Commento al libo “Il diario di Jane Somers”, di Doris Lessing.

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Commento al libo “Il diario di Jane Somers”, di Doris Lessing.
Antona Giulia
Terzo anno
Università Cattolica del Sacro Cuore
Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli”- Roma
Piccola Casa della Divina Provvidenza “Cottolengo”- Torino
Commento al libo “Il diario di Jane Somers”, di Doris Lessing.
DESCRIZIONE DEL PERSONAGGIO CHE PIU' MI HA COLPITO.
In questo libro i personaggi principali sono due: Jane Somers, narratrice e protagonista chiamata
Janna, e Maudie Fowler, la coprotagonista. Quest'ultima è stata colei che più mi ha colpito. “Una
vecchia strega... Una donnina minuscola, curva, con un naso che scendeva ad incontrare il mento,
vestiti pesanti e polverosi, neri, e qualcosa di non troppo dissimile da una cuffia vittoriana in testa...
Occhi azzurri bellicosi, sotto ripide sopracciglia grigie, ma c'era qualcosa di meravigliosamente
dolce nel suo sguardo... il suo odore, un odore dolce, acre, polveroso. Vidi la sporcizia sul suo
vecchio collo sottile e sulle sue mani.” La semplice descrizione dell'abbigliamento fa capire che
Maudie è una donna che vive da sola. L'appellativo “vecchia strega” indica come Janna guardi il
mondo che la circonda, che si basa solo sull'aspetto esteriore, ma poi qualcosa cambia, perché
quando l'analisi si sposta sullo sguardo della “donnina”, viene fuori tutta la sua grinta e la voglia di
vivere. È proprio quel “qualcosa di meravigliosamente dolce nel suo sguardo” che mi ha fatto capire
quanto il personaggio di Maudie sarebbe stato importante per la narrazione. Infatti, Janna si baserà
sempre sullo sguardo di Maudie, per capire cosa stia pensando la vecchina o cosa voglia veramente,
“...un'espressione sua, caratteristica... l'espressione dura e riflessiva di chi davvero vuol capire”. La
descrizione dell'abitazione di Mrs. Fowler indica una povertà assoluta, ma anche la decisione della
donna di voler andare avanti da sola, senza aiuti, come ha fatto per tutta la vita. Un alloggio
piccolissimo, nel degrado più assoluto, sporco, malsano, buio e maleodorante. Non c'è acqua calda,
il bagno è esterno e quindi gelido d'inverno. La donna vive nel salotto, dorme sul divano, accanto
alla stufa a carbone. Altre due poltrone impolverate e un tavolo di legno completano l'arredamento:
“tutto così sudicio, squallido, triste, orribile”. La camera da letto non viene usata, forse perché tropo
fredda, forse perché specchio di una vita ormai passata. La cucina è ovviamente sporca, con una
tavolo vecchio e qualche mobile, un fornello a gas sudicio e unto, proprio come il lavandino.
L'unica compagnia nella vecchiaia della donna è una gatta, infatti la donna è stata abbandonata
anche dalla famiglia. Questo è tutto ciò che Maudie può permettersi con la pensione che percepisce.
Con il passare del tempo le due donne imparano a conoscersi e ad entrare l'una nella vita dell'altra.
Entrambe stravolgono il normale trascorrere della loro esistenza. Mrs. Fowler accetta l'amicizia di
Janna, anche se per molto tempo crede che lei sia una Buona Vicina (cioè una dipendente del
Comune) e che le sue attenzioni siano finte, ma con il peggiorare del suo stato di salute si rende
conto di non poter più fare a meno dell'aiuto della donna. Qui inizia la descrizione della malattia e
del deterioramento fisico di Maudie, della sua incapacità nello svolgere anche le più semplici azioni
quotidiane. In tutto questo, però, mantiene la sua voglia di vivere. Il fatto di dover essere lavata da
un'altra persona è una grande sconfitta per l'autonomia della vecchina. Ma questo permette anche di
stabilire un'intimità più profonda tra le due donne. La cosa che però più mi ha colpito di Maudie è la
sua decisione a nascondere la malattia a Janna e a tutto il mondo. Non vuole che si veda come sono
le sue feci, non vuole assumere antidolorifici che le annebbiano il cervello, non vuole essere visitata
dal medico, ma soprattutto non vuole essere ricoverata in ospedale, per non diventare una cosa, un
oggetto sotto osservazione. Per molto tempo tutto questo è stato evitabile, grazie al grosso impegno
di Janna e dell'Assistente Sociale, ma quando il cancro ha ridotto Maudie ad un mucchietto di ossa,
il ricovero è stato inevitabile. Nonostante questo, però, ha continuato a chiedere a Janna di riportarla
a casa con lei, di non lasciarla lì con quelle persone che non le vogliono bene. Anche in ospedale,
però, Maudie ha mantenuto la grinta, che l'ha contraddistinta per tutta la sua vita. Ho ammirato la
forza di volontà che questa donnina ha dimostrato nel rifiutare la Morfina fino a quando il dolore si
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è dimostrato insopportabile. Non voleva perdere il contatto con la realtà, voleva controllare quello
che le accadeva intorno. Incredibili sono le frasi che l'autrice scrive poco prima dell'annuncio della
morte di Maudie: “Maudie non è certo lucida, ma una cosa di sicuro non è: in coma. Maudie non è
rassegnata, non accetta la morte, non c'è nulla, nel suo atteggiamento, di simile alla rassegnazione e
all'accettazione.” Poi continua ancora: “Maudie ha ancora paura di morire... lo so da quel bisogno
ossessivo di tenere la porta aperta, quella tremenda porta che lascia entrare tutto quel fracasso (che
lascia entrare la vita)...”. Questa, a parer mio, è voglia di vivere. È attaccamento alla vita con tutte le
energie. Una donna che ha lottato per tutta la sua esistenza per la sopravvivenza, che ha superato
una guerra mondiale, che è andata avanti anche dopo che il marito è scappato di casa, portando con
sé il loro unico figlio. Non le hanno fatto paura la povertà e gli stenti, ma la morte si e ha sempre
cercato di fuggirla.
IL PROCESSO DI MALATTIA, ACCOMPAGNAMENTO, PRESA IN CARICO.
Quando Janna incontra Maudie, la vecchina ha già un colorito giallognolo, il che probabilmente
indica già qualche disfunzione epatica. Ma la malattia inizia ad essere realmente descritta quando
l'autrice racconta la giornata di Maudie. Infatti la donna, a parte i problemi dovuti
all'invecchiamento ( dolori articolari, rigidità nei movimenti al risveglio mattutino, incontinenza ed
impellenza urinaria tanto che può capitare che durante la notte urini nel letto, difficoltà
nell'alimentazione per la mancanza di denti) parla di problemi intestinali, ovvero è possibile che
abbia diarrea, anche se non è ben specificato, ma si capisce che c'è qualcosa che non va nelle feci,
perché Maudie parla di “cattivo odore”, che può far pensare alla melena, quindi a un sanguinamento
intestinale o gastrico. Questo “qualcosa che non va” è ciò che Maudie vuole nascondere a Janna,
perché non vuole andare in ospedale. Questo accade in inverno, ma durante l'estate si parla di una
ricaduta di Maudie, al punto che Janna deve passare da lei due volte al giorno per lavarla, perché ha
scariche di diarrea e non riesce ad andare in bagno a causa della forte astenia. È qui che Janna si
accorge di come tutto il corpo di Maudie sia giallo. Per il momento la vecchina rifiuta qualsiasi
aiuto che non sia di Janna: non vuole l'infermiera che l'aiuti a lavarsi, non vuole che il medico la
visiti, non vuole l'Aiuto Domestico. Accetterebbe, però, i Pasti a Rotella che, dopo molti sforza di
Janna e dell'Assistente Sociale, riesce ad ottenere. Intanto, il medico prescrive a Maudie delle
medicine che lei sostiene le addormentino il cervello, per cui si rifiuta di assumerle. Preferisce
sopportare il dolore, perché ha sempre dei crampi allo stomaco, ma non lo vuole dire alla sua amica,
“così non mi porterà in ospedale”. Dopo un anno di alti e bassi per la salute di Maudie, durante il
quale è sempre Janna ad andare dal medico per le medicine e ad occuparsi di tutto, la situazione
peggiora, non riesce ad alzarsi dal letto, ha il respiro affannoso quando cambia posizione, porta
spesso le mani allo stomaco, perché ha i crampi e si alimenta poco. Finalmente Janna riesce
convincerla a farsi visitare e il medico le prescrive ulteriori accertamenti. Ovviamente è sempre
Janna ad accompagnarla alle visite, ma la diagnosi finale non viene detta a Maudie. È poi
l'Assistente Sociale a comunicarla a Janna: cancro allo stomaco. I medici non si sono preoccupati di
avvertire la paziente, anzi, le hanno detto che si trattava di una cosa curabile, una brutta ulcera. La
nota stonata in tutto questo è che neanche l'amica vuole dire a Maudie di cosa si tratta. Qui si vede il
primo grosso problema della diagnosi di una patologia tumorale: come comunicare la notizia al
malato? L'Assistente Sociale e Janna in una delle loro chiacchierate dicono; “Probabilmente Maudie
sa di avere il cancro, ma non vuole saperlo: e noi dobbiamo stare al gioco”. Questa è la decisione
presa e rispettata, assieme a quella di tenere la vecchina il più lontano possibile dall'ospedale,
perché non vuole andarci e sarebbe un modo per farla morire prima. Quindi Janna continua ad
occuparsi di tutto, ma ha frequentemente dolori alla schiena, per cui non riesce più a lavare la donna
due volte al giorno. Per questo, dopo aver trascorso con Maudie un pomeriggio al parco, la
convince ad accettare un Aiuto domestico per la spesa e le pulizie e un'infermiera che l'aiuti
nell'igiene personale. Ovviamente la vecchina riesce ad accettare l'Aiuto Domestico, ma l'intimità
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che ha concesso a Janna non è per nessun'altra, quindi l'amica decide di aiutarla ancora nelle cure
igieniche, lavandola a giorni alterni, quando la vecchina ne sentiva il bisogno e le chiedeva l'aiuto.
Janna non ha mai insistito e se la risposta era negativa, non insisteva. Dopo il Natale, quando anche
l'Assistente Sociale e Janna si rendono conto che non c'è più nulla da fare, Maudie viene ricoverata
in ospedale. Le infermiere garantiscono a Maudie tutta l'assistenza di cui ha bisogno e alcune di
esse vengono accettate, per i loro gesti gentili, per i loro sorrisi veri. Maudie vi rimarrà per un mese,
dopo di che verrà trasferita in una struttura, probabilmente un hospice, dove trascorrerà le ultime tre
settimane della sua vita. Janna continua a farle visita tutti i giorni. Ora non deve più occuparsi
fisicamente di lei, ma il sostegno morale che le deve dare è un grosso impegno, infatti, Maudie le
chiede tutti i giorni di riportarla a casa, di non lasciarla li. Si sente circondata da persone false,
sorrisi ipocriti. Gli infermieri, così come l'amica, hanno capito che non si può obbligare la donna a
prendere gli antidolorifici, ma bisogna lasciare a lei la scelta, in modo che non si senta costretta,
perché per lei è una sconfitta tutte le volte che deve bere da quel bicchiere. La vecchina dimostra
fino alla fine di non voler morire, infatti il suo sguardo rimane attento a ciò che ha intorno per tutto
il tempo in cui non è sotto l'effetto degli stupefacenti. Quando muore non ha accanto a se l'amica
che le è stata vicino in quegli ultimi anni e forse è stata quella rabbia a portarla via, o almeno questo
è il pensiero di Janna, la quale vede ora in questa vecchina la possibilità di riscattarsi, per non aver
assistito la propria madre e il proprio marito quando erano in punto di morte.
Janna, da quando ha conosciuto Maudie, ha permesso che nella sua vita entrassero situazioni che
prima aveva sempre voluto ignorare. Ha dovuto accettare la vecchiaia, il deterioramento del corpo,
la necessità di chiedere aiuto, quando anche le più comuni azioni quotidiane diventano impossibili,
ma soprattutto ha dovuto accettare la morte. È quello che è successo anche a me, quando ho deciso
di diventare infermiera. Entrare in contatto con la sofferenza, non solo fisica, mi ha fatto capire
quanto spesso si tenda a nascondere ciò che è scomodo, ciò che non si riesce a spiegare. Ho capito
che avvicinarmi ad un malato vuol dire soprattutto ascolto, di ciò che dice, di ciò che vorrebbe dire,
ma non ha il coraggio, non ha le parole per farlo. Quante volte Janna ha capito i desideri di Maudie
solo dai suoi occhi! Non si possono conoscere i vissuti di tutte le persone che compaiono nella
nostra vita, ma noi infermieri possiamo far si che i sorrisi e le parole che doniamo ai nostri malati
non siano solo ipocrisia. Noi per primi dobbiamo accettare la morte e la sofferenza come parte
integrante della vita. A parer mio questo non si può fare senza un credo interiore. Forse questo è un
dettaglio che mancava nel libro che ho letto; Janna, nel suo cambiamento, non ha dato spazio alla
fede.
Mentre leggevo questo libro, ho avuto modo di ricordare una mia esperienza di tirocinio presso l' U.
O. C. P. dell'Amedeo di Savoia. Quando ho osservato le infermiere nel loro lavoro, ho notato che
l'ascolto dei morenti e dei parenti era importante allo stesso modo in cui lo erano le medicine che
venivano somministrate. Per cui se si mette tanto impegno e tanta competenza nell'eliminazione del
dolore fisico, bisognerebbe impegnarsi anche nell'eliminazione delle paure e delle insicurezze, che
sempre accompagnano la morte.
Un'altra considerazione che vorrei fare è riguardo alla singolarità di ognuno. Quando Janna incontra
Maudie, mai prova ad adattarla alla propria vita. Anzi, subito capisce che se vuole mantenere un
contatto con l'anziana signora deve rispettare le sue abitudini, le sue convinzioni, i suoi tempi.
Quindi, ogni cambiamento avviene solo quando Maudie accetta che avvenga. Questo bisogna
pensare che avvenga per tutte le persone che hanno bisogno di assistenza. Dato che l'ospedale
impone una standardizzazione in molte cose, l'assistenza deve essere il più personalizzata possibile,
soprattutto per quella grande fascia di popolazione che sono gli anziani, molto legati alle loro
abitudini.