scheda Calopsitta

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scheda Calopsitta
LA CALOPSITTA
La calopsitta (Nymphicus hollandicus) è un
pappagallo di origine australiana appartenente alla
famiglia delle cacatua e l’unico rappresentante del
genere Nymphicus. Ha coda lunga e una
caratteristica cresta di piume mobili sulla testa che
vengono tenute alte o basse a seconda dello stato
emozionale del volatile. Da diversi decenni è
allevato in domesticità ed è secondo solo alla
cocorita come pappagallo da compagnia. Sono
state selezionate 15 diverse varietà di colore. La
varietà selvatica (detta anche ancestrale) ha
colorazione principalmente grigia con strisce
bianche sulle ali e regione auricolare rossa. In
cattività le calopsitte possono vivere in media 13-18
anni. Le calopsitte adulte pesano all’incirca 80 –
100 grammi con lunghezza del corpo di 29-30 cm.
Dimorfismo sessuale: la principale differenza tra
maschio e femmina adulti sta nella colorazione
delle guance e della cresta che nel maschio sono
gialle mentre nelle femmine grigie; nel maschio le
piume attorno alle orecchie sono di un rosso più
vivo.
COSA MANGIA?
In commercio esistono mangimi misto semi per parrocchetti (miglio di diverse varietà, avena, girasole e canapa)
che rappresentano una buona base alimentare; la dieta necessita poi di integrazione con frutta tipo mela, pera,
e verdura tipo insalata (ottimo il tarassaco) e pomodori. In inverno si può aumentare il quantitativo di semi di
girasole senza eccedere per evitare l’eccessivo aumento di peso dei soggetti. In stagione riproduttiva si può
integrare con uovo sodo e pastoni all’uovo.
Necessario è garantire sempre una fonte di sali minerali come ad esempio l’osso di seppia acquistabile in
commercio. Non somministrare mai avocado è che tossico e porta a morte i volatili che lo ingeriscono. E’ inoltre
necessario che acqua fresca sia sempre a disposizione.
RIPRODUZIONE
La calopsitta si riproduce con relativa facilità in cattività, in genere tra agosto e dicembre. La specie è
monogama. Devono essere fornite cassette nido meglio se con tetto apribile e materiale inerte non tossico e non
ingeribile: iuta, tutolo di mais o foglie di eucalipto. Sconsigliate le fibre sintetiche. Età riproduttiva: generalmente
viene raggiunta attorno ai 15 mesi nei maschi 18 nelle femmine. Le uova deposte sono in media 5, l’incubazione
dura 22 giorni ed è portata avanti da femmina e maschio. I piccoli vengono nutriti e accuditi da ambo i genitori e
lasciano il nido dopo circa 5 settimane dalla nascita. Lo svezzamento si completa verso le 8 settimane di vita o
oltre. Da evitare cove ripetute: togliere il nido per interrompere la stagione riproduttiva.
In voliera possono convivere con altri piccoli fringillidi ma attenzione a compatibilità territoriale e alimentare.
GABBIA
La gabbia dovrebbe essere posta in luogo tranquillo, possibilmente in alto e in posizione luminosa senza però
sole diretto. Le dimensioni minime consigliate per una coppia di calopsitte è di circa 100 x 60 x 100 cm per
consentire ai volatili di effettuare qualche piccolo volo e di non rovinarsi la coda. Le sbarre disposte
orizzontalmente consentono ai volatili di arrampicarsi facilmente come avviene in natura.
La gabbia deve essere facile da pulire in ogni sua parte. Da preferire posatoi naturali a diametri irregolari tali da
consentire esercizio al piede dell'uccellino. A disposizione mangiatoie e beverini sempre puliti e forniti di acqua
pulita e cibo.
E SE SCELGO UNA CALOPSITTA?
La calopsitta è un volatile che non presenta particolari difficoltà di gestione. Vive in natura in piccoli gruppi; per
questo in linea generale ama interagire con i conspecifici e con proprietario. Può essere alloggiata anche
all’aperto in luogo riparato e protetto. Può convivere in voliera con altre specie ma ogni caso è a sé e la
convivenza, anche con conspecifici, va comunque monitorata costantemente. Se tenute in casa, evitare di
alloggiare le calopsitte in cucina perché l'apparato respiratorio dei volatili è molto delicato e i fumi e vapori
possono essere nocivi. Importanza del fotoperiodo: rispettare ore luce/veglia e buio/riposo notturno e
l’andamento della luce naturale al cambio delle stagioni: utile in questo senso l’impiego di un panno per coprire
la gabbia al calar della sera. Alcuni soggetti riescono a imparare a ripetere qualche parola. Manipolazioni sono
da effettuarsi con attenzione a causa della potenza del becco che può creare lesioni.
GESTIONE SANITARIA
Controlli veterinari all'acquisto, avere un veterinario di fiducia per ogni sintomo di malessere.
MALATTIE PIU’ DIFFUSE
Anello incastrato
Giardiasi
Aspergillosi
Ingestione corpi estranei
QUANTO TEMPO DEVO DEDICARGLI?
La gestione ordinaria non richiede molto tempo. Con frequenza almeno giornaliera è necessario sciacquare i
beverini e cambiare l’acqua, controllare le mangiatoie e rimescolare il cibo contenuto ed eliminare dalla gabbia
frutta e verdura appassita. Con frequenza almeno settimanale è necessario provvedere alla pulizia del fondo
della gabbia e di beverini e mangiatoie che vanno lavati con buon detergente, disinfettati (ad esempio con sali di
ammonio quaternario o soluzioni di candeggina), accuratamente risciacquati e asciugati prima del riutilizzo.
Periodicamente, dopo aver alloggiato i volatili altrove, è bene provvedere a una pulizia e disinfezione accurata
dell’intera gabbia da risciacquare accuratamente prima di ricollocarvi i volatili.
QUANTO MI COSTA?
COSTO STIMATO ANNUO - Basso costo. Esistono in commercio degli accessori utili per rendere più stimolante
la gabbia, ad esempio piccole altalene o rami che possono in parte muoversi per consentire esercizio fisico a
zampe e ali. Per la lettiera o fondo della gabbia si possono adoperare sabbia o carta. Buona norma è quella di
lasciare a disposizione grit in una mangiatoria, molto utile per favorire la funzionalità gastrica dei volatili. Un osso
di seppia deve sempre essere presente nella gabbia come fonte di minerali (principalmente di calcio) e come
superficie dove gli uccellini possono pulirsi e sfregarsi il becco.
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A cura della dott.ssa E. Ghelfi e del Dott. G. Manarolla
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