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Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano Facoltà di Psicologia IMMAGINI MENTALI, STILI DI PENSIERO E RISOLUZIONE DI PROBLEMI Corso di laurea in Scienze e tecniche psicologiche Metodi e tecniche di analisi della comunicazione e dei processi cognitivi Docente: Prof.ssa Michela Balconi Laura Ardenghi 3104742 Anno Accademico 2004-2005 INDICE Abstract pag. 3 1. Premesse teoriche 1.1 Le immagini mentali 1.2 Le immagini mentali e il problem solving pag. 4 pag. 5 1.3 Differenze individuali nel ricorso alle immagini mentali pag. 11 1.4 Absorption pag. 12 2. Obiettivi e ipotesi di lavoro pag. 14 3. Metodo 3.1 Campione pag. 15 3.2 Strumenti pag. 15 3.3 Procedura di somministrazione pag. 18 4. Percorso di analisi 4.1 Descrizione dei protocolli raccolti pag. 19 4.2 Analisi di dati: verifica delle ipotesi pag. 22 Discussione pag. 26 Bibliografa pag. 28 Allegato pag. 31 2 ABSTRACT Questo progetto di ricerca si propone di indagare l’influenza delle immagini mentali nella risoluzione di problemi. In particolare, partendo dal presupposto teorico secondo cui le immagini mentali possono aiutare i soggetti a risolvere i problemi, si vuole valutare se lo stile cognitivo (in particolare la tendenza alla visualizzazione o alla verbalizzazione), entra in gioco nelle situazioni di risoluzione di problemi. A questo scopo si è scelto di somministrare a 38 soggetti con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni il Verbalizer-Visualizer Questionnaire (VVQ) e il Questionario sulle Strategie Visive e Verbali (QSVV). Sono stati inoltre scelti cinque problemi da sottoporre agli stessi soggetti. L’altro proposito di questa ricerca è quello di indagare la presenza di possibili e ulteriori caratteristiche dello stile cognitivo che entrano in gioco nella risoluzione di problemi e che non sono prese in considerazione da QSVV e VVQ. A questo proposito si è scelto di somministrare ai soggetti anche la Tellegen Absorption Scale (TAS), uno strumento che misura la tendenza della capacità attentiva di diventare completamente coinvolti in uno specifico oggetto d’attenzione, che può essere uno stato d’animo così come un suono, il ricordo di un avvenimento o un aspetto di se stessi. L’analisi dei dati ha evidenziato che i problemi che abbiamo sottoposto al nostro campione non sono facilitati in modo significativo da uno stile cognitivo piuttosto che un altro; inoltre il tempo impiegato dai soggetti nel risolvere i problemi non varia significativamente a seconda dello stile cognitivo e del tipo di problema. E’ stato infine rilevato che i livelli di absorption sono rilevanti nella soluzione di problemi ed in particolare che i medium absorption risolvono un maggior numero di problemi. 3 PREMESSE TEORICHE 1.1 Le immagini mentali Nell’ambito della psicologia cognitiva si riconosce che la mente umana dispone di varie forme o sistemi di rappresentazione delle informazioni. Una di queste forme o sistemi è l’immagine mentale. In altre parole, noi abbiamo la possibilità di raffigurarci mentalmente, in forma visiva, oggetti, situazioni o anche concetti astratti. La natura delle immagini mentali è stata a lungo oggetto di dibattito. La concezione più ingenua delle rappresentazioni iconiche è quella che è stata denominata “picture theory”. Secondo questa teoria, le immagini mentali sono intese come copie fotografiche della realtà. Tuttavia la visualizzazione mentale sembra essere un’operazione molto più complicata, in quanto l’immagine mentale deve ritrarre la realtà in una maniera più astratta di quanto faccia una copia fotografica. L’immagine, in altre parole, dovrebbe essere una rappresentazione di tipo strutturale in cui, attraverso l’indicazione di coordinate e relazioni spaziali, sono codificate le proprietà essenziali o le caratteristiche salienti delle figure. (Shepard, 1978) A partire dagli anni ’70 il dibattito si è appuntato soprattutto sulla questione se l’immagine mentale sia una rappresentazione di tipo proposizionale o una rappresentazione di tipo analogico. Infatti, alcuni autori, tra cui Pylyshyn (1981), hanno sostenuto che sia le immagini mentali sia le espressioni verbali sono rappresentate nella mente in un medesimo codice che permetterebbe di tradurre le prime nelle seconde e viceversa. Secondo questa teoria, tale codice inter-lingua sarebbe un codice altamente astratto nel quale le informazioni sarebbero trasformate in proposizioni o liste di enunciati. In questa prospettiva l’immagine mentale sarebbe un genere di rappresentazione privo di proprietà distinte da quella della codifica linguistica. In questa prospettiva, le immagini mentali sono epifenomeni, cioè sintomo di qualcos’altro, e più precisamente del funzionamento degli altri processo cognitivi. Viceversa, altri autori, tra cui Kosslyn (1983), hanno rivendicato i caratteri peculiari delle rappresentazioni figurali, sottolineando il fatto che il codice di rappresentazione mentale delle informazioni non è unico: esiste un secondo codice, 4 con caratteristiche analogiche, deputato all’elaborazione e alla rappresentazione di tutti gli input non linguistici. Secondo Kosslyn le immagini mentali rivestono un ruolo facilitatorio nei processi di pensiero in quanto mezzo di simulazione e di simbolizzazione. In quanto strumenti di simulazione, le immagini permettono di anticipare mentalmente le operazioni reali e le trasformazioni fisiche fornendone una rappresentazione interna che mantiene corrispondenze analogiche con il mondo esterno. In quanto strumenti di simbolizzazione, le immagini mentali stanno al posto di oggetti o eventi concreti, sostituiti, nell’ambito dei procedimenti di pensiero, da segni convenzionali. Nel primo caso le immagini si rivelano utili a motivo della possibilità da esse offerta di visualizzare mentalmente alcune conseguenze della situazione che la rappresentazione in termini preposizionali non rende immediatamente evidenti. Nel secondo caso, le immagini aiuterebbero il soggetto a manipolare mentalmente gli elementi della situazione, favorendo - in quanto implicano un carico di memoria inferiore rispetto ad altre forme di rappresentazione - l’elaborazione della struttura della situazione e permettendo una rapida e agevole trasformazione degli elementi in gioco. Nel dibattito sulla natura dell’immagine mentale è possibile cogliere delle perplessità in quanto le prove sperimentali non sono in grado di corroborare o falsificare l’una delle due opposte tesi. Per questo motivo i ricercatori hanno iniziato a privilegiare lo studio non tanto della natura dell’immagine mentale, quanto piuttosto delle funzioni cognitive che l’immagine mentale può svolgere. 1.2 Le immagini mentali e il problem solving Uno dei possibili significati funzionali dell’immagine mentale risiede nel rapporto tra immagini e soluzione di problemi. Nell’economia complessiva del lavoro cognitivo, infatti, esistono circostanze in cui aspetti particolari dell’imagery1 possono risultare di una certa utilità: è questo il caso 1 A questo proposito è necessaria una precisazione di tipo terminologico (Giusberti, 1991): in italiano non esiste nessun termine che definisca esattamente il tipo di attività immaginativa che viene studiata nella psicologia dei processi cognitivi. Il termine “immaginazione”, che ha il suo esatto corrispondente nella parola inglese imagination, si riferisce a un’attività creativa, fantastica, libera da vincoli: è sostanzialmente il sogno ad occhi aperti. Nella lingua inglese esiste un altro termine, imagery, che denota il processo cognitivo di rappresentazione della realtà attraverso immagni mentali, cioè la capacità di raffigurarsi mentalmente oggetti percepiti, e quindi di generare, esplorare e trasformare immagini mentali. Noi utilizzeremo dunque il termine inglese imagery o attività immaginativa o funzione immaginativa, o ancora immaginare (ma non immaginazione), per riferirci al 5 in cui le immagini mentali vengono utilizzate per raggiungere la soluzione di un problema oppure in una scoperta scientifica o in una produzione creativa. Sono state raccolte alcune interessanti testimonianze di artisti e scienziati che confermano l’uso delle immagini nei procedimenti di pensiero finalizzati a trovare una soluzione creativa o concettuale. La più famosa è sicuramente quella del chimico tedesco Friedrich Kekulè, che da tempo studiava, senza arrivarne alla scoperta, la conformazione molecolare del benzene. Un pomeriggio stava sonnecchiando di fronte al fuoco quando gli apparve, nel dormiveglia, un’immagine bizzarra: “Gli atomi si muovevano velocemente davanti a me (…) l’occhio della mia mente, reso più acuto dall’apparire frequente di immagini di quel tipo, poteva distinguere strutture più ampie di forme diverse: delle lunghe catene che si muovevano e si attorcigliavano come dei serpenti. Improvvisamente uno di questi serpenti si afferrò la coda e l’intera struttura cominciò, come in modo beffardo,a contorcersi davanti a me. Come se fossi stato colpito da un’illuminazione, mi svegliai” (Shepard, 1988). Questa immagine costituiva la soluzione del suo problema: la rivelazione della struttura chiusa, ad anello esagonale, del benzene fu infatti una scoperta rivoluzionaria nel campo della chimica organica. La psicologia si è anche occupata di dimostrare l’uso della funzione immaginativa nei procedimenti euristici del pensiero e la sua utilità. Un primo punto importante è quello di mettere in evidenza quali sono le caratteristiche, cioè le proprietà delle immagini mentali che sono potenzialmente implicate nel corso della risoluzione di un problema, nel senso che possono essere utilizzate con vantaggio nel processo solutorio. Una qualità molto importante delle immagini è la somiglianza “strutturale” con ciò che esse rappresentano della realtà: in questo caso, strutturale, non è da intendersi come isomorficamente strutturale, cioè come una corrispondenza totale tra l’oggetto reale, percepito, e la rappresentazione mentale, di tipo figurale, dell’oggetto stesso, quanto piuttosto come una similitudine della struttura organizzativa di parti degli oggetti rappresentati con gli oggetti della realtà e di relazioni fra di esse. processo di rappresentazione figurale della realtà, e il termine “immagini mentali” per riferirci al prodotto di tale processo di rappresentazione. 6 Accanto a questa qualità, è molto importante anche quella dell’economia delle immagini. La possibilità immaginativa di tenere attivi contemporaneamente, nello schermo mentale, diversi particolari, caratteristiche o aspetti di un’immagine, o addirittura diverse immagini, permette un lavoro cognitivo in parallelo, molto più ricco e articolato, e meno faticoso, di quello necessario per utilizzare le sequenze delle unità linguistiche che descrivono l’oggetto. In altri termini, la funzione immaginativa permette di utilizzare contemporaneamente un numero d’informazioni maggiore di quello che può venire utilizzato quando si attivano stringhe di tipo linguistico. La terza caratteristica della funzione immaginativa che può essere estremamente utile in situazioni problemiche è la sua capacità di compiere trasformazioni mentali del tutto analoghe a quelle che avvengono nella realtà. Le immagini possono essere manipolate, ruotate e ispezionate. I problemi su cui, tradizionalmente, si è studiato l’utilizzo delle immagini mentali come strumento di facilitazione per il raggiungimento della soluzione possono essere classificati, secondo Kaufmann (1990), nelle seguenti categorie: problemi di struttura, problemi di trasformazione, problemi di aggiustamento (arrangement) e problemi in cui vengono combinate queste caratteristiche. I problemi di struttura sono, sostanzialmente, i problemi di inferenza transitiva, cioè i sillogismi lineari e i ‘family relationship problems’ (ad es. “che rapporto c’è tra una figlia e la sorella del marito della madre di suo padre?”). I problemi di trasformazione sono compiti nei quali la soluzione prevede una trasformazione di dati, elementi e quantità che vengono presentati nella parte iniziale del problema: sono problemi analoghi al problema dei boccali, problemi matematici o problemi in cui è necessario sostituire cifre con lettere o viceversa. I problemi di aggiustamento (arrangement), di cui un anagramma potrebbe essere un esempio tipico, sono caratterizzati da situazioni in cui è necessario compiere un riordino di dati apparentemente disordinati, in funzione di un risultato che possieda un significato autonomo. La maggior parte dei problemi non rappresentano, in realtà, una forma “pura” di una di queste tre categorie: molto frequentemente essi sono costituiti da sovrapposizioni, incroci e combinazioni di ciascuna di queste caratteristiche. 7 La funzione delle immagini mentali nel ragionamento, soprattutto deduttivo, è stata studiata inizialmente nell’ambito dei cosiddetti problemi seriali a tre termini (“three-term series problems”). Si tratta di problemi la cui risoluzione implica ragionamenti di tipo sillogistico, in cui si forniscono le premesse (ad es. “Alice è più alta di Maria; Elisabetta è più bassa di Maria”) e si richiede di trarne la conclusione (nell’esempio citato: “Elisabetta è o non è più alta di Alice?”). In queste situazioni si è notato come i soggetti tendano a tradurre in una rappresentazione spaziale le informazioni disponibili e a leggere in essa la risposta. L’immagine, quindi, svolgerebbe un ruolo facilitatorio accelerando, in quanto codice più naturale per questo genere di problemi, il processo deduttivo. Più precisamente, i soggetti si rappresenterebbero mentalmente l’informazione contenuta nelle premesse del sillogismo attraverso dei simboli – punti, linee, cerchietti, ecc.- di dimensioni corrispondenti ai rapporti descritti nelle premesse stesse o disposti su vettori orientati in senso crescente o decrescente. Per esempio, la premessa “Alice è più alta di Maria” verrebbe rappresentata con due aste, una più alta dell’altra e corrispondenti, rispettivamente ad Alice e Maria. Sarebbero soprattutto i soggetti dotati di buone abilità visivo-spaziali e quelli non ancora addestrati all’esecuzione di tali prove che tenderebbero a rappresentarsi gli elementi del sillogismo su delle coordinate di un ipotetico spazio mentale e a legger su di esse la soluzione. Con la pratica, invece, i soggetti tendono a passare dall’iniziale codifica spaziale a strategie di ragionamento a base verbale. (Per le differenze individuali negli stili cognitivi, si parlerà più aventi). Le immagini mentali possono ricoprire un ruolo non solo nel ragionamento deduttivo - in cui si può giungere alle conclusioni anche soltanto attraverso regole logiche - ma anche quando si tratta di trovare la risposta a compiti aperti, per la cui soluzione non si può ricorrere a schemi consolidati di pensiero. Si è soliti attribuire il nome di “problem solving” alle situazioni che richiedono una completa riorganizzazione dei dati di partenza e la scoperta di una risposta che non sia immediatamente disponibile o che non sia raggiungibile soltanto attraverso l’applicazione di un algoritmo. 8 In questo genere di situazioni le immagini potrebbero risultare utili in quanto permetterebbero di rappresentare dettagli o particolari del problema che la codifica verbale o logica, essendo più astratta non ritrascrive. Se queste sono alcune delle caratteristiche che fanno delle immagini mentali uno strumento potenzialmente utile nei processi solutori, la letteratura non è tuttavia unanime nel confermare costantemente la loro efficacia nella soluzione dei problemi. Durndell e Wetherick (1976) non trovarono correlazioni tra capacità di risolvere un problema strumentale e lividezza dell’immagine mentale e anche in età evolutiva non è provata una correlazione tra abilità solutoria di problemi di vario genere e capacità di visualizzazione mentale di particolari oggetti (Antonietti, 1988). La soluzione di problemi è collegata invece a capacità immaginative di tipo solistico, quale quella di combinare mentalmente più figure o di trasformare in modo simultaneo immagini mentali di oggetti tridimensionali. (Antonietti, Barolo e Masini, 1988) Le ricerche sopra citate sono studi di tipo correlazionale, utili a stabilire rapporti tra capacità di problem solving e capacità immaginative, ma insufficienti a dimostrare che è proprio la visualizzazione mentale a favorire la soluzione di problemi. Ricerche sperimentali provano invece direttamente che la visualizzazione mentale può favorire la soluzione di problemi. Davè (1979) ha descritto che alcuni soggetti, ai quali era stato impartito attraverso suggestione post-ipnotica, l’ordine di compiere per una settimana sogni in cui comparissero immagini associate a problemi esistenziali o lavorativi lamentati dagli stessi soggetti, risolsero tali problemi con frequenza superiore a soggetti che avevano ricevuto aiuti psicologici a base verbale. Jausovec (1989) ha trovato che individui ai quali veniva presentata una situazione problemica e che quindi erano invitati a rilassarsi e a visualizzare gli elementi del problema miglioravano le proprie prestazioni rispetto a gruppi sottoposti ad altri trattamenti. Sulla base di questi risultati si può ritenere che le rappresentazioni visivo-spaziali permettano di elaborare in modo flessibile i termini del problema facilitando la ristrutturazione del campo problemico. In tal modo si possono produrre combinazioni, rovesciamenti e trasformazioni dei contenuti che talvolta possono suggerire utili insight. 9 Negli studi sopra citati la visualizzazione mentale è stata compiuta secondo modalità predefinite, senza porre i soggetti nella condizione di produrre spontaneamente le immagini e di trasformarle liberamente. Tuttavia, sono queste ultime le situazioni che paiono più vicine ai contesti quotidiani o scolastici in cui l’individuo, quando si trova ad affrontare un problema, deve generare da se stesso eventuali immagini mentali che lo possano aiutare nel ragionamento. In alcuni esperimenti si è mostrato che l’azione facilitatoria della visualizzazione non si rivela soltanto nelle condizioni in cui questa venga prodotta dopo la presentazione della prova di problem-solving e secondo le direttive dello sperimentatore, ma anche nella condizione in cui si prodotta prima e in modo non guidato (Antonietti, Cerana e Scafidi, 1994). Dai dati delle ricerche citate e dalle considerazioni svolte si ricava che le immagini mentali possono rivestire una funzione euristica nel problem-solving soltanto se permettono di ritrarre gli aspetti globali e strutturali del campo problemico anziché gli aspetti di dettaglio. Inoltre, pare necessario che tali rappresentazioni comportino vantaggi per quanto riguarda il carico mentale e la facilità di elaborazione rispetto ad altre forme di codifica. Infine, il loro impiego deve garantire soprattutto la flessibilità di trasformazione al fine di compiere agevolmente le operazioni di riorganizzazione richieste dal problema. Da ciò sembra, in conclusione, che le immagini mentali si rivelino particolarmente utili nelle fasi iniziali del processo di problem-solving (Kaufmann,1990), ossia nella fase in cui: - Occorre tenere in considerazione l’intero campo problemico, non essendo ancora chiaro quali siano gli elementi rilevanti per la soluzione; - Si tratta di cogliere la struttura essenziale del campo, trascurando i particolari inutili o fuorvianti; - È più proficuo esplorare contemporaneamente varie direzioni di ricerca anziché intraprenderne una soltanto; - È bene evitare di fissarsi sulle funzioni e sulle relazioni date ma, mantenendo il campo cognitivo fluido, prospettare trasformazioni e ricombinazioni anche inusuali. Oltre a questi contributi, un ruolo facilitatorio delle immagini mentali nel problem-solving è prospettato da Kanizsa. Questi, nel trattare della fissità funzionale, 10 osserva che essa è talvolta determinata dalla “mancanza di un modello di ricerca percettivo, cioè di un’anticipazione relativa a proprietà percettive dell’oggetto critico (ossia dell’oggetto che potrebbe condurre alla soluzione se impiegato, attraverso il superamento della fissità funzionale, in modo inusuale). Se devo cercare qualcosa con cui piantare un chiodo nella parete, questa anticipazione funzionale suscita subito l’immagine visiva di un martello o di un oggetto simile a un martello. Si realizza cioè una trasformazione in termini percettivi che mi aiuterà molto nella ricerca”, (Kanizsa, 1973, pp 64-65). Anche Petter, per il quale formulare un problema equivale a “rendere figura certi pensieri” , sottolinea il fatto che è compito dell’immaginazione condurre il soggetto al di là delle rappresentazioni abituali e di indurlo a prospettare i diversi possibili significati, impieghi o disposizioni degli elementi del problema. L’immagine mentale, avrebbe una valenza euristica in quanto permetterebbe di spezzare le strutture dominanti e di ricostruirne altre, a prima vista meno evidenti ma in realtà più produttive (Petter, 1973). 1.3 Differenze individuali nel ricorso alle immagini mentali L’impiego dell’immagine mentale nell’ambito dei processi di pensiero dipende in parte dalle caratteristiche dei contenuti che dobbiamo elaborare o dalle specifiche richieste dei compiti che affrontiamo. Un altro elemento che determina l’eventuale ricorso all’immagine mentale è costituito dalle differenze individuali: le rappresentazioni di tipo immaginativo sono potenzialmente presenti in tutte le persone, ma queste differiscono tra loro a riguardo della misura in cui possiedono e utilizzano le risorse intellettive fornite dall’immagine mentale. Accade così che in genere gli individui mutano le proprie strategie di memorizzazione, apprendimento, ragionamento e decisione secondo le caratteristiche degli stimoli e del contesto; tuttavia, vi sono alcuni – detti “visualizzatori” – che prediligono l’impiego di immagini mentali e altri – detti “verbalizzatori” – che invece si basano prevalentemente su rappresentazioni linguistiche o astratte (Richardson, 1977). L’ipotesi che alcuni individui tendano ad usare più di altri le immagini visive fu presa in considerazione fin fai tempi di Galton (1883), il quale costruì il primo strumento per esaminare le differenze individuali nell’immagine mentale. Egli mise a punto un questionario in cui i soggetti dovevano immaginare eventi di carattere 11 autobiografico o scene di vita quotidiana e valutare la nitidezza e la vividezza della figura mentale che si erano costruiti. A partire da questo primo studio sono state costruite scale di valutazione dell’attività immaginativa, come il Questionnaire upon Mental Imagery di Betts (1909) e il Vividness of visual Imagery Questionnaire (VVIQ) di Marks (1973). Questi strumenti, in cui si chiede al soggetto di formarsi un’immagine mentale relativa a una scena data, sono volti a valutare la vividezza dell’immagine, ossia quanto quest’ultima sia simile a una reale esperienza percettiva, e quindi quanto sia nitida, precisa, ricca di dettagli. Si è anche cercato di valutare la tendenza a impiegare le immagini mentali nelle attività cognitive. A tal fine sono stati costruiti questionari che richiedono al soggetto di stimare quanto frequentemente gli capiti di seguire strategie di tipo visivo nell’esecuzione di vari compiti (memorizzare, risolvere un problema, prendere una decisione, ecc.). In realtà alcuni di questi strumenti, come l’Individual Differences Questionnaire (IDQ) (Paivio e Harshman, 1983) o il Verbalizer-Visualizer Questionnaire (VVQ) (Richardson, 1977), oltre a comprendere item relativi ad abitudini e preferenze per l’uso della visualizzazione mentale, valutano anche la qualità delle rappresentazioni e strategie visive e/o l’abilità nel loro impiego. La rilevazione della sola tendenza alla visualizzazione mentale è invece perseguita dal Questionario sulle Strategie Visive e Verbali (QSVV) (Antonietti e Giorgetti, 1993). Sembra importante distinguere la qualità dell’immagine mentale (vividezza, ecc.), l’abilità di trasformarla (spostarla, ruotarla, ecc.) e l’abitudine di usarla. Infatti, come suggeriscono considerazioni teoriche e dati sperimentali, la qualità delle immagini e le capacità nel loro impiego non si accompagnano necessariamente solo all’uso di queste forme di rappresentazione nelle attività cognitive. In altre parole: una persona può essere in grado di crearsi immagini mentali molto vivide ed essere particolarmente abile nel trasformarle, ma fare ricorso ad esse piuttosto raramente nei propri processi cognitivi. 1.4 Absorption Un ulteriore costrutto indagato nel nostro progetto di ricerca è l’absorption, un’importante variabile cognitiva e di personalità che è vista come “uno stato di ricettività o apertura alle esperienze, intesa come prontezza nell’essere sottoposto a 12 qualsiasi evento sperimentale, sensoriale o immaginato che può accadere, con una tendenza a soffermarsi, piuttosto che andare oltre, le esperienze in se stesse e gli oggetti che rappresentano” (Tellegen, 1981). Essere assorbiti in modo profondo in certe esperienze e allontanarsi dalle esperienze irrilevanti, correla moderatamente con la suscettibilità ipnotica (Tellegen & Atkinson, 1974), con i sogni ad occhi aperti (Crawford, 1982) e con l’esperienza di coinvolgimento (Wild, Kuiken and Scopflocher, 1995), che è definita come l’esperienza di essere profondamente immerso o impegnato in oggetti di attenzione quali attività, immagini o sentimenti. Un altro importante componente del costrutto dell’absorption è la capacità di essere altamente focalizzati sul processo attentivo. Per esempio, Davidson, Schwartz and Rothman (1976) mostrarono, utilizzando l’EEG, che i partecipanti con un alto livello di absorption erano molto più abili dei partecipanti con un basso livello di absorption nel fare attenzione alle informazioni rilevanti e nell’inibire selettivamente le informazioni irrilevanti. Come lo stesso Tellegen osservò (1981), gli individui con un alto livello di absorption, sembrano avere una preferenza per un modo di essere basato sull’esperienza, che significa che essi sono più facilmente immersi in esperienze che li coinvolgono a livello attentivo. 13 OBIETTIVI E IPOTESI DI LAVORO Dalla letteratura di riferimento e dalle precedenti ricerche sono stati definiti i seguenti obiettivi e le seguenti ipotesi: Obiettivo 1 Verificare se, i diversi stili di pensiero, facilitano o meno la risoluzioni di certi problemi. Ipotizziamo in particolare che i primi due problemi siano facilitati dalla visualizzazione (Problema 1: V1; Problema 2: V2), il quarto e il quinto dalla verbalizzazione (Problema 4: A1; Problema 5: A2), mentre il terzo si collochi ad un livello intermedio (Problema 3:M). Obiettivo 2 Ci chiediamo se il tempo impiegato dai soggetti nel risolvere i problemi varia in modo significativamente rilevante a seconda dello stile cognitivo dei soggetti stessi. In particolare ipotizziamo che il tempo dei soggetti con un certo stile cognitivo sia discriminante nella risoluzione di un certo problema secondo la distinzione dei problemi come è stata precedentemente descritta. Obiettivo 3 Ci chiediamo se ci sono caratteristiche che entrano in gioco nella risoluzione di problemi e che non sono prese in considerazione da VVQ e QSVV. Verifichiamo se la TAS (Tellegen Absorption Scale) possa fornirci elementi utili per rispondere a questa domanda. Ipotizziamo, a questo proposito, che il livello di Absorption sarà discriminante nella risoluzione dei problemi. Verifichiamo se e quali dei problemi sono influenzati da un certo livello di absorption. 14 METODO Campione Il totale dei soggetti a cui è stata sottoposta l’intera batteria di test sono 38, di cui 16 femmine e 22 maschi e hanno un’età compresa tra 18 e 40 anni, con una media di 23,79 anni. La scolarità dei soggetti varia dal diploma di scuola media inferiore alla laurea. In particolare il 76,3% dei soggetti possiede un diploma di scuola media superiore, il 10,5% dei soggetti possiede un diploma di scuola media inferiore o la laurea e il 2,6% un diploma universitario. Sono state indagate anche l’abitudine e la propensione dei soggetti nella risoluzione di giochi logici. In particolare, 27 soggetti (71,1%) non sono abituati alla risoluzione di questi problemi mentre 11 soggetti (28,9) lo sono; a 18 soggetti (47,4%) piace risolvere giochi logici, a 12 soggetti (31,6%) non piace ed a 8 soggetti (21,1%) piace abbastanza. Strumenti La batteria di test che è stata somministrata ai soggetti (vd allegato 1) comprende: LA SCHEDA ANAGRAFICA Nella scheda anagrafica è stato chiesto: l’età del soggetto, il sesso, la scolarità, l’abitudine a risolvere giochi logici e il gradimento dei giochi stessi. VERBALIZER-VISUALIZER QUESTIONNAIRE (VVQ; A. Richardson, 1977) Il VVQ è composto da 15 items che prevedono una risposta vero/falso. Questo strumento è stato utilizzato per determinare se il soggetto è prevalentemente “visualizzatore” o “verbalizzatore” nella risoluzione di problemi logici. Esso valuta preferenza d’uso, efficacia e abilità d’impiego della verbalizzazione e preferenza d’uso, efficacia e abilità di impiego della visualizzazione. Il limite principale di questo test riguarda la dubbia adeguatezza dello strumento per valutare la tendenza all’utilizzo di immagini mentali nei processi 15 cognitivi, a causa dell’eterogeneità degli item. La tendenza alla visualizzazione è una dimensione unitaria solo se riferita alle immagini di tipo onirico ma non a quelle del pensiero vigile, che sono scarsamente rappresentate. Per facilitare l’analisi dei dati abbiamo creato tre categorie di punteggi: con 0 abbiamo definito i VERBALIZZATORI (punteggio inferiore o uguale a 7); con 1, i soggetti con uno STILE COGNITIVO MISTO (punteggio compreso tra 8 e 11 ) e con 2, i VISUALIZZATORI (punteggio superiore o uguale a 12). QUESTIONARIO SULLE STRATEGIE VISIVE E VERBALI (QSVV; Antonietti e Giorgetti, 1992) Il QSVV è composto da 18 items che prevedono una risposta su una scala a cinque punti in cui 1 corrisponde a valori molto bassi e 5 a valori molto alti. Questo strumento è stato utilizzato per ottenere una misura della tendenza ad utilizzare nei processi cognitivi rappresentazioni e strategie di tipo visivo, verbale o entrambe. Esso valuta esclusivamente la preferenza d’uso o l’uso effettivo delle due strategie, senza riferimenti all’abilità nell’impiego delle stesse. Fornisce due indici distinti, uno per la verbalizzazione e uno per la visualizzazione; la caratterizzazione degli individui come visualizzatori o verbalizzatori dipende da eventuali differenze tra i due indici. Anche in questo caso abbiamo categorizzato i punteggi. In particolare, 0 corrisponde ai soggetti VERBALIZZATORI (punteggio compreso tra -36 e 0); 1 ai soggetti con STILE COGNITIVO MISTO (punteggio compreso 0 e 9 ) e 2 ai VISUALIZZATORI (punteggio compreso tra 0 e +36). TELLEGEN ABSORPTION SCALE (TAS; Tellegen, 1982) Questa scala è composta da 34 items che prevedono una risposta su una scala Likert a cinque punti in cui 1 corrisponde a “mai” e 5 corrisponde a “sempre”. Questo strumento valuta il livello di Absorbtion. Esso è inteso come una disposizione di personalità ad avere episodi di attenzione “globale” che assorbono tutte le risorse cognitive e percettive del soggetto, il quale ha la sensazione di percepire la realtà in modo più profondo, con maggiore resistenza alle distrazioni e una percezione accentuata del proprio sé. 16 I punteggi sono stati calcolati considerando la somma totale del valore attribuito dal soggetto ad ogni item; il campione di standardizzazione prevede una media di 80 e una deviazione standard di 18. Anche in questo caso abbiamo categorizzato i punteggi: 0 LOW ABSORPTION; 1 MEDIUM ABSORPTION; 2 HIGH ABSORPTION. CINQUE PROBLEMI LOGICI Problema 1; V1 “ Un mattone pesa 1 Kg più mezzo mattone. Qual è il peso del mattone?” Problema 2; V2 “ Ci sono due corde. Ognuna di esse brucia in un’ ora esatta. Come è possibile calcolare 45 minuti?” Problema 3; M “ Avete a disposizione due taniche inizialmente vuote la cui capacità è rispettivamente di 3 e 5 litri. Avendo a disposizione tutta l’acqua che desiderate, e potendo riempire e vuotare le taniche, oltre che potere trasferire acqua da una all’altra, dovete mettere esattamente 4 litri d’acqua dentro la tanica da 5. Come bisogna procedere?” Problema 4; A1 “Un contadino, ogni settimana va al mercato per vendere le carote che ha coltivato. Il suo carro può trasportare 200 Kg di carote; il contadino sa che il suo cavallo, per trasportare il carro, mangia 1 Kg di carote ogni Km. Il primo mercato dista 200 Km. Quante carote riesce a vendere il contadino quando arriva al mercato sapendo che egli ne ha coltivate 500 Kg ?” Problema 5; A2 “Si ha una bilancia a due piatti, e nove monete, una delle quali è leggermente più pesante delle altre. Qual è il numero minimo di pesate per stabilire qual’è?” 2 2 Le soluzioni standard dei problemi sono le seguenti: Problema 1: “Due Kg” Problema 2: “Accendere 1 corda da entrambi i lati e l’altra solo ad un estremo. Una volta che la prima è bruciata tutta, bruciare anche l’altro estremo della seconda corda.” Problema3: “Riempire la tanica da cinque, svuotarla nella tre e così ci sono due litri avanzati nella tanica da cinque. Buttare i tre litri della tanica da tre e mettere i due litri in quella da cinque. Riempire la tanica da cinque, finire di riempire la tanica da tre e così nella tanica da cinque restano quattro litri.” Problema 4: “Le vende tutte. Perché dato che il contadino ne ha coltivate più di 500Kg, può dare i 200Kg di carote al cavallo prima di partire” Problema 5: ”Il numero minimo di pesate è 2” 17 Per evitare l’effetto sequenza nella risoluzione dei problemi sono state effettuate le permutazioni dei problemi stessi e ne sono state scelte dieci tra le centoventi possibili: V1 V2 M A1 A2 ; V2 V1 M A2 A1 ; A1 A2 M V1 V2 ; A2 A1 M V2 V1; M V1 V2 A1 A2 ; M V2 V1 A2 A1 ; MV1 A1 V2 A2; V2 A2 V1 A1 M ; V1 M A1 V2 A2 ; A2 V1 A1 M V2 Oltre alla soluzione, per ciascun problema, è stata richiesta la spiegazione del ragionamento che ha portato alla risoluzione e sono state anche proposte alcune domande di debriefing: “Hai usato delle immagini per risolvere il problema ?” (si/no) “Quanto erano vivide da 1 a 5 ?” “Erano colorate in bianco e nero ?” “Quanto erano luminose da 1 a 5 ?” “Erano statiche o in movimento ?” Procedura di somministrazione L’intero gruppo di test (VVQ,QSVV e TAS) e i cinque problemi, sono stati sottoposti ad un soggetto alla volta spiegando le consegne qualora fosse richiesto. Durante la risoluzione dei problemi è stato controllato e scritto il tempo impiegato dal soggetto per la risoluzione di ogni singolo problema, sia che questa fosse corretta o errata. Infine il test veniva ritirato e i soggetti spiegavano le loro procedure di risoluzione e rispondevano alle domande riguardanti l’utilizzo di immagini mentali. 18 PERCORSO DI ANALISI Descrizione dei protocolli raccolti La connotazione sperimentale di questa ricerca, ha richiesto un’analisi dei dati di tipo quantitativo, effettuata avvalendosi dell’utilizzo del software statistico per la ricerca in psicologia SPSS (Statistical Package for Social Science). Attraverso l’analisi delle tabelle di frequenza è stato possibile rilevare che: il problema 1 è stato risolto dal 51,4% dei soggetti; il problema 2 è stato risolto dal 18,9% dei soggetti; il problema 3 è stato risolto dal 32,4% dei soggetti; il problema 4 dal 16,2% e il problema 5 dal 29,7% dei soggetti. Grafico 1. Il numero dei soggetti (su un totale di 37) che sono riusciti a risolvere i cinque problemi 19 20 12 15 11 7 Problema 1 6 Problema 2 Problema 3 10 Problema 4 5 Problema 5 0 Per verificare se esiste una differenza significativa nella difficoltà dei cinque problemi (considerati come items di un test), si è deciso di utilizzare il test non parametrico a misure ripetute (su un unico campione) Cochran Q in cui le variabili categoriali prese in considerazione sono i cinque problemi. Tabella 1. Output SPSS: test di Cochran Q Valore Non risolti Risolti PROB1 18 19 PROB2 30 7 PROB3 25 12 PROB4 31 6 PROB5 26 11 N Cochran's Q df Asymp. Sig. 37 15,588 4 ,004 19 I problemi sono significativamente diversi (valore Cochran Q: 15,588; sig. .004); in particolare i problemi meno risolti sono il problema 2 e il problema 4. Per quanto riguarda il tempo di risoluzione di ogni problema: il problema 1 è stato risolto in media in 2,05 minuti; il problema 2 in 3,00 minuti; il problema 3 in 4,23 minuti; il problema 4 in 3,33 minuti e il problema 5 è stato risolto in media in 3,18 minuti. Nel problema 1 il 45,9% dei soggetti ha utilizzato immagini mentali; nel problema 2 il 67,6%; nel problema 3 il 77,8%; nel problema 4 il 70,3% e nel problema 5 i soggetti che hanno utilizzato immagini mentali sono stati il 57,9% del totale. Grafico 2. Il numero dei soggetti che hanno utilizzato immagini mentali per risolvere i cinque problemi 30 20 25 17 28 26 22 10 Problema 1 Problema 2 Problema 3 Problema 4 Problema 5 0 Nel processo di risoluzione dei problemi, possiamo constatare che in generale i soggetti che hanno utilizzato le immagini mentali, le hanno descritte: Con valori medio-alti di vividezza (da una scala Likert da 1 a 5 = valori da 3 a 5); (vd. Tabella 2) Con valori medi di luminosità (da una scala Likert da 1 a 5 = valore 3); (vd. Tabella 3) A colori (escluso il problema delle corde in cui il 64% dei soggetti ha utilizzato immagini mentali in bianco e nero); (vd. Tabella 4) In movimento (escluso il problema dei mattoni in cui il 72,2% dei soggetti ha utilizzato immagini mentali statiche); (vd. Tabella 5) 20 Tabella 2. Percentuali dei valori di vividezza (su una scala Likert da 1 a 5) delle immagini mentali utilizzate dai soggetti nel risolvere i cinque problemi. PROBLEMA 1 PROBLEMA 2 PROBLEMA 3 PROBLEMA 4 PROBLEMA 5 Valori molto bassi / 8% 3,6% 3,8% 8,7% Valori bassi / 8% 14,3% 11,5% 13% Valori medi 33,3% 28% 32,1% 19,2% 26,1% Valori alti 44,4% 28% 32,1% 53,8% 30,4% Valori molto alti 22,2% 28% 17,9% 11,5% 17,4% Tabella 3. Percentuali dei valori di luminosità (su una scala Likert da 1 a 5) delle immagini mentali utilizzate dai soggetti nel risolvere i cinque problemi. PROBLEMA 1 PROBLEMA 2 PROBLEMA 3 PROBLEMA 4 PROBLEMA 5 / 16% 7,1% / 13% Valori bassi 11,1% 8% 14,3% 15,4% 30,4% Valori medi 50% 32% 39,3% 50% 30,4% Valori alti 33,3% 32% 25% 30,8% 21,7% Valori molto alti 5,6% 12% 14,3% 3,8% / Valori molto bassi Tabella 4. Percentuali delle immagini (a colori o in bianco e nero) utilizzate dai soggetti nel risolvere i cinque problemi. PROBLEMA 1 PROBLEMA 2 PROBLEMA 3 PROBLEMA 4 PROBLEMA 5 Bianco e nero 33,3% 64% 25% 7,7% 43,5% Colore 66,7% 36% 75% 92,3% 56,5% Tabella 5. Percentuali delle immagini (statiche o in movimento) utilizzate dai soggetti nel risolvere i cinque problemi. PROBLEMA 1 PROBLEMA 2 PROBLEMA 3 PROBLEMA 4 PROBLEMA 5 Statiche 72,2% 44% 28,6% 15,4% 43,5% Movimento 27,8% 56% 71,4% 84,6% 56,5% Per quanto riguarda l’influenza del sesso dei soggetti nella risoluzione dei problemi abbiamo rilevato: (vd Tabella 6) Una tendenza generale, nella risoluzione corretta dei problemi, da parte dei maschi In particolare il problema 5 è stato risolto in percentuale significativamente maggiore dai maschi. 21 Tabella 6. Differenza tra maschi e femmine nella risoluzione dei problemi: numero dei soggetti che hanno risolto (1) o non hanno risolto (0) i problemi. MASCHI (N=22) FEMMINE (N=15) Chi-quadrato (1) (0) (1) (0) PROBLEMA 1 13 9 6 9 1,301 sig. ,254 PROBLEMA 2 3 19 4 11 ,987 sig. ,320 PROBLEMA 3 7 15 5 10 ,009 sig. ,923 PROBLEMA 4 3 19 3 12 ,266 sig. ,606 PROBLEMA 5 10 12 1 14 6,423 sig. ,011 Analisi dei dati: verifica delle ipotesi Ipotesi 1 Per valutare se i diversi stili di pensiero facilitino o meno la risoluzione di certi problemi, è stato utilizzato il test chi-quadrato. Esso valuta la differenza tra distribuzioni di frequenza fra due variabili categoriali, che in questo caso sono: VVQclus, QSVVclus e TASclus (0,1,2) rispettivamente con i cinque problemi (si,no). Nel nostro campione, i singoli problemi non sono significativamente differenziati nella soluzione in base a uno stile cognitivo. In generale però, per quanto riguarda il VVQ vi è una tendenza a risolvere i problemi nei soggetti con uno stile verbalizzatore mentre per il QSVV, vi è una tendenza maggiore a risolvere i problemi per i soggetti con uno stile cognitivo misto. (vd tabelle 7 e 8) Tabella 7. VVQ Numero dei soggetti che hanno un determinato stile cognitivo (verbalizzatore, misto, visualizzatore) e che hanno risolto correttamente i problemi VVQ clus Chi quadrato Verbalizzatore Misto Visualizzatore Problema 1 11 6 1 1,186 sig. ,533 Problema 2 3 3 0 ,918 sig. ,632 Problema 3 8 4 0 2,413 sig. ,299 Problema 4 4 1 0 1,838sig. ,399 Problema 5 7 2 1 2,033 sig. ,362 22 Tabella 8. QSVV Numero dei soggetti che hanno un determinato stile cognitivo (verbalizzatore, misto, visualizzatore) e che hanno risolto correttamente i problemi QSVV clus Chi quadrato Visualizzatore Misto Verbalizzatore Problema 1 3 10 6 ,516 sig. ,773 Problema 2 1 5 1 1,099 sig. ,577 Problema 3 0 8 4 4,144 sig. ,126 Problema 4 1 5 0 3,090 sig. ,213 Problema 5 2 4 5 2,878 sig. ,237 Ipotesi 2 Per verificare se il tempo impiegato dai soggetti nel risolvere determinati problemi è discriminante in modo significativo a seconda dello stile dei soggetti stessi, è stato utilizzato il test non parametrico K campioni indipendenti KruskalWallis. Sono state definite come variabili del test i tempi dei soggetti che hanno risolto correttamente i problemi per ogni problema e come variabile di raggruppamento QSVV (vd tabella 10) e poi VVQ (vd tabella 11). Tabella 10. Output SPSS: test non parametrico Kruskal-Wallis per QSVV TEMPO1 Chi-quadrato TEMPO2 2,328 df Sig. Asint. TEMPO3 3,927 TEMPO4 ,106 2,143 TEMPO5 1,824 2 2 1 1 2 ,312 ,140 ,745 ,143 ,402 a Test di Kruskal Wallis b Variabile di raggruppamento: QSVVCLUS Ranghi TEMPO1 QSVVCLUS Verbalizzatore Misto Visualizzatore Totale TEMPO2 Numeros ità 7 Rango medio 9,79 11 12,77 3 7,33 21 Verbalizzatore 1 7,00 Misto 5 4,00 Visualizzatore 1 1,00 Totale 7 23 TEMPO3 Verbalizzatore 4 6,50 7,22 Visualizzatore Totale 9 13 5 1 6 Verbalizzatore 5 6,90 Misto 4 6,25 2 3,25 Misto TEMPO4 TEMPO5 Totale Misto Visualizzatore Totale 4,00 1,00 11 Per quanto riguarda il QSVV il tempo in cui è stato risolto ogni problema non è discriminante in modo significativo per uno stile piuttosto che per un altro. Tabella 11. Output SPSS: test non parametrico Kruskal-Wallis per VVQ Chi-Square TEMPO1 ,249 TEMPO2 ,196 TEMPO3 5,195 TEMPO4 ,500 TEMPO5 1,787 2 1 1 1 2 ,883 ,658 ,023 ,480 ,409 df Asymp. Sig. a Kruskal Wallis Test b Grouping Variable: VVQCLU Ranks TEMPO1 VVQCLUS Verbalizzatore TEMPO3 TEMPO4 TEMPO5 12 Mean Rank 10,92 Misto 7 9,64 Visualizzatore 1 11,50 Total TEMPO2 N 20 Verbalizzatore 3 3,83 Misto 3 6 9 3,17 Total Verbalizzatore Misto 4 3,50 Total 13 Verbalizzatore Misto 4 1 Total 5 Verbalizzatore 7 2 1 Misto Visualizzatore Total 8,56 2,75 4,00 6,07 3,00 6,50 10 Per quanto riguarda il VVQ invece il tempo di risoluzione del problema numero tre, discrimina significativamente (sig. ,023) nei soggetti con uno stile cognitivo verbalizzatore (mean rank = 8,56) 24 Ipotesi 3 Per verificare se il livello di Absorption è discriminante nella risoluzione dei problemi, è stato nuovamente utilizzato il test non parametrico K campioni indipendenti Kruskal-Wallis. E’ stata definita come variabile del test PROBTOT (la somma dei problemi risolti correttamente) e come variabile di raggruppamento TASclus (0,1,2). Tabella 12. Output SPSS: test non parametrico Kruskal-Wallis per TAS PROBTOT TASCLUS Low N Medium High Total 4 Mean Rank 12,88 24 17,06 Chi-Square 9 26,89 df PROBTOT 7,317 2 Asymp. Sig. 37 ,026 Test Statistics(a,b) a Kruskal Wallis Test b Grouping Variable: TASCLUS I livelli di Absorption risultano discriminanti nella risoluzione dei problemi (sig. .026): in particolare i medium Absorption risolvono un maggior numero di problemi. Per quanto riguarda l’influenza dei livelli di absorption nella risoluzione dei problemi, possiamo notare una tendenza generale dei soggetti che sono riusciti a risolvere i problemi verso un livello di absorption medio. In particolare però, possiamo notare che il problema 2, è stato risolto in numero significativamente maggiore (chi-quadrato 10,563 sig. ,005) da soggetti che hanno un livello di Absorption alto. (vd tabella 9) Tabella 9. TAS Numero dei soggetti che hanno un determinato livello di absorption (basso, medio, alto) e che hanno risolto correttamente i problemi TAS clus Chi quadrato Low Medium High Problema 1 2 11 6 1,140sig. ,565 Problema 2 0 2 5 10,563 sig. ,005 Problema 3 0 7 5 4,233 sig. ,120 Problema 4 0 3 3 2,955 sig. ,228 Problema 5 1 7 3 ,102 sig. ,950 25 DISCUSSIONE Il presente studio si proponeva di indagare l’influenza dello stile cognitivo (visualizzatore o verbalizzatore) nella risoluzione dei problemi. L’ipotesi secondo la quale i diversi stili di pensiero facilitano la soluzione di certi problemi, e in particolare nel nostro caso, che i primi due problemi siano facilitati dalla visualizzazione, il quarto e il quinto dalla verbalizzazione, mentre il terzo si collochi ad un livello intermedio, è stata confutata. I risultati non sono infatti significativi e, la tendenza generale rilevata, è che i soggetti che risolvono correttamente i problemi hanno prevalentemente uno stile cognitivo verbalizzatore secondo il VVQ e misto secondo il QSVV. Partendo dal presupposto teorico secondo cui visualizzazione e verbalizzazione fanno parte di un’unica dimensione dicotomica; ovvero un individuo che privilegia il codice visivo non necessariamente è poco dotato o scarsamente propenso all’uso del codice verbale o viceversa, possiamo ipotizzare che la tendenza dei soggetti che hanno risolto correttamente i problemi, di avere uno stile cognitivo misto, possa dipendere dal fatto che, tale stile sia maggiormente efficace. Anche la seconda ipotesi, secondo cui il tempo impiegato dai soggetti nel risolvere i problemi varia in modo significativamente rilevante a seconda dello stile cognitivo, ed in particolare che il tempo dei soggetti con un certo stile cognitivo sia discriminante nella risoluzione di un certo problema secondo la distinzione dei problemi come è stata precedentemente descritta, è stata in parte confutata. Infatti solo nel problema numero tre (i secchi) il tempo discrimina significativamente ed in particolare per i soggetti con uno stile cognitivo verbalizzatore. E’ importante evidenziare il fatto che, nel nostro campione, già di per se non particolarmente numeroso, il numero dei soggetti che hanno risolto correttamente i problemi è in generale inferiore al numero di quelli che non sono riusciti a risolverli. Questo potrebbe essere uno dei motivi per il quale la maggior parte delle nostre analisi non si sono risultate significative. Inoltre il fatto che i problemi non sono risultati facilitati da uno stile piuttosto che un altro può dipendere dal fatto che i problemi non possono essere così 26 nettamente distinti. Infatti, come lo stesso Kaufmann (1990) dice, la maggior parte dei problemi non rappresentano, in realtà, una forma “pura”: molto frequentemente essi sono costituiti da sovrapposizioni, incroci e combinazioni di diverse caratteristiche. Questo può anche essere spiegato con l’ipotesi di un’unica dimensione dicotomica che rivela l’esistenza di due dimensioni autonome (una relativa alla rappresentazione visiva e una relativa alla rappresentazione verbale) e che non esclude l’esistenza di ulteriori dimensioni (ad esempio una dimensione relativa ad una rappresentazione di tipo astratto). Risultati più confortanti ci arrivano invece dalla verifica della terza ipotesi. Infatti è stato rilevato che i livelli di absorption sono rilevanti nella risoluzione di problemi ed in particolare che i medium absorption risolvono un numero maggiore di problemi. E’ stato anche verificato che non vi è una influenza significativamente diversa dei livelli di absorption nella risoluzione di ogni problema eccetto che per il problema numero due (le corde) che è stato risolto in numero significativamente maggiore da soggetti con un livello di absorption alto. Relativamente al nostro campione, possiamo pertanto concludere che, nella risoluzione dei problemi, possono entrare in gioco non solo caratteristiche dello stile cognitivo prese in considerazione da QSVV e VVQ ma anche elementi ulteriori quali una particolare disposizione di personalità definita appunto “Absorption”. Tale disposizione infatti, come è stato evidenziato da precedenti ricerche (Davidson, Schwartz & Rothman, 1976), è caratterizzata dalla capacità di essere altamente focalizzati sul processo attentivo il che potrebbe essere il motivo dell’influenza del livello di absorption nella risoluzione dei problemi. 27 BIBLIOGRAFIA Antonietti A., Immagini mentali e pensiero produttivo in età evolutiva: una ricerca preliminare, Attualità di Psicologia, 3 (2), 1988, 49-57 Antonietti A., Barolo E., Masini R. (1988), L’immagine mentale nella scoperta cognitiva. Contributi sperimentali, Ed. Unicopli, Milano Antonietti A., Giorgetti M. (1993), Pensare attraverso immagini. La misura della tendenza alla visualizzazione mentale, Vita e Pensiero, Milano Antonietti A., Cerana P. e Scafidi L., Mental visualization before and after problem presentation: a comparison, Perceptual and Motor Skills, 78, 1994, 179-189 Antonietti A., Benedin S. (1997), Pensare le immagini. 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Journal of Personality and Social Psychology, 69, pp. 569-579 30 ALLEGATO SCHEDA ANAGRAFICA Codice _________________ Età ____ Sesso Scolarità ____ __________________________________________________ E’ abituato a risolvere giochi logici? (quelli che si trovano ad es. nelle riviste di enigmistica) SI NO Le piacciono i giochi di logica? SI ABBASTANZA NO 31 Innanzi tutto la ringraziamo per la sua disponibilità. Il test che le stiamo per proporre rientra all’interno di un progetto che riguarda il corso di “Metodi e tecniche di analisi dei processi cognitivi”. Questo progetto si propone di studiare la correlazione tra i processi di risoluzione di problemi analogici e lo stile di pensiero visualizzatore o verbalizzatore. Il test si compone di 4 parti. Le prime tre richiedono semplicemente di rispondere ad alcune affermazioni o quesiti, mentre il quarto richiede di risolvere alcuni semplici problemi di logica. La invitiamo a leggere attentamente le indicazioni riportate all’inizio di ogni test e le ricordiamo che lo scopo di questo lavoro, non è quello di valutare le vostre abilità intellettive o capacità a carattere psicologico, bensì di indagare l’eventuale presenza di un particolare stile di pensiero, le vostre preferenze, opinioni e abitudini. BUON LAVORO! 32 “VERBALIZER-VISUALIZER QUESTIONNAIRE” (VVQ) di A. Richardson «Legga con attenzione ciascuna delle affermazioni sotto riportate. Per ogni affermazione croci –facendo riferimento alle Sue preferenze, alle Sue opinioni e a quanto da Lei abitualmente compiuto- la risposta ‘vero’ o ‘falso’». 1. Mi piace compiere lavori che richiedono l’uso di parole VERO 2. FALSO I miei sogni ad occhi aperti sono talvolta così vividi da avere la sensazione di vivere realmente la scena che sto immaginando. VERO FALSO VERO FALSO 3. Mi piace imparare nuove parole. 4. Riesco facilmente a trovare sinonimi di parole. VERO FALSO 5. Le mie capacità di immaginazione visiva sono superiori alla media. VERO FALSO VERO FALSO VERO FALSO 6. Sogno raramente. 7. Leggo piuttosto lentamente. 8. Trovo difficile, chiudendo gli occhi, costruirmi un’immagine mentale del volto di un amico. VERO FALSO 33 9. Credo che nessuno riesca a pensare in termini di immagini. VERO FALSO 10. Preferisco leggere le istruzioni su come fare qualcosa piuttosto che avere qualcuno che me lo mostri. VERO FALSO VERO FALSO 11. I miei sogni sono estremamente vividi. 12. Ho una fluidità nell’usare le parole superiore alla media. VERO FALSO 13. I miei sogni ad occhi aperti sono piuttosto indistinti e sfuocati. VERO FALSO 14. Passo pochissimo tempo a cercare di arricchire il mio vocabolario. VERO FALSO 15. Il mio pensiero spesso è costituito da immagini mentali. VERO FALSO 34 “QUESTIONARIO SULLE STRATEGIE VISIVE E VERBALI” (QSVV) di Antonietti e Giorgetti «Legga con attenzione ciascuna delle affermazioni riportate nelle pagine successive. Tutte le affermazioni sono diverse anche se alcune a prima vista possono sembrare identiche. Per ogni affermazione stabilisca in che misura è Sua abitudine compiere quanto da essa descritto. A tal fine, attribuisca a ciascuna affermazione un punteggio da 1 a 5 secondo la seguente scala: punteggio 1 = corrisponde a valori molto bassi punteggio 2 = corrisponde a valori bassi punteggio 3 = corrisponde a valori medi punteggio 4 = corrisponde a valori alti punteggio 5 = corrisponde a valori molto alti Segni sulla scala riportata sotto a ciascuna affermazione la casella che corrisponde alla Sua risposta. Tenga presente che l’abitudine o la mancanza di abitudine a compiere ciò che è descritto in ciascuna domanda non hanno nessun rapporto con le abilità intellettive . Ogni stile di pensiero ha una propria validità e non vi è nessuna graduatoria di merito al riguardo». 35 1. Dovendo memorizzare un numero telefonico mi raffiguro nella mente le sue cifre. 1 2 3 4 5 2. Quando ascolto o leggo qualche parola particolare, mi vengono in mente immagini che si riferiscono a quella parola. 1 2 3 4 5 3. Quando richiamo dei contenuti memorizzati, mi tornano alla mente le parole esatte con cui essi erano riportati nel testo. 1 2 3 4 5 4. Dovendo utilizzare o mettere in funzione un oggetto o uno strumento, preferisco avere a disposizione una sequenza di illustrazioni che spieghi le operazioni da compiere. 1 2 3 4 5 5. Spesso trovo la soluzione di un problema usando formule matematiche, principi logici o concetti astratti. 1 2 3 4 5 6. Quando qualcuno mi racconta qualcosa, mi si imprimono in mente le immagini visive di quanto mi sta riferendo. 1 2 3 4 5 7. Prima di addormentarmi, mi capita di ripetere mentalmente fatti della giornata. 1 2 3 4 5 8. Non mi ricordo dove ho posato un oggetto. Visualizzo mentalmente le azioni che ho compiuto in precedenza o i luoghi in cui sono stato al fine di individuare il possibile posto in cui è ora l’oggetto. 1 2 3 4 5 9. Quando devo andare in un luogo che non so dove si trovi e chiedo informazioni ad un passante, memorizzo le informazioni verbali che il passante mi dà. 1 2 3 4 5 36 10. Quando leggo un racconto, immagino visivamente la situazione e i personaggi descritti. 1 2 3 4 5 11. Mi capita di compiere mentalmente dei discorsi su situazioni future. 1 2 3 4 5 12. Quando mi descrivono un fenomeno o un fatto, gradisco che me lo presentino esclusivamente in termini verbali, a voce o per iscritto. 1 13. Quando devo caratteristiche. 2 disegnare 1 3 un 2 4 oggetto, 3 5 ripeto 4 mentalmente le sue 5 14. Mi piace risolvere giochi enigmistici di tipo verbale come le parole crociate, gli anagrammi, i crittogrammi, ecc. 1 2 3 4 5 15. Quando devo recarmi con i mezzi di trasporto in un luogo noto, mi creo nella mente l’immagine dell’itinerario da compiere e il percorso che percorrerò con i vari mezzi. 1 2 3 4 5 16. Quando studio cerco di fissare nella mente le espressioni verbali relative alla situazione – per esempio un fenomeno fisico, un fatto storico, un ambiente geografico – che è descritta nel testo. 1 2 3 4 5 17. Dopo aver ascoltato la descrizione relativa ad una persona che non conosco, ricordo l’immagine che mi sono fatto del suo aspetto. 1 2 3 4 5 18. Quando devo memorizzare qualcosa, cerco di formare immagini o associazioni di immagini. 1 2 3 4 5 37 SCALA DI ABSORBTION (TAS) di Tellegen 1. A volte sento ed avverto le cose come quando ero un bambino. 1 2 3 4 5 2. So destreggiarmi notevolmente dal linguaggio eloquente a quello poetico. 1 2 3 4 5 3. Mentre guardo un film, uno spettacolo alla TV, o un gioco, posso essere così coinvolto che mi dimentico di me e di ciò che mi circonda ed avverto la storia come se fosse reale e come se stessi partecipando ad essa. 1 2 3 4 5 4. Se guardo fissa un'immagine e poi guardo lontano da essa, a volte "vedo" un'immagine dell'immagine quasi come se stessi ancora guardandola. 1 2 3 4 5 5. A volte mi sento come se la mia mente possa avvolgere il mondo intero. 1 2 3 4 5 6. Mi piace guardare il cambiamento delle figure delle nubi nel cielo. 1 2 3 4 5 7. Se desidero posso immaginare (o sognare ad occhi aperti) alcune cose così vividamente che mantengono la mia attenzione come fanno un buon film o una storia. 1 2 3 4 5 8. Penso di conoscere realmente cosa intendono certe persone quando parlano di esperienze mistiche. 1 2 3 4 5 9. A volte “vado al di fuori” del mio solito essere ed avverto una condizione interamente differente di essere. 1 2 3 4 5 38 10. Trame -- quale la lana, la sabbia, il legno -- a volte mi ricordano dei colori o della musica. 1 2 3 4 5 11. A volte avverto le cose come fossero doppiamente reali. 1 2 3 4 5 12. Quando ascolto della musica posso essere così preso da essa che non noto nient’altro. 1 2 3 4 5 13. Se lo desiderassi potrei immaginare che il mio corpo è così pesante che non potrei spostarlo neanche se lo volessi. 1 2 3 4 5 14. Posso percepire spesso la presenza di un'altra persona prima di vederla relamente 1 2 3 4 5 15. Il crepitio e le fiamme di un fuoco di legno stimolano la mia immaginazione 1 2 3 4 5 16. E’ possibile che io sia completamente immerso nella natura o nell'arte e ritenga che il mio stato di coscienza sia stata temporaneamente alterata in qualche modo. 1 2 3 4 5 17. Colori differenti hanno per me significati distintivi e particolari. 1 2 3 4 5 18. Posso vagare fuori dai miei pensieri mentre faccio un'operazione automatica e realmente mi dimentico che sto facendo l'operazione per poi trovarmi poco dopo ad averla completata. 1 2 3 4 5 19. Posso a volte ricordare determinate esperienze precedenti nella mia vita con tali chiarezza e vividezza che è come riviverle o quasi. 1 2 3 4 5 39 20. Le cose che potrebbero sembrare insignificanti ad altri hanno spesso significato per me. 1 2 3 4 5 21. Recitando un’opera teatrale penso di poter realmente sentire le emozioni del personaggio e di trasformarmi in lui/lei per un momento, dimenticando sia me stesso che il pubblico. 1 2 3 4 5 22. I miei pensieri non si presentano spesso come parole ma come immagini visive. 1 2 3 4 5 23. Colgo spesso il piacere nelle piccole cose (come la stella a cinque punte che compare quando tagliate una mela attraverso il centro o i colori nelle bolle del sapone). 1 2 3 4 5 24. Nell'ascoltare la musica dell'organo o altra musica potente a volte mi sento come se mi stessi sollevando in aria. 1 2 3 4 5 25. A volte posso cambiare il rumore in musica dal modo con cui ascolto. 1 2 3 4 5 26. Alcuni dei mie ricordi più vividi sono richiamati alla memoria dai profumi e dagli odori. 1 2 3 4 5 27. Una certa musica mi ricorda delle immagini o dei disegni che cambiano colore. 1 2 3 4 5 28. So spesso che cosa qualcuno sta per dire prima che lui o lei lo dica. 1 2 3 4 5 40 29. Ho spesso "ricordi fisici"; per esempio, dopo aver nuotato posso sentirmi come se fossi ancora nell’acqua. 1 2 3 4 5 30. Il suono di una voce può essere così affascinante che posso solo continuare ad ascoltarla. 1 2 3 4 5 31. Sento occasionalmente in qualche modo la presenza di qualcuno che non è fisicamente li. 1 2 3 4 5 32. A volte i pensieri e le immagini vengono a me senza il minimo sforzo da parte mia. 1 2 3 4 5 33. Trovo che odori differenti abbiano colori differenti. 1 2 3 4 5 34. Posso essere profondamente smosso da un tramonto. 1 2 3 4 5 41 RISOLUZIONE DI PROBLEMI Qui di seguito le verranno proposti una serie di problemi. Avrà a disposizione non più di cinque minuti di tempo per risolvere ciascun problema. La invitiamo a scrivere esclusivamente la risposta utilizzando gli appositi spazi. Al termine di ogni problema le verrà chiesto di descrivere il procedimento che ha utilizzato per arrivare alla risposta e verrà invitato a rispondere ad una serie di domande. PROBLEMA 1 Un mattone pesa 1 Kg più mezzo mattone. Qual è il peso del mattone? __________________ PROBLEMA 2 Ci sono due corde. Ognuna di esse brucia in un’ora esatta Come è possibile calcolare 45 minuti? _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ ______________________ PROBLEMA 3 Avete a disposizione due taniche inizialmente vuote la cui capacità è rispettivamente di 3 e 5 litri. Avendo a disposizione tutta l’acqua che desiderate, e potendo riempire e vuotare le taniche, oltre che potere trasferire acqua da una all'altra, dovete mettere esattamente 4 litri di acqua dentro la tanica da 5. Come bisogna procedere? _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ ____________________________________________ 42 PROBLEMA 4 Un contadino, ogni settimana va al mercato per vendere le carote che ha coltivato. Il suo carro può trasportare 200 Kg di carote; il contadino sa che il suo cavallo, per trasportare il carro, mangia 1 Kg di carote ogni Km. Il primo mercato dista 200 Km Quante carote riesce a vendere il contadino quando arriva al mercato sapendo che egli ne ha coltivate 500 Kg? _____________________________________________________________________ ___________ PROBLEMA 5 Si ha una bilancia a due piatti, e nove monete, una delle quali è leggermente più pesante delle altre. Qual è il numero minimo di pesate per stabilire qual è? _____________________________________________________________________ ___________ 43