Montanelli Se io fossi il Sindaco – G.Terzi – Io Amo Milano - 18

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Montanelli Se io fossi il Sindaco – G.Terzi – Io Amo Milano - 18
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Montanelli Se io fossi il Sindaco – G.Terzi – Io Amo Milano - 18-04-10
12 anni fa Indro Montanelli scriveva un articolo che, come tanti dei suoi, rimarra’ memorabile: “Se io
fossi Sindaco”. In questo articolo tracciava le difficoltà che un Sindaco incontra ogni giorno nel cercare di
esercitare il proprio mandato e mantenere le promesse fatte inevitabilmente durante la campagna
elettorale. Ebbene ancora oggi quell’articolo risulta essere straordinariamente attuale.
Albertini e il plebiscito contro i Vigili
Se io fossi il Sindaco – Corriere della Sera - 25 -03-98
Non ho mai preteso di dare consigli al Sindaco Albertini, ne' lui me li ha mai chiesti. Ma, dopo i plebiscitari
attestati di solidarieta' (almeno cosi' mi dicono: momentaneamente lontano da Milano, io non sono in
grado di verificare) ricevuti dai cittadini per fax e telefono, non resisto alla tentazione di dirgli come, al
suo posto, li utilizzerei. Li utilizzerei cosi'. Datone tempestivo annunzio sui giornali, mi presenterei in
televisione (immagino che almeno a quella regionale il Sindaco di Milano abbia accesso) e, dopo aver
ringraziato i cittadini per la fiducia dimostratami, gli direi chiaro e tondo ch'essa e' stata mal riposta
perche' in realta' il Sindaco di Milano non puo' fare, per Milano, assolutamente nulla. Non puo' mandare
per strada i Vigili Urbani che i contribuenti pagano con le loro tasse perche' stiano soprattutto, se non
esclusivamente, li' a regolare il traffico. Non puo' nemmeno precettarli nelle occasioni di emergenza: il
Prefetto gli ferma la mano. Se si azzarda a spostare un dipendente da un ufficio all'altro il TAR gli annulla
la misura. Qualunque decisione prenda o voglia prendere, deve contrattarla all'infinito con altri poteri
(Governo, Provincia, Regione, intendenze delle piu' varie specie: Belle Arti, alla Sanita', e via elencando)
mai d'accordo tra loro e, talvolta, nemmeno con se stesse. E tutto questo in un groviglio di ordinamenti
contraddittori e di vincoli burocratici che sembrano, anzi sono volti a un unico fine: impedire a un Sindaco
di fare il Sindaco. Vi parlo - direi ai telespettatori, e ripeterei nella successiva conferenza stampa - a
cuore aperto. Io non avevo nessuna voglia di fare il Sindaco. Mi hanno convinto a farlo dicendo che
Milano, dato il suo stato di degrado, aveva bisogno di qualcuno che lo facesse senza alcun bisogno di
farlo. Credo che sia per questo che a me, quasi del tutto sconosciuto, privo di doti di "comunicatore", anzi
- come scrisse qualcuno - addirittura "antipatico", la cittadinanza diede la sua fiducia e, oggi, me la
conferma in maniera cosi' clamorosa. Purtroppo ho un solo modo di ricambiarla: restituendogliela perche'
per un Sindaco, come quello ch'essa sperava di trovare in me e che io stesso speravo di diventare, oggi
come oggi, a Palazzo Marino non c'e' posto. Ammenoche'. Ammenoche' la cittadinanza milanese non
proceda nei miei confronti - o nei confronti di chiunque essa voglia scegliere: io sono pronto a lasciare il
mio posto oggi stesso - a una seconda investitura riconoscendomi il diritto - per dirla nei termini piu'
espliciti e, se preferite, brutali - ad abusare dei miei pochi e quasi nulli poteri, assumendomene in pieno,
s'intende, la responsabilita', compresa quella di risponderne in tribunale. Non sarebbe, da parte mia, un
gesto eroico. Dopo ormai quasi un anno che li bazzico, mi sono reso conto che gli altri poteri - politici,
amministrativi, burocratici, sindacali eccetera - prontissimi a mandare un Albertini anche in galera, di
fronte a una cittadinanza schierata al suo fianco diventerebbero docilissimi e arrendevoli. A voi la
decisione. Se vi contentate di un Sindaco taglianastri e specializzato in compiti di "rappresentanza", io,
col mio scarsissimo "uso di mondo" e la mia congenita "antipatia", sono proprio l'uomo sbagliato nel
posto sbagliato e vi prego di cercarvene un altro. Se si tratta d'impegnare battaglia per restituire a Milano
la sua tradizionale aureola di citta' - modello d'Italia, sono pronto a farlo anche con l'alea di perderla.
Purche' mi venga riconosciuto il potere di ripulire questa amministrazione dagli elementi che la infettano,
dalle camarille che vi si sono formate, dai privilegi che vi si sono incrostati e che io mi propongo di
denunciare, uno per uno, alla pubblica opinione milanese. Naturalmente questo che rivolgo ad Albertini
non e' un consiglio. Anzi, l'unico consiglio che mi sento di dargli e' di non seguire mai i miei consigli. Che
vogliono essere soltanto delle provocazioni.