HomeLab presenta la casa del futuro: così dialogano tra loro

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HomeLab presenta la casa del futuro: così dialogano tra loro
10/2/2014
HomeLab presenta la casa del futuro: così dialogano tra loro frigorifero, forno, luci e mini-piscina
HomeLab presenta la casa del futuro: così
dialogano tra loro frigorifero, forno, luci e
mini-piscina
di Michela Finizio
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Non solo Google crede nella domotica, con l'acquisizione dei termostati intelligenti della Nest. Anche
una ricca squadra di aziende italiane, fiori all'occhiello del design made in Italy, ha deciso di crederci:
dopo due anni e mezzo di lavoro, il consorzio HomeLab ha presentato Open Web Net, il primo
protocollo che consente ad oggetti ed elettrodomestici di dialogare tra loro.
Basterà decidere di tornare a casa e il gps sul telefonino, quando ci si avvicina all'abitazione, farà
partire l'idromassaggio della vasca da bagno, così impostato per accogliere l'inquilino dopo una
faticosa giornata di lavoro. Al frigorifero, come già annunciato in un'app sviluppata da Indesit, si potrà
chiedere tramite tablet di controllare gli ingredienti disponibili e di pensare ad una ricetta per la
cena.Alle tapparelle, così come alle luci, potranno corrispondere diversi scenari (relax, party,
risveglio, ecc) che potranno essere attivati in base ad informazioni condivise. Infine la lavatrice, potrà
spegnersi o attivarsi in base alle esigenze.
Open Web Net è il linguaggio scelto dalle imprese di HomeLab (Ariston Thermo, Btcino, Gruppo
Elica, Indesit Company, Loccioni, MR&D Institute, Spes, Teuco Guzzini), in collaborazione con
l'Università Politecnica delle Marche, grazie alla quale tutto questo oggi è possibile: il protocollo
informatico consente ad un primo gruppo di prodotti di scambiare informazioni tra loro. Dal frigorifero
al forno, dal piano cottura alla cappa, dalla lavabiancheria all'illuminazione, dal riscaldamento alla mini­
piscina in casa, fino ai sistemi di videosorveglianza o la domotica di ultima generazione, capaci di
migliorare la qualità della vita tra le mura domestiche.
La frontiera a cui guarda HomeLab è quella dell'internet of things, o "internet delle cose". Cioè
quell'evoluzione che porterà, sempre più in futuro, gli oggetti fisici a scambarsi informazioni tra loro
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grazie al digitale. «Il digitale e il fisico si incontrano ormai ovunque ­ ha detto il ricercatore Carlo Ratti,
direttore del Mit Senseable CityLab raccontando la sua esperienza in materia ­ anche nelle nostre
case, così come nelle città. L'abitazione diventa così un laboratorio dove cercare di capire come
questi processi possano migliorare il modo di vivere delle persone. E i nuovi linguaggi, come in
questo caso, spesso nascono dal basso». Le imprese di HomeLab, infatti, hanno scelto proprio
questa strada: nonostante da anni si parli di domotica, e quest'ultima ancora non riesca a decollare in
termini di mercato, le aziende sono convinte che questo sia il momento giusto per proporre
elettrodomestici e prodotti "intelligenti" nei negozi.
«Creare un linguaggio comune ­ afferma Andrea Merloni, presidente del consorzio HomeLab ­ può
sembrare ambizioso, perché non siamo nè Google nè Microsoft. Ma in Italia abbiamo un ricco
patrimonio di conoscenze sulla casa, siamo inclini per tradizione a pensare come risparmiare o
tagliare i costi. Finora non esisteva un linguaggio comune, aperto a tutti, per condividere le
informazioni attraverso gli oggetti domestici. Il nostro è stato pubblicato su internet, è
implementabile da tutti». Open World può essere adottato da un numero infinito di produttori, non è un
linguaggio proprietario e non ci sarà bisogno di certificazioni per chi sceglie di utilizzarlo.
In sostanza, i prodotti progettati secondo il protocollo Open Web Net (secondo dei codici che
verranno scritti sul microprocessore), una volta acquistati dai consumatori saranno dotati di
un'intelligenza: per sftuttarne le potenzialità, però, bisognerà sviluppare delle applicazioni che
consentano agli oggetti di dialogare con i nostri smartphone o tablet (app verticali, sviluppate dagli
stessi costruttori), oppure di dialogare con altri oggetti presenti tra le mura domestiche, se la casa è
dotata di un aggregatore domotico capace di riconoscerli. «Dall'Italia ­ aggiunge Merloni ­ nasce
qualcosa che può cambiare tutti i prodotti per la casa, senza che in ogni abitazione debba intervenire
un ingegnere o un programmatore informatico per sviluppare un impianto domotico su misura».
Sul mercato, come dimostrano gli ultimi prototipi presentati al Ces di Las Vegas, esistono già prodotti
ed elettrodomestici intelligenti, ma «la novità è che d'ora in poi tutti potranno farli utilizzando il nostro
linguaggio, sviluppando applicazioni costruite sulla stessa grammatica», aggiuge Merloni. Entro metà
2014 Indesit Company presenterà la prima linea di prodotti sviluppati ad hoc, secondo lo
standard OpenWorld. E a seguire anche gli altri arriveranno sul mercato.
Oggi Open World è un linguaggio aperto a tutto, in gergo si direbbe "open source". Vuol dire che
qualunque impresa italiana, produttrice di beni o servizi per la casa, può scaricarlo, implementarlo e
adattarlo ai suoi prodotti. «Ci piacerebbe che questo linguaggio potesse avere un futuro ­ conclude
Andrea Merloni, presidente di HomeLab ­ e che venga adottato anche da altri produttori del settore,
anche nostri competitor. Altrimenti rischiamo che un domani giganti come Google sviluppino un
protocollo simile, sicuramente più avanzato, e come è già successo per Android poi se lo facciano
pagare, senza tenere conto delle nostre esigenze specifiche».
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