2008
«La mia iniziazione alla vita cristiana è stata un cammino intenso e meraviglioso.
Attraverso questo percorso sono cresciuta molto, e ho potuto chiarire tanti punti
oscuri. Giorno dopo giorno, sono fioriti in me l’amore e la fede, che ora vivo con
gioia e convinzione. Sono orgogliosa di aver fatto questa esperienza, che mi ha
anche regalato una pace e un’allegria mai provate prima! Non ho alcun dubbio
sul fatto che il Protagonista di tutto questo sia il Signore Gesù: ogni volta che lo
guardo Crocifisso ancora mi emoziono! La sua Parola è un riferimento sicuro, che
mi aiuta a sciogliere i dubbi e a proseguire. Apprezzando questi grandi doni, mi
rincresce che tanti giovani e adulti non partecipino più alla Messa e non abbiano
più voglia di credere, di amare, di donarsi… Che cosa hanno ‘smarrito’ per strada? Da parte mia, so che dovrò sempre ringraziare tante persone che mi hanno
aiutata e seguita».
Leggendo questi pensieri di Romina, le parole che affiorano nel cuore sono quelle
che ci hanno anche accompagnato nel cammino, «intenso e meraviglioso»: ‘dono’
e ‘grazie’. Proprio un anno fa, dalle righe del bollettino parrocchiale, rivolgevamo
a Romina il nostro augurio per la nuova vita alla quale era chiamata, unito al
ringraziamento per l’entusiasmo della sua risposta. Condividendo con lei il cammino, tutta la comunità parrocchiale di Ronago ha potuto esercitare uno dei suoi
compiti essenziali: testimoniare Gesù ed educare alla fede in Lui. Infatti, insieme agli accompagnatori più direttamente coinvolti (parroco, catechisti, padrino
e madrina), tante altre persone hanno fatto sentire a Romina la loro vicinanza,
attraverso la preghiera, la partecipazione ai riti previsti, i comportamenti giusti
e buoni nella vita di ogni giorno. Per questo grande “dono”, rinnoviamo il nostro
‘grazie’ al Signore; ci rafforzi Lui, perché possiamo corrispondere con generosità
alla vocazione cristiana, e accogliere i nuovi germogli che la luce del Suo amore
farà sbocciare. La Pasqua dello scorso anno ha segnato per Romina il passaggio
alla vita nuova dei figli di Dio: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose
vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2Cor 5,17). È questa la ‘novità’ che auguriamo ai catecumeni che riceveranno i Sacramenti quest’anno, nella
veglia pasquale!
MARIANGELA
UNA FAMIGLIA DI CITTIGLIO
Quando il nostro parroco, don Giuseppe, ci ha proposto di accompagnare una
famiglia nel percorso del catecumenato, abbiamo accettato con gioia, ma anche
con qualche perplessità circa la nostra capacità di saper comunicare i vari aspetti della nostra fede. Man mano che il nostro cammino con Joseph e Gisele – e con
i loro figli: Ange e Guy - proseguiva, siamo stati sempre più contagiati dal loro
entusiasmo e dalla loro voglia di entrare a far parte della Chiesa. Questa esperienza si è rivelata arricchente anche per noi, perché ci ha fatto riscoprire il
valore dei sacramenti e degli altri momenti dell’esperienza cristiana: noi, che li
abbiamo vissuti fin da bambini, li consideriamo spesso solo delle ‘buone abitudini’, e non ci rendiamo conto di quanto possano migliorare la qualità della nostra
vita! L’anno scorso, è stato per noi bello ed emozionante vedere la famiglia da noi
accompagnata, insieme agli altri catecumeni, ricevere il Battesimo, la
Confermazione, il Corpo e il Sangue di Cristo, nel corso della veglia pasquale, in
Cattedrale. Nella solennità del luogo e della celebrazione abbiamo potuto vedere
qualcosa della gioia di Dio nell’accogliere i suoi nuovi figli, e nel rimanere con
noi, sempre! A tutti coloro che quest’anno vivranno la medesima esperienza - i
catecumeni e le catecumene con i rispettivi famigliari, gli accompagnatori, i padrini e le madrine - auguriamo di proseguire e perseverare nell’avventura della
fede!
PIERLUIGI E MARIANGELA, CON ELEONORA, CHIARA E SUSANNA
Foto di gruppo nel 2009
P A G I N A
12
CHIESA
AZIONECA
TTOLICA
AZIONECATTOLICA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
ASSEMBLEA DIOCESANA DI AZIONE CATTOLICA
«
«CHI AMA... EDUCA!»
I
l tema dell’educare contraddistingue l’identità
dell’associazione, determinando il suo inserimento organico nel cammino della Chiesa e della diocesi, a partire dal piano pastorale
e dagli orientamenti per prossimo decennio: l’educazione ci sta
a cuore e sta al cuore dell’Ac».
Con questa introduzione il presidente dell’Azione cattolica della diocesi di Como Francesco
Mazza ha aperto l’assemblea
annuale, in programma a Chiavenna, lo scorso 20 e 21 marzo, e
dedicata a un argomento di stretta attualità “Chi ama educa”. «La
cura educativa, popolare e diffusa sul territorio – ha aggiunto –
è declinazione concreta di evangelizzazione e formazione delle
coscienze. Quella per l’educazione è scelta che sta all’origine di
tutte le altre. Non è un’attenzione casuale, perché educare significa condividere, in modo vitale,
liberante e significativo, la verità di Dio e dell’uomo. Educare è
un’operazione inesauribile, grazie alla sconfinata fantasia dello
Spirito Santo». Riprendendo
un’espressione attuale, quella
che dipinge l’educazione con i
toni dell’emergenza, Mazza ha
evidenziato come il far ricorso a
questa idea di “allarme” contribuisca ad alimentare il rischio
che si pensi all’educazione come
a «un’ultima istanza, a un “pronto soccorso” per mettere riparo al
franamento dell’umano… Educare, invece, è una sfida che fa risuonare l’appello a mettere in
campo le migliori risorse. È anche un’avventura, per sperimentare qualcosa di inedito, riprendere i percorsi interrotti e ricostruire i ponti crollati fra le generazioni. Educare è, soprattutto, un gesto d’amore. Ricordiamo
cosa diceva don Bosco: educare è
una risposta del cuore. Educare
– è stata la conclusione del presidente – è una forma eminente
di carità, fa crescere la nostra
vita, la nostra umanità, la nostra
fraternità».
Dopo Mazza il primo a prendere
la parola è stato il professor Carlo Mozzanica, dell’Università
Cattolica del Sacro Cuore. «Chi
ama educa, ma è anche vero che
chi educa ama veramente», ha
ribadito esordendo il docente di
Scienze della Formazione. Giocando ancora sulla capacità
evocativa delle parole si potrebbe dire «chiama, educa», nel senso che quella dell’educazione è
una «vocazione, perché quando si
è “educati” ci si sente chiamati e
amati da qualcuno. Oggi l’educazione è considerata complessa,
difficile. Più che altro mi sembra
che lo sfondo culturale del postmoderno abbia contribuito a censurare la grammatica e la sintassi del “racconto” e così emergono
le logiche della prevaricazione e
della competizione rispetto al
concetto di “trasmissione solidale e fraterna” di valori e ricordi
fra generazioni… è un orizzonte
del vivere appiattito sul mercato
e sulla tecnologia, a scapito del
senso promettente e sorprendente della vita, che sta alla base
della vera educazione». Un invito, quello di Mozzanica, a «custodire la memoria per incontrare
il futuro». Dopo gli anni in cui si
diceva che “Dio è morto”, siamo
arrivati in un tempo in cui stiamo vivendo la “morte del prossimo”. «I giovani – ha ammonito ancora l’accademico – hanno sempre più bisogno di psicofarmaci:
le loro sono libertà ferite, libertà
mancate. Viviamo in una società
in cui ci sono troppi bisogni indotti e si finisce con il dimenticare il desiderio». Orizzonte prioritario dell’educazione deve essere la “persona”, con tutto quello
che ne consegue in termini di rispetto, dignità, importanza dei
rapporti: «Chi ama – ha sottolineato Mozzanica – educa, crede,
spera, sa agire e generare in una
logica di dono gratuito». Importante una sottolineatura sul rapporto genitori-figli: «Talvolta ci si
trova in bilico fra la tentazione
dell’autoritarismo, per cui i valori sembrano custoditi soltanto
dalla norma, e quella del clientelarismo, dove i genitori si limitano a fornire delle prestazioni
ai figli. Siamo proprio sicuri che
questo significhi educare?». La
riflessione di Mozzanica si è conclusa con l’indicazione di un prezioso “decalogo” dell’educare. I
verbi scelti iniziano tutti per “a”,
a noi il compito di stilare un decalogo con le altre lettere dell’alfabeto. Ecco le parole suggerite dal
docente della Cattolica: «ascoltare (che è diverso da “sentire”, imparando a dare un senso anche
ai silenzi); accogliere; accorgersi
(perché educare è questione di
cuore); attendere; aggregare; accompagnare (imparando a fare le
cose per gli altri); ammirare; ammonire; animare; annunciare».
«Come educatori cristiani – ha
sottolineato il Vescovo monsignor Diego Coletti – abbiamo
una prima grande missione: rac-
contare. Oggi non abbiamo più
parole capaci di portare un racconto. Ci sono notizie, contenuti
da archiviare, dati, ordini. Ma
educare non significa né addestrare né indottrinare, ma introdurre a un significato e questo lo
si fa raccontando. Dovremmo imparare innanzitutto a raccontare Gesù. La Verità, così come
ci è presentata, è una persona,
non un principio o un’affermazione astratta. Ma se manca la verità non c’è educazione in senso
proprio». Alla base della vera
educazione, insomma, non ci sono
«principi astratti, non c’è il commercio “dare-avere”, a cui spesso
riduciamo la religione: alla base
c’è un incontro con una persona,
che mi cambia la vita imprimendole un orientamento globale che
si chiama amore». Interrogando
l’attento uditorio il Vescovo ha
messo in evidenza come il centro
del Vangelo non sia il comandamento «ama il prossimo tuo come
te stesso». Certo, sarebbe già qualcosa ma saremmo ancora al Pentateuco, alla Legge antica. «Il comandamento nuovo, che porta a
compimento quelli vecchi, è “amatevi gli uni gli altri come io
ho amato voi”. E posso sapere come Lui mi ha amato, solo se me
lo lascio raccontare… L’educazione comincia quando smetto di
pensare a me e penso a te come
qualcosa che è più importante di
me. È una consapevolezza – ha
concluso monsignor Coletti – che
dovrebbe animare tutto l’agire
dell’Azione cattolica».
L’assemblea diocesana dell’Ac, iniziata già il sabato con l’incontro per gli educatori dell’Acr e un
momento particolare – la mattina di domenica – dedicato alle
famiglie, è proseguita con la visita a Chiavenna e il ricordo di
suor Maria Laura Mainetti, uccisa dieci anni fa: lei, per la passione educativa, è arrivata al
martirio, donando la propria vita
per gli altri.
ENRICA LA
ANZI
LATT TTANZI
EQUIPE FAMIGLIA
DI AZIONE CATTOLICA
Il 22-23 maggio a Pellio
la due-giorni «morosi»:
Innamo-camminiamoci
n ambito diocesano è in atto da qualche anno un’iniziativa
che si propone di accompagnare la formazione delle coppie di
innamorati che muovono i loro primi passi, valorizzando proprio l’inizio della relazione. I “morosi”, così come vengono appunto chiamati gli innamorati, vivono questa prima fase della loro relazione d’amore, mai ferma e in continua evoluzione, con
entusiasmo e passione. E questo è prezioso per loro ma anche per
l’intera comunità. Per rispondere all’esigenza di incontrarsi come
coppia, di avere a loro disposizione alcuni momenti di confronto
tra loro e con chi sta vivendo la stessa esperienza, sotto la guida
di chi questa fase l’ha vissuta, sono nate le due giorni “morosi”. Il
tema che verrà affrontato in questa edizione dal titolo “Innamocamminiamoci” è proprio quello del cammino di coppia, dall’entusiasmo incredibile dell’ innamoramento alla presa di coscienza
che l’altro forse non è perfetto ma che è bello comunque camminare insieme fino ad arrivare a “stare” in mezzo agli altri “insieme”
e non solo come singoli. “Morosi”: l’appuntamento è a Pellio Intelvi il 22 e 23 maggio. Iscrizioni entro il 3 maggio presso
l’Azione cattolica diocesana, telefondano allo 031-265181;
oppure inviando una mail ad [email protected]. Il programma
prevede il ritrovo alle ore 16.00 di sabato 22 maggio a Pellio
Intelvi. La quota di partecipazione è di 45 euro a persona, per
la pensione completa e il materiale.
I
ALCUNE TESTIMONIANZE
DI COPPIE CHE HANNO PARTECIPATO
ALLE EDIZIONI PRECEDENTI
• «Ho capito che non siamo soli»
• «Ho scoperto che il nostro amore è una cosa bella, da
condividere, non personale o privata».
• «Noi abbiamo deciso di prendere più impegni insieme, soprattutto nel cammino di fede, magari rinunciando
a qualcosa per privilegiare la coppia».
• «Per noi è stato emozionante ripensare ai momenti
passati vissuti insieme».
• «Noi abbiamo imparato che si può leggere la Parola
alla luce del rapporto a due».
CHIESA MONDO
MISSIONE CAMEROUN
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 MARZO 2010
P A G I N A
13
L’ULTIMA TAPPA DEL NOSTRO VIAGGIO IN CAMEROUN
UNA SOLA MISSIONE DIOCESANA? 7° Tappa
I
l viaggio nella missione
diocesana che ha accompagnato i giorni della
Quaresima di fraternità
ci ha aiutato a riscoprire
i tratti essenziali della missione ad gentes, forse “invisibili
agli occhi”, ma vitali e fondanti
l’esistenza della comunità cristiana. Si apre davanti a noi il
tempo pasquale, tempo missionario per eccellenza in cui risuona l’invito del Risorto: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). E’ bello far risuonare nelle nostre comunità
questo invito per tentare di
chiudere il percorso quaresimale con la risposta alla domanda
espressa nel titolo: una sola
missione diocesana? Lo sappiamo, attualmente sì, la missione diocesana è una sola. Non è
stato così in passato e nell’archivio recente del Centro Missionario c’è una documentazione accurata di un progetto per
l’apertura di una missione
diocesana in Perù. Apertura rimandata a data da destinarsi
o rimandata con prospettive di
I PROGETTI
In questa carrellata alla scoperta delle parrocchie sorelle
in Cameroun potremmo anche
parlare di un altro verbo. Missione: voce del verbo educare.
Un verbo importante, soprattutto in Cameroun. I giovani
– sempre tanti – sono buoni e
disponibili al dialogo, ma molto spesso non si orientano, non
sanno dove andare, oppure
hanno come unica prospettiva
quella del pubblico impiego
per avere un salario assicurato senza fare un granché di lavoro. Gran parte del loro tempo i missionari fidei donum lo
vivono insieme ai giovani
come presenza educativa: giovani studenti, giovani che hanno abbandonato la scuola o
non ci sono mai andati e che
vogliono qualificarsi per trovare un piccolo mestiere che permetta loro di vivere. Tante
sono le scuole private cattoliche avviate sul territorio, tanti sono i maestri assunti, tanti i bambini che le frequentano, i ragazzi che partecipano
ai corsi professionali, i giovani che cercano di costruirsi un
futuro senza scappare lontano
dalle loro case. Sì, scappare.
Perché in una realtà come
quella del Cameroun dove difficile è trovare un lavoro e avere delle prospettive per il futuro, la soluzione più semplice e più attraente sembra
quella di abbandonare il villaggio e la famiglia e andare a
“cercare fortuna” in città, a
Maroua o perché no, a
Yaoundé o a Douala. Una volta partiti tanti sono i giovani
che si perdono. E allora è bello e importante avere la possibilità di imparare con degli
insegnanti che sono sempre in
classe (cosa che nelle scuole
statali non sempre capita), o
trovarsi con i compagni a studiare in biblioteca, fare un corso di teatro o di informatica,
leggere un romanzo o guardare un film, discutere sulla realtà globale e nazionale. Trovare un futuro anche nella
propria vita..
B.M.
data immediata? Difficile rispondere perché l’apertura di
una missione non si fa a tavolino e non è solo la firma di Convenzioni strette tra Vescovi e
sacerdoti disponibili alla partenza, ma è un cammino di
Chiesa. Siamo alla fine del primo decennio del terzo millennio
in cui la Chiesa italiana ha offerto alcuni orientamenti pastorali dal tema: “Comunicare il
Vangelo in un mondo che cambia” con la successiva nota: “Il
volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia.”
Sarebbe bello se le comunità
e i gruppi missionari, in questo
tempo pasquale, potessero ripercorrere le scelte di questi
anni per verificare il cammino
e per dipingere il volto di una
parrocchia missionaria.
Quando le nostre comunità
cercheranno di intonare i propri incontri e spazi formativi al
primo annuncio per raggiungere chi è lontano dalle mura parrocchiali potremmo rispondere:
una sola missione non basta
perché l’annuncio del Vangelo
è l’unico scopo per cui Gesù ha
inventato la Chiesa ed è l’unico
“comando” che ha lasciato dopo
la sua risurrezione.
Quando all’affermazione “la
missione oggi è qui!” peraltro
vera e bisognosa di risposte
adeguate, sapremo rispondere
accettando la sfida di chi ancora non conosce il Vangelo, allo-
ra potremmo rispondere: una
sola missione non basta perché
“la fede si rafforza donandola”
(Redemptoris Missio 2) e proprio il coraggio di questo dono
rinnoverà e rinvigorirà la fede
e l’identità cristiana.
Quando in una Diocesi incamminata su scelte di pastorale integrata e di comunità
pastorali sapremo valorizzare
ministeri e carismi laicali, formare equipe di persone corresponsabili, operare su quell’unico orizzonte sul quale Gesù progettò la Sua Chiesa, quello di
essere sale e lievito, realtà destinate a perdersi nella massa
perché tutto prenda sapore, allora potremmo rispondere: una
sola missione non basta perché
i missionari siano “pungolo”
nelle nostre comunità, una sola
missione non basta per ridare
il primato ad alcune scelte di
giustizia e di dono totale della
vita, per allenarci al dialogo con
altre culture, per imparare a
condividere con chi è più povero. Un cammino di Chiesa dunque che ci impegna in una verifica seria di come la missione
ad gentes interroga e scuote le
nostre comunità. Lasciamo che
l’incontro con il Signore Risorto rinnovi il nostro slancio missionario e che lo Spirito Santo
trasformi i nostri cuori: saremo
pronti a partire per tenere acceso il fuoco della missione.
GABRIELLA RONCORONI
PER RIFLETTERE...
E’ utile riprendere in
mano il documento della
CEI: “Il volto missionario
l delle parrocchie in un mondo che cambia”. Nell’introduzione offerta dai Vescovi
vengono individuati 7 “obiettivi pastorali” che caratterizzano il volto missionario della parrocchia.
Possiamo fare una verifica del cammino delle nostre
parrocchie e commissioni in
relazione agli obiettivi descritti.
I NOSTRI MISSIONARI/7 DON ANGELO MAZZUCCHI
Nasce a Garzeno il 6 aprile 1965. Entra in seminario in
prima media.
Viene ordinato sacerdote il 16 giugno 1990.
È vicario parrocchiale a Breccia e a Fino Mornasco.
Nel gennaio 2000 parte per la missione diocesana in
Camerun nella diocesi di Maroua-Mokolo, come collaboratore nella parrocchia di Sir. Dal 2006 è parroco della “Paroisse St. Pierre de Mogodé”.
Descrizione di alcuni particolari.
Vince in simpatia, in lavoro, in autonomia, in capacità
imprenditoriale, in fantasia, testardaggine, concretezza, compagnia e voglia di vivere. È certamente fatto per
fare il missionario, non solo in Africa, ma dovunque si
trovi. Ha bisogno di spazi grandi, dove potersi muovere
e parlare usando voce, mani, piedi, sguardi e boccacce…
Ha inventato la koiné, cioè la lingua integrata. Base
lessicale della nuova lingua è il dialetto di un piccolo
paese sulle Prealpi Lepontine: Garzeno. In kapsiki saluta e mantiene le pubbliche relazioni, in francese spiega la parola di Dio e predica, in dialetto di Garzeno comanda e sgrida chi non ubbidisce. Il tutto avviene, a
volte, in una splendida miscela. Attento alla formazione, generoso nel trascinare la gente e nel sostenere le
attività, è simpatico a tutti, fresco nell’anima e, in certi
momenti, semplice come un bambino. Eppure è un orso dichiarato. Partecipa al lavoro di traduzione della bibbia in Kapsiki, con intelligenza e attenzione all’inculturazione. Ma la traduzione che
gli viene meglio è quella del vangelo nel sorriso dei suoi occhi. Chi non lo conosce, lo ama e poi lo
teme. Chi lo conosce, lo teme e poi lo ama. La sua impronta in Africa è marcata come quella di uno
scarpone. Il nome Angelo gli si addice, almeno per ispirarvisi nell’esame di coscienza. Angelo, sei
un angelo! Grazie!
DON ITALO
Una siepe di
fiori rosa attira l’attenzione.
Niente foglie.
Solo fiori su
rametti, grossi
come le dita di
un uomo. Loro,
gli italiani, li
guardano ammirati e li paragonano ai
fiori di “pesco”. E io, povero
lucertolo, mai uscito dall’Africa, non capisco tutta la meraviglia per dei fiori che nessuno
si pappa. Mangia e beve il
Margujà, ma dei fiori che ne fa?
Quando la ragazza con la maglietta rossa è salita sul
Baobab, nell’antico villaggio a
Sir, anch’io l’ho seguita. I frutti sono grossi. Quando li batti
sopra una pietra, si aprono e ti
regalano
una
spugna
dolciastra. All’orizzonte, il confine con la Nigeria, è un rincorrersi di colline e di montagne aride. Da lì viene il contrabbando.
Sir è la prima Parrocchia, nel
nord del Cameroun, in cui sono
arrivati preti da Como. È ancora vivo il loro ricordo e anche quello delle suore. La
cappellina ha le finestrelle a
forma di croce. La chiesa parrocchiale è stata ampliata.
Riandare agli inizi della missione è un’occasione per riprendere la storia del rapporto tra la Diocesi di Como e
quella di Maroua-Mokolo.
Don Stefano approfitta della
pausa per giocare, mostrando
ad un bambino come far correre sulla strada un cerchio di
filo di ferro con l’aiuto di un
bastone. Quando il sole arriva
alto nel cielo, si va tutti nella
casa parrocchiale per il pranzo. Il nuovo parroco, don
Giambosco, è molto accogliente. Ha preparato la carne, la
polenta di miglio, l’acqua fresca, la birra, la frutta.
Controllo che non ci siano galline in giro, perché, quando
meno te l’aspetti, ti danno una
beccata sul dorso. E per un
Margujà, una gallina, anche se
vi sembra piccola, è grande e
pericolosa. A volte i bambini
gridano divertiti per questa
caccia: prendilo, prendilo!
Ma… “se sta attento il Margujà,
la gallina non ce la fa”. Autista è don Angelo. Finestrino
aperto, gomito fuori, mano che
si muove sincronizzata con le
parole di spiegazione, urla ad
ogni passante, il don è insieme guida turistica, capotribù,
chauffeur, guardia del corpo,
parroco, ministro del Battesimo e anche dell’agricoltura.
Quando criniera e barba appaiono da lontano, provocano l’effetto del leone nella savana.
Con lui si può andare dovunque, senza paura. Anzi, con
entusiasmo. Scorrono i nomi
del villaggi, ma dovunque è
come essere a casa.
La comunità di Rumsiki ci accoglie con i canti dei ragazzi
Cop Monde. Sono in cerchio,
suonano, danzano, ridono felici, cantano. Anche per il
Margujà è spettacolo la felicità! Comincio a pensare che il
Vangelo stia proprio trasformando le nostre terre. Ci si
aiuta, si educano insieme i
bambini, le donne scoprono
l’importanza del loro ruolo, si
vince la paura dell’animismo,
si pensa a Dio con amore, c’è
un clima più “umano” (parola
di lucertolo). Non ci si preoccupa soltanto di mangiare. Stai
a vedere che anch’io, un giorno, dirò: che belli i fiori! Se lo
sa la Margujetta, mi fa fuori la
paghetta!!
D.I.M
P A G I N A
14
CHIESA
EDUCAZIONE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
VERSO «TESTIMONI DIGITALI»
TESTIMONIANZA CRISTIANA
E CONTINENTE DIGITALE: VERA
COMUNICAZIONE FRA PERSONE
S
abato 27 marzo, a Milano, il Teatro Gnomo,
all’ombra di Sant’Ambrogio e dell’Università
Cattolica del Sacro
Cuore, ha ospitato una mattinata di approfondimento sul
tema della comunicazione sociale, dal titolo “Verso testimoni digitali – Testimonianza cristiana e continente digitale”.
L’incontro, promosso dagli Uffici regionali di comunicazioni
sociali e dall’Unione cattolica
stampa italiana (Ucsi), era in
preparazione al grande convegno in programma dal 22 al 24
aprile a Roma, proprio sul tema
“Testimoni digitali – la comunicazione nell’epoca cross mediale”. All’appuntamento capitolino saranno presenti oltre un
migliaio di convegnisti, provenienti da ogni parte d’Italia: fra
questi anche una piccola delegazione dalla nostra diocesi.
Inoltre è stata caldeggiata una
vasta partecipazione all’udienza con Benedetto XVI, in programma la mattina di sabato
24 aprile in Sala Nervi (sono
previste diverse soluzioni, con
pacchetti a prezzi agevolati –
vedi box in questa pagina). Tornando ai lavori milanesi, don
Davide Milani (responsabile
dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Milano), ha
introdotto con queste parole: «È
il momento di prendere consapevolezza del nuovo mondo dei
media per esserne abitatori e
protagonisti». Il messaggio che,
in sintesi, è emerso dall’incontro dello scorso fine settimana
è: perché la Chiesa, da sempre
custode del «progetto sapiente
e amorevole di Dio sull’uomo»
dovrebbe temere la diffusione
dei nuovi media? Chi più della
comunità credente, che ha come
mandato quello di «conoscere,
amare e servire la persona
umana» può entrare nel «continente digitale» per «costruire il
bene»? Insomma, abbattute ormai le barriere «mitologiche» di
una tecnologia ostile, complessa e incomprensibile, per i cristiani è l’ora di farsi testimoni,
di «mettersi in gioco in prima
persona», anche in internet e
negli altri mezzi della comunicazione digitale. Proprio così
come fanno negli altri ambienti e nelle altre dimensioni del
vivere quotidiano.
La serie di relazioni si è aperta
con l’intervento del cardinale
Dionigi Tettamanzi. Sugge-
CHIARA GIACCARDI
L’ERA DEL TESTIMONE
Cosa significa essere testimoni nell’era digitale e, soprattutto, chi è oggi il testimone? Sono queste le domande a
cui ha provato a dare una risposta Chiara Giaccardi,
sociologa e antropologa dell’Università Cattolica. “Il testimone – ha esordito – è una figura chiave della modernità
e credo che in questo i cristiani possano e debbano avere
qualcosa da dire”. Analizzando le dinamiche del multiculturalismo Chiara Giaccardi ha evidenziato come “in una società sempre più individualistica dove la persona è diventata individuo, diventa sempre più problematico il rapporto con l’alterità”. Una difficoltà di relazione con l’altro,
con la “a” minuscola che nasce dall’incapacità di rapportarsi all’Altro con la “a” maiuscola, il trascendente. “Nella
società moderna – ha continuato – si è persa la capacità di
raccontare l’esperienza perché il testimone, per essere tale,
deve essere immerso nella realtà. Testimoniare non significa, infatti, dire qualcosa ma piuttosto mostrare come si
vive”. È in questa chiave che i cristiani sono chiamati a
mostrare la loro logica del dono e della gratuità perché
“l’eccedenza è il luogo in cui si gioca la libertà del cristiano”. Una testimonianza che, per essere tale, ha bisogno
degli altri.
stivo il titolo della sua relazione: “Io scriverò su queste tavole: la Chiesa, l’annuncio e i new
media”. L’arcivescovo ha lanciato l’invito a superare la paura
nell’accostarsi ai nuovi media:
«Anche nella comunicazione
dell’era digitale – ha detto – ad
essere l’elemento centrale, decisivo, insostituibile, meritevole di riflessioni serie e approfondite – prima ancora della
novità tecnologica e della materialità degli strumenti impiegati – è la persona: è una realtà ben conosciuta dalla Chiesa,
dalla famiglia e dalla società».
Ecco perché la prima attenzione deve essere quella di costruire «una comunicazione che genera comunione». Non basta,
quindi, la conoscenza tecnica
dei nuovi media, ma è necessario «risalire il più possibile alle
intenzioni, ai fini che animano
chi comunica» e chiedersi se
essi «promuovono la dignità
dell’uomo» e mirino al suo bene.
Anche nel mondo digitale, come
in tutti gli altri ambiti, «occorre che il bene sia mostrato, conosciuto e amato», in altre parole occorre educare al bene. È
questa la chiave della «testimonianza digitale».
RUGGERO EUGENI
ESPLORANDO
IL CONTINENTE DIGITALE
“Il mondo digitale, di internet e dei social network va preso sul serio e la partecipazione dei cattolici a queste realtà
non deve avvenire per dovere ma per appartenenza”. È
con queste parole che Ruggero Eugeni, professore di
semiotica dei media all’Università Cattolica di Milano, ha
voluto spronare gli operatori delle comunicazioni sociali, i
giornalisti e gli animatori parrocchiali della cultura a non
sottovalutare le potenzialità dei nuovi media. Il suo ragionamento parte dalla constatazione di come il nuovo mondo digitale abbia dato vita ad un continente in cui si è
persa la concezione dello spazio che è sempre stata centrale nella vita dell’uomo. “Basti pensare – ha spiegato –
all’importanza delle mappe e della cartografia nella storia. L’uomo stesso ha sempre pensato alle proprie relazioni come legate allo spazio mentre, oggi, con l’avvento della
rete e del mondo digitale ci accorgiamo di come sia la relazione stessa tra le persone a costituire uno spazio. È la
rete stessa, il non luogo per eccellenza, a diventare spazio
di incontro in cui possono instaurarsi dinamiche di fiducia e di condivisione”.
Per questo Ruggero Eugeni ha invitato a non sottovalutare il ruolo e le potenzialità di questa nuova dimensione,
perché anche la rete può essere il canale attraverso cui
creare rapporti autentici e dare testimonianza. “L’uomo
moderno – ha concluso – è oggi chiamato ad una cittadinanza paradossale perché contemporaneamente cittadino di molteplici comunità. È importante che sappiamo discernere quanto siano solide queste comunità. Ma è fondamentale prenderle sul serio perché noi vi apparteniamo. Anche se molte di queste comunità-città non hanno
un territorio, non hanno una mappa. Questo, però, non
deve spaventare ma deve vederci protagonisti consapevoli del mondo in cui ci si sta muovendo”.
A seguire la riflessione del nostro vescovo, monsignor Diego Coletti, intervenuto anche
come presidente della Commissione Cei per la scuola e l’educazione cattolica. “Educare e
riabilitare alla parola”: ecco
l’approfondimento affidato a
monsignor Coletti, per capire
come si educhi «alla» parola e
«con» la parola. «La deriva della nostra cultura, sempre meno
capace di “narrare” e di “pregare”, cioè di relazionarsi con
l’alterità – ha notato il vescovo
–, è quella di rendere il linguaggio rigorosamente oggettivante,
annullando la relazione dialogica che è la sola in grado di offrire alla persona la percezione
della sua dignità “spirituale”».
E solo in una dimensione dialogica, «nel coinvolgimento con un
“tu”», la comunicazione diventa educazione. Viviamo in una
società dove a prevalere è l’individuo e la comunicazione è
spesso ridotta a «slogan altisonanti e nichilisti – ha avvertito il presule – e le parole sono
neutralizzate e svuotate di senso. L’evanescenza della prossimità ci rende sempre più estra-
IL PROGRAMMA DEL 24 APRILE A ROMA:
L’UDIENZA CON IL PAPA
Il programma prevede la partenza da Milano nella serata
del 23 aprile e il ritorno a Milano per la tarda serata del
24 aprile. La quota di 10 euro comprende il viaggio e la
guida per San Pietro.
I lavori si apriranno alle 9.30 con l’intervento “Vino nuovo
in otri nuovi” di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale Comunicazioni Sociali della Cei.
A seguire vi sarà una tavola rotonda con padre Federico
Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana e Radio
Vaticana, Lorenza Lei, vicedirettore generale della Rai e
Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
Ore 12.00 udienza dal Santo Padre, preceduta dal
saluto del cardinal Angelo Bagnasco, presidente
della Conferenza Episcopale Italiana.
L’organizzazione mette a disposizione anche altre
possibilità per permettere di unire alla partecipazione al convegno un breve soggiorno a Roma. Tutte
le info su: www.duomoviaggi.it.
nei, mentre a salvarci sarà la
“riconoscibilità” dei volti e la
capacità di racconto». Guardiamo al centro della nostra vita
cristiana: «tutta la Scrittura –
ha concluso Coletti – si fa educazione all’accoglienza di una
Parola che crea mentre rivela
il senso di un progetto di relazione tra persone già presente
in Dio».
Significativa la videointervista
al cardinale Carlo Maria
Martini, arcivescovo emerito di
Milano, condotta dal giornalista Gianni Riotta, direttore de
“Il Sole24Ore”. Ne è emerso un
Martini molto attento ai new
media, iscritto a Facebook (sebbene non si fidi troppo a certificare le richieste di amicizia:
«devo ancora capire bene come
funziona», ha confidato sorridendo), assiduo frequentatore
di Wikipedia e utilizzatore della posta elettronica. Il cardinale trova che le origini di internet
siano davvero molto lontane:
addirittura nella “Lettera a
Diogneto”. «Guardo con favore
tutto ciò che riesce a mettere in
comunicazione l’uomo – ha detto Martini – una comunicazione vera, però, non una semplice informazione… In internet e
nei new media dovremmo trovare non solo le notizie di oggi,
ma anche i “classici”, per favorire la più ampia e diffusa formazione culturale. L’importante – ha chiosato – è avere sempre ben presenti i criteri con i
quali utilizziamo questi strumenti: cosa voglio ascoltare?
Chi voglio ascoltare? Cosa
orienta le nostre scelte?».
Gli altri interventi della mattinata sono stati Ruggero
Eugeni, docente di Semiotica
presso l’Università Cattolica di
Milano, Chiara Giaccardi, docente di Sociologia delle comunicazioni sempre all’Ateneo di
largo Gemelli, e don Ivan
Maffeis, dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, che ha
ricordato l’importanza dell’appuntamento del 22-24 aprile a
Roma, a otto anni da “Parabole
mediatiche”.
pagina a cura di
MICHELE LUPPI
ENRICA LA
ANZI
LATT TTANZI
CHIESA
P A G I N A
15
VOCAZIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIO2CESI DI COMO - 3 APRILE 2010
CALENDARIO
MARZO-APRILE 2010
CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI
Tutte le info su www.cdvcomo.it
9-11 APRILE
ESERCIZI PER I GIOVANI
A Lenno, presso le Suore Adoratrici (cfr box nella pagina)
17 APRILE
PELLEGRINAGGI VOCAZIONALI
Ossuccio - Madonna del Soccorso (ore 7.00); Cavona (ore
7.00); Dongo (ore 7.30); Tirano (venerdì ore 20.45); Livigno /
Bormio / Pradelle di Pedenosso (ore 7.00); Lezzeno (ore 8.00);
Mese (ore 7.00); Olcio - Santa Maria (ore 7.00); Sondrio - Sassella
(ore 7.00); Bassa Valtellina; Como - San Giorgio (ore 7.30)
IL 18 APRILE NON C’È LA GIORNATA
VOCAZIONALE IN SEMINARIO
24 APRILE
PELLEGRINAGGIO VOCAZIONALE AL SOCCORSO
25 APRILE
GIORNATA VOCAZIONALE MONDIALE
GUANELLIANI
ALTRI ISTITUTI
Altre info su www.giovaniguanelliani.it
DISCOTECA DEL SILENZIO
Como - Santuario Sacro Cuore (ore 20.30 Santa Messa, segue
l’esposizione eucaristica fino alle ore 4.00). il 10-11 aprile
WEEK-END VOC “ITINERARIO DAMASCO”
Como – CPF S. Giuseppe il 10-11 aprile
PREGHIERA VOC
Como – Santuario Sacro Cuore il 21 aprile
PELLEGRINAGGIO VOC
Bulciago (Lc) – Santuario Madonna del Carmine l’8 aprile
CENACOLO DI PREGHIERA PER I SACERDOTI
Incontro di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, il terzo
sabato del mese. Como, Santuario Sacro Cuore, 17 aprile
PIME
Altre info su www.pimemilano.com
CAMMINO GIOVANI E MISSIONE 1
Domenica 11 aprile
Presso il Pime di Milano - “Annuncio del Vangelo e dialogo
interreligioso”; relatore, prof. Paolo Branca, docente di Islam
presso l’Università cattolica del Sacro Cuore
CAMMINO GIOVANI E MISSIONE 2
AVVISO
AI PARROCI
PER LA GIORNATA
MONDIALE
DELLE VOCAZIONI
L
e indicazioni per ordinare il materiale relativo alla prossima 47^
Giornata Mondiale
di Preghiera per le
Vocazioni (25 aprile 2010)
sono già state inviate a tutti i
parroci con il numero di gennaio della Lettera agli amici.
Chi volesse ordinare altro
materiale può farlo, rivolgendosi al proprio delegato
zonale per la Pastorale delle
Vocazioni o via internet collegandosi al link del Centro Nazionale Vocazioni che
troverete sul sito www.chie
sacattolica.it e seguendo le
istruzioni. Sul numero del
Settimanale del 24 aprile
2010 verrà pubblicata una
Preghiera per le Vocazioni
che invitiamo a recitare al
termine di tutte le sante
Messe della Giornata. In
particolare chiediamo di coinvolgere in questo gesto tutti
i giovani che avranno partecipato al Pellegrinaggio
Diocesano dei Giovani al
Santuario della Madonna del
Soccorso.
DON ROBERTO BARTESAGHI
Domenica 11 aprile
Presso il Pime di Milano - “Educarsi alla mondialità”; relatore:
Andrea Zamboni, responsabile dell’Ufficio educazione alla
mondialità del Pime
CAMMINO BIBLICO: MAESTRO DOVE ABITI?
Il 17-18 aprile, presso Villa Grugana, Calco (Lc), sul tema “La
Risurrezione di Gesù”; relatore: padre Enrico Fidanza, missionario del Pime
FIGLIE DELLA PRESENTAZIONE
LECTIO DIVINA
SUL LIBRO DEL CANTICO DEI CANTICI
Il 24 aprile: Nuovi canti del Diletto (6,4 - 7,11), “Bella e terribile”, sabato pomeriggio dalle ore 15.30 alle ore 19.30 - Sacra
Famiglia, via Dante 94 - Como
GIM (GIOVANI IMPEGNO MISSIONARIO)
MISSIONARI COMBONIANI
Altre info su www.giovaniemissione.it
IN CAMMINO CON IL LIBRO DELL’ESODO,
CON OSTINATA SPERANZA
Domenica 18 aprile, a Venegono Superiore (Va), dalle ore
9.00 alle ore 18.00. Porta con te la Bibbia. Tema dell’incontro:
“Il popolo mormorò- il bisogno di sicurezza” (Es 15,22-18)
FIGLIE DELLA REGINA DEGLI APOSTOLI
Per le giovani oltre i 20 anni in ricerca vocazionale: giornate di
preghiera e riflessione sulla consacrazione secolare. Ad Affi (Vr),
presso Villa Elena (via Elena Persico, 23): il 10-11 aprile, dalle
ore 15.00 del sabato, con il biblista don Gianattilio Bonifacio.
L’incontro termina con il pranzo della domenica. È previsto un approfondimento il 29-30 maggio 2010.
Info: [email protected]; telefono 045-7235024
P A G I N A
16
CHIESA
del
PASTORALE
LA
VORO
ASTORALELA
LAVORO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
DENTRO L’ENCICLICA
LE BRACCIA
ALZATE IN
PREGHIERA
VERSO DIO
“
L
o sviluppo umano
ha bisogno di cristiani con le braccia
alzate verso Dio nel
gesto di preghiera”:
affermazione posta da papa
Benedetto XVI a conclusione
della sua enciclica sociale sullo
sviluppo umano integrale nella carità e nella verità: “Caritas
in veritate”.
Nello sviluppare il contenuto
dell’enciclica il Papa offre una
articolata serie di indicazioni
grazie alle quali sia possibile
connotare lo sviluppo come sviluppo umano integrale in modo
corretto, superando così le concezioni riduttive dello sviluppo
che contengono in sé quelle contraddizioni che generano poi
ingiustizie e di conseguenza
povertà e sofferenza.
A conclusione della sua lunga riflessione il Papa evidenzia
quale sia il bisogno essenziale
di cui lo sviluppo ha assoluta
necessità per essere autenticamente umano e integrale. Esso
ha bisogno della presenza attiva dei cristiani. La prima presenza dei cristiani, nei vari
ambiti dell’economia e del relativo ambito sociale, si realizza grazie alle assunzioni di responsabilità a vari livelli, avendo quale riferimento costante la
dottrina sociale della Chiesa.
La seconda presenza, che non è
residuale e neppure aggiuntiva
o facoltativa, si individua nell’azione di preghiera a Dio Padre, che si fa carico degli autentici bisogni dell’uomo. Motivo?
Lo esprime lo stesso Pontefice
sempre al n.79 dell’enciclica a
sviluppo dell’affermazione del-
la necessità di pregare: “… i cristiani (sono) mossi dalla consapevolezza che l’amore pieno di
verità, caritas in veritate, da cui
proviene l’autentico sviluppo
non è da noi prodotto, ma ci viene donato”. Questa constatazione del Papa purtroppo è stata
piuttosto trascurata non solo
dai commentatori laici dell’enciclica, ma perfino da quelli cattolici.
Dire che lo sviluppo prima di
essere frutto del nostro pur onesto, responsabile e solidale impegno è un dono offerto da Dio
Padre agli uomini, è un messaggio che è passato assai poco. Se
lo sviluppo è visto come un dono
allora esso si svuota degli elementi di rivalità, che creano
conflitti e ingiustizie, affratella
e fa dire ad ogni uomo, insieme
ai suoi fratelli, non più Padre
mio, ma: “Padre nostro, dacci
oggi il nostro pane quotidiano”,
e lo dice con quell’amore premuroso, che Gesù Cristo manifestò nel corso della sua vita. E
questo pane donato e condiviso
è la pietra su cui si costruisce
tutto l’edificio dello sviluppo
umano integrale.
Il Papa poi aggiunge alla citata frase: “Lo sviluppo implica attenzione alla vita spirituale, seria considerazione delle
esperienze di fiducia in Dio, di
fraternità spirituale in Cristo, di
affidamento alla Provvidenza e
Misericordia divine, di amore e
di perdono, di rinuncia di se
stessi, di accoglienza del prossimo, di giustizia e pace” (n. 79).
In una società frenetica, come
l’attuale, il presupposto fondamentale per una autentica e
A conclusione
della sua lunga
riflessione
nella Caritas in
Veritate il Papa
evidenzia quale
sia il bisogno
essenziale di cui lo
sviluppo ha assoluta
necessità per essere
autenticamente umano
e integrale.
Esso ha bisogno della
presenza attiva
dei cristiani
pagina a cura
dell’UFFICIO DIOCESANO DELLA
PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO
profonda vita spirituale è quello del tempo. Alla vita spirituale non possono essere dati rimasugli di tempo, una appendice
di tempo rispetto al tempo dato
alle altre ‘nostre cose che abbiamo da fare’. Pensiamo, ad esempio, alla domenica che per la
maggior parte della gente è stata svuotata del suo vero significato: giorno del Signore. Essa,
non solo è diventata il fine settimana da dedicare al divertimento, allo svago, ma assai
DALLA LETTERA ENCICLICA
“CARITAS IN VERITATE”
L’onda lunga della crisi fa riflettere molti che auspicano
un nuovo assetto dell’economie e del mercato del lavoro, nel
fare impresa con una chiara valenza sociale. Auspicio che
per essere veramente rispettoso dell’ uomo deve avere una
forte connotazione etica nel valorizzare la persona e tutta la
persona.
Dalla Caritas in Veritate
Oltre a richiedere la libertà, lo sviluppo umano integrale
come vocazione esige anche che se ne rispetti la verità. La
vocazione al progresso spinge gli uomini a “fare, conoscere e
avere di più, per essere di più” Ma ecco il problema: che cosa
significa “essere di più”? Alla domanda Paolo VI risponde
indicando la connotazione essenziale dell’autentico sviluppo: esso deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo . … La vocazione
cristiana allo sviluppo aiuta a perseguire la promozione di
tutti gli uomini e di tutto l’uomo. Scriveva Paolo VI: “Ciò che
conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino
a comprendere l’umanità tutta intera ». La fede cristiana si
occupa dello sviluppo non contando su privilegi o su posizioni di potere e neppure sui meriti dei cristiani, che pure ci
sono stati e ci sono anche oggi accanto a naturali limiti, ma
solo su Cristo, al Quale va riferita ogni autentica vocazione
allo sviluppo umano integrale. Il Vangelo è l’elemento fondamentale dello sviluppo. (n. 18.)
Le attuali dinamiche economiche internazionali, caratterizzate da gravi distorsioni e disfunzioni, richiedono profondi cambiamenti anche nel modo di intendere l’impresa. Vecchie modalità della vita imprenditoriale vengono meno, ma
altre promettenti si profilano all’orizzonte. Uno dei rischi
maggiori è senz’altro che l’impresa risponda quasi esclusivamente a chi in essa investe e finisca così per ridurre la
sua valenza sociale. … La cosiddetta delocalizzazione dell’attività produttiva può attenuare nell’imprenditore il senso di responsabilità nei confronti di portatori di interessi,
quali i lavoratori, i fornitori, i consumatori, l’ambiente naturale e la più ampia società circostante, a vantaggio degli
azionisti, che non sono legati a uno spazio specifico e godono
quindi di una straordinaria mobilità. È però anche vero che
si sta dilatando la consapevolezza circa la necessità di una
più ampia “responsabilità sociale” dell’impresa. Anche se le
impostazioni etiche che guidano oggi il dibattito sulla responsabilità sociale dell’impresa non sono tutte accettabili
secondo la prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, è
un fatto che si va sempre più diffondendo il convincimento
in base al quale la gestione dell’impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve
anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che
contribuiscono alla vita dell’impresa: i lavoratori, i clienti, i
fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento.
spesso consumata nel così detto shopping, quindi non è più
vissuta come tempo profondo di
rapporto con Dio Padre, per poter ricuperare l’identità di persona, di figlio di Dio, a cui è stato dato in custodia il creato da
coltivare a beneficio mio dei
fratelli.
Ed è nel filone di quest’ultimo senso della domenica che
quest’anno si celebrerà la veglia
del 30 aprile in occasione della
festa del lavoro: “Annunciare
Cristo è il bene dell’uomo”. E’
un convenire insieme con altri
fratelli nella fede in Cristo per
impegnarci ad essere costruttori di uno sviluppo umano integrale avendo quale costante
riferimento la parola del Vangelo, per, come sempre ci ricorda il Papa nella Caritas in
veritate, “trasformare i “cuori di
pietra” in “cuori di carne”, così
da rendere “divina” e perciò più
degna dell’uomo la vita sulla
terra” (n. 79).
NOTIZIE DAL MONDO DEL LAVORO
PRESENTATA LA CAMPAGNA EUROPEA:
FREE SUNDAY: DOMENICA GIORNATA
LIBERA DAL LAVORO
‘La domenica mamma e papà appartengono a noi!’. E’ questo lo slogan della campagna europea Free Sunday che mira a proteggere la domenica come ‘giornata libera dal lavoro’, perché
i genitori possano stare con i loro figli almeno in questo giorno della settimana.
La campagna è stata presentata ufficialmente il 24 marzo a Bruxelles da una vasta compagine di associazioni, che si mobilitano insieme ai sindacati e ai rappresentanti delle Chiese
europee per chiedere che la domenica rimanga giorno festivo.
Tra gli obiettivi dell’iniziativa, ci sono:
- rendere l’Europa la regione più “child-friendly” del mondo
- far sì che le scuole e le istituzioni pubbliche di tutta Europa, indipendentemente da tradizioni e orientamenti religiosi, lascino la domenica libera da lezioni e lavoro
- garantire ai bambini una giornata alla settimana in cui poter godere dei propri genitori,
liberi da incombenze e preoccupazioni
- perseguire il benessere delle persone attraverso un giorno di svago e di relazioni sociali Per
il presidente delle ACLI, Andrea Olivero, «è importante salvaguardare il principio della eccezionalità del ricorso al lavoro domenicale contro la tendenza a rendere intercambiabile il
giorno di riposo settimanale. Dobbiamo evitare che anche in questo ambito la flessibilità
lavorativa si scarichi con effetti negativi sulla vita delle famiglie e delle comunità».
P A G I N A
CHIESA
PELLEGRINAGGI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
17
UFFICIO DIOCESANO
DATE E
PROGRAMMI
D
a due settimane si è conclusa la peregrinazione delle reliquie di santa Teresa di Gesù
Bambino e del Volto Santo. Abbiamo vissuto
in diocesi un tempo ancor più forte di preghiera, di testimonianza e di rinnovato impegno di santità. Ora siamo chiamati a rispondere all’invito del Vescovo che ci vuole con lui pellegrini a
Lisieux per restituire la visita a santa Teresina e insieme per riscoprire la santità dei suoi genitori e della
sua famiglia. La celebrazione del centenario di
Gallipoli, con il quale Teresina è venuta a confermare,
come aveva promesso prima di morire, che la sua via è
quella giusta, diventa anche per noi un invito a
riscoprire la “piccola via” quale strada di santità cristiana. Ci attende così dal 3 al 9 luglio prossimo
il pellegrinaggio diocesano a Lisieux guidato dal
nostro Vescovo Diego. Alle parrocchie sono stati
fatti giungere i moduli di iscrizione e già lungo
il mese di aprile attendiamo le iscrizioni per
poter procedere alla organizzazione definitiva
del pellegrinaggio.
Mentre un gruppo di 40 pellegrini parteciperà al
pellegrinaggio sui passi di Paolo in Grecia alla fine di
aprile, sono ancora aperte le iscrizioni per altri pellegrinaggi che l’Ufficio diocesano ha inteso proporre. Sono
una occasione per riscoprire il pellegrinaggio quale
esperienza di fede e di comunione.
Dal 29 maggio al 1 giugno sui passi di Santa Caterina
da Siena. Dal 2 al 8 agosto a Lourdes e a Nevers in
pullman. Dal 10 al 14 settembre a Fatima. Dal 20 al
24 settembre a La Salette, Nevers, Paray le Monial,
Ars sur Formans e Annecy. I programmi sono
consultabili sul sito della diocesi o facendo riferimento all’Ufficio diocesano pellegrinaggi.
Insieme al’Unitalsi l’Ufficio diocesano pellegrinaggi propone altre occasioni di pellegrinaggio. A tutta la
diocesi il pellegrinaggio di sabato 15 maggio a
Caravaggio. Per i giovani a Lourdes dal 27 luglio al
2 agosto. Il 25 settembre la Giornata dell’Ammalato.
A Lourdes dal 9 al 15 (in treno) o dal 10 al 14 (in
aereo).
Ci stiamo ormai preparando al grande pellegrinaggio a Torino per venerare la Sindone, siamo oltre 900 pellegrini. La giornata del 4 maggio prossimo: sarà un grande giornata di ritiro
per contemplare il Crocifisso risorto e glorioso
vera meta di ogni pellegrinaggio e compimento
di ogni pellegrinaggio.
Informazioni sul sito
www.diocesidicomo.it
o telefonando il mercoledì mattina
all’Ufficio diocesano pellegrinaggi:
031-3312232
FATIMA
10-14 SETTEMBRE
LOURDES
1° GIORNO: ITALIA – LISBONA – FATIMA
IN PULLMAN DAL 2 ALL’8 AGOSTO
Partenza dall’aeroporto di Milano per Lisbona. All’arrivo, in pullman riservato, visita di Lisbona, meravigliosa città, capitale del Portogallo, che conserva
un centro storico del XVIII secolo, con vie eleganti e lineari. In particolare
visita alla Torre Belem, un tempo faro per navigatori di ritorno dalle Indie,
simbolo della potenza navale portoghese; il Monastero di Jeronimos, magnifico monastero del XVI secolo, e la chiesa di sant’Antonio. Dopo il pranzo, partenza per Fatima. Arrivo e sistemazione in albergo, cena e pernottamento.
Il programma prevede, oltre a Lourdes, anche la visita a luoghi significativi (per storia e cultura) e a santuari delle regioni della Languedoc e della
Bourgogne. Quota (a seconda dei partecipanti): da 690 a 725 euro.
2°/3° GIORNO: FATIMA
SIENA E LA FIGURA DI SANTA CATERINA:
DAL 29 MAGGIO AL 1 GIUGNO
Giornate interamente dedicate alle celebrazioni liturgiche e alla visita di Fatima
ove nel 1917 la Vergine apparve ai tre pastorelli, Francesco, Giacinta e Lucia,
affidando loro un messaggio di preghiera e conversione. Visita della Cappella
delle Apparizioni, del Santuario, in cui si custodiscono le spoglie di Francesco
e Giacinta, dei luoghi natali dei Veggenti e di Velinhos luogo ove apparve l’Angelo.
Il programma prevede tappe a Lucca, Pisa, San Gimignano, Siena,
Volterra, Monte Oliveto Maggiore, Sant’Antimo.
Quota (a seconda dei partecipanti): da 380 a 480 euro.
4° GIORNO: BATALHA, ALCOBACA E NAZARÈ
Partenza per Alcobaca per la visita all’abbazia cistercense, fulcro e culla della
cultura portoghese, a Bathala per la visita al gotico monastero domenicano di
santa Maria della Vittoria, uno dei più grandi complessi monumentali d’Europa. Proseguimento per Nazarè, cittadina di pescatori posta sulla costa atlantica. Rientro a Fatima in serata.
5° GIORNO: FATIMA – LISBONA – ITALIA
Partenza per Estoril, Cascais, Sintra. Dopo il pranzo trasferimento in aeroporto a Lisbona. Rientro in Italia.
Quota individuale di partecipazione: 770 euro.
SANTUARI DI FRANCIA:
DAL 20 AL 24 SETTEMBRE
Il programma prevede la partenza da Semogo (So) e tappe a La
Salette, Dardilly, Ars, Nevers, Paray Le Monial, Cluny, Lione, Annecy
(rientro a Semogo).
Quota (a seconda dei partecipanti): da 570 a 605 euro.
P A G I N A
18
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
IN AUMENTO I CASI SEGNALATI
Donne:
quando
la violenza
cresce
V
iolenza, abuso,
maltrattamento. Un anno fa,
era il 16 marzo
2009, un gruppo di enti del territorio
comasco, a diverso titolo
impegnati sul fronte della tutela della donna, sottoscrivevano un protocollo d’intesa al fine di tessere una rete in grado di
promuovere iniziative di
contrasto al fenomeno
della violenza contro il
sesso debole. Anima e
cuore di questa iniziativa
l’associazione Telefono
Donna. Gli altri attori
coinvolti: carabinieri,
Questura e i pronto soccorso dei principali ospedali della provincia (Como, Cantù e Menaggio
per l’Azienda ospedaliera
S. Anna; l’ospedale Valduce; il Moriggia Pelascini di Gravedona e il
Fatebenefratelli di Erba),
gli Uffici di Piano degli 8
distretti presenti sul territorio, i consultori dell’
Asl, il terzo settore (Telefono Donna e le Caritas
diocesana e ambrosiana).
Un coordinamento per intercettare un malessere,
profondo e terribile, e attivare, di conseguenza, le
risposte più appropriate
di sostegno e cura. Ma anche l’opportunità di leggere più a fondo un fenomeno latente, di difficile
emersione, nella quasi totalità dei casi celato dietro le mura domestiche.
«Le trame di questa
Chi è colpito ha,
forse, oggi, più
fiducia di ieri nel
sistema. Merito
anche della rete
attivata, un anno
fa, da diversi enti
del territorio, tra
cui l’associazione
“Telefono Donna”
pagina a cura
di MARCO GATTI
[email protected]
rete - ci spiega la dott.ssa
Jerta Zoni, presidente
dell’associazione Telefono
Donna - hanno permesso
di far emergere molti casi
di maltrattamento che
forse, in passato, non sarebbero stati incettati. Il
risultato si è tradotto in
un consistente incremento del nostro lavoro di ascolto, consulenza, accompagnamento. Basti pesare che quando siamo nate,
agli inizi degli anni ‘90,
avevamo a che fare con
circa 50-60 casi l’anno. Il
numero è poi progressivamente cresciuto, stabilizzandosi, per un certo periodo, attorno ai 120-150.
Dal 2007 i numeri hanno
incominciato a crescere
con maggior vigore. Nel
2008 i casi di cui ci siamo
occupati sono stati 260, lo
scorso anno 278. E ad oggi
i contatti continuano. Storie di quotidiana violenza, perpetrata, nella
maggioranza dei
casi, dal
marito o
dal partner, e con qualche rara eccezione anche da un figlio».
La rete funziona. È sufficiente che una donna si
presenti in un pronto soccorso con evidenti segni di
maltrattamento, che una
denuncia arrivi a carabinieri o Questura, che la
richiesta di aiuto giunga
direttamente a Telefono
Donna o che emerga in
qualche altro degli ambiti coinvolti che si attivano le procedure previste
dal Protocollo. I contatti
tra gli enti preposti si attivano e, ciascuno per la
propria parte, mette nel
piatto le risorse necessarie per rispondere al bisogno. «Percepiamo ancora
vivo - prosegue Jerta Zoni
- nella donna maltrattata, il timore, la vergogna,
la paura di uscire allo scoperto. Eppure, oggi, la
donna può e deve sentirsi
meno sola. Le risorse per
offrirle un sostegno non
mancano. Occorre avere
fiducia in un sistema che
si sta attrezzando sempre
meglio».
Ma come avviene, in
genere, il primo incontro?
«La telefonata - lo diciamo sempre - è il primo
segnale che la donna dà
soprattutto a se stessa.
Un passo che esprime il
desiderio di cambiare le
DOVE
Ricordiamo che l’associazione Telefono Donna
risponde al
numero 031304585, ed è
aperta ogni
lunedì, mercoledì e venerdì dalle
15 alle 18 e
ogni martedì,
giovedì e sabato dalle 9
alle 12
cose, la volontà di dire
basta alla violenza. In
questa fase il ruolo delle
nostre volontarie è prezioso. A loro è affidato il compito di far sentire accolta
la donna che chiama. Di
infonderle sicurezza. Di
convincerla che uscire
dalla spirale di violenza
che l’ha soffocata fino a
quel momento è, effettivamente, possibile».
Sono poco meno di una
ventina gli “angeli” di Telefono Donna. Donne volontarie che hanno scelto
di dedicare un’ampia fetta del loro tempo libero a
questo servizio. Un impegno che non s’improvvisa.
«Alle nostre volontarie prosegue la dott.sa Zoni prima di entrare in servizio effettivo proponiamo
un corso di sei mesi. Questo in virtù della delicatezza che richiede l’approccio con questo mondo.
A ciò abbiniamo anche
una formazione periodica.
Ad affiancare il nostro
operato anche delle figure professionali, psicologhe e avvocati, anch’esse
volontarie. Alle donne che
ci chiamano, frustrate e
umiliate, cerchiamo di
restituire fiducia e autostima. Ma sia ben chiaro:
non diamo ricette. Il percorso di uscita va compiuto passo passo. Noi ci pro-
poniamo di affiancare la
donna in questo cammino, di sostenerla, anche
attraverso la promozione
di gruppi di auto mutuo
aiuto. In campo mettiamo
tutti gli strumenti di cui
disponiamo. Alla donna il
compito di farli propri e
di trovare la forza di tornare a vivere».
Migliaia sono i casi
transitati da Telefono
Donna in questi anni.
Migliaia di donne che,
grazie a una parola amica, hanno ritrovato la forza di ricominciare.
UNA VIOLENZA CHE SI FA
SEMPRE PIÙ CIECA
Una violenza cieca e sempre più efferata. È
questo ciò di cui, purtroppo, parlano le statistiche. «Sono sempre di più gli episodi, anche nel
Comasco che si manifestano attraverso una durezza più estrema - spiega Jerta Zoni - (l’ultimo è
il caso di Bellagio, con l’omicidio della convivente
da parte di un autotrasportatore 56enne, ndr). La
violenza dei maltrattamenti a cui molte donne
sono sottoposte è tale da preoccuparci ancora di
più. Un apice estremo di cui la donna è la vittima
sacrificale».
MINORI: LA VIOLENZA ASSISTITA
«C’è un tema, purtroppo, oggi ancora sottovalutato quando ci si riferisce alle situazioni di abuso in
ambito domestico - spiega Jerta Zoni -. Mi riferisco
alla violenza assistita. Ancora oggi si trascura la
gravità dei danni psicologici subita da minori, non
direttamente coinvolti negli episodi di violenza esercitata sulla propria madre, ma a cui essi assistono
inermi. Un fenomeno trascurato dalle donne stesse
ma che provoca nei bambini grave sofferenza psicologica e profondo malessere. Si tratta di una questione che chiede attenzione e supporto psicologico
adeguato e non può, né deve, essere trascurata».
STRUTTURA PROTETTA
Luna e le altre. Una casa per ricominciare
elefono Donna
non è solo ascolto,
consulenza, accompagnamento.
Nei casi più gravi si aprono, infatti, le porte dell’accoglienza. Dal
2001 l’associazione dispone, infatti, di uno stabile,
ovviamente in una località segreta, per dare ospitalità a donne e minori in
uno spazio protetto. Una
vera e propria casa rifugio, della capacità di dieci posti, tra mamme e
bambini, (ma si è arrivati fino a 12 persone accolte). «Fino a giugno 2008 spiega Jerta Zoni - la casa
è stata sostenuta da un
T
progetto che prevedeva
un accordo di programma
sottoscritto da 33 Comuni della provincia di Como
con l’ASCI (L’Azienda Sociale Comuni Insieme di
Lomazzo-Fino Mornasco)
quale ente capofila e principale soggetto finanziatore. Da giugno 2008 la
nostra Casa ha avuto
dall’Asl di Como l’autorizzazione al funzionamento come alloggio per l’autonomia. Contemporaneamente, in accordo con
l’Asci, si è deciso di passare ad una gestione diretta del progetto da parte della nostra associazione, ipotizzando l’allarga-
mento ad altri Comuni
della provincia».
Una gestione diretta,
maggiori responsabilità,
maggiori oneri. Da qui il
tentativo di allargare la
cerchia dei Comuni coinvolti nel progetto attraverso la stipula di convenzioni ad hoc e la richiesta,
ai Comuni convenzionati,
di partecipare al progetto con il versamento di
una quota procapite che
andrà a costituire un apposito Fondo di Solidarietà i cui proventi verranno utilizzati per la gestione della Casa. Proventi
che dovranno integrarsi
con le rette delle ospiti.
“Luna e le altre” il nome
di questo progetto per
l’autonomia.
Attualmente la casa è
piena. Vi lavorano tre operatrici, una a tempo pieno e due part-time, con il
supporto di una psicologa.
«Si tratta di uno spazio
per l’autonomia - ci spiega Jerta Zoni, che presto
lascerà la presidenza di
Telefono Donna per assumere quella di questa
struttura - in cui le ospiti
hanno la possibilità di ricostruirsi una vita. Il
tempo di permanenza è di
sei mesi, ma non di rado
diventa un anno. Grazie
a questo appoggio la mag-
gioranza delle donne che
vi è transitata è riuscita
a farsi una vita. Occorrono dei distinguo tra italiane e straniere (che oggi
rappresentano la maggioranza presente nella Casa). Per queste ultime le
difficoltà sono maggiori.
Pagano il pegno di culture che, non di rado, tendono ad emarginare chi
lascia il marito, anche se
quest’ultimo è responsabile di continui abusi. Talvolta è addirittura capitato che ritornassero a casa
con il marito o convivente. Eppure le donne straniere vittime di maltrattamento sono in crescita
anche nel Comasco, rappresentando circa il 15%
del totale di quante si rivolgono alla nostra associazione».
«Questa casa - aggiunge la presidente - rappresenta uno spazio prezioso. Un approdo di media
durata. Ciò che ancora
manca, nel Comasco è un
servizio di pronto intervento. Un luogo in cui
ospitare le donne anche
solo per pochi giorni, nella fase di emergenza più
acuta, il tempo necessario
per predisporre un progetto adeguato di accompagnamento e, eventualmente, di accoglienza».
CRONACA
P A G I N A
19
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE MARZO 2010
IN MERITO ALL’ESTERNALIZZAZIONE DELLE CUCINE
Cà d’Industria,
le precisazioni
dei sindacati
C
ucine Cà d’Industria,
la protesta continua.
Non si placa la tensione all’interno della più
importante RSA comasca,
con circa 300 dipendenti,
dopo la decisione di qualche
settimana fa di esternalizzare il servizio di cucina,
ridisegnando così, radicalmente, il sistema di distribuzione dei pasti. La prospettiva, prefigurata con il nuovo
appalto, prevede infatti di
concentrare il servizio di cottura nella sola sede di Rebbio, e da lì dirottare i pasti
preparati presso le altre sedi
territoriali della Cà d’Industria distribuite sul territorio. Non più 5 cucine, dunque,
una per sede, ma un unico
spazio di cottura in quel di
Rebbio.
I 32 dipendenti del servizio cucina, direttamente interessati da questa “rivoluzione” sono sul piede di guerra. Lamentando la sostanza
ma anche la modalità con la
quale il Consiglio di Amministrazione della Fondazione
è arrivato a questa decisione. «Lo stato di agitazione
continua - hanno dichiarato
in coro la scorsa settimana,
e ancora: -. L’attuale situazione è solo la goccia di un vaso
che da tempo era ormai colmo. Sulla nostra pelle viviamo la grave disorganizzazione che impera all’intero
della struttura, e per questo
ci troviamo molto a disagio.
Da due anni il personale dipendente non viene formato
e non abbiamo ricambi. Il
CdA poco si cura delle
problematiche che ci affliggono e le lascia andare a se
stesse. Ci sono state congelate le ferie invernali e non
andremo in ferie a Pasqua
perché non c’è personale in
grado di sostituirci…»
Questa è la situazione all’interno della Cà d’Industria, parola dei dipendenti.
La questione cucine ha fatto
emergere disagi e tensioni
sopite. Il malumore che attraversa le strutture della
Rsa sfocerà nello sciopero generale del prossimo 7 aprile.
Il primo al quale prenderà
parte l’intero personale dipendente. Una sfida alla direzione, nella speranza che le
cose possano cambiare.
Compatte Cgil,
Cisl e Uil
nel contestare
le modalità
con cui si
è arrivati
a questo punto,
e nel chiedere
la riapertura
delle trattattia
con il Consiglio di
Amministrazione
della RSA
di MARCO GATTI
«Per fare chiarezza...»
«Siamo qui per fare chiarezza». C’era un gruppo assai
accalorato di dipendenti, la scorsa settimana presso la sede
Cisl di Como, per illustrare, insieme ai rappresentanti di categoria di Cgil, Cisl e Uil, il proprio punto di vista sulla questione
“cucine” dopo le notizie circolate nelle ultime settimane.
«In merito alla decisione di esternalizzare il servizio cucina ha spiegato Matteo Vandressi, segretario Funzione Pubblica
Cgil Como - non è vero, come dice il Cda della Cà d’Industria,
che le procedure d’informazione siano state seguite nella misura corretta. Né che questo progetto era condiviso dal sindacato.
E le carte lo dimostrano!».
In effetti nel verbale dell’incontro tenutosi l8 novembre 2006
tra il Cda e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil si
legge, tra l’altro: “Da parte del sig. Mandressi viene evidenziata
la presenza di voci sempre più insistenti circa l’intenzione del
Consiglio di Amministrazione di appaltare a soggetto esterno
l’attività di preparazione pasti presso le cinque strutture dell’Ente…” Nello stesso verbale si riferisce anche della risposta
del Cda che, in merito, dichiara di non aver “assunto alcun orientamento né alcuna decisione - aggiungendo anche che -… se
l’argomento dovesse essere affrontato in una seduta del Consiglio, verrà data comunicazione alle Organizzazioni Sindacali
per le valutazione di competenza…”
In un ulteriore incontro, in data 2008, i sindacati sollevavano ulteriori “perplessità per quel che concerne la regolarizzazione
di un centro unico di cottura presso la RSA di Rebbio che difficilmente sarà in grado di garantire sufficiente qualità al cibo
fornito agli ospiti delle varie case”. Mentre, si legge ancora nello stesso verbale: “I rappresentanti della Fondazione, nel confermare l’orientamento volto a realizzare il centro unico di cottura, assicurano i sindacati sulle iniziative che verranno attivate per migliorare la qualità del cibo e soprattutto garantire
agli ospiti parità di menù e di controllo dietetico… Al centro
unico di cottura verranno convogliate le unità di personale in
servizio presso le attuali cucine: in caso di eccedenza il personale in questione verrà riconvertito in altri servizi della Fondazione”.
I passi vengono dunque compiuti, nonostante l’evidente contrarietà del sindacato. Ancora in un verbale del 30 giugno 2009
il Cda ipotizza l’inizio dei lavori di ristrutturazione della cucina di Rebbio dall’autunno, anche se non si parla esplicitamente di centro unico, mentre si ipotizzano non precisate soluzioni
alternative per la preparazione dei pasti.
E si arriva all’oggi. La Fondazione decide di affidare l’appalto senza passare dalla porta della contrattazione.
«Il data 19 febbraio scorso - prosegue Mandressi - chiedevamo all’Ente di attivare la procedura d’informazione, con il pre-
visto anticipo di 25 giorni sull’effettivo affidamento dell’appalto, lo stesso facevamo in date successive. Il giorno 8 marzo, nell’incontro svoltosi in Prefettura, il presidente della Fondazione
Domenico Pellegrino esternava il convincimento che suddetta
procedura di legge non fosse dovuta. Nello steso documento l’Ente stabiliva inoltre, in modo unilaterale e inappropriato, la giornata del 1 aprile quale termine ultimo per il passaggio del personale di cucina alla società FMS».
«Il presidente Pellegrino - spiega Felicia Tarulli, segretario
Funzione Pubblica Cisl Como - dichiara che l’appalto produrrà
un risparmio di 400 mila euro per la Cà d’Industria. Sapete da
dove esce questa somma? È presto detto. La Fondazione ipotizza
di ricollocare al proprio interno 11 cuciniere con il titolo ASA
per l’assistenza nei reparti. Altri 11 lavoratori, oggi in servizio
a tempo determinato perderanno il posto. Ecco spiegata la
fantomatica cifra! L’operazione appalto cucine comporterà la
soppressione di 11 posti di lavoro, 11 famiglie senza reddito.
Ricordiamo inoltre che il Cda vanta l’iniziativa di concedere
l’opportunità a sette precari di essere stabilizzati dalla FMS.
Peccato che omette di dire che quei lavoratori dovevano essere
occupati da subito a tempo indeterminato dalla Cà d’Industria…».
Ulteriore macigno sul clima creatosi tra direzione e dipendenti anche la comunicazione della Presidenza, in data 19 marzo, alle organizzazioni sindacali in merito alla decisione di
modificare il Contratto Nazionale di Lavoro per gli operatori
assunti a qualsiasi titolo dal 1 aprile in poi, andando ad applicare il CCNL Uneba (minor salario e maggiore orario di lavoro). «Una mossa scorretta in un periodo di grande delicatezza dichiara Vincenzo Falanga, segretario Funzione Pubblica Uil
Como -. Passare dall’attuale contratto al contratto Uneba significa qualcosa come 200 euro in meno al mese».
«Le organizzazioni sindacali - spiega Fausto Tagliabue, segretario generale Cisl Como - hanno deciso di scendere in campo per chiarire i passaggi di questi ultimi mesi. Ala Cda della
Cà d’Industria vogliamo dire che le organizzazioni sindacali
chiedono a tutti di compiere un passo indietro per trovare il
modo migliore per gestire questa vicenda. Insieme. Non siamo
disposti ad accettare la sottoscrizione di accordi sotto pressione, né prevaricazioni. Fermiamoci per ripartire».
«La scelta di esternalizzare il servizio cucina - chiude Alessandro Tarpini, segretario provinciale Cgil Como - non gioverà alla qualità del prodotto, né permetterà un contenimento
dei costi. Ma ci sembra chiaro che questa vicenda esprima un
disagio che attraversa il personale dipendente operante dentro
la Cà d’Industria, ciò a prescindere la questione cucine. Occorre sedersi attorno ad un tavolo e discuterne insieme».
L’ORTOFLORICOLA IN ASSEMBLEA
LE NOVITÀ DELLA NUOVA TRADUZIONE
DELLA BIBBIA CEI
I Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme,
delegazione di Como, invitano a un incontro con
l’arcivescovo emerito di Ancona - Osimo, mons.
Franco Festorazzi, che è stato uno dei presidenti
della Commissione Cei per la nuova traduzione
della Bibbia, martedì 13 aprile alle ore 21 presso
la chiesa di S. Agostino, in piazza Amendola 22, e
che parlerà de “Le novità della nuova traduzione
della Bibbia Cei”, con possibilità di dibattito. Modererà il cav. Maurizio Ponti.
I CALVARIOS DI S. AGOSTINO
Oltre ai presepi di Natale, in occasione della Pasqua la parrocchia di S. Agostino in Como espone anche “I Calvarios”, delle scene riguardanti
la Passione di Gesù. Si tratta di diorami realizzati in polistirolo da Pietro Lezzeni.
La mostra si può visitare ancora il giorno di Pasqua e il Lunedì dell’Angelo, dalle 14.30 alle 18.
Per le visite durante l’anno (per scuole e comitive) telefonare all0 031-304289, ore pasti.
La domenica le visite sono possibili dalle 10.45
alle 12.30.
Lunedì 12 aprile, alle ore 20.30 (seconda convocazione) presso la sede di via Ferabosco 11 a
Sagnino, si terrà l’Assemblea annuale della Società Ortofloricola Comense, in cui verrà presentata la relazione delle attività del 2009, con approvazione del relativo bilancio consuntivo, e del
programma 2010. A conclusione della serata è prevista una carrellata di immagini relative alle iniziative 2009,con breve presentazione di quelle
2010. Per informazioni: Società Ortofloricola
Comense, tel. 031-531705, tel. 031-572 177; e-mail:
[email protected]; sito internet: www.
ortofloricola.it.
CRONACA
P A G I N A
20
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
LO SCORSO SABATO 27 MARZO
Il Cav
comasco
in assemblea
Nel 2009 sono
state 170 le
donne assistite
dal Centro di
Aiuto alla Vita,
contro le 137
del 2008.
La conferma di un
impegno sempre
crescente
I NUMERI
Sono 170 le donne assistite dal Cav di Como
nel 2009. La maggioranza è costituita da straniere (140), mentre 30 sono italiane. L’età media
è compresa tra i 30 e i 35 anni. Ad essere in
difficoltà non sono solo le ragazze madri o le donne sole, ma sempre più le famiglie. Delle 170 donne la maggioranza, 65, erano al primo figlio, 53
al secondo e 25 al terzo.
CASA LAVINIA E CORTE DELLA VITA
di MICHELE LUPPI
U
n’occasione per
“guardarci in
faccia, per valutare insieme il
passato, il presente e progettare il nostro futuro”.
E’ questo secondo il presidente Pietro Tettamanti
il senso dell’assemblea
annuale dei soci della sezione comasca del Centro
di Aiuto alla Vita che si è
svolto a Como il 27 marzo scorso.
Una giornata in cui fermarsi a riflettere lasciando per un attimo da parte la frenesia di un impegno che nel solo 2009 ha
visto un incremento del
30%. Sono state, infatti,
170 le donne assistite nell’anno appena concluso
rispetto alle 137 del precedente. “Un dato - ha
spiegato Rosanna Luppi,
coordinatrice delle volontarie - che conferma il
trend di crescita riscontrato negli ultimi anni:
dal 2002 al 2004 il numero era rimasto stabile attorno alle cento persone
all’anno per poi crescere
lentamente negli anni
successivi fino al boom del
2009”.
A farsi sentire è soprattutto la crisi economica
che spinge sempre più famiglie a trovarsi in difficoltà di fronte alla prospettiva di una gravidanza. “La crisi l’abbiamo vista nei volti delle donne
che ci chiedevano aiuto
perché non erano più in
grado di pagare il mutuo
o perché avevano perso il
lavoro”, racconta la coordinatrice, anche se “i soli
numeri non rendono l’idea di un servizio di accompagnamento e ascolto speso al fianco delle
donne e dei loro bambini”.
Un richiamo arrivato anche dai Vescovi italiani
che hanno intitolato il
messaggio per la scorsa
Giornata Nazionale della
Vita: “la forza della vita
una sfida nella povertà”.
Una povertà materiale a
cui, secondo Pietro Tettamanti, fa da sfondo una
più profonda “povertà del
sapere e dell’operare”. Da
qui l’esigenza di “applicare energie per capire, informandoci e formandoci,
la natura, la funzione e lo
sviluppo di questa nostra
vita, per scoprirne nell’intimo la dedizione, lo scopo e la bellezza”. C’è, però,
un ombra che preoccupa
i responsabili e le volontarie del CAV di Como. Ed
è il dato relativo alle donne che si sono rivolte alla
sede dell’associazione in
possesso del certificato
per l’interruzione volontaria di gravidanza. “Solo
due donne nel 2009 ed entrambe hanno deciso di
portare a termine la gravidanza”, precisa Rosanna Luppi che sottolinea
come “questo numero
vada letto insieme a quello degli aborti effettuati a
Como”.
Nel 2009 all’interno dell’Azienda Ospedaliera
S.Anna, tra il presidio di
Como e Cantù, sono stati effettuati 648 aborti,
quasi due al giorno, e 58
in più rispetto al 2008. Un
dato superiore alla media
che dal 2000 al 2007 era
stato di circa 590. “Lo so
- continua la coordinatrice - è brutto parlare di numeri quando ci si riferisce
a bambini non nati, ad
essere umani a cui è stato negato il diritto fondamentale, quello alla vita.
Ma è a questi numeri che
dobbiamo guardare se vogliamo capire qual è il
senso del servizio del
Centro di Aiuto alla Vita.
E’ questa l’altra faccia
della medaglia, quella
oscura e silenziosa, rispetto a quanto le nostre
volontarie vedono tutti i
giorni. Ed è allora che ci
viene spontaneamente da
chiederci: quante di queste donne avrebbero cambiato idea se solo avessero trovato qualcuno disposto ad ascoltarle?”
Una situazione di fronte
alla quale, secondo l’associazione comasca, è necessario fare rete. Per questo
negli scorsi mesi il CAV
ha preso contatti con l’Asl
di Como per cercare di far
entrare il proprio materiale informativo negli
ambulatori del territorio.
“Non si tratta di compiere battaglie” ha concluso
Rosanna Luppi, perché
“siamo noi le prime a comprendere come una donna che sceglie di abortire
sia una donna devastata
dal dolore, ma è necessario lavorare giorno dopo
giorno per riuscire ad avvicinare queste madri e
tendere loro la mano.
Oggi più che mai, infatti,
la tutela della vita non
deve essere il “cruccio” di
un’associazione ma una
priorità per tutti”.
MONITORAGGIO DEI TELEGIORNALI CON L’AIART
L’AIART di Como ha deciso una breve sperimentazione di esame e
monitoraggio di alcuni telegiornali. E’ un primo passo per possibili ulteriori valutazioni sui programmi televisivi. In concreto, si sono individuati
quattro telegiornali di prima serata [Tg3 delle 19.00, ed i tre telegiornali
delle 20.00, cioè Tg1, Canale 5 e La 7]. Per questa sperimentazione ci si
limiterà ad esaminare i telegiornali di tre sere: lunedì 12 aprile, martedì 13 aprile e giovedì 15 aprile. L’invito a collaborare è rivolto a tutti.
Basta richiedere le schede all’AIART (viale C. Battisti 8, tel. 031 302817),
guardare uno dei telegiornali segnalati, in uno dei giorni indicati, compilare la scheda e trasmetterla all’AIART. La scheda, semplice, è costituita di
una sola facciata, con alcune domande sugli argomenti e sui contenuti dei
servizi del telegiornale preso in esame.
Casa Lavinia
L’assemblea annuale dei soci: è tempo di
bilanci anche per le
due strutture che il
Centro di Aiuto alla
Vita ha creato sul territorio per venire incontro alle esigenze
delle madri e dei loro
bambini: Casa Lavinia, struttura di prima accoglienza per
madri e bambini aperta nel 2004 a Camerlata, e la Corte della
Vita, la comunità di
mini-alloggi per famiglie aperta a Civello di
Corte della Vita
Villa Guardia. A Casa
Lavinia nel 2009 sono
state accolte otto mamme, in prevalenza italiane (6). All’interno è anche attivo un asilo nido “Il giardino incantato”. Per quanto riguarda la Corte della
Vita, nel 2009, sono stati effettuati lavori per la ristrutturazione e la
riqualificazione di parte degli edifici. Nella struttura sono state accolte due
famiglie di nazionalità straniera composte entrambe da mamma, papà e due
bambine. Inoltre era presente un’altra donna con una bimba che ha terminato il percorso di semi-autonomia trovando un lavoro e una casa. Le restanti due mamme erano italiane. Tutte le famiglie sono state inviate alla Corte
dai Servizi Sociali o dal Cav perché bisognose di supporto alla loro
genitorialità. Gli interventi attivati sono di tipo educativo, di sostegno e accompagnamento, ma anche di aiuto materiale.
C'erano anche i lavori
del gruppo "Fuori di Testa"
alla Mostra dell'Imprenditoria
Femminile allestita
dal 25 al 28 marzo a Villa Calvi
a Cantù. Le detenute nella
Casa Circondariale del Bassone
hanno presentato pupazzi, bambole,
abitini per bambole, vestiti
e lavori vari di sartoria, a maglia
e all'uncinetto, e bellissime
profumatissime rose fatte col sapone.
Nella foto due volontarie
(che operano dentro il carcere,
guidando il laboratorio di
sartoria) mentre allestiscono
la sala dedicata alle 'Fuori di testa'.
Caritas
Informa
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
PAGINA
1
INSERTO QUADRIMESTRALE A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA DI COMO - ANNO XI, NUMERO 1
ono arrivata sana e
salva a Juba giovedì 18
marzo. L’impatto con il
caldo è stato meno traumatico rispetto a quello col
freddo quando sono tornata in
Italia, nonostante fossi ripartita da casa con la neve. C’erano circa 40 gradi e un po’ di
umidità. Il ventilatore sempre
acceso alla massima velocità.
Tornare e passare un po’ di
tempo a Juba è stato molto bello: anche lì sono stata ospite dai
comboniani. La loro casa di
Juba è un po’ un porto di mare,
c’è sempre gente di passaggio,
ma l’atmosfera è decisamente
familiare e amichevole, e soprattutto è un’occasione per
conoscere altre esperienze, altri aspetti, altri volti di questo
Paese così grande. In tre giorni sono riuscita a sistemare un
paio di cose sulla radio e partecipare ad un workshop, oltre
a riposare un po’, prima di ripartire per Wau e riprendere a
lavorare “seriamente”.
Arrivata a Wau ho trovato un
po’ di novità: ufficio e camera
pitturate di nuovo, le piastrelle nella doccia, ma soprattutto, la ferrovia, che dopo tanti
anni è stata riaperta. Ovviamente tra l’inaugurazione della scorsa settimana e l’effettiva ripresa della circolazione
dei treni passerà molto tempo,
ma è impressionante come
l’aspetto della città stia cambiando rapidamente sotto i
miei occhi. È stato semplice
riambientarsi, anzi, la sensazione è stata quella di essere
tornata a casa, o forse quella
di non essere nemmeno stata
via e il lavoro ad aspettarmi
era tantissimo!
Il servizio, sempre quello di
prima: coordinare l’ufficio comunicazione della diocesi. Sostanzialmente i miei compiti
sono due: al mattino mi occupo
delle consuete attività dell’ufficio, preparare documenti interni a servizio della diocesi,
preparare materiale informativo ad uso interno ed esterno
sulle attività e le diverse realtà che si svolgono qui. Il pomeriggio invece è dedicato alla
radio, un progetto che dipende
dall’ufficio comunicazione.
La diocesi di Wau, come le
S
Una radio per il Sudan
altre diocesi del Sud Sudan, sta
lavorando per la realizzazione
di una radio comunitaria, radio “Voice of Hope”, con l’obiettivo di contribuire al consolidamento della pace e alla promozione umana in Sudan.
Tutte le radio diocesane costituiscono il progetto del
Sudan Catholic Radio Network, un circuito di radio FM,
nato con lo scopo di supportare
la popolazione sudanese nel
favorire la riconciliazione e la
guarigione dei traumi e contribuire al loro benessere spirituale, attraverso informazione,
educazione e formazione.
Radio “Voice of Hope” non è
ancora attiva: il Vescovo ha già
messo a disposizione del progetto uno stabile dove realizzare gli studi e gli uffici e attualmente sto portando avanti attività di raccolta fondi, per
poter completare la ristrutturazione dell’edificio e l’acquisto
dell’attrezzatura e, contemporaneamente, la programmazione insieme alla popolazione locale.
ENRICA VALENTINI
operatrice di Caritas Como a Wau
Sud Sudan
E D I T O R I A L E
I PROGETTI DELL’AREA INTERNAZIONALE DI CARITAS COMO
Solidarietà e sobrietà in relazione
I
nizia in Sudan il viaggio
che questo InformaCaritas vi invita a compiere. È dal 2005 che la
nostra Caritas Diocesana
sana ha deciso di collaborare
con la Diocesi di Wau in Sud
Sudan per cercare di facilitare
e sostenere il processo di pace.
Una collaborazione che ha generato l’anno scorso un vero e
proprio gemellaggio tra la nostra Diocesi e quella di Wau.
Frutto di questo gemellaggio,
formalizzato con la Conferenza Episcopale Italiana, ufficio
nazionale per la cooperazione
tra le chiese, è l’invio di una
giovane laica in Sudan: Enrica.
In Caritas sosteniamo che il
mezzo migliore per combattere la povertà è la relazione; ecco
perché è secondo noi molto si-
gnificativo testimoniare la nostra solidarietà alle popolazioni del Sud Sudan vivendo insieme a loro. Enrica è quindi
la nostra inviata speciale, ci
rappresenta (come Diocesi), e
facciamo il possibile per sostenerla visto che ha avuto il coraggio di avventurarsi lì da
sola. Nel sostenere la sua presenza, sosteniamo anche il nuovo progetto della Radio comunitaria, un altro mezzo (la
Caritas Diocesana aveva già
installato l’impianto satellitare
di comunicazione) importante
per comunicare.
L’Avvento Natale appena
passato era finalizzato alla realizzazione di due opere sociali in Burkina Faso.
Abbiamo intervistato il responsabile dell’Associazione
Burkinabè di Como, e così possiamo fare il punto su come
stanno andando i lavori di costruzione dell’ambulatorio nel
villaggio di Gossina e del Centro Speranza per persone con
handicap nel villaggio di
Wakara.La scelta di sostenere
progetti in Burkina Faso è stata fatta perché è uno dei paesi
più poveri del mondo, ma anche perché ci permette di dialogare con persone che da quel
Paese sono partite e che ora vivono tra noi. Ed è a partire da
quanto loro ci dicono (i progetti sono stati segnalati dall’Associazione Burkinabè) che desideriamo costruire progetti
che non vorremmo più sentire
lontani.
Viene anche presentato un
breve resoconto di quanto il si-
stema Caritas (Caritas Internazionale, Caritas Haiti,
Caritas Italiana) sta facendo
ad Haiti, per la nostra Diocesi
possiamo ancora una volta rimarcare la straordinaria risposta generosa alla colletta delle
nostre comunità parrocchiali.
L’intervento ad Haiti durerà
diversi anni e sicuramente i
fondi raccolti verranno utilizzati nel tempo, ma già nella
fase dell’emergenza la nostra
Diocesi ha dato un contributo
veramente significativo (200
mila euro).
Infine presentiamo la campagna Zero Poverty per l’anno
europeo di lotta alla povertà.
MASSIMILIANO COSSA
responsabile area internazionale
Caritas Como
PAGINA
2
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
InformaCaritas
BURKINA FASO
I PROGETTI NELLA DIOCESI DI DEDOUGOU
T
Quando
il sogno
diventa
realtà
SCHEDA PAESE
ell’ambito della campagna “La sobrietà fa sorridere il mondo” - condivisa con il Centro Missionario Diocesano - e grazie
alla raccolta fondi dell’Avvento di fraternità 2009, la Caritas
Diocesana di Como ha finanziato due importanti progetti
nel Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri del mondo, in due
villaggi della Diocesi di
Dedougou.
Sono il centro-speranza di
Wakara (che vuole accogliere
persone disabili, alle quali verranno offerte opportunità di
studio e di lavoro) e la costruzione di un ambulatorio medico nel villaggio di Gossina (un
distretto di circa 10 mila persone).
Come ci è stato confermato da
N
Pare Raimond, responsabile
dell’associazione Burkinabè di
Como (vedi l’intervista nella
pagina) i due progetti in questi ultimi mesi si stanno concretizzando e potranno diventare realtà entro poco tempo,
rendendo così meno dure le
condizioni di vita di numerose
persone della zona.
Ricordiamo che i progetti di
Wakara e Gossina seguono le
opere realizzate in Georgia
(supporto alla mensa dei poveri e al poliambulatorio Caritas
di Tbilisi) e in Sudan (finanziamento del progetto “Adottiamo
una classe”, con incentivi economici ai maestri e sussidi alle
scuole rurali) che si sono
concretizzate grazie alla raccolta dell’Avvento 2008 nella
Diocesi di Como.
Il Burkina Faso, già Repubblica dell’Alto Volta, è uno Stato dell’Africa Occidentale privo di sbocchi sul mare. Dapprima colonia, ottenne l’indipendenza dalla Francia nel
1960 e divenne Repubblica dell’Alto Volta. Il nome attuale, Burkina Faso, fu istituito il 4 agosto 1984 dal presidente rivoluzionario Thomas Sankara e significa “la terra
degli uomini integri”. L’80% della popolazione occupata si
dedica all’agricoltura e all’allevamento. Fra le coltivazioni principali ci sono sorgo, miglio, mais, arachidi, riso e
cotone. L’attività agricola è minacciata costantemente
dalla siccità, che si riflette nella scarsità di terreni
utilizzabili (intorno al 18% del territorio), localizzati soprattutto nel sud del Paese. Il disboscamento e la progressiva desertificazione sono causa di terribili siccità,
spesso combinate con gli effetti dei rapidi incrementi della popolazione e del bestiame e una persistente crisi economica. Il risultato è che intorno alla capitale
(Ouagadougou) si è creata una zona di più di 70 chilometri completamente priva di alberi. L’istruzione è obbligatoria e gratuita per i ragazzi tra i 7 ed i 13 anni.
Nonostante questo il tasso di alfabetizzazione è molto
basso: circa il 28,5% .
A QUASI TRE MESI DAL SISMA
Emergenza Haiti
n cartellone bianco
con la scritta “Haiti”
giace immerso a
metà tra le macerie.
Come la popolazione, ancora
più misera e disperata di prima, un formicaio caotico e
brulicante di attività che prova a sopravvivere di giorno
tra calcinacci, puzzo insopportabile e immondizia. Ed è
costretta a dormire sotto le
stelle di notte, in una devastazione senza precedenti, la
stessa dei primi giorni, veramente indescrivibile a parole. Sotto le stelle ancora per
poco, perché a breve inizierà
la stagione delle piogge e degli uragani, e la “nottata”
sarà molto più dura da passare. E a quasi tre mesi dal
sisma del 12 gennaio che ha
sconvolto Port-au-Prince,
provocando almeno 223.000
morti e oltre 1 milione e mezzo di senzatetto, qui siamo
ancora in piena emergenza.
Nel centro città, una delle
zone più colpite dal sisma, la
U
gente improvvisa la vita accanto alle macerie della cattedrale, dei palazzi del potere sconquassati,
delle
chiese
smembrate, degli ospedali, perfino il cimitero, e chissà quanti - si dice - sono ancora sepolti
là sotto. Le cifre ufficiali parlano di oltre 800 dispersi, ma
tanti vivevano nelle bidonvilles
senza nemmeno essere registrati come residenti, per cui
potrebbero essere molti di più.
“È un incubo, una situazione terribile mai accaduta in
nessun’altra parte del mondo afferma Mauro Ansaldi, coordinatore del team di dieci
esperti di Caritas internationalis, tutti alloggiati tra tende
e camere affollate nella sede
nazionale di Caritas Haiti -.
Sarà molto difficile venirne
fuori perché non si sa come
fare, da dove iniziare. La gente vive in alloggi di fortuna sopra le macerie, a migliaia non
hanno tende, non si sa dove
costruire gli alloggi temporanei. La risposta agli innume-
revoli bisogni di una popolazione già povera, con un governo
annientato dal disastro, è molto complessa da realizzare.
Temo che la fase dell’emergenza durerà molto più del previsto”. La confederazione
Caritas aveva lanciato un primo appello per 19 milioni di
euro e le raccolte fondi in ambito cattolico hanno avuto un
buon riscontro: solo al Catholic
relief service (la Caritas americana) sono arrivati 100 milioni di dollari di offerte. Alla
Caritas italiana circa 10 milioni di euro, più i 2 milioni messi a disposizione dalla Cei e 1
milione dalla stessa Caritas.
Nella prima fase di aiuti a oltre 40 mila famiglie, la Caritas
si sta concentrando sulla distribuzione di alimenti, kit per
costruire alloggi d’emergenza,
acqua e igiene, ma anche sul
“cash for work”, retribuire cioè
le persone con 5 dollari al giorno per piccoli lavori come rimuovere le macerie o aprire
canali. “Speravamo di iniziare
la seconda fase a maggio - precisa Ansaldi - ma temo saremo
costretti a distribuire ancora
altre tende, perché è ancora impossibile costruire case prefabbricate temporanee”. Secondo
Ansaldi, la Conferenza dei 28
Paesi donatori che si aprirà a
New York il 31 marzo “sarà una
sfida enorme per la comunità
internazionale, perché ancora
non è chiaro cosa e come fare
per la ricostruzione”. Per gli
operatori umanitari presenti
ad Haiti - si parla di circa 5.000
tra piccole e grandi realtà, molto poco visibili in verità - si pone
inoltre la questione “sicurezza”.
È di pochi giorni fa la notizia
del rapimento e rilascio, dopo
una settimana, di due operatrici europee di “Medici senza frontiere”. Anche camion
e pulmini vengono spesso
assaltati e al tramonto il coprifuoco è per tutti scontato.
Del resto, come suggerisce
Claudette La Joie, di
Caritas Haiti, che con marito e tre figli dorme in strada
come tutti gli altri perché
non ha ancora una tenda, “il
faut s’arranger” (bisogna arrangiarsi). Anche stanotte
che ha iniziato a piovere forte.
PATRIZIA CAIFFA
inviata Sir a Port-au-Prince
PAGINA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
InformaCaritas
3
INTERVISTA A PARE RAIMOND
ASSOCIAZIONE BURKINABÉ DI COMO
La sobrietà
per il
Burkina Faso
I
PROSEGUONO IN BURKINA
FASO I LAVORI PER LA
REALIZZAZIONE DEI DUE
PROGETTI FINANZIATI GRAZIE
ALLA SOLIDARIETÀ DELLE
PARROCCHIE DELLA DIOCESI
DI COMO ATTRAVERSO
L’AVVENTO DI SOLIDARIETÀ
DELLO SCORSO ANNO:
IL CENTRO SPERANZA DI
WAKARA E L’AMBULATORIO
MEDICO NEL VILLAGGIO DI
GOSSINA
i lavori in corso a Wakara
HAITI
L’impegno della Caritas
“Per la ricostruzione e lo sviluppo di Haiti penso sparenza”. Anche alle agenzie umanitarie suggesiano necessari almeno 20 miliardi di dollari, risce di “non utilizzare queste somme solo per
molti di più degli 11,5 miliardi previsti”: è questo grandi strutture o grandi macchine ma per i biil parere di mons. Pierre Dumas, presidente di sogni della popolazione”. Dalle Caritas di tutto il
Caritas Haiti che lancia un appello
mondo sono stati raccolti almeno
alla comunità internazionale: “La
300 milioni di euro: 100 milioni arLa Caritas
Conferenza di New York può essere
rivano dagli Stati Uniti, tramite il
Diocesana di
un’occasione per porre le basi per la
Catholic Relief Service (Crs), preComo, per il
fondazione di questa nazione, tramisente sull’isola con 700 operatori.
te uno sviluppo integrale che metta
Le altre Caritas fanno riferimento
Terremoto di
al centro la persona umana”. Ossia, Haiti, ha raccolto a Caritas Haiti, presente nelle 10
“sì alla modernizzazione, sì alla crediocesi del Paese e in una sessantie inviato
azione di posti di lavoro, sì alla
na delle 84 parrocchie. Prima del sidirettamente a
valorizzazione della produzione losma la Caritas di Port-au-Prince
Caritas
Italiana
cale, ma senza mettere a repentaglio
operava con 45 persone, ora raddop200 mila euro
i valori culturali e religiosi del popiate per affrontare l’emergenza.
utilizzati per la “Noi - spiega padre Glandas Marie
polo haitiano”. A questo proposito
fase di
la Caritas ha elaborato un documenErick Touissaint, direttore di
emergenza. La
to intitolato “Assi strategici della
Caritas Port-au-Prince - siamo gli
Caritas per i prossimi cinque anni”
esecutori materiali dei piani elaboraccolta fondi
che delinea le priorità per l’immerati da Caritas Haiti e Caritas
successiva sarà
diato futuro. Il documento Caritas è utilizzata quando internationalis. Ci occupiamo della
ora in mano al governo haitiano. si individueranno distribuzione dell’acqua, del cibo,
“Non vogliamo solo promesse ma
degli aspetti sanitari e igienici”. Ora
i progetti di
fatti - afferma -, soprattutto da parla preoccupazione maggiore è l’imricostruzione
te dei Paesi che si dicono ‘amici di
minente arrivo della stagione delle
Haiti’”. Finora, aggiunge, “sono stapiogge: “Non siamo ancora prepate fatte alcune false promesse: la situazione ha rati - ammette -. A breve inizieremo a spostare
avuto una certa evoluzione, ma è molto precaria. chi vive nel campo Sainte Marie, dove forniamo
La popolazione vive ancora nel bisogno e nella cibo e acqua potabile per 2.000 persone”.
provvisorietà. In tutte le crisi la fase d’emergen- Nelle altre parrocchie del Paese operano i volonza sarebbe già finita. Qui no. Come Chiesa pos- tari, che già prima del terremoto si occupavano
siamo dare segnali forti, ma è ora che si passi di vari progetti dal microcredito ai programmi
concretamente all’azione”. Riguardo ai fondi che per l’infanzia, dall’allevamento all’ agricoltura.
arriveranno dalla comunità internazionale, mons.
PATRIZIA CAIFFA
Dumas chiede “che siano erogati e gestiti con tra-
l nostro incontro nasce
dal gemellaggio che la
Caritas diocesana di
Como ha iniziato in Burkina Faso con la Chiesa locale
per la realizzazione dei progetti dell’avvento-natale di fraternità.
“La parrocchia di Wakara ha
creato nel 2007 un’associazione che raccoglie le persone
disabili: nei villaggi africani i
disabili sono i più poveri tra i
poveri, in quanto sono emarginati da tutti”, spiega Pare
Raimond, responsabile dell’associazione Burkinabé di
Como, recentemente rientrato
dall’Africa dove ha fatto visita
ai due progetti sostenuti dalla
Caritas.
Nel 2009 la parrocchia ha ricevuto in donazione un terreno
che sarà utilizzato per la costruzione di un Centro Disabili
per la formazione all’autonomia e al lavoro.
A che punto sono i lavori?
“Nel mio recente viaggio in
Burkina Faso (tra gennaio e
febbraio 2010), ho potuto constatare che i lavori a Wakara
stanno procedendo in modo
molto spedito: si è già arrivati
alla costruzione delle fondamenta e di un piano, e presto si
potrà arrivare al tetto. È davvero una bella realizzazione”.
Il progetto per Gossina prevede invece la costruzione di un
ambulatorio medico nel villaggio. Il governo del Burkina Faso
non realizza questi centri sanitari perché non ha i soldi, ma
garantisce la presenza di personale qualificato una volta
realizzata la struttura.
“I lavori nel villaggio di
Gossina sono appena cominciati, sono state realizzate le fondamenta ma i lavori possono
procedere anche spediti. Se ci
saranno tutti i soldi per la costruzione, nel giro di 2 mesi al
massimo la struttura sarà
pronta”.
Come sta vivendo la realizzazione di questo progetto la gente di Gossina?
“Quando sono stato da loro,
insieme a mio fratello Abbe
Omer (sacerdote della chiesa
locale e coordinatore dei due
progetti, ndr) ho visto un grosso entusiasmo e un forte senso
di ringraziamento nei confronti della Caritas di Como tanto
che il sindaco ha voluto donare
un terreno alla Caritas stessa.
Abbiamo potuto incontrare il
sindaco, il prefetto, e tutti coloro che hanno un incarico di responsabilità sul territorio: insieme con loro abbiamo condiviso il progetto e sono stati contenti perché la struttura sani-
taria si rende davvero necessaria!”
Infatti il villaggio di Gossina
fa parte della Diocesi di
Dedougou e si trova nel distretto sanitario di Toma. Toma è
una piccola cittadina che dista
35 chilometri da Gossina e che
è raggiungibile unicamente da
una strada sterrata. A Toma si
trova l’unica struttura sanitaria della zona. Nella stagione
delle piogge il distretto di
Gossina rimane completamente isolato, rendendo impossibile l’accesso all’ospedale.
“C’è un forte interesse per
questa struttura perché il villaggio di Gossina di circa 5000
abitanti diventa il centro di riferimento anche per i 12 villaggi vicini: le persone che arriverebbero a curarsi nella nuova
struttura sanitaria sarebbero
circa 10.000"
Come si vive questa iniziativa della Chiesa in un
territorio a prevalenza
musulmana?
“Gli abitanti del Burkina
Faso riconoscono un’unica radice di provenienza che è quella umana e delle persone che
sono nate e vivono in quella
terra. Questa è la radice che
accomuna tutti. È stato il tempo delle colonizzazioni a “dividere” le persone da un punto
di vista della religione”.
Tutti sono contenti per questa nuova opera perché vedono solo il “bene comune” che ci
sta dietro. Il grande dono che
la Caritas Diocesana di Como
ci sta facendo è quello di vedere iniziata una struttura che
darà sollievo a molti. Questo
genera gioia in tutti perché si
vede migliorare il paese. Questo è davvero un dono grande.
Tant’è che tutti stanno chiedendo informazioni su che cos’è la Caritas e perché sta dando una mano proprio a loro.”
Come associazione degli
abitanti del Burkina Faso
avete tanti desideri nel cuore per la vostra terra.
“Ci piacerebbe realizzare nel
tempo un centro di Formazione professionale che occupi i
bambini orfani e i figli di coloro che non possono permettersi di proseguire gli studi. Allo
stesso modo vorremmo realizzare un centro per le donne che
insegni loro una professione e
una cultura. Abbiamo infine
nel cuore il desiderio di poter
realizzare delle cisterne per la
raccolta dell’acqua per la coltivazioni nel periodo estivo. Tutto questo a Dio piacendo!”
Grazie per questo piacevole incontro!
Grazie a voi
LUIGI NALESSO
PA G I N A
4
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
InformaCaritas
2010 ANNO EUROPEO PER LA LOTTA ALLA POVERTA’
Cancellare la povertà
Una sfida per l’Europa
N
on è un mistero che la
crisi che sta imperversando da oltre un
biennio sull’economia
globale abbia radici lontane, né
sarebbe ragionevole esprimere
perplessità a fronte delle fosche previsioni, formulate da
tutti gli analisti, circa l’impatto devastante che il cataclisma
è destinato a produrre sui livelli di povertà e di
disarticolazione sociale, in Italia come nel resto d’Europa. Da
questa crisi usciremo tutti più
poveri e risulteranno radicalmente modificati alcuni
paradigmi delle società occidentali precedentemente reputati sacri e intangibili, dalla
nozione della libertà di mercato alla natura dei rapporti tra
i cittadini e le istituzioni democratiche. Anche il fatto che la
Caritas sia attivamente impegnata in prima linea nella lotta alla nuova ondata di
pauperismo e al connesso sfaldamento del tessuto sociale,
non suscita a conti fatti alcuna sorpresa, essendo l’organismo di carità del mondo cattolico da tempo al centro del conflitto tra accoglienza ed
emarginazione e avendo fatto
della promozione umana dei
poveri il nucleo strategico della sua azione, in sintonia evidentemente con la dottrina sociale della Chiesa. Un primo
elemento di “dissonanza”, ammesso che proprio lo si voglia
individuare, sta forse nel fatto
che sia stata l’Unione Europea,
allarmata dalle proporzioni
della metastasi, a farsi carico
di un problema che non rientra nelle sue competenze specifiche, proclamando il 2010
“Anno Europeo della lotta alla
povertà e all’esclusione sociale” e incaricando Caritas Europa di elaborare lo Zero
Poverty, il documento ufficiale
che, oltre a sondare con approccio scientifico gli aspetti multipli dell’emergenza, si propone di indicare le efficaci
contromisure per arginare la
deriva del welfare e raggiungere l’ambizioso, e forse anche
utopico, traguardo dell’ “azzeramento” della povertà nel Vecchio Continente. Laddove al
contrario il mistero si infittisce,
per addentrarsi nello specifico
dell’anomalia italiana, è quando si passano in rassegna lo
spazio e il peso che il tema della povertà occupa nell’agenda
politica del governo: nullità
assoluta, come nulla è l’attenzione che gli organi d’informazione dedicano all’argomento,
al punto che non è ingiustificato parlare di un colossale
quanto deliberato oscuramento mediatico ai danni della più
grave delle urgenze nazionali
di questi giorni. Ed è quanto
puntualmente emerso dal convegno degli operatori Caritas
della Lombardia, che si è svolto a Milano lo scorso 12 marzo
nella struttura della Caritas
Ambrosiana di via San
Bernardino, e che ha visto tra
la partecipazione, alla presenza dei delegati di tutte le organizzazioni diocesane regionali,
del direttore della Caritas
Ambrosiana, Roberto Davanzo,
Caritas Europa lancia
la campagna “Zero
Poverty”, che si
propone di indicare
efficaci contromisure
per arginare le
disfunzioni del
sistema di welfare e
renderlo più equo e
inclusivo
pagina a cura di
SALVATORE COUCHOUD
dei responsabili del progetto
presso Caritas Europa,
Adriana Opromolla e Paolo
Pezzana, e degli economisti
Tito Boeri e Marco Revelli, rispettivamente dell’Università
Bocconi e della Commissione
d’indagine statistica sull’esclusione sociale. Convegno istruttivo come pochi per chi sia interessato alle dinamiche del
fenomeno, e apprezzabile non
solo per il taglio scientifico e la
completezza dell’informazione,
quanto per la franchezza quasi commista a candore con la
quale si sono poste al tappeto
e vagliate anche le questioni
più deprimenti, quali l’insipienza e l’inadeguatezza della
classe politica al governo (ma
non è che la precedente legislatura, a dire il vero, abbia fatto
di meglio e di più), l’abnorme
incremento della miseria minorile, la liquefazione del ceto
medio e l’incidenza, tra i principali fattori di rischio dell’estensione dello squilibrio,
delle famiglie monoreddito.
Focalizzati sulla presentazione
della petizione promossa da
Caritas Europa nell’ambito
della campagna Zero Poverty,
mirante alla raccolta di almeno un milione di firme per sollecitare un atto giuridico della
Comunità Europea in merito, i
lavori del convegno hanno vissuto il momento di massima
intensità con l’intervento del
professor Boeri e la sua proposta di introdurre un reddito
minimo garantito per l’Italia,
unico Paese dell’Unione a non
contemplare questa forma di
protezione pubblica in grado di
tamponare le situazioni di
maggiore necessità. La povertà - questo è il “messaggio” che
diventa possibile estrapolare
dal convegno milanese - rimane un dramma e una palese in-
giustizia, ma non è, come ha recentemente ribadito anche il
cardinal Bagnasco alla mensa
Auxilium di Genova, “un destino ineluttabile”. Ed è rassicurante acquisire questa consapevolezza del fatto che la
Caritas non abdica e non viene meno alla sua funzione di
baluardo a sostegno degli ultimi contro ogni forma di sofferenza e vessazione.
Soprattutto quelle - e non sono
le meno rilevanti - che provengono da soggetti che agiscono
per mandato istituzionale e dovrebbero tutelare quello che
una volta si definiva “bene comune”, e che oggi non ha più
significato neppure sul piano
concettuale.
DALL’ECONOMISTA TITO BOERI UNA PROPOSTA CONCRETA PER ARGINARE IL DISAGIO
Per un “reddito minimo garantito”
’
introduzione di un
“reddito minimo garantito” è la ricetta di
Tito Boeri, docente di
Economia e Politiche del lavoro all’Università Bocconi, per
fornire una prima risposta concreta al crescente travaglio delle famiglie italiane e dare un
segnale forte anche sul versante politico per ciò che attiene
alla lotta alla povertà. “I nuovi
dati della Banca d’Italia - ha
dichiarato Boeri al convegno
milanese “Cancellare la povertà, una sfida per l’Europa” - ci
permettono di completare la ricostruzione di cosa è successo
alla distribuzione del reddito
negli ultimi 15 anni. Si avverte sempre più il bisogno di uno
strumento di lotta alla povertà universale (basato su regole uguali per tutti) e selettivo
(che subordina gli aiuti a verifiche dei redditi e dei patrimoni delle famiglie). Formuliamo
proposte precise. Un “reddito
minimo garantito”, almeno inizialmente, non costerebbe più
L
L’Italia è il Paese
d’Europa in cui le
disuguaglianze di
reddito sono più
accentuate.
Da qui la proposta di
un reddito minimo
garantito che non
costerebbe più del
secondo modulo della
riforma fiscale, di cui
nessuno si è accorto
del secondo modulo della riforma fiscale, di cui nessuno si è
accorto. E coloro che sono stati
sinora dimenticati da tutti
beneficerebbero grandemente
di questa misura”. L’Italia è infatti il Paese in cui le
disuguaglianze del reddito
sono più accentuate tra tutti gli
stati d’Europa e i tassi di povertà relativa (la percentuale
di persone con un reddito equivalente inferiore al 60% di
quello medio) sono i più alti
dell’Unione. E’ pertanto evi-
dente che non possiamo più
permetterci di avere, per il
professor Boeri, “un sistema di
protezione sociale tutto squilibrato a favore delle pensioni e
privo di una rete di ultima
istanza. Il “reddito minimo garantito” dovrebbe sostituire e
riordinare molti schemi
preesistenti, integrandoli più
strettamente tra loro in modo
da ridurre gli sprechi ed evitare la creazione di “trappole della povertà” (aliquote marginali di imposta effettive molto
alte perché accettando un lavoro si perde il sussidio). Esso
produrrebbe immediati benefici nelle aree dove è forte la
microcriminalità (nei pochi comuni-campione dell’Italia centrale e meridionale in cui sono
stati avviati esperimenti-pilota in tale direzione, si è registrato un calo delle attività
criminose attorno al 65%) e
potrebbe essere inizialmente
introdotto a livelli sufficientemente bassi, per poi essere incrementato sulla base del rico-
noscimento della sua efficacia”.
Per quanto riguarda i costi, al
momento è possibile fornire
solo stime prudenziali e probabilmente in eccesso, tenendo
conto delle tipologie dei redditi da considerare nella fase di
selezione della platea dei
beneficiari. Comunque sia, un
“reddito minimo garantito” di
400 euro, secondo Boeri, “costerebbe tra i 7 e gli 8 miliardi di
euro, ma un costo molto inferiore - attorno ai 4 miliardi di
euro - si potrebbe avere nel
caso in cui ai redditi accertati
venisse aggiunto il canone d’affitto, che l’utente dovrebbe pagare se non possedesse una
casa di proprietà. Nella sostanza, un “reddito minimo garantito” funzionale al nostro Paese, almeno in fase di avvio, non
costerebbe più della vecchia
tassa sull’Ici, la cui soppressione non ha comportato vantaggi di estrema rilevanza né ai
loro beneficiari né all’economia
nazionale, mentre i poveri e
coloro che sono a rischio di po-
vertà si accorgerebbero eccome
dell’enorme utilità di un reddito minimo di garanzia”. Sulla reale possibilità di attuazione del “reddito minimo garantito”, vale a dire sulla volontà
politica di realizzarlo, per Boeri
non è il caso di farsi soverchie
illusioni: “Un’altra legislatura
sta passando e nulla è stato
fatto per reagire seriamente all’emergenza. Gli italiani, non
per caso, sono pessimisti in termini strutturali e rispondono
più negativamente degli altri
cittadini europei alle fasi recessive, rinviando i piani di investimento e ostacolando il decollo di nuove iniziative imprenditoriali. Ma la classe politica
continua a fare orecchie da
mercante e i media sono troppo presi dalle esigenze del
gossip per potersi occupare
anche di altro, per esempio di
poveri, di “barboni”, di malati
e di senza tetto. A riprova del
fatto che chi ha detto che la
povertà è uno “scandalo” aveva proprio ragione.
CRONACA
P A G I N A
26
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
UN’INTERESSANTE INIZIATIVA MULTICULTURALE
Kalima, parole
per conoscersi
U
n corso di lingua
può essere molto
di più di un semplice ciclo di lezioni in cui imparare a pronunciare le parole in italiano, ma può
trasformarsi in un vero
scambio tra culture in cui,
alla fine, non si sa bene
chi sia l’insegnante e chi
l’alunno, perché tutti si ritrovano ad imparare
qualcosa. E’ questo il caso
di “Kalima - le parole per
conoscersi”, il corso di italiano per donne di lingua
araba organizzato dall’associazione “Eskenosen”
da anni impegnata nell’integrazione di famiglie
straniere a Como. Nei
giorni scorsi, nella sede di
via Prudenziana, è iniziato il secondo ciclo di incontri dopo una prima
fase conclusa in autunno.
Il corso gratuito è reso
possibile grazie ad un finanziamento del “Bando
Volontariato” del 2008
della Fondazione Cariplo,
dal Comitato di Gestione
del Fondo Speciale e dal
Centro Servizi per il
Volontariato della Lombardia. “Non è la prima
volta che la nostra associazione organizza corsi
di lingua - racconta Ma-
Questo il nome
scelto per un
interessante
progetto
di mediazione
interculturale
per mamme e
bambini stranieri
organizzato
dall'associazione
Eskenosen
impegnata
nell'integrazione
delle famiglie di
immigrati a Como
di MICHELE LUPPI
ria Rezzonico, mediatrice
culturale - ma in precedenza ci concentravamo
soprattutto sui più piccoli cercando di creare occasioni di incontro tra bambini di culture diverse.
Proprio frequentando le
scuole ci siamo accorti di
quante fossero le madri
che, non sapendo l’italiano, non riuscivano a comunicare con gli insegnanti o gli altri genitori,
rendendo difficile un autentico cammino di integrazione. E’ nata così l’
idea di realizzare un corso che fosse rivolto proprio a quelle donne che,
per la maggior parte del-
la giornata, si occupano di
figli e mariti. Per questo
gli incontri si tengono la
mattina quando i figli
sono a scuola”. Per capire
quale sia la portata del fenomeno è sufficiente andare fuori dalle scuole negli orari di ingresso dei
bambini. “Specialmente a
Como - dicono le operatrici - si rimane colpiti da
quante siano le donne
provenienti da Paesi di
lingua e cultura araba, in
particolare dal nord Africa, che portano i figli a
scuola. Donne che poi
sembrano sparire perché
raramente le si vede per
la città, nei negozi o nei
bar”. Il corso si differenzia, però, dalle tradizionali lezioni. All’interno della sede di Eskenosen più
che insegnare si cerca di
parlare e di confrontarsi.
“Ad ogni incontro - racconta Aglaia Banis, psicologa - scegliamo un argomento che possa riguardare la vita di queste donne come la scuola, la cucina, la famiglia o il lavoro. In base a questo spieghiamo le parole principali e la pronuncia corretta, ma cerchiamo di fare
in modo che siano le donne a parlare. Nella pausa
beviamo insieme un the
ed è lì che la conversazione si fa famigliare”. Ed è
proprio da questi momenti di confronto che le due
operatrici hanno imparato a conoscere un mondo
lontano dagli stereotipi.
“Molto spesso queste donne - racconta Maria Rezzonico - vengono dipinte
come persone di basse
estrazione sociale e con
uno scarso livello di istruzione. Questo non è assolutamente vero, perché
abbiamo conosciuto anche donne colte, abituate
a vivere in grandi città,
con lavori di responsabilità e che, in alcuni casi,
fanno fatica ad ambientarsi in una realtà piccola come quella di Como”.
Oltre alle lezioni teoriche
il corso prevede anche
uscite per andare a testare sul “campo” quanto ap-
preso. “Questa è forse la
parte più interessante del
nostro percorso - racconta Aglaia Banis - che vorremmo approfondire in
questa nuova fase. Con il
primo gruppo siamo stati
ad esempio al mercato,
mentre con questo nuovo
ciclo di incontri vorremmo portare le donne ancora fuori, per la città,
andando a bere un caffè
in un bar del centro o facendo una gita sul lago. E’
incredibile come ci siano
persone che da anni vivono a Como ma non hanno
mai visto molte delle nostre zone più belle”. L’iniziativa di Eskenosen è
diventata anche un’opportunità per guardare ai
processi di integrazione
in corso nel comasco. E’
per questo che al termine
del secondo ciclo di incontri, il 21 maggio, verrà
organizzato a Como una
giornata di studi sull’integrazione in cui si approfondirà, con la partecipazione dell’Ufficio Scolastico provinciale, anche la
realtà delle scuole. “In
questi anni - conclude
Maria Rezzonico - sono
nati tanti semi di integrazione sul territorio. In
particolare assistiamo
alla nascita di diverse associazioni di migranti che
vogliono proporsi come
realtà vive nella nostra
società. Quello che manca è, però, una rete tra le
realtà e una capacità di
dare visibilità a questi
gruppi che spesso sono
ignorati dalla maggioranza della popolazione”. Più
che la discriminazione da
vincere è ancora una volta l’indifferenza.
(Per informazioni sul
corso 349-6434998)
QUATTRO COMASCHI IN REGIONE
Como si conferma l’enclave del Centro destra
Il testa a testa
tra Pozzi e
Rinaldin ha
portato entrambi
al Pirellone.
Gaffuri il più
eletto in Como
città.
Per la Lega
Bianchi scalza
Arosio.
Un comasco su tre
non ha votato
IL 10 APRILE DISCOTECA DEL SILENZIO
Sabato 10 aprile presso il Santuario del Sacro Cuore di via Tommaso Grossi
a Como, si terrà la “Discoteca del Silenzio”, il tradizionale appuntamento di
adorazione eucaristica notturna proposto dal Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (C.G.P.G.). L’inizio è alle ore 20.30, con la celebrazione della S.
Messa vespertina; seguirà l’esposizione del SS. Sacramento e l’animazione
spirituale proposta dai giovani Guanelliani con preghiere, canti, ritornelli,
lettura di brani di don Guanella e di frasi tratte dalla Parola di Dio. Poi, dalle
23.00, il silenzio, la meditazione e la preghiera personale, fino alle 4.00 della
domenica mattina. Alle 24.00 sarà recitato il Santo Rosario per tutte le famiglie in comunione con altre realtà guanelliane.
Domenica 11 aprile prosegue l’iniziativa, sempre proposta dal Centro
Guanelliano di Pastorale Giovanile, della “Domenica della Carità”: un momento di incontro con gli ospiti della RSA “Don Guanella” di Como e la celebrazione insieme dell’Eucaristia domenicale delle ore 10.30 presso la cappella interna alla struttura (con entrata da via Guanella). L’invito a partecipare
è rivolto a tutti. Chi fosse interessato a partecipare all’animazione può ritrovarsi alle 9.30 sempre presso la cappella.
Per informazioni ci si può rivolgere alla segreteria del Centro Guanelliano
di Pastorale Giovanile, via L. Guanella, 13 Como; tel. 031.296783; e-mail:
[email protected].
I
l Centrodestra conferma, nel Comasco, una
leadership da anni
ormai consolidata.
Pdl e Lega raggiungono, insieme, quota 66,
77%, lasciando la coalizione a sostegno di Penati al
28,01. Basso il numero
nei votanti: il 62,27%.
Il primo partito sul Lario
è il Popolo della Libertà,
che raccoglie il 33,46% dei
consensi, circa il 3% in
meno dell’ultima tornata
regionale.
Ma a compiere un vero
balzo in avanti è la Lega,
che tocca quota 33,3, sfiorando di poco il sorpasso,
con un più 12% rispetto
alle regionali del 2005.
Per il Partito democratico poco meno del 19%.
Agli altri le briciole.
Quattro i comaschi che
faranno il loro ingresso in
Regione.
Il testa a testa, tutto
interno al Pdl, tra Pozzi e
Rinaldin, ieri sera apparentemente conclusosi a
vantaggio del primo - che
è riuscito a raggranella-
re oltre 16.300 preferenze, contro le 13.300 circa
del secondo - ha portato
entrambi al Pirellone,
dopo i conteggi della notte. Per il Pd riconfermato
Luca Gaffuri, che ha raccolto 12.800 preferenze, e
risulta, in assoluto, il politico più votato in città.
Per la Lega, a sorpresa
farà, il suo ingresso Dario
Bianchi, che, con poco più
di 9700 preferenze, ha
scalzato Edgardo Arosio
dalla poltrona occupata in
questo quinquennio.
CI-ASSOCIAMOCI: IL 16 APRILE L’AIART ALLE ORSOLINE
Il progetto “Ci-associamo-ci”, messo in opera dal “Forum delle associazioni familiari”, per promuovere e sostenere le associazioni che si occupano di
problemi familiari, ha preso l’avvio venerdì 19 marzo, con l’incontro sul tema
“La famiglia: un bene comune”, guidato dal consigliere nazionale del Forum,
prof. Ermes Rigon. Il relatore, partendo da un filmato sul volo di uno stormo
di anatre, ha sottolineato l’importanza di procedere uniti, sostenendosi a
vicenda, “tutti per tutti”. E’ la logica, che guida la vita della singola famiglia,
attraverso le relazioni interpersonali, e la rete delle famiglie che si associano, attraverso i reciproci aiuti dettati dal principio del bene comune. La
famiglia, e le famiglie, non sono dei soggetti, a cui la politica debba guardare
con atteggiamento di assistenzialismo, ma sono di per sé un bene antropologico, economico e sociale, che la politica deve riconoscere e valorizzare.
Il prossimo incontro del progetto, il primo di una serie di cinque appuntamenti con altrettante associazioni, si terrà venerdì 16 aprile, alle ore 20.45,
presso l’Istituto Orsoline di Como (viale Varese 30), e sarà gestito dall’AIART.
Infatti, il prof. Giovanni Baggio, vicepresidente nazionale dell’AIART , parlerà di “La famiglia e i media, le famiglie e i media”. Poi i responsabili
dell’AIART di Como illustreranno ciò che l’associazione fa nella nostra provincia.
CRONACA
P A G I N A
27
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
IL SALUTO DI MARIO MAZZOLENI
Unione Ciechi
verso il cambio
della guardia
È
un saluto affettuoso a chi lo ha affiancato in questi
anni quello che
Mario Mazzoleni,
presidente uscente dell’Unione Italiana Ciechi e
Ipovedenti di Como, rivolge ai suoi soci nella circolare di fine marzo.
“Cari Soci - scrive, tra l’
altro Mazzoleni - il mio
ultimo mandato da presidente sta per concludersi;
una legislatura durata 5
anni, ma che è stata preceduta da altri due lustri
che mi hanno impegnato
come responsabile della
sezione: 15 anni, insomma, che ho dedicato con
volontà e dedizione alla
Il saluto
del presidente
ai soci. Il 17
aprile la nomina
del nuovo
direttivo
nostra causa, ai nostri bisogni, alle nostre aspirazioni, ai nostri sacrosanti
diritti e perché no ai nostri sogni e che tante soddisfazioni mi hanno offerto, insieme, ovviamente,
ad alcune delusioni legate ad obiettivi non raggiunti, a richieste rivolte
a chi di dovere non evase,
a dure battaglie vissute
con amici della nostra regione e con i miei, i nostri
Consiglieri che si sono
VISITA GUIDATA
AL BUCO DEL PIOMBO
CON MONDO TURISTICO
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” organizza per sabato 10 aprile una visita guidata
al Buco del Piombo, sopra Albavilla.
Il ritrovo con la guida è fissato per le ore 14.30
all’Alpe del Vicerè (Posteggio Albergo della Salute); ci si incamminerà quindi verso la grotta con
un agevole percorso in discesa di circa un’ora.
Si procederà poi alla visita guidata al Buco del
Piombo, una delle cavità carsiche più famose di
tutta la Lombardia, un vero e proprio museo naturale all’aperto.
L’ingresso del Buco del Piombo è imponente e
scenografico sia per le dimensioni sia per il selvaggio contesto nel quale è collocato; paragonabile
per dimensioni al Duomo di Milano, misura 45 m
di altezza e 38 m di larghezza. La grotta si estende per più di 400 metri e non è ancora stata del
tutto esplorata. Vi sono stati ritrovati numerosi
resti di interesse paleontologico appartenenti
all’Ursus spelaeus (Mammifero plantigrado estintosi attorno a 18.000-20.000 anni fa durante l’ultima avanzata glaciale), nonché selci e utensili
lasciati da cacciatori nomadi fin dal Paleolitico.
Nel vestibolo, a più riprese, sono stati inoltre
rinvenuti frammenti ceramici ed altri materiali
di epoca romana (sec. IV-VI d.C.) e medioevale,
quando la grotta fu fortificata con la costruzione
di un ampio fabbricato che ne sbarrava l’ingresso. Il Buco del Piombo infatti fu più volte utilizzato come rifugio dagli abitanti di Erba durante
le ripetute vicende belliche che travagliarono la
zona nel Medioevo, oppure come ricovero provvisorio per sfuggire a pestilenze. La tradizione popolare ricorda come nel 1160 gli erbesi vi si sarebbero ritirati dopo aver vinto la battaglia di
Carcano contro il Barbarossa; lo stesso avrebbe
fatto il nobile cavaliere Guelfo Parravicini nel
1316 per stendere il suo testamento. La grotta fu
meta di studiosi e visitatori fin dal secolo XIX,
tra cui si ricorda in particolare la regina Margherita di Savoia.
La temperatura all’interno della grotta è piuttosto bassa; si consiglia pertanto un abbigliamento adeguato. È obbligatorio l’uso di calzature da
montagna. In caso di maltempo l’escursione sarà
annullata.
La quota di partecipazione (comprensiva di ingresso) è di 9 euro per i soci, di 10 euro per i non
soci.
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie):
Mondo Turistico, tel. 339-4163108; e-mail:
[email protected].
succeduti in questi 15
anni e che mai mi hanno
fatto mancare il loro appoggio, la loro fiducia, il
loro stimolo e la loro preziosa stima.
Da queste mie ultime
righe indirizzate con affetto a tutti voi desidero
davvero ringraziare di
tutto cuore chi mi è stato
vicino in questo lungo periodo, chi mi ha aiutato a
realizzare quello che concretamente abbiamo costruito, chi ha condiviso
con me scelte anche delicate e difficili, chi con me
e quindi per l’intera associazione ha saputo donare tempo prezioso e sane
energie per difendere i
nostri diritti, per far crescere la nostra indispensabile Associazione e per
diffondere nella nostra
società la cultura della
solidarietà e dell’integrazione.
I nostri futuri e più giovani dirigenti che usciranno dalle votazioni in
programma il 17 aprile
sapranno certamente ricalcare queste tracce e
sapranno sicuramente
tracciarne di nuove e significative: a loro va la
mia, la nostra piena solidarietà e il nostro incondizionato appoggio proprio perché ritengo sia
indispensabile far sentire
loro la nostra vicinanza,
la nostra voglia di sostenerli e la nostra benefica
fiducia e dedizione”.
Quindi un lungo elenco
di ringraziamenti ai
“compagni di viaggio” e
amici con i quali Mazzoleni ha condiviso le fatiche e le gioie di un percorso che ha condotto l’Uici
comasca ai livelli odierni,
trasformandola un vero
punto di riferimento per i
minorati comaschi della
vista.
“…a voi, Soci ed Amici conclude Mazzoleni - un
grosso grazie per avermi
supportato e sopportato
così a lungo e per le tante
espressioni di sostegno e
stima che mi avete spesso rivolto e, con affetto e
tanta simpatia, auguro a
tutti un futuro ricco di
grandi soddisfazioni morali e materiali con il cuore e la mente sempre rivolti alla nostra straordinaria Associazione alla
quale, come tante volte ho
sostenuto, va la nostra
incondizionata ed incommensurabile gratitudine.
Con un poco di nostalgia,
a tutti Un cordialissimo
abbraccio”.
Terminati i saluti è già
tempo di ripartire. Il primo appuntamento è per il
13 aprile, con la presentazione delle candidature
ufficiali, quindi il voto del
17 aprile che disegnerà la
nuova dirigenza.
MONDO TURISTICO E IL CASTEL BARADELLO
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico”, in collaborazione con il Gruppo Mamo, organizza per sabato 11 aprile una visita guidata al Castel
Baradello di Como. L’appuntamento è fissato per le ore 14.30 a Como, in
piazza Camerlata (di fianco all’edicola); un’agevole passeggiata su
mulattiera porterà alle mura del castello, inserito nel Parco Regionale
della Spina Verde.
La straordinaria posizione della fortificazione permetterà di ammirare
un paesaggio fra i più ampi di tutta la zona e di spaziare con lo sguardo
dalla catena delle Alpi fino alla Pianura Padana, passando per il lago, la
città e le colline moreniche che la circondano. La torre e i resti che ancora
si trovano ai suoi piedi saranno gli elementi che introdurranno alla complessa ed affascinante storia della città di Como e dei suoi rapporti con
l’imperatore Barbarossa.
Il Gruppo Mamo effettuerà contemporaneamente una visita speciale
per i bambini, con laboratorio creativo finale. La quota di partecipazione
è di 9 euro per gli adulti, di 7 euro per i bambini.
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie entro il giovedì precedente l’uscita): Mondo Turistico,
tel. 0344.30060; 339.4163108; e-mail: [email protected].
MONDO TURISTICO E IL SANTUARIO DELLA MADONNA
DEL PRODIGIO E L’EREMO DI S. DONATO A GARZOLA
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” propone per domenica 18 aprile una visita guidata al
Santuario della Madonna del Prodigio e all’eremo di S. Donato a Garzola.
L’appuntamento con la guida è fissato per le ore 14.30 a Garzola Inferiore, all’ingresso del Santuario.
Semplice e moderna, la chiesa gode di un’invidiabile posizione panoramica e con la Madonnina dorata,
domina la città. Costruita negli anni Sessanta del Novecento, si sviluppa su due piani: la chiesa vera e
propria, che custodisce una piccola immagine della Madonna del Prodigio, molto venerata, e il Sacrario
dedicato agli sports nautici.
Alla fine della visita, una bella passeggiata nella Valle Gioera (si raccomandano scarpe comode e
chiuse) condurrà all’eremo di S. Donato, eretto dai Benedettini di S. Giuliano in splendida posizione
panoramica alle pendici del Monte di Brunate. Soppresso nel 1772, è oggi adibito ad abitazione privata,
ma conserva l’antica chiesa (che si visiterà) e il fascino dei tempi passati.
La quota di partecipazione è di 6 euro per i soci; 7 per i non soci. Informazioni e prenotazioni obbligatorie.
CON L’ORTOFLORICOLA COMENSE UNA GIORNATA SUL LAGO
La Società Ortofloricola Comense propone per sabato 10 aprile una giornata sul lago di Como. Al mattino
si terrà una visita guidata al Giardino del Merlo di Musso, a cura dell’autore del restauro Diego Pessina. Il
Giardino del Merlo, costruito sui resti del castello del Medeghino, venne così denominato dall’ideatore e
proprietario, Giovanni Manzi, verso la metà del 1800, perché in una piccola valletta che lo attraversava
nidificavano i merli. Grazie a trovate di grande genialità artistica, in modo particolare alla compenetrazione
fra architettura e natura, rappresentò per molti anni un’ambita attrazione turistica, organizzato in “stanze”
ciascuna con essenze vegetali diverse a seconda dell’esposizione. Dopo lunghi anni di abbandono, grazie al
contributo della Comunità Montana, ora si può ripercorrere il ripido sentiero che sale serpeggiando lungo
tutto il giardino con un dislivello di 150 m fino alla chiesa di Sant’Eufemia, e si snoda tra la vegetazione del
“giardino d’estate” e quella del “giardino d’inverno”, nel contesto di un panorama mozzafiato. Nel pomeriggio
(facoltativo), alle ore 16.00, presso Villa Carlotta di Tremezzo è possibile assistere, previa prenotazione, alla
conferenza “Camelia japonica: origini, coltivazioni e fitopatie” a cura di Vitaliana del Sole ed Ernesto
Mistrangelo e visitare la mostra di camelie recise.
Il ritrovo è alle ore 8.00 presso la sede di Sagnino, con mezzo proprio.
Per informazioni e prenotazioni (indispensabili entro lunedì 5 aprile): Società Ortofloricola Comense, via
Ferabosco 11, Sagnino (Como); tel. 031.531705 oppure tel. 031.572177; e-mail: [email protected]; sito
internet: www.ortofloricola.it.
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CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
UN LIBRO DI MARIA ORSOLA CASTELNUOVO
Sotto l’ala
degli Asburgo
“
S
otto l’ala degli Asburgo”.
L’ultimo libro
di Maria Orsola Castelnuovo, Alessandro Dominioni Editore, ci offre uno
spaccato interessante sulla Lombardia austriaca
del XVIII secolo. Una raccolta di leggi che attraversano la quotidianità dell’epoca, offrendone una
lettura approfondita e curiosa. Leggi “…volte a regolare - spiega l’autrice la vita quotidiana del popolo, della quale rivelano
interessanti particolari:
alcuni sono simili, se non
identici, a quelli che caratterizzano il vivere attuale; altri non hanno lasciato di sé neppure la
memoria”.
“Altro motivo d’interesse - prosegue Maria Orsola - sta nel fatto che, pur
se documenti tecnici, essi
sono redatti con un linguaggio ricco ed appropriato per ogni necessità
e circostanza, e perfino
elegante in molte sue parti, tanto da rivelarsi un
vero esercizio di stile…
Ancor più, questa raccolta è termine di confronto
con gli scritti di storici che
si occuparono in seguito
dello stesso periodo, come
Beccaria, Rovani e anche
Cattaneo. Scrivendo a circa un secolo di distanza,
costoro ci mettono di fronte ad una realtà politica,
sociale e giudiziaria diversa da quella che gli
Asburgo prospettavano
con l’emanazione continua di bandi, sia per chi
non le rispettasse, sia per
gli stessi esponenti degli
Uffici di Polizia che non
le facessero rispettare. È
dunque uno spaccato della Lombardia nel secondo
Settecento…”
Scorrendo le pagine del
libro ci si imbatte in decine di editti promulgati
dagli Asburgo nell’intento di regolare e dirigere il
loro vasto impero. La storia ci insegnerà, però,
come questo incalzare di
normative non sempre fu
sufficiente ad ottenere il
Una raccolta di leggi che attraversano
la quotidianità della Lombardia
austriaca del XVIII secolo, offrendone
una lettura approfondita e curiosa.
Il testo è edito da Alessandro
Dominioni
risultato auspicato dai
suoi promulgatori. Anche
se, nel complesso, si deve
riconoscere che i mutamenti di governo apportati dagli Asburgo ebbero
benefici sul territorio lombardo.
Da subito traspare evidente la notevole differenza di trattamento tra ricchi o nobili e il popolo. Nei
confronti dei primi, già di
per sé privilegiati per
status e disponibilità economica, si applicavano, in
caso di trasgressione,
eventualmente pene di
carattere pecuniario. Che
essi non mancavano mai,
senza grandi difficoltà, di
soddisfare, versando le
somme richieste direttamente nelle casse dell’ufficio competente. Musica
ben diversa, invece, quando ad infrangere le norme
era qualcuno di classe ben
più bassa. E poco importava se indotto a ciò per
necessità o disperazione
in virtù delle condizioni di
indigenza in cui versava.
Per quei miseri, impossibilitati ad espiare la colpa col versamento dell’obolo appropriato , scattava infatti, repentina, la
pubblica punizione, consistente spesso in un certo
numero di frustate, proporzionato all’entità della sanzione.
Gli editti entravano in
vigore in genere dopo otto
giorni dalla pubblicazione, e dovevano essere osservati in “qualunque
tempo e stagione”.
A regolare la vita quotidiana erano i provvedimenti emessi dal governo
centrale, ma non di rado
ogni giudice, al momento
del suo ingresso nel territorio a lui affidato, provvedeva nel lasciare un
segno affiggendo procla-
mi contenenti ulteriori
proibizioni. Un esempio è
quello emesso per il territorio della Valsassina
(Valle di Asso) sul finire
del XVIII secolo. Proclama nel quale “contenevansi le seguenti proibizioni: I°) della bestemmia;
II°) di lavorare, o contrattare, o vendere in giorno
di festa; per qual delitto
il Padrone rispondeva per
il servo, il padre per il figlio; III°) di ogni giuoco
d’azzardo o proibiti; IV°)
di usura, misura, o bi-lancie che non fossero di nuovo bollate; V°) di trasportare fuori dalla Valle
polleria, uccelli, uovi, formaggi ed altra grassina;
sotto la pena della perdita di tali merci…”
Grande attenzione alla
sicurezza dello Stato, negli editti presentati, si
evince nelle regole riguardanti il transito delle persone e delle merci sia all’interno della regione,
sia oltre i suoi confini. Per
garantire la tranquillità
della notte tutti i locali in
cui si vendeva vino dovevano essere chiusi oltre le
nove di sera, ora dopo la
quale erano proibiti
schiamazzi per strada o la
promozione di riunioni
“pericolose di gente plebea”.
Altra minaccia era rappresentata dai “cani presi da rabbiosa infezione”,
per il controllo dei quali i
regolamenti erano abbastanza severi. Per ogni
cane circolante vigeva
l’obbligo del collare, su cui
doveva essere riportato il
cognome del padrone, in
caso contrario il cane sarebbe stato considerato
abbandonato, e quindi
ucciso.
Tra le tante voci toccate anche normative mi-
ranti la salvaguardia della pubblica moralità, l’utilizzo appropriato delle
armi, l’evitare la diffusione di cattivi odori, per non
parlare di prescrizioni
concernenti il patrimonio
culturale. E molto altro
ancora...
Di tutto, e ancora di più,
dunque, con l’intento di
regolamentare, a pieno,
l’esistenza umana, assicurando pace e sicurezza
ai territori.
Vero è, però, che “…la
volontà dei Sovrani - leggiamo dall’ultima di copertina - non bastò a perpetuare lo status quo: la
nobiltà milanese preparava nei suoi salotti la coscienza di un’identità
lombarda comune: che
avrebbe costituito terreno
fertile per l’adesione alle
idee del Risorgimento”.
“Sotto l’ala degli Asburgo. I bandi della
Lombardia austriaca
dal 1749 al 1786 con testi originali”, Alessandro Dominioni Editore, 2010, pp. 128, 16
euro.
M. Ga.
CON MONDO TURISTICO VISITA ALLA MOSTRA DI VILLA OLMO:
“RUBENS E I FIAMMINGHI”
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico”, in collaborazione con il Gruppo MAMO, organizza per
sabato 17 aprile alle ore 15.30 una visita guidata per famiglie alla Mostra “Rubens e i fiamminghi”,
allestita a Como presso Villa Olmo.
Saranno presenti due guide: una condurrà gli adulti alla scoperta di Rubens, re del barocco dalla
pennellata esuberante e dal grande vigore espressivo. La seconda guida invece si prenderà cura dei più
piccoli, portandoli alla scoperta di quest’arte ricca di vita, di colori e di movimento. Alla fine del percorso,
i bambini potranno sviluppare la loro fantasia e sensibilità dedicandosi ad un laboratorio creativo.
La quota di partecipazione è di 12 euro per gli adulti soci, di 13 euro per gli adulti non soci (ingresso
incluso), di 9 euro per i bambini figli di soci e di 10 euro per i bambini figli di non soci (compreso
l’ingresso e il materiale per il laboratorio).
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail:
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CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
P A G I N A
29
MAGGIORE SEVERITÀ
Bimbi in auto,
nuove regole
in Svizzera
D
a sempre c’è un
fermo convincimento che quando noi comaschi
transitiamo per
strade ed autostrade svizzere stiamo molto più attenti alle norme del Codice della Strada e della
buona circolazione rispetto a quanto quotidianamente facciamo nella nostra provincia perché gli
agenti della Polizia Cantonale sono molto più presenti ed attenti alle infrazioni, soprattutto se commesse da persone con targa italiana. Ebbene, da
questa settimana, ci sono
due nuovi buoni motivi affinché si presti più attenzione oltreconfine e comunque anche andando o
venendo, per esempio, da
Como. Innanzitutto dobbiamo rilevare che dallo
scorso 1° aprile in Svizzera sono entrate in vigore
norme più severe in materia di dispositivi di sicurezza per il trasporto di
Qualche
attenzione in più
da avere quando
si varca il confine
elvetico.
Seggiolino
per i bambini
fino a 12 anni
bambini. Un tema particolarmente al centro anche da parte delle forze di
Polizia italiane a tutti i livelli (Polstrada, Polizia
Locale e Arma dei Carabinieri). Nella Confederazione elvetica dal 1° aprile, appunto, i bambini di
età inferiore ai dodici
anni (precedentemente il
limite era sette) dovranno essere assicurati ad un
dispositivo di sicurezza
omologato, ad esempio un
seggiolino o un rialzo sedile. Tutti i veicoli in circolazione, senza eccezione
alcuna, dovranno rispondere alle esigenze tecni-
GIORNATE INSUBRICHE
DEL VERDE PULITO
Riecco le “Giornate Insubriche
del Verde Pulito”, evento promosso dalla Regio Insubria e nate dall’unione delle esperienze di Regione Lombardia, Province di Como
e Varese e da diversi Comuni
ticinesi, soprattutto del Mendrisiotto. L’appuntamento si presenta in veste transfrontaliera
per il terzo anno consecutivo.
Quest’anno aderiscono alle iniziative ben 11 comuni comaschi
della fascia di confine (Bizzarone,
Faloppio, Ronago, Uggiate, Albiolo, Cagno, Gironico, Lurate
Caccivio, Paré e Valmorea), 16
ticinesi (Agno, Arbedo-Castione,
Arogno, Balerna, Cannobio,
Castel San Pietro, Chiasso,
Coldrerio, Ligornetto, Losone,
Melano, Mendrisio, Quinto, Rovio,
Stabio, Vacallo), e il Consorzio Valle Cassarate. Lo scorso fine settimana si è già svolta la giornata
dedicata alle scuole nonché la pulizia del territorio mentre il prossimo 16 aprile, nell’ambito dell’azione ‘Adotta un’area verde’, più
di 150 alunni delle scuole di
Uggiate Trevano, Cagno, Gironico, Quinto, Arbedo-Castione e
Agno daranno vita ad un’escursione transfrontaliera che culminerà in un momento di incontro e
formazione. Per lo stesso giorno
il comune di Chiasso organizza in
territorio di Seseglio una giornata dedicata alla salvaguardia e
manutenzione dei Biotopi (area di
limitate dimensioni, come uno
stagno, una torbiera o un altipiano) di un ambiente dove vivono organismi vegetali ed animali). Al
mattino sono previste lezioni teoriche e il pomeriggio laboratori sul
campo.
che e all’equipaggiamento previsti dalla legislazione svizzera. Quindi
tutti i conducenti, svizzeri o stranieri, dal 1° aprile se hanno bambini a
bordo dovranno disporre
dei seggiolini a norma.
Pena una multa di 60
franchi. Detta in parole
povere: il genitore che si
reca oltre confine a fare il
pieno di carburante con il
proprio figlio che non ha
ancora compiuto 12 anni
dovrà avere con sé il rialzo, altrimenti sarà multato. La nuova norma rientra nel piano adottato dal
Consiglio federale per
una maggiore sicurezza
stradale. «Sono note a tutti le conseguenze che possono derivare da un incidente se i bambini a bordo non sono assicurati con
un dispositivo di sicurezza adeguato - ricordano
dal comando di Polizia
Cantonale -. Il rischio di
lesioni gravissime o addirittura letali è sette volte
maggiore rispetto a quello a cui sono esposti i
bambini allacciati ai sistemi di sicurezza. In uno
scontro i bambini sono
scaraventati nell’abitacolo e vanno a urtare con
una forza che supera di
molto il loro peso corporeo, contro i sedili, le leve
del cambio, il cruscotto o
il parabrezza». In base al
peso del bambino, l’auto
dovrà prevedere un sedile speciale, un seggiolino
o un ovetto. Per i sedili
provvisti unicamente di
cinture addominali, l’impiego di un dispositivo di
sicurezza è obbligatorio
solo per i bambini che non
hanno ancora compiuto
sette anni. Dalla nuova
norma saranno esentati i
bambini di altezza superiore ai 150 centimetri.
Persone di età o altezza
superiore dovranno allacciare le normali cinture di
sicurezza. E oltre alla sicurezza dei propri bambini bisogna stare molto
attenti in Svizzera anche
al superamento dei limiti
di velocità. Tra poco, infatti, su strade ed autostrade svizzere entreranno in funzione nuovi radar in grado di misurare
la velocità media dei pericoli sulla lunga distanza sulle autostrade. Questo significa che il tutor è
in grado di calcolare la velocità media tenuta fino
al momento del controllo.
In questo modo la multa
è inevitabile e se vengono installati più radar
lungo il tragitto con il rischio che la patente possa essere ritirata diretta-
mente. Le autorità elvetiche stanno ancora valutando se questi apparecchi saranno utilizzati anche per controllare la presenza dei tagliandi autostradali sul parabrezza
delle auto o per reperire
macchine rubate. Ricordiamo che multe per eccesso di velocità in Svizzera vanno da un minimo
di 40 franchi (+1-5 chilometri in centro abitato, 20
in autostrada) alla revoca di tre mesi (+ 30 chilometri in centro abitato).
In autostrada 265 franchi
per chi supera il tetto di
25 chilometri, 180 per chi
viene sorpreso in eccesso
di velocità tra 26 e 29 chilometri, 120 per chi sfonda tra i 16 e i 20 chilometri.
L.CL.
PORTICHETTO E LA FESTA
DELLA DIVINA MISERICORDIA
IL GOVERNO ITALIANO SI E’ IMPEGNATO
A DARE UN NUOVO QUADRO NORMATIVO
PER L’ENCLAVE DI CAMPIONE D’ITALIA
Dotare Campione d’Italia di un quadro normativo tale che possa essere riconosciuto il suo status di “enclave” all’estero ma allo
stesso tempo di Ente locale nell’ordinamento legislativo italiano,
nonché assicurare e sostenere le attività della casa da gioco, nel
rispetto delle normative di sicurezza e trasparenza in vigore in
Italia. Questi sono argomenti inseriti in un Ordine del Giorno
approvato qualche giorno fa dal Senato della Repubblica Italiana
in favore di Campione d’Italia. Un atto normativo che potrebbe
scrivere la parola “fine” ad alcune particolarità del paese
rivierasco: «A Campione d’Italia parte del costo per il personale
pubblico, per le insegnanti e per la caserma dell’Arma dei Carabinieri sono a carico delle casse comunali – sottolinea il
vicesindaco, Mariano Zanotta -. Speriamo presto di poter essere
parificati a tutti gli enti locali italiani, che per la legislazione
della vicina Repubblica si tratta delle Provincie e dei Comuni,
ovvero che sia lo Stato ad accollarsi interamente i costi di tali
servizi. L’approvazione di questo Ordine del giorno impegna inoltre il Governo italiano a fornire anche altre garanzie di carattere
economico a favore della nostra enclave come il mantenimento
degli stanziamenti relativi ai maggiori costi che i campionesi devono sostenere in ambito di assistenza sanitaria”. Un punto particolare del documento approvato riguarda il Casinò. La casa da
gioco campionese, infatti, venne creata appunto per sostenere economicamente questo lembo di terra circondato dalla Svizzera. Con
questo atto normativo viene assicurata la continuità degli
stanziamenti al Fondo di finanziamento al Comune di Campione
ricavati dagli incassi della Casa da gioco. «Si tratta di una decisione molto importante per Campione d’Italia - commenta Zanotta
-. Il Casinò continua a ricoprire un ruolo di primo piano tra le
attività economiche della nostra enclave ed il riconoscimento dei
finanziamenti arriva in un momento particolare, nel quale l’attività del Casinò rischia di subire una pericolosa concorrenza dalle
cosiddette videolotterie». Quest’ultimo è un argomento di stretta
attualità a Campione da qualche mese. Lo stato Italiano, infatti,
ha recentemente ampliato l’offerta dei giochi nazionali sia attraverso la distribuzione via internet sia con l’introduzione di video
lotterie, apparecchi con i quali si può giocare a poker, blackjack,
keno e bingo. Una decisione che ha generato così una nuova fonte
di concorrenza per le quattro case da gioco nazionali (insieme a
Campione d’Italia sono attive anche Sanremo, Saint-Vincent e
Venezia), ma che presenta particolari rischi soprattutto per il
Casinò campionese in considerazione della forte concorrenza rappresentata dalle vicine case da gioco di Mendrisio e Lugano, distanti solo 15 chilometri.
L.CL.
La parrocchia di Portichetto celebra la Festa della
Divina Misericordia, domenica 11 aprile. In una visione Gesù dice a S. Faustina Kowalska:” Io porgo
agli uomini il recipiente con il quale devono venire
ad attingere le grazie alla sorgente della misericordia. Il recipiente è quest’immagine con la scritta:
Gesù confido in te!... Scrivi queste parole, figlia mia,
parla al mondo della mia misericordia. Questo è un
segno per gli ultimi tempi, dopo i quali arriverà il
giorno della giustizia... Figlia mia, dì al genere umano sofferente che si stringa alla Misericordia del mio
Cuore ed Io lo colmerò di pace... La piaga del mio
Cuore è la sorgente della Misericordia senza limiti”. La visione avuta da S. Faustina sui due raggi,
uno rosso e l’altro pallido,scaturiti dal Cuore di Gesù
è confermata nel Vangelo di Giovanni dove si legge
molto chiaramente come il Cuore di Cristo venne
trafitto e come da esso fuoriuscirono il sangue e l’acqua (Gv. 19,34). Essi stanno a significare il sangue
e l’acqua sgorgati dal Suo petto aperto dalla lancia
sulla croce, e sono l’acqua che “giustifica” le anime
con il Battesimo ed il sangue che è vita per l’anima, l’Eucaristia. Eternamente grati a Dio per questi doni incomparabili di salvezza, i Gruppi del Rinnovamento nello Spirito Santo della Diocesi e dei
Decanati di Appiano Gentile e di Varese invitano
tutti a vivere una giornata di catechesi e di preghiera nella spiritualità carismatica.
La giornata sarà guidata da don Enrico Broggini Assistente Diocesano R.n.S., da Giovanna Lucca
membro del Consiglio Nazionale R.n.S. e da Donatella Marcotti dell’equipe Nazionale “Roveto Ardente”. Ecco il programma:
ore 9 accoglienza presso l’oratorio di Portichetto
ore 9.30 preghiera comunitaria carismatica
ore 10.15 catechesi: “All’umanità immersa nel peccato, Dio ha rivelato la sua misericordia”
ore 11.15 pausa caffè
ore 11.45 condivisione e domande sulla catechesi
ore 12.30 Regina Coeli e pranzo al sacco
ore 14 in chiesa: canti, cui segue l’esposizione del
SS. Sacramento
ore 15 solenne ora della misericordia e Roveto
Ardente: “Supplica per la salvezza del mondo”.
ore 16.30 pausa
ore 17.00 S. Messa solenne e bacio della reliquia di
S. Faustina Kowalska
Per ulteriori informazioni 031-927208
CRONACA
P A G I N A
30
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
STAZZONA
Le tre cappelle
dipinte
da Tagliaferri
C
appelline ai bivi
dei sentieri nei
nostri boschi e
pitture disseminate sulle case
dei nostri paesi, dalle rive
lacuali ai maggenghi
montani, mai catalogate,
costituiscono un patrimonio di arte sacra, purtroppo destinato a scomparire.
Infatti l’esposizione agli
elementi atmosferici, il
disinteresse e la mancanza di fondi, ne minano
sensibilmente, anno dopo
anno, la sopravvivenza.
In Alto Lago, una dozzina di affreschi meglio
conservati sono della bottega di Giovanni Maria
Tagliaferri di Pagnona,
incisore “convertito” alla
pittura per necessità,
quando la riproduzione
oleografica e la fotografia,
resero la sua opera obsoleta.
I primi sono datati
1860; alcuni, sparsi su
baite o nelle chiesette di
montagna, hanno la dimensione modesta di piccolo quadro devozionale,
altri occupano gli spazi di
una cappella. Certamente non sono capolavori,
però sono ancora perfettamente leggibili quasi
tutti, sebbene siano esposti alle intemperie, a te-
Un’edicola a
mezza costa,
lungo l’antica via
che conduce in
Svizzera
attraverso il passo
San Jorio
di RITA FAZZINI TRINCHERO
stimonianza della bontà
delle tecniche e dei materiali usati dall’onesto
frescante.
Giovanni Maria è l’autore della Vera Immagine
della miracolosa effigie
della B.V.M. venerata sui
monti di Livo, una incisione del 1863 molto diffusa
nelle case dei nostri nonni, del santuario in cui
lascia anche una tela ad
olio e, nel 1865, decora
l’intera volta della navata della chiesa parrocchiale di San Martino a
Pianello.
Nato nel 1809 in un
paesino di montagna e
pastorello per necessità,
conseguite le elementari
viene mandato a bottega
presso uno zio fabbro a
Venezia. Dopo molte vicissitudini approda a Milano, dove riesce ad essere
ammesso alla Regia Accademia di Brera; da qui
esce diplomato e trova
impiego presso la Vallardi
come capo incisore.
Meritevole di studio è
l’edicola, da lui dipinta,
detta Tre Cappelle per la
presenza di tre aperture,
situata in località Sariva
di Stazzona, a mezza costa, lungo l’antica via che
conduce in Svizzera attraverso il passo San Jorio.
Nel vano centrale è raffigurata la Crocefissione,
di sapore luinesco, affine
al ciclo pittorico del presbiterio di S. Martino a
Montemezzo. Sulla volta
è effigiato Dio Padre Onnipotente attorniato dagli
angeli, ai lati sono dipinti la visione di santa
Caterina da Siena e san
Rocco che visita gli appestati. Nelle parti esterne
figurano, giganteschi, san
Gottardo e san Jorio, leggendario eremita di questa montagna. In alcuni
tondi sono ritratti esponenti della famiglia Cetta.
Giovanni Maria ha lasciato uno scritto che
spiega dettagliatamente
il significato delle pitture
- i momenti, i personaggi
e i simboli - indirizzato ai
committenti, documentando l’aiuto del figlio
Basilio.
Firma all’interno della
cappella: Gio. M. Tagliaferri di Pagnona dist. d
Bellano pinse 7bre 1867.
S. PASQUA LUCE E SPERANZA NEL FUTURO
L’inizio stanco della primavera, ma poi...
T
ra i vecchi proverbi ce n’è uno molto curioso, forse il
più fuori tempo,
che rispecchia il
rispetto quasi maniacale
che i vecchi avevano per
la proprietà altrui.
Un proverbio da cui trapelava una sorta di fiducia indiscussa verso il
prossimo, fiducia che ora
quasi ci fa sorridere: “Porta che crica, guardia da
cà”. Al di là del verbo, che
quando lo spiego ai ragazzi li fa sorridere, su quel
“cigola” (crica) ci si possono fare diversi ragionamenti .
Se la porta cricava era
pacifico fosse aperta, ciò
significava che l’ospitalità era una prerogativa
importante. Ma il padrone, al suo cigolio, poteva
mettersi in guardia anche
dai malintenzionati.
Va detto che, all’epoca,
non c’era tanta paura in
giro. Anche se i capitoli
più recenti ci narrano di
episodi di ladrocinio o di
banditismo sfrenato, essa
era tenuta a freno perché
c’era forse l’illusione di
poter contare sull’aiuto
dei compaesani o dei vicini di casa .
Oggi, invece, la paura
sta crescendo a dismisura. E nella nostra epoca
quelle leggi non scritte
che formavano paletti e
confini intorno a una comunità oggi non contano
più nulla. Ma, a quanto
pare, anche quelle più
moderne, scritte con inchiostro vero, valgono ancora meno.
E’ di pochi giorni fa il
ricordo di una scorreria
notturna di una banda di
ladri, senza dubbio alla
ricerca di soldi. I malviventi hanno scassinato
ben otto serrature di un
bar in pieno centro storico ed hanno portato via
tutto quello che aveva interesse per loro, persino i
soldi della lotteria dei volontari della Croce Rossa.
Poi altri due colpi andati
quasi a vuoto: presso la
casa prepositurale e, in
cui non hanno trovato che
derrate alimentari, raccolte dai bambini per la
Caritas, e un tentativo
alle vetrine di un super-
mercato in pieno centro.
C’è oggi di che aver paura anche a stare nella
propria casa - commenta
la gente - una paura reale e viscida, come un serpente che si insinua dovunque. Timore sentito
più che mai dagli anziani, maggiormente esposti
a questo tipo di angoscia.
Non c’è più rispetto reciproco, non importa l’età
o il colore della pelle. Questa società dei consumi ad
oltranza ci ha spinto verso il baratro dell’indifferenza.
La televisione ha tante
colpe: ci fa rintronare le
orecchie di messaggi pubblicitari che ci assordano.
Cerca di convincerci che
il male è presente dappertutto, così che a poco a
poco la sfiducia si appropria dei nostri animi, portandoci in qualche caso
allo sgomento .
Anche il tempo quest’anno ci mette qualcosa
di suo: la primavera non
è ancora nata, ma è già
stanca. Non ho mai visto
in questa stagione così
pochi fiori, piante che non
hanno ancora le gemme
,primule che stentano a
fiorire.
E’ vero l’inverno che
abbiamo passato è stato
uno dei più difficili e freddi, la crisi ci pesa sulla
testa, gli uomini senza
lavoro o con l’angoscia di
perdere il posto da un
momento all’altro… ma
dove è andata a finire la
speranza, quella virtù che
è il sale della vita? E la
fede ? E soprattutto la
carità?
Da piccolini i nostri genitori ci sorvegliavano da
vicino, ma senza farsi
accorgere, e ci insegnavano a stare lontani dai pericoli rappresentati da
uomini e cose, e a rispettare la libertà degli altri.
Non c’erano tante prigioni. Dei panni sporchi,
quando succedeva qualcosa di immorale o spiacevole, si incaricavano gli
anziani che si adoperavano per sottoporre il colpevole a restrizioni che potevano arrivare all’isolamento totale dalla comunità.
Ma perché dobbiamo
vivere quasi come prigionieri nelle nostre case che
ci siamo costruiti con tanto sudore e fatica?
Anche le nostre montagne sembrano stanche.
Quest’inverno anche loro
hanno dovuto registrare
eventi luttuosi. Forse i
nostri giovani hanno preso troppa confidenza con
le alte vette innevate, perché è noto che Dio ha creato il mondo e lo ha donato agli uomini, ma ha tenuto per sé le vette, che
vanno rispettate come altari.
D’inverno le montagne
hanno bisogno di dormire, di silenzio e di raccoglimento, ma tutti gli
anni le cose peggiorano.
In questo fine d’inverno
solo un grido che sgorga
dal cuore paterno del
Papa ci può consolare:
Non abbiate, paura… La
divina Provvidenza è vicina… dopo il Venerdì
Santo arriva sempre la
Pasqua… È la promessa
in cui noi crediamo fermamente perché e che ci è
stata fatta da quel nostro
fratello che tanti anni fa
ha provato anche lui la
nostra stessa angoscia .
Ora speriamo che aprile sia un mese nuovo e che
la speranza ci risollevi
come il sole di primavera.
RINA CARMINATI FRANCHI
VENERDÌ SANT
I taa umiliaa.. .ta gànevat
minga colpa - i taa insultaa… e ti cui occ par tera
Ta see incurvaa, quasi a
difendasi... da tuci i maa
che po’ puttà una guera
Cum’è se un pugn al ta
vess ciapaa in dal coo - Ta
see svuiaa da tut... dal
sang... al nom
Ta see sentiit inutil,
stracch... senza speranza.
In quel bosch iscur dala
disperazion
Ma propi alura te rivaa
una vuus... che vegneva
da duva? Da una cruus
Su cunt la frunt, la ta dii,
prota al to fardell...
parchè ti ta see fioo dal
Signor,
Ta see al mè fradell.
CRONACA
P A G I N A
31
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
MUSEO D’ARTE DI MENDRISIO
Mysterium Crucis
Dal 27 marzo
al 13 giugno
in mostra
antiche croci
dal Canton Ticino
sottolineare
il periodo pasquale, si è
aperto, la
scorsa setti
mana, presso il Museo
d’arte Mendrisio una
grande mostra che pone
al centro dell’attenzione
la croce, intesa come uno
dei maggiori simboli dell’umanità e della cristianità. Documentata molto
prima dell’avvento del cristianesimo, la diffusione
della croce nelle diverse
culture del mondo esprime la straordinaria polivalenza e la densità simbolica che la contraddistingue. La croce è concepita come un centro che
si espande nelle quattro
direzioni, ma anche come
collegamento che riporta
all’unità i punti estremi
delle due linee ortogonali.
Letta come simbolo cosmico, la croce unisce cielo e terra, congiungendo
spazio e tempo e risponde a un bisogno di orientamento dell’uomo. Con
l’avvento storico del cristianesimo, la croce assume altri significati. Da
simbolo di morte e di con-
A
danna diventa il segno di
redenzione e di vita, condensando la dimensione
cosmica, biblica e soteriologica ed esprimendo,
in sintesi, il mistero cristiano. La mostra è curata dall’arciprete di Mendrisio, don Angelo Crivelli, attento ed entusiasta
estimatore del patrimonio artistico e degli arredi sacri, che ha già dato
prova del suo meticoloso
lavoro negli anni passati.
Dopo le mostre «Mater
Dolorosa» del 1998 e
«Manto di Giubilo» del
2000, è ora la volta di
«Mysterium Crucis» che
conclude un ipotetico trittico giocato attorno all’iniziale «M», per essere anche un tributo a Mendrisio e alle sue processioni storiche pasquali.
L’esposizione documenta,
a partire dal IV - V secolo
d.C., il simbolo della croce nelle terre ticinesi, attraverso centoventi oggetti provenienti dalle nostre
chiese e da vari altri istituti (Zurigo, Milano,
Chalon-sur-Saône). Il percorso pone l’accento sull’aspetto cronologico e sullo sviluppo iconografico
della croce. Si spazia dai
reperti archeologici che
testimoniano i primi segni dell’evangelizzazione
delle nostre terre in epoca tardo romana e longo-
Crocifisso
in pietra ollare
Cevio
Museo
Valmaggia
Lottigna
Croce
di manifattura
palestinese
fine XVII
secolo-inizio XVIII
legno d’ulivo
con intarsi,
inserti
di madreperla
Lottigna,
chiesa parrocchiale
dei Santi Pietro
e Paolo
barda, alle suggestive croci medievali romaniche
con il Cristo trionfante.
Si prosegue con le croci
gotiche e tardo gotiche,
dove comincia ad affacciarsi l’iconografia del
Cristo sofferente, e poi
quelle rinascimentali e
barocche, con un’attenzione particolare ai prodotti
dell’emigrazione che hanno lasciato un segno evidente e commovente nella bellezza di molti arredi delle nostre chiese. In
seguito si giunge all’etnografia della croce nella
vita quotidiana del Ticino
rurale: la croce che segna
profondamente il tempo
naturale e quello rituale,
il ciclo della vita e i momenti di passaggio, pericoli, sofferenza e morte, lo
spazio abitativo e il territorio.
Conclude la mostra una
croce contemporanea dell’orafo mendrisiense Willi
Inauen. Un ricco catalogo
invita all’approfondimento del significato simbolico della croce e alla “lettura” di tutti i sacri oggetti in esposizione, grazie ai
contributi di diversi
esperti.
La mostra di Mendrisio
si inserisce nella linea di
esposizioni sull’arte sacra
allestite negli ultimi anni
in diverse prestigiose sedi
(Brescia, Roma, Trapani e
in Francia) e di iniziative
volte alla riscoperta del
simbolo cristiano e alla
rivalutazione del patrimonio d’arte e di fede. Un
ampio ventaglio di contributi in catalogo dà modo
di approfondire varie
problematiche legate al
simbolo della croce.
Croce astile
XVI secolo
(a. 1563)
argento
restauro 2009
Bellinzona,
chiesa collegiata
dei Santi Pietro
e Stefano
Croce stile
inizio XVI secolo,
argento dorato
Camorino,
chiesa parrocchiale
di San Martino
ORARI E COSTI
Info tel. +41(0)916403350, [email protected];
www.mendrisio.ch
Orario martedì-venerdì: 10-12 e 14-17; sabato-domenica: 10-18; lunedì: chiuso (tranne i festivi)
Entrata Fr 10. - ( 7 euro), ridotto Fr 8. - (6 euro)
CRONACA
P A G I N A
FismScuola
32
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
LE SCUOLE CATTOLICHE DELLA DIOCESI/10
Federazione
Italiana
Scuole
Materne
L
La realtà delle
128 Scuole
dell’Infanzia della
Diocesi di Como
nelle Province
di Como (76),
Sondrio (34),
Lecco (10) e
Varese (08),
al servizio di oltre
7500 famiglie
a Federazione Italiana delle Scuole
Materne - paritarie - è l’organismo
associativo promozionale voluto dalla
Conferenza Episcopale
Italiana (CEI) nel 1973.
E’ rappresentativo delle
Scuole dell’Infanzia di
ispirazione cristiana che
orientano la loro attività
all’educazione integrale
dei bambini in una visione cristiana dell’uomo, del
mondo e della vita.
Facendo riferimento al
Magistero della Chiesa
a cura di FISM Como
CLAUDIO BIANCHI
MARIO GAZZI
Cattolica, la FISM fa propri i principi contenuti
nelle dichiarazioni dell’ONU sui diritti dell’infanzia e quelli sanciti dalla Costituzione Italiana.
In particolare propugna:
· I diritti fondamentali di
libertà e uguaglianza;
· il diritto alla libertà di
espressione e di educazione spirituale e religiosa;
· il diritto di genitori ad
istruire i figli e ad essere
agevolati nell’adempimento dei propri compiti
educativi;
· il diritto alla libertà di
insegnamento;
· il diritto di enti e privati
ad istituire scuole ed istituti di educazione;
· il dovere dello Stato di
assicurare alle scuole non
statali piena libertà ed ai
loro alunni un trattamento scolastico equipollente
a quello degli alunni delle scuole statali operanti
in Italia.
“E’ DALL’ASILO CHE COMINCIA LA
BENEDIZIONE DI UNA PARROCCHIA”
(PAPA GIOVANNI XXIII)
VARESE
Le scuole Fism, con la Legge 62/2000, sono state riconosciute paritarie ed inserite nel Sistema
Nazionale di Istruzione, atteso il loro servizio pubblico svolto a favore di oltre 560.000 bambini/e in
Italia e a beneficio delle loro famiglie che liberamente le hanno scelte.
In Italia il cammino per la piena parità scolastica è ancora incompleto e incerto; infatti nella situazione attuale rimane ancora irrisolto il riconoscimento della parità economica.
Per questo motivo occorrerà l’impegno di tutti a prestare attenzione allo sviluppo delle politiche
scolastiche a livello nazionale, regionale e locale in materia di diritto allo studio, anche se alcuni passi
positivi sono stati fatti.
La FISM è impegnata da tempo ad ottenere la piena parità scolastica attraverso solleciti interventi
rivolti al legislatore, perchè si possa finalmente, nell’interesse dell’intero sistema scolastico di istruzione, porre come punto di riferimento attuativo per l’Italia il rispetto delle indicazioni di attinenza
previste dalle direttive dell’Unione Europea.
Le Scuole dell’Infanzia F.I.S.M. non hanno scopo di lucro e accolgono anche i bambini le cui
famiglie non possono contribuire economicamente.
La FISM è impegnata a definire schemi di convenzione da sottoscrivere fra scuole e comuni, anche
se già da tempo si verifica che là dove gli amministratori pubblici non hanno pregiudizi ideologici, ma
sono attenti all’infanzia, molto spesso vengono attuati buoni accordi convenzionali.
LECCO
SCUOLE DELL’INFANZIA
FISM a.s. 2009/2010
PARITA’ SCOLASTICA E LIBERTA’ DI SCELTA DELLE FAMIGLIE
SONDRIO
DIOCESI DI
COMO
COMO
“Il Vescovo, primo responsabile dell’Evangelizzazione,rivolge un’attenta cura pastorale alla Scuola Cattolica, sia essa diocesana, o legata ad Istituti religiosi, o esistenti in altre forme.” “La Scuola Cattolica si qualifica secondo la sua precisa identità, perché nasce in un riconosciuto contesto istituzionale ecclesiale e perché trasmette una cultura e un’educazione ispirata al Vangelo e al Magistero della Chiesa”.
“E’ compito del Vescovo e degli organismi pastorali
diocesani (Consigli presbiterale e pastorale, Consulta
per la pastorale scolastica, Consulta per l’apostolato
dei laici, ecc,) svolgere un’opera di sensibilizzazione e
di sostegno nei confronti della Scuola Cattolica”.
L’ identità trae la sua profonda ispirazione dallo
spirito evangelico. In tal senso orienta la propria originale finalità educativo-religiosa attraverso uno specifico Progetto Educativo adottato in ogni singola scuola dell’Infanzia, avente come riferimento di appartenenza cristiano/cattolica un UNICO MAESTRO:
GESU’”
Il valore della scuola cattolica (che non significa solo
per i cattolici, in quanto il progetto educativo prevede
l’accoglienza rispettosa anche di bambini di altre religioni) è strettamente legato ai motivi culturali ed educativi.
TOTALE
ASSOCIAZIONI RICONOSCIUTE
SCUOLE PARROCCHIALI
FONDAZIONI RICONOSCIUTE
ASSOCIAZIONI NON RICONOSCIUTE
CONGREGAZIONI RELIGIOSE
COOPERATIVE SOCIALI
COMUNALI
ALTRO
29
7
17
10
6
4
1
2
5
19
3
0
3
4
0
0
6
2
1
0
1
0
0
0
5
0
2
1
0
0
0
0
45
28
23
11
10
8
1
2
TOT. SCUOLE PARITARIE FISM DIOCESI COMO
76
34
10
8
128
201
4.822
34
235
258
240
205
43
209
76
91
1.920
15
59
110
107
91
19
97
34
21
501
9
30
35
34
23
11
46
10
20
499
2
35
34
28
26
5
1
8
333
7.742
60
359
437
409
343
78
353
128
NUMERO DELLE SEZIONI
BAMBINI/E FREQUENTANTI
BAMBINI DISABILI
BAMBINI STRANIERI
TOTALE DOCENTI
TOTALE DOCENTI ABILITATE
DOCENTI TITOLARI DI SEZIONE
DOCENTI NON TITOLARI DI SEZIONE
DOCENTI CON DECRETO I.R.C.
COORDINATRICI
LE SCUOLE DELL’INFANZIA
FISM IN LOMBARDIA
Le scuole dell’Infanzia paritarie FISM della Lombardia
sono 1.767 ed offrono il servizio educativo a 150.000 famiglie
presenti sul territorio regionale.
Il sistema scolastico dell’infanzia in Regione Lombardia è
costituito per il 57% da scuole paritarie che accolgono complessivamente 154.892 bambini. Di queste, l’87% è formato
dalle scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana aderenti alla
Federazione Italiana Scuole Materne (FISM).
Le scuole dell’Infanzia (già materne) paritarie, nate molto
prima di quelle statali, sono attive nell’80% dei Comuni e
soddisfano il diritto educativo del 57% dei bambini della
Regione. Esse sono ubicate in comuni e quartieri entro cui
soddisfano interamente l’esigenza educativa infantile del territorio, senza discriminazione alcuna e con attenzione particolare ai Bambini con disabilità. Una realtà che, per l’eccellenza del servizio e per la esemplare sobrietà economica, consente in Lombardia un risparmio per le casse pubbliche di
circa 900 milioni di euro/anno.
Queste nostre scuole dell’Infanzia sono un modello di
sussidiarietà compiuta (Cost. art. 118) ed espressione del
territorio in cui sono radicate. Sono da sempre sostenute dalle comunità locali e dai genitori dei Bambini che le frequentano, i quali, giustamente, chiedono un trattamento economico medesimo a quello in atto per le scuole gestite dallo
Stato.
CRONACA
Scuola
Sondrio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
IDENTITA’ CATTOLICA E AZIONE PASTORALE
Comunità
educante
’
L
Identità e l’Ispirazione Cattolica
danno “permeabilità” all’agire
quotidiano dei
soggetti che coinvolgono
la comunità educante attenti alla crescita umana
e cristiana dei nostri
bambini. L’Educazione
Religiosa e altrettanto incisivamente l’Insegnamento della Religione
Cattolica (I.R.C.) sono
parti fondamentali ed essenziali della nostra “attenzione ad Educare”.
E’ un percorso formativo
che qualifica le nostre
DOCENTI e le nostre
scuole, ma può essere una
risorsa preziosa anche
per le nostre Parrocchie.
La realtà educativa –
spesso centenaria – delle
nostre scuole dell’infanzia
di IDENTITA’ CRISTIANA nell’ambito delle comunità parrocchiali possono divenire sempre più
il “punto focale” dell’azione pastorale laddove il
buon Dio ha favorito, con
l’impegno di persone generose, lungimiranti ed
attente, la nascita e la
crescita di tanti “Asili In-
fantili”.
La formidabile portata
educativa delle scuole dell’infanzia di ispirazione
cattolica sembra non sia
sempre colta da molte
nostre comunità parrocchiali, anche se non mancano lodevoli eccezioni in
Parroci e Laici che vi profondono encomiabile impegno e notevoli energie.
E’ necessario incrementare l’attenzione e il supporto della Chiesa Locale
per condividere il ruolo
educativo fondamentale
che la scuola dell’infanzia
offre alla famiglia, principale responsabile nell’educazione dei figli, soprattutto nell’arco di età
3-6 anni, fondamentale
per la formazione della
persona.
La Scuola dell’Infanzia
in una Comunità Parrocchiale favorisce il coordinamento e la condivisione
tra i soggetti educativi, ad
iniziare dalle Associazioni delle Famiglie, per mettere in comune esperienze, pregi e difficoltà del
nostro
impegno
educativo; unitamente
alle altre agenzie è possibile attivare insieme strumenti adeguati per un
dialogo più efficace con le
diverse realtà istituzionali, per favorire la migliore integrazione con la Comunità Ecclesiale.
Centro servizi Fism Como
a presenza dell’Associazione è
importante per
favorire una rete
che garantisca
identità e supporto tecnico dovendo superare le assillanti difficoltà di ordine burocratico, che coinvolgono quotidianamente
l’attenzione dei nostri
1000 Amministratori, tutti volontari. Pertanto
maggiore sarà il numero
degli associati e più elevata sarà la forza contrattuale e difensiva delle
nostre posizioni.
Questo è il senso e l’impegno del Centro Servizi
Fism Como, che ha sede
presso il Centro Pastorale Cardinal Ferrari, con la
FISM Provinciale.
Il Centro Servizi Fism
opera dal novembre 2001
per uniformare i comportamenti amministrativi,
giuridici, contabili, fiscali ed economici delle singole istituzioni, così come
già avviene a livello nazionale; opera con professionalità e si propone a
tutti i Legali Rappresentanti/Amministratori delle nostre scuole paritarie
Fism, in modo responsa-
L
bile e garante, attraverso
l’espletamento di servizi,
incarichi, consulenze, procedure contabili e di gestione del personale.
Il Centro Servizi Fism
Como, con puntuale organizzazione, oggi è in grado di offrire agli Amministratori delle nostre scuole dell’infanzia:
Contabilità: movimenti contabili, mastri,
paritari,rendiconto di bilancio, 5 per mille, dichiarazione dei redditi, ICI,
trasmissioni telematiche.
Gestione del personale dipendente: elaborazione stipendi, stampa,
anagrafica del dipendente, libro unico del lavoro,
gestione e versamento dei
contributi previdenziali,
assistenziali e fiscali, prestiti e cessione del quinto
dello stipendio, ricerche e
statistiche varie, TFR e
Previdenza complementare, lavori atipici, cedolino paga, home banking,
Uniemens, F24, versamenti verso terzi, consuntivo costo del lavoro, Mod.
CUD, Mod 770, Mod 730,
autoliquidazione INAIL,
denuncia annuale disa-
bili, costo del personale,
consulenza in materia
contrattuale FISM e di
legge, attività di controllo delle elaborazioni e sui
processi di post-paga, assistenza continuativa
alle scuole, trasmissione
telematica dei modelli
previsti per legge all’Agenzia delle Entrate di
competenza.
Gestione servizi vari:
tutela e sicurezza nell’ambiente di lavoro, documento valutazione rischi,
consulenza RSPP interno
ed esterno, corsi di aggiornamento per responsabili e preposti, certificato
prevenzione incendi, individuazione della attività soggetto a controllo progetto per i VV.FF, pratica per Amministrazioni
Comunali, predisposizione Piani di emergenza,
procedure di lavoro in sicurezza, esercitazioni e
simulazioni delle emergenze, coordinamento e
formazione squadra antincendi, rilascio documentazione, corsi e aggiornamenti primo soccorso, consulenza per allestimento pannelli fotovoltaici.
I bambini e la S. Pasqua
II mistero pasquale di Gesù comprende la sua passione, morte, risurrezione e glorificazione. Gesù è veramente molto buono, fa del bene a tutti, vuole la gioia di tutti,
vuole riunire gli uomini perché siano come una sola grande famiglia, dove tutti si
vogliono bene. Egli fa una grande festa, un banchetto con i suoi amici, li serve ed è
tutto per loro. Tuttavia avviene che talvolta le persone sono cattive, vogliono fare il
male, sono invidiose e prepotenti. Così, anche a Gesù hanno voluto fare del male, lo
hanno tradito, lo hanno percosso e alla fine lo hanno fatto morire sulla croce. Lui
però rimane sempre buono e non ricambia il male che riceve, anzi perdona chi gli fa
del male. Per questo, cioè per il suo grande amore, Lui risorge. Egli non muore più, è
sempre vicino a noi e ci vuole un giorno per sempre con Lui. Una Santa Pasqua!
P A G I N A
33
SCUOLE DELL’INFANZIA PARITARIE FISM DIOCESANE
PROVINCIA DI COMO: Maria Nessi Via S. Francesco, 1 22070 ALBIOLO; Federico Fioroni Via Casate, 26 Fraz. Visignola 22021 BELLAGIO; G. Garibaldi
Via Garibaldi, 9 22021 BELLAGIO; di Bizzarone Via C. Colombo, 2 22020
BIZZARONE; Antonio Lucini Via Mezzovico, 48 Loc. Sorto 22020 BLEVIO;
Agostina Tagliabue Via Giovanni XXIII, 14 Fraz. S. Michele 22070 BREGNANO;
Parrocchiale S. Giorgio Via S. Rocco, 14 Fraz. S. Giorgio 22070 BREGNANO;
Eleonora Pedraglio Via E. Pedraglio, 3 22034 BRUNATE; S. Maria Via Verga, 1
22071 CADORAGO; Don Aluigi e Cav. Majocchi Via Kennedy, 4 Fraz. Bulgorello
22071 CADORAGO; S. Anna Via Mons. Cattaneo,1 fraz. Caslino al Piano 22071
CADORAGO; Pier Andrea Comolli Via Volta, 1 22070 CAGNO; S. Giuseppe Via
Indipendenza, 5 Asnago 22063 CANTU’ ASNAGO; S. Maria P.za della Chiesa, 9
Fraz. Capiago 22070 CAPIAGO INTIMIANO; Asilo Inf. di Casnate Via Bernardino
Luini, 14 22070 CASNATE con BERNATE; di Castiglione Via S. Fedele, 2 22023
CASTIGLIONE INTELVI; di Cavallasca Via Monte Sasso, 3 22020
CAVALLASCA; G. Garibaldi Via Garibaldi, 4 22072 CERMENATE; Davide
Bernasconi Via 5 giornate, 3 22012 CERNOBBIO; di Piazza S. Stefano Via V.
Emanuele, 28 Fraz. Piazza S. Stefano 22012 CERNOBBIO; P. Ceriani Viale
Varese, 25 22100 COMO; di Rebbio Via Lissi, 17 Fraz. Rebbio 22100 COMO; Ass.
M. Montessori “Casa dei Bambini” Via Bignanico, 4 Fraz. Bignanico 22100 COMO;
Alessandro Volta Via C. Marcello, 3 Fraz. Breccia 22100 COMO; Bakhita Via
Amoretti, 1 Fraz. Monteolimpino 22100 COMO; Matilde di Canossa Via S. Balestra, 10 22100 COMO; S.Bartolomeo Via Jacopo Rezia, 5 22100 COMO; S. Carpoforo
Via S. Carpoforo, 7 Fraz. Camerlata 22100 COMO; S. Antonino Via Balbiani, 6
Fraz. Albate 22100 COMO; di Camerlata Via Colonna, 7 Fraz. Camerlata 22100
COMO; Cav. Sac. G. Bernasconi Via Baracca, 3 Fraz. Civiglio 22100 COMO; S.
Chiara Via S. Chiara, 10 Fraz. Muggiò 22100 COMO; S. Antonio Via Valerio, 2
Loc. S. Antonio 22100 COMO; Orsoline S. Carlo Via Varese, 3 22100 COMO; G.
Panizza Via Regina, 1 22013 DOMASO; Casa dei Bambini Irene Falck Via Iginio
Gentile, 32 22014 DONGO; don Celestino Raveglia Via Liberazione, 8 Fraz.
Gaggino 22020 FALOPPIO; S. Margherita Via Principale, 20 Fraz. Camnago
22020 FALOPPIO; Raimondi Mantica Via Brera, 1 22073 FINO MORNASCO;
2Moriggia Via Roma, 29 22010 GARZENO; Armando Diaz Via Roma, 21 22020
GIRONICO; Achille Brioschi Via D. Alighieri, 1 22070 GRANDATE; di Gravedona
Via Regina Ponente, 13 22015 GRAVEDONA; Maria Via Brentano, 8 22011
GRIANTE; di Laglio Via Germanello, 4 22010 LAGLIO; Luigi Conti Via XX settembre, 5 22020 LAINO; Jole Brughera Via S. Pellico, 30 22016 LENNO; di Lipomo
Via don Ramiro Bianchi, 33 22030 LIPOMO; Gaspare Carugati Via Verdi, 12 Fraz.
Manera 22074 LOMAZZO; Don Orlando Pagani Via Alberto Alberti, 2 22070
LUISAGO; Luigia Vigoni Via per Plesio, 18 Fraz. Loveno 22017 MENAGGIO;
Mater Domini Via S. Giorgio, 18 Fraz. Lucino 22070 MONTANO LUCINO; Dedicata ai Caduti Via Don Bosco, 13/A Fraz. Montano 22070 MONTANO LUCINO;
Angelo Custode Via al Castello, 6 Fraz. Terza 22010 MUSSO; Don Anselmo Vanini
Via Pietro Binda, 4 22020 NESSO; Parrocchiale Via Cavour, 4 22020 PARE’; Annetta Rocca Via Calozzo, 44 22010 PIANELLO del LARIO; Umberto di Savoia
Via G. Matteotti, 44 22020 POGNANA LARIO; di Rodero Via della Stretta, 2
22070 RODERO; Arcobaleno Via Asilo, 11 22027 RONAGO; Ing. Riccardo Colombo Piazza Risorgimento, 13 22069 ROVELLASCA; Beretta Carughi Via Mornago,
6 22020 S. FERMO della BATTAGLIA; Peduzzi Donato Lanee Via Roma, 9 22020
SCHIGNANO; di Solbiate Via S. Quirico, 2 Fraz. Solbiate 22070 SOLBIATE
COMASCO; di Concagno Via L. Cadorna, 10/a Fraz. Concagno 22070 SOLBIATE
COMASCO; di Stazzona P.za della Chiesa, 3 22010 STAZZONA; Borella Rag.
Angelo Via C. Battisti, 22 Fraz. Solzago 22038 TAVERNERIO; Elisa e Mario
Lezzeni Via C. Poggi, 7/b 22020 TORNO; E. Kramer Via Monte Crocione, 3 22019
TREMEZZO; di Casanova Lanza Via Campo dei Fiori, 16 Fraz. Casanova Lanza
22070 VALMOREA; Ermanno e Maria Folci Via Maestri Comacini, 106 Fraz.
Caversaccio 22070 VALMOREA; Maddalena di Canossa Via Mazzini, 12 Fraz.
Vertemate 22070 VERTEMATE CON MINOPRIO; di Minoprio Via Don Enea
Cattaneo, 6 Fraz. Minoprio 22070 VERTEMATE CON MINOPRIO; di Civello
Via Fiume, 13 Fraz. Civello 22079 VILLAGUARDIA; di Maccio Via Europa Unita, 3 Fraz. Maccio 22079 VILLAGUARDIA; Asilo Inf. Stoppani Schiavetti Via G.
B. Stoppani, 4 22020 ZELBIO.
PROVINCIA DI SONDRIO: di Andalo Via Roma 76 23014 ANDALO; Anna
Camporada Via Roma 114 23031 APRICA; S. Benigno Via S. Benigno 57/2 23010
BERBENNO; Giacomo Mascioni Via ai Monti 9 23030 BIANZONE; Maria Bambina Via De Simoni 15 23032 BORMIO; di Campodolcino Centro Via Corti 2 23021
CAMPODOLCINO; Don Giovanni Gatti P.za Milano 25 23020 CASPOGGIO; di
Castione Via S. Martino 17 23012 CASTIONE ANDEVENNO; Immacolata P.za
Borsetti 2 23022 CHIAVENNA; Felice Balzarini Via Squadrani 10 23023 CHIESA VALMALENCO; Maria Immacolata Via Bongiolina 3 23030 CHIURO; Vizzola
Via S. Giovanni 694 23020 LANZADA; Santa Maria Via dala Gesa 319 Fraz. Centro 23030 LIVIGNO; S. Anna Piazza don Parenti 71 Fraz. Trepalle 23030
LIVIGNO; S. Rocco Via Saroch 869 Fraz. S. Rocco 23030 LIVIGNO; di Mello Via
Posterla 4 23010 MELLO; Elisa Paini Credaro Via Roma 19 23020 MONTAGNA
IN VALTELLINA; T. Ambrosetti Via Ambrosetti 30 23017 MORBEGNO; di
Borgonuovo Via Sarlone 12 23020 PIURO; S. Pietro Via Tonola 28 23027
SAMOLACO; M. Viganò Via don Bosco 14 23100 SONDRIO; Pietro Imbasciati
Via Carducci,18 23100 SONDRIO; Sacro Cuore Via Angelo Custode 5 23100
SONDRIO; di Talamona Via Gavazzeni 18 23018 TALAMONA; Giardino d’Infanzia Viale Garibaldi 2 23030 TIRANO; Don Giovanni Mitta Via Cortile Nuovo 2
23020 TORRE S. MARIA; Angelo Custode Via Asilo 6 Fraz. Isolaccia 23038
VALDIDENTRO; di Premadio Via ai Forni 7 Fraz. Premadio 23038
VALDIDENTRO; di Semogo Via Plator 3 Fraz. Semogo 23038 VALDIDENTRO;
Casa dei Bambini Via Dosso della Benediz. 19 Fraz. Cepina 23030 VALDISOTTO;
di Piatta Via Somdoss, 9 Fraz. Piatta 23030 VALDISOTTO; Don Luigi
Acquistapace Via alla Chiesa 11 Fraz. Oga 23030 VALDISOTTO; di S. Nicolò Via
Nazionale 107 Fraz. Nicolò 23030 VALFURVA; S. Maria ai Monti Via Madama 2
Fraz. Madonna dei Monti 23030 VALFURVA.
PROVINCIA DI LECCO: S. Antonio Via Maggiana Fraz. Crebbio 23821
ABBADIA LARIANA; Casa dei Bambini Via Asilo, 18 23821 ABBADIA
LARIANA; di Laghetto Via Laghetto Fraz. Laghetto 23823 COLICO; di Colico
Piano Via Municipio, 45 Fraz. Piano 23823 COLICO; di Lierna Via E. V. Parodi,
35 23827 LIERNA; di Olcio Via Contrada Maggiore, 3 Fraz. Olcio 23826
MANDELLO LARIO; Antonio Carcano Via dei Partigiani, 60 Fraz. Somana 23826
MANDELLO LARIO; S. Giovanna Antida Via Manzoni, 40 23826 MANDELLO
LARIO; di Mandello Via Monastero, 6/8 23826 MANDELLO LARIO; Carlo
Carcano Via Dante, 45 23826 MANDELLO LARIO.
PROVINCIA DI VARESE: Zamaroni - Martinoli Via Ganna, 25 21030 BEDERO
VALCUVIA; A. e A Cerini Via G. Cerini,4 21030 BRENTA; di Cugliate Fabiasco
Via Leonardo da Vinci, 2/b 21030 CUGLIATE FABIASCO; Vaccarossi Via Leonardo
da Vinci, 2 21035 CUNARDO; Erminia Maggi Via E. Maggi, 4 21030 CUVIO; G.
B. Corda P.za Diaz, 1 21036 GEMONIO; di Lavena Via E. Zanzi, 26 Fraz. Lavena
21037 LAVENA PONTE TRESA; di Ponte Tresa Via Viconago, 2/a Fraz. Ponte
Tresa 21037 LAVENA PONTE TRESA.
Fism Como
tel. 031-300057, fax 031-299525
[email protected]
Fism Sondrio
tel. 0342-219183, fax 0342-514965
[email protected]
CRONACA
P A G I N A
35
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
ISTRUZIONE UNA FOTOGRAFIE DELLE SCELTE DEI RAGAZZI
Le iscrizioni alle
Scuole superiori
i sono chiuse le
iscrizioni alle
scuole superiori e
al sistema di istruzione e formazione professionale.
Quest’anno i dati sono
particolarmente interessanti sia per il percorso di
approvazione della riforma scolastica, sia per il
varo, da parte della Regione Lombardia, di nuovi corsi di Istruzione Formazione Professionale.
Il nuovo sistema dell’anagrafe scolastica regionale ha permesso alle
scuole e agli addetti ai
lavori dell’Ufficio Scolastico Provinciale e della
Provincia di Varese di monitorare in tempo reale le
scelte dei ragazzi attualmente frequentati la terza media.
I numeri riguardano sia
le scuole statali (6854
iscritti), sia le scuole paritarie (517 iscritti), sia i
Centri di formazione professionale (1226 iscritti).
S
Hanno scelto l’istruzione liceale ben 3525 ragazzi, segnando un incremento che corrisponde
all’andamento generale
in Lombardia.
L’istruzione tecnica,
cioè il sistema corrispondete agli attuali ITIS,
ITC, ITPA e ITG, è stata
scelta da 2607 ragazzi.
L’istruzione professio-
nale statale quinquennale (ovvero gli ex IPSIA e
IPC) conta 950 iscritti e
manifesta quindi un decremento complessivo,
equilibrato però dagli
iscritti ai nuovi corsi triennali regionali di istruzione e formazione professionale offerti sia dai medesimi istituti professionali statali che dai Centri di
Formazione Professionale: si tratta di 1515 iscrit-
ti, dei quali oltre 1200
hanno scelto i CFP, che
hanno ottenuto un considerevole successo.
Si conferma anche quest’anno la considerevole
attrattiva del sistema
scolastico provinciale rispetto alle province limitrofe: oltre 1350 studenti
residenti in altre province hanno scelto nostri
Istituti, mentre 600 vare-
IN BREVE TURISMO E AMBIENTE
Le notizie dal territorio
NUOVO PORTALE
SUL TURISMO
Tutta la provincia a
portata di mouse. È in
rete il portale www.va
reselandoftourism.it,
uno strumento prezioso
per i turisti e tutti i cittadini che vogliono programmare una gita, una
visita o le vacanze alla
scoperta del territorio.
Accessibilità, facilità di
navigazione, aggiornamento costante di tutte le
sezioni sono i principi che
faranno di questo strumento la prima porta
d’accesso online della provincia. Natura, arte, cultura, sport, itinerari e
prodotti tipici sono le sezioni che strutturano questo importante strumento, uno dei mezzi strategici che verrà messo a disposizione dell’Agenzia
del turismo per promuovere il territorio. Il portale è inoltre arricchito con
foto e video degli scorci
più significativi del
Varesotto e potrà essere
consultato in 4 lingue (Inglese, francese, tedesco e
spagnolo) oltre all’italiano. Il nuovo portale diventa così un prezioso e importante biglietto da visi-
ta, a disposizione di tutti
coloro che vorranno vivere e scoprire tutte le possibilità culturali, ambientali, naturali, artistiche,
sportive ed enogastronomiche locali.
CONTRO IL
DEGRADO
La Provincia di Varese
lancia una battaglia contro il degrado, l’abbandono indiscriminato di rifiuti e, tramite un bando,
chiede ai Comuni di mettere in campo una serie di
azioni significative per
diffondere una presa di
coscienza consapevole nei
confronti di questo annoso problema. Il fondo
stan- ziato per questo iniziativa è di 20mila euro,
per sostenere progetti di
limitazione dell’abbandono dei rifiuti. Si tratta del
bando “Strade pulite
2010” e vuole puntare a
sensibilizzare soprattutto
i più giovani e le scuole.
Le azioni che potranno
beneficiare di contributo
sono l’installazione di
sbarre con lucchetto o altri dispositivi di limitazione di accesso a fondi privati, interpoderali o non
di consueto transito, sog-
gette a frequente abbandono di rifiuti, l’installazione di telecamere dotate di sistema di registrazione o di trasmissione
via onde radio ad una centrale operativa, l’installazione di segnaletica di
dissuasione contro l’abbandono rifiuti e l’avvio a
riciclo/smaltimento dei
materiali asportati dalle
aree oggetto di abbandono. Inoltre, per cercare di
eliminare il fenomeno e
non solo arginarlo - con
interventi per quanto necessari e doverosi ma pur
sempre saltuari di pulizia- Provincia di Varese
chiede alle Amministrazioni che presenteranno
la propria candidatura di
coinvolgere i cittadini, in
modo tale da diffondere la
percezione della gravità
del fenomeno e operare
un cambiamento di comportamenti e mentalità.
Una novità del Bando
2010 e condizione necessaria per la partecipazione, è la contestuale organizzazione di un evento o
di un progetto informativo o di educazione ambientale. Il Bando è disponibile sul sito www.pro
vincia.va.it.
sini frequenteranno scuole fuori provincia.
I dati potranno modificarsi nelle prossime settimane a seguito di perfezionamenti delle scelte,
verifiche sulle capienze
degli Istituti Scolastici e
dei CFP, azioni di riorientamento e che l’intero sistema è al vaglio dell’Ufficio Scolastico Provinciale e della Provincia.
È PASQUA!
IN PREGHIERA DAVANTI
ALLA SCALA SANTA
Meta obbligata per i pellegrini che si recano a
Roma è la Scala Santa, che vede proprio nella settimana precedente la Pasqua il momento
devozionale più sentito. È in questo luogo che si
conserva secondo una tradizione consolidata nei
secoli, la scala che Gesù salì e discese durante la
sua prigionia, prima della crocifissione. La scala
del Pretorio di Pilato fu nel 326 smontata per volere di Sant’Elena, madre di Costantino e portata
a Roma. Nel 1589 venne rimossa dal Laterano e
appoggiata, alla antica cappella di San Lorenzo,
presso la basilica di San Giovanni . I gradini in
pietra vennero in seguito rivestiti in legno per far
sì che non si consumassero, considerato l’alto numero di fedeli che li salivano in ginocchio. Nell’edificio sorgono splendidi ambienti; oltre alla
cappella privata del papa di San Lorenzo, si può
accedere anche all’incantevole e ricco Oratorio di
San Silvestro. Oltre a questa di Roma altre scale
Sante si sono poi affiancate in diverse località. A
Mantova, nel palazzo ducale, i Gonzaga e più precisamente il cardinal Ferdinando,vollero erigere
nel 1615 una scala a imitazione di quella romana
però di dimensioni ridotte. A Veroli, nei pressi di
Frosinone se ne trova una simile conservata nella
chiesa nel 1200 dedicata a Santa Salomè, madre
degli apostoli Giacomo maggiore e Giovanni; così
pure in altri luoghi. A noi vicino quello di Varallo
Sesia. Lo splendido santuario che domina la cittadina piemontese conserva in una cappella la riproduzione della scala Santa. Ma senza andare
tanto lontani, rimaniamo a Como e portiamoci alla
basilica del Sacro Cuore. In questo luogo il
Guanella volle negli anni 1913-15 ricostruire la
scala Santa a imitazione di quella di Roma. Salendola in ginocchio si accede al piano del Calvario con il gruppo suggestivo della Crocifissione.
Alle spalle della croce una vetrata riproduce il ciclo astrale, i luoghi santi e il monte Sion., località
dove sorse il nucleo più antico di Gerusalemme.
Nell’altare vengono conservate alcune reliquie legate alla passione di Cristo. Ai piedi della scala
una porticina ci introduce al Santo Sepolcro, voluto dal Guanella identico anche nelle misure a
quello vero. La salita simbolica al Calvario ci introduce a questa ultima settimana di Quaresima.
Raccogliamoci nelle nostre chiese e percorriamo
le tappe della passione. Saliamo anche noi le scale che portano al Calvario e attendiamo la Pasqua
di resurrezione dentro e fuori di noi.
SERGIO TODESCHINI
CITTIGLIO: COPPA DEL MONDO
Sole! Finalmente, dopo due edizioni al freddo e sotto la pioggia, quest’anno il
Trofeo Alfredo Binda – unica prova italiana della Coppa del Mondo di ciclismo
femminile – si è svolta in un clima decisamente primaverile che ha favorito la
partecipazione del pubblico e premiato gli organizzatori per lo sforzo compiuto
in questi ultimi mesi di preparazione. Dopo 129 km di gara a spuntarla, per la
seconda volta consecutiva, è stata ancora l’olandese Marianne Vos che in poco
meno di tre ore e mezzo alla media di 37,28 chilometri orari ha vinto in volata
la gara di Cittiglio lasciando dietro di se la connazionale Martine Bras e la
svedese Emma Joansson. Prima tra le italiane la varesina Noemi Cantele,
giunta quinta. Bene anche la caravatese Valentina Caretta, arrivata
ventiquattresima, a poco più di sei minuti dalla vincitrice. Una giornata positiva che ha permesso, ancora una volta, alla Valcuvia di proporsi positivamente alla ribalta internazionale e far conoscere al pubblico degli sportivi il suo
territorio e tutte le sue positività.
VIA CRUCIS GIOVANI
Organizzato dalla Commissione Giovanile di zona, si è svolto sabato scorso, 27
marzo, vigilia della festa delle Palme, a Cassano Valcuvia l’abituale Via Crucis
zonale, ideata per i giovani, ma partecipata anche da tante altre persone che
insieme hanno voluto salire la collina di S. Giuseppe, meditando la passione di
Gesù con l’aiuto delle cappelline che fiancheggiano la ripida strada verso la
chiesa. Sul sagrato, al termine della salita, la riflessione conclusiva da parte
di Samuele, il diacono che presta servizio alla parrocchia di Canonica, e la
benedizione finale – dopo l’omaggio alla croce – da parte di don Gian Battista
Binda.
RANCIO: ASSEMBLEA
Si svolgerà presso la sala civica del comune di Rancio Valcuvia alle ore 20.45
di Venerdì 9 aprile 2010 l’Assemblea dei Soci del Centro Studi e Documentazione per la Valcuvia e l’alto Varesotto “Giancarlo Peregalli”. All’ordine del
giorno i seguenti punti: relazione morale e programmatica del presidente; relazione del tesoriere e approvazione bilanci; rinnovo cariche sociali per il triennio
2010 – 2012. Al termine incontro culturale sul tema: “Rancio Valcuvia... Ricordi ed immagini”, a cura di Luciano Curagi e Gianni Pozzi.
GEMONIO: TEATRO
Presso il Salone Parrocchiale - Oratorio San Giovanni Bosco di Gemonio è
programmata per Sabato 10 aprile alle ore 21.00, con replica domenica 11
aprile alle ore 16.00, la Commedia in 2 atti di Camillo Vittici “Il morto in
casa”, proposto dalla Compagnia gemoniese Sale & Pepe.
A.C.
P A G I N A
36
Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
ACCORDO CON IL TRIBUNALE DI SONDRIO CONTRATTO PER CINQUE CASSAINTEGRATI
Una risposta alla crisi economica
I
n un periodo di crisi
economica
come
quello che stiamo vivendo, succede che
diversi lavoratori si
trovino inutilizzati in
cassa integrazione, mentre alcune amministrazioni sono in difficoltà
perché hanno carenza di
personale. È stato partendo da questa semplice considerazione, che i
Presidenti della Provincia Massimo Sertori e
della Comunità Montana di Sondrio Tiziano
Maffezini hanno stipulato un interessante protocollo d’intesa con il
Presidente del Tribunale di Sondrio Gianfranco D’Aietti. L’accordo
prevede che la Provincia
e la Comunità Montana
selezioneranno del personale che attualmente
si trova in cassa integrazione, per essere impiegato in mansioni tecniche e amministrative
presso il Tribunale di
Sondrio, che da alcuni
anni è sottodimensionato per l’impossibilità di
compiere nuove assunzioni e di sostituire coloro che raggiungono la
pensione. In particolare,
questa sperimentazione
di utilizzo del personale,
già in corso di attuazione presso i tribunali di
DA CONFINDUSTRIA SONDRIO
50MILA EURO PER POLITEC
Milano e di Monza con
ottima soddisfazione sia
degli operatori, sia dei
tribunali stessi, riguarderà cinque lavoratori,
per un anno. Le persone che faranno domanda e che verranno scelte rimarranno comunque formalmente alle dipendenze delle aziende
per le quali lavoravano,
verranno destinate a
mansioni soprattutto di
informatizzazione dei
dati, di archiviazione e di
ricerca, riceveranno l’indennità di Cassa, integrata però con gli interventi della Provincia e
della Comunità Montana, che porteranno la retribuzione allo stipendio
pieno. Nella conferenza
stampa di presentazione
e di firma del protocollo
di intesa, che si è tenuta giovedì 25 marzo, nella Sala Giunta dell’Amministrazione Provincia-
le di Sondrio, i protagonisti hanno espresso
viva soddisfazione per il
rapido raggiungimento
dell’accordo ed hanno affermato che questa iniziativa costituisce il primo passo per un più intelligente utilizzo del
personale, da utilizzare
come modello anche per
altre amministrazioni,
con notevoli vantaggi
per tutti.
C.R.
REGIONALI OTTIMO RISULTATO PER LA PROVINCIA DI SONDRIO
Parolo e Costanzo: due al Pirellone
U
n voto decisamente in controtendenza rispetto alle tradizionali abitudini di voto di valtellinesi e valchiavennaschi,
ma pienamente in linea
con il dato nazionale. Le
regionali, in provincia di
Sondrio, hanno fatto registrare un calo di votanti attestato intorno ai
dieci punti percentuali:
una quota decisamente
bassa per una realtà dove l’affezione per il voto
è sempre stata molto
alta. E così, nella giornata di domenica, in ca-
OCCHI E MALATTIE REUMATICHE
L’associazione Alomar di Sondrio, ha promosso un
incontro informativo sul tema “Occhio agli occhi…
nelle malattie reumatiche”. L’argomento è stato
illustrato da Gianmaria Verdesca, dirigente medico
di oculistica presso l’ospedale di Sondrio. Non è infrequente che pazienti affetti da malattie reumatiche lamentino complicanze oculari. Esse possono
manifestarsi all’improvviso con dolore e infiammazione o in modo subdolo con sintomi difficili da identificare. Colpiscono adulti e bambini, tutte le strutture dell’occhio possono essere coinvolte in modo più
o meno severo e la malattia può presentarsi in forma isolata, detta primaria , o essere secondaria ad
altre patologie reumatiche. I farmaci assunti come
cura di malattie reumatiche, a lungo termine, sono
spesso responsabili di complicanze oculari che vanno diagnosticate e curate per prevenire gravi danni
visivi. Per questo risulta importante che bambini e
adulti siano sottoposti a frequenti visite oculistiche
mirate e a un’adeguata terapia.
CONVENZIONE PER LA VALMASINO
Firmata la convenzione fra Provincia di Sondrio e
Regione Lombardia. In arrivo tre milioni di euro per
la Valmasino interessata nei mesi scorsi da una serie di consistenti frane. I primi 300.000,00 euro sono
già disponibili e saranno impiegati per la sistemazione e la messa in sicurezza della pista provvisoria.
I restanti 2.700.000,00 euro saranno stanziati per
consentire il ripristino della viabilità, della strada
provinciale. A breve si procederà con la progettazione.
bina elettorale si era recato il 40% degli aventi
diritto, contro quasi il
50% nella competizione
regionale di cinque anni
fa. Alla fine, alla chiusura dei seggi lunedì pomeriggio, il conteggio si
è fermato a quota 55%,
rispetto a oltre il 64% del
2005. L’unico Comune a
mantenere un alto numero di votanti è stato
Cercino, dove si è arrivati a superare l’80% di
elettori: una tale partecipazione, però, si giustifica con il fatto che qui
le amministrative contemplavano anche le comunali (rispetto alle precedenti consultazioni il
calo è di poco superiore
all’1%). Nel piccolo comune è risultata eletta
– con uno scarto di una
quindicina di voti – Michela Parravicini (a lei il
51,42%), in lizza contro
Davide De Pianto (per
lui il 48,58%). In provincia di Sondrio si conferma vincente la coalizione di centro-destra: Lega Nord e Pdl, insieme
per Formigoni, hanno
raccolto oltre il 70% delle preferenze, con il Carroccio che viaggia abbondantemente oltre quota
42% e il Popolo della Libertà di poco al di sopra
dei 28 punti percentuali. Il Partito Democratico, con l’Italia dei Valori
e il partito dei pensionati ha riscosso poco più
del 22% delle preferenze: al Pd è andato il 16%,
al movimento di Di Pietro quasi il 5%, mentre i
pensionati sono intorno
all’uno e mezzo. Per
quanto riguarda la rappresentanza al Pirellone, alla provincia di
Sondrio doveva andare
un seggio. Se lo contendevano in otto candidati
e alla fine, considerati
anche i riconteggi dei
resti, saranno in due a
rappresentare Valtellina
e Valchiavenna a Milano: Ugo Parolo della
Lega Nord (che ha raccolto quasi 17mila preferenze personali) e Angelo Costanzo del Pd. A caldo i due hanno assicurato che lavoreranno insieme per gli interessi della provincia di Sondrio.
«La vittoria era attesa
ma non scontata – ha
commentato Parolo, che
è anche assessore provinciale alle grandi opere –. Sono stati premiati il lavoro di questi anni
e la nostra chiarezza, soprattutto in materie importanti per il territorio come le concessioni
idroelettriche, che devono essere di competenza provinciale e non regionale. Tra i primi impegni che intendo assumere in Regione c’è quel-
Confindustria Sondrio diventa socio finanziatore
di Politec versando 50mila euro nel capitale della società cooperativa del Polo tecnologico. La
decisione è stata presa in settimana dalla Giunta dell’Associazione, riunitasi presso la sede di
Via Trieste per discutere dell’argomento. Il sodalizio degli Industriali, da sempre convinto
assertore del progetto del Polo, presente nella
compagine dei 23 soci fondatori che alla fine del
2006, al termine di una lunga fase di gestazione,
diedero vita alla società, decide di puntare in alto
ed investe risorse importanti per sviluppare e
sostenere le attività di Politec.
“Com’è abitudine dei nostri imprenditori, abbiamo fatto un’operazione industriale e non finanziaria” spiega Paolo Mainetti, presidente di
Confindustria Sondrio. “Da sempre sosteniamo
con forza la necessità di una struttura locale che
aiuti le imprese del territorio a diventare più
competitive: una sorta di hub dell’innovazione
tecnologica. Abbiamo aderito a Politec fin dalla
prima ora, collaborato alla fase di start up guidata dalla politica e, conclusa quella, contribuito al
passaggio ad una nuova gestione a carattere più
imprenditoriale. Ora vogliamo dimostrare a tutti che il nostro è un impegno concreto e tangibile: da qui la scelta di diventare soci finanziatori”.
“Una decisione che ho molto apprezzato e per
la quale ringrazio tutti i colleghi imprenditori che
l’hanno promossa e sostenuta” gli fa eco Luigi
Lapsus, presidente di Politec e vice-presidente
di Confindustria Sondrio. “In Politec non possiamo prescindere da una forte collaborazione con
il settore industriale. Il Polo tecnologico ha l’ambizione di far crescere le imprese e, attraverso
di esse, l’intera economia del territorio. Abbiamo progetti importanti da sviluppare e servirà il
contributo di tutti: questa scelta di Confindustria
è un segnale incoraggiante per il futuro di Politec,
una bella iniezione di fiducia”. L’associazione degli Industriali, presente ai massimi livelli nell’organo amministrativo di Politec attraverso il
proprio Presidente Paolo Mainetti, va così ad affiancarsi agli altri soggetti facenti parte del ristretto club dei soci finanziatori della cooperativa, che annovera istituzioni come la Provincia,
banche come il Credito Valtellinese e alcuni soci
privati. Da oggi le 210 imprese associate a Confindustria Sondrio, per le quali lavorano oltre
9.500 persone in tutta la provincia, saranno più
vicine a Politec e godranno di una corsia preferenziale nell’accesso al mondo dell’innovazione
e della ricerca. “Politec sta sviluppando progetti
innovativi sulla banda larga, sull’energia, sui laboratori di analisi. Ha creato una prima struttura di incubatore di imprese che presto ospiterà
lo start up di tre nuove iniziative imprenditoriali. Sono i temi che abbiamo sempre chiesto di
portare avanti: ora vediamo che si stanno facendo passi concreti nella giusta direzione” spiega
ancora Mainetti. “La vicinanza e la fiducia delle
imprese è un elemento essenziale per il successo di Politec. Diventando socio finanziatore Confindustria ha dimostrato di crederci fino in fondo: ci auguriamo che altre associazioni di rappresentanza del mondo produttivo seguano presto il nostro esempio”.
lo di cambiare la legge elettorale. Sono contento
che sia stato eletto un
altro consigliere valtellinese in Regione e mi
aspetto di fare lavoro di
squadra. Non dobbiamo
cadere in inganno dai
risultati ottenuti in questa tornata. Seppure il
mio ruolo al Pirellone
non sarà compatibile con
quello di assessore in
Provincia, continuerò a
fornire tutto il mio appoggio e sostegno alla
Valtellina e alla Valchiavenna». «Credo che con
la mia elezione in Consiglio Regionale – è il
pensiero di Costanzo –
seppure arrivata con
meccanismo complicato,
siano stati ripagati tanti
anni di sacrificio svolti
prima come segretario
dei Ds e poi nel ricostruire il Partito democratico. Vorrei insieme al candidato della Lega, Ugo
Parolo, riuscire a portare avanti anche sotto
forma di lobby territoriale gli interessi della nostra provincia in Regione. Questo perché credo
che Valtellina e Valchiavenna siano state sempre viste in modo marginale in quel contesto.
Da parte mia dunque, ci
sarà la massima collaborazione».
E.L.
CRONACA
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
CHIAVENNA LA VIA CRUCIS NEL DECENNALE DELLA MORTE DELLA RELIGIOSA
I giovani guardano
a suor Mari Laura
rande partecipazione di fedeli, compresi
tanti giovani,
alla ormai tradizionale Via Crucis del
lunedì santo che ha come punto di riferimento
G
e luogo di partenza la
croce di suor Maria Laura nel punto dove lei ha
tragicamente concluso
la sua vita. Questa volta
l’appuntamento assumeva un carattere particolare perché cade nel de-
cennio della morte della
suora.
Per di più, dopo il passaggio delle Reliquie di
santa Teresina di Lisieux a Chiavenna, giustamente si è pensato di
accostare la figura di
suor Maria Laura alla
santa francese di cui ella
non solo aveva ricevuto
il nome al battesimo ma
ne era diventata una fervente ammiratrice ed
era riuscita ad assimilarne la spiritualità. Sono
state perciò particolarmente apprezzate durante la varie “stazioni”
della speciale via crucis
le letture alternate di
alcuni pensieri di suor
Maria Laura con altri di
santa Teresina.
Anche il percorso ha
dovuto essere in parte
modificato allo scopo di
concludere la celebrazione nella chiesa collegiata di san Lorenzo, piuttosto che a Santa Maria,
troppo piccola per contenere tutti i partecipanti, aumentati rispetto
agli anni precedenti essendosi aggiunti ai valchiavennaschi anche giovani e fedeli delle zone
di Colico, Morbegno e
Delebio. Come il messaggio di santa Teresina
è ancora attuale per il
nostro mondo, così anche suor Maria Laura
con la sua eroica testimonianza d’amore parla
ai giovani e alle famiglie
del nostro tempo.
P A G I N A
37
PER PASQUA CARTOLINE IN MOSTRA
Riparte l’attività del C4. Con l’arrivo della primavera riprendono le iniziative del Circolo culturale
collezionistico chiavennasco. Da oggi alla fine di aprile
è possibile visitare al Museo della Via Spluga di
Campodolcino la mostra “Gruss aus Graubunden,
Gruss aus den Bergen, un saluto dai Grigioni, un
saluto dalle montagne”. E’ dedicata alle splendide
cartoline, le “Gruss” appunto, nate alla fine dell’Ottocento e caratterizzate dal raffinato disegno e dal
particolare sistema di stampa, la cromolitografia.
Venerdì Santo, nella chiesa di San Bartolomeo a
Chiavenna ci sarà la mostra di santini pasquali della collezione di Ferruccio Scaramellini. Verrà ripetuta sabato in piazza Bertacchi nell’ambito della manifestazione “Il C4 in piazza, edizione 2010”, sotto
le arcate del palazzo comunale dalle 9,00 alle 18,00,
anche in caso di pioggia. Per il pubblico di tutte le
età è poi prevista, nella sala mostre di palazzo
Pestalozzi, sempre a Chiavenna, la mostra di
modellismo “Mondo piccolo”, organizzata in collaborazione con il Gruppo modellistico “Fin che g’ho cola”
e con il patrocinio della città di Chiavenna. Sarà
visitabile da venerdì 2 aprile a lunedì 4 aprile dalle
10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00.
INIZIATIVE PASQUALI A SAMOLACO
Pasqua a Samolaco, tra mercatini, rievocazioni storiche, passeggiate e musica. Ricco il programma di
iniziative reso noto in questi giorni dall’amministrazione comunale di Samolaco e riguardante il ponte
che caratterizzerà le festività della prossima settimana. Nell’ambito del progetto di valorizzazione
turistica avviato lo scorso anno, l’amministrazione
guidata dal sindaco Elena Ciapusci, in accordo con
tutti i gruppi che fanno cultura sul territorio, con i
commercianti e i produttori, ha deciso di costruire
un’offerta complessiva di tre giorni per il fine settimana di Pasqua. Il programma prevede sabato 3
aprile una visita guidata sul percorso che collega la
Ca’ Pipeta al santuario di San Fedelino. Partenza
dalla biblioteca di San Pietro alle 9 del mattino.
Occorre fornirsi di calzature idonee e di organizzarsi
per il pranzo al sacco. Domenica 4 aprile dopo la
Messa di Pasqua, si terrà una riproposizione dell’antica tradizione della distribuzione delle uova tinte
con le erbe. Al pomeriggio, a San Pietro, apertura
della torre medioevale e del museo della cultura contadina chiamato Colombée, negli scorsi anni oggetto
di un intervento di recupero e valorizzazione. Sempre a San Pietro alle 20.30 concerto del corpo
bandistico del paese.
P A G I N A
38
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
CULTURA CON L’ISTITUTO NAZIONALE DEI CASTELLI
Grosotto a Milano
S
i è parlato anche
di Grosotto alle
conferenze invernali di Milano. Com’è consueto, la sezione Lombardia dell’Istituto italiano dei castelli ha organizzato anche nello scorso febbraio fino a metà
marzo, ogni martedì pomeriggio, un ciclo di conferenze alle Stelline, in
collaborazione con la
Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e con il
patrocinio del Consiglio
regionale della Lombardia. Come ha precisato
presentando i sei appuntamenti il presidente
della sezione Lombardia
prof. Guido Scaramellini, quest’anno è stato
scelto un argomento di
notevole attualità: il restauro e il riuso delle architettura castellane,
che in Italia rappresentano il patrimonio d’arte e di storia più cospicuo, dopo quello degli edifici religiosi. Vari progettisti e direttori dei lavori, soprintendenti e
proprietari hanno illustrato esempi di riuso di
castelli recentemente
restaurati, dalla valle
d’Aosta alla Lombardia.
Si è cominciato con l’analisi della sistemazione
interna del Castello Sforzesco di Milano in vista
dell’Expo 2015 con l’intervento del dott. Claudio Salsi, responsabile
del servizio museale del
Comune di Milano, passando poi in provincia di
Bergamo, a Padernello,
con la partecipazione
dell’ing. Sandro Guerini,
direttore dei restauri e
del dott. Domenico Pedroni, vice presidente
della Fondazione che ha
promosso i lavori di rivitalizzazione.
L’arch. Flavio Conti,
già presidente nazionale dell’Istituto italiano
dei castelli, ha presentato in due distinti martedì i criteri seguiti nel restauro e nel riuso delle
regge di Vigevano e di
Casale Monferrato, della torre di Paratico e
della fortezza di Alessandria. Il soprintendente
per i beni culturali della
valle d’Aosta dott. Roberto Domaine ha ripercorso la storia del forte di
Bard, mentre gli arch.
Vincenzo Piccitto, Francesco Paolo Chieca e
Adriano Salvoni hanno
esposto i risultati dell’in-
tervento da loro condotto a un’ala del castello
Barbò di Pumenengo.
Costante è stato il riferimento alle altre torri e castelli lombardi, ivi
compresi quelli della provincia di Sondrio.
In coda al ciclo di conferenze, che hanno visto
una notevole partecipazione di soci e simpatizzanti in un ambiente storico come quello delle
Stelline, gentilmente
concesso dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, si è scelto a
metà di marzo di porre
una conversazione su
una figura come quella
di Virida Visconti, figlia
di Bernabò, signore di
Milano, che andò sposa
al duca d’Austria Leopoldo III. Per l’occasione sono intervenuti l’ambasciatore sloveno a Trieste e il direttore dell’ufficio stampa sloveno a
Milano, con l’appoggio di
una traduttore del parlamento europeo. Ne
hanno parlato la dottoressa Nataša Paljnar
Frelih, direttrice di Museo di storia del cristianesimo a Stièna in Slovenia, e l’arch. Alessandro Taidelli Palmizi.
In particolare quest’ultimo, ripercorrendo la
storia degli emblemi sopravvissuti del famoso
biscione visconteo, poi
adottato anche dagli
Sforza, ha mostrato una
scultura medievale che
lo rappresenta, inserita
nella parete esterna di
una casa privata di
Grosotto. Essa risulta
una delle testimonianza
scultoree più antiche,
non a caso rinvenuta a
Grosotto, a due passi dal
cosiddetto castello Nuovo di Grosio, voluto a
metà del ’300 proprio dai
Visconti.
CRISTIAN COPES
A BORMIO L’ASSEMBLEA DELLA POPOLARE DI SONDRIO
Si è regolarmente svolta lo scorso fine settimana, presso il centro polifunzionale
Pentagono di Bormio, l’Assemblea ordinaria della Banca Popolare di Sondrio, alla
quale hanno partecipato quasi 3.200 soci, cui si aggiungono deleghe e rappresentanze per un totale di oltre 4.900 voti esprimibili, provenienti da tutte le aree nelle
quali la banca opera e pure dalla Confederazione Elvetica. Il Presidente, in apertura dei lavori, ha ricordato i Collaboratori e talune Persone deceduti vicini alla banca.
L’Assemblea ha approvato la relazione degli amministratori sulla gestione, il bilancio al 31 dicembre 2009 e il riparto dell’utile stesso, che prevede la distribuzione
di un dividendo unitario lordo di 0,33 euro.
LA SCUOLA SECONDARIA SUPERIORE IN PROVINCIA
Il 14 aprile, presso la Sala Besta di Sondrio, dalle ore 15.00 alle ore 18.00, si
svolgerà l’incontro su “Scuola secondaria superiore: identità provinciale”. Interverranno: Cosimo Parisi, della Cisl Scuola di Sondrio, su “L’offerta formativa territoriale”; Filippo Maiorana, segretario della Cisl Scuola di Sondrio; segue dibattito.
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
BORMIO UNA GARA PARTICOLARE, NELL’ANNO SACERDOTALE
«Preti in pista»:
insieme sulla neve
B
I MONDIALI DI SHORT TRACK A BORMIO
La squadra italiana femminile di short track formata da Katia Zini, Cecilia Maffei,
Lucia Peretti, Martina Valcepina ed Elena Viviani (assente Arianna Fontana, a
Bormio solo come spettatrice) ha conquistato la medaglia di bronzo ai campionati
mondiali a squadre di short track che si sono disputati a Bormio lo scorso fine
settimana. Le azzurre guidate da Fabio Magarotto e Michele Antonioli hanno conquistato il terzo posto alle spalle di Korea e Canada precedendo la squadra giapponese. La squadra maschile ha conquistato il bronzo nella finalissima della staffetta
e il quarto posto nella classifica finale per nazioni.
ormio. martedì 16
marzo. Il sole primaverile illumina il maestoso
scenario della
Magnifica Terra. La neve è
perfetta! Le porte dello
slalom gigante sono già
state piazzate a Bormio
2000 dalla gentilissima
scuola sci. Tutto è pronto
per la prima festa diocesana dei preti sciatori. In
13 hanno risposto all’appello per una sfida che fin
dalle prime battute lascia
emergere un simpatico
agonismo, ma anche tanta
voglia di ridere e di stare
insieme. Da Como a Madonna dei Monti arrivano
alla spicciolata e subito si
cercano, si aspettano per il
primo sopraluogo, senza
timore di lasciar trasparire se è da qualche anno che
qualcuno non inforca gli sci,
o se si punta alla vittoria;
qualcuno arriva addirittura con il “preparatore personale”. Naturalmente, dopo i successi alle gare nazionali e internazionali,
l’attesa è tutta per la sfida
di casa tra don Stefano
Bianchi e don Gianluca Dei
Cas.
La prima manche passa
veloce, con la curiosità di
qualche turista che dal
parterre sente parlare di
“don...” in pista. Il tifo si fa
sentire forte per tutti, per
chi è della classe 1936 e
per chi è del ‘74! Al termine della prima discesa è
don Gianluca che guida con
un tempo eccezionale di
35"21 seguito da don Stefano a 36"32, ma le sorprese non mancheranno. Ecco
i risultati delle tre le categorie: la Super Pionieri è
vinta dall’inossidabile Santelli don Giacomo di Mazzo, col tempo di 1’30"91, seguito di poco da don Ottorino Martinelli, da don Giuseppe Negri e da don Riccardo Curtoni. La Pionieri
è vinta da don Giuseppe Longhini di Talamona,
col tempo di 1’36"36. Seguono don Gianfranco Ciaponi, don Giovanni Quadrio, don Renato Lanzetti.
La categoria Veterani vede
a poche porte dall’arrivo la
caduta rocambolesca del
velocissimo don Dei Cas, e
assegna così la vittoria a
don Stefano Bianchi di
Dubino col tempo di 1 minuto, 12 secondi e 61millesimi, seguito da don Fabio
Fornera, monsignor Andrea Caelli, terzo nonostante una caduta, don Luca Bordone e don Gianluca.
Vince la speciale classifica di Zona, dedicata alla
memoria del servo di Dio
sciatore Karol Wojtyla, la
zona Bassa Valtellina. Fin
qui la gara.
Dopo le foto di rito c’è ancora il tempo per qualche
sciata in compagnia, poi
tutti al pranzo, a cui si uni-
P A G I N A
39
scono alcuni confratelli della zona. Si brinda a don
Giuseppe Negri che ha reso
possibile questo gioioso
incontro. E’ anche l’occasione per raccontarsi come va,
qualche ricordo, qualche
fatica pastorale, ma soprattutto per riassaporare
una nostrana fraternità
sacerdotale, tanto auspicata dal nostro vescovo, dal
Santo Padre, e dai documenti del Concilio Vaticano II. Questo era lo scopo
degli organizzatori, capitanati dal parroco di Tovo, e
sembra proprio di averlo
raggiunto! Tanto che subito spuntano i futuri appuntamenti e sembra di sognare ad occhi aperti: chissà quanti preti sanno sciare o potrebbero passare
una giornata insieme sulla neve! L’anno prossimo di
questi tempi, il 16 marzo,
si svolgeranno infatti i
campionati internazionali
dei preti sciatori a Les Gets (Francia), invece a Sestola a inizio febbraio quelli nazionali e per la nostra
diocesi si punterà a giovedì 24 febbraio, forse con
una due giorni, con una sfida a sci di fondo, coinvolgendo i seminaristi e qualche confratello delle vicine
diocesi... Che dire? è l’anno
sacerdotale! Ora è tempo
di tornare in pista, quella
vera della nostra parrocchia
e della nostra gente, sereni di poter raccontare la
gioia di avere dei preti
amici con cui ogni tanto si
può sostare per riprendere
con più grinta il santo viaggio!
F.F.
P A G I N A
41
SPORT
IMPIANTI SPORTIVI QUESTO AUTUNNO IL VIA AI LAVORI?
Il villaggio dello sport
Ad aprile progetto
in Consiglio
Comunale a Como.
Poi, finalmente,
il via al cantiere?
attività commerciali di carattere tematico sportivo
(sull’argomento si sono
susseguite vivaci polemiche per il timore che tali
spazi potessero essere occupati da rivenditori alimentari), un’area attrezzata per gioco bimbi, ed un
percorso vita con 16 piazzole attrezzate con attrezzi ginnici in legno nonché
un’area verde alberata a
parco situata nella zona
sud. Per quanto concerne
i parcheggi saranno realizzati 727 posti auto al servizio del complesso, 19 dei
quali riservati ai disabili.
La viabilità intorno al
“Villaggio dello Sport” prevede la sistemazione di
via Sportivi Comaschi per
la quale è programmato
un nuovo innesto alla via
Canturina mediante una
rotonda. Tutta la cittadella, e le opere accessorie, comporteranno costi
pari a ben 21milioni di
euro, ma il Comune di
Como ne sosterrà solo 6,5
milioni.
La speranza è che questo autunno possa essere
dato il via libera ai lavori
del cantiere.
pagina a cura di LUIGI CLERICI
In questo rendering come dovrebbe apparire
la Cittadella dello Sport di Como.
Sotto una rappresentanzione, invece, dell'interno
dello sport, inaugurato
nel 1970, e un’area verde
di circa 7.400 mq che in
parte è destinata a parco
pubblico, in parte a verde
accessorio del palazzetto
dello sport esistente.
Per ciò che riguarda la
piscina olimpica si provvederà alla ristrutturazione dell’impianto realizzato nel 1981 con la realizzazione di una palestra
costituita da un centro
riabilitativo o centro fitness. All’aperto verrà realizzata una nuova piscina
scoperta ed accanto un
solarium a prato, due
campi da beach-volley,
una zona bar, spogliatoi e
servizi.
In sostituzione dell’attuale palazzetto, inaugurato nel 1970, sorgerà una
nuova struttura il cui spazio centrale sarà destinato alle attività sportive
ordinarie o agonistiche, in
grado di contenere 3 campi da calcio a 5 (o basket,
pallamano, pallavolo, tennis) suddivisibili con speciali tendoni appesi alle
coperture e, in casi particolari, un campo per le di-
verse attività modificabile
anche per competizioni di
pattinaggio, hockey, ecc.
Nella cavea sono posizionate gradinate retrattili
che consentono il massimo utilizzo dello spazio,
lasciando a disposizione
degli spettatori solo le gradinate fisse.
All’esterno saranno realizzati una serie di campi
all’aperto in erba sintetica per il calcio a 5 ed anche
per il tennis.
A completare l’offerta
della struttura un bar/ristorante, un edificio per
SKYRUNNING A LUGLIO IN QUEL DI PREMANA
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
D
ovrebbe essere
la volta buona.
Questa primavera la realizzazione del Villaggio dello Sport a Muggiò
dovrebbe incominciare a
diventare realtà. Toccherà infatti al Consiglio Comunale di valutare l’approvazione definitiva della variante urbanistica
per la realizzazione dell’opera ed una volta conclusa la procedura amministrativa si potrà procedere con la messa in gara
del progetto che sarà realizzato in project financing. Un progetto atteso
da anni che consentirà
alla città di dotarsi di un
vero e proprio “Villaggio
dello Sport”. Vediamo un
po’ cosa, auspichiamo, al
più presto potrà essere
utilizzata dai cittadini. Il
villaggio sportivo sorgerà
a Muggiò su un’area che
si estende per circa 60
mila mq e risulta occupata attualmente dalla piscina olimpionica, realizzata nel 1981, e dall’ ex
piazza d’armi, che si presenta come ampia superficie sterrata utilizzata
saltuariamente per la localizzazione di spettacoli
viaggianti (luna park, circo, ecc). Nella parte sud
del comparto sono situati il vetusto palazzetto
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
PARALIMPIADI 2010
Grande sport
A Vancouver
la rappresentativa
italiana ha
conquistato ben
7 medaglie.
Pregi e difficoltà
dello sport
per disabili
nel nostro Paese
D
opo gli ottimi risultati colti dall’Italia alle Paralimpiadi di Vancouver, dove la
nostra rappresentativa si
è classificata decima con
sette medaglie (un oro con
Francesca Porcellato nello sci di fondo, tre argenti,
tre bronzi), il mondo dello
sport si è improvvisamente accorto della domanda
sportiva delle persone con
disabilità.
La grande difficoltà nel
trovare strutture ricettive, problemi di tipo informativo e un mondo della
scuola dove lo sport viene
ancora concepito come
una sorta di “ricreazione
allargata” sono i tre grandi problemi che dovrebbero ancora risolti in Italia,
per lo sport delle persone
con disabilità, che tuttavia, grazie alla vera e propria “rivoluzione culturale” degli anni più recenti,
viene oggi preso in considerazione come “modello”
addirittura da Paesi di
antica cultura sportiva,
quali l’Inghilterra e la Spagna, come ha sottolineato
Luca Pancalli, presidente
del Comitato Italiano
Paralimpico. «Negli ultimi anni - ha dichiarato
Pancalli, che è anche vicepresidente del CONI - l’I-
talia ha colmato un grande gap nello sport per persone con disabilità e ora,
attraverso una vera e propria “rivoluzione culturale”, siamo una delle realtà più avanzate a livello
europeo, tanto che Paesi
come Inghilterra e Spagna studiano il nostro modello. Naturalmente - ha
aggiunto - c’è ancora tanto da fare e a tutt’oggi esistono grandi lacune. Purtroppo non abbiamo una
vera cultura sportiva,
bensì una cultura del tifo,
della medaglia, della vittoria. In ogni caso, lo sport
ultimamente ha mostrato grande rispetto e tolleranza delle diversità ed è
stato uno degli strumenti
con maggior capacità unificanti a livello sociale». Il
presidente del CIP ha individuato tre problemi
principali che lo sport per
disabili deve affrontare.
«Innanzitutto - ha spiegato - c’è grande difficoltà nel
trovare strutture ricettive per colmare la domanda sportiva delle persone
con disabilità, soprattutto
perché c’è carenza di operatori sportivi specializzati. In secondo luogo, esistono difficoltà di tipo informativo: molto spesso il
disabile che intende fare
sport non sa proprio dove
andare. Infine c’è il problema nel mondo della
scuola, dove lo sport è sottovalutato e viene concepito come una sorta di “ricreazione allargata”. Lo
sport dev’essere invece
uno strumento educativo
e questo fattore è stato
sottovalutato per troppo
tempo, con la conseguenza che anche lo sport per
disabili ne ha risentito».
CALCIO RIPRENDE L CAMPIONATO DEL COMO
Corsa iridata in Valsassina Salvezza: rush finale
Il campionato
del mondo si
svolgerà su un
percorso
di 32 chilometri
il prossimo
25 luglio
T
orna in Valsassina il Giir di Mont’
competizione di
skyrunning tra
gli alpeggi in alta
quota. Appuntamento il
25 luglio a Premana.
Quest’anno la Federazione Internazionale ha
deciso di premiare questa
località a pochi chilometri
da Como e Lecco con l’assegnazione del primo Skyrunning World Championship’, campionato del
mondo in un’unica gara.
Lo spettacolo è assicurato lungo un percorso collaudato di 32 chilometri e
che unisce i dodici alpeggi
di Premana. Partenza e
arrivo in paese, con il pas-
saggio più alto alla Bocchetta di Larecc (2.063
metri) sulle pendici del
Monte Melasc che fa da
spartiacque tra la Valvarrone e la Valfraina.
Altra la classifica di combinata tra la skymarathon
lecchese e il Vertical Kilometer (chilometro verticale) di Canazei nell’ambito della Dolomites Skyrace, in calendario dieci
giorni prima. L’albo d’oro
del ‘Giir di Mont’ riporta
nomi altisonanti come
quello dello spagnolo due
volte campione del mondo
Kilian Jornet Burgada,
trionfatore a Premana nel
2008 e nel 2009, insieme
alla rappresentante di
Andorra, Stephanie Jimenez, lo scorso anno sul
gradino più alto del podio
davanti alla campionessa
del mondo Emanuela Brizio e alla nuova stella spagnola degli sport di fatica,
Mireia Mirò.
Per tutta la Valsassina,
l’appuntamento di fine lu-
glio vuole essere anche una vetrina a livello turistico, e diversi saranno gli
eventi collaterali organizzati dall’AS Premana. Tra
questi la Mini SkyRace di
20 km per coloro che non
sono particolarmente allenati.
Sul sito www.aspremana.it nella sezione ‘Giir di
Mont’ saranno reperibili
tutte le informazioni riguardanti percorsi, altimetrie, regolamento e
modalità di iscrizione per
la gara 2010.
Dopo il pareggio
col Foligno
l'ultima fase
del torneo azzurro
riprende da quel
di Benevento
C
ome da consolidata e doverosa tradizione, ormai però limitata alle
sole serie minori,
il campionato di calcio di
I Divisione riprende, dopo la sosta osservata domenica scorsa, con l'impegno del Sabato Santo.
La pausa di sette giorni
è stata l'ultimo stop al
campionato di calcio prima del rush finale che,
nelle prossime sei partite,
darà i suoi verdetti per ciò
che riguarda la promozione (uno dei due posti è
ormai ipotecato dal Novara che potrebbe tornare in
serie B dopo oltre 30 anni.
L'ultima esperienza ca-
detta della squadra che
vide giocare tra le sue fila
Silvio Piola, risale infatti
al 1977) e la retrocessione
(qui l'ultimo posto, ovvero
quello che costa il ritorno
immediato in II Divisione
sembra ormai appannaggio della Paganese che ha
sì, rimontato parte del suo
distacco dalle squadre che
la precedono ma non è
mai riuscita a concretizzare l'aggancio). Soprattutto nella lotta per evitare di
partecipare ai play-out,
ovvero veri e propri spareggi che costano alla
squadra sconfitta la relegazione, è invischiato anche il Como soprattutto a
causa di almeno sei/sette
punti gettati al vento in
questo campionato, come
ha sottolineato uno dei
due allenatori della compagine lariana, ovvero
Oscar Brevi, commentando l'ultima sciagura degli
azzurri ovvero il pareggio
casalingo raccolto contro
il Foligno.
E' soprattutto questa
partita che ha messo in
mostra i limiti della compagine lariana attuale.
Dopo un bel primo tempo,
i lariani hanno lasciato
spazio agli avversari nella ripresa fino all'episodio
che ha portato al calcio di
rigore in favore della compagine umbra che è costata due importantissimi
punti in graduatoria per il
Como. Certo, c'è chi sta
peggio, ma il Como non
può permettersi di guardare le disavventure altrui senza cercare invece
di risolvere i suoi problemi. Per salvarsi occorrono punti. Quei punti che
gli azzurri cercheranno di
conquistare già oggi sul
difficile campo campano
del Benevento che occupa
una buona posizione in
graduatoria, ma la cui dirigenza è stata invischiata in alcune disavventure
giudiziarie che potrebbero aver minato la compattezza del suo organico.
P A G I N A
42
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
LA STRANA GUERRA TRA GOOGLE E PECHINO
Chopin
Per la libertà della rete
I
l 12 gennaio scorso David
Drummon, vicepresidente
responsabile del Corporate Development e dell’Ufficio Legale di Google,
scriveva un post sul blog ufficiale della società con il quale prendevano il via le ostilità tra BigG
e Pechino: “Abbiamo deciso che
non continueremo più a censurare i risultati delle ricerche su
Google.cn”. Un annuncio dirompente, che ha aperto un caso diplomatico tra le due superpotenze e che si è concluso la settimana scorsa con la decisione degli
uomini di Mountain View di dire
addio a Pechino.
La vicenda ha inizio a metà
dicembre, quando gli esperti della sicurezza di Google individuano un “attacco molto sofisticato e
mirato”, proveniente da due università della Cina, al servizio
Gmail (il servizio di posta elettronica della società americana): il
bersaglio sono gli account e-mail
di alcuni attivisti cinesi, impegnati nella difesa dei diritti umani. Nel mirino sono finite anche
altre 20 società degli statunitensi. Il governo Usa, ed in particolare il segretario di Stato Hillary
Clinton, si schiera subito, chiedendo che sia fatta chiarezza;
...e su
facebook
sbarca
san
Nativo
Digitale
mentre la risposta da oltre la
Muraglia resta arroccata sulla
posizione consueta: le imprese
straniere “sono le benvenute” su
Internet, se “agiscono in accordo
con la legge” cinese, spiega Jang
Yu, portavoce dell’esecutivo.
Sono in gioco la libertà di
Internet, i valori della democrazia reale (oltre che di quella “virtuale”) ed anche un mercato economicamente molto interessante per il motore di ricerca statunitense: sono 384 milioni i cinesi che usano Internet e sono circa 600 milioni di dollari i ricavi
2009 di Google in Cina, secondo
Preludi: op. 28
I
Imran Khan, analista di JpMorgan. Lo scontro, duro, si è risolto lo scorso 22 marzo, quando
Google ha deciso di spostare tutto il traffico diretto a google.cn (il
sito cinese) verso google.com.hk
(il sito di Hong Kong). Una decisione anticipata da forti rumors
e seguita da uno strascico di polemiche. Una decisione presa,
secondo quanto riportato nel
blog della società, perché, “nei
negoziati intercorsi, il governo
cinese era stato fermo nel sostenere che l’auto-censura era un
requisito legale non negoziabile”.
ANTONIO RITA
Una pagina su Facebook dedicata a “san Nativo Digitale, un
Santo ovviamente inventato”, per “offrire agli adolescenti contenuti di qualità da condividere in rete con gli amici”. A promuovere
l’iniziativa è un gruppo d’insegnanti di religione, i quali “prendendo spunto da san Scolaro che don Milani fece realizzare a
Barbiana, hanno creato su Facebook, la piazza dove gli adolescenti oggi s’incontrano maggiormente, una pagina dedicata ad un
loro Santo” (info: www.religione20.net). L’idea, spiega Luca
Paolini, docente di religione nella diocesi di Livorno e tra i promotori dell’iniziativa, “nasce dal fatto che gli adolescenti trascorrono molto tempo su Facebook ma condividono spesso notizie e
argomenti di poco valore educativo. Loro stessi sentono però il bisogno di leggere ogni tanto qualcosa di edificante”. L’obiettivo di questo progetto, aggiunge Paolini, che
è anche autore del blog Religione
2.0, “per adesso è semplice: raccogliere in un unico luogo notizie, video, riflessioni, da far circolare nel
mondo degli adolescenti”. Purtroppo, conclude, “oggi per i giovani,
specie quelli che non frequentano
le parrocchie, ci sono poche occasioni di riflessione. Ecco, allora, un
modo per far apparire ogni giorno
nella loro bacheca elementi da condividere che possano attrarre la
loro attenzione e, al tempo stesso,
gettare un seme di bontà e speranza nei loro cuori”.
“Amarcord”
MIO FIGLIO PROFESSORE
Un film dedicato a chi ama Aldo Fabrizi e le commedie dolceamare del dopoguerra.
La vicenda è ambientata tra il 1919 ed il 1946.
Una storia semplice: un bidello romano ( nel film Aldo Fabrizi), spinto dal naturale desiderio di
ascesa sociale, anche a prezzo di grandi sacrifici, riesce a far studiare il figlio fino alla laurea ed alla
conquista di un posto da professore di Latino e Greco, proprio nel Liceo dove egli svolge le sue mansioni di bidello. E questo è il lato dolce della vicenda, ma c’è anche l’amaro, rappresentato dalla ingratitudine filiale, che veste i panni dell’antipatico e legnoso figlio-professorino.
Un bel film di Renato Castellani, girato nel lontano 1946.
Altri tempi, così lontani da noi da farci sorridere con malcelata commiserazione. Quanto siamo cambiati da allora! Quanto siamo diversi dal bonario, patetico bidello Fabrizi, da tutti quei padri, che,
come lui, facevano, allora, qualunque sacrificio ed anche carte false per dare ai figli un avvenire sicuro. E quanto sono diversi i nostri figli da quell’ingrato figlio che, dall’alto della sua laurea, non solo
non ringrazia, ma addirittura guarda con fastidio ed insofferenza il genitore disposto a tutto per lui…
Già, quanto siamo cambiati!
Mio figlio professore; Domenica, 4 Aprile 2010; ore 9.25 - Raitre
a cura di
DANIELA GIUNCO
24 Preludi op. 28 per pianoforte di Fryderyk Chopin
(1810-1849) sono colmi di
ricordi ed evocazioni. Mostrano il pensiero intimo, lo
stato d’animo e le aspirazioni
dell’autore polacco. La prima
edizione fu pubblicata nel 1839
contemporaneamente a Lipsia e
Parigi. L’edizione tedesca fu dedicata a J. K. Kessler, mentre
quella francese a Camille Pleyel.
Furono composti fra 1838 e il
1839 durante il soggiorno del
compositore a Majorca con George Sand. I Preludi sono scritti
nelle ventiquattro tonalità, nell’ordine consueto delle scale:
ogni tonalità di modo maggiore
è seguita dalla relativa minore.
In questo vi è un chiaro riferimento al Clavicembalo ben temperato di J.S. Bach.
Il Preludio op. 28 n. 1 (Agitato), in
do maggiore, mostra un’evidente agitazione interiore ed è costruito su una serie di frasi
sincopate e su un disegno di
terzine di accordi arpeggiati.
Il Preludio op. 28 n. 2 – Lento, in
la minore - è una dolorosa pagina meditativa. Estremamente
delicato il tema affidato alla
mano destra che si contrappone
all’inflessibilità della mano sinistra in cui prevalgono intervalli
di decima e dodicesima. Gli indugi fra il modo maggiore e minore creano una particolare atmosfera.
Il Preludio op. 28 n. 3 (Vivace, in
sol maggiore) è stato paragonato da Alfred Cortot al mormorio
di un ruscello. E’ una pagina
scorrevole e virtuosistica.
Il Preludio op. 28 n. 4 – Largo, in
mi minore – ha un andamento
pacato e disteso. Nel canto della
mano destra si distende una
melodia profondamente malinconica ed espressiva. Fu eseguito all’organo della Madeleine
durante il funerale del compositore.
Il Preludio op. 28 n. 5 – Molto Allegro, in re maggiore – è una sorta di “moto perpetuo” in semicrome; tecnicamente è estremamente difficile.
Il Preludio op. 28 n. 6 (Lento assai, in si minore), come il
quindicesimo, viene talvolta indicato con il titolo “goccia d’acqua”. La melodia affidata al basso, è molto simile a un dolce lamento; molto moderato il disegno ritmico, quasi un accompagnamento, della mano destra: le
note ribattute sottolineano il
carattere malinconico complessivo del brano.
Il Preludio op. 28 n. 7 (Andantino, in La maggiore) è una fra le
pagine più brevi della letteratura pianistica: solo sedici battute.
L’idea musicale è ridotta all’essenziale; non vi è alcuno sviluppo. E’ pervaso da tenerezza e affetto.
Nel Preludio op. 28 n. 8 (Molto
agitato, in fa diesis minore) prevalgono due momenti contrastanti: impeto e tenerezza. Le
difficoltà tecniche presenti lo
rendono simile a uno “Studio”
virtuosistico.
Maestoso e imponente è il Preludio op. 28 n. 9 (Largo, in mi maggiore) che gravita nel registro
grave. L’accompagnamento, in
terzine, sostiene una melodia
essenzialmente patetica.
Il Preludio op. 28 n. 10 (Molto allegro, in do diesis minore ) è caratterizzato da due elementi
contrastanti: le terzine affidate
alla mano destra e gli accordi
arpeggiati alla mano sinistra. E’
una pagina ricca di varietà ritmica e melodica.
Ancora simile a uno “Studio”
virtuosistico è il Preludio op. 28
n. 11 (Vivace, in si minore) interamente imperniato su una figu-
razione di
terzine per
entrambe le
mani. L’ardore dei bassi che procedono a balzi A L L ' O P E R A
e l’ostinazione ritmica
caratterizzano il Preludio op. 28
n. 12 (Presto, GRAMMA
in sol diesis
minore).
Il Preludio op. 28 n. 13 (Lento, in
fa diesis maggiore) è simile a un
“Notturno”. Un tema piuttosto
lungo eseguito in accordi, con
inflessioni tenere e malinconiche, si snoda su crome arabescate.
Il Preludio op. 28 n. 14 (Allegro,
in mi bemolle minore) sembra
quasi un abbozzo del finale della Sonata op. 35.
Il Preludio op. 28 n. 15 (Sostenuto, in re bemolle maggiore) è la
pagina più celebre del ciclo. E’ assai simile a un “Notturno”. E’
noto con il titolo di “goccia d’acqua”, a causa dell’effetto onomatopeico dato dal continuo cristallino risuonare in ribattuto della
stessa nota. Formalmente ha
una struttura A-B-A: due sezioni contrastanti (A-B), la prima
lirica e la seconda più drammatica, con una ripresa finale della
prima (A). La prima parte (A) ha
un tono semplice e dimesso, dal
tema lineare appena increspato
dal leggero ribattere della mano
sinistra. Poi l’incedere si appesantisce e giungono segnali di
turbamento: è questo l’inizio della seconda parte (B) che porta
alla ripresa conclusiva (A).
Prettamente virtuosistico è il
Preludio op. 28 n. 16 (Presto con
fuoco, in si bemolle minore).
Dolce e tenero, quasi una “Romanza senza parole”, è il Preludio op. 28 n. 17 (Allegretto, in La
bemolle maggiore).
Appassionato e tormentato il
Preludio op. 28 n. 18 (Molto allegro, in fa minore). E’ un brano
difficoltoso che richiama alla
mente i recitativi bachiani e il
romanticismo schumanniano.
Il Preludio op. 28 n. 19 (Vivace, in
mi bemolle maggiore) rievoca
l’atmosfera dello Studio op. 25 n. 1.
Quasi una preghiera è il breve
Preludio op. 28 n. 20 (Largo, in do
minore), costituito da sole tredici battute. Jane Stirling, allieva
di Chopin, aveva detto: “Gli accordi sono più celesti che terreni,
pieni di un’aspirazione destinata a penetrare nell’eternità”.
Di nuovo simile a un “Nottuno” è
il Preludio op. 28 n. 21 (Cantabile, in si bemolle maggiore). La
malinconia che emana da questa
pagina si tramuta in episodi appassionati e tormentati, per concludersi nella pace e tranquillità.
Molto agitato, in sol minore, è il
Preludio op. 28 n. 22 concepito
virtuosisticamente come il sedicesimo.
Il Preludio op. 28 n. 23 (Moderato, in fa maggiore) è un passaggio
intermedio fra il tumulto del precedente
Preludio
e
la
passionalità del seguente.
Il Preludio op. 28 n. 24 – Allegro
appassionato, in re minore – era
probabilmente ispirato dal “crollo” di Varsavia. Vi è infatti un
evidente richiamo allo Studio op.
25 n. 12, noto come “Studio rivoluzionario” o la “caduta di Varsavia”. L’esecuzione presenta notevoli difficoltà tecniche
Quasi tutto l’universo pianistico
chopiniano si ritrova, in microcosmo, in questa raccolta.
GUIDA
PEN
TA
a cura di
ALBERTO CIMA
P A G I N A
43
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 3 APRILE 2010
UN PRETE PER AMICO (39)
UNA LETTERA DAL CAMEROUN DI DON CORRADO
LA CARITÀ E LA GIUSTIZIA
LA COMUNITÀ DI MAYO LEGGA
U
Riceviamo, tramite
l’Ufficio Missionario
diocesano, questa
lettera da uno dei
nostri sacerdoti fidei
donum nella missione
in Cameroun
na persona in difficoltà
si pensa sia da aiutare.
E ci sentiamo gratificati se facciamo un gesto
generoso verso il prossimo: come sono brava! Noi facciamo distinzione fra sano e handicappato: uno che dà, l’altro che
riceve. Ma chi riceve non deve ricambiare, non deve godere della
stessa gratificazione, dello scambio, del dono reciproco?
Dio ci ama per suscitare il
nostro amore, la nostra risposta.
Se ci amiamo, come Lui ha fatto, dobbiamo stimare il prossimo
capace di ricambiare su un piano
di parità. Diversamente, chi viene aiutato si sentirà beneficato,
ma posto su un piano inferiore,
oggetto di attenzioni, di carità
(come può diventare equivoca
questa parola) non fratello, non
trattato alla pari.
Il Papa ci mette sull’avviso:
“non diamo per carità quello che
spetta per giustizia”. Ricordo la
reazione di una ragazza spastica
perché l’amica che l’aveva accompagnata al mare, la metteva
a letto e se ne andava. Mi sembrava eccessiva la pretesa di
aver sempre una persona al suo
servizio. Poi ho capito che la ragazza non voleva un servizio, ma
un’amica; voleva una persona
che le dicesse “stasera sono stanca, vorrei andarmene un po’ da
sola”; per poterle rispondere “ho
piacere che ti diverta”; sarebbe
stato uno scambio in parità.
La mamma dà la caramella al
bambino, ma prova anche a domandargliela, gli offre l’occasione di una rinuncia, di un sacrificio fatto per amore, lo tratta da
amico, alla pari. La persona handicappata non è più un bambino.
Avrà difficoltà a comunicare,
sarà più lenta nel movimento, se
gli si dà la possibilità, l’occasione,
il tempo, gli strumenti, saprà
fare qualcosa per gli altri. Ne
sarà gratificato più che se ricevesse sempre e tutto. Scoprirà il
valore positivo della sua persona,
se viene riconosciuto; farà uno
sforzo, un sacrificio, se viene ritenuto in grado di prendersi le sue
responsabilità.
Un handicappato, un ammalato immobilizzato arriverà a diventare protagonista “volontario” della sua situazione. È un
cammino non facile, non immediato, un’esperienza umana e cristiana frutto dello spirito e della
volontà e del sostegno della comunità.
mons. AUGUSTO PEDUZZI
INTERNET
IL GIORNO DEI PIRATI
I
l luogo scelto è rimasto segreto fino a pochi giorni prima dell’evento, il Pirate Day,
fin dalle premesse, si è rivelato un appuntamento destinato a far palare di sé. La festa dei pirati si è svolta sabato
scorso, 20 marzo, a Roma al cinema Capranica; i pirati italiani, europei e americani si sono
dati appuntamento a due passi
da Montecitorio per affrontare i
temi caldi del “dibattito sulla libertà di cultura, il monopolio delle multinazionali e le leggi repressive dei governi”.
La festa dei pirati è giunta alla
sua seconda edizione ed è organizzata da alcuni movimenti e
associazioni nate e cresciute all’Interno della Rete. ScambioEtico.it è un Movimento di
pensiero nato nell’estate del
2004, con l’obiettivo di promuovere la condivisione “senza scopo di lucro di opere protette dal
diritto d’autore quando si autolimita evitando di mettere in
condivisione film e musica con
meno di 18 mesi dalla prima
commercializzazione”; TNTVillage.org, il cui fine principale
“è quello di porre in evidenza l’ormai obsoleta normativa sul diritto d’autore che, causa la lunga
durata della tutela di tali diritti,
risulta essere un freno alla cultura ed alla diffusione della conoscenza” e il Partito-Pirata, che
ha “lo scopo di favorire lo studio
e la modifica delle leggi nazionale ed internazionali inerenti la
cultura, il diritto d’autore e la
privacy e più in generale di promuovere lo scambio di idee e informazioni fra cittadini al fine di
agevolare una evoluzione della
legislatura vigente ritenuta sbilanciata a favore delle imprese
nei confronti dei cittadini”.
Secondo gli organizzatori, l’incontro-festa doveva essere un momento di riflessione sui temi della libertà di Internet e la neutralità tecnologica, la partecipazione di esponenti del mondo della
politica e dell’imprenditoria, pochi a dire il vero, avrebbe dovuto
garantire un livello “alto” del dibattito, ma non sono mancate le
polemiche, prima ancora che la
festa iniziasse. Tullio Camiglieri,
coordinatore del Centro studi per
la protezione dei diritti degli au-
tori e della libertà di informazione, nel commentare l’iniziativa
ha dichiarato: “La festa del ‘partito pirata’ lascia sbigottiti. A
quando il ‘partito dei furti con destrezza’ o l’associazione degli
‘amici dello sballo legalizzato’?”.
A scatenare la bagarre è stata soprattutto la presenza nel programma di uomini di maggioranza ed opposizione: tra gli altri, Vincenzo Vita (senatore Pd), Benedetta Della Vedova (deputata Pdl) e
diversi candidati alle prossime
elezioni. Contro la presenza del
mondo della politica, Camiglieri
si è detto stupito, “sarebbe più
utile se questi nostri rappresentanti pensassero a tutelare responsabilmente l’industria culturale italiana saccheggiata quotidianamente dalla pirateria on
line. Centinaia di migliaia di persone impiegate nel cinema, nell’editoria, nei giornali e nell’industria musicale rischiano il loro
posto di lavoro”. Secondo uno studio europeo di Tera Consultant,
nei prossimi cinque anni, la
pirateria potrebbe produrre 240
miliardi di euro di danni economici, soprattutto mancati ricavi,
all’industria creativa europea,
mettendo a rischio quasi 1,2 milioni di posti di lavoro
ANTONIO RITA
IL SENSO DELLA MORTE
E DELLA RISURREZIONE
DI CRISTO
Nel voler meditare sulla morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, ritengo possibile
esternare alcune riflessioni. Pasqua dice risurrezione, ridare
coraggio e rinascere a vita nuova,
ed è un augurio attuale in una
società che va controcorrente.
Specialmente ai giorni nostri
persiste una forte ostilità nei
confronti di valori umani e sociali e forse, vista la situazione venutasi a creare, il peggio deve
ancora arrivare!
Occorre, a maggior ragione,
rilanciare l’ultima paroila del
Crocifisso, che è la risurrezione,
e questo9 potrà aiutarci in progetti non di morte ma di vita.
GIANNI NOLI, Fino Mornasco
B
uona Quaresima a tutti! Qui le visite alle comunità occupano le
giornate. Tanti incontri, tanti volti, tante
storie... Le papaie sono mature e
si trovano i primi manghi... E’ il
momento di cercare l’acqua per i
nuovi pozzi, nel bel mezzo della
stagione secca. Soprattutto a
Rhumzu centro la situazione è
grave. Il gran caldo è arrivato.
Camionette dell’ONU scorazzano in su e in giù per la strada:
stanno ritracciando il confine con
la Nigeria. E’ un esempio per tutta l’Africa. E’ possibile risolvere
pacificamente le controversie
territoriali tra stati! Per il resto...
siamo alla ricerca di una lettera
perduta. Chissà! A presto.
LA COMUNITÀ
DI MAYO LEGGA
Era la prima volta che visitavo
Mayo Legga, la comunità cristiana più lontana da Rhumzu, nella brousse verso Mokolo. Un sabato mattina...
E’ festa. Il vecchio catechista
lascia il posto al giovane. In Africa, la figura del catechista, accanto a quella del responsabile, è
importante per la vita di fede di
una comunità. Il catechista è
punto di riferimento per la gente. Raduna la comunità per la
preghiera e la catechesi. La domenica, in assenza del prete, è lui
che guida la celebrazione.
La chiesa è troppo piccola, rischiamo di soffocarci dentro, ma
lasciamo preparare ai responsabili. Nel frattempo visitiamo
un’altra piccola comunità (CEV),
a tre Km di distanza. Torniamo
dopo poco. Il catechista ci avvisa
che il luogo della Messa è cambiato. Mercie, Seigneur!
La gente è già radunata all’ombra di un grande albero. Bello, maestoso. Produce dei grandi
fagioli con uno strano frutto giallo: “Mon père, assaggia, ma non
mangiarne molto: provoca disturbi cardio-vascolari!” Stupito
dal linguaggio forbito, assaggio.
E’ farinoso, ma... non male.
Il grande albero è sul terreno
scelto per la nuova cappella. Una
cappella capace di contenere la
comunità in espansione. Il terreno è stato permutato con quello
dove sorge attualmente la chiesa. E’ più centrale rispetto al villaggio e molto più ampio.
Un uomo segue tutto da lontano. E’ il papà di Bernard, uno dei
responsabili della comunità. E’
di religione tradizionale. E’ lui
che ha permutato il terreno. In
pratica regalato. Da parte nostra
si voleva aggiungere qualcosa
per rendere la permuta un po’
più equa, ma non ha voluto: “Mio
figlio ha scelto la tua religione.
Ha scelto te come padre. E tra
padri ci si deve aiutare...” Bello!
Il gruppo delle majorettes, con
foulard stile Grest, anima la
messa con la danza. Prima che la
Messa inizi, come riscaldamento,
intonano il canto in assoluto più
gettonato: “Elì Elì lema sabactani” (ormai conoscete il kapsiki, vi
risparmio la traduzione...). E’ il
salmo del venerdì santo, ma piace molto per il suo ritmo. L’altra
sera un gruppo di ragazze accompagnava una giovane sposa
al matrimonio tradizionale.
Camminavano cantando: Elì,
Elì... Che sia un presagio?
La Messa scorre piacevole tra
canti e danze. I canti si succedono in 5 lingue diverse: Francese,
Kapsiki, Foufoulde, ma anche
Ausa e Inglese. Siamo al confine
con la Nigeria. Si sente.
Dopo il Vangelo, una fila di giovani mamme, con il foulard bianco in testa e con i bambini in
vestina bianca, si fa avanti. La
tenuta è una loro iniziativa. Sono
gli 11 nuovi nati dell’anno della
piccola comunità.
Dopo la comunione l’anziano
catechista Zra Jean Marie, davanti alla comunità, si toglie il
camice e lo dona al nuovo catechista: Albert. Gesti semplici,
ma, allo stesso tempo, solenni.
Quasi un’investitura. Ora il sole
picchia. Un lieve venticello rende
più piacevole il clima. Anche gli
uomini, seduti, come in tutto il
mondo, un po’ in disparte, si sono
avvicinati all’ombra dell’albero.
Zra Jean Marie è una quercia,
sui cinquant’anni. Capelli bianchi. Ampio sorriso. Prende la parola. “E’ da 25 anni che sono il
catechista di Mayo Legga. C’è un
versetto del Vangelo che dice: Ci
sono molti campi da coltivare,
ma pochi lavoratori. E’ per questo che voglio dare tutto il mio
incoraggiamento ai lavoratori
che si daranno da fare nel campo
dove io ho fatto la mia parte...” La
gente applaude. Tre asini s’intromettono
con
prepotenza.
Un’asina scalcia verso l’altro, respingendo le sue avances... La
gente ride. Due uomini li cacciano a sassate.
Il discorso è tradotto in Francese per noi. Segue la traduzione
in Mafa per la piccola comunità
che qui risiede. Intanto una processione di donne parte da una
casa vicina con l’offerta di 10 taz-
ze di arachidi.
La Messa è finita, ma la festa
continua a casa di Jean Marie.
Una polenta di miglio bianco e
l’immancabile bil bil con tutti i
catechisti delle comunità vicine.
Sono passati pochi mesi. La
comunità si è data parecchio da
fare. Domani porterò altri sacchi
di cemento. La costruzione della
nuova cappella ha già preso forma. Hanno fretta. Tra poco anche l’ultima acqua disponibile
per costruire, attinta sotto la
sabbia del fiume in secca e portata in testa dalle donne, svanirà.
Allora il cantiere sarà chiuso.
Già. Il cantiere della nuova
chiesa di Mayo Legga. Segno di
una Chiesa sempre in cantiere,
sempre in movimento. All’inizio
della ristrutturazione dell’oratorio di Regoledo, si parlava con i
giovani. Una ragazza mi aveva
spiazzato: a me non interessa la
ristrutturazione dell’oratorio,
ma la gente che lo abita, che lo
anima. A cosa servirebbero questi muri della nuova chiesa di
Mayo Legga se, dentro, non ci fosse una comunità che vive il Vangelo? Grazie Jean Marie, grazie
Albert, grazie a tutti i catechisti
che si danno da fare per costruire le nostre comunità.
don CORRADO NECCHI
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