Frogstock

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Frogstock
frogs
20
FROGSTOCK
2015
VENTIDUESIMA EDIZIONE
26-29 AGOSTO 2015
PARCO FLUVIALE
RIOLO TERME
CA
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MORENO
frogs uno
frogs
anno ventesimo
(ventiduesimo di Frogstock)
numero uno
a cura di
CLIPS RAG & ROCK
CENTRO GIOVANI
Via Gramsci, 13
48025 Riolo Terme (RA)
www.frogstock.it - [email protected]
redazione e public relations
Iacopo Battilani
Samuele Benini
Aris Collina
Luca Cavallari
Mattia Grandi
Beatrice Laurita
Cristiano Malavolti
Claudio Malvezzi
Myriam Massicci
Michael Mengozzi
Alfonso Nicolardi
Marco Paiano
Matteo Pasini
Paride Ridolfi
Filippo Sangiorgi
Nicola Sangiorgi
Lorenzo Santandrea
Martino Savorani
Luca Soldano
Flavio Tagliaferri
Mattia Tampieri
Melania Tigrini
Mirco Tigrini
Iarvi Timoncini
Sara Venturini
Aurora Visani
Marco Zama
illustrazione in copertina
THICK AS A BRICK
Un soffio fende i muri e i manifesti delle passate edizioni, poi vira e ferisce la porta in cima alle
scale, taglia i fili della luce e colpisce una bottiglia di birra vuota. E’ un soffio, un lampo che scuce
una tela e la fa volare via nello spazio, lasciando una crepa spessa come un mattone, una ferita
che fa entrare freddo e nebbia.
Noi siamo ancora qui, a miliardi di chilometri di distanza e le note che amavi risuonano ancora
forti e cristalline. Quel soffio è stato una lama tagliente, ma non ha graffiato la memoria e non ha
scalfito l’edificio Frogstock che abbiamo costruito insieme a te, con tenacia e passione.
Frogstock è un pensiero denso che ti annoda stretta addosso la maglietta “Staff”, è una seconda
pelle alla quale sei tenacemente legato, ne siamo certi, anche lì, a miliardi di chilometri di distanza.
Malgrado tutto, buon ventesimo compleanno frogs.
ANDREA RIVOLA
grafica e impaginazione
Paride Ridolfi
distribuzione
gratuita
PARIDE RIDOLFI
frogs due
MERCOLEDI’ 26 AGOSTO
INGRESSO GRATUITO
WITCHWOOD
TEENAGE WASTELAND
CLIPS RAG & ROCK
CENTRO GIOVANI
MOTOZAWAY
APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ BACCO
GIOVEDI’ 27 AGOSTO
INGRESSO GRATUITO
MAD SHEPHERD
IL PAN DEL DIAVOLO
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI / DJ IACOPO BATTILANI
OGNI SERA
TROVERETE
Stand Gastronomico
“Traditional Fast Food”
Grapperia “Kill the Coffee”
Cocktails e after show al
Joker Disco Bar
Red Bull lounge
Area Bimbi by Zerocento
Rock Camp Gratuito
Artigianato Locale
Alcool test by Ser.T Faenza
PARCO FLUVIALE
RIOLO TERME
WWW.FROGSTOCK.IT
VENERDI’ 28 AGOSTO
INGRESSO GRATUITO
FRENCH KISS & ALOHA ALOHA BEACH
KUTSO
APRÈS LA CLASSE
APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ PICCIO / DJ MALVA
SABATO 29 AGOSTO
INGRESSO 15 EURO
JACK GUITAR MANZONI
CAPAREZZA
Info e prevendite: www.frogstock.it - www.vidiaclub.com
disponibile su circuito Ticketone e Vivaticket oppure ufficio turistico: Tel. 0546.71044
APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI / DJ IACOPO BATTILANI
frogs tre
PROGRAMMA
frogs quattro
SERVIZIO RECAPITO
STAMPE E PACCHI
via Malpighi, 88/11
c/o Palazzo “Lo Specchio”
Tel. e Fax. 0546 663668
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CORRIERE ESPRESSO
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IN GIORNATA
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E NEL MONDO
FATTORINAGGIO
AZIENDALE
la nuova formula della posta
- Consegna posta certificata
- Raccomandate
- Gestione Ufficio Posta
Partner
www.nexive.it
Se ringraziare significa esprimere la propria gratitudine a qualcuno, che sia un amico o una sconosciuta o il cielo, oppure attribuire a qualcosa
il merito di verificarsi di un evento fortunato, vi
ringraziamo tutte e tutti dal profondo del nostro
cuore. Grazie davvero! Vi ringraziamo con un
sorriso, con un abbraccio, con una dedica qui
sulla nostra fanzine. Grazie, grazie alle istituzioni,
alle associazioni, ai commercianti riolesi. Grazie
ai volontari, ai ragazzi della CLIPS RAG & ROCK,
alla Pro Loco di Riolo Terme, all’Avis, Aido, Arci,
Ippoverde. Grazie ai ragazzi dei Winter Bikers,
all’Associazione Alpini, alla Protezione Civile.
Grazie a tutti coloro che, sentendo il richiamo di
Frogstock, ci regalano il loro tempo e impegno
per realizzare questo spettacolo: senza di voi tutto questo non ci sarebbe. GRAZIE!
CARCIOFFI GIUSEPPE sas
di Carcioffi Elisa e C.
INFISSI E SERRAMENTI IN ALLUMINIO
Via Curiel, 20/22/24 - 48025 Riolo Terme (Ra)
Tel. 0546.70266 - Fax 0546.71847
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frogs cinque
UN DOVEROSO GRAZIE
frogs sei
950 vini, 150 birre, 70 distillati
PROMOZIONE TOTAL LOOK
PER LE RAGAZZE SINO A 25 ANNI
30€ TAGLIO E PIEGA
OPPURE
COLORAZIONE E PIEGA
TUTTO COMPRESO
(valido il Martedì, Mercoledì e Giovedì)
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frogs
sette
ARARAPE’
Gli indios della tribù Potiguara non nominano i defunti. Non pronunciano più il nome di una persona morta fino a quando non
siano disposti a lasciarla andare per sempre. Vivono nel nord del
Brasile, sulla foce del rio Mamanguape, pescando granchi e altri
piccoli crostacei, piegati per ore nell’arena umida. Se interrogati riguardo al loro credo, rispondono con convinzione di essere
cristiani evangelici; vanno a messa, possiedono smartphone
e moto, usano facebook, vanno a scuola poi all’università. Ma
parallelamente ricevono un’istruzione particolare, imparano a
scrivere con il loro alfabeto indios, costituito da segni, quasi geroglifici, apprendono rituali, canti e danze tradizionali e come
utilizzare piante ed erbe. Ricevono medicinali dallo Stato, ma
preferiscono comunque curarsi con erbe e conoscenze antiche
e rivendere i medicinali ricevuti. Tutto questo è perfettamente
normale per loro, esistere in questa duplice realtà, in questa
duplice verità. Non c’è incoerenza nel pregare contemporaneamente Dio e spiriti della natura. C’è un giorno speciale, il 19
Aprile, unanimemente considerata da tutte le popolazioni indigene del Brasile, giornata mondiale del Passaggio. Non parlano
di morte, né di addii, lo chiamano Ararapè, Passaggio. E’ una
giornata di gioia, canti e danze, la tribù si riunisce sulla riva
del fiume e balla in ritmi ora esaltati, ora quasi psichedelici, in
un crescendo trascinante; non ci sono lacrime o pianti, non c’è
dolore, ma solo un enorme senso di appartenenza e di attesa,
un rapporto umano talmente profondo e radicato da essere più
forte della morte stessa. C’è talmente tanta vita, e musica, e
amicizia, da non esserci spazio per la morte. Al calar del sole
la tribù si raccoglie sulla riva. Ed uno ad uno, tutti coloro che
sono disposti a lasciar andare qualcuno, pronunciano ad alta
voce il nome del defunto e gettano in acqua una ghirlanda di
fiori. Non una lacrima, non uno sguardo triste o rassegnato, ma
solo attesa che il Passaggio finalmente si compia, e che la ghirlanda venga dolcemente trascinata dal fiume verso il naturale
ricongiungimento con la natura. Forse, se non avessimo perduto
il nostro rapporto con la natura, la nostra capacità di vivere e
gioire insieme agli altria, la nostra percezione della magia e del
mistero che ci avvolge, riusciremmo finalmente a comprendere
che la vita e la morte sono due facce della stessa medaglia, che
il bello è ciò che riusciamo a cogliere mentre sta passando e, nel
momento in cui riuscissimo a vedere insieme bellezza e morte,
allora potremmo pronunciare ad alta voce quel nome, e lasciarlo
andare per sempre.
BEATRICE LAURITA
frogs otto
erbe
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massaggi, abbronzatura,
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di Daniela Lisei
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frogs nove
MUSICA DEL CUORE
E BRUTTI
ROSPI
Amici di Frogstock. E’ d’obbligo dedicarvi
quest’acuta riflessione sulla vera natura
dei rospi che popolano la vostra esistenza e fare chiarezza sulla favola autentica
dei fratelli Grimm “Il Principe Ranocchio”.
Facciamo subito chiarezza sul punto cruciale del presunto bacio che rompe l’incantesimo: E’ UN FALSO! Quante volte hai
provato a trasformare un brutto rospo nel
principe dei tuoi sogni? Come procedi per
rompere l’incantesimo? Sarebbe saggio
consigliarti che, se vuoi un principe, non
baciare un rospo perché probabilmente
è solo un rospo. Ma sicuramente te ne
freghi del consiglio. Allora ascolta bene.
Primo: il bacio é un falso, una versione
successiva e contraffatta della favola
originale. LA PRINCIPESSA NON BACIA
MAI E POI MAI QUELLO SCHIFOSISSIMO
VISCIDO RANOCCHIO! Secondo: lo lanciò
contro un muro! Ti giuro! Rileggiti pure
la favola originale. “Allora la principessa
andò in collera, lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro la parete… adesso
starai zitto brutto ranocchio! Ma quando
cadde a terra, non era più un ranocchio,
era un principe dai begli occhi ridenti”.
Se é un principe vedrai che l’incantesimo
si romperà (magari anche la sua testa) e
avrai un principe. Ma ti chiederai:” E se
invece fosse solamente un ranocchio e
non si trasformasse?” Ti rispondo: “E che
te ne fai di un ranocchio?” Lascia che sia
fatta chiarezza correndo il rischio della
rottura definitiva. Per quanto ti sforzi con
tutta la tua pazienza e buona volontà,
come saprai, non si cambia la natura profonda delle persone. Anche se guardando
in fondo, bene in fondo ai suoi occhi, hai
intravisto la sua potenziale nobiltà. Puoi
anche impiegare tutte le tue risorse magiche e sottoporre il tuo ben amato anfibio viscido e bitorzoluto ad una cascata
di frequenze musicali armoniche prodotte
dal tuo tenero cuoricino. Mi chiederai:”
Ma che garanzia c’è di risvegliarlo ad una
presa di coscienza della sua potenziale regalità?” Non c’é nessuna garanzia.
Dunque dolce fanciulla fatti attraversare
dalla musica, danza nel vento, goditi l’esistenza e quando il suo molesto gracidare
notturno urta le tue sensibili orecchie...
sbattilo contro il muro! Vedrai che sarà
l’atto risolutivo per capire di che pasta
é fatto (non sto parlando delle rane fritte
della Proloco). Poi per un’azione preliminare e preparatoria alla mutazione genetica definitiva sottoponi il tuo amato rospo
al bombardamento massiccio del campo
sonoro musicale di Frogstock.
MORALE DELLA FAVOLA: se non basta
la musica del tuo dolce cuore e quella di
Frogstock per trasformarlo....quando torni a casa sbattilo contro il muro! Magari
di casa tua e non del tuo vicino; assumiti
l’eventuale danno della favola. Le vere favole non sono mai innocue.
Dedicato a me stessa e a tutte le principesse che ci si riconoscono.
MYRIAM MASSICCI
frogs dieci
PANETTERIA
PASTICCERIA
CAFFETTERIA
Via A. Gramsci, 8
Riolo Terme
Tel. 0546.70565
Via Firenze, 81
Borgo Rivola
Tel. 0546.71002
e-mail: [email protected]
frogs undici
Correva l’anno 1977: la rivolta studentesca travolgeva Bologna;
Zanardi e Pompeo prendevano vita dalla mano di Andrea Pazienza. Era l’inizio della fine, era il passaggio da una generazione
che dal 1968 si impegnava per cambiare la società e lottava
per i propri diritti, ad una generazione che trovava piacere dove
il piacere era solo fine a se stesso. Proprio in questo momento storico a Londra, capitale dell’avanguardia europea, nasceva
un gruppo che fu lo spartiacque tra queste generazioni. Erano
punk, suonavano punk e davano voce alla rabbia giovanile... fecero arrivare quelle urla a tutti! Durarono 5 anni, 5 album con
la formazione originale. Erano i Clash: un’anarchica e geniale
alchimia. Credo non si possa incominciare a parlare di loro se
non parlando del loro leader, all’anagrafe John Graham Mellor, in arte Joe Strummer “lo strimpellatore”. Lui, figlio di un
funzionario dell’ambasciata inglese, trascorse la sua infanzia
in Turchia, Egitto, Messico, Germania, Londra e proprio in questa città iniziò la scuola: da tutto questo si evince subito il suo
animo ribelle e anticonformista. Mick Jones, la chitarra. Vissuto
nei sobborghi di Londra ebbe un’infanzia complicata ma con un
grande sogno: diventare una rockstar. Un talento puro e grezzo, insomma. Paul Simonon, al basso. Cresciuto a Brixton, un
quartiere black londinese, tra gang e guerriglie urbane, era il
rude boy. Infine Nicholas Bowen Topper Headon, l’uomo della
batteria, affidata solo in seconda battuta al quarto Clash della
formazione definitiva. Batterista cresciuto a pane e jazz, voleva
vivere un’esperienza rock e decise di unirsi al gruppo. In questo
mix di ribellione, contaminazioni jazz, reggae, rock e con il cosmopolitismo proprio dell’imprinting di Joe, i Clash rivoluzionarono il punk iniziando prima come gruppo spalla nei concerti dei
Sex Pistol, poi ribaltando proprio il messaggio nichilista di Sid
Vicious. I nostri fantastici 4 esordirono con l’album “The Clash”
nel 1977: loro rappresentavano la rabbia costruttiva di chi sta
al di là del muro e la inserirono nei loro testi. Al grido di “London Burning” infiammarono l’Inghilterra: scomposero il rock in
maniera elementare e lo riempirono di furore punk. In un’intervista chiesero al nostro caro Joe se, con il loro sound, volevano
cambiare il mondo. Lui semplicemente rispose che se non c’era
riuscito Karl Marx, come potevano mai riuscirci loro?!?!!! I “The
Clash” non promettevano nulla ma sapevano dare consapevolezza e aprire gli occhi dei loro fan. Ormai maturi e dopo una
permanenza in Jamaica, tornarono a Londra appassionati di cultura rasta e sfornando la loro pietra miliare: “London Calling”. In
questo album il loro punk divenne più morbido e più completo
grazie alla presenza dei fiati. Nella loro continua evoluzione il
reggae, per mano del basso di Simonon, entrò nel punk; Joe,
in un grande momento di ispirazione, scrisse testi rabbiosi ma
anche poetici e, grazie al contributo di Mick, arricchirono il loro
modo di cantare: a Joe le parti più urlate, alla voce cristallina di
Mick quelle più intimistiche. Erano ormai usciti dall’Inghilterra:
parlando dai loro sobborghi si affacciarono al mondo dove tutto
è un sobborgo. Infatti nei loro brani, con il giro di basso forte e viscerale, raccontavano ciò che avevano vissuto nella loro
adolescenza con un messaggio a tutte le minoranze: potranno
essere anche schiacciate ma mai domate. A mio parere il loro
capolavoro fu Sandinista: album globale, profetico. Dettarono le
basi per il patchanka, suono cosmopolita e fuori da ogni etichetta. Di fatto fu un disco contenitore lunghissimo, contro ogni
forma di marketing: era un triplo disco con 36 canzoni. Il titolo
Sandinista fu scelto per ricordare il popolo oppresso in Nicaragua e la lunghezza del disco per fare compagnia ai lavoratori
sulle piattaforme petrolifere. Continuarono poi l’esperimento di
London calling e, arrivati alla maturità artistica, nei vari brani
si passava dal blues al dub al pop jazz. Seguì un altro album
ma, come avviene nelle migliori band, i dissidi interni portarono
alle fuoriuscite prima del batterista Topper poi di Jones. Era il
1982: si sciolsero definitivamente nel 1984. Joe Strummer partecipò ad altri gruppi e il suo ultimo album fu con i Mescaleros
dove editò una cover di “Redemption song” in chiave dylaniana,
dando ancora più forza al suo inno alla libertà. Purtroppo ci ha
lasciato nel 2002, stroncato da un infarto. A volte mi chiedo cosa
avrebbe scritto sulle anime che viaggiano nel Sud del mediterraneo e su quelle che sono rimaste sul fondo. Rock the casbah.
BANNA
frogs dodici
il BOTTEGHINO
di Anna Lisa Menichetti
LOTTO
RICARICHE TELEFONICHE
Dave suona sempre, di continuo e ovunque. Suona a casa, alla
Clips (o per meglio dire “in asso” come dice lui), suona anche
a scuola se e quando può. Come avrete intuito Davide Marani, oramai “Dave” per amici e famiglia, è uno dei più assidui
frequentatori dei corsi di musica dell’associazione Clips Rag &
Rock: abbiamo perciò deciso di intervistarlo. Stranamente lo
colgo senza una chitarra per le mani e ne approfitto per fargli
qualche domanda. A: Come ti chiami e da quanto sei iscritto
alla Scuola di Musica della Clips Rag & Rock? D: Davide Marani
e sono iscritto dall’anno 2007/2008 (Mi risponde tutto serio,
probabilmente si sente già una rockstar) A:Quanti strumenti sai
suonare? D: Ehm allora... Chitarra e basso, mettiamola così..
Più o meno, perchè il basso non è il mio strumento visto che
il mio strumento principale è la chitarra. Ah! E canto! A:Se
non erro suoni in un gruppo, giusto? D: Sì suono in un gruppo,
i “Just in Time” A:Dove hai conosciuto i tuoi compagni di musica? D: Allora... io e l’altro chitarrista, Andrea Pulti, suoniamo
insieme grazie alla Scuola di Musica già dal 2007; abbiamo
fatto lo stesso percorso all’interno dell’associazione e da
quest’anno siamo anche nella squadra Service. Il batterista
lo abbiamo conosciuto grazie ad amici di Faenza mentre il
bassista viene da Imola e ce lo ha presentato un altro ragazzo
dell’asso (come vi dicevo per lui ormai Clips Rag & Rock suona
troppo formale). A: Puoi esprimere un tuo parere sui corsi della
Scuola di Musica? D: Semplicemente fantastici! -si illuminaGli insegnanti sono il massimo; io faccio due corsi ma conosco anche gli altri e sono tutti molto validi. Avere la Scuola
di Musica a Riolo (Terme) è molto bello e spero che i corsi
continuino nonostante i problemi che si potranno presentare.
Spero inoltre che ci sia un ricambo generazionale così che la
Scuola di Musica continui… per tanti altri anni! Lo ringrazio
e ci salutiamo. Mentre esco intravedo i suoi fogli delle preiscrizioni ai corsi di musica 2015/2016 già compilati. Per chi volesse iscriversi ad uno degli innumerevoli corsi (chitarra, basso,
pianoforte, batteria e voce) può presentarsi sabato 19 settembre 2015 dalle 14 alle 19 presso la sede del centro giovani, in
via Gramsci 13 a Riolo Terme (RA) per la giornata ufficiale delle
iscrizioni all’a.s. 2015/2016.
Per info:3466494867 [email protected] (Iacopo Battilani, coordinatore dei corsi)
frogs tredici
LA SCUOLA DI MUSICA IN “ASSO”
frogs quattordici
LA GRANDE
DOMANDA
Sono arrivata a casa da un po’ a dir la verità: ho sistemato la
spesa, aperto le finestre e mi godo un’inaspettata parentesi di
relax. Il cellulare non suona da almeno trenta minuti e soltanto
ora mi rendo conto di aver speso tutto il mio tempo a guardare
una foto. Una foto in mezzo a libri, candele, tappi di bottiglie e
bomboniere. Che silenzio intorno a me, che silenzio in casa mia.
Sento i bambini correre giù in strada, una ragazzina ridere mentre chiacchiera, in vivavoce, al telefono. Tutta questa vita così
esposta mi mette a disagio, sento forte l’esigenza di isolarmi
e rilassarmi. Accendo lo stereo, scelgo una playlist e mi siedo
sul divano. Quella foto continua a guardarmi, è magnetica e io
non so resistergli. Mi alzo, devo prenderla quando delle note mi
catturano e mi dimentico di ciò che stavo per fare. Ripenso ai
momenti passati, alle gioie e ai dolori, alle scommesse vinte,
agli allori e agli atti incompiuti*. Mi ricordo di una frase, di un
film e velocemente cerco l’icona sul mio portatile: Safari, ctrl+L,
Youtube, “Ogni maledetta domenica - discorso di Al Pacino”. Lo
ascolto più volte, lo ascolto a piccoli sorsi, lo ascolto tutto di un
fiato. “Sapete col tempo, con l’età.. tante cose ci vengono tolte
ma questo fa.. fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando
quelle cose le cominci a perdere. E scopri che la vita è un gioco
di centimetri e così è il football. Perché in entrambi questi giochi,
la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo”.
E certo che lo so: quante volte ho sbagliato e, come è giusto
che sia, non ho potuto spingere il tasto rewind e riprendere da
dove volevo io. “Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo
e voi non ce la fate. Mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti
e mancate la presa.” Come quando becchi il semaforo rosso
sulla via Emilia e devi andare in stazione a prendere il treno:
quel “mezzo centimetro” di ritardo ha cambiato il corso della
mia giornata e cavolo, quanto l’ho maledetto! “Ma i centimetri
che ci servono sono dappertutto, sono intorno a noi. Ce ne sono
in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo.”
Aspetta Al, sei proprio sicuro? Vorresti forse dirmi che un’opportunità di cambiamento esiste ancora? Vorrei proprio trovarla,
ora, in questi tempi bui dove evito di leggere le notizie della
cronaca per paura di scoprire qualche dolore in più sulla faccia
della Terra. “In questa squadra si combatte per un centimetro.
In questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli
intorno a noi per un centimetro. Ci difendiamo con le unghie e
coi denti per un centimetro.” Cavolo Al, che belle parole. La mia
bocca abbozza un mezzo sorriso, sono presa da ciò che dici.
Sono presa dal mio coach e dal crescendo d’intensità. “Perché
sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri,
il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta. La
differenza fra vivere e morire.” Sì Al, credo siano quei centimetri
i soli a far la differenza. Credo siano le nostre scelte a darci
qualche opportunità in più. Credo sia il nostro vivere insieme a
far la differenza, il nostro prenderci cura degli altri a farci macinare centimetri. “E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui
frogs quindici
il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro. E
io so che se potrò avere un’esistenza appagante sarà perché
sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro.” Al sono sempre più d’accordo con te, hai capito cosa provo
e cosa sento quando, con fatica e determinazione, cerco di agire
secondo coscienza, cerco di rispettare l’altro. “La nostra vita è
tutta lì, in questo consiste, è in quei dieci centimetri davanti alla
faccia. Ma io non posso obbligarvi a lottare.” E chi vuole obbligarci a lottare Al? Chi? Non vogliono di certo obbligarci a lottare
coloro che continuano ad affamare le nostre teste, privandoci
di cultura e riempiendoci di stupidi talk show e soubrette. Non
vogliono di certo obbligarci a lottare coloro che ci inducono ad
essere superficiali, ad essere trend, casual chic o radical: loro
no, non vogliono perché se cercassimo di essere autentici non
saremmo più quelli che fanno le file di notte per uno smartphone
all’ultimo grido o si fanno i selfie cercando di trasudare incolmabile felicità. “Dovete guardare il compagno che avete accanto,
guardarlo negli occhi.” E chi lo fa più Al? Guardati intorno: tutti
presi dall’essere perennemente online da dimenticarsi -addirittura - di alzare lo sguardo e guardare a sinistra, a destra e a
sinistra prima di attraversare. “Io scommetto che ci vedrete un
uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete
un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra consapevole del fatto che, quando sarà il momento, voi farete lo
stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei.” Io non
credo Al sia come ci spiegano molte persone, che siamo lontani
e distanti, che siamo di serie A o di serie B, che siamo diversi
e perciò legittimati ad essere in guerra. Io Al vedo la differenza
nell’umanità e la leggo per quella che è: andare oltre la diversità
per superare gli stereotipi e i pregiudizi, per guardare con occhi nuovi colui o colei che mi sta vicino, per sentirci veramente
vicini e simili. Uguali. “Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi,
è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?” Ditemi voi cosa volete
fare: io ho deciso. Voglio vivere, voglio riempire il silenzio di casa
mia con voci, sapori, emozioni, persone. Voglio legare ricordi a
posti, colori, profumi, salti e corse a perdifiato. Voglio sentire il
calore di un abbraccio e la fatica dileguarsi nell’aver degli amici
con cui condividerla e dividerla. Voglio sorridere e incidere nel
mio cuore volti, sorrisi, lacrime e, perché no, le piadine di mia
nonna. Voglio emozionarmi ancora, voglio regalare ciò che di
meglio so fare e voglio continuare a cantare e ascoltare musica.
Voglio continuare a leggere e a scrivere, a pensare, a riflettere
e amare. Grazie Al, grazie perché ora ho trovato le mie risposte
alla grande domanda.
* “Your hand in mine”, Explosions in the Sky
MELANIA TIGRINI
frogs sedici
Servizio Trasporto Pubblico e
Noleggio Pullman Granturismo
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Mangiare è uno dei quattro scopi della vita… quali siano gli altri tre, nessuno l’ha mai saputo.
(Proverbio cinese)
Ecco cosa potrete trovare dalle ore 19.00 allo stand gastronomico di Frogstock:
TORTELLI BURRO E SALVIA E AL RAGÙ
GRAMIGNA PANNA E SALSICCIA
PIADINA FARCITA
TIPICA FICATTOLA FARCITA
SALSICCIA E PATATE
I NOSTRI FRITTI: RANE, POLLO E PATATINE
BIRRE FORST: KRONEN - SIXTUS - WEIHENSTEPHAN HEFE
E NON FINISCE QUI !
Nell’area concerti, potrete trovare lo spazio bimbi gestito dalla Cooperativa
Sociale Zerocento e un campeggio gratuito gestito dalla Protezione Civile per chi
preferisce fare un riposino prima di guidare. Vivi Frogstock responsabilmente!
frogs diciassette
FROG’S GOURMET
frogs diciotto
MARZO
Proprio in questa data, il primo giorno di Primavera, simbolo della speranza che si rinnova e giorno nel quale la luce prende il
sopravvento sulla notte della paura, “Libera. Associazione, nomi
e numeri contro le mafie”, celebra ogni anno la “Giornata della
memoria e dell’impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie”. Quest’anno la XX Giornata si è tenuta a Bologna e
lì, in una grande marcia per le vie della città, i miei passi si sono
uniti a quelli di altre 200mila persone. Era un corteo festoso, un
mare di suoni e di colori. C’era la banda, chi cantava “I cento
passi”, chi ripeteva a ritmo slogan come “La mafia uccide, il silenzio pure”. Ovunque striscioni e bandiere. Bandiere della pace
ma soprattutto gialle, arancioni e rosa come i colori del logo di
Libera e si vedeva anche tantissimo azzurro, quello delle nostri uniformi scout. Tanti rumori e colori, per rompere il silenzio
e per smacchiare il nero dell’omertà. Erano presenti ragazzi e
ragazze, famiglie con passeggini, adulti e anziani: tutti insieme
per formare il volto dell’Italia migliore, dell’Italia portatrice della
bellezza che salva il mondo. L’Italia che non si rassegna, che non
cede all’indifferenza e che esige uno stato più severo verso mafie e corruzione. Orgogliosamente presenti anche molti bambini
arrivati dalle scuole di tutta Italia. La speranza comincia proprio
da lì, dalla scuola. Una frase a cui tengo molto, dello scrittore
Gesualdo Bufalino, dice che: “La mafia sarà vinta da un esercito
di maestre elementari!”. La scuola allena alla vita, promuove la
cultura contro la mentalità mafiosa e insegna il rispetto delle
regole (da piccoli a non buttare cartacce per terra, un domani
a denunciare situazioni di illegalità). Mi piace pensare che non
sia del tutto casuale che il giorno delle elezioni si vada a votare
MARIA GIOVANNA MINGOTTI
frogs diciannove
21
dentro una scuola, perché è lì che si crea il cittadino. Entrando
in Piazza Maggiore, dopo essere partiti dallo stadio Dall’Ara, la
lettura dei nomi delle vittime innocenti di mafia era già iniziata.
Quanti sono? 900. Cifra che si è alzata a 1035 aggiungendo le
vittime delle stragi e del terrorismo per le quali Bologna ha pagato un prezzo altissimo. Il 70% dei familiari, a oggi, non ha avuto giustizia, non conosce le ragioni della scomparsa del proprio
caro. Sono morti senza un perché. Questo elenco di nomi, che
sembrava non finisse mai, ha scandito i nostri passi per tutta Via
Indipendenza e, arrivati in Piazza VIII Agosto, non era ancora terminato. Libera torna ogni anno a pronunciarli, lentamente, uno
per uno, chiedendo che si faccia verità. I nomi, rilanciati dagli
autoparlanti, risuonavano dentro di me. Sono nomi di magistrati,
politici, persone semplici, bambini, giornalisti, donne e uomini
che si sono ribellati. E io, al posto loro, cosa avrei fatto? Sarebbe
troppo facile per la mia coscienza considerarli Santi del Paradiso
o Eroi. Erano cittadini onesti, coraggiosi che hanno fatto la cosa
giusta ma erano “normali”, come tutti noi. Sono capace di essere altrettanto “normale”? Arrivati in Piazza abbiamo ascoltato
le schiette e pugnaci parole di Don Ciotti che non ha risparmiato nessuno: “Anzichè cacciare i migranti dal nostro paese
si caccino i mafiosi e i corrotti!” e ci ha ricordato di come, a 70
anni dalla Liberazione dal fascismo, la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione debba essere l’oggetto di una nostra
nuova Resistenza. Io non pensavo che quella Piazza VIII Agosto
che ogni giorno attraverso, spesso di fretta e in ritardo per andare in facoltà, potesse contenere così tante persone, così tanta
bella gente che si impegna per vivere quella marcia ogni giorno,
nella propria quotidianità. Bologna, capoluogo di una regione
non immune alle infiltrazioni mafiose, per quel 21 Marzo è stata
capitale di un’ Italia non terra di mafia ma terra dell’ANTImafia.
Concludendo non posso non dedicare un ultimissimo pensiero
al piccolo Davide, figlio dei miei capi scout e mio cuginetto, che
ormai è diventato la mascotte del nostro Clan. Davidino, che a
Marzo aveva solo 7 mesi, è già stato alla sua prima marcia di Libera. Ha occhi grandissimi e dentro al suo marsupio, in grembo
alla sua mamma, guarda il mondo intorno e se la ride di gusto.
Quando crescerà gli mostreremo le foto di questa giornata e gli
diremo: “Tu c’eri!”. Un giorno vorrò raccontargli di preti come
Don Peppe Diana, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di donne fortissime come Lea Garofalo e di come ho imparato il valore
della bellezza dalle parole di Peppino Impastato. Tutto questo
nella speranza che, quando lui avrà 20 anni, come sono 20 oggi
i miei e 20 quelli di Libera, di queste marce contro la mafia e per
la legalità in Italia non ce ne sia più bisogno.
ASSOCIAZIONE VOLONTARI ITALIANI SANGUE
provinciale
Ravenna
Sul sito
www.avis.it/ravenna,
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IL MIGLIOR MODO PER SENTIRSI VIVI È
AIUTARE GLI ALTRI A VIVERE!
DONA IL PLASMA.
L’Avis provinciale di Ravenna, con la propria sezione giovani, ha deciso di collaborare con Frogstock per ricordare e omaggiare un donatore che ha fatto parte, e sempre lo farà, di questo festival.
“Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo.” (Sant’Agostino)
WITCHWOOD
I WITCHWOOD nascono nel 2004, il genere è un hard rock settantiano con forti tinte
progressive e southern unito a parti jammate e psichedeliche. I Witchwood pubblicano
il loro album d’esordio “Litanies From The Woods” nella primavera 2015. Il disco ottiene ottime recensioni da riviste e webzine come Classix Metal, Rock Hard e Metalized.
La formazione vede Ricky Dal Pane alla voce, chitarra solista, acustica e mandolino;
Andrea Palli alla batteria e alle percussioni; Stefano Olivi a Hammond, piano, moog e
synth; Samuele Teodori al flauto e all’arancia, Luca Celotti al basso e mandolino e, solo
per la serata di Frogstock, Antonino Stella alla chitarra.
TEENAGE WASTELAND
I TEENAGE WASTELAND sono un band romagnola votata esclusivamente all’esecuzione
di brani degli “Who”; é attiva da circa 5 anni e si é esibita in varie zone d’ Italia riscuotendo sempre grande successo. I membri che compongono i TEENAGE WASTELAND
sono sei: Simone “Gala” Galassi alla voce, Marco Benedettini alle chitarre e voce, Matteo Cola alla chitarra elettrica, Marcello Tana al basso, Danilo Beltramini alle tastiere e
voce, Walter Traversi alla batteria e la violinista Erika Lasagna.
MOTOZAWAY
“We are a Rock n’Roll Band” come ce ne sono tante, ispirati ai momenti più belli della
storia del Rock, gli anni ‘70! I Zaway però nella storia non ci entreranno, ma vi regaleranno comunque emozioni forti. Potete scommetterci! Rock on!!! Non ci sono regole, ci
si diverte e basta, si cade dentro l’essenza della musica: l’incontro di 5 musicisti completamente diversi fra loro per età, cultura, stile, carattere ed immaginazione. E’ così
che da ormai 3 lustri, ogni concerto dei Zaway è sempre diverso da quello della sera
prima. Non si sa da dove si partirà e dove si andrà a finire, ma di sicuro, pochi fronzoli,
l’energia sprigionata da questo quintetto farà muovere il piedino anche ai sassi. Troverete i Zaway in ogni situazione da Baracca: Motoraduni, Rock Festivals, Feste della
Birra, Feste di divorzio, Addii alla verginità e funerali. ma di sicuro no matrimoni..... Non
perdete l’occasione per farvi un bagno di buon sano e vecchio Rock n’Roll fatto a mano.
See you soon at Frogstock guys!!!
INGRESSO GRATUITO - APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ BACCO
frogs ventuno
MERCOLEDI’ 26 AGOSTO
frogs ventidue
SNC
di Marchi Emanuele & c.
Caffè
Stazione
Corso Matteotti, 88
Riolo Terme
Tel. 339.3240155
Pizza da asporto
Venerdi, Sabato, Domenica
dalle 18 alle 20
MAD SHEPHERD
I Mad Shepherd sono una band alternative rock di Roma. Dopo due EP e un brano incluso
nella compilation “Riot on sunset vol.22” della 272 Records (Los Angeles), nel luglio 2013
producono il loro primo album: MONARCH. L’album è in co-produzione con Walter Babbini
(Zucchero, Morricone, Negrita), alla batteria Valter Sacripanti (Nek, Frankie Hi Energy, Massimo
Varini) mentre il mastering è stato affidato ad Howie Weinberg (Muse, Metallica, Deftones).
La band ha una intensa attività live in giro per l’Italia che li ha portati anche ad esibirsi al festival internazionale Rock In Roma, in apertura agli Editors sul second stage. L’album è uscito
ufficialmente il 25 marzo 2015 in tutto il mondo grazie all’etichetta Limited Music (IT) e la
distribuzione Suburban Records (NL).
IL PAN DEL DIAVOLO
Il Pan del Diavolo è un duo Folk /Rock n Roll formato da Pietro Alessandro Alosi (chitarra,grancassa e voce) e Gianluca Bartolo (chitarra e voce). Il gruppo nasce a Palermo nel 2007 e inizia
a suonare dal vivo distinguendosi per le sue performance energiche e molto intense. Nel 2008
vince il concorso Italia Wave Sicilia, suona all’Ypsigrock festival e al Pollino festival in apertura
ai Gogol Bordello. Nel settembre del 2008 esce il loro primo Ep, ”Il Pan del Diavolo”; due anni
dopo esce LP d’esordio “Sono all’osso”: accolto favorevolmente dalla critica diventa finalista al premio Tenco nella sezione “migliore opera prima”. Nel 2012 esce il secondo album
“Piombo Polvere e Carbone”. Il terzo album “FolkRockaBoom” esce nel 2014, mixato da Craig
Schumacher è prodotto in collaborazione con Antonio Gramentieri. Nel tour 2015 si aggiunge
la partecipazione di Francesco Motta dei Criminal Jokers a batteria, tastiera, chitarra e cori.
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS
I Fast Animals And Slow Kids vengono da Perugia e, dal 2011 ad oggi con soli tre Lp, sono
diventati un punto di riferimento importante nel panorama alternative rock. I componenti della
band si frequentano dal 2007 e dopo una breve fase di scrittura in inglese, registrano il primo
Ep “Questo è un cioccolatino” che esce nel 2009. Il disco gli permette di aprire i concerti di
band come The Zen Circus, Il Teatro degli Orrori, i Ministri ma soprattutto di affermarsi come
miglior band emergente del 2010 all’Italia Wave Love Festival. Nel 2011 esce “Cavalli”: l’album dà alla band la possibilità di girare molto nei circuiti indipendenti. Ma la vera fama arriva
l’anno successivo, con la pubblicazione di “Hybris”: il singolo “A cosa ci serve” vince il Trofeo
Rockit come migliore canzone italiana sia per la redazione che per i lettori. Il tour di “Hybris”
si chiude con un totale di 105 concerti in tutta Italia. Il 3 ottobre 2014 esce “Alaska”: buon
ascolto!
INGRESSO GRATUITO - APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI / DJ IACOPO BATTILANI
frogs ventitre
GIOVEDI’ 27 AGOSTO
frogs ventiquattro
Torrefazione Caffè
Via Martiri di Felisio, 268/276
Castel Bolognese (RA)
Vendita al dettaglio e all’ingrosso
Tel. 0546.50760
FRENCH KISS & ALOHA ALOHA BEACH
Giunti da un ipotetico futuro per ritrovarsi, loro malgrado, ad affrontare un assurdo presente. I
French Kiss & Aloha Aloha Beach, nati a Bologna in un incontro-scontro tra Skiantos, Nabat e
Gianni Morandi, sono un gruppo di trentenni (scocomerati) che si definiscono inventori del genere
“catastro-fico”. Temi scomodi come l’apatia, il degrado e la diversità vengono analizzati nelle
loro canzoni con irriverente e insolita ironia. Il tutto condito da un rock contaminato da funky,
disco e radici di punk che si alternano in modo convulso con un unico filo conduttore: il piacere
di crogiolarsi nella decadenza e accettare la fine del mondo con insensata e spensierata gaiezza.
Il loro primo disco “Il Giorno dei Mobers”, uscito nel 2011, è già un piccolo cult nel panorama
rock italiano.
KUTSO
I KuTso uniscono lo scherzo e la provocazione ad un linguaggio musicale gioiosamente frenetico. La loro musica solare e irriverente è il tappeto sonoro di testi
segnati da forti dosi di simpatico disfattismo e smielato sarcasmo. I concerti sono
la loro parte forte: un mix esplosivo di nonsense, disperazione, movimenti inconsulti, invettive e travestimenti. Insomma, un’atmosfera surreale e sgangherata che li
ha portati, solo nel 2015, prima sul palco dell’Ariston come Nuove Proposte poi al
concerto del primo maggio a Roma e a Bologna. I kuTso sono impegnati da oltre
un anno in un tour senza sosta, denominato appunto “Perpetuo Tour”, con il quale
hanno collezionato – solo nel 2014 - più di 110 date in tutta Italia.
APRÈS LA CLASSE
La band salentina degli Aprés La Classe nasce nel 1996 e subito si afferma nei
vari live club pugliesi. Diversi sono gli album pubblicati dalla band: dal 2002 fino
al 2010 è stato un crescendo di pubblico e di ricerca musicale, di nuove idee e di
collaborazioni eccellenti (vedi Sud Sound System, Caparezza e Negramaro). L’esperienza live si mescola con diverse sperimentazioni elettroniche, passando attraverso
anche la canzone d’autore e i confini nazionali: diverse le date all’estero, da New
York passando per Los Angeles e Montreux fino a Riolo Terme @Frogstock Festival.
Buon ascolto!
INGRESSO GRATUITO - APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ PICCIO / DJ MALVA
frogs ventIcinque
VENERDI’ 28 AGOSTO
frogs ventisei
Imbiancatura esterna e interna
Resine decorative
Termocappotti
Cartongesso
Riolo Terme - Via Togliatti, 28
Flavio: 338-7135119 Luca: 328-5961394
JACK GUITAR MANZONI
Formazione in trio con Nicola Dotti alla chitarra/cori e Luca Donati alle percussioni. Le covers di Bob Marley
sono il punto più fermo d’incontro dei tre musicisti lasciando spazio però anche a un repertorio ritmicamente
frizzante di pop e di inediti. Buon ascolto!
CAPAREZZA
Caparezza, un nome, una garanzia. All’anagrafe Michele Salvemini, figlio di un operaio e di una
maestra, nonno paterno falegname, nonno materno contadino: chi l’avrebbe mai detto che sarebbe diventato un cantante?! Lui stesso se ne stupisce ma forse riflettendoci attentamente, essendo nato lo stesso giorno di John Lennon, un motivo c’è se ha raggiunto il traguardo di diversi
dischi di platino, dischi d’oro, live sold out, premi alla critica e altro ancora. Le sue collaborazioni
sono diverse, come anche il suo impegno nel sociale: Caparezza ha molto da dare, da darci
e regalarci. Il suo sesto album “Museica”, nelle prime due settimane dall’uscita, ha venduto
25.000 copie: ad oggi che vi scriviamo, Caparezza gira in lungo e in largo lo stivale attirando ai
suoi concerti diverse migliaia di persone che seguono con grande affetto questo artista a 360°.
Ne ha fatta di strada il giovane Mikimix dal lontano 1996 all’odierno 2015: chissà da qui ad altri
15 anni come e cosa ci regalerà la punta di diamante della musica italiana.
Unica serata a pagamento: 15 €. Info e prevendite: www.frogstock.it www.vidiaclub.com
disponibile su circuito Ticketone e Vivaticket oppure ufficio turistico: Tel. 0546.71044
APERTURA ORE 19:00 - AFTER SHOW @ JOKER BY DJ MASSIMO VOLTI / DJ IACOPO BATTILANI
Firenze Cafè - Wine Bar
via Firenze 9/c
Riolo Terme (RA)
frogs vemtisette
SABATO 29 AGOSTO
frogs ventotto
La notte è serena, io no. In casa proprio
non riesco a stare: qualcosa mi dice che
devo uscire, anche se è quasi mezzanotte e il martedì a quest’ora fuori ci sono
solo i gatti in calore. Frega un cazzo. Le
scarpe brutte ai piedi, cammino lontano
dai lampioni, senza meta. Prendo la via
degli orti, costeggio il fiume, mi impolvero
nella terra che d’estate diventa sabbia,
ascolto le rane e sobbalzo un po’ quando canta un uccello notturno.Quasi senza
rendermene conto, sono al Rio Ferrato,
poi la ciclabile bianca come una riga di
cocaina mi porta a Riolo. La mente è aria,
ma i miei passi vanno sicuri al parco fluviale. Vedo una panchina e capisco che
è lì che sto andando. Il legno mi accoglie
fra le sue braccia magre e nodose, il cielo
è un nonno preoccupato che coi suoi mille occhi segue a distanza la mia piccola
odissea. Eppure sento che c’è troppa aria
fuori e dentro me, e non basta esser soli
per esser liberi. Si affacciano un paio di
pensieri alcolici e già mi vedo con il bicchiere di grappa in mano a fumare un
sigaro nel giardino buio davanti a casa,
quando avverto una presenza al mio fianco. Trattenendo il fiato giro lentamente la
testa: qualcuno è seduto sulla mia stessa panchina, a mezzo metro da me. Non
sembra tanto alto; sotto la giacca di pelle
si indovina un corpo minuto. Anche il mio
misterioso compagno si volta verso di
me: i suoi capelli crespi sono neri e grigi e
nascondono parzialmente una fronte ampia e piatta; il viso è tutto sommato piccolo, emaciato, solcato da rughe profonde.
Nei suoi occhi neri un’antica inquietudine
riposa sotto uno strato di calma secolare.
“Sapevo che saresti venuto qui” mi dice
Lou Reed. “Sapevi... qui? Come?” balbetto, ormai più sbigottito che impaurito.”Siamo uguali io e te.” “Io e te: uguali?”
“Non devi temere quel che senti.” “Chi ti
dice che lo temo?” “La tua presenza qui,
in piena notte, a piedi, solitario come un
cowboy.” “Anche tu sei da solo.” “Io non
sono mai solo. Un tempo lo sono stato,
ora non più.” “Ma tu sei morto.” “Bella
scoperta. Il problema è che tu sei vivo.”
“Non mi sembra un gran problema...”
“Avevo poco meno della tua età quando sono diventato la più grande rockstar della storia. O il più grande drogato
della storia del rock, vedila come vuoi.
A volte, dopo un concerto in qualche
buco di locale che odorava di piscio ed
eroina, mi svegliavo sul pavimento appiccicoso di uno scantinato mai visto, e
il bello sai qual era? Che avevo ancora
un ago infilato nel braccio.” “Io non mi
drogo, non ho mai fumato neanche uno
spinello.” “Il problema della vostra generazione è che pensate che la risposta stia nel non fare quello o non fare
quell’altro. Vi hanno ficcato in testa
tante di quelle idee del cazzo per farvi sentire a posto... ‘Cura il tuo corpo!’
‘Mangia sano!’ ‘Evita i vizi!’ ‘Conduci
uno stile di vita regolato!’ Cazzo. Ai miei
tempi Chris Martin avrebbe fatto hamburger a SoHo.” “Io cerco di fare il meglio che…” “A vent’anni ho scoperto di
avere un buco grosso così nel cervello;
allora c’ho infilato dentro tutta l’eroina
che ho potuto, e anche qualcosa di più.
Quando ero troppo fatto per farmi di
nuovo, mi attaccavo alla bottiglia, c’era
sempre una mano che me ne passava
una. E poi sono venuti i grandi anni della
metedrina, ma quel cazzo di buco continuava ad allargarsi. Finché ho capito
che non l’avrei riempito mai. Allora ho
smesso di provarci. Hai capito la differenza fra voi e me? ” “Non proprio… ma
non hai detto che siamo uguali?” “Siamo
uguali, perché quel buco ce l’abbiamo
entrambi. Ma tu e quelli come te vivete
come se non ci fosse. Come se bastasse
metter da parte due soldi alla fine del
mese, un aperitivo in spiaggia e un cinema con una ragazza.” “E tu come hai fatto?” “Mi sono seduto e li ho aspettati.”
“Chi?” “I miei demoni. Il vuoto interiore,
il male di vivere, chiamalo come cazzo ti
pare. E quando sono arrivati, mi hanno
fatto compagnia fino alla fine.” “Non so
se ho capito… senti, Lou, io adesso mi
andrei a letto, magari ne parliamo un’altra
volta.” “Non è la solitudine, l’insoddisfazione o la mancanza di qualcosa che ti
definiscono: è quello che ami.”Deglutisco. Passo un minuto a osservare l’erba che danza irregolare sulla spinta del
vento, intanto le sue parole mi esplodono
dentro come granate. Ne passa un altro.
Mi scuoto e gli chiedo: “Ma tu cosa ci fai
qui?” “Quello che ci fai tu. Siamo su un
terreno che da oltre vent’anni è impregnato di rock ‘n’ roll; un posto per gente
inquieta, come te e come me.” “Come la
mettiamo con il fatto che sei morto da un
paio d’anni?” “I giornalisti mi chiamavano ‘l’angelo nero del rock’. Non sbagliavano: lo sono per davvero.”
Martino Savorani è l’autore de “I demoni delle campagne – 3 storie dell’orrore”
(Epika Edizioni, Bologna 2015).
[email protected]
frogs ventinove
L’ANGELO NERO DEL ROCK
frogs trenta
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IARVI
Ebbene eccoci qua al nostro consueto appuntamento con l’intervistone ad uno dei personaggi, che dico, personaggissimi,
della Clips. Dopo avervi stupito negli anni con effetti speciali,
oggi vogliamo presentarvi un Uomo con la u maiuscola che ha
fatto dei suoi occhioni blu un marchio di fabbrica. Per riuscire
ad intervistarlo, e a rubargli le dichiarazioni che seguono nonostante la sua indole molto riservata, l’abbiamo intrattenuto
con del buon cibo: per questo vogliamo ringraziare gli amici di
Portofranko per il loro buonissimo pollo e la loro ospitalità. Partiamo con la prima domanda: “dicci perché in tutti questi anni
sei stato chiuso in grapperia, che segreto nascondi?” I: “Sono
rimasto incastrato, non nascondo nessun segreto: semplicemente ci siamo trovati bene e così non ho mollato!”. (NdA:
Iarvi e Sara, la sua dolcissima fidanzata, sono i genitori della nostra grapperia: diteci la verità voi fans di Frogstock, quanti metri
di cicchetti di grappa avete degustato?!). Mentre stiamo per fare
la seconda domanda, Iarvi arriccia le sopracciglia: speriamo non
voglia fare un allentamento extra di lotta greco romana… “Voci
di corridoio ci dicono che la cicatrice che indossi, con grande onore, sia il frutto di una lotta molto motorizzata e poco
greco-romana: che cosa hai dunque combinato?” I: “Non ri-
cordo bene la dinamica dell’incidente, stavo sorpassando
Scudiero in terza piena e ho fatto un salto.. troppo salto!”.
(NdA: Iarvi, come suo fratello Daigoro - pluricampione italiano
e atleta olimpico - pratica la lotta greco romana e per essere
invece precisi sul suo salto.. troppo salto, in tal contesto si ruppe
l’omero). Ora ci facciamo più seri per darci uno spessore: “Sei
diventato da poco consigliere della Clips Rag & Rock: quale
sarà la prima cosa che porterà la tua firma?” Iarvi risponde
senza esitare: “La prima non si può sapere, la seconda sì: il
Lom a Merz by Clips o Frogstock Ice”. Chiudiamo la nostra
intervista con una domanda molto semplice: “Tre parole per riassumere il tuo amore per Frogstock.” Iarvi ci risponde anche
se ci ricorda che con il “vecchio” caporedattore Mirco -Inge- era
più semplice fare le interviste. :) Pausa di riflessione. I: “Fatica.
Sputi l’anima ma poi tutto è ripagato dai sorrisi della gente,
dalle nostre facce… Insomma hai capito il concetto, su! Chi
si fa una birra?”. Grazie Iarvi per le tue parole!
(non in ordine di importanza ma tutti, in un qualche modo, co-scrittori
di questa intervista) Melli, Ariele, Filo, Sara, Inge, Chicco, Pirs, Filo F.,
Nicola, Ale e altri ancora!
frogs trentuno
I PERSONAGGISSIMI DI
CLIPS RAG & ROCK
frogs trentadue
La Grotta del Re Tiberio si trova a Riolo Terme – frazione di Borgo Rivola, all’interno del Parco Regionale della Vena del Gesso
Romagnola. Ha uno sviluppo complessivo di oltre 6 chilometri
e un dislivello di 223 metri. I torrenti sotterranei, i quali hanno
generato un vasto reticolo di gallerie, cunicoli, pozzi e sale, dopo
un percorso esterno di alcune centinaia di metri confluiscono
nel torrente Senio. La Grotta del Re Tiberio costituisce uno dei
contesti archeologici più noti e interessanti della Regione Emilia-Romagna: la grotta venne utilizzata a scopi funerari già a
partire dall’Età del rame fino al Bronzo Antico (tra il III e gli inizi del II millennio a.C.) con deposizioni primarie e attestazione
di complessi riti di manipolazione delle ossa. Sulle pareti nei
dintorni della grotta vegeta la rara felce Cheilanthes persica
e, all’ingresso della grotta, si trovano ancora alcuni esemplari
di un’altra felce, Adantum capillus-veneris. Il sistema di grotte e gallerie dei Gessi di Monte Tondo ospita bene 15 specie
di pipistrelli, con importanti colonie riproduttive o invernali di
miniottero, vespertilio maggiore, vespertino di Blyth e ferro di
ADSL CHE NON ARRIVA A CASA TUA?
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Telefono: 344.2120411
cavallo euriale. La grotta accoglie anche un’interessante fauna
invertebrata, con otto specie troglobie e eutroglofile (cioè esclusivamente o prevalentemente cavernicole), tra cui il piccolo
gamberetto Niphargus gruppo longicaudatus, l’isopode Androniscus dentiger, due specie di acari endemiche del Re Tiberio
(Medioppia melisi e Ramusella caporiacci) e la bella cavalletta
Dolchopoda Laetitiae. INFO: La Grotta del Re Tiberio è visitabile
gratuitamente con l’accompagnamento delle guide accreditate
del Parco dal 1 Aprile al 15 Novembre; il sabato ore 14:00 18:30, la domenica e i festivi ore 09:30 – 13:00 e 14:00 – 18:30.
Dato il numero limitato di persone per ogni accompagnamento, è vivamente consigliata la prenotazione al numero +39 389
0312110 o via e-mail a [email protected]. Per le visite guidate a pagamento, negli orari e nelle giornate nelle quali non è
prevista la visita gratuita, rivolgersi a: LA NOTTOLA (riferimenti
sopra riportati) o alla ROCCA DI RIOLO TERME (Tel. + 39 340
1842194 o e-mail: [email protected]).
frogs trentatre
LA GROTTA DEL RE
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frogs trentaquattro
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AUTOMAZIONE CANCELLI
DA ESORDIENTI
Quando sei un ragazzino, il mondo non è fatto a tua misura.
A scuola ti sgridano i prof, e quando arrivi a casa ti sgridano
i genitori. I ragazzi più grandi ti prendono in giro e le ragazze,
beh, quelle nemmeno ti vedono. Per molti, l’unico posto fatto su
misura è un rettangolo di prato, che misura cinquanta metri per
cento, con le bandierine agli angoli. Quel rettangolo è uno dei pochi luoghi che senti davvero tuo, in cui senti di funzionare come
si deve, non solo per combinare disastri e prendere sgridate. A
Casola Valsenio, in Romagna, i ragazzi quel luogo non ce l’hanno
più. Non esiste più. Una frana spaventosa, centinaia di migliaia
di metri cubi di roccia e terra, nella notte di un terribile mercoledì, ha cancellato quei cinquanta metri per cento di meraviglia.
Sono crollati in fondo alla riva del fiume, trascinando giù per la
scarpata a strapiombo le panchine, il campo di allenamento e i
pali dell’illuminazione. E metà del campo da gioco. Qua a Casola
Valsenio, come tutti gli italiani, siamo gente abituata a cavarcela (noi diciamo ‘sgavagnarcela’, perchè da noi il dialetto non è
solo un’opinione). In Italia, per quanto i nostri accenti possano
essere diversi, e noi abbiamo delle esse e delle zeta davvero
imbarazzanti, condividiamo lo stesso destino. I nostri antenati
sono sopravvissuti alla miseria più nera e i nostri nonni a un
anno di Linea Gotica, nel 1944. Il paese, che aveva settemila
abitanti prima della seconda guerra mondiale, si è ritrovato ad
averne tremila scarsi due anni dopo. Ma chi è restato, ha costruito case nuove dalle macerie e dai campi seminati di bombe e
mine ha tirato fuori vigneti e filari di peschi; si sono reinventati
l’ universo intero, e Casola Valsenio oggi è un buon posto in cui
vivere, è la nostra meraviglia, in mezzo al verde dell’Appennino.
Se volete venire a salutarci, ci sono tutti i passatelli in brodo,
il sangiovese e la piadina che si possa desiderare. Cerchiamo
amici che abbiano voglia di mettersi insieme a noi a reinventare
l’universo, per ricostruire altri 50 metri per 100 di meraviglia,
per tutti i ragazzi che hanno e avranno voglia di giocarci. E non
solo quelli di Casola Valsenio. Tutti. Cerchiamo soci, abbastanza
sognatori da voler diventare proprietari del terreno per il nuovo
campo sportivo. Tutti i soci sognatori, a prescindere dalla cifra
investita, verranno invitati alla grande festa che si terrà per l’inaugurazione del campo; ci saranno piadina, squaqquerone e
palloni da prendere a calci per tutti. Quel giorno si potrà anche
ritirare il premio che abbiamo pensato per ogni nostro donatore.
A ogni socio-sognatore verrà consegnato un attestato di co-proprietà. Con i soldi raccolti, compreremo un nuovo terreno e lo
recinteremo. Così i nostri bambini avranno il loro campo in cui
giocare e allenarsi, senza dover continuare a farlo sul tetto della
caserma dei Vigili del Fuoco... (giuro, proprio così!) Molti anni fa,
qualcuno chiese a una famosa psicologa tedesca come avrebbe
spiegato il concetto di felicità a un bambino. “Non glielo spiegherei” rispose “gli darei una palla con cui giocare”. Un bruttissimo mercoledì mattina, una frana si è portata via il nostro
campo sportivo. La sera prima, i bambini erano li a giocare e ad
allenarsi; avrebbe potuto portarsi via anche loro. Ma noi siamo
ancora qui. Abbiamo salvato tutte le nostre case, tutti i nostri
palloni e, sopratutto, tutti i nostri bambini. Tutti quanti. Ci manca
solo il terreno. Con una qualsiasi donazione, potrai diventarne
co-proprietario (e vantarti di possedere, in Romagna, 50 metri
per 100 di meraviglia). Diventa socio-sognatore, e reinventiamoci dal niente un luogo perfetto in cui poter inseguire una palla
ed essere felici. Riprendiamoci un’altra stagione da esordienti.
Ah, dimenticavo. Oltre alla piadina, avrai anche la nostra gratitudine. E il nostro amore. Hanno lo stesso identico profumo.
CRISTIANO CAVINA
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Bum bum cha, bum bum cha..... Mi tormentano i ritornelli nella
testa!!! Bum bum cha cico dico bum bum cha..... Mah!!!!!! Anno
dopo anno qualche ritmo mi coinvolge, mi prende, mi riempie
le pause mentali. Tipo ritornelli come “sei il nostro idolo, sei
il nostro idolo basley” di Fibra o l’intro di “My favorite game”
dei Cardigans o “perché non prendo posizione é colpa mia mi
crolla il mondo addosso se ci penso non me frega niente” del
Teatro degli Orrori o ancora “ti porterò nei posti dove c’é del
buon vino e festa festa fino a mattina” dei Litfiba .. Appena
stacco e non so davvero cosa fare, mi accendo una paglia e
tac riparte bum bum cha cico bum bum cha!!! Ogni anno una
canzone diversa, ogni anno un brano mi colpisce e io ho bisogno
di questo: le canzoni devono colpirmi, devono farmi rimanere
qualcosa dentro! Come nel caso del suo viso, quello della dea,
il ferraccio, la superbona per capirci: di lei ti rimane in testa
sempre qualcosa di preciso, tipo labbra occhi.... Nella traccia
di un cd c’é la frase, il ritmo, la melodia........Sono malato?! .....
Può darsi! Ecco.... tutta ‘sta minestra per ricordarvi e ricordarmi
che il Frogstock è come le cadenze di una bella canzone: riparte
nella pausa giusta, quella in cui il caldo è arrivato quasi tutto,
quello in cui le vacanze sono andate e si sta - quasi- ripensando
al lavoro... E invece no.... e no...... Il nostro super palco ci regala
tutte le estati un ultimo bagno di caldo, di amici e di note!!!!
L’ultimo reef, l’ultima onda da surfare!!! Dai Frogstock, dammi un altro ritmo da ricordare, da tenere ossessivo nella
memoria!
INGE
frogs trentasette
BUM BUM CHA CICO DICO BUM BUM CHA
BUM BUM CHA CICO DICO BUM BUM CHA
BUM BUM CHA CICO DICO BUM BUM CHA
frogs trentotto
CIRCONCISIONE
Cari amici, in questi giorni in cui non mi
sono fatto vedere al bar o in qualunque
altro dei nostri soliti posti in cui cazzeggiamo allegramente, mi è successa la più
terrificante delle esperienze che mi sia
mai capitata. Non sono stato malato come
ho fatto intendere a tutti; o meglio, sono
stato “malato” in un modo molto, molto
“particolare”. Cominciamo dall’inizio:
lunedì mattina, di buon’ora, mi sono recato all’ospedale civile di Faenza, reparto
urologia, per sottopormi alla tanto famigerata e mai troppo temuta circoncisione. Lo confesso: ero terrorizzato ma
neanche nei miei più terribili incubi potevo mai immaginare che avrei dovuto sopportare tante e tali sofferenze per colpa di
uno stupidissimo e alquanto inutile pezzettino di pelle pressoché morta noto a
tutti col nome di “prepuzio”. Alle 8.00 di
mattina, con la puntualità che mi contraddistingue, mi sono presentato all’infermiera del reparto chirurgia-urologia per
farmi assegnare il letto che mi avrebbe
sostenuto nelle poche ore post-operazione (per inciso: era un ricovero in
day-hospital). Mai avrei creduto che quel
letto per poco non sarebbe diventato il
mio capezzale! Il mio compagno di stanza
e di sventura, tale Andreolli Alessio laureato in geologia, si dimostrò subito un tipo
simpatico col quale legai all’istante con la
facilità dei camerati uniti dallo stesso
destino: anche lui, infatti, di lì a poco
sarebbe diventato un putativo ebreo. L’infermiera, tale Mariana, ci portò tutta pimpante i nostri camici, le nostre allegre
cuffiette di un celeste vomitevole e i nostri gambaletti molto trendy che ci avrebbero vestito di tutto punto per “l’innocua”
operazione. Di lì a poche ore avrei capito
che il camice, la cuffietta e i gambaletti
erano in realtà i paramenti sacrificali per
noi vittime innocenti! Portarono via per
primo Alessio, dopo averlo rasato a zero
nella zona pubica con un bel rasoio pluriusato e senza uno schizzo di schiuma da
barba, così… a secco! Tutto questo tra i
miei lazzi e le mie risate. Io, furbissimo,
mi ero rasato il pube a casa, da solo, nel
mio bagno, gettando ciuffi di pelo arricciato nel water, nello scarico doccia, nel
lavandino. Dovete sapere che non volevo
fare troppa pubblicità a questo intervento
e in pratica non l’avevo detto a nessuno,
neanche in famiglia. Dopo una mezz’oretta, da quando il mio nuovo amico Alessio
era scomparso inghiottito dal sistema
sanitario nazionale, la “simpatica” Mariana mi venne ad iniettare in piena chiappa sinistra (sempre stata la mia preferita)
4 cc di valium (n.b. ad Andrea non furono
somministrati...). Dopo pochi minuti i
barellieri mi vennero a raccattare posandomi senza tanti complimenti su quelle
infernali macchine da tortura che tutti noi
ci ostiniamo ancora a chiamare “barelle”.
Immaginatevi la scena: mezzo nudo
(praticamente col culo scoperto per colpa
dei camici ospedalieri), con una cuffietta
in testa che mi faceva sembrare una vecchia che si apprestava a fare una doccia,
vengo sballottato fino alla sala operatoria,
in mezzo a gente vestita normalmente
che a malapena trattiene le risate davanti
ad un simile spettacolo. Beh, è stato umiliante! In sala operatoria fui bucato ad un
braccio da un infermiere che malauguratamente non trovò subito la vena, non la
trovò “subito” neanche le altre quattro
volte; quindi si rifece tranquillamente sul
mio povero polso, zona notoriamente
moooolto più sensibile soprattutto al dolore. “Beh,” pensai “è una sfiga da
poco...” Pensavo bene, quella era una
sfiga da poco e nere nubi si stavano addensando all’orizzonte... Cominciò l’intervento. Io, precedentemente e saggiamente, avevo convenuto coll’anestesista
di farmi praticare un anestetico locale
che mi sarebbe stato iniettato prima
dell’operazione alla base del “beneamato” (per rispetto delle signore lo chiamerò
così). Incominciarono ad inocularmi
l’anestetico con piccole punture dolorosissime: 2, 3, 4, 5, 6, 7 volte! “Un male da
poco” pensai. Non so se ero più stoico o
più incosciente… Comunque il “punto”
mi si addormentò e “loro” cominciarono a
tagliare chiacchierando allegramente sui
risultati di calcio e sulle tette giganti
dell’infermiera nuova in ortopedia. Nessuno mi aveva però avvertito che l’anestesia locale non sarebbe riuscita ad addormentare tutti i nervi così, quando
sobbalzai al primo stimolo doloroso,
i “dottori” mi dissero che è molto difficile
una copertura anestetica totale (dirlo prima no?) e che avrei dovuto cercare di resistere. “Va bene, l’importante è che tutto
questo finisca” pensai (ripensandoci
adesso mi viene da dire che mi porto un
bel po’ di sfiga!) Sopportai eroicamente
per 50 minuti, cioè per tutta la durata
del “piccolo” intervento. Vi tralascio la descrizione degli epiteti pittoreschi con cui
descrivevo nostro Signore e la sua Santa
Famiglia durante la cicatrizzazione, tramite bisturi elettrico, delle mie vene scoperte dall’anestetico. Una vera goduria!
“Intervento perfettamente riuscito!” esclamò trionfante il chirurgo-urologo Angelomario Carli. Io gli credetti, cieca-
(io sudavo freddo, avevo un porcospino
nelle mutande e a malapena trotterellavo
pinguinescamente). Allora capii. Ero nella
merda. Entrai nell’ambulatorio e appena
mostrai le mie vergogne al “caro” Angelomario i suoi occhi valsero mille parole.
“Emorragia edemica” mi parve di leggere
sulle sue colpevoli labbra. Non sono un
dottore, ma questo suonava come niente
di buono. Incominciò a tastarmi scroto e
pene insieme ad una virago di infermiera
dal peso elefantesco. Arrivò persino a togliermi un punto o due e a farmi drenare
il sangue tramite pressione delle dita
come uno stronzissimo brufolo! Tutto
questo in mezzo ai miei urli più disumani
e alle mie parolacce più pirotecniche, con
l’infermiera anti-figa che mi sibilava
all’orecchio di dire quello che volevo, di
sfogarmi. Non sa che ha corso il serio
rischio di prendersi un bel pugno in quella
faccia inguardabile e un potente calcio in
quella pancia inutilmente vasta! Insomma, facciamola breve. Ricoverato d’urgenza, mi hanno messo sotto ghiaccio la
parte lesa per vedere se l’emorragia si
ritirava. Col cazzo che si è ritirata, la
maledetta! Quando mi sono venuti a togliere il ghiaccio e le fasciature un lago di
sangue è fuoriuscito dalle mie ferite così
copioso che, anche se io non guardavo,
potevo intuirne la portata dal getto caldo
che mi inondava le cosce fino alle ginocchia! Chi di voi mi conosce bene, si può
immaginare come mi sentivo e cosa
provavo. Mio sangue dalle mie zone erogene! Mi ero sempre preso gioco di questa triste condizione fisica femminile e
adesso, sicuramente per colpa di un dio
donna vendicativo, stavo provando maleficamente lo schifo che ogni donna deve
sopportare una volta al mese, moltiplicato
però migliaia di volte ( professoressa di
italiano consolati: adesso so bene in cosa
consiste il tanto famoso contrappasso
dantesco)! Mi portarono in sala operatoria
d’urgenza e questa volta mi dissero che
mi avrebbero iniettato l’anestetico tra-
mite puntura spinale... “Che culo!” pensai
ironicamente. Beh, mi piantarono l’ago
direttamente nella spina dorsale (un
bell’agone grosso e lungo che doveva
forare la pelle della schiena notoriamente
più dura, scavare nella carne fino a giungere al morbido midollo osseo dentro le
vertebre e qui iniettare), e credetemi, fui
felicissimo di tutto questo perché così il
dolore mi abbandonò all’istante! Mi
riaprirono (durante questa operazione il
fiotto di sangue sotto pressione che partì
dal mio idrante accecò uno dei due chirurghi e sporcò irrimediabilmente l’immacolato camice dell’altro, magra vendetta),
mi drenarono, mi ricauterizzarono tutte le
vene, mi ricucirono con una cura certosina. Risultato a dir loro perfetto, ma
l’avevano detto anche la prima volta,
quindi provai a toccarmi le palle, non si sa
mai che la sfiga… ma causa la spinale,
non le trovai! Mi riportarono a letto, ma
stavolta come compagno di stanza avevo
un vecchio operato di fresco di prostata
che ululava come un lassie per il dolore,
giorno e notte, ininterrottamente... Per la
cronaca, l’anestesia spinale lasciò il mio
martoriato pube 9 ore dopo l’intervento,
facendomi soffrire come un cane perché
avevo la vescica gonfia come lo stomaco
del mio amico Pogattino, ma per il mio
cervello non esisteva nessun canale di
fuoriuscita dello zampillo perchè era
placidamente addormentato, il bastardo!
In conclusione, sono uscito ieri mattina,
con un sacchetto di cubetti di ghiaccio sul
beneamato, dopo un calvario che neanche
Gesù Cristo sull’omonimo monte ha mai
provato. E se adesso l’ho descritto a voi
tutti è per sfogarmi e per dire a tutti quelli che mi avevano decantato la facilità e l’
assenza di dolore di questo “facile” intervento queste semplici e pacate parole:
andate a cagare voi, gli ospedali, le infermiere graziose ma stronze, i dottori coi
nomi più stupidi, tutti i circoncisi e, per
farla molto più semplice, tutto il sistema
sanitario nazionale!
CALI
frogs trentanove
mente, convinto dell’infallibilità dei
medici: sciocco che ero! Mi riportarono
nel mio lettino ed io lo confesso, ero felice. Mi sentivo un coraggioso, avevo
sconfitto la mia ancestrale paura del
sangue, dei dottori e degli ospedali. Nel
pomeriggio salutai Alessio e dopo la visita
di controllo da parte di tre urologi, e dico
tre, me ne andai da quel luogo di sofferenze inaudite col passo deciso dell’uomo libero dal peso opprimente di quel
pezzettino di pelle inguinale. Lunedì sera,
spavaldamente, decisi di andare al cinema, per festeggiare con me stesso la mia
grande prova di coraggio. Durante il film,
nel buio della sala, come un lampo le
prime fitte mi assalirono fameliche il basso ventre, divorandomi il beneamato o
quello che ne era rimasto. “Sarà il risveglio postumo dell’anestetico” candidamente pensai e così non ci badai molto,
fino a quando tornai a casa e zoppicando
andai in bagno. Oh, orrore! Quando tolsi le
medicazioni per rinnovarle, mi si presentò
agli occhi uno spettacolo biblicamente
tragico. (Qui chiedo ai più deboli di
stomaco di smettere di leggere, grazie).
Ciò che prima era stato uno stupendo e
sinuoso pene che io ho sempre definito
“alla francese”, si era trasformato in un
butterato fungo violaceo ricoperto di orrende escrescenze che lo deturpavano
irrimediabilmente in un connubio nefasto
di malformazioni degne del reparto più
segreto del Cottolengo! Mio Dio, era spaventoso! Il male era lancinante, il gonfiore
inumano, il colore extraterrestre. Sopportai eroicamente tutta la notte il dolore e la
mattina dopo, come convenuto, mi recai
alla visita urologica. Lì incontrai l’altro
ragazzo che si era sottoposto al mio stesso intervento, Alessio. Fino a quel momento avevo sperato che i miei dolori
fossero normali sintomi da fase post-operatoria. La mia sicurezza vacillò fortemente e irrimediabilmente quando vidi
questo ragazzo che allegramente ballava
per i corridoi aspettando di essere visitato
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spingerlo a fare internare la madre di sua figlia nel più vicino ospedale
psichiatrico. Questo è il preciso momento in cui ogni residua traccia della logica e dei rapporti di causa-effetto viene completamente
spazzata via dalla mente dello sceneggiatore e regista Joseph Mehri,
che, in evidente stato confusionale, si trasforma nel Leonardo da Vinci del nonsense, regalandoci un quarto d’ora da antologia del trash.
Vediamo nell’ordine il padre che rassicura la figlia sulla madre serial
killer dicendole che la farà seguire da una psichiatra (“Fidati, guarirà
presto, te lo prometto”), la ragazza che come se niente fosse comincia
a flirtare con un compagno di classe, di nuovo il padre che spiega
minuziosamente alla dottoressa il problema della moglie (“Lei è fissata con le camicie da notte, lei ama le camicie da notte... e le piace
indossarle davanti agli estranei.”), due minuti della nonna che lavora
nell’orto, gioca con il cane e dispensa pillole di saggezza alla nipote
e infine l’apoteosi dell’assurdo: Amy, arrabbiata perchè la madre non
vuole che incontri il ragazzo che ha da poco conosciuto, viene assalita nella sua camera da un redivivo imbianchino, che, nonostante sia
stato sotto terra per due giorni con diverse ferite da arma da taglio,
si dimostra in forma splendida e dotato del potere dell’ubiquità, riuscendo anche a uccidere papà Forrest che nel frattempo era andato in
giardino a verificare la presenza dell’uomo nella buca in cui lo aveva
sepolto. A salvare la situazione arriva però mamma Martha, che dopo
alcune battute degne del miglior Clint Eastwood (“Sapevo che non eri
morto, non ti avevo dato le coltellate giuste, ma pensavo che saresti
soffocato nella tomba!”) fredda l’imbianchino zombie con un colpo di
fucile ben assestato, ponendo definitivamente fine alle sue sofferenze.
Dopo un breve summit, nonna, madre e figlia decidono di continuare
a non chiamare le autorità e di seppellire Forrest nello stesso modo
dell’imbianchino, così dopo qualche secondo di tristezza e pianti ridicoli da parte di Martha (“Era anche mio marito, sai? Mi manca molto!)
la vita può riprendere normalmente con Amy che torna a scuola e la
nonna al suo amato orto. Finita? Macché! Siamo appena a un terzo del
film, di cui non vi svelo altro per non rovinarvi l’emozione nella scoperta di situazioni sempre più grottesche e paradossali, un’idea da buon
film horror (un topo utilizzato in modo molto particolare contro una
persona) che stona quasi con lo squallore del resto della pellicola e un
finale tutto da gustare, a metà strada fra la volontà di lasciare aperta la
porta per un sequel e il non sapere come ca**o concludere una storia
senza capo né coda. Nel momento in cui scrivo, il film è liberamente
visionabile su YouTube con il doppiaggio italiano, che probabilmente
rende leggermente più gradevoli le prestazioni assolutamente inaccettabili di tutto il cast, corresponsabile di una delle più grosse boiate
mai girate che vi invito quindi a visionare il prima possibile. Veniteci
a trovare su http://nuovocinemalebowski.it per altre recensioni di film
brutti e non!
MARCO PAIANO
quarantatre
Anche quest’anno torna l’appuntamento con l’autopunizione cinematografica,
con uno dei film che più ha provato la
mia capacità di resistenza alle più atroci
amenità mai prodotte su pellicola: Epitaph - Follia omicida (1987) di Joseph
Mehri, sicuramente fra le pellicole più
deliranti e sconclusionate che mi
sia mai capitato di vedere nella mia
vita. Il film comincia mostrandoci il
trasferimento in una nuova casa di una
famiglia americana a prima vista tranquilla composta
da mamma Martha, papà Forrest, figlia Amy e nonna con l’Alzheimer,
a cui si aggiunge un immancabile cagnolino (che alla lunga si rivelerà
l’attore migliore della pellicola), che in pochi secondi viene considerato
abbandonato e battezzato Orso. In questo prologo di pochi minuti abbiamo subito alcuni indizi che ci dovrebbero spingere a interrompere
immediatamente la visione e a tenerci alla larga da questo film, come
gli atteggiamenti da psicopatica della madre o il fatto che i personaggi
continuino a lamentare la presunta inabitabilità di una casa che allo
spettatore appare invece come una splendida villa circondata da un
parco grande come tutto il Molise ma, visto che siamo qui per farci del male, proseguiamo. Le danze cominciano subito dopo, quando
apprendiamo che la moglie è apparentemente interessata a coiti con
tutta la popolazione maschile mondiale tranne suo marito e convinta
di essere a sua volta l’oggetto del desiderio sessuale di tutti gli uomini; vediamo così la svergognata tentare un abbordaggio degno delle
peggiori balere romagnole con un imbianchino che arriva nella villa
per alcuni lavori, in un dialogo non semplice da comprendere a causa
del sinistro accompagnamento sonoro tenuto a un volume troppo alto,
che si conclude con un’uscita del povero artigiano, evidentemente non
interessato alla donna, che strappa l’unica ovazione a scena aperta del
film: “Ne ho abbastanza di te e di tutte le vecchie bagasce che incontro
a causa di questo schifoso lavoro. Allora vuoi o non vuoi che dipinga la
stanza?”. Come tutti sappiamo, poche cose sono pericolose come una
donna quando viene rifiutata, ma, dopo un inutile stacco sulla nonna
intenta a lavorare nell’orto, questo luogo comune viene portato all’estremo: la madre colpisce a morte il manichino che dovrebbe essere
l’imbianchino con ripetute coltellate. Dopo quelle che ipotizziamo essere alcune ore, visto che si passa dal giorno alla notte nell’inquadratura successiva, assistiamo alla sepoltura in giardino del cadavere da
parte del padre, il quale poi apostrofa duramente la moglie (“Martha,
avevi promesso che non sarebbe più successo!” come se la donna
avesse rubato delle caramelle) facendoci capire che quanto accaduto
non è stato frutto di un raptus, ma di un problema mentale della donna
che ha portato il marito a cambiare svariate volte abitazione, invece di
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FROGGY’S MOVIES
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pomeriggio: mercoledì, giovedì, venerdì e sabato
dalle 16.00 alle 19.00
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Via M. Malpighi 89-93 48018 FAENZA (RA)
Tel. 0546 620993 - Fax. 0546 622143
[email protected]
THE GERMS - the other newest one - [GI]- (1979)
Iniziamo questo mixtape con i capostipiti indiscussi dell’Hard-Core Punk Californiano, i “Germi” in questione, con questo album e con questa canzone in
particolare hanno cambiato per sempre il futuro della scena west coast californiana, il ritornello cantato a squarciagola dal leader Darby Crash, etichettato
come pazzo, criminale, anarchico, nazista, tossicodipendente, disadattato ed
omosessuale, è entrato nella leggenda: “You’re not the first you’re not the last/
Another day another crash”
NIRVANA – molly’s lips – (incesticide -1992-)
Cover dei The Vaselines, rivisitata in perfetto stile Nirvana, acquisisce quindi
maggiore consistenza e sostanza, oltre ad una certa velocità, rispetto alle versione originale, una versione da “pogo, forse l’album più energetico registrato dai
pionieri del “Grunge” della scena di Seattle
BUZZCOCKS – what do I get - Another Music in a Different Kitchen – (1978)
Primo singolo di successo per la band Britannica, uno dei gruppi fondamentali
per lo sviluppo del Punk in Inghilterra, il quartetto proveniente da Manchester,
affrontava nei loro testi, tematiche a sfondo sessuale, parlando liberamente di
droghe, un approccio totalmente diverso rispetto ai loro rivali (in ambito musicale) come i sex Pistols ed i Clash, che preferivano utilizzare testi politicizzati.
KYUSS – supa scoopa and mighty scoop (welcome to sky valley – 1994 -)
Splendida summa dell’anima più catchy dei Kyuss: stoner-rock tiratissimo alla
“Blues for the Red Sun”, (album precedente della band) cupezza e sporcizia
grunge, sezioni ritmiche martellanti, distorsioni indiavolate con assoli chitarristici alla Jimi Hendrix, sincopi furibonde, e la voce di Garcia che regala un’ottima
prova (dai richiami alla Chris Cornell).
FAITH NO MORE – epic – The real thing – (1989)
Con questa favolosa song il cantante Mike Patton, che in parte armonizza
divinamente con la sua voce giovine alternandola ad un rappato fresco e nuovo, arriva ad un soffio della perfezione, un esordio davvero da brividi. I Faith
No More riescono a fondere il funk al Metal in una maniera inedita, con una
tastiera che accompagna il brano trovando il suo culmine nelle note finali della
canzone.
MINOR THREAT – minor threat (minor threat – 1981)
I Minor Threat di Ian MacKaye sono stati tra i grandi protagonisti della stagione
hardcore americana. Ma sono stati anche tra i primi a superare le frontiere del
genere. E la loro lezione ha influenzato una miriade di band a venire, a cominciare dai fondamentali Fugazi. l’Ep Minor Threat: 8 brani, 9 minuti. Questo è il
brano relativamente più rilassato, più “college”. Anche se la voce di MacKaye
dà sempre il massimo, pur nella brevità dell’esecuzione, e in essa sta tutto il
dolore del rimpianto o del rincrescimento doloroso per la caducità e l’inconsistenza di ogni cosa.
ALICE IN CHAINS – man in the box – (facelift -1990-)
Questo è il classico pezzo da ’90, in tutti sensi, anche per questioni anagrafiche,
con quella chitarra a martello pneumatico e il ritornello cantato da un Layne in
totale stato di grazia, una canzone dalla forza corrosiva e lacerante, di sicuro
uno dei brani Grunge migliore di sempre.
DEVO – Uncontrollable Urge- (Q: Are We Not Men? A: We Are Devo! -1978-)
“Uncontrollable Urge” è l’inno definitivo alla masturbazione, uno dei pezzi più
vorticosi di un anno prodigo di pezzi vorticosi. Punk puro, e migliore di tanto
altro punk, Il suono dei Devo è formidabile, incontrollabile, Signore e Signori i Devo: la devoluzione è cominciata, a suon di chitarre irrefrenabili e voci
nevrasteniche.
IGGY POP – nightclubbing – (the idiot – 1977-)
Ancora il veccchio Iggy, l’iguana, nei fiore dei suoi anni migliori (o peggiori su
certi punti di vista) il ritmo di questa canzone è ripetitivo ed ossessivo, Iggy
rimasto orfano dei suo vecchi compagni , i mitici “Stooges, trova conforto
nell’amico David Bowie, che nelle fredde notti Berlinesi, estraggono dal cilindro
questo blues glaciale e geniale”Nightclubbing we’re nightclubbing/ We’re an ice
machine/ We see people brand new people”
FAST ANIMALS AND SLOW KIDS – ( Alaska -2014-)
Primo singolo estratto dal loro ultimo album, una bomba di emozioni, accompagnato da un video-clip bellissimo e nostalgico, uno di quei video dove ti immedesimi. Vi è capitato di citare posti della vostra città?, posti che ti ricordano
l’infanzia, l’adolescenza, posti che non ci sono più, oppure posti che ci sono
ancora, ma belli in maniera diversa, guardati da un altro punto di vista, uno
di quei posti è proprio il “Frogstock”, tra 30 anni la gente parlerà ancora del
Frogstock, rispolverando ricordi impressi nella propria memoria.
MISFITS – hybrid moments – (static age – 1978-)
La voce mistica e malinconica di Glen Dazig che accompagna questa canzone è
davvero da pelle d’oca, nemmeno due minuti di durata ed un testo un pochino
scarno e ripetitivo, ma questo non c’entra, perché in questi minuti riusciamo a
sentire l’essenza e lo spirito di questa leggendaria band, icona di tutti i disadattati. I Misfits hanno influenzato moltissimi artisti che renderanno a loro omaggio
pur essendo distanti dal loro stile musicale, vedi Metallica, Slayer, Red Hot Chili
Peppers, ecc.. La lista è davvero lunghissima, quindi massimo rispetto per la
band horror-punk più famosa di sempre.
LYNYRD SKYNYRD –simple man- (pronounced ‘lèh-’nérd ‘skin’nérd – 1973) Questo inverno un amico se n’è andato per sempre,
non tornerà più, una persona semplice, sincera e genuina, una persona umana, un ragazzo d’oro, leale, un amico di vecchia data, di
quelli con cui hai condiviso tantissime cose, soprattutto la passione
per la musica. Dai tempi dell’adolescenza fino a diventare uomini,
tra risate e scazzi (a volte inutili), un amico con il quale ti scambiavi
le mitiche Mc, i Mixtape, fatti con tanta passione e tanta pazienza.
(cazzo quanto ci piaceva fare quelle cassette scritte a mano ed
ascoltarle assieme sino a consumarle… ) Ci manchi Simple Man.
Ci manchi davvero tanto.
immagini e testi: MALVA
frogs quarantasei
BILANCIA
Bilancine, per voi vento in poppa e tra le poppe: vi attende
un periodo economicamente e sentimentalmente positivo.
Bilancioni un filino di cautela in più, non fatevi prendere
dagli eccessi e cercate di essere sempre elastici, adattabili
e soprattutto cortesi: è una calda, caldissima raccomandazione da parte di tutto il firmamento.
TORO
Torelli e torelle lasciatevi alle spalle questi primi otto mesi
di sfiga allo stato puro e preparatevi a realizzare un piccolo desiderio. Lo so, avete visto e vorreste vedere ancora
tempi veramente migliori, serve ancora un po’ di pazienza:
il traffico astrale sta facendo tardare l’arrivo dei pianeti a
voi favorevoli.
SCORPIONE
Lo zodiaco continua a dispensare periodi positivi ai parakulati dello scorpione. Sarà il DNA da anfibio, ma da tempo
il segno più velenoso della galassia ne azzecca una dopo
l’altra navigando in acque chete. Tutto bene quindi, ma il
grande rospo suggerisce con fermezza di gonfiarvi il meno
possibile quando gracidate.
GEMELLI
Ranocchietti gemelli vi aspetta una seconda parte dell’anno da gestire con molta prudenza, sopratutto dal punto di
vista economico. Comunque non c’è nulla per cui spaventarsi troppo: la vostra natura anfibia vi eviterà di affogare. Il
grande rospo consiglia: braccino corto ed evitare minchiate negli acquisti.
SAGITTARIO
Riflessione, maturità e impegno vi hanno guidato nella prima parte dell’anno regalandovi soddisfazioni e risultati sul
lavoro e nella vita sociale. La seconda parte dell’anno si
rivelerà più difficile, ma le vostre qualità vi aiuteranno. Il
grande rospo consiglia: valutate accuratamente quando è
il caso di trottare e quando di galoppare.
CANCRO
Cancro pronto ad accendere la lanterna della fortuna per la
seconda metà del duemilaquindici; attenti però all’impulsività e a quando decidete di cambiare qualcosa, spendete
un minuto per far girare tutte le rotelle del cranio nel verso
giusto. Per le ranocchiette: a meno che non lo cerchiate
espressamente, attente al girino dietro l’angolo.
CAPRICORNO
“Premiati e felici” recita un recente tormentone pubblicitario. Non so cosa abbiate fatto allo zodiaco, ma, capricornutoni, il firmamento ve le sta regalando proprio tutte in ogni
ambito. Lo so che era ora, ma non esagerate nell’ubriacarvi di vincite facili: i pianeti girano già da soli e non è il caso
di far girar loro anche las pelotas.
LEONE
Per i leoncini, specie quelli con la criniera, un 2015 che
più che un anno sembra una collezione di botte di kulo.
Via quindi con un filo di gas, ma ogni tanto abbassate
lo sguardo: si rischia di inciampare, soprattutto in questi
giorni di fine estate. Il grande rospo consiglia: gracidare
a voce bassa.
ACQUARIO
Nuvole di passaggio sulle finanze dell’acquario, ma la
novità economica aiuterà a stabilizzare il vostro comportamento nei confronti degli eccessi. La ritrovata serenità
interiore vi preparerà, dopo una bella doccia, ad un entusiasmante viaggio verso nuovi traguardi. Il grande rospo
consiglia: ombrello e parafulmine.
VERGINE
Tempo di giardinaggio per la vergine: un anno impegnativo
vi chiede di dare una bella potata a tutti i rami secchi.
Ricordatevi di annaffiare i fiori, per quelli già appassiti fatevene una ragione e approfittate per piantarne dei nuovi,
diverranno belli e rigogliosi in breve tempo. Buttate via quel
senso di malinconia che vi affligge da tempo.
PESCI
Pesciolini carissimi, è da giugno che le congiunture astrali
vi stanno prendendo di mira: vi conviene innestare marce
molto corte per affrontare le salite che vi attendono per
fine anno. Avventuratevi nel vostro mare, scendere a terra
può rivelarsi pericoloso: quella è una roba da anfibi che
solo i rospacci di Frogstock possono affrontare.
frogs quarantasette
by Bigtoad’s Wizard
ARIETE
Con Saturno in Sagittario e Giove in Leone (ma i pianeti
a casa propria mai ?) il 2015 sarà senz’altro uno degli
anni migliori da qualche tempo a questa parte… Ma, cari
anfibietti, tal Plutone vi suggerisce di essere elastici e disponibili al cambiamento. Il grande rospo consiglia: non
rompete gli zebedei al prossimo.
frogs quarantotto
La coopsole Ravenna ha
realizzato e gestisce
un impianto fotovoltaico di
un megawatt di potenza
sulla vecchia discarica
Hera a Ravenna
COOPERATIVA SOLE RAVENNA
Soc. Coop. Consortile - Via Faentina,106 48123 Ravenna
Tel. 0544.509586
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