Dalla rivista VOLARE - febbraio 2013 Le avventure sulla

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Dalla rivista VOLARE - febbraio 2013 Le avventure sulla
Delta a motore Avventure sulla neve con un fuoriclasse di enduro
Le due ruote
e i pendolari hanno
molto in comune.
Anche durante
l’inverno quando,
grazie a entrambi
i mezzi, si aprono
possibilità uniche.
Come decollare
dalla pianura per
raggiungere le piste
da sci. Senza fare
code nel traffico.
Testo e foto di Mario Rinaldi
anche
col trike
si può
far moto
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Febbraio 2013
A
rriva la neve! L’attendevo da novembre con
impazienza, per poter installare gli sci sul mio
deltaplano a motore Dta Voyageur, con lo scopo di atterrare
sulle prealpi della provincia di Brescia.
Sono un motociclista professionista, classe 1966, ho vinto
quattro volte il campionato mondiale di enduro e altre
competizioni. Ma un giorno, per puro caso, ho incontrato Eolo.
Non il dio del vento, bensì Eolo Bucci, un vero amico, l’istruttore
che mi ha insegnato a volare con questo tipo di ultraleggeri.
E, a esame superato, il naturale seguito della vicenda è stato
acquistarne uno che offrisse le stesse caratteristiche delle mie
amate moto: affidabile, veloce, e che al tempo stesso mi
permettesse di arrivare ovunque. E con il quale ho incominciato
e divertirmi alla grande andando a spasso, in vacanza, visitando
tutta l’Italia e facendo anche qualche scorribanda in Europa.
Dalle mie parti, nel periodo invernale, sulle montagne aprono
gli impianti sciistici del Monte Pora, di Monte Campione
e del Tonale. Ecco quindi nascere l’idea di applicare al carrello
Voyageur 912UL il sistema di sci che permettono il decollo e
l’atterraggio sia dai prati, sia da piste innevate. L’ala che ho scelto
è una Dynamic 450, che regala velocità operative da 47 km/h
(se con turbolatori installati), fino a 145 km/h. Quindi rapida
quasi come un treassi in crociera e all’occorrenza lenta come
un trike deve poter essere in manovra e avvicinamento.
L’emozione di decollare dalla mia base padana, a bassa quota,
per arrampicarmi in poco più di venti minuti fino alle montagne
innevate, oltre i duemila metri, è unica; mentre si sale nell’aria
immobile dell’inverno, quando non ci sono termiche né
ascendenze, ciò che respiriamo si purifica dall’umidità e
l’atmosfera diviene limpida e pungente, specie raggiungendo
temperature sotto zero.
Dunque è indispensabile indossare un abbigliamento adeguato:
vi consiglio un bella tuta imbottita, stivali doposci e guanti
riscaldati, o comunque manopole per la barra.
In volo la pianura lascia il palcoscenico al lago, questo si
trasforma in colline e boschi, poi finalmente tra i pini emergono
le spianate coperte di neve. Sorvolo gli impianti di risalita e qui
individuo la zona d’atterraggio.
Con molta attenzione devo verificare che non ci siano cavi e
piloni delle seggiovie sulla traiettoria d’avvicinamento o su
quelle utilizzabili per un’eventuale diversione. Non si può certo
atterrare su una pista tra gli sciatori, ma si possono sfruttare
le bretelle usate come collegamento da un tracciato all’altro,
perché essendo calpestate e semi-battute lasciano scorgere
meglio eventuali avvallamenti o buche pericolose.
Un termometro a bordo mi segnala la temperatura dell’aria e di
conseguenza le condizioni della neve: più siamo prossimi allo
zero (o sotto) meglio è, perché il gelo agevola il galleggiamento
degli sci sul manto bianco ed evita lo sprofondamento.
Eseguo alcuni passaggi verso la vallata portandomi in sottovento
ai rilievi per capire se il vento può generare rotori, che in
atterraggio sarebbero antipatici da gestire, anche considerando
che tutta la manovra di atterraggio avverrà in salita senza
la possibilità di riattaccare.
Verificate queste condizioni, mi riporto nella valle e quindi mi
allineo al pendio, avvicinandomi praticamente in volo livellato.
Bisogna sempre considerare che, all’aumentare della quota, a
causa della minore densità dell’aria diminuiscono le prestazioni
aerodinamiche dell’ala e bisogna quindi adeguare,
aumentandole, le nostre capacità di reazione.
A quote elevate l’elica avrà minore spinta e l’ala minore
portanza. Aggiungiamo a questo che anche il motore è più
pigro a rispondere e comprendiamo che l’avvicinamento
dovrà essere più rapido e preciso rispetto a quanto facciamo
al livello del mare.
Diversamente dalle operazioni in piano, nel momento in cui
gli sci stanno per toccare conviene dare un po’ di motore per
meglio raccordare il contatto e smorzare la velocità verticale
causata dalla pendenza a salire dell’atterraggio, che tende
a farci rallentare in fretta.
Mantengo quindi in movimento il deltaplano lasciando un
po’ di potenza al motore, fino a ritrovarmi in cima al rilievo,
Manopole e visiera
Sopra, Mario
Rinaldi in volo
sul lago d’Iseo;
nella pagina
accanto, uno scatto
realizzato durante
il volo di ritorno, al
tramonto, con la
videocamera fissata
all’estremità
dell’ala Dynamic.
Una vita in sella
L’autore ha vinto
il primo titolo nel
campionato italiano
juniores di
motocross del
1988, per ripetersi
nell’enduro nel
1989. Quattro i titoli
mondiali individuali
conquistati e le
vittorie con la
nazionale italiana
nella “Sei giorni
internazionale di
Enduro”. Come
seniores ha vinto
11 titoli italiani.
Ritiratosi dalle
gare, ha fondato
la scuola tecnica
“Enduro Academy”.
Delta a motore Avventure sulla neve con un fuoriclasse di enduro
dove parcheggio di traverso bloccando bene il mezzo.
Basterebbe infatti un colpo di vento intercettato dall’ala per
dare all’ultraleggero senza possibilità di freno una spintarella
e mandarlo a fondo valle.
Ogni luogo in cui mi fermo è come una conquista, è la
dimostrazione di quanto possa ancora offrire un delta a
motore anche all’epoca degli Ulm avanzati e ad altissime
prestazioni. Come fosse un enduro che, lasciata la veloce
autostrada, si lascia guidare sullo sterrato fin al punto più
alto del tragitto. Come ora, a pochi metri dagli skilift.
Tra gli sguardi stupiti dei presenti ritorno terrestre e merito
il pranzo o un punch bollente al rifugio, prima di ripartire.
Scaldo bene il motore tenendomi sempre al traverso
del pendio e appena le temperature sono in arco verde giro
la prua verso valle, lentamente, senza far sbandare
o scarrocciare gli sci. Soltanto quando sono ben allineato
posso dare tutta potenza per il decollo, che avviene in circa
trenta metri. In realtà è la montagna che si distacca dai miei
sci, mentre mi butto nella valle. Qualche virata e mi rituffo
nel mare di foschia che mi aspetta sotto e che mi
accompagnerà fino a casa.
Vi assicuro che non esiste altro mezzo più divertente del
delta a motore, anche in inverno. Soltanto la moto del cielo
regala la possibilità di atterrare e decollare ovunque,
entusiasmandoci mentre la cavalchiamo. ◼
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Le Alpi davanti
Sopra, la catena
montuosa ormai
in vista dopo aver
superato il lago.
A destra, sui campi
innevati, prima
di ripartire, con
il delta parcheggiato
di traverso rispetto
alla striscia di
decollo.