29/09/07 decatur, united states

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29/09/07 decatur, united states
DIARIO NICARAGUA COSTA RICA PANAMA 07
http://www.manux77.it
(Travelogue in English available on my blog: http://manux77.blogspot.com – search
for “On the road”)
29/09/07 DECATUR, UNITED STATES
No, non è che ci siamo persi, è che il volo che costava di meno per andare in
Nicaragua e Costa Rica ha una comoda coincidenza ad Atlanta sia all’andata che al
ritorno di circa 17 ore, e visto che Danny ha trovato un Holiday Inn dove potevamo
stare con solo 5000 delle sue innumerevoli miglia eccoci qua, in qs angolo sperduto
della Georgia che di sicuro gli autori della Lonely Planet non faticherebbero a definire
“off the beaten track”…o more likely, off any track, beaten or not.
Ma cominiciamo dall’inizio. Con una sveglia alle 6 di mattina, il treno che porta noi
zainettanti in un’umida e grigia mattina belga verso l’aeroporto, e poi un vecchio
Boeing della Delta si alza in volo verso Atlanta, 10 ore di volo che sono passate devo
dire abbastanza in fretta tra leggere, dormire, mangiare le cose niente male che ci
portavano tipo pizza cocktail e gelato di Haagen Dasz, e meditare su cosa rispondere
al questionario della US immigration – scusi lei negli anni 40 ha avuto a che fare con i
crimini nazisti si/no?
Atterriamo e inizia l’odissea – anzi, era già iniziata a Bxl con interrogatorio, scansione
del passaporto e bollino appiccicato sul passaporto per dire che abbiamo passato
l’esame. Almeno il primo. Qua iniziano con un altro interrogatorio, impronte digitali,
foto, scansione e ispezione del passaporto, e con qs vinciamo un timbro, che già non è
male, poi recuperiamo gli zaini, passiamo la dogana e poi sorpresa: dobbiamo mollare
di nuovo gli zaini – rispunteranno mezz’ora e 5 fermate di treno dopo, non in un’area
ristretta ai passeggeri ma comodamente a disposizione di chiunque passi da quelle
parti e abbia bisogno di qualche cambio di vestiti. Mollati gli zaini passiamo al metal
detector, lo zaino e le scarpe ai raggi x, prendiamo ‘sto famoso treno, recuperiamo
nuovamente gli zaini e finalmente siamo a posto!
Prendiamo la metro, che qua si chiama Marta, attraversiamo l’enorme centro di
Atlanta che è grosso circa 1 fermata di metro, ed eccoci nella ridente Decatur dove
dopo esserci piazzati in hotel e aver fatto cena “in centro” adesso siamo pronti per
andare a nanna visto che qua sono solo le 9 ma nella nostra testa sono già le 3 di
notte dopo un lungo giorno…e domani Nicaragua!
30/09/07 LEON, NICARAGUA
Sveglia alle 5 per riuscire ad arrivare in tempo in aeroporto con la metro, ma poco
traumatico visto che sono in un limbo di fusi orari da qualche parte in mezzo
all’oceano e a dire la verità ero già sveglia alle 3…
Colazione in hotel e poi il fido trenino ci porta in aeroporto dove partire è molto più
facile che entrare, no ma non vi preoccupate non è che ho l’impressione che mi
mandate via…Intanto il computerone decide che avendo volato negli ultimi mesi verso
una combinazione di paesi musulmani e/o trafficanti di droga potrei essere un pericolo
per la sicurezza del pianeta e quindi mi stampa 4 S sulla carta d’imbarco con cui vinco
una perquisizione speciale. Cmq, passa pure questa e alla fine siamo sul volo per
Managua, che è un 737 con circa 10 passeggeri, meno male che ci avevano detto che
con le miglia non c’era più posto! Arriviamo a Managua, l’immigration del paese n° 52
richiede circa 10 secondi (e 5 USD di tassa d’ingresso) e poi muniti dei nostri primi
cordobas prendiamo come suggerito non il taxi in aeroporto ma nella strada davanti
che costa la metà e ci facciamo portare alla stazione dei bus per Leon. Senza offesa
ma Managua la tengo buona come snodo del trasporto pubblico, un po’ come
Guatemala City e Belize City – è una città grande, non molto sicura e con quasi niente
da vedere, quindi ciaaaao!
La “stazione dei bus” per Leon è un mercato abbastanza incasinato, con vecchi
scuolabus americani col bigliettaio appeso fuori che urla la destinazione. Prendiamo al
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volo quello per Leon e passiamo un paio d’ore sul chicken bus scassato che saltella
sulle strade piene di buche con sottofondo di musica spagnola strappalacrime a palla,
mi amor, mi corazon ecc.
Arriviamo a Leon e dalla stazione dei bus (altro mercato polveroso) ci mettiamo in
marcia verso il centro e arriviamo al Lazybones, ostello nuovo e carino, piscina,
amache, caffè e Internet gratis, e una doppia a 17 USD compresi zanzariera e
ventilatore – di entrambi c’è parecchio bisogno! Cena al Via Via Cafè, travel cafè
fiammingo che sta pure qui a Leon, mangiato non so cosa visto che è andata via la
luce (va via tutti i gg a orari diversi nelle varie zone del Paese perché non c’è
abbastanza energia per tutti), ma c’erano cosa interessanti tipo “carne borracha”
(stovlees) e “pollo volador” (vol au vent). E ora anche se è presto mi sa che vado a
recuperare un po’ delle 8 ore di fuso orario andando a nanna!
01/10 GRANADA
Mega-diluvio tutta la notte (signori Quetzaltrekkers, sarà già che vengo a domire in
tenda sul vulcano!), nel mio mondo di fusi orari mi sveglio alle 5.30, e non sapendo
che fare a qs ora ridicola mi metto a scrivere mail & blog! Partiamo per una rapida
esplorazione di Leon, rapida perché vogliamo andare a Granada e oggi cmq un sacco
di cose sono chiuse perché è lunedì. Facciamo un giro per la città, vediamo la
cattedrale più grande del Centro America, io salgo sul tetto a fare un po’ di foto, poi
finiamo al Museo della Rivoluzione dove degli ex-rivoluzionari ci fanno il riassunto del
movimento sandinista e della storia recente del Nicaragua, nel mio caso abbastanza
necessario visto che a un certo punto me ne spunto con “e chi è quel signor Daniel lì
sul manifesto?” risposta “quello è Daniel Ortega, il presidente” – che vergogna, meglio
che almeno mi leggo la storia sulla LP!
Recuperiamo gli zaini, lunga scarpinata verso la bus station dove prendiamo un
minibus per tale UCA, bus terminal di Managua che è un bordello con le bancarelle
intorno tanto quanto quello di Leon, da lì prendiamo al volo un pullman per Granada e
dopo un’oretta tra foreste e vulcani fumanti e dopo un altro bel diluvio siamo arrivati e
ci piazziamo nell’ostello parente di quello di Leon, questo si chiama Oasis e ha gli
stessi gadget dell’altro, la stanza per gli standard nicaraguensi costa abbastanza, ma
stava per fare buio e quindi stanotte restiamo qua e domani cambieremo per una
stanza che costa meno di “ben” 12 euro a testa.
Nel frattempo tanto per cambiare se ne va la luce e andiamo in cerca di cena con le
lampade da minatore in testa. Mangiamo un burrito al buio e poi torniamo alla base –
oggi sono riuscita a star sveglia fino alle 10, che brava eh!
02/10 GRANADA
Finalmente ci svegliamo a un’ora “normale” (le 10), ma mentre facciamo colazione si
mette a diluviare di brutto, quindi restiamo piantati in un caffè per 1 ora e mezza
finchè non si mette a piovere un po’ di meno e riusciamo a tornare in ostello a giocare
a scacchi finchè non smette e possiamo andare a fare un giro veloce per la città, la
cattedrale, il lago Nicaragua che però con ‘sto tempo è tutto un grigiore unico di acqua
e di cielo, poi ci fermiamo a fare pranzo/merenda in un posto carino chiamato Garden
Cafè e poi sceso il sole torniamo in hotel di nuovo alle prese con gli scacchi. Domani
proviamo ad andare verso la costa a vedere se piove di meno…
03/10 SAN JUAN DEL SUR
Lasciamo Granada per la costa pacifica, e una combinazione di chicken busses ci porta
prima a Rivas e poi a San Juan del Sur, dove troviamo un posto veramente carino
dove stare per ben 20 USD a notte, ovvero 7 euro a testa per stanza super-pulita con
bagno, certo che viaggiare in bassa stagione ha i suoi vantaggi, non c’è nessuno e si
trovano facilemente bei posti dove dormire a poco. Per la cronaca il posto si chiama
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“El Puerto”. Andiamo a fare un giro per la metropoli, che è un villaggio in una baia
molto carina, domani le farò un po’ di foto. E’ anche la località più famosa del
Nicaragua (infatti le case non costano poco) e a quanto pare uno dei migliori posti al
mondo per surfare, ma solo se ti piacciono le onde da destra apparentemente…
La spiaggia la cercheremo domani, per oggi siamo andati a vedere le tartarughe
marine che depongono le uova. Qua vicino c’è una riserva dove ti portano la sera in
4x4, questa è la stagione migliore almeno da questo punto di vista e così alla luce
delle pile abbiamo visto le tartarughe che arrivano dal mare, scavano una buca per
deporre le uova, mettono giù le uova, coprono la buca e tornano al mare. C’erano
anche due tartarughini piccoli piccoli, e un tot di granchi che si aggiravano minacciosi
intorno ai nostri sandali…
Belle le tartarughe!!
04/10 SAN JUAN DEL SUR
Devo dire che gli ultimi 2 giorni il tempo è stato proprio bravo, ieri ci serviva secco la
sera per vedere le tartarughe e il suo bravo diluvio quotidiano l’ha fatto di giorno, oggi
ci serviva secco di giorno per andare in spiaggia e ha diluviato la sera. Secco vuole poi
dire 32° e 90% di umidità, ma voglio dire senza pioggia…
Svegliati prima alle 6 di mattina dai muratori che martellano e poi da misteriose
esplosioni in giro per la città, decidiamo di alzarci e la signora krukka gentile dell’hotel
ci ha lasciato biscotti e caffè per colazione. Faccio qualche foto in giro per il villaggio e
poi ci mettiamo in cerca di un modo per arrivare in spiaggia – San Juan è su una
piccola baia e quindi serve un trasporto per andare alle spiagge perché qua c’è il
“parcheggio” delle barche da pesca. Troviamo un tipo con un pickup che va a surfare
con un salvadoregno e un californiano e ci aggreghiamo. Intanto continuano le
esplosioni e una signora finalmente ci spiega che vengono dalla chiesa per avvisare
che oggi è San Francesco. E le campane non ce le avete? No, quelle sono per San
Giovanni – ah beh!
Col pickup e i surfisti andiamo verso la spiaggia di Madera in una mezz’oretta di pista
sconnessa attraverso una foresta verdissima piena di fiori colorati, mangrovie…e un
sacco di proprietà in costruzione, credo per qualche americano in pensione visto che
se è vero che qua lo stipendio normale è 150 USD al mese non credo che in molti si
possano permettere un appartamento di lusso nella foresta di mangrovie. Tra l’altro
mi chiedo anche quante di queste costruzioni vengano costruite ottenendo il permesso
a suon di mazzette, visto che tutte ‘ste case nella foresta o in cima alla collina con
vista spiaggia mi sembrano in posti un po’ troppo belli per essere legali…
Detto ciò, arriviamo alla spiaggia che è una figata! Niente sabbia bianca accecante +
palme + acqua turchese stile Tulum, ma decisamente sull’incontaminato andante,
foresta di mangrovie fino all’acqua, un paio di pickup con le tavole da surf sulla riva e
una baracca di legno malandata su palafitte che ospita in stanze molto basic qualche
surfista che non vuole perdersi neanche un’onda, tra cui Chloe, la ragazza australiana
che fa la guida di rafting in Uganda e che era ieri con noi sul pullman e a vedere le
tartarughe.
Ci spalmiamo un po’ in spiaggia a saltellare tra le onde e toglierci il colorito grigiobelga di dosso, poi andiamo nella capanna a bere uno shake e ci mettiamo a parlare
con Oscar, surfista spagnolo che torna poi con noi a San Juan. Facciamo cena insieme
a lui tra chiacchiere in spagnolo e dritte sulla Costa Rica, e poi dopo il solito diluvio e
sparizione della corrente torniamo alla base. Domani Isla Ometepe!
05/10 ISLA OMETEPE
Lasciamo San Juan e il solito incastro magico di mezzi di trasporto locali ci porta verso
la Isla Ometepe: bus scassato per Rivas, collectivo per San Jorge e scassatissimo
traghetto per la Isla Ometepe, un relitto in legno rosso e blu con sotto un tipo che
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pompava fuori l’acqua mentre i passeggeri improvvisavano una bisca e noi
sranocchiavamo pannocchie bollite guardando i due vulcani dell’Isla Ometepe
avvicinarsi attraverso il Lago Nicaragua.
Scendiamo dalla barca e un altro bus scassato ci porta alla Finca Playa Venecia, una
fattoria/hotel veramente carina dove per i soliti 20 USD abbiamo una mezza cabaña
superfiga con terrazza e vista lago. C’è anche un bellissimo giardino con le amache,
un molo per nuotare e prendere il sole e un proprietario molto gentile con cui abbiamo
fatto un’interessante chiacchierata sul Nicaragua, il turismo, il governo, l’economia
ecc.
Incontriamo al ristornate delle Finca due francesi molto simpatici che vivono a
Barcellona, Manon e Thomas, e passiamo con loro la serata tra chiacchiere e il famoso
rum del Nicaragua Flor de Caña.
Domani in teoria ci alziamo alle 5 per scalare un vulcano, ora sta diluviando di brutto
quindi speriamo che smetta…
06/10 ISLA OMETEPE
Ha diluviato alla grande tutta la notte, ma yes ci siamo alzati alle 5 e siamo andati a
scalare il vulcano Concepcion. Tour con inizio abbastanza strano, visto che di solito ti
vengono a prendere con qualche sorta di pullmino e invece noi alle 5.40 del mattino
eravamo alla fermata del pullman per Moyogalpa (Radio Amor Noventa y Cinco Punto
Cinco in sottofondo garantita) mentre passavano tutti i contadini col machete in mano
per andare nei campi, però invece di tagliarti a pezzi come in Guatemala qua ti dicono
buenos dias…
A Moyogalpa troviamo la guida e facendo l’autostop finiamo sul cassone di un pickup
insieme a due cacciatori di frodo su una strada dissestata…insomma, inizio abbastanza
avventuroso, poi ci mettiamo a camminare nel famigerato bosque nuboso aka
cloudforest dove fa un caldo assassino e un’umidità allucinante, e ovviamente la terra
vulcanica è fertilissima quindi piante foglie e rami ovunque, non è che fosse ‘sta
passeggiata così comoda.
Il vulcano è 1600 metri ma si arriva in questo momento solo fino a 1000 perché poi è
pericoloso visto che il vulcano è attivo – cmq 1000 metri di dislivello nel bosque
nuboso non sono male!
La guida era molto simpatica e veramente brava, sapeva di tutto su ogni pianta, fiore,
scimmia, uccello e farfalla trovati per strada, credo che Ometepe Expeditions si meriti
un bel commento positivo al signor Lonely Planet!
Arriviamo in cima e siamo in mezzo alle nuvole, per fortuna si spostano in fretta sennò
tutto ‘sto sbattone e neanche un panorama…! L’isola è veramente verdissima, qs si
vede anche da sotto, ci sono campi alberi e fiori ovunque. Pare che dalla cima del
vulcano si veda fino all’Oceano Pacifico, a 18 km di qua!
Scendiamo nel nostro amato bosque nuboso e il bus ci riporta alla base per una
meritata doccia, bucato, partita a scacchi e cena coni francesi.
Domani dovremmo fare il giro dell’isola in moto e poi dovremo pure pensare a come
vogliamo entrare in Costa Rica…
07/10 ISLA OMETEPE
La nostra guida di ieri ci ha recuperato una moto da cross di un suo amico (moto
cinese con le marce al contrario, ruota ballonzolante e freni poco funzionanti, ma qs
sono dettagli e armati di questa e di due pseudo caschi (che la gente mette solo una
volta alla settimana, quando arrivano i poliziotti dalla terraferma) siamo andati a fare
il giro dell’isola sulle strade scassate.
Prima tappa l’Ojo de l’Agua, una sorgente termale (fredda, non male per un’isola con
due vulcani) dove si può fare il bagno, anche se avevo trascurato il piccolo dettaglio
che le donne qua non lo fanno in bikini ma vestite, ops! Proseguiamo verso l’altra
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metà dell’isola, intorno al Volcan Maderas, dove la strada è praticabile fino a San
Ramon, che dopo km di campi, contadini, mucche, carri trainati da buoi e casette
abbastanza malconce è una specie di Beverly Hills con case impressionanti con la
barca parcheggiata fuori – a quanto pare ci vivono i ricchi funzionari del governo.
Torniamo indietro per pranzo alla Playa Santo Domingo dove mangiamo una cosa
abbastanza orrenda, un piatto enorme di roba fritta unta carbonizzata, carne patate e
banane, e poi riprendiamo l’altro lato della strada intorno al Volcan Maderas fino alla
famigerata Finca Magdalena, backpacker hangout dell’Isla Ometepe a quanto pare.
Torniamo dal nostro lato, su fino ad Altagracia dove domani sera (forse) prenderemo
la barca, poi cerchiamo uno dei ben 2 distributori dell’isola e torniamo alla base a
riportare la moto a Walther e chiacchierare un po’ con lui. Intanto riceviamo anche la
missione speciale di occuparci dei documenti che il francese ha lasciato dietro:
patente, carta d’identità e quant’altro. No probs, glieli spediremo da Bxl…oppure glieli
portiamo di persona a Barcellona!
Poi ci mettiamo a pensare a come attraversare per la Costa Rica, c’è la Panamericana
supercomoda o la frontiera via fiume dall’altro lato per vedere anche il Rio San Juan,
sembra abbastanza uno sbattone la notte sul traghetto nica dove un biglietto di prima
classe per 9 ore di barca costa 6 USD, cmq ci lanciamo e vediamo come va a finire!
08/10 IN BARCA SUL LAGO NICARAGUA
Ultimo gg sull’isola, ne approfittiamo per prendere il bus e fare un salto nella
metropoli, Moyogalpa, a usare Internet e prelevare un po’ di dollari prima di sparire di
nuovo lontano dalla civiltà per qualche giorno.
Pranzo nell’hotel vicino, il Charco Verde, e poi una passeggiata nella riserva del
Charco Verde e il lago che ne fa parte, a quanto pare abitato nientemeno che da una
strega. Recuperiamo gli zaini, salutiamo la Finca Venecia, e sfuggendo a un attacco di
uno stormo di oche prendiamo il bus per Altagracia, dove dopo un’ora di attesa in una
sottospecie di porto siamo su un traghetto abbastanza scomodo che tra una decina di
ore dovrebbe portarci a San Carlos, sull’altro lato del Lago Nicaragua.
09/10 EL CASTILLO
La barca è stata abbastanza un supplizio, e i ben 3 euro della prima classe non è che
valessero molto la pena visto che la differenza era nell’a/c che ovviamente era a palla
e faceva un freddo cane. Ho dormito (poco) su delle bellissime panche al freddo
dell’a/c e con la tv a palla, Danny intanto sul ponte fa conoscenza con 4 spagnoli sulla
sessantina e ancora zainettanti, 3 signore e un tipo che di lavoro fa il funzionario del
Ministero del Lavoro, ma per passione scrive su riviste di viaggi (infatti ha una
macchina foto con un obbiettivo impressionante!) e studi di antropologia sulle
popolazioni indigene, e ora sta scrivendo un libro sull’epoca del disarmo in America
Centrale – lo cercheremo la prox volta che passiamo in Spagna, credo che ci siano
parecchie cose interessanti da imparare.
Per spezzare una lancia a favore del traghetto devo dire che era una m ma perlomeno
non dondolava; nessuno sapeva dirci a che ora saremmo arrivati a San Carlos e alla
fine arriviamo alle comodissime 4.20, con la prima barca per El Castillo alle 6, anzi no
alle 8, o magari alle 10. Mi inkazzo col tipo dei biglietti, ovviamente non serve a
niente, alla fine ci rassegniamo tutti e 6 (noi 2 + gli spagnoli) a un biglietto per le
7.45, ora a cui ovviamente non parte nessuna barca, cmq alle 8 finalmente siamo in
movimento sul Rio San Juan su una barca a motore che per 3 ore scende attraverso la
foresta in una delle zone con più biodiversità del Nicaragua, che tra l’altro fa anche da
confine abbastanza conteso con la Costa Rica. Non a caso la città al fondo del fiume
quando arriva all’oceano è nel pieno sud del Nicaragua e si chiama San Juan del Norte
– wishful thinking dei Ticos!
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Arriviamo a El Castillo e ci sistemiamo tutti quanti nell’hotel che la LP definisce + bello
della città (che signori eh…7 euro a testa!), Hotel El Castillo, una casona di legno con
stanze munite di mosquito nets e balcone con amache e vista fiume.
Dopo una meritata doccia e un ancora più meritato pranzo, visto che non abbiamo
fatto né cena ieri né colazione stamattina, andiamo a visitare el castillo da cui prende
il nome la città. Fortezza prima contro i pirati e poi contro i conquistadores europei, il
castello ha una vista stupenda sul fiume e il villaggio e grazie a un’ONG svedese ha
anche una fornitissima biblioteca che presta libri alle scuole e alla gente della
comunità, andando pure a portarli ai villaggi vicini. Veramente impressionante!
Torniamo in hotel, Danny si mette a recuperare il sonno perduto e io sull’amaca a
leggere Three Cups Of Tea, il libro sul tipo che costruisce le scuole in Pakistan. E poi
credo cena e nanna presto perché domani sveglia alle 6 e via verso la Costa Rica…in
barca!
10/10 LA FORTUNA (COSTA RICA)
Giornata di viaggio che con due barche e due bus abilmente incastrati ci ha portati in
Costa Rica, ai piedi del vulcano Arenal.
Si inizia con sveglia alle 6, colazione e lancia a motore numero 1 da El Castillo, che
risalendo il bel paesaggio di ieri sul Rio San Juan ci porta a San Carlos, da dove
prendiamo la barca numero 2 che ci porta a Los Chiles, la frontiera con la Costa Rica –
compreso un momento a cui fanno mettere a tutti il giubbotto di salvataggio e mentre
penso che stiamo per affondare scopro che è solo perché stiamo passando davanti agli
sbirri!
Alla frontiera rimaniamo piantati per un po’ perché stanno facendo la manutenzione
dei computer, notare che la faranno una volta ogni secolo e ovviamente noi ci
capitiamo in mezzo! Mezz’oretta dopo siamo ufficialmente nel mio paese numero 53,
scarpiniamo sotto il sole fino alla stazione dei bus, cambiamo le cordobas rimaste (bel
l’equivalente di 60 centesimi di euro) in colones con cui riusciamo a permetterci ben 1
gelato da dividere in due, e poco dopo parte il bus per Ciudad Quesada (un bus vero,
niente di che ma non uno school bus!) da cui prendiamo al volo quello per La Fortuna
che ha un interessante sistema di scarico: + o – scarica nell’abitacolo, cmq dopo una
dose massiccia di CO2 finalmente arriviamo sotto il nostro ennesimo bravo vulcano
attivo e troviamo un posto dove stare spettacolare, Hotel Monte Real, con tanto di a/c,
piscina e vista vulcano. Facciamo un giro per la metropoli, decisamente turistica (è la
prima volta che vediamo un negozio di souvenir e anche il numero di turisti è
notevole), recuperiamo una simil-pizza in una soda locale, e domani vediamo se
abbiamo voglia di scalare il vulcano o se decidiamo di buttarci in uno dei fringe
benefits di ogni vulcano – le sorgenti di acqua calda!
11/10 LA FORTUNA
Colazione sul balcone e giretto per la metropoli che oltre a essere un paesello
minuscolo è devo dire abbastanza brutto e praticamente una collezione di tour
operators e negozi di souvenir poco interessanti.
Pranzo da Burger King e poi ci lanciamo nel tour che tutti fanno a La Fortuna ovvero
una combinazione di una passeggiata nel parco naturale del vulcano Arenal + dopo il
tramonto un viewpoint dove vedere la lava che scende dal vulcano + le terme.
Allora per ricordare quando siamo andati sul vulcano alla Isla Ometepe, allora
avevamo preso lo school bus scassato per andare a cercare la guida, poi avevamo
fatto l’autostop per l’inizio del sentiero finendo nel cassone di un pickup con due
cacciatori di frodo, e poi a scarpinare nella foresta superfitta con tutte le piante in
mezzo al sentiero.
Qua vengono a prenderci con un minibus superfigo, guida col microfono parlante
perfetto inglese che ci spiega come accendere e spegnere l’aria condizionata se dà
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fastidio (eh sì guarda, mi darebbe un po’ fastidio…) e il sentiero nel parco naturale era
una specie di autostrada con i rumori delle scimmie azionati dal passaggio dei turisti
davanti a una fotocellula nascosta (ok qs non è vero…forse) e la guida che dava
informazioni molto utili del tipo “questo albero è molto vecchio e molto alto”.
Insomma…welcome to Disneyland! Mi sa che con la wildlife chiudiamo qua, ho già
visto abbastanza scimmie e uccelli per il momento, andiamo a giocare un po’ a
Monteverde domani e poi spiaggia!
La lava era carina, anche se rispetto al Volcan Pacaya dove ce l’avevo alle spalle e qua
a un km o qlcs del genere non regge molto il paragone – invece le hot springs Baldi
erano uno spettacolo! Ovviamente ci vanno tutti i gruppi e alla stessa ora e quindi
credo che di solito ci sia parecchia gente, ma oggi prima che arrivassimo è saltata la
luce e tutti se ne sono andati, noi abbiamo deciso che ci andavano bene pure al buio,
entriamo e oppalà, torna la luce, e intanto tutti gli altri se n’erano andati – tutte le
terme per una dozzina di persone!
Le terme sono tra il lussuoso e il ridicolo, con 3 bar nell’acqua, ristorante, 15 piscine,
scivolo assassino dove mentre scendi ti stacchi pure da terra e inizi a volare per aria.
Un paio d’ore alle terme e ora siamo tornati alla base tutti belli rigenerati, ora
abbiamo dei fantastici instant noodles per cena e un ananas da condividere con i vicini
olandesi e domani si va a Monteverde dove pare stia diluviando, spero almeno non
domani!
12/10 MONTEVERDE
…e invece a Monteverde continua a diluviare, ma le sorprese non finiscono
qui…iniziamo prendendo il famoso combo di jeep-boat-jeep per andare da La Fortuna
a Monteverde – la strada è un disastro anche se la distanza è poca quindi sono o 8 ore
di bus o ‘sto famoso jeep-boat-jeep, dove le jeep sono in realtà minibus 4x4, che
fanno prima un breve tratto fino al Lago Arenal, che si attraversa con la solita barca di
legno a motore tra montagne verdi cicciotte per poi essere recuperati dall’altra parte
de un altro minibus che si mette ad arrampicarsi per i monti su una strada disastrata
allagata. Devo dire che come autista non ci è andata male visto che gli altri due
pullmini sono usciti di strada, uno spaccando le sospensioni e l’altro rifacendosi la
fiancata. Trainiamo tutti quanti fuori dai guai e arriviamo a Moteverde, andiamo al
Treehouse Hotel consigliato dagli olandesi e visto che diluvia e fa pure abbastanza
freddo non possiamo fare né canopy tour né suspension bridges (sniff) e mentre
pensiamo a come andarcene di qua scopriamo pure che per la pioggia la strada è
disastrata e quindi non ci sono più bus non si sa fino a quando – argh! La tipa
dell’hotel si sbatte a cercarci un modo per farci tornare dal lato giusto delle montagne
e ci trova una compagnia di transfer privato che, bontà loro, ci porta a San José
domani mattina per 29 dollari a testa, ‘sti kazzi, ma non è che abbiamo molta scelta e
quindi prenotiamo ‘sto coso, in pratica arrivare e andarcene da qua ci costa 90 USD
per non fare assolutamente niente, che bello!
Anyway, andiamo al supermercato e incontriamo una coppia di olandesi con cui
passiamo il resto della giornata nel bar/ristorante sotto l’hotel, prima con una serie di
caffè e poi cena, visto che altri ristoranti non ne abbiamo visti –anche ‘sto posto è un
buco e abb brutto ad essere onesti.
Boh, speriamo di aver chiuso con la sfiga e il diluvio e vediamo di avvicinarci a Bocas
del Toro – sulla carta domani potremmo arrivare a Puerto Viejo e il giorno dopo a
Bocas del Toro, vediamo se funge e speriamo che non piova!
13/10 SIXAOLA
…e se questo non è off the beaten track, non so dove possa esserlo! Allora, iniziamo
da capo: il pullman non passa fino ad almeno lunedì (credo perché oggi è sabato e
nessuno va ad aggiustare la strada nel weekend), alle 8 prendiamo il famigerato
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pullmino e scopriamo che tutti hanno pagato 22 USD e noi 29, poi procediamo tra la
strada alluvionata facendo un giro pazzesco per evitare le varie frane e dopo 4
lunghissime ore e mezza arriviamo a San José, andiamo in cerca di un biglietto per
Puerto Viejo e le tipe davanti a noi comprano gli ultimi per il primo bus, e così ci tocca
prendere quelli per il bus delle 4, che essendo mezzogiorno e mezza già non è male.
Le stesse tipe poi si mettono a rivendere il loro biglietto perché non lo volevano più,
cioè e pensarci prima magari?? Anyway, dopo pranzo e partita a scacchi al bellissimo
Terminal del Caribe decidiamo di mandare a ca**re Puerto Viejo e il paese tutto, tanto
+ che oggi è sabato e lunedì è festa quindi arrivare alle 9 di sera senza un posto dove
dormire la vedo dura. Quindi cambiamo il biglietto per andare fino alla città di
frontiera, la frontiera chiude alle 5 ma domani mattina alle 7 saremo in pole position!
Il pullman è pienissimo pure di gente in piedi, ma ovviamente a Puerto Viejo scendono
tutti e restiamo solo noi due e una decina di Ticos. Finalmente 5 ore e mezza dopo
arriviamo nella bellissima città di frontiera, troviamo un posto dove dormire che è
quello dove dormono anche gli autisti del pullman, non è il max ma per stanotte va
bene e domani si spera di aver finito con le sfighe varie e di starcene spalmati al sole
a Bocas del Toro!
14/10 BOCAS DEL TORO
E a sorpresa il viaggio comprende ancha Panama, paese numero 54!
Alle 7 in punto siamo in pole position alla frontiera, che è un ponte rugginoso con delle
assi traballanti e una specie di car-wash per fumigare le macchine. Ed eccoci a
Panama, dove un taxi ci porta dalla frontiera a Changuinola, il porto da dove prendere
la barca per Bocas del Toro, passando attraverso la piantagione di banane Chiquita
con il loro bel sacchetto blu di pesticidi appeso a ogni pianta.
Aspettando la barca riusciamo anche a comprare qualcosa per colazione in un negozio
cinese, Pringles e limonata, bella colazione, fa il paio con la cena di ieri ovvero mezzo
sacchetto di M&M’s!
Bello il viaggio in water taxi (pare che sia più panoramico da qua che da Almirante,
ma in ogni caso per noi qua è più vicino) attraverso i campi e le piantagioni di banane
e dei fiori rosa galleggianti, poi arriviamo a Bocas del Toro e inizia la ricerca di un
posto dove dormire, senza LP perché quella di Panama non ce l’abbiamo. Visto che
vogliamo stare sull’acqua usciamo dalla città e dopo 1 ora e mezza a camminare con
gli zaini sotto il sole di mezzogiorno approdiamo in uno degli ultimi posti prima che
finisca la civiltà, costa come un macello come tutto su qs isola ma con un po’ di
mercanteggio siamo riusciti a far scendere il prezzo di ben 30 USD fino a quota 55,
che ok sono 20 euro a testa ma mi aspettavo altri prezzi in questo angolo di mondo!
Anyway, il posto è carino (e ovviamente di proprietà di due americani), ha la piscina,
un dock carino con le amache e l’importantissima a/c visto che qua fa caldissimo!
Tanto per cominciare, ci facciamo una pennica che con tutti ‘sti pullman, levatacce e
scarpinate delle ultime 24 ore siamo distrutti! Andiamo a esplorare cosa c’è oltre
l’hotel, metti che troviamo una spiaggia visto che per ora non ne abbiamo ancora vista
una decente, la spiaggia non la troviamo (pare che 1 km dopo ce ne sia una molto
bella, domani vediamo) ma arriviamo all’hotel dove volevamo andare inizialmente
prima di soccombere alla camminata nella caldazza, La Coralina, dove ci fermiamo per
una cena spettacolare in un ristorante tipo capanna di legno un po’ in alto sulla collina
davanti all’oceano – carino il posto e buonissima la cena, credo proprio che ci
torneremo!
15/10 BOCAS DEL TORO
Un’oretta di scarpinata per tornare in città a prenotare il biglietto di ritorno con la
barca, andare su Internet e prelevare un po’ di dollari. Poi prendiamo il bus per
andare dall’altra parte dell’isola, a Bocas del Drago, dove la cartina ci segnala “playas
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DIARIO NICARAGUA COSTA RICA PANAMA 07
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paradisiacas”. Dopo una mezz’oretta saltellante su un minibus approdiamo alla famosa
spiaggia che di spiaggia ha ben poco ma il panorama di palme fino all’acqua non è
niente male e l’acqua è calda, bassa e trasparente – e ci sono anche le stelle marine!
Torniamo a Bocas city, cena in un ristorante indiano e poi la lunga scarpinata fangosa
verso casa con la pila, ora ci guardiamo un film e poi nanna!
16/10 BOCAS DEL TORO
Ci svegliamo che diluvia e quindi passiamo la mattinata a guardare dvd, poi per
fortuna smette e così ci mettiamo a camminare nel fango direzione Hotel La Coralina,
dove organizzano gite a cavallo che costano veramente poco, 15 $ per 3 ore. Dopo
aver visto la bellissima discarica di Bocas del Toro, finalmente vediamo pure una
spiaggia vera – Bluff Beach, sul lato destro dell’isola, non è che sia ‘sta spiaggia
paradisiaca neppure questa ma è meglio delle non-spiagge viste finora con 1 metro di
sabbia tra rami e immondizia. Spiaggia a parte, il panorama come sempre merita, tra
palme, mangrovie, fiori colorati e pure due bradipi!
Torniamo alla base e ci spariamo un’altra cena spettacolare, la tipa tutta contenta che
aveva trovato un pescatore che le aveva venduto un sacco di pesce appena pescato e
noi ne abbiamo approfittato! Anche stavolta cibo spettacolare e poi ci ha pure dato
uno strappo per tornare in hotel, belle cose perché con tutta la pioggia la strada è
veramente una palude e al buio la vedo male!
Beh cosa dire…non è che Bocas del Toro sia ‘sto gran posto, costa un sacco, è piena di
immondizia e le spiagge non sono niente di che, però sono stati 3 bei giorni…domani
ultima tappa prima di tornare a casa, indietro verso San José.
17/10 SAN JOSE (COSTA RICA)
Si comincia a tornare verso casa…lunga giornata di viaggio per tornare a San José,
dove tra due giorni ci aspetta il volo per Atlanta e poi per Bxl.
Il tipo dell’hotel ci porta con la barca a prendere il water taxi per Changuinola, da lì
minibus per la bus station e poi il bus per San José, pensavo fosse un bus decente
(bus internazionale?) ma mi sbagliavo, cmq il viaggio passa tra leggere il giornale e
chiacchierare con una coppia di spagnoli che hanno un hotel a Bocas del Toro, e dopo
8 ore x 250 km, compresi casini alla frontiera x qlcuno che non aveva dichiarato una
macchina foto, perquisizioni varie (un israeliano allo sbirro: “Speak English maaaan!”),
incidente, pioggia e quant’altro, dicevo 8 ore dopo arriviamo a San José.
A San José ci aspetta un “ostello” di tutto rispetto, visto che Danny e tutte le sue
airmiles ci fanno stare gratis all’Intercontinental, a cui arriviamo con le scarpe
infangate e gli zaini a spalle, ovviamente il cibo non è compreso quindi per cena
andiamo da KFC nello shopping mall di fronte, tra l’altro pure quella carissima – ci
sono i vari Zara Mango ecc che costano il doppio che da noi, what’s wrong with this
country??
18/10 SAN JOSE
Cosa c’è di bello da vedere a San José? Assolutamente niente, quindi per un gg invece
di fare i viaggiatori facciamo i vacanzieri: mega colazione in hotel, giro al centro
commerciale, piscina in hotel (attenzione al momento hoolywoodiano in cui giochiamo
a scacchi nella jacuzzi!), e per finire cinema, credo l’unica cosa che costa poco trovata
finora, Das Leben Der Anderen (in tedesco con sottotitoli in spagnolo), bello! E poi
torniamo all’Intercontinental con la pizza takeaway in mano…
Domani si torna negli States, speriamo che i prezzi siano un po’ più abbordabili visto
che il dollaro vale sempre di meno così abbiamo mezza giornata per fare un po’ di
acquisti!
19/10 ATLANTA
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DIARIO NICARAGUA COSTA RICA PANAMA 07
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Si riparte…lasciamo San José e i suoi nuvoloni, e ovviamente per raccattare soldi fino
all’ultimo vuoi non pagare 26 USD di departure tax? Cmq, giretto in aeroporto
guardando gli ultimi adverts di deluxe condos che costano più che da noi, e poi credo
di poter dire tranquillamente addio alla Disneyland colorata di verde chiamata Costa
Rica. 4 ore dopo (volo pienissimo stavolta) arriviamo ad Atlanta, coda immensa per
uscire, cmq due ore dopo arriviamo nell’ultimo “ostello”, grazie alle miglia anche qs
non è male visto che è il Crowne Plaza vicino all’aeroporto, completo di tutto un
sistema per fare sogni d’oro dal CD rilassante allo spray ai semi di lino da spruzzare
sul cuscino. Peccato che stiamo cercando di recuperare un po’ delle 8 ore di fuso e ci
svegliamo alle 5 di mattina, ma vediamo se funziona…
20/10 IN VOLO VERSO BXL
Levataccia alle 5 (che tra parentesi in Centro America sarebbero le 3 di mattina, spero
che ‘sta sofferenza serva a qlcs!) causa tentativo di recupero fusi orari, Internet (del
resto che vuoi fare alle 5 di mattina?), colazione e poi facciamo già il check in per
liberarci degli zaini e andare verso una shopping mall a vedere se col dollaro ai minimi
storici riusciamo a fare qualche affare. Andiamo a una mall chiamata Lenox Square,
Danny ne emerge con mezza dozzina di Dockers e Levis, io con un paio di Nike per
correre e il gadget dell’integrazione iPod dove si mette una specie di chip nella scarpa
e praticamente trasforma l’iPod in un cardiofrequenzimetro e mentre corri ti dice
distanza, velocità e quant’altro – cool! Tutto questo per circa 70 euro, in Europa ci
compravo una scarpa, e a proposito di iPod abbiamo visto il famigerato iPhone e
anche il nuovo iPod nano che è bello bello e costa solo 100 euro, ma l’iPod ce l’ho già,
mo’ ho pure le scarpe, quindi devo solo mettermi a correre!
Dopo qs e altri acquisti, ci rimettiamo in marcia con la nostra amica Marta (che
sarebbe sempre la metro) verso l’aeroporto e ora siamo sul volo verso casa, ora belga
attuale 2.30 am, a togliere le etichette ai nostri acquisti per cercare di passare indenni
la dogana…
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