Le zecche: di cosa si tratta

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Le zecche: di cosa si tratta
LE ZECCHE
Di cosa si tratta
La zecca è un artropode chelicerato appartenente, insieme a ragni, acari e scorpioni,
alla classe degli aracnidi, che si attacca ostinatamente alla pelle, da cui succhia il
sangue per giorni. Il morso di solito non è doloroso e non causa prurito, per cui può
passare inosservato.
I problemi che determina si limitano di solito a una lesione locale nella sede della
puntura, raramente seguita da sintomi generali. Alcuni tipi di zecca (Ixodes scapularis)
possono trasmettere col loro morso gravi malattie, tra cui la malattia di Lyme.
Le zecche provengono dagli animali domestici, oppure dagli arbusti del sottobosco (da
qui si attaccano ai vestiti e quindi alla pelle, in genere durante un'escursione). Mentre la
comune zecca del cane è grande circa 1 cm, quella responsabile della malattia di Lyme
è grande quanto una capocchia di spillo.
Zecca del cane
Zecca della malattia di Lyme
Come si manifesta
La puntura non provoca nè dolore nè prurito, per cui spesso passa inosservata:
casualmente, per esempio durante un bagno o una doccia, si riscontra la zecca attaccata
alla pelle.
Quando la zecca si stacca, la zona della puntura si presenta come un piccolo
rigonfiamento rosso con la zona centrale un po' ribassata, che si trasforma ben presto in
crosta. Raramente, nei giorni successivi, il bambino può avere febbre, eruzione cutanea
e ingrossamento dei linfonodi vicini.
Cosa fare
La zecca rimane attaccata alla pelle attraverso la sua bocca. Tentativi maldestri di
asportare la zecca possono pertanto facilmente causare il distacco della testa
dell'insetto, che rimane infissa nella pelle e deve essere rimossa.
1. Utilizzate un paio di pinzette, o, in alternativa, le dita, o un filo avvolto
intorno alle mascelle della zecca
2. Cercate di serrare la presa il più possibile vicino alla pelle, possibilmente in
corrispondenza della testa; tirate poi lentamente ma costantemente,
finchè l'insetto non molla la presa. Evitate possibilmente movimenti
oscillatori, che rischiano di staccare il corpo della zecca dalla testa
3. Se avete rimosso la zecca, ma la testa è rimasta attaccata, la zecca non
potrà comunque più trasmettere la malattia di Lyme. La testa della zecca
dovrà però comunque essere rimossa con un ago sterile (operando come
per rimuovere una scheggia)
4. Una volta rimossa la zecca, disfatevene rimettendola nel suo ambiente
naturale, o buttandola nel water, o nella spazzatura
5. Lavate le mani e la zona della puntura con acqua e sapone
Chiamate il medico se:
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non riuscite a rimuovere la zecca
la testa della zecca è rimasta in profondità nella pelle
nella settimana successiva alla puntura compaiono febbre o un eruzione sulla
pelle
Cosa non fare
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Non cercate di rimuovere la zecca facendola oscillare o tirandola bruscamente:
favorireste il distacco della testa
Non uccidete la zecca schiacciandola con le mani
Non cercate di staccare la zecca cospargendola di smalto per le unghie, alcool o
petrolio: si tratta di tentativi di interromperne la respirazione, destinati però
all'insuccesso, perchè la zecca respira solo poche volte in un'ora. Tali tentativi
possono inoltre indurre nella zecca il vomito, contribuendo a mettere in circolo
tossine dannose.
Prevenzione
Se la zona o il bosco che frequentate è particolarmente a rischio per infestazione da
zecche (aree notoriamente infestate da zecche, aree boscose, soprattutto con erba alta
e deposito di fogliame), soprattutto nei mesi primaverili estivi, a rischo più elevato di
trasmissione della malattia di Lyme:
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Camminare al centro dei sentieri evitando se possibile il contatto con la
vegetazione
Indossare calzature chiuse ed alte sulla caviglia, pantaloni e camicie a maniche
lunghe. Sono preferibili indumenti chiari, che facilitano l'individuazione delle
zecche. Infilate i calzoni nelle scarpe e la camicia nei calzoni, per evitare che le
zecche possano infilarsi dentro.
Quando fate sosta e riponete temporaneamente zaini e vestiti, fate attenzione a
che non siano a contatto con zone infestate, ed esaminateli attentamente prima
di riindossarli
Usare repellenti per insetti a base di DEET al 20-30% (ripetendo l'applicazione ogni
2-3 ore) o, meglio ancora, di permetrina. Questi prodotti non vanno applicati sulla
pelle, ma sui vestiti
Al ritorno, prima di entrare in casa, ispezionare accuratamente i vestiti e
rimuovere eventuali zecche. Eventuali zecche sfuggite al controllo possono essere
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uccise lavando i vestiti ad alta temperatura e asciugandoli con aria calda per
almeno un'ora
Una volta di ritorno a casa procedere ad un’accurata ispezione di tutto il corpo,
parti coperte e scoperte senza trascurare il cuoio capelluto, per verificare la
presenza di zecche ed effettuare una immediata rimozione.
La malattia di Lyme (il nome deriva dall'omonima cittadina americana dove fu descritto
il primo caso nel 1975) è un'infezione batterica che colpisce prevalentemente la pelle, le
articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni. Può manifestarsi con sintomi talora
gravi, persistenti e, se non curata, assume un decorso cronico.
COME SI TRASMETTE?
A causarla è un batterio della famiglia delle spirochete, di cui sono serbatoi naturali i
topi del bosco. Altri animali selvatici (come lepri, volpi, ungulati e uccelli) possono
occasionalmente ospitare il batterio e contribuire alla sua diffusione in ambito silvestre.
Le zecche (specialmente del genere Ixodes, il più diffuso in ambiente alpino) sono il
principale vettore della malattia. Succhiando il sangue degli animali infetti, raccolgono
la spirocheta e con i morsi successivi sono in grado di trasmetterla ai nuovi ospiti. Le
zecche pungono indifferentemente tutti gli esseri a sangue caldo, compreso l'uomo. Il
morso non è doloroso e, proprio per questo, passa inosservato. Una volta attaccate alla
pelle agiscono come una pompa succhiando e rigettando continuamente il sangue: in
questo modo possono contaminarne una quantità enorme in poco tempo. Alla fine si
lasciano cadere sul terreno.
L'HABITAT DELLE ZECCHE
Vivono sul terreno, sull'erba. Prediligono i climi temperati e le zone a maggiore umidità.
Si trovano in prevalenza ai margini dei boschi, nelle radure, alla base dei cespugli e
vicino ai corsi d'acqua. Raramente sopra i 1.500 metri. Le zecche pungono da primavera
ad autunno inoltrato, anche se non si possono escludere i mesi invernali.
Non tutte le zecche sono infette e costituiscono pericolo di malattia.
COME SI RIMUOVONO LE ZECCHE
Devono essere subito asportate perchè tanto maggiore è il tempo che restano attaccate
alla pelle, tanto più aumentano i rischi di contrarre l'infezione.
Per rimuoverle è opportuno non toccarle con le mani e applicare localmente una
sostanza oleosa o irritante (alcol, etere, acetone) lasciandola agire per qualche
minuto.
Utilizzando quindi una pinzetta si deve afferrare la zecca (operando una torsione
vicino alla pelle) e staccarla con una leggera trazione, senza strappare.
COME SI MANIFESTA LA MALATTIA?
Il segno più frequente e caratteristico è un arrossamento della pelle (solitamente
localizzato nella zona del morso) che tende lentamente ad espandersi. Questa lesione
(dalla caratteristica forma a "bersaglio") ha il nome di eritema migrante compare dopo
un periodo di 4-60 giorni dal morso. Più raramente l'infezione si presenta con dolori
articolari o disturbi del sistema nervoso.
COME SI EVOLVE?
Dopo la prima localizzazione nella pelle il batterio trasmesso dalla zecca può diffondersi
in qualsiasi parte del corpo e coinvolgere:
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le articolazioni (artriti);
il sistema nervoso (meningiti, neuriti dei nervi cranici, difficoltà motorie e
perdita della sensibilità, agli arti);
altri organi interni (cuore, occhio, fegato, reni con disturbi di varia entità).
Se lasciata progredire l'infezione tende a cronicizzare e, dopo un periodo di anni
dall'inoculazione del batterio, determinare esiti permanenti.
COME SI PREVIENE?
Poiché non esiste ancora un vaccino contro la malattia la migliore prevenzione è quella
di assumere alcune precauzioni per evitare, durante le escursioni nei boschi, il
morso delle zecche.
Le principali misure preventive sono:
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usare indumenti che coprono quanto più possibile il corpo,
evitare di sedersi sull'erba,
al rientro lavarsi accuratamente ed accertare l'assenza di zecche sui vestiti e
sul corpo,
ricordarsi che le zecche sono più attive da aprile a novembre.
Un'altra precauzione importante è quella di tenere regolarmente sfalciato il giardino di
casa e di ispezionare frequentemente gli animali domestici (cani e gatti in particolare)
al fine di liberarli da eventuali parassiti che potrebbero facilmente introdurre
nell'ambiente familiare.
COME SI CURA?
La terapia avviene con comuni antibiotici che però vanno prescritti dal medico e
assunti nelle dosi, con le modalità e i tempi richiesti dall'infezione.
Una terapia iniziata tempestivamente, alla comparsa dei primi sintomi, è garanzia di
completa e definitiva guarigione.
Una nuova malattia da zecche: la TBE
(Tick Borne Encephalitis = Encefalite da morso di zecca)
La meningoencefalite da zecche o meningoencefalite primaverile-estiva, è una malattia
virale acuta del sistema nervoso centrale, causata da un arborvirus appartenente al
genere Flavivirus, molto simile ai virus responsabili della febbre gialla e della dengue.
L'encefalite da morso di zecca è stata identificata per la prima volta in Italia nel 1994 in
Provincia di Belluno. Dal punto di vista epidemiologico, oggi la TBE è presente in focolai
endemici in molti Paesi dell’Europa centro-orientale e settentrionale, Italia compresa.
Si tratta di una malattia causata da un virus che si trasmette da zecca a zecca per via
transovarica. Nell'uomo, dopo il morso di zecca infetta, nel 70% dei casi circa, si ha
un'infezione senza o con scarsi sintomi, che può passare inosservata; nel restante 30%
dopo 3-28 giorni dal morso di zecca si ha una prima fase con sintomi similinfluenzali
come febbre alta, mal di testa importante, mal di gola, stanchezza, dolori ai muscoli e
alle articolazioni per 2-4 giorni. Poi la temperatura scende e in genere non ci sono
ulteriori conseguenze.
Ma nel 10-20% di questi casi, dopo un intervallo senza disturbi di 8-20 giorni, inizia una
seconda fase caratterizzata da disturbi del sistema nervoso centrale (encefalite, paralisi
flaccida ad esito mortale nell'0.05% - 1% dei casi).
Nei bambini e nei soggetti più giovani la TBE mostra generalmente un decorso più mite,
con progressivo aumento della severità al progredire dell’età.
Profilassi specifica
Il vaccino contro la TBE, da tempo in uso in molti Paesi dell’Europa centrale e
settentrionale, è stato recentemente registrato anche in Italia con procedura di mutuo
riconoscimento comunitario. La disponibilità del Vaccino è stata estesa anche alle
farmacie al pubblico oltre che alle Aziende sanitarie.
Il ciclo vaccinale di base prevede la somministrazione di tre dosi ai tempi 0, 1-3
mesi, 9-12 mesi, con richiami a cadenza triennale, per via intramuscolare,
preferibilmente nella regione deltoidea. Esiste anche la possibilità di seguire un ciclo
accelerato di vaccinazione, che però non garantisce gli stessi risultati, in termini di
risposta anticorpale, del ciclo classico.
La terapia della malattia è solo sintomatica e nei casi di interessamento del sistema
nervoso richiede il ricovero ospedaliero.
Il vaccino è controindicato in soggetti allergici alle uova, al thiomersal, e in caso di
infezioni febbrili acute. Gli effetti collaterali segnalati successivamente alla
somministrazione del vaccino consistono principalmente in reazioni locali nel sito di
inoculo e in febbre moderata.
La TBE è molto diffusa in Europa, ma si registra un minor numero di casi rispetto alla
Malattia di Lyme. Da tempo è segnalata in Italia. Le norme di prevenzione sono le stesse
per la Borreliosi di Lyme. Per la eventuale vaccinazione rivolgersi al Dipartimento di
Prevenzione della propria ULSS.
TETANO
Il tetano è una malattia infettiva causata dal Clostridium tetani. In Italia la vaccinazione
contro il tetano è obbligatoria dal 1963 (legge 292/63) per i nuovi nati, per alcune
categorie professionali e per gli sportivi affiliati al CONI. Dal 1938 è obbligatoria per i
militari di leva, condizione che giustifica la maggior incidenza della malattia tra le
donne.
La strategia vaccinale prevede tre dosi obbligatorie di anatossina tetanica
somministrate al 3°, 5° e 11° mese di vita (ciclo primario), due dosi facoltative a 6 e
11-15 anni e successivi richiami raccomandati ogni 10 anni.
Questa strategia è considerata efficace nel prevenire la malattia, fornendo protezione al
95% della popolazione generale. Dubbi sui richiami decennali sorgono dall’evidenza che
in caso di titolo anticorpale a livelli protettivi, un rinforzo vaccinale potrebbe causare
gravi effetti indesiderati. Attualmente l’incidenza di tetano in Italia è pari a 0,18 nuovi
casi/105 persone/anno, 10 volte più alta rispetto alla media europea e statunitense.
Tale differenza può essere in parte spiegata dall’elevata incidenza della malattia negli
anziani, circostanza che motiva il forte incoraggiamento al richiamo decennale.
Il livello minimo protettivo è stato stabilito a 0,15 UI/ml (col metodo EIA), un livello
basso ma sufficientemente protettivo tra 0,16 e 0,5 UI/ml, un buon livello protettivo tra
0,51 e 1 UI/ml e un livello protettivo di lunga durata sopra 1 UI/ml.