pena di morte - Centro Zanelli

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VERSO L’ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE
Secondo i dati di Amnesty International all’inizio del 21° secolo, due terzi delle nazioni del
mondo avevano abolito la pena di morte per legge o nella pratica. Nell’ultimo decennio una
media di tre nuovi paesi all’anno si sono aggiunti alla lista degli stati abolizionisti, fino a
raggiungere un totale di 135 Stati. Oltre all’Europa, da tempo leader nella battaglia per
l’abolizione della pena capitale, anche il continente africano sta progressivamente sostituendo
tale pena con punizioni alternative e si sta avvicinando ad accogliere le disposizioni del diritto
internazionale su varie forme di violenza. Restano principalmente cinque i Paesi in cui
vengono praticate le esecuzioni: tra questi si trovano gli USA, dove tuttavia, per motivi
economici e morali, il numero delle esecuzioni diminuisce ogni anno.
Sempre più passi vengono fatti sulla strada per l’abolizione
della pena di morte, una battaglia lenta ma che viene sostenuta
da un numero sempre crescente di paesi in tutto il mondo.
Il 18 dicembre del 2007 l’ONU ha proposto una moratoria per
porre fine all’uso della pena di morte ricevendo 104 voti
favorevoli, 54 contrari e 29 astenuti. Questo risultato è stato
ottenuto grazie ad un’azione combinata di lobby sulle
istituzioni italiane ed europee, grazie alle attività di
campaigning durante la Giornata mondiale contro la pena di morte e grazie ad una comunicazione
mirata ed efficace. Il testo della risoluzione, oltre ad accogliere le raccomandazioni di Amnesy
International, chiede ai paesi mantenitori della pena di morte il rispetto degli standard
internazionali, trasparenza nella pubblicazione di dati e statistiche e una significativa riduzione del
numero di reati capitali.
Amnesty International dichiara che negli ultimi 30 anni una media di tre nuovi paesi all’anno si
sono aggiunti alla lista dei paesi che hanno abolito per legge o nella pratica la pena di morte,
questi, che erano solo 16 nel 1977, sono oggi 135 e costituiscono quindi oltre i due terzi degli
stati del mondo. Restano attualmente 62 i paesi in cui è praticata la pena capitale e 24 quelli in
cui è effettivamente attuata. L’88% di queste esecuzioni è stato effettuato però lo scorso anno
in soli cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Stati Uniti.
Nella mappa sono stati evidenziati in giallo gli stati abolizionisti, in rosso gli stati che mantengono
la pena di morte, in azzurro quelli che l’hanno abolita per crimini ordinari, in verde quelli che si
sono impegnati nella moratoria delle esecuzioni, in grigio vengono segnalati i paesi abolizionisti di
fatto, infine in arancione quelli che si sono impegnati ad abolire la pena di morte.
Il continente africano è in larga parte libero da esecuzioni. Solo sei paesi su 53 hanno eseguito
condanne a morte nel 2006.
Gli ultimi Paesi ad approvare la moratoria contro le esecuzioni capitali sono stati Burundi e Togo, il
cui Consiglio dei Ministri ha giudicato tali punizioni “irrimediabili” e incompatibili con “una
giustizia che limiti gli errori giudiziari, corregga, educhi e garantisca i diritti inerenti la persona”. Il
continente africano ha così riaffermato il suo ruolo centrale nella battaglia contro la pena di morte:
un ulteriore passo avanti è stato fatto nel novembre scorso dallo stato del Bujumbura che ha
trasformato la pena di morte in ergastolo, ha accolto le disposizioni del diritto internazionale in
materia di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e tortura, reato che fino ad oggi
non era neppure contemplato. Donne e bambini, inoltre, verranno protetti contro tutti i tipi di
violenze, in particolare quella domestica e lo stupro, punibile con una pena da 20 anni all’ergastolo.
Secondo Amnesty International “anche negli USA parte dell’opinione pubblica e diverse
autorità politiche hanno ormai acquistato una consapevolezza contraria alla punizione
capitale”.
Nel 2004, l’Alta Corte di New York ha dichiarato incostituzionale la legge di stato sulla pena di
morte. Nel 2006 alcuni Stati hanno bloccato l’esecuzione capitale, a causa di due detenuti del
Kentucky che hanno dato il via ad una contestazione riguardante la procedura dell’iniezione letale,
sospettata essere non del tutto indolore. Dopo questo periodo le esecuzioni sono riprese con un
ritmo molto più lento e con alcuni intoppi legali dovute ad indagini interne aperte in molti stati
sull’iniezione letale. Nello stato del Nord Carolina 40 autorità locali e più di 40.000 persone hanno
firmato una petizione che chiedeva una moratoria sulle esecuzioni. Nell’ultimo anno le esecuzioni
sono state 37, il numero più basso degli ultimi 14
anni, si è verificata quindi una diminuzione del 62%
rispetto a nove anni fa. In diversi Stati, inoltre, si sono
mossi verso un’abolizione de facto per i detenuti che
non possono permettersi un avvocato difensore,
annullando in alcuni casi (come in New Mexico e
Utah) qualsiasi sentenza di morte.
La tendenza degli Stati Uniti e del continente africano riflette una parallela tendenza globale
del pianeta, il numero delle esecuzioni nel mondo, infatti, è sceso negli ultimi due anni da 2148
a 1252.
“Esiste oggi un crescente livello di comunicazione e collaborazione tra le organizzazioni
abolizioniste” dichiara Amnesty International “come dimostrato dai tre Congressi mondiali contro
la pena di morte, dalla creazione della Coalizione mondiale contro la pena di morte (WCADPWorld Coalition Against Death Penalità) e della formazione di coalizioni nazionali in diverse
regioni del mondo, tra cui la rete asiatica contro la pena di morte in Asia (Anti-Death Penalità
Action Network, ADPAN).
Questi dati mostrano la crescita di una coscienza universale che chiede sì una punizione efficace,
ma che non implichi l’omicidio premeditato di un essere umano compiuto in nome della giustizia.
Non è però solo una questione di coscienza: a persuadere i restanti scettici, presenti soprattutto negli
USA, hanno contribuito alcuni studi sul peso della pena di morte sulle casse statali. Le esecuzioni
capitali, oltre a non portare nessuna diminuzione dei crimini, costano parecchio, anche più di un
ergastolo: dalla condanna all’esecuzione spesso passano anche 15 anni, le procedure sono
interminabili e un singolo caso può arrivare a costare anche 37 milioni di dollari, cifra che ha
spostato la bilancia dell’opinione pubblica statunitense verso l’abolizione.
Il cammino verso la completa abolizione della pena di morte è ancora lungo, ma sempre più segnali
positivi sembrano dimostrare che questo obiettivo è un traguardo raggiungibile.
Potete trovare ulteriori approfondimenti sui siti:
www.nessunotocchicaino.it
www.amnesty.it