lassù dove osano aquile e sciatori
Transcript
lassù dove osano aquile e sciatori
Itinerario 10 Alle pendici del Gennargentu LASSÙ DOVE OSANO AQUILE E SCIATORI DI EMANUELE DESSÌ - FOTOGRAFIE DI STEFANO OPPO lle falde del Gennargentu ci sono i sardi che hanno sentito meno degli altri gli influssi delle dominazioni. Sardi abituati da millenni a convivere con i silenzi del Supramonte e della Barbagia, con i loro profumi e con i loro sapori. Sardi che oggi aprono i propri scrigni stracolmi di storia, arroccati su una montagna o affacciati su un lago. Sardi che conoscono il freddo e la neve, nonostante il mare, visto da quelle cime dove ancora osano le aquile, appaia davvero molto vicino. A 167 ITINERARIO 10 ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU tello turistico, a destra, indica le tombe dei giganti di Madau, quattro sepolture con grandi blocchi di pietra squadrati che risalgono al XII-XI secolo a.C. Un’area archeologica ben conservata e resa ancor più suggestiva dall’ambiente naturale che la circonda. Poco distante, procedendo per meno di 2 chilometri sulla strada per Pratobello, verso sud, sulla destra, c’è il complesso nuragico di Gremanu. Conserva anche un sistema di canalizzazione dell’acqua che dava da bere agli abitanti di un villaggio sorto 3500 anni fa. Le sentinelle del Gennargentu Sopra: tradizioni e scene di vita quotidiana nei murales di Fonni. A sinistra: maschere per la danza-processione dei mamuthones (i “vinti”) e issohadores (i “vincitori”), le figure tipiche del Carnevale di Mamoiada. Questo antico rituale che forse rievoca un evento militare prevede che i figuranti indossino anche la mastruca, la giacca di pelle dei pastori, e dei campanacci (sotto). Pagina seguente: uno scorcio del paese di Gavoi (in alto) e (in basso) escursione in canoa sul lago di Gusana, bacino artificiale ben attrezzato anche per la pesca sportiva. La prima meta del nostro viaggio – un centinaio di chilometri dalla Barbagia al Mandrolisai – è Fonni, il paese più alto della Sardegna. Partendo sia da Olbia che da Cagliari, si deve arrivare, percorrendo la 131 bis, sino alle porte di Nuoro, seguendo le indicazioni per Mamoiada, strada statale 389. Volendo, si può approfittare, dopo una decina di minuti di strada, per fare una tappa proprio a Mamoiada, al Museo delle maschere del Mediterraneo (ben indicato) e, grazie anche a un moderno sistema multivisione, immergersi per un attimo nel fascino e nel mistero del Carnevale della Barbagia e della danza-processione dei mamuthones e issohadores. Un impatto forte, all’inizio dell’itinerario, con le tradizioni e la cultura di un’isola profondamente legata al mondo agropastorale. Un flash back che ci accompagnerà per tutto il resto del viaggio. Dopo la visita al museo, ripresa la statale 389, si lascia la strada per Fonni e si svolta, a sinistra, per Pratobello. Oltrepassata la frazione, si prosegue lungo la vecchia strada per Lanusei (provinciale 2), che corre parallela alla nuova direttissima a quattro corsie per l’Ogliastra. Si procede sino al chilometro 7,200. Un car- 168 Si percorre a ritroso la strada, inerpicandosi verso i 1000 metri di Fonni, sfiorando il lago Govossai e lasciandosi alle spalle, in lontananza, le vette più alte del Gennargentu, la “Porta d’Argento” del cuore della Sardegna: Punta La Marmora, 1834 metri, in territorio di Arzana, che deve il suo nome al generale sabaudo Alberto che, per la prima volta, la misurò nella prima metà dell’Ottocento; e Bruncu Spina, in agro di Fonni, 1829 metri, che ospita l’unico impianto di risalita della Sardegna per gli appassionati di sci. Dopo una visita all’abitato, che offre tra l’altro la basilica della Madonna dei Martiri, all’interno di un convento francescano del Seicento, si può procedere, sulla strada per Desulo, verso il versante centrale del Gennargentu, sino il passo di Donnortei (1223 metri) e, nell’omonima località, si possono visitare le fonti e, raggiunto il bivio di Monte Spada, il parco faunistico di Donnortei, dove un imprenditore agricolo ha trasformato decine di ettari di montagna in uno dei pochi angoli di Sardegna in cui daini, cerbiatti e cinghiali familiarizzano con i visitatori: per “corromperli” basta una manciata di piselli o di mais, ma non disdegnano patatine e pop corn. È l’occasione per conoscere, meglio se a debita distanza, il pastore fonnese, un robustissimo cane salvato dall’estinzione e protagonista, con i fanti della Brigata Sassari, di imprese eroiche sul Carso durante la Grande Guerra. Da Fonni a Lodine la strada è breve, ravvivata da qualche curva e dagli scorci, tra la vegetazione, del lago di Gusana. L’economia del paese, che non arriva a 400 anime, è legata all’allevamento. Nel centro c’è una bella chiesa del XVI secolo, dedicata a San Giorgio e, a poca distanza, il nuraghe “delle trenta battaglie”. Gavoi è lì, pochi chilometri più avanti. È la culla del Fiore sardo, uno dei tre formaggi Dop (a Denominazione di origine protetta) della Sardegna. Formaggi fatti rigorosamente con latte di pecora che, dopo la produzione e l’affumicatura nei mini caseifici di campagna, stagionano proprio in paese, sotto le soffitte delle case con la facciata in pietra a vista di uno dei paesi più accoglienti della Barbagia di Ollolai. Pren- 169 Panorama della valle del fiume Taloro, con fitti boschi di roverelle, lecci e pioppi che si specchiano nelle acque del lago di Gusana. Il valore naturalistico della zona e la possibilità di praticare sport acquatici e pesca sportiva attirano qui numerosi turisti. dendo contatti con il Consorzio per la tutela del formaggio Fiore sardo Dop, a Gavoi (vedi box pag. 164), si può anche assistere alla produzione. Passeggiando in centro è facile imbattersi in alcune belle testimonianze dell’arte religiosa, come la parrocchiale di San Gavino, meta, a fine ottobre, della festa dei diciottenni che, a cavallo, percorrono il dedalo 170 di viuzze del centro storico, su cui si affaccia la bottega di qualche artigiano, impegnato nella lavorazione del ferro battuto, nella produzione di coltelli con il manico in corno di muflone (ungulato che popola il Gennargentu) o nella preparazione dei tumbarinos in pelle di capra, i tamburi grandi protagonisti del Giovedì grasso gavoese. La sagra campestre di Sa Itria Una visita al lago di Gusana è d’obbligo. Artificiale ma perfettamente integrato con l’ambiente circostante, offre 14 chilometri di sponde e, ben indicati e facilmente raggiungibili, alcuni siti archeologici. Volendo, prima di riprendere il viaggio verso sud, si può riguadagnare la strada provinciale Gavoi-Lodine-Ma- moiada per visitare il santuario mariano di Nostra Signora d’Itria, ricostruito nel 1903 dopo l’abbattimento della precedente chiesa, che nell’ultima domenica di luglio ospita una delle sagre campestri più sentite della Barbagia. Si dice che proprio a Sa Itria, tra l’VIII e il IX secolo, si sia svolto in gran segreto un sinodo di vescovi per riaffermare l’obbedienza dei sardi al pa- 171 ITINERARIO 10 pa di Roma, in contrasto con le pretese di Bisanzio sostenute dall’imperatore d’Oriente. La chiesa è immersa in una campagna ricca di allevamenti ovini e di piccoli caseifici, dove si produce il Fiore sardo. Della vecchia struttura rimane la campana, che reca l’iscrizione della data, 1543: si tratta dell’unica testimonianza scritta del XVI secolo nel territorio di Gavoi. Tornati a Gavoi, si seguono le indicazioni per Teti e, dopo nemmeno un quarto d’ora, adagiato in una profonda vallata tra due monti, si intravede il lago artificiale di Cucchinadorza, lungo più o meno 2 chilometri e mezzo e largo 500 metri, nato dallo sbarramento del fiume Taloro. Alcune strade sterrate consentono di arrivare sino alle sponde del bacino. La presenza di una centrale dell’Enel, che utilizza le acque del lago artificiale per il raffreddamento delle turbine, riscalda l’acqua, favorendo la presenza di pesci, persico reale e trote in particolare, oltre a carpe, anguille e tinche. Concedendosi qualche ora di relax, è anche possibile fare un’escursione a cavallo lungo le sponde, circondati da boschi millenari. La pesca sportiva è aperta dal 1° maggio al 31 ottobre. Teti, a quota 750 metri sul livello del mare, è poco più avanti, circondato da lecci, sughere e roverelle, una zona molto vocata per la raccolta dei funghi. Il paese, che prende il nome da una pianta che cre- 172 ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU sce nella zona (in sardo titione), dal 1990 ospita il bel Museo archeologico, inaugurato a 125 anni dall’inizio degli scavi nel territorio. Una visita è d’obbligo. Numerosi i reperti bronzei provenienti dai villaggi nuragici di Abini e di Urbale. Seguendo le indicazioni, in paese si può visitare anche una casa vecchia di qualche secolo che, grazie a un progetto di recupero conservativo, offre uno spaccato, anche per l’arredamento e gli utensili, della vita e della cultura agropastorale del passato. La donna di pietra Meno di 10 minuti d’automobile separano Teti da Austis, disteso su un altopiano granitico ammantato dal verde dei boschi. Colonia romana (Agustis), conserva ancora, sparse qua e là, le testimonianze di un’intensa frequentazione in età imperiale. Oggi Teti vive di pastorizia e di artigianato (in testa la tessitura, con la preparazione dei classici tappeti della tradizione sarda), ma più di altri, in Barbagia, ha saputo cogliere l’occasione offerta dall’agriturismo per valorizzare il territorio e dare valore aggiunto al lavoro della terra. Poco lontano dal paese si può visitare il nuraghe Istecorì, che viene considerato dagli archeologi parte integrante del villaggio di S’Urbale, a Teti. Ma uno dei simboli del territorio è la roccia Sopra: la roccia di Sa Crabarissa, ad Austis, ricorda una donna nel costume tipico di Cabras e ha dato origine alla leggenda di una fanciulla del borgo marinaro dell’Oristanese, trasformata in pietra dalle sue stesse lacrime per un amore tradito. Pagina precedente: la ricostruzione di una capanna nuragica (in alto) e (in basso) la cosiddetta Venere Grassa (4700-4000 a.C.), nella collezione di reperti del Museo archeologico di Teti provenienti dai villaggi nuragici di S’Urbale e Abini. 173 ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU CHE COSA COMPRARE Gavoi Consorzio per la tutela del formaggio Fiore sardo Dop, via Margherita 1, tel. 0784.529043. Contattando il Consorzio, si potrà assistere alla produzione di uno dei tre formaggi della Sardegna a Denominazione di origine protetta. Caratteristica è l’affumicatura del prodotto prima della stagionatura. Lavra Leppas (produzione di coltelli), via Dante 4, tel. 0784.52156. È possibile assistere alla lavorazione. Lame in acciaio inossidabile, manici in corno di muflone o di montone. Molto bella anche l’esposizione. Sorgono Cantina del Mandrolisai, corso IV Novembre 20, tel. 0784.60113. Prenotando, è possibile visitare i locali della cantina, sia al mattino sia al pomeriggio, degustando i vini rossi. È anche possibile l’acquisto direttamente in sede. Sa Crabarissa, a 4 chilometri dal paese, accessibile dalla strada comunale per Ghea, che si inerpica sino a mille metri. Il vento e la pioggia hanno dato alla roccia le sembianze di una donna con il tradizionale costume di Cabras (un paese di pescatori dell’Oristanese), e la leggenda narra che furono le lacrime di una ragazza di Cabras, tradita da un pastore di Austis, a scolpire così la pietra. Riguadagnata la strada provinciale, comincia la discesa verso Sorgono, il centro più importante del Mandrolisai, area geografica che dà il nome anche alla cantina. Terra di vini rossi robusti, il Mandrolisai ha rappresentato, sin’oltre la metà del Novecento, uno dei poli enologici più importanti, in termini di quantità, 174 A destra: Sorgono, la chiesa quattrocentesca dedicata a Sant’Antioco martire, patrono del paese. La facciata in stile gotico-catalano è impreziosita da un elegante rosone in trachite. della Sardegna. Da Austis a Sorgono si impiega una ventina di minuti e, dopo un appuntamento telefonicop, (tel. 0784/60113), merita una visita la sede della cantina sociale, aperta nel 1952. La struttura è in attesa di un progetto di trasformazione, ma una degustazione tra le vecchie botti dove riposa soprattutto il bovale sardo, immersi in una luce tenue, vale ampiamente una sosta. Esportati anche negli Stati Uniti, i vini rossi del Mandrolisai, che nascono su colline soleggiate e ben esposte, stanno vivendo, un po’ come tutta la produzione enologica sarda, una stagione esaltante. A 8 chilometri dal paese, in direzione Ortueri e della statale 388, si può raggiungere il santuario campestre di San Mauro che, a fine maggio, ospita una grande festa di popolo. Dalla chiesa si domina un suggestivo panorama, caratterizzato dalle vigne aggrappate alle colline del Mandrolisai. Poco distante sorge il nuraghe Talei. Arte antica e moderna ad Atzara Ripresa la strada per Sorgono, si svolta a destra, in direzione di Atzara, che si raggiunge in pochi minuti. Di origine medievale, conserva l’architettura di gusto catalano. Passeggiando in centro, ci si può soffermare in una bottega di artigiani dove si producono tappeti, o soffermarsi davanti alla chiesa dedicata al patrono Sant’Antioco martire, in stile gotico-catalano (XV secolo), con un bel rosone in trachite. All’interno, due al- NATURA, STORIA E TRADIZIONE A DORGALI La star Madonna, per il mal riuscito remake di Travolti da un insolito destino in un azzurro mare d’agosto scelse qualche anno fa – non a caso – la costa di Dorgali e, in particolare, Cala Fuili. Meglio, molto meglio del film sia la costa sia il vino rosso dedicato alla stessa località dalla Cantina di Dorgali (via Piemonte 11, tel. 0784.96143), che coccola i grappoli di cannonau baciati dal sole nella splendida vallata di Isalle. Dorgali è uno dei microcosmi più completi della Sardegna. Dall’incanto di Cala Luna al fascino della grotta del Bue Marino, dai misteri di Tiscali a quelli dei cunicoli carsici di Ispinigoli. E se si ha la buona volontà di raggiungere quel che resta di nuraghe Mannu, si potrà spaziare su uno degli angoli più belli del Mediterraneo. Ma già raggiungendo da Dorgali la frazione marina di Cala Gonone, un tortuoso circuito immerso nel verde caro agli appassionati di automobilismo e di cronoscalate, c’è quanto basta per deliziare la vista. Ai doni copiosi della natura e della storia, Dorgali, 8000 abitanti, ha saputo abbinare la sapienza dei suoi artigiani e dei suoi agricoltori. Vino (la Cantina è aperta dal 1953), ma anche formaggi pecorini (la Cooperativa Pastori Dorgali è in località Golloi, tel. 0784.96517) e dolci. Il più noto, nella produzione di papassinos, pistoccu d’ou e pistiddus, è quello di Esca (viale Kennedy, tel. 0784.94472). Ma basta far due passi nel cuore di Dorgali per capire quanto siano profonde le radici dell’arte orafa e della ceramica. Dalla filigrana, in particolare, nascono la fede sarda, i bottoni e altri gioielli che abbelliscono il costume tradizionale, figlio legittimo della fiorente arte della tessitura. A testimoniare come la ceramica sia, da generazioni, un pilastro dell’economia locale, c’è il museo dedicato a Salvatore Fancello (corso Umberto, tel. 0784.94945). Ma la ceramica, a Dorgali, è un’arte viva. Basta guardarsi attorno per capirlo. 175 ALLE PENDICI DEL GENNARGENTU OSPITALITÀ Austis Agriturismo Da Valore, loc. Sa Paule, tel. 0784.67333. Pasto tipico 22 euro. Organizza anche escursioni. Fonni Agriturismo Donnortei, loc. Donnortei, bivio Monte Spada, tel. 0784.58575, cell. 347.5332138330.253842. Pranzo tipico sardo, con i prodotti del territorio 22 euro, inclusa la visita all’oasi faunistica. Agriturismo Muggiana, via Augusto 5, tel. 0784.57579. Pranzo tipico sardo offerto all’interno del caratteristico “pinneto”, l’ovile in pietra con il tetto di frasche che da generazioni i pastori costruiscono sul Supramonte. Menu 22 euro. Hotel Cualbu, viale del Lavoro 21, tel. 0784.57054. Albergo a 3 stelle ristrutturato. Camere anche con idromassaggio. Piscina (anche per bambini), sala giochi, palestra e sauna. Camera doppia in alta stagione 79,70 euro. Gavoi Ristorante Santa Rughe, via Carlo Felice 2, tel. 0784.53774. Franco e Marinella, i padroni di casa, ripropongono i sapori di una volta. Da 25 euro. Agriturismo Antichi sapori, via Cagliari 192, tel. 0784.52021. Legato al circuito Terranostra, offre i piatti tipici della Barbagia, tra cui la minestra di castagne. Squisite anche le marmellate, prodotte in Sopra: gustosa cucina attenta a sapori e profumi azienda. Menu tipico di stagione al ristorante L’Oasi di Teti. Sotto: l’accogliente sala da pranzo dell’agriturismo sardo 22 euro. Mezza Fuego di Gavoi, specializzato in piatti barbaricini. pensione 40 euro. Agriturismo Fuego, loc. Con- Sorgono chedda, tel. 0784.52052. Piatti Centro di ristoro San Mauro, loc. barbaricini, trote del lago di Gu- San Mauro. Cucina del territorio, sana, vino rosso locale. Aperto tra cui il sanguinaccio, il sangue di tutto l’anno. B&B: 25 euro bassa maiale fatto cuocere a fuoco lento stagione, 26 euro alta stagione. dentro le interiora dell’animale e Mezza pensione: 40 euro bassa insaporito con aromi. Consigliati insaccati e primi. Da 25 euro. stagione, 45 euro alta stagione. Hotel Taloro, loc. lago di Gusana, B&B Da Pietro, tel. 070.7265007, 20 tel. 0784.53033. Camere confortevo- euro al giorno con colazione e bianli, cucina tipica, parco giochi, pisci- cheria da letto e da bagno. Possibina, maneggio. Mezza pensione 56 lità di letto in camera per i bimbi. Teti euro in alta stagione. Ristorante L’Oasi, via Trento 10, Mamoiada B&B Villa Barone, tel. tel. 0784.68211. Gestito da Luigi e 070.7265007. 26 euro Anna Maria Mele, il ristorante ofper la doppia con ba- fre una terrazza panoramica. I gno in comune, 35 eu- piatti sono legati ai prodotti di ro doppia con bagno. stagione, in particolare alle erbe Il servizio comprende spontanee, utilizzate per insapola colazione (con dolci rire minestroni e frittelle. La pasta tipici) e il cambio del- è fatta in casa. Si segnala la zuppa la biancheria da ba- di funghi con la fregola sarda e la gno e da letto. La villa carne di maiale con le castagne. Menu completo 25 euro. è stata ristrutturata. tari lignei di ispirazione barocca e una statua, sempre in legno, della Vergine, opere del XVI secolo. Ma ad Atzara è d’obbligo, in pieno centro, la visita al Museo d’arte moderna e contemporanea. Nella prima metà del Novecento il paese ospitò i pittori spagnoli “costumbristi”, tra i quali Antonio Ortiz Echague, cui è dedicato il museo. Pittori che diedero vita a una serie di iniziative artistiche e culturali con i sardi Filippo Figari, Antonio Ballero e Giuseppe Biasi. Atzara è anche il paese di un altro grande artista sardo, Antonio Corriga. Le opere sono custodite nel museo, la cui architettura spicca in mezzo alle vecchie case del paese. 176 A un quarto d’ora d’auto da Atzara, verso sud, c’è Meana Sardo, un paese che ancora profuma di pane e di dolci, di formaggio e di vino. L’ultimo nato è un rosso, il Nolza Isola dei nuraghi Igt, prodotto in una moderna cantina privata, all’uscita dal paese in direzione Laconi, poco lontano dall’insediamento archeologico che gli dà il nome. Ben indicato, il sito è uno dei più grandi della zona e sorge a poca distanza dalla linea ferroviaria realizzata alla fine dell’Ottocento e, ormai, destinata solo al servizio turistico. L’occasione per scoprire il cuore della Sardegna dal finestrino di un treno. Ma questo è un altro viaggio. 177