Pressbook - Film e Documentari

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Pressbook - Film e Documentari
HBO FILMS
presenta
MARIA FULL OF GRACE
(MARIA PIENA DI GRAZIA)
Scritto e diretto da Joshua Marston
Durata: 101 minuti
MARIA FULL OF GRACE
CAST TECNICO
Scritto e diretto da
Produttore
Co-Produttore
Produttore Associato
Line Producer
In collaborazione con
Direttore della Fotografia
Scenografia
Montaggio
Costumi
Compositori
Supervisore Musicale
Direttori di casting
Casting
JOSHUA MARSTON
PAUL MEZEY
JAIME OSORIO GOMEZ
ORLANDO TOBON
RODRIGO GUERRERO
BECKY GLUPCZYNSKI
TUCAN PRODUCCIONES
ALTERCINE
JIM DENAULT
MONICA MARULANDA
DEBBIE DE VILLA
ANNE McCABE
LEE PERCY, A.C.E.
LAUREN PRESS
SARAH BEERS
JACOBO LIEBERMAN
LEONARDO HEIBLUM
LYNN FAINCHTEIN
MARIA E. NELSON
ELLYN LONG MARSHALL
EL BARCO PRODUCCIONES e
JORGE VALENCIA
MARIA EUGENIA SALAZAR
CAST ARTISTICO
(in ordine di apparizione)
Maria
Juana
Blanca
Direttore
Felipe
Juan
Diana
Pacho
Rosita
Farmacista
Franklin
Javier
Lucy
Fabbricante di sacchetti di droga
Farmacista
Hostess
Carolina
Constanza
Ispettori di dogana
Wilson
Carlos
Benzinaio
Tassista
Pablo
Carla
Don Fernando
Receptionist
Medico
Enrique
CATALINA SANDINO MORENO
VIRGINA ARIZA
YENNY PAOLA VEGA
RODRIGO SANCHEZ BORHORQUEZ
CHARLES ALBERT PATIÑO
WILSON GUERRERO
JOHANNA ANDREA MORA
FABRICIO e MATEO SUAREZ
EVANGELINA MORALES
JUANA GUARDERAS
JOHN ALEX TORO
JAIME OSORIO GOMEZ
GUILIED LOPEZ
VICTOR MACIAS
HUGO FERRO
ANA MARIA ACOSTA
ADA VERGARA DE SOLANO
MARIA CONSUELO PEREZ
ED TRUCCO
SELENIS LEYVA
JUAN PORRAS HINCAPIE
OSCAR BEJARANO
SINGKHAN BANDIT
PATRICK RAMEAU
FERNANDO VELASQUEZ
PATRICIA RAE
ORLANDO TOBON
MONIQUE CURNEN
LOURDES MARTIN
OSVALDO PLASENCIA
SINOSSI
Una ragazza di diciassette anni, determinata a voler evadere da un’esistenza soffocante vissuta in
una piccola cittadina colombiana, decide di fare il grande salto verso un futuro ignoto con il primo
film di Joshua Marston intitolato Maria full of grace.
Il film ci proietta nel viaggio avvincente e imprevedibile di una eroina impetuosa, ribelle e
sorprendentemente viva, le cui azioni la condurranno sulla soglia di una nuova vita che sarà
caratterizzata soprattutto da ciò che vuole piuttosto che da ciò che lei stessa rifiuta. Dopo
un’esitazione iniziale Maria prende una decisione e va avanti, mossa dal suo coraggio e dalla sua
grazia. Maria full of grace non è una storia vera ma è una storia di tutti i giorni.
Maria Alvarez (Catalina Sandino Moreno) è cresciuta in una cittadina rurale circondata da
tondeggianti colline di color verde e oro a nord di Bogotà; un luogo in cui tre o più generazioni
condividono la stessa casa. Maria vive in una casa modesta con la nonna, la madre, la sorella e il
suo nipotino; ogni mattina prima dell’alba, parte per prendere l’autobus che la porta al lavoro, in
una vasto roseto industriale fuori città. E’ un lavoro noioso, rigorosamente regolamentato e che
intorpidisce i sensi.
Maria, insieme alla sua migliore amica Blanca (Yenny Paola Vega), passa le intere giornate a
togliere le spine dalle rose e a preparare i mazzi di fiori per l’esportazione.
Di tanto in tanto, durante il fine settimana c’è festa in piazza e la musica raduna le persone della
cittadina. Maria adora ballare ogni tipo di salsa e cumbia mentre il suo ragazzo Juan (Wilson
Guerrero) è contento di restare in disparte bevendo aguardiente.
A diciassette anni Maria - raggiante, vivace e senza paura – vede di cattivo occhio il mondo
che vorrebbe trattenerla nel suo ambiente piccolo e limitato e si rifiuta di andare avanti; a casa si
scontra sempre con la famiglia, soprattutto con la sorella maggiore Diana (Johanna Andrea Mora)
che usa la paga settimanale per mantenere il suo bambino e Maria, nonostante adori il nipotino, si
risente di doversi sobbarcare, anche per Diana, del peso delle spese domestiche. Al lavoro Maria
deve attenersi ad un rigido sistema che centellina tutto, dalla tipologia dei mazzi di fiori alle pause
per andare in bagno, ed è stanca di essere la docile ragazza di Juan che non condivide né tantomeno
capisce il suo spirito di avventura. Blanca è l’unica che sembra apprezzare il carattere forte e ribelle
della sua amica, lei che è così timida, è spesso contenta di seguire l’esempio di Maria.
La natura di Maria però la porterà verso una direzione nettamente diversa. Un giorno,
mentre si trovava al lavoro, prova un forte senso di nausea e chiede il permesso di andare in bagno.
Il suo capo glielo rifiuta in modo duro e le fa una ramanzina sottolineando la sua inqualificabile
mancanza di etica professionale. Combattuta, dapprima esita ma alla fine Maria se ne va
bruscamente. La sua famiglia è sbalordita e arrabbiata ma la giovane non accetta di scusarsi per il
suo atteggiamento impulsivo e tanto meno è pronta a fare marcia indietro.
Comunque c’è un'altra faccenda che occupa la mente di Maria: la sua gravidanza segreta.
Juan si offre di sposarla solo perché è la cosa giusta da fare in questi casi, ma per la ragazza non è
affatto una ragione sufficiente.
Con le poche opportunità di lavoro che la sua cittadina le offre, Maria decide di seguire
l’esempio di un’amica che lavora come cameriera a Bogotà ma lungo il tragitto le si presenta
un’altra opportunità offerta da Franklin (John Alex Toro) giovane sconosciuto, trendy e sicuro di
sé.
Con la sua giacca di pelle alla moda e l’aria affascinante, Franklin è in netto contrasto con Juan e gli
altri ragazzi della cittadina di Maria; egli proviene da un’altra zona della Colombia e sa bene come
fare un complimento, al punto tale da suscitare la curiosità della ragazza parlandole di un lavoro
interessante e che l’avrebbe portata a viaggiare – cosa che lei non aveva mai fatto. Quando Franklin
pronuncia la parola “corriere” Maria capisce immediatamente a cosa allude: ingoiare dozzine di
palline piene di eroina e trasportarle negli Stati Uniti.
La ragazza ha sentito nei notiziari di corrieri fermati e si mostra diffidente ma Franklin, con l’aria
da uomo di mondo, li descrive come persone in cerca di popolarità che si sono fatte catturare di
proposito con il solo scopo di apparire in TV. Una ragazza intelligente come Maria non avrebbe
avuto problemi.
Fattore decisivo, il denaro: 5.000 dollari a viaggio, una cifra che avrebbe cambiato per
sempre la vita di Maria. Mettendo da parte i suoi timori, la ragazza incontra il suo nuovo datore di
lavoro, Javier (Jaime Osorio Gómez) un uomo dall’aria sorprendentemente paterna che le spiega il
lavoro in parole semplici.
Javier insiste nel dare a Maria “qualcosina” per aiutarla a risolvere i suoi problemi finanziari
mentre riflette sull’offerta e anche se l’uomo le garantisce che quel piccolo regalo non la vincola,
Maria si rende conto di aver già accettato i patti. La ragazza si incontra e fa amicizia con un altro
corriere, Lucy (Guilied López) che la informa su tutto ciò che deve sapere: come prepararsi
fisicamente, come vestirsi, come comportarsi e di come sarebbe morta se anche una sola pallina si
fosse rotta nel suo corpo. Lucy ha già viaggiato come “corriere” un paio di volte e questo lavoro
sembra averle dato un’indipendenza economica insieme ad una bella casa tutta sua.
Tuttavia, quando Lucy racconta dei suoi viaggi a New York, le confida con tristezza che non
ha avuto il coraggio di incontrare la sorella maggiore che vive nel Queens.
Pienamente consapevole dei rischi che riguardano la vita di un “corriere”, Maria si spaventa
e si arrabbia quando Blanca le dice che anche lei ha deciso di fare lo stesso lavoro e comunque
neanche Blanca può più tirarsi indietro perché ha già accettato dei soldi.
Nelle successive 24 ore, Maria viene obbligata ad ingoiare le sessantadue palline una ad una
sotto lo sguardo vigile di Javier. Il giorno dopo, salendo sull’aereo la ragazza scopre che viaggiava
insieme a Blanca, Lucy ed un quarto “corriere”.
Non è proprio il viaggio tranquillo che le aveva promesso Franklin e infatti durante il volo
Lucy comincia a manifestare visibili segni di malore ipotizzando che una pallina si fosse rotta nello
stomaco e che stava avvelenando lentamente il suo corpo. Una volta arrivati negli Stati Uniti la
situazione diventa ancora più precaria poiché il quarto “corriere” viene trattenuto alla dogana.
Maria e Blanca si ritrovano presto in una stanza di un angusto motel nel New Jersey,
sorvegliate a vista da un paio di ceffi mentre inizia l’umiliante processo di espulsione delle capsule
di droga dai loro corpi. Nel frattempo, le condizioni di Lucy peggiorano: Maria fa del suo meglio
ma i ragazzi rimangono indifferenti.
Al suo risveglio la mattina seguente, Maria scopre del sangue nel bagno ma di Lucy e i
ragazzi nessuna traccia. Afferra Blanca e insieme volano via con la droga che avevano trasportato.
In questa situazione disperata Maria ha solo un’informazione che la guida: il nome e l’indirizzo
della sorella di Lucy, Carla (Patricia Rae).
Nei giorni successivi Maria si misurerà con situazioni che metteranno a dura prova la sua
forza, coraggio e umanità. Guidata solo dall’istinto e dall’intelligenza, la ragazza riuscirà ad
emergere con una consapevolezza ed una grazia che la porteranno verso una nuova vita.
HBO FILMS presenta Maria full of grace. Scritto e diretto da Joshua Marston e prodotto da
Paul Mezey.
Interpreti: Catalina Sandino Moreno, Yenny Paola Vega, Guilied López, John Alex Toro e
Patricia Rae.
Co-produttore, Jaime Osorio Gómez; produttori associati, Orlando Tóbon e Rodrigo
Guerrero; line producer Becky Glupczynski.
Servizi di produzione in Ecuador curate da Gigia Jaramillo e Pocho Alvarez di Altercine.
Direttore della fotografia, Jim Denault; scenografia, Monica Marulanda (Colombia) e
Debbie De Villa (New York); montaggio, Anne McCabe e Lee Percy, A.C.E.; costumi, Lauren
Press e Sarah Beers.
Casting, Ellyn Long Marshall e Maria E. Nelson (New York); El Barco Producciones, Jorge
Valencia e Maria Eugenia Salazar (Colombia).
Compositore musiche, Jacobo Lieberman e Leonardo Heiblum;
Supervisore musiche, Lynn Fainchtein.
Maria full of grace ha recentemente vinto il premio Drammatic Audience Award al
Sundance Film Festival 2004.
Alfred Bauer Prize come Miglior Opera Prima e Orso d’Argento ex aequo come Migliore
Attrice a Catalina Sandino Moreno al Festival Cinematografico di Berlino 2004.
NOTE DI PRODUZIONE
Il primo film di Joshua Marston, Maria full of grace, è un’opera realista in senso
tradizionale, un lavoro che descrive in modo potente la trama e i dettagli di una vita individuale,
segue la vicenda di Maria Alvarez dal roseto industriale in Colombia alle strade di New York e
racconta una straordinaria storia di rischio, determinazione e sopravvivenza.
Maria full of grace ci fa vivere un’esperienza che la maggior parte di noi conosce poco, ma
nonostante ciò, il fulcro di tutto resta sempre Maria, una ragazza complicata in balìa di situazioni
complesse. Allo stesso modo della protagonista, anche noi ignoriamo quale sarà l’epilogo degli
eventi e con lei ce ne preoccupiamo.
Catalina Sandino Moreno, con il suo debutto sul grande schermo, offre un’interpretazione
vibrante che mostra Maria in tutta la sua forza, esuberanza e contraddizioni.
Tra gli interessi che hanno condotto il regista Joshua Marston a fare questo film c’è il
desiderio di rappresentare altre culture e l’esperienza dell’immigrazione negli Stati Uniti. La
Brooklyn di Marston è la casa di molti emigrati colombiani: egli ha seguito la politica e le questioni
interne del paese, inclusa la lunga guerra civile.
“In quanto regista” – afferma Marston – “ho desiderato andare oltre e trovare persone,
luoghi e storie coinvolgenti, per dare poi ascolto a questo interesse antropologico che mi ha portato
alla regia e al desiderio di raccontare”.
Marston ha raccolto notizie sui colombiani attraverso le loro esperienze attuali e quelle che
si sono lasciati alle spalle. Un giorno parlò con una donna che aveva ingoiato capsule di eroina per
trasportarle negli Stati Uniti dove è stata arrestata e messa in prigione. Il tema del traffico della
droga già esisteva ma questa era un’esperienza diretta di un mondo clandestino.
Marston afferma “era una storia mai sentita e soprattutto non l’avevo certamente ascoltata da
qualcuno che l’aveva vissuta direttamente. Una delle fonti d’ispirazione del film è stata questa:
vedere cosa vuol dire essere un “corriere di droga” e cercare di immaginare il tutto partendo dal
punto di vista dell’individuo, in modo da capire ciò che muove le persone a fare una cosa del
genere”.
Durante la stesura Marston ha continuato a ricercare ciò che avrebbe dato autenticità alla
storia di Maria; ha parlato con “corrieri” in prigione e con la polizia doganale dell’aeroporto
Kennedy dove ha anche assistito agli interrogatori di passeggeri provenienti dalla Colombia. Ha
appreso così che la droga viene messa in sacchetti e a seconda della corporatura della persona, il
“corriere” avrebbe potuto trasportare fino ad un chilo di cocaina o eroina nel suo corpo; ha
intervistato un chirurgo che gli ha illustrato nei dettagli il modo in cui ha salvato persone rimovendo
chirurgicamente i sacchetti di droga dai loro corpi.
Tuttavia, la ricerca relativa alla droga è stata più semplice rispetto a quella riguardante il
personaggio.
Non è la storia di un “corriere di droga” quanto piuttosto quella di una ragazza, Maria.
Marston ricorda: “ho cominciato seriamente a pensare a Maria e alla sua decisione. Ci sono
più di un miliardo di persone sul pianeta che vivono con un dollaro al giorno o anche meno; non
sono tutti “corrieri di droga”, quindi la domanda che nasce è: qual è il motivo per cui una persona
che vive in condizioni disagiate decide di diventare un “corriere”? Beh, ci sono tante risposte
possibili quante sono le persone che lo fanno”.
La ricerca ha condotto il regista fino a Orlando Tobón, uno dei maggiori attivisti della
comunità colombiana che ha lavorato a favore dei “corrieri” e delle loro famiglie fin dagli anni
ottanta. Tobón si è preso cura di far rimpatriare i corpi di più di 400 persone che altrimenti
sarebbero state sepolte nei cimiteri dei poveri a New York. Le famiglie, i medici e addirittura la
polizia, hanno chiesto aiuto a Tobón quando sopraggiungeva la morte di un “corriere”. Durante le
numerose visite di Marston alla sua agenzia di viaggi nel Queens, ha raccontato di averne visti di
tutte le età, dai 17 agli 82 anni ed ha descritto ciò che ha vissuto e osservato. Tobón è stato uno dei
primi sostenitori del film ed alla fine ci ha lavorato in qualità di produttore associato. “Pensavo che
la gente la considerasse un’idea meravigliosa, vedere un ritratto autentico della situazione di un
“corriere della droga” una storia umana” afferma il regista.
Marston ha visto come l’altruismo e il sostegno di Tobón hanno quotidianamente risvolti
pratici nella comunità colombiana di New York. La sua agenzia di viaggi su Roosvelt Avenue ha un
costante flusso di persone; se qualcuno ha bisogno di aiuto – che sia per un lavoro, un luogo in cui
vivere o assistenza per compilare moduli dell’immigrazione – si rivolge a Tobón. Marston ha
cominciato a considerarlo come parte vitale della storia che voleva raccontare ed ha sviluppato il
personaggio di “Don Fernando” interamente ispirato a Tobón.
La parte più difficile della ricerca è stata quella di rintracciare i particolari della vita di una
ragazza in Colombia. Il regista ha parlato con colombiani vissuti in piccoli centri ed ha appreso
notizie rispetto alle strutture familiari, alle attività sociali e al duro lavoro nei campi di fiori ed ha
saputo mischiare queste informazioni con i ricordi dei suoi viaggi. In particolare egli ha visitato
l’Ecuador e le piantagioni di fiori che sono molto simili a quelle della vicina Colombia.
Marston ha sviluppato il suo copione concentrandosi soprattutto su una storia umana piuttosto che
sul problema della droga e Maria ha cominciato ad emergere come una diciassettenne radiosa,
determinata che affronta il mondo degli adulti e un futuro incerto. “Penso che esistano dei valori
universali nella vita di un diciassettenne che vanno oltre la cultura o l’economia.” – afferma
Marston – “E questo è ciò che ha dato al film un taglio personale per me, perché parla di qualcuno
che cerca di capire chi è e qual’è la sua collocazione nel mondo. E’ la storia di Maria che è
insoddisfatta nel luogo in cui si trova e cerca fortemente altro pur non sapendo chiaramente cosa.
Partendo da questo punto il copione si è sviluppato sempre meno come la storia di un “corriere di
droga” e sempre più come quella di una ragazza che cerca di emergere e prendere a calci un mondo
che sembra soffocarla, per ottenere qualcosa di più”.
Marston ha inviato la sceneggiatura al produttore Paul Mezey che nei suoi apprezzati drammi
realistici La Ciudad e Our Song aveva usato lo stesso approccio che il regista aveva previsto per
Maria. Entrambi i film avevano approfondito la vita quotidiana nelle comunità di immigranti e nelle
classi lavoratrici ed erano stati girati all’interno di quei gruppi principalmente con attori non
professionisti.
Paul Mezey lesse la sceneggiatura tutta d’un fiato. “La storia ti prende immediatamente fin
dal momento in cui s’incontra la protagonista” – sottolinea il produttore. “Non si sa di preciso cosa
ci si debba aspettare, esattamente allo stesso modo in cui Maria stessa lo ignora. Si viene
semplicemente risucchiati. Il copione risulta essere ingegnoso: conduce pian piano al racconto di un
dramma interiore senza che altre situazioni sovrastino la storia di questa ragazza che rimane il
fulcro”.
Marston si sentì con Mezey una settimana dopo avergli inviato il copione. “ Abbiamo
parlato per 45 minuti della storia e degli interpreti” – afferma il regista – “ed è stato allora che mi
sono accorto che lui aveva capito ciò che volevo raccontare ed il film è diventato la nostra storia”.
Trattandosi di un film in lingua spagnola girato in un paese politicamente instabile e con un
cast di attori anche non professionisti, Mezey sapeva che Maria full of grace non sarebbe stato
facile da realizzare, ma come Marston, anche il produttore aveva un legame molto forte e personale
con la Colombia, terra in cui era cresciuto suo padre. Il caso volle che stava per fare il suo primo
viaggio in Colombia per accompagnare il padre ad una conferenza. “ero lì e leggevo il copione” –
ricorda Mezey. “Guidando nelle campagne con mio padre, riuscivo a vedere la storia prendere vita
in quel paesaggio e questa visualizzazione è stata bellissima. E’ stato in quel frangente che ho fatto
il salto dal campo mentale alla realtà.”
Mezey è ritornato subito in Colombia per accompagnare l’autore/regista Marston durante la
sua prima visita; lo scopo era di raccogliere quanti più dettagli per la storia e individuare delle
possibili location. Marston così ha potuto osservare di persona come si vive in Colombia e vi ha
trascorso diverse settimane abitando in piccoli centri, visitando svariate piantagioni dove ha anche
parlato sia con i capi che con gli operai. Ad un centro per ragazze madri ha ascoltato direttamente
dalla loro voce le storie personali e della loro gravidanza. Si è recato nelle prigioni per parlare con i
“corrieri di droga” ed ha conosciuto un uomo che ha lavorato per anni come preparatore di sacchetti
per l’esportazione. L’uomo gli ha illustrato tutto: come vengono tagliate le dita dei guanti di
gomma, pesata la droga e poi inserita in piccole biglie prima di essere chiusa con lattice e annodate
con filo interdentale.
Quando ha cominciato a lavorare sul progetto Mezey si è rivolto a Jaime Osorio Gómez, una
figura di rilievo nell’ambito cinematografico colombiano. Gómez ha curato produzioni televisive e
per il grande schermo nel Sud America e ha recentemente prodotto Our Lady of the Assassins di
Barbet Schroeder. Gómez è rimasto colpito dall’autenticità della sceneggiatura di Marston e
afferma: “Sembrava fosse scritta da un colombiano per quanto è riuscito a rendere veri i dettagli
della vita di Maria – il suo lavoro, la casa, la famiglia e i problemi finanziari che si devono
affrontare quotidianamente.” Nell’approfondimento dei “come” e dei “perché” della decisione di
Maria di contrabbandare droga, la storia ha restituito comunque una specificità umana ad una
tematica familiare. Gómez spiega: “si sentono tutti i giorni notizie di “corrieri di droga” che
vengono presi mentre viaggiano su aerei in Colombia o negli Stati Uniti o che muoiono nel
tentativo di esportare droghe in America, Europa o Asia. Si sentono storie di amici, conoscenti o
estranei che vengono catturati; si vedono pubblicità, sulla televisione colombiana, patrocinate dal
governo che combatte contro il traffico di stupefacenti. Quando si è nella foresta è difficile vedere
degli alberi.”
Gómez ha partecipato al progetto come co-produttore ed è immediatamente rimasto
coinvolto nella colossale impresa del casting. Egli stesso ha formato due squadre di casting in
Colombia: una costituita da attori professionisti e l’altra da un insieme di giovani registi meglio noti
come “El Barco” concentrata sulla scoperta di talenti non professionisti. Le quattro persone della
squadra di El Barco distribuivano volantini fuori dei roseti, andavano in giro per i piccoli centri con
un megafono sul tetto della macchina e promuovevano le audizioni per il casting su radio locali.
Contemporaneamente, i direttori di casting di New York, Ellyn Marshall e Maria Nelson,
indicevano audizioni nel Queens, New Jersey, Long Island, Miami e ovunque ci fosse una
maggioranza etnica colombiana. In Ecuador, un’altra squadra di casting faceva audizioni per
colombiani a Quito.
Professionista o meno, l’attrice che doveva impersonare Maria, non solo doveva essere in
grado di sostenere il film ma doveva anche capire ed incarnare le contraddizioni che rendono quel
personaggio così credibile. “Maria ha dei tratti caratteriali conflittuali” – osserva Mezey – “è spesso
impulsiva e non sempre prende la decisione giusta. E’ un personaggio complesso, una sfida per
qualunque attore, professionista o no”.
Passarono diversi mesi e per quel ruolo si presentarono alle audizioni più di 800 ragazze, ma
invano. Si era quasi sul punto di posticipare l’inizio della produzione quando Marston, scoraggiato,
ricevette una videocassetta dalla Colombia. “Riuscivo a malapena a guardare la TV quando ho
premuto ‘play’ sul videoregistratore” – ricorda – “Catalina era la prima persona del nastro ed in 30
secondi netti ho capito. Era accattivante ed era Maria: somigliava al personaggio che avevo creato,
si muoveva come lei ed aveva questa meravigliosa freschezza in tutto ciò che faceva. Ogni
improvvisazione era qualcosa d’interessante e sempre diversa”.
Catalina Sandino Moreno, studentessa universitaria, aveva sentito delle audizioni da un
amico, aveva studiato teatro e fatto provini per pubblicità senza nessun successo. Lei stessa ricorda
di aver esitato a presentarsi ai provini del film; “pensai… beh, se non mi hanno scelta per nient’altro
perché dovrebbero scegliermi per un film? E il mio amico mi disse ‘provaci e basta!’. Poi anche mia
madre disse ‘si, devi andare, devi andare’”.
Nel frattempo, il gruppo di casting El Barco girava in una scuola superiore a sud di Bogotà.
Le lezioni erano appena terminate e i ragazzi se ne stavano andando ma trentacinque studenti
vennero persuasi a rimanere per un po’. Gli studenti passarono davanti alla telecamera uno per uno
dicendo i propri nomi e qualcosa di loro e Yenny Paola Vega fu immediatamente scelta per il ruolo
di Blanca. “Quella ragazza non aveva mai recitato in vita sua, non aveva neanche mai pensato di
frequentare corsi di recitazione e non si sarebbe mai scomodata a prendere un autobus per tentare
provini a nord di Bogotà” afferma Marston. Vega improvvisò qualcosa e subito colpì il regista.
“Yenny aveva quel certo talento naturale per l’improvvisazione, per entrare nel ruolo e interpretare
la parte” commenta Marston.
Nell’inverno del 2001 la Colombia raggiunse il culmine dell’instabilità politica e della
violenza al punto che i realizzatori del film temevano di non poter continuare le riprese.
Cominciarono a pensare ad alcune alternative tra cui l’Ecuador che confina con la Colombia ed ha
caratteristiche topografiche simili. La vicinanza dei due paesi rendeva possibile spostare la troupe
dalla Colombia all’Ecuador ed un altro punto a favore fu che lì c’erano numerose colture di fiori,
alcune delle quali di proprietà di colombiani emigrati.
Lo spostamento comportò non pochi problemi ai realizzatori del film: la preoccupazione
principale fu quella di mantenere un’integrità visiva del film ambientato in Colombia – una
questione che riguardava non solo le location ma anche gli attori e le comparse.
Per rappresentare nei minimi dettagli le location interne ed esterne, è stata fondamentale la
collaborazione che Gómez ha chiesto ad una troupe colombiana nella quale figurava la scenografa
Monica Marulanda che aveva curato il film Our Lady of the Assassins.
Gómez ha anche ritrovato le qualificate maestranze colombiane che aveva conosciuto in ambito
cinematografico e televisivo in Ecuador. Alla produzione si è associato un altro nome: Altercine,
una società di servizi di produzione con sede a Quito, diretta dal produttore Gigia Jaramillo e dal
documentarista Pocho Alvarez.
Per l’ambientazione si scelse Amaguaña, una cittadina a sud di Quito in alternativa alla casa di
Maria in Colombia.
Le maestranze si sono date da fare pitturando case e palazzi pubblici con le tinte forti che dominano
il paesaggio colombiano e che non erano presenti ad Amaguaña.
Vari complementi d’arredo furono importati dalla Colombia e le targhe delle strade riproducevano
esattamente, nelle lettere e nello stile, la tipica segnaletica colombiana. Prima dell’arrivo degli attori
ad Amaguaña, la città era stata trasformata: “la chiesa, l’ospedale, la farmacia e il bar” – spiega
Moreno – “furono collocati nell’esatta posizione in cui si trovavano nel paesino colombiano. I
colori erano gli stessi e la casa di Maria era esattamente conforme allo stile colombiano. Mi sentivo
nel mio paese.”
Attraverso un processo particolare, Marston ha passato tre mesi a provare con gli attori che
avrebbero recitato nella parte della storia girata in Colombia.
Una volta scelti, gli attori ricevettero metà del copione in versione spagnola (fino a quando Maria
sale sull’aereo) con l’obbligo di riconsegna il giorno dopo.
Quando gli attori, alcune settimane dopo, arrivarono in Ecuador, improvvisarono concentrandosi sia
sul personaggio che sugli antefatti e alla fine queste improvvisazioni hanno dato vita a scene
particolari ispirate dal vago ricordo conservato dalla lettura del copione. Dopo diversi tentativi con
l’aiuto del regista lessero le scene come erano originariamente e le riscrissero seguendo le varie
improvvisazioni.
Il risultato di questo processo, come spiega Marston, è stato che “ogni attore si immedesimava
completamente nel suo ruolo tanto che realmente padroneggiare la storia e le scene, sia rispetto ai
personaggi che al dialogo”.
Le prove sono servite loro anche per sviluppare confidenza e familiarità, necessarie per ricreare dei
legami vividi sullo schermo.
Ciò è stato particolarmente importante nel caso di Moreno e Vega che nel film si trovano quasi
sempre insieme nei panni di Maria e Blanca.
“C’è stata da subito intesa tra Yenny e me” – spiega Moreno - “fuori delle prove, abbiamo
cominciato a parlare della nostra vita privata, di come avrebbero dovuto essere i nostri personaggi e
di ciò che pensavamo servisse alla scena. Adoro veramente il modo in cui Maria e Blanca devono
stare insieme durante questo viaggio. Alla fine si sono spinte talmente oltre da rendersi conto di
potercela fare da sole. E’ una storia di amicizia ed indipendenza”. Lo schema visivo del film è
pervaso da un senso di spontaneità e naturalezza.
Marston e Jim Denault, direttore della fotografia, decisero che una ripresa stretta avrebbe
sicuramente dato l’effetto d’intimità di cui la storia di Maria aveva bisogno.
“Maria non è solo il motore trainante del film” – commenta Marston – “ma lo è anche della scena
visiva, per cui se lei si muove, anche noi ci muoviamo per stare con lei. Jim Denault ha giocato un
ruolo importantissimo nell’aiutare a definire l’aspetto e il carattere che Maria avrebbe dovuto avere
cinematograficamente.
E’ stato chiaro fin dall’inizio che in Catalina Sandino Moreno Marston aveva trovato un’attrice
disinvolta davanti alla telecamera. “Catalina ha riportato non solo tutta la freschezza e creatività
dimostrate durante le audizioni e le prove, ma una volta iniziate le riprese del film, le veniva anche
istintivo sapere cosa fare davanti la telecamera” – afferma il regista.
L’attrice loda Marston per come l’ha aiutata con il suo personaggio e la recitazione. “Josh mi ha
sostenuto molto e mi ha dato tanta forza durante tutto il film”. Sandino era naturalmente in
apprensione per il suo debutto cinematografico nel film in cui recitava in ogni scena, “ma lavorando
con Josh e Paul sapevo che ogni giorno sarebbe andato tutto bene”.
Quando iniziarono le riprese del film, fu molto difficile per i realizzatori lavorare in stretta
collaborazione con le comunità locali che li ospitavano. In Ecuador, dove la totalità del cast e dei
tecnici era di origine colombiana, il lavoro fu fatto in spagnolo. Si stabilirono buone relazioni fin
dall’inizio e i realizzatori del film cercarono di investire quanto più denaro possibile nell’economia
locale come ad esempio affittare un intero ristorante o attrezzature dai residenti di Amaguaña.
Quando arrivò il momento di girare la scena nella piazza del paese, furono invitati tutti. La stessa
linea è stata mantenuta anche a New York dove la presenza del produttore associato Orlando Tobón
fu vantaggiosa per l’intera comunità colombiana. Gli abitanti di Jackson Heights accolsero il film
benissimo. Tobón afferma: “è la prima volta che succede una cosa del genere qui. Nessuno ha mai
girato un film sull’esperienza colombiana all’interno della comunità stessa nel Queens”.
Tobón ha anche fatto il suo debutto come attore recitando la parte di “Don Fernando” che
intuisce immediatamente la sofferenza di Maria e organizza i funerali della sua amica di sventura
Lucy. “ Durante la lavorazione del film, si è avuta talvolta la sensazione di vivere una situazione
reale, perché questo tipo di storie mi sono capitate varie volte” sottolinea Tobón. “Quando ho visto
Catalina nei panni di Maria, ho cominciato a ricordare altre persone che si erano ritrovate nella
stessa situazione. Questo è un film molto autentico”.
L’esperienza degli immigrati colombiani rivive attraverso la storia della sorella di Lucy,
Carla (interpretata da Patricia Rae) che accoglie Maria nel suo appartamento. Carla racconta a
Maria che la promessa di una nuova vita negli Stati Uniti non è qualcosa di semplice e senza
sacrifici. Questo è stato un aspetto che è spesso emerso dalle conversazioni di Marston con gli
emigranti, qualunque fosse il loro paese di origine. “Dovunque si vada, ci sono persone che
vengono da altri luoghi e che cercano di trovare una nuova dimensione” – osserva il regista. “Una
delle cose che ho ritenuto importanti da sottolineare, è stata quella di mostrare cosa significa essere
un immigrante e arrivare in questo paese; delineare i sentimenti contrastanti derivanti dal fatto di
dover lasciare la propria casa per fare la scelta di vivere in un altro luogo, questo continuo senso di
“tira e molla” tra due posti .”
Alla fine Maria sceglie di appartenere alla comunità degli emigranti. E’ una decisione che
riflette il raggiungimento della maturità di Maria ed una comprensione più profonda della sua vita.
“E’ una ragazza molto forte” osserva Moreno. “Ammiro il modo in cui lotta per il suo bambino; lei
non ama il suo ragazzo ma ama il figlio che ha in grembo e non vuole che lui debba passare tutto
ciò che lei ha passato”. Maria ha imparato a costruire la sua vita in modo diverso. “Una delle cose
che accadono nel film è che Maria passa da decisioni totalmente negative ad una decisione positiva,
alla fine. Non si tratta di ciò che non vuole ma di ciò che vuole veramente” afferma Marston.
Questa ricerca viene rispecchiata nel titolo del film: “Maria ha una grazia che le appartiene
naturalmente e questo è il potenziale che le permette di andare oltre rispetto alla sua situazione
iniziale”.
CAST ARTISTICO
Catalina Sandino Moreno (Maria)
Nata a Bogotà, Colombia nel 1981, cominciò ad interessarsi al teatro e alla recitazione fin da
giovanissima. Nel 1997, mentre ancora frequentava la scuola superiore entrò nell’Accademia
teatrale Ruben Di Pietro a Bogotà. Al suo quarto anno d’accademia recitò nelle seguenti produzioni:
“Acuerdo para Cambiar de Casa” di Griselda Gambaro, “The Dark Room” di Tennessee Williams e
“Laughin Wild” di Christopher Durang.
Dopo il suo debutto cinematografico in Maria full of grace, si trasferisce a New York City dove
frequenta The Lee Strasberg Institute. Ultimamente ha debuttato sul palcoscenico con l’opera
shakespeariana “King John”, una produzione della Frog & Peach Theatre Company.
Yenny Paola Vega (Blanca)
Nata a Bogotà in Colombia nel 1982, frequentava la Rodrigo Lara Bonilla High School quando è
stata selezionata per il film Maria full of grace e successivamente si è diplomata. Vega sogna di
diventare una maestra d’asilo.
Guilied López (Lucy)
Guilied López ha una lunga esperienza di recitazione maturata mentre prendeva parte a numerosi
workshop (laboratori di recitazione e canto), alcuni dei quali sono durati più di due anni.
Colombiana di nascita, tra i suoi vari lavori teatrali molto apprezzati ricordiamo Yerma di Federico
Garcia Lorca e The Trojans di Jean Paul Sartre. Tra il 1997 e il 2003 Guilied López ha girato 9 serie
televisive e il suo film più recente è Emerald Cowboy di Eishy Hayata e Andrew Molina.
John Alex Toro (Franklin)
Nato a Pereira, Colombia nel 1970, ha studiato recitazione alla National School of Dramatic Arts.
Ha ricevuto di recente il Premio India Catalina Award al Festival Cinematografico Internazionale di
Cartagena, come Migliore attore nell’apprezzato film di Alberto Restrepo The First Night. Tra gli
altri film ricordiamo: Mal de amor (1988) di Jorge Echeverry e El gato escaldaldo le teme a la piel
frìa (1999) per la regia di Cristina López.
Toro ha anche recitato in numerose produzioni teatrali tra cui Enséñame a vivir, La Mandrágora,
Frankenstein, Una noche en Venecia, Edìpo Rey, Demonios, La Vie Parisienne, e Las
Convulsiones.
Tra le varie serie e soap per la televisione colombiana ricordiamo: Cartas a Harrison, Cazados,
Francisco el Matemático, Amores como el nuestro e Marido y Mujer.
Patricia Rae (Carla)
Recita in produzioni teatrali, televisive e cinematografiche. I suoi ultimi film comprendono l’horror
Nightstalker di Chris Fisher presentato nel 2003 al Sundance Film Festival; tra gli altri ricordiamo
Swimfan e D.O.T.
Produzioni per la televisione che l’hanno vista protagonista includono: Malcom in the Middle,
Resurrection Blvd, Law & Order CI, Law & Order SVU e Third Watch; ha recitato anche il ruolo di
un personaggio ricorrente nella commedia della CBS New York News.
I suoi più recenti impegni teatrali comprendono lo spettacolo che la vede protagonista e che è stato
presentato in anteprima mondiale allo Stella Adler Conservatory di New York dal titolo Under
Construction, the Making of Patricia Rae, per la regia di Robert Covarrubias.
Non vanno poi tralasciate altre produzioni teatrali quali: Zoraida, Mickey & Roger, Late Oe Sunday
Night, Latin Lives, Façade, Does a Tiger Wear a Necktie e The Seagull.
Ha scritto lavori per la SalSoul Comedy Troupe in cui ha anche recitato e partecipato a Comic
Relief VIII.
Rae ha studiato al Lee Strasberg Theatre Institute e al Chicago City Limits, entrambi a New York.
CAST TECNICO
Joshua Marston (scrittore/regista)
E’ nato e cresciuto nella California del Sud dove si è laureato in Scienze Sociali all’Università di
Berkeley e dopo aver lavorato a Parigi per Life Magazine e ABC News durante la Guerra del Golfo,
ha insegnato inglese per un anno ad una scuola superiore a Praga. Ha fatto un Master in Scienze
Politiche all’Università di Chicago e uno di Regia all’Università di New York. Joshua Marston ha
curato la regia di molti cortometraggi premiati tra cui Bus to Queens, Voice of an Angel e Trifecta.
Maria full of grace è stato il suo primo lungometraggio.
Paul Mezey (produttore)
E’ un produttore indipendente con base a New York. Tra i lavori più apprezzati si ricordano: The
City (La Ciudad) per la regia di David Riker, Our Song diretto da Jim McKay, Spring Forward di
Tom Gilroy e The Ballad of Ramblin’Jack di Ariana Elliott, film che ha ricevuto il Premio Speciale
della Giuria per le Realizzazioni Artistiche (Special Jury Prize for Artistic Achievement) al
Sundance Film Festival 2000. Mezey ha anche curato la post-produzione facendo un lavoro di
supervisione sul premiato documentario di Chris Smith American Movie distribuito dalla Sony
Picture Classics, e si sta attualmente occupando della post-produzione anche di Everyday people di
Jim McKay.
Nel 2001 Paul Mezey ha ricevuto un Premio (IFP/West Motorola Producer’s Award) per il suo
lavoro di produttore nel corso dell’evento chiamato Independent Spirit Awards.
Jaime Osorio Gómez (co-produttore)
E’ nato a Viterbo, in Colombia il 7 marzo 1947, ha studiato legge alla Universidad Autonoma de
Colombia ed ha cominciato la sua carriera cinematografica agli inizi degli anni Settanta producendo
delle pubblicità e documentari politici, tra cui citiamo Chile No Se Rinde Carajo. A metà degli anni
ottanta Gómez ha prodotto Nieve Tropical, Los Embera e Mi Macondo; ha lavorato come assistente
alla regia nei film Visa USA e Milagro en Roma ed ha tenuto corsi di produzione cinematografica in
diversi istituti tra cui la Scuola di San Antonio de los Baños a Cuba.
Nel 1991 ha diretto e prodotto il premiato film Confessino to Laura e nello stesso anno è stato
direttore di produzione nella serie televisiva spagnola Nazca, distribuita in 21 paesi dell’America
Latina.
Nel 1999 Gómez ha prodotto Our Lady of Assassins di Barbet Shroeder ed attualmente sta curando
i seguenti lavori: la post-produzione di The Wandering Shadow per la regia di Ciro Guerra; la
distribuzione commerciale di Sin Amparo che ha scritto, prodotto e diretto; e la pre-produzione di
Juego de Niños di Carlo Cesar Arbelaez.
Orlando Tobón (produttore associato)
Spesso definito come “il sindaco della piccola Colombia”, Orlando Tobón è emigrato dalla
Colombia nel 1968 ed ora vive a Jackson Heights nel Queens, dove ha una piccola agenzia di
viaggi. Tobón è diventato una personalità importante all’interno della comunità colombiana
offrendo spesso aiuti finanziari e assistenza agli immigrati suoi connazionali.
Tra i suoi meriti, negli ultimi venti anni c’è stato quello di rimpatriare i corpi di circa 400 “corrieri
della droga” colombiani morti nel tentativo di trasportare le sostanze stupefacenti negli Stati Uniti
ed inoltre negli ultimi sette anni, si è anche occupato dei disabili del Queens, stando a capo di
servizi in una sezione dell’Associazione Lions Club International.
Nel 1998 è stato nominato membro con diritto di voto nel comitato della sua comunità ed è membro
attivo nella Lega anti-diffamazione colombiana.
Rodrigo Guerrero (produttore associato)
E’ di Cali, Colombia. Si è laureato in Produzione Cinematografica all’Università di New York. In
qualità di Direttore della Fotografia ha curato diversi film, documentari e video musicali
indipendenti, tra cui ricordiamo: il documentario Reunion per la regia di Bob Girali e il film di
Brandon Cole King Midas.
Guerrero ha prodotto, diretto e montato, per la Heavy Inc., varie pubblicità, promo, video e
spettacoli televisivi. Ha fondato insieme ad Andres Baiz e Jaime Osorio Gómez (Our Lady of
Assassins) la società di produzione e distribuzione Proyecto Tucàn orientata verso i paesi Latini,
con sede a Bogotà ed affiliata a New York attraverso la Centro Films.
Becky Glupczynski (line producer)
Si è laureata alla Colombia University. Ha cominciato a lavorare in programmi televisivi educativi
con la società Family Communications proprio nel famoso programma Mister Rogers’
Neighborhood. Nel 1996 torna a New York e si crea uno spazio inserendosi nella Comunità
Cinematografica Indipendente di New York lavorando sui film Requiem for a Dream, Restaurant,
The Opportunists e Brooklyn Babilon. Attualmente Becky Glupczynski lavora come line producer
freelance.
Tra gli altri lavori da lei curati si ricorda il film Frida di Julie Taymor; World Traveler di Bart
Freundlinch (in anteprima al Sundance Film Festival nel 2002) e The American Astronaut di Cory
McAbee (proiettato in anteprima al Sundance Film Festival nel 2001).
ALTERCINE (produzione di supporto)
Formata nel 1970, la Altercine è fatta da un gruppo di cineasti indipendenti con sede a Quito, in
Ecuador. Questo gruppo di tecnici hanno diretto, scritto e curato la fotografia ed il montaggio di
vari film, video e pubblicità; hanno curato la regia ed il montaggio per conto di compagnie di
produzione sia locali che estere e forniscono anche servizi di coordinamento e produzione.
Tra i lavori curati dalla Altercine, citiamo: Quito, una serie di sei cortometraggi commissionati dalla
municipalità di Quito; Mekong the Mother, il primo dei tre documentari Altercane sul fiume
Mekong; Ana, una ragazza di Medellin, Colombia; Memorias de Campaña, un film sugli studenti
delle scuole superiori e dell’università che ha ricevuto il premio Coral Prize al Latin American Film
and Video Festival; e Luar Trocas, sulla storia dell’artista ecuadoregno Oswaldo Guayasamìn.
La Altercine ha anche curato la regia, la fotografia ed il montaggio di due documentari per le
Nazioni Unite, Voluntarios de Naciones Unidas, un camino de solidarided e Colacion para un
mañana.
Fra i lavori cinematografici ricordiamo: En Un Rincon del Alma, produzione ecuadoregna (regia,
sceneggiatura e montaggio a cura della Altercine); The Dancer Upstairs, debutto di John Malkovich
come regista (produzione della Altercine); Inca Connection e La Nieve de los Andes, produzioni
tedesche. Le realizzazioni relative al montaggio comprendono il premiato film indipendente La
Tigra.
Jim Denault (direttore della fotografia)
E’ un personaggio molto apprezzato ed ha collaborato in molti celebri film indipendenti quali: Real
Women Have Curves di Patricia Cardoso; The Believer di Henry Bean; Boys Don’t Cry di Kimberly
Peirce; Our Song di Jim McKay; Getting to Know You di Lisanne Skyler; The Clockwatchers di Jill
Sprecher; The Book of Life di Hal Hartley; A Good Baby di Katherine Dieckmann. Nel 1996 con il
film di Michael Almereyda Nadja, Denault ha ricevuto una nomination per il Premio IFP
Independent Spirit Award.
I suoi ultimi progetti includono un film in Cambogia (City of Ghost - Matt Dillon), e i programmi
televisivi Push Nevada ed Export Witness, entrambi diretti da John McNaughton.
Ha anche girato numerosi cortometraggi quali Another Girl Another Planet di Michael Almereyda,
Hide and Seek di Su Friedrich, Lois Lives a Little di Adrienne Shelley e The New Arrival di Amy
Talkington.
Denault vive con la sua famiglia, la moglie Cate Wilson e la figlia Claire, tra New York e Los
Angeles.
Monica Marulanda (scenografia)
Ha cominciato la sua carriera di scenografa nel 1987 ed ha curato più di undici serie televisive in
Colombia ricevendo tre riconoscimenti nazionali ed una nomination per il suo lavoro in queste
serie. Tra i film in cui ha lavorato ricordiamo: Mediometrajes per la regia di Luis Alberto Restrepo;
Edipo Al calde di Jorge Ali Triana; Soplo de Vida di Luis Ospina e Our lady of Assassins di Barbet
Schroeder.
Debbie De Villa (scenografia)
La carriera di Debbie De Villa ha avuto inizio dopo aver ricevuto un riconoscimento (British Film
Academy) dalla SUNY Purchase.
Ha curato, tra gli altri, il premiato film di Peter Sehr Love the Hard Way, interpretato dal vincitore
del Premio Oscar Adrien Brody; Skins, per la regia di Chris Eyre, dopo Smoke Signals; The
Opportunists dell’esordiente regista Myles Connell, con Christopher Walken; e A Good Baby, opera
prima di Katherine Dieckmann, interpretato da David Strathairn.
In qualità di Direttore Artistico ricordiamo il premiato Ulee’s Gold di Victor Nunez, con Peter
Fonda, e Shimmer, la produzione PBS American Playhouse;
Inoltre De Villa ha anche curato spot pubblicitari per alcuni clienti importanti come Coca Cola e
Lexus.
Anne McCabe (montaggio)
Ha iniziato la sua brillante carriera a New York lavorando come tirocinante nel film di Woody
Allen Crimes and Misdemeanors e Casualties of War di Brian de Palma. Il suo primo film in
qualità di montatore è stato The Daytrippers di Greg Mottola (1996 Grand Prize al Festival
Cinematografico di Cannes, Audience Award a Deauville e Grand Jury Prize a Slamdance).
Tra gli altri suoi lavori ricordiamo anche You Can Count On Me di Kenneth Lonergan che ha
ricevuto due nomination all’Oscar. Anne McCabe ha, inoltre, scritto diverse sceneggiature fra le
quali And Why Not prodotta da Nancy Tenenbaum.
Lee Percy , A.C.E. (montaggio)
Ha inizialmente frequentato la scuola di recitazione Juilliard School con John Houseman e
successivamente si è rivolto ad un indirizzo più tecnico come quello del montaggio prendendo un
diploma universitario in cinematografia alla University of Califonia.
La sua iniziale istruzione teatrale gli è stata d’aiuto nell’essere più creativo come montatore ed in
questo ambito ha lavorato per progetti che portavano nomi di noti attori come nei tre film vincitori
del Premio Oscar Kiss of the Spider Woman di Hector Babenco con William Hurt, Reversal of
Fortune di Barbet Schroeder con Jeremy Irons e Boys Don’t Cry di Kimberly Peirce con Hillary
Swank.
I suoi lavori più recenti comprendono l’imminente film A Home at the End of the World, tratto dal
romanzo di Michael Cunningham con Colin Farrell e Sissy Spacek.; e A Love Song for Bobby Long
con John Travolta e Scarlet Johansson.
Percy ha collaborato con il regista svizzero Barbet Schroeder per più di dieci anni in film quali
Before and After con Meryl Streep e Liam Nelson; Kiss of Death con Nicholas Cage e Samuel L.
Jackson; Single White Female con Bridget Fonda e Jennifer Jason Leigh; e Reversal of Fortune con
Geremy Irons e Glenn Close.
Tra i suoi lavori ricordiamo ancora The Believer di Henry Bean, vincitore del Gran Premio della
Giuria (Grand Jury Prize) al Sundance Film Festival del 2001; Center of the World e Slamdance di
Wayne Wang; Blue Steel di Kathryn Bigelow con Jamie Lee Curtis; e Corinna con Whoopi
Goldberg e Ray Liotta.
Lee Percy ha ricevuto un premio dal cinema americano (The American Cinema Editors Eddie
Award) per aver curato il montaggio in Against the Wall della HBO, uno dei due progetti sviluppati
con John Frankenheimer.
Lauren Press (costumi)
Ha lavorato come costumista nei film Uninvited e Ritual, assistente costumista in “The Sopranos”
ed ha ricevuto due nomination Emmy Award insieme al suo team di costumisti.
Lauren Press è stata anche aiuto costumista nei film The Imposters, Lawn Dogs e Donnie Brasco.
Sarah Beers (costumi)
Ha lavorato sia nel cinema che nel teatro. Le sue collaborazioni più recenti comprendono il film di
Michael Kang The Motel, prodotto da Miguel Arteta, che ha vinto il Premio Sundance /NHK
International Filmmakers Award al Sundance Film Festival del 2003; The Guys di Jim Simpson,
con Sigourney Weaver e Anthony La Paglia; XX/XY di Austin Chick con Mark Ruffalo, presentato
al Sundance Film Festival nel 2002 e Brother to Brother di Rodney Evans che è proiettato al
Sundance Film Festival nel 2004.
In ambito teatrale ricordiamo: “Tape”, una produzione Naked Angel presentata a New York City e a
Londra; di recente ha disegnato i costumi per “St. Scarlet” di Julia Jordan e collabora con la
compagnia teatrale di New York, The Civilians.
Per due stagioni Sarah Beers ha lavorato come costumista per il Festival teatrale di Williamstown e
per l’Opera di Santa Fe; ha curato la realizzazione per la “Principessa Turandot”, una produzione
Bluelight Theater Company; “The Dojoji” della Sachiyo Ito Dance Company e “Skin of Our Teeth,
una produzione Williamstown Theater Festival.
Sarah Beers ha studiato costumi alla Royal Opera di Londra e marionette a Ginevra. Ultimamente la
rivista Entertainment Design l’ha definita “la costumista emergente del 2003”.
Jacobo Lieberman e Leonardo Heiblum (compositori)
Jacobo e Leonardo compongono, registrano e producono musica dal 1993 per molti progetti diversi:
dai film ai documentari, pubblicità, balletti e teatro.
In qualità di compositori, tra le loro produzioni citiamo: The Maldonado Miracle di Salma Hayek,
…De qué lado estás? di Eva Lopez, Crónica de un desayuno di Benjamín Cann e per diversi
cortometraggi ricordiamo il premiato El Ojo en la nuca di Rodrigo Plá, con Gael García Bernal.
Lieberman e Heiblum hanno anche curato la supervisione e produzione musicale di Frida di Julie
Taymor.
Tra i lavori in ambito teatrale citiamo “El Juego de la Oca” e due adattamenti musicali di
Shakespeare che hanno avuto molto successo: “Titus” e “Twelfth Night”; quest’ultimo è stato
premiato come Migliore musica dall’Associazione messicana di Critici teatrali (AMCT –
Asociación Mexicana de Críticos de Teatro).
I due compositori possiedono uno studio di registrazione (Audioflot) a Mexico City e fanno parte di
un quartetto comprendente: Lieberman (banjo), Heiblum (tabla), Alex Ruiz (vibrafono) e Andrés
Sanchéz (basso).
Individualmente, Jacobo Lieberman è stato compositore di musiche in diversi gruppi ed ha suonato
tutti i tipi di strumenti. Oltre a suonare il violoncello nell’orchestra di musica barocca Galileo, ha
anche suonato la chitarra, le tastiere e le percussioni in molti gruppi rock, tra cui Santa Sabina, una
delle più famose band rock messicane.
Leonardo Heiblum ha studiato musica e composizione in Messico ed ha continuato a studiare
tecniche di registrazione al Full Sail di Orlando, Florida. Per cinque anni ha collaborato con Philip
Glass in qualità di tecnico e come assistente musicale con il maestro Michael Riesman.
Lynn Fainchtein (supervisore musicale)
Ha portato la sua esperienza musicale in diversi settori: cinema, televisione, radio, giornalismo e
anche incisioni. Ha lavorato come supervisore musicale e produttore di colonne sonore per diversi
film tra cui l’ultimo di John Sayles Casa de los Babys. Ha collaborato molto con l’apprezzato
regista messicano Alejando Gonzalez Iñarritu su film quali: 21 grammi; Amores Perros
(nomination all’Oscar); The Hire: Powder Keg per la BMW Films; e Edwin con Brad Pitt.
Al suo attivo lavorativo ricordiamo inoltre: 22 Days in Acapulco di Bruno De Almeida, La Mano
del Zurdo di Carlos Salce e Sin dejar Huella e Danzon di Maria Novaro.
Lynn Fainchtein ha curato la supervisione musicale delle colonne sonore della Altavista Films ed è
anche stata direttore della società di A&R della Altavista Films.
Attualmente è la reporter della rivista Rolling Stone in Messico.
La sua esperienza televisiva comprende, di recente, un periodo di lavoro nella sezione musicale
della serie televisiva “Circulo Rojo”, mentre in precedenza ha lavorato per la MTV latinoamericana
come Direttore di Programmazione Musicale, produttore/scrittrice/intervistatrice per la MTV News
e capo dell’ufficio regionale.
Alla radio ha avuto un’esperienza come DJ, produttore, programmatore e direttore di diverse
stazioni radio messicane, tra cui anche Rock 101, Dimension 10.30am, Espacio 59 e Imagen 90.5
m.
Orpheus Group Casting – Ellyn Long Marshall e Maria E. Nelson (casting)
Ellyn Long Marshall e Maria E. Nelson hanno esperienza di casting cinematografico, televisivo e
teatrale.
Tra i film da loro curati citiamo: Indocumentados di Leonardo Ricagni, Women Have Curves di
Patricia Cardoso; Piñero di Leon Ichaso; Girlfight di Karyn Kudama; Rhythm of the Saints di Cyn
Canal-Rossi; Paper Soldiers di Damon Dash e Dave Daniels; e Above the Rim di Jeff Pollack.
Marshall e Nelson si stanno occupando attualmente del casting del film di Marco Orsini American
Way e di quello di Dror Sores, Del Rio.
I loro titoli in ambito televisivo comprendono “Undeclared” (critica favorevole), “Simple Justice”
(una serie della PBS) e “Different and the Same” e “Mr. Roger’s Neighborhood” (serie su canale
televisivo pubblico).
La lunga esperienza teatrale di Marshall e Nelson comprende il New York Theatre e stagioni in
teatri nazionali, internazionali e regionali.
All’esperienza di New York si ricollegano lavori quali “Twilight – Los Angeles 1992” di Anna
Deavere Smith al Lincoln Center; “Harlem Song” per la regia di Gorge C. Wolfe; “The Capeman”
(produzione pre-Broadway del musical di Paul Simon e Derek Walcott); e “Goodbye My
Friduchita”.
La regista Elizabeth Swados gli ha affidato il casting di “The Hating Pot” e “The New Americans”.
Marshall e Nelson si sono occupate di casting al Lincoln Center Institute per le stagioni 1996/2003
e per le stagioni 1994/99 all’Inter Hispanic American Theatre oltre che per “New Works Now” al
Public Theatre.
Hanno fatto audizioni per spettacoli internazionali (“42nd Street” e “The Rocky Horror Show”) e
per quelli nazionali (“Jesus Christ Superstar” con Ted Neeley e Carl Anderson, e “Your Arm’s Too
Short to Box With God” con Stephanie Mills e Teddy Pendergrass). In ambito regionale Marshall e
Nelson hanno curato il casting per diverse compagnie teatrali molto importanti tra cui Actor’s
Theatre of Louisville’s Humana Festival (dal 2001 al 2003); Crossroads Theatre a New Brunswick;
e The Intiman Theatre a Seattle.
Si sono anche occupate del casting di parecchie produzioni del premiato e innovativo New York
City group En Garde Arts.
El Barco Producciones (casting)
E’ formato da cinque realizzatori di film che hanno lavorato insieme negli ultimi sette anni nella
produzione cinematografica e televisiva colombiana. La società si è fatta un nome da sola,
ricorrendo a ragazzi che non hanno accesso ad una educazione formale ma che possono avere la
possibilità di partecipare al processo creativo e di produzione. La società El Barco è attualmente
occupata nella post-produzione di quattro cortometraggi co-prodotti con la Germania e girati in
Colombia e in Germania.
Jorge Valencia (casting)
Dal 1991 Jorge Valencia ha diretto e curato la fotografia di numerose serie televisive, documentari e
video musicali in Colombia, tra cui il premiato documentario El Pueblo Tikuna. La sua esperienza
in ambito cinematografico come aiuto regista comprende il film di Manuel Jose Alvarez La Deuda;
Soplo de Vida di Luis Ospina; Golpe de Estadio di Sergio Cabrera; Juana Tenia el Pelo de Oro di
Pacho Bottia; Our Lady of Assassins di Barbet Schroeder; e più recentemente il film di Antonio
Dorado, El Rey.
Valencia è anche stato regista della seconda troupe nel documentario di Sergio Cabrera, Citizen
Escobar.
Maria Eugenia Salazar (casting)
Ha lavorato per la televisione e il cinema colombiani per più di dieci anni. Ha avuto esperienze in
molti aspetti diversi della produzione in documentari, pubblicità, e nove serie televisive.
Tra le sue produzioni cinematografiche ricordiamo La Deuda di Manuel Jose Alvarez, Leida di
Jorge Valencia e Our Lady of the Assassins di Barbet Schroeder.