immagini mentali, immagini mentali, stili di pensiero stili di

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immagini mentali, immagini mentali, stili di pensiero stili di
Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano
Facoltà di Psicologia
IMMAGINI MENTALI,
STILI DI PENSIERO
E
RISOLUZIONE DI PROBLEMI
Corso di laurea in Scienze e tecniche psicologiche
Metodi e tecniche di analisi della comunicazione e dei
processi cognitivi
Docente: Prof.ssa Michela Balconi
Laura Ardenghi
3104742
Anno Accademico 2004-2005
INDICE
Abstract
pag. 3
1. Premesse teoriche
1.1 Le immagini mentali
1.2 Le immagini mentali e il problem solving
pag. 4
pag. 5
1.3 Differenze individuali nel ricorso alle immagini mentali
pag. 11
1.4 Absorption
pag. 12
2. Obiettivi e ipotesi di lavoro
pag. 14
3. Metodo
3.1 Campione
pag. 15
3.2 Strumenti
pag. 15
3.3 Procedura di somministrazione
pag. 18
4. Percorso di analisi
4.1 Descrizione dei protocolli raccolti
pag. 19
4.2 Analisi di dati: verifica delle ipotesi
pag. 22
Discussione
pag. 26
Bibliografa
pag. 28
Allegato
pag. 31
2
ABSTRACT
Questo progetto di ricerca si propone di indagare l’influenza delle immagini
mentali nella risoluzione di problemi. In particolare, partendo dal presupposto teorico
secondo cui le immagini mentali possono aiutare i soggetti a risolvere i problemi, si
vuole valutare se lo stile cognitivo (in particolare la tendenza alla visualizzazione o
alla verbalizzazione), entra in gioco nelle situazioni di risoluzione di problemi.
A
questo scopo si è scelto di somministrare a 38 soggetti con un’età compresa tra i 20
e i 40 anni il Verbalizer-Visualizer Questionnaire (VVQ) e il Questionario sulle
Strategie Visive e Verbali (QSVV). Sono stati inoltre scelti cinque problemi da
sottoporre agli stessi soggetti.
L’altro proposito di questa ricerca è quello di indagare la presenza di possibili e
ulteriori caratteristiche dello stile cognitivo che entrano in gioco nella risoluzione di
problemi e che non sono prese in considerazione da QSVV e VVQ. A questo proposito
si è scelto di somministrare ai soggetti anche la Tellegen Absorption Scale (TAS), uno
strumento
che
misura
la
tendenza
della
capacità
attentiva
di
diventare
completamente coinvolti in uno specifico oggetto d’attenzione, che può essere uno
stato d’animo così come un suono, il ricordo di un avvenimento o un aspetto di se
stessi.
L’analisi dei dati ha evidenziato che i problemi che abbiamo sottoposto al
nostro campione non sono facilitati in modo significativo da uno stile cognitivo
piuttosto che un altro; inoltre il tempo impiegato dai soggetti nel risolvere i problemi
non varia significativamente a seconda dello stile cognitivo e del tipo di problema.
E’ stato infine rilevato che i livelli di absorption sono rilevanti nella soluzione di
problemi ed in particolare che i medium absorption risolvono un maggior numero di
problemi.
3
PREMESSE TEORICHE
1.1 Le immagini mentali
Nell’ambito della psicologia cognitiva si riconosce che la mente umana dispone
di varie forme o sistemi di rappresentazione delle informazioni. Una di queste forme
o sistemi è l’immagine mentale. In altre parole, noi abbiamo la possibilità di
raffigurarci mentalmente, in forma visiva, oggetti, situazioni o anche concetti astratti.
La natura delle immagini mentali è stata a lungo oggetto di dibattito. La
concezione più ingenua delle rappresentazioni iconiche è quella che è stata
denominata “picture theory”. Secondo questa teoria, le immagini mentali sono intese
come copie fotografiche della realtà. Tuttavia la visualizzazione mentale sembra
essere un’operazione molto più complicata, in quanto l’immagine mentale deve
ritrarre la realtà in una maniera più astratta di quanto faccia una copia fotografica.
L’immagine, in altre parole, dovrebbe essere una rappresentazione di tipo strutturale
in cui, attraverso l’indicazione di coordinate e relazioni spaziali, sono codificate le
proprietà essenziali o le caratteristiche salienti delle figure. (Shepard, 1978)
A partire dagli anni ’70 il dibattito si è appuntato soprattutto sulla questione se
l’immagine mentale sia una rappresentazione di tipo proposizionale o una
rappresentazione di tipo analogico. Infatti, alcuni autori, tra cui Pylyshyn (1981),
hanno sostenuto che sia le immagini mentali sia le espressioni verbali sono
rappresentate nella mente in un medesimo codice che permetterebbe di tradurre le
prime nelle seconde e viceversa. Secondo questa teoria, tale codice inter-lingua
sarebbe un codice altamente astratto nel quale le informazioni sarebbero trasformate
in proposizioni o liste di enunciati. In questa prospettiva l’immagine mentale sarebbe
un genere di rappresentazione privo di proprietà distinte da quella della codifica
linguistica. In questa prospettiva, le immagini mentali sono epifenomeni, cioè
sintomo di qualcos’altro, e più precisamente del funzionamento degli altri processo
cognitivi.
Viceversa, altri autori, tra cui Kosslyn (1983), hanno rivendicato i caratteri
peculiari delle rappresentazioni figurali, sottolineando il fatto che il codice di
rappresentazione mentale delle informazioni non è unico: esiste un secondo codice,
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con caratteristiche analogiche, deputato all’elaborazione e alla rappresentazione di
tutti gli input non linguistici.
Secondo Kosslyn le immagini mentali rivestono un ruolo facilitatorio nei processi di
pensiero in quanto mezzo di simulazione e di simbolizzazione. In quanto strumenti di
simulazione, le immagini permettono di anticipare mentalmente le operazioni reali e
le trasformazioni fisiche fornendone una rappresentazione interna che mantiene
corrispondenze analogiche con il mondo esterno. In quanto strumenti di
simbolizzazione, le immagini mentali stanno al posto di oggetti o eventi concreti,
sostituiti, nell’ambito dei procedimenti di pensiero, da segni convenzionali.
Nel primo caso le immagini si rivelano utili a motivo della possibilità da esse offerta di
visualizzare
mentalmente
alcune
conseguenze
della
situazione
che
la
rappresentazione in termini preposizionali non rende immediatamente evidenti. Nel
secondo caso, le immagini aiuterebbero il soggetto a manipolare mentalmente gli
elementi della situazione, favorendo - in quanto implicano un carico di memoria
inferiore rispetto ad altre forme di rappresentazione - l’elaborazione della struttura
della situazione e permettendo una rapida e agevole trasformazione degli elementi in
gioco.
Nel dibattito sulla natura dell’immagine mentale è possibile cogliere delle
perplessità in quanto le prove sperimentali non sono in grado di corroborare o
falsificare l’una delle due opposte tesi. Per questo motivo i ricercatori hanno iniziato a
privilegiare lo studio non tanto della natura dell’immagine mentale, quanto piuttosto
delle funzioni cognitive che l’immagine mentale può svolgere.
1.2 Le immagini mentali e il problem solving
Uno dei possibili significati funzionali dell’immagine mentale risiede nel
rapporto tra immagini e soluzione di problemi.
Nell’economia complessiva del lavoro cognitivo, infatti, esistono circostanze in cui
aspetti particolari dell’imagery1 possono risultare di una certa utilità: è questo il caso
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A questo proposito è necessaria una precisazione di tipo terminologico (Giusberti, 1991): in italiano non esiste
nessun termine che definisca esattamente il tipo di attività immaginativa che viene studiata nella psicologia dei
processi cognitivi. Il termine “immaginazione”, che ha il suo esatto corrispondente nella parola inglese
imagination, si riferisce a un’attività creativa, fantastica, libera da vincoli: è sostanzialmente il sogno ad occhi
aperti. Nella lingua inglese esiste un altro termine, imagery, che denota il processo cognitivo di rappresentazione
della realtà attraverso immagni mentali, cioè la capacità di raffigurarsi mentalmente oggetti percepiti, e quindi di
generare, esplorare e trasformare immagini mentali. Noi utilizzeremo dunque il termine inglese imagery o
attività immaginativa o funzione immaginativa, o ancora immaginare (ma non immaginazione), per riferirci al
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in cui le immagini mentali vengono utilizzate per raggiungere la soluzione di un
problema oppure in una scoperta scientifica o in una produzione creativa.
Sono state raccolte alcune interessanti testimonianze di artisti e scienziati che
confermano l’uso delle immagini nei procedimenti di pensiero finalizzati a trovare una
soluzione creativa o concettuale. La più famosa è sicuramente quella del chimico
tedesco Friedrich Kekulè, che da tempo studiava, senza arrivarne alla scoperta, la
conformazione molecolare del benzene. Un pomeriggio stava sonnecchiando di fronte
al fuoco quando gli apparve, nel dormiveglia, un’immagine bizzarra: “Gli atomi si
muovevano velocemente davanti a me (…) l’occhio della mia mente, reso più acuto
dall’apparire frequente di immagini di quel tipo, poteva distinguere strutture più
ampie di forme diverse: delle lunghe catene che si muovevano e si attorcigliavano
come dei serpenti. Improvvisamente uno di questi serpenti si afferrò la coda e
l’intera struttura cominciò, come in modo beffardo,a contorcersi davanti a me. Come
se fossi stato colpito da un’illuminazione, mi svegliai” (Shepard, 1988).
Questa immagine costituiva la soluzione del suo problema: la rivelazione della
struttura chiusa, ad anello esagonale, del benzene fu infatti una scoperta
rivoluzionaria nel campo della chimica organica.
La psicologia si è anche occupata di dimostrare l’uso della funzione
immaginativa nei procedimenti euristici del pensiero e la sua utilità.
Un primo punto importante è quello di mettere in evidenza quali sono le
caratteristiche, cioè le proprietà delle immagini mentali che sono potenzialmente
implicate nel corso della risoluzione di un problema, nel senso che possono essere
utilizzate con vantaggio nel processo solutorio.
Una qualità molto importante delle immagini è la somiglianza “strutturale” con
ciò che esse rappresentano della realtà: in questo caso, strutturale, non è da
intendersi come isomorficamente strutturale, cioè come una corrispondenza totale tra
l’oggetto reale, percepito, e la rappresentazione mentale, di tipo figurale, dell’oggetto
stesso, quanto piuttosto come una similitudine della struttura organizzativa di parti
degli oggetti rappresentati con gli oggetti della realtà e di relazioni fra di esse.
processo di rappresentazione figurale della realtà, e il termine “immagini mentali” per riferirci al prodotto di tale
processo di rappresentazione.
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Accanto a questa qualità, è molto importante anche quella dell’economia delle
immagini. La possibilità immaginativa di tenere attivi contemporaneamente, nello
schermo mentale, diversi particolari, caratteristiche o aspetti di un’immagine, o
addirittura diverse immagini, permette un lavoro cognitivo in parallelo, molto più
ricco e articolato, e meno faticoso, di quello necessario per utilizzare le sequenze
delle unità linguistiche che descrivono l’oggetto. In altri termini, la funzione
immaginativa permette di utilizzare contemporaneamente un numero d’informazioni
maggiore di quello che può venire utilizzato quando si attivano stringhe di tipo
linguistico.
La
terza
caratteristica
della
funzione
immaginativa
che
può
essere
estremamente utile in situazioni problemiche è la sua capacità di compiere
trasformazioni mentali del tutto analoghe a quelle che avvengono nella realtà. Le
immagini possono essere manipolate, ruotate e ispezionate.
I problemi su cui, tradizionalmente, si è studiato l’utilizzo delle immagini
mentali come strumento di facilitazione per il raggiungimento della soluzione possono
essere classificati, secondo Kaufmann (1990), nelle seguenti categorie: problemi di
struttura, problemi di trasformazione, problemi di aggiustamento (arrangement) e
problemi in cui vengono combinate queste caratteristiche.
I problemi di struttura sono, sostanzialmente, i problemi di inferenza
transitiva, cioè i sillogismi lineari e i ‘family relationship problems’ (ad es. “che
rapporto c’è tra una figlia e la sorella del marito della madre di suo padre?”).
I problemi di trasformazione sono compiti nei quali la soluzione prevede una
trasformazione di dati, elementi e quantità che vengono presentati nella parte iniziale
del problema: sono problemi analoghi al problema dei boccali, problemi matematici o
problemi in cui è necessario sostituire cifre con lettere o viceversa.
I problemi di aggiustamento (arrangement), di cui un anagramma potrebbe
essere un esempio tipico, sono caratterizzati da situazioni in cui è necessario
compiere un riordino di dati apparentemente disordinati, in funzione di un risultato
che possieda un significato autonomo.
La maggior parte dei problemi non rappresentano, in realtà, una forma “pura”
di una di queste tre categorie: molto frequentemente essi sono costituiti da
sovrapposizioni, incroci e combinazioni di ciascuna di queste caratteristiche.
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La funzione delle immagini mentali nel ragionamento, soprattutto deduttivo, è
stata studiata inizialmente nell’ambito dei cosiddetti problemi seriali a tre termini
(“three-term series problems”).
Si tratta di problemi la cui risoluzione implica ragionamenti di tipo sillogistico, in cui si
forniscono le premesse (ad es. “Alice è più alta di Maria; Elisabetta è più bassa di
Maria”) e si richiede di trarne la conclusione (nell’esempio citato: “Elisabetta è o non
è più alta di Alice?”). In queste situazioni si è notato come i soggetti tendano a
tradurre in una rappresentazione spaziale le informazioni disponibili e a leggere in
essa la risposta. L’immagine, quindi, svolgerebbe un ruolo facilitatorio accelerando, in
quanto codice più naturale per questo genere di problemi, il processo deduttivo.
Più precisamente, i soggetti si rappresenterebbero mentalmente l’informazione
contenuta nelle premesse del sillogismo attraverso dei simboli – punti, linee,
cerchietti, ecc.- di dimensioni corrispondenti ai rapporti descritti nelle premesse
stesse o disposti su vettori orientati in senso crescente o decrescente. Per esempio,
la premessa “Alice è più alta di Maria” verrebbe rappresentata con due aste, una più
alta dell’altra e corrispondenti, rispettivamente ad Alice e Maria. Sarebbero
soprattutto i soggetti dotati di buone abilità visivo-spaziali e quelli non ancora
addestrati all’esecuzione di tali prove che tenderebbero a rappresentarsi gli elementi
del sillogismo su delle coordinate di un ipotetico spazio mentale e a legger su di esse
la soluzione. Con la pratica, invece, i soggetti tendono a passare dall’iniziale codifica
spaziale a strategie di ragionamento a base verbale. (Per le differenze individuali
negli stili cognitivi, si parlerà più aventi).
Le immagini mentali possono ricoprire un ruolo non solo nel ragionamento
deduttivo - in cui si può giungere alle conclusioni anche soltanto attraverso regole
logiche - ma anche quando si tratta di trovare la risposta a compiti aperti, per la cui
soluzione non si può ricorrere a schemi consolidati di pensiero. Si è soliti attribuire il
nome
di
“problem
solving”
alle
situazioni
che
richiedono
una
completa
riorganizzazione dei dati di partenza e la scoperta di una risposta che non sia
immediatamente disponibile o che non sia raggiungibile soltanto attraverso
l’applicazione di un algoritmo.
8
In questo genere di situazioni le immagini potrebbero risultare utili in quanto
permetterebbero di rappresentare dettagli o particolari del problema che la codifica
verbale o logica, essendo più astratta non ritrascrive.
Se queste sono alcune delle caratteristiche che fanno delle immagini mentali
uno strumento potenzialmente utile nei processi solutori, la letteratura non è tuttavia
unanime nel confermare costantemente la loro efficacia nella soluzione dei problemi.
Durndell e Wetherick (1976) non trovarono correlazioni tra capacità di
risolvere un problema strumentale e lividezza dell’immagine mentale e anche in età
evolutiva non è provata una correlazione tra abilità solutoria di problemi di vario
genere e capacità di visualizzazione mentale di particolari oggetti (Antonietti, 1988).
La soluzione di problemi è collegata invece a capacità immaginative di tipo solistico,
quale quella di combinare mentalmente più figure o di trasformare in modo
simultaneo immagini mentali di oggetti tridimensionali. (Antonietti, Barolo e Masini,
1988)
Le ricerche sopra citate sono studi di tipo correlazionale, utili a stabilire
rapporti tra capacità di problem solving e capacità immaginative, ma insufficienti a
dimostrare che è proprio la visualizzazione mentale a favorire la soluzione di
problemi. Ricerche sperimentali provano invece direttamente che la visualizzazione
mentale può favorire la soluzione di problemi. Davè (1979) ha descritto che alcuni
soggetti, ai quali era stato impartito attraverso suggestione post-ipnotica, l’ordine di
compiere per una settimana sogni in cui comparissero immagini associate a problemi
esistenziali o lavorativi lamentati dagli stessi soggetti, risolsero tali problemi con
frequenza superiore a soggetti che avevano ricevuto aiuti psicologici a base verbale.
Jausovec (1989) ha trovato che individui ai quali veniva presentata una situazione
problemica e che quindi erano invitati a rilassarsi e a visualizzare gli elementi del
problema miglioravano le proprie prestazioni rispetto a gruppi sottoposti ad altri
trattamenti. Sulla base di questi risultati si può ritenere che le rappresentazioni
visivo-spaziali permettano di elaborare in modo flessibile i termini del problema
facilitando la ristrutturazione del campo problemico. In tal modo si possono produrre
combinazioni, rovesciamenti e trasformazioni dei contenuti che talvolta possono
suggerire utili insight.
9
Negli studi sopra citati la visualizzazione mentale è stata compiuta secondo
modalità
predefinite,
senza
porre
i
soggetti
nella
condizione
di
produrre
spontaneamente le immagini e di trasformarle liberamente. Tuttavia, sono queste
ultime le situazioni che paiono più vicine ai contesti quotidiani o scolastici in cui
l’individuo, quando si trova ad affrontare un problema, deve generare da se stesso
eventuali immagini mentali che lo possano aiutare nel ragionamento. In alcuni
esperimenti si è mostrato che l’azione facilitatoria della visualizzazione non si rivela
soltanto nelle condizioni in cui questa venga prodotta dopo la presentazione della
prova di problem-solving e secondo le direttive dello sperimentatore, ma anche nella
condizione in cui si prodotta prima e in modo non guidato (Antonietti, Cerana e
Scafidi, 1994).
Dai dati delle ricerche citate e dalle considerazioni svolte si ricava che le
immagini mentali possono rivestire una funzione euristica nel problem-solving
soltanto se permettono di ritrarre gli aspetti globali e strutturali del campo
problemico anziché gli aspetti di dettaglio. Inoltre, pare necessario che tali
rappresentazioni comportino vantaggi per quanto riguarda il carico mentale e la
facilità di elaborazione rispetto ad altre forme di codifica. Infine, il loro impiego deve
garantire soprattutto la flessibilità di trasformazione al fine di compiere agevolmente
le operazioni di riorganizzazione richieste dal problema. Da ciò sembra, in
conclusione, che le immagini mentali si rivelino particolarmente utili nelle fasi iniziali
del processo di problem-solving (Kaufmann,1990), ossia nella fase in cui:
-
Occorre tenere in considerazione l’intero campo problemico, non essendo
ancora chiaro quali siano gli elementi rilevanti per la soluzione;
-
Si tratta di cogliere la struttura essenziale del campo, trascurando i particolari
inutili o fuorvianti;
-
È più proficuo esplorare contemporaneamente varie direzioni di ricerca
anziché intraprenderne una soltanto;
-
È bene evitare di fissarsi sulle funzioni e sulle relazioni date ma, mantenendo il
campo cognitivo fluido, prospettare trasformazioni e ricombinazioni anche
inusuali.
Oltre a questi contributi, un ruolo facilitatorio delle immagini mentali nel
problem-solving è prospettato da Kanizsa. Questi, nel trattare della fissità funzionale,
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osserva che essa è talvolta determinata dalla “mancanza di un modello di ricerca
percettivo, cioè di un’anticipazione relativa a proprietà percettive dell’oggetto critico
(ossia dell’oggetto che potrebbe condurre alla soluzione se impiegato, attraverso il
superamento della fissità funzionale, in modo inusuale). Se devo cercare qualcosa
con cui piantare un chiodo nella parete, questa anticipazione funzionale suscita
subito l’immagine visiva di un martello o di un oggetto simile a un martello. Si
realizza cioè una trasformazione in termini percettivi che mi aiuterà molto nella
ricerca”, (Kanizsa, 1973, pp 64-65). Anche Petter, per il quale formulare un problema
equivale a “rendere figura certi pensieri” , sottolinea il fatto che è compito
dell’immaginazione condurre il soggetto al di là delle rappresentazioni abituali e di
indurlo a prospettare i diversi possibili significati, impieghi o disposizioni degli
elementi del problema. L’immagine mentale, avrebbe una valenza euristica in quanto
permetterebbe di spezzare le strutture dominanti e di ricostruirne altre, a prima vista
meno evidenti ma in realtà più produttive (Petter, 1973).
1.3 Differenze individuali nel ricorso alle immagini mentali
L’impiego dell’immagine mentale nell’ambito dei processi di pensiero dipende
in parte dalle caratteristiche dei contenuti che dobbiamo elaborare o dalle specifiche
richieste dei compiti che affrontiamo. Un altro elemento che determina l’eventuale
ricorso
all’immagine
mentale
è
costituito
dalle
differenze
individuali:
le
rappresentazioni di tipo immaginativo sono potenzialmente presenti in tutte le
persone, ma queste differiscono tra loro a riguardo della misura in cui possiedono e
utilizzano le risorse intellettive fornite dall’immagine mentale. Accade così che in
genere gli individui mutano le proprie strategie di memorizzazione, apprendimento,
ragionamento e decisione secondo le caratteristiche degli stimoli e del contesto;
tuttavia, vi sono alcuni – detti “visualizzatori” – che prediligono l’impiego di immagini
mentali e altri – detti “verbalizzatori” – che invece si basano prevalentemente su
rappresentazioni linguistiche o astratte (Richardson, 1977).
L’ipotesi che alcuni individui tendano ad usare più di altri le immagini visive fu
presa in considerazione fin fai tempi di Galton (1883), il quale costruì il primo
strumento per esaminare le differenze individuali nell’immagine mentale. Egli mise a
punto un questionario in cui i soggetti dovevano immaginare eventi di carattere
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autobiografico o scene di vita quotidiana e valutare la nitidezza e la vividezza della
figura mentale che si erano costruiti.
A partire da questo primo studio sono state costruite scale di valutazione
dell’attività immaginativa, come il Questionnaire upon Mental Imagery di Betts (1909)
e il Vividness of visual Imagery Questionnaire (VVIQ) di Marks (1973). Questi
strumenti, in cui si chiede al soggetto di formarsi un’immagine mentale relativa a una
scena data, sono volti a valutare la vividezza dell’immagine, ossia quanto
quest’ultima sia simile a una reale esperienza percettiva, e quindi quanto sia nitida,
precisa, ricca di dettagli.
Si è anche cercato di valutare la tendenza a impiegare le immagini mentali
nelle attività cognitive. A tal fine sono stati costruiti questionari che richiedono al
soggetto di stimare quanto frequentemente gli capiti di seguire strategie di tipo visivo
nell’esecuzione di vari compiti (memorizzare, risolvere un problema, prendere una
decisione, ecc.). In realtà alcuni di questi strumenti, come l’Individual Differences
Questionnaire
(IDQ)
(Paivio
e
Harshman,
1983)
o
il
Verbalizer-Visualizer
Questionnaire (VVQ) (Richardson, 1977), oltre a comprendere item relativi ad
abitudini e preferenze per l’uso della visualizzazione mentale, valutano anche la
qualità delle rappresentazioni e strategie visive e/o l’abilità nel loro impiego. La
rilevazione della sola tendenza alla visualizzazione mentale è invece perseguita dal
Questionario sulle Strategie Visive e Verbali (QSVV) (Antonietti e Giorgetti, 1993).
Sembra importante distinguere la qualità dell’immagine mentale (vividezza,
ecc.), l’abilità di trasformarla (spostarla, ruotarla, ecc.) e l’abitudine di usarla. Infatti,
come suggeriscono considerazioni teoriche e dati sperimentali, la qualità delle
immagini e le capacità nel loro impiego non si accompagnano necessariamente solo
all’uso di queste forme di rappresentazione nelle attività cognitive. In altre parole:
una persona può essere in grado di crearsi immagini mentali molto vivide ed essere
particolarmente abile nel trasformarle, ma fare ricorso ad esse piuttosto raramente
nei propri processi cognitivi.
1.4 Absorption
Un ulteriore costrutto indagato nel nostro progetto di ricerca è l’absorption,
un’importante variabile cognitiva e di personalità che è vista come “uno stato di
ricettività o apertura alle esperienze, intesa come prontezza nell’essere sottoposto a
12
qualsiasi evento sperimentale, sensoriale o immaginato che può accadere, con una
tendenza a soffermarsi, piuttosto che andare oltre, le esperienze in se stesse e gli
oggetti che rappresentano” (Tellegen, 1981). Essere assorbiti in modo profondo in
certe esperienze e allontanarsi dalle esperienze irrilevanti, correla moderatamente
con la suscettibilità ipnotica (Tellegen & Atkinson, 1974), con i sogni ad occhi aperti
(Crawford, 1982) e con l’esperienza di coinvolgimento (Wild, Kuiken and Scopflocher,
1995), che è definita come l’esperienza di essere profondamente immerso o
impegnato in oggetti di attenzione quali attività, immagini o sentimenti.
Un altro importante componente del costrutto dell’absorption è la capacità di
essere altamente focalizzati sul processo attentivo. Per esempio, Davidson, Schwartz
and Rothman (1976) mostrarono, utilizzando l’EEG, che i partecipanti con un alto
livello di absorption erano molto più abili dei partecipanti con un basso livello di
absorption nel fare attenzione alle informazioni rilevanti e nell’inibire selettivamente
le informazioni irrilevanti. Come lo stesso Tellegen osservò (1981), gli individui con
un alto livello di absorption, sembrano avere una preferenza per un modo di essere
basato sull’esperienza, che significa che essi sono più facilmente immersi in
esperienze che li coinvolgono a livello attentivo.
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OBIETTIVI E IPOTESI DI LAVORO
Dalla letteratura di riferimento e dalle precedenti ricerche sono stati definiti i seguenti
obiettivi e le seguenti ipotesi:
Obiettivo 1
Verificare se, i diversi stili di pensiero, facilitano o meno la risoluzioni di certi
problemi.
Ipotizziamo in particolare che i primi due problemi siano facilitati dalla
visualizzazione (Problema 1: V1; Problema 2: V2), il quarto e il quinto dalla
verbalizzazione (Problema 4: A1; Problema 5: A2), mentre il terzo si collochi
ad un livello intermedio (Problema 3:M).
Obiettivo 2
Ci chiediamo se il tempo impiegato dai soggetti nel risolvere i problemi varia in modo
significativamente rilevante a seconda dello stile cognitivo dei soggetti stessi.
In particolare ipotizziamo che il tempo dei soggetti con un certo stile cognitivo
sia discriminante nella risoluzione di un certo problema secondo la distinzione
dei problemi come è stata precedentemente descritta.
Obiettivo 3
Ci chiediamo se ci sono caratteristiche che entrano in gioco nella risoluzione di
problemi e che non sono prese in considerazione da VVQ e QSVV. Verifichiamo se la
TAS (Tellegen Absorption Scale) possa fornirci elementi utili per rispondere a questa
domanda.
Ipotizziamo, a questo proposito, che il livello di Absorption sarà discriminante
nella risoluzione dei problemi.
Verifichiamo se e quali dei problemi sono influenzati da un certo livello di
absorption.
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METODO
Campione
Il totale dei soggetti a cui è stata sottoposta l’intera batteria di test sono 38, di
cui 16 femmine e 22 maschi e hanno un’età compresa tra 18 e 40 anni, con una
media di 23,79 anni.
La scolarità dei soggetti varia dal diploma di scuola media inferiore alla laurea.
In particolare il 76,3% dei soggetti possiede un diploma di scuola media superiore, il
10,5% dei soggetti possiede un diploma di scuola media inferiore o la laurea e il
2,6% un diploma universitario.
Sono state indagate anche l’abitudine e la propensione dei soggetti nella
risoluzione di giochi logici. In particolare, 27 soggetti (71,1%) non sono abituati alla
risoluzione di questi problemi mentre 11 soggetti (28,9) lo sono; a 18 soggetti
(47,4%) piace risolvere giochi logici, a 12 soggetti (31,6%) non piace ed a 8 soggetti
(21,1%) piace abbastanza.
Strumenti
La batteria di test che è stata somministrata ai soggetti (vd allegato 1)
comprende:
LA SCHEDA ANAGRAFICA
Nella scheda anagrafica è stato chiesto: l’età del soggetto, il sesso, la
scolarità, l’abitudine a risolvere giochi logici e il gradimento dei giochi stessi.
VERBALIZER-VISUALIZER QUESTIONNAIRE
(VVQ; A. Richardson, 1977)
Il VVQ è composto da 15 items che prevedono una risposta vero/falso. Questo
strumento è stato utilizzato per determinare se il soggetto è prevalentemente
“visualizzatore” o “verbalizzatore” nella risoluzione di problemi logici. Esso valuta
preferenza d’uso, efficacia e abilità d’impiego della verbalizzazione e preferenza
d’uso, efficacia e abilità di impiego della visualizzazione.
Il limite principale di questo test riguarda la dubbia adeguatezza dello
strumento per valutare la tendenza all’utilizzo di immagini mentali nei processi
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cognitivi, a causa dell’eterogeneità degli item. La tendenza alla visualizzazione è una
dimensione unitaria solo se riferita alle immagini di tipo onirico ma non a quelle del
pensiero vigile, che sono scarsamente rappresentate.
Per facilitare l’analisi dei dati abbiamo creato tre categorie di punteggi: con 0
abbiamo definito i VERBALIZZATORI (punteggio inferiore o uguale a 7); con 1, i
soggetti con uno STILE COGNITIVO MISTO (punteggio compreso tra 8 e 11 ) e con
2, i VISUALIZZATORI (punteggio superiore o uguale a 12).
QUESTIONARIO SULLE STRATEGIE VISIVE E VERBALI
(QSVV; Antonietti e Giorgetti, 1992)
Il QSVV è composto da 18 items che prevedono una risposta su una scala a
cinque punti in cui 1 corrisponde a valori molto bassi e 5 a valori molto alti.
Questo strumento è stato utilizzato per ottenere una misura della tendenza ad
utilizzare nei processi cognitivi rappresentazioni e strategie di tipo visivo, verbale o
entrambe. Esso valuta esclusivamente la preferenza d’uso o l’uso effettivo delle due
strategie, senza riferimenti all’abilità nell’impiego delle stesse.
Fornisce due indici distinti, uno per la verbalizzazione e uno per la
visualizzazione; la caratterizzazione degli individui come visualizzatori o verbalizzatori
dipende da eventuali differenze tra i due indici.
Anche in questo caso abbiamo categorizzato i punteggi. In particolare, 0
corrisponde ai soggetti VERBALIZZATORI (punteggio compreso tra -36 e 0); 1 ai
soggetti con STILE COGNITIVO MISTO (punteggio compreso 0 e 9 ) e 2 ai
VISUALIZZATORI (punteggio compreso tra 0 e +36).
TELLEGEN ABSORPTION SCALE
(TAS; Tellegen, 1982)
Questa scala è composta da 34 items che prevedono una risposta su una scala
Likert a cinque punti in cui 1 corrisponde a “mai” e 5 corrisponde a “sempre”.
Questo strumento valuta il livello di Absorbtion. Esso è inteso come una
disposizione di personalità ad avere episodi di attenzione “globale” che assorbono
tutte le risorse cognitive e percettive del soggetto, il quale ha la sensazione di
percepire la realtà in modo più profondo, con maggiore resistenza alle distrazioni e
una percezione accentuata del proprio sé.
16
I punteggi sono stati calcolati considerando la somma totale del valore
attribuito dal soggetto ad ogni item; il campione di standardizzazione prevede una
media di 80 e una deviazione standard di 18.
Anche in questo caso abbiamo categorizzato i punteggi: 0 LOW ABSORPTION;
1 MEDIUM ABSORPTION; 2 HIGH ABSORPTION.
CINQUE PROBLEMI LOGICI
Problema 1; V1 “ Un mattone pesa 1 Kg più mezzo mattone. Qual è il peso del
mattone?”
Problema 2; V2 “ Ci sono due corde. Ognuna di esse brucia in un’ ora esatta.
Come è possibile calcolare 45 minuti?”
Problema 3; M “ Avete a disposizione due taniche inizialmente vuote la cui
capacità è rispettivamente di 3 e 5 litri. Avendo a disposizione tutta l’acqua che
desiderate, e potendo riempire e vuotare le taniche, oltre che potere trasferire acqua
da una all’altra, dovete mettere esattamente 4 litri d’acqua dentro la tanica da 5.
Come bisogna procedere?”
Problema 4; A1 “Un contadino, ogni settimana va al mercato per vendere le
carote che ha coltivato. Il suo carro può trasportare 200 Kg di carote; il contadino sa
che il suo cavallo, per trasportare il carro, mangia 1 Kg di carote ogni Km. Il primo
mercato dista 200 Km. Quante carote riesce a vendere il contadino quando arriva al
mercato sapendo che egli ne ha coltivate 500 Kg ?”
Problema 5; A2 “Si ha una bilancia a due piatti, e nove monete, una delle
quali è leggermente più pesante delle altre. Qual è il numero minimo di pesate per
stabilire qual’è?”
2
2
Le soluzioni standard dei problemi sono le seguenti:
Problema 1: “Due Kg”
Problema 2: “Accendere 1 corda da entrambi i lati e l’altra solo ad un estremo. Una volta che la prima
è bruciata tutta, bruciare anche l’altro estremo della seconda corda.”
Problema3: “Riempire la tanica da cinque, svuotarla nella tre e così ci sono due litri avanzati nella
tanica da cinque. Buttare i tre litri della tanica da tre e mettere i due litri in quella da cinque. Riempire
la tanica da cinque, finire di riempire la tanica da tre e così nella tanica da cinque restano quattro
litri.”
Problema 4: “Le vende tutte. Perché dato che il contadino ne ha coltivate più di 500Kg, può dare i
200Kg di carote al cavallo prima di partire”
Problema 5: ”Il numero minimo di pesate è 2”
17
Per evitare l’effetto sequenza nella risoluzione dei problemi sono state
effettuate le permutazioni dei problemi stessi e ne sono state scelte dieci tra le
centoventi possibili:
V1 V2 M A1 A2 ; V2 V1 M A2 A1 ; A1 A2 M V1 V2 ; A2 A1 M V2 V1; M V1 V2 A1
A2 ;
M V2 V1 A2 A1 ; MV1 A1 V2 A2; V2 A2 V1 A1 M ; V1 M A1 V2 A2 ; A2 V1 A1 M V2
Oltre alla soluzione, per ciascun problema, è stata richiesta la spiegazione del
ragionamento che ha portato alla risoluzione e sono state anche proposte alcune
domande di debriefing:
“Hai usato delle immagini per risolvere il problema ?” (si/no)
“Quanto erano vivide da 1 a 5 ?”
“Erano colorate in bianco e nero ?”
“Quanto erano luminose da 1 a 5 ?”
“Erano statiche o in movimento ?”
Procedura di somministrazione
L’intero gruppo di test (VVQ,QSVV e TAS) e i cinque problemi, sono stati
sottoposti ad un soggetto alla volta spiegando le consegne qualora fosse richiesto.
Durante la risoluzione dei problemi è stato controllato e scritto il tempo
impiegato dal soggetto per la risoluzione di ogni singolo problema, sia che questa
fosse corretta o errata.
Infine il test veniva ritirato e i soggetti spiegavano le loro procedure di
risoluzione e rispondevano alle domande riguardanti l’utilizzo di immagini mentali.
18
PERCORSO DI ANALISI
Descrizione dei protocolli raccolti
La connotazione sperimentale di questa ricerca, ha richiesto un’analisi dei dati
di tipo quantitativo, effettuata avvalendosi dell’utilizzo del software statistico per la
ricerca in psicologia SPSS (Statistical Package for Social Science).
Attraverso l’analisi delle tabelle di frequenza è stato possibile rilevare che: il
problema 1 è stato risolto dal 51,4% dei soggetti; il problema 2 è stato risolto dal
18,9% dei soggetti; il problema 3 è stato risolto dal 32,4% dei soggetti; il problema
4 dal 16,2% e il problema 5 dal 29,7% dei soggetti.
Grafico 1. Il numero dei soggetti (su un totale di 37) che sono riusciti a risolvere i cinque problemi
19
20
12
15
11
7
Problema 1
6
Problema 2
Problema 3
10
Problema 4
5
Problema 5
0
Per verificare se esiste una differenza significativa nella difficoltà dei cinque
problemi (considerati come items di un test), si è deciso di utilizzare il test non
parametrico a misure ripetute (su un unico campione) Cochran Q in cui le variabili
categoriali prese in considerazione sono i cinque problemi.
Tabella 1. Output SPSS: test di Cochran Q
Valore
Non risolti
Risolti
PROB1
18
19
PROB2
30
7
PROB3
25
12
PROB4
31
6
PROB5
26
11
N
Cochran's Q
df
Asymp. Sig.
37
15,588
4
,004
19
I problemi sono significativamente diversi (valore Cochran Q: 15,588; sig. .004); in
particolare i problemi meno risolti sono il problema 2 e il problema 4.
Per quanto riguarda il tempo di risoluzione di ogni problema: il problema 1 è
stato risolto in media in 2,05 minuti; il problema 2 in 3,00 minuti; il problema 3 in
4,23 minuti; il problema 4 in 3,33 minuti e il problema 5 è stato risolto in media in
3,18 minuti.
Nel problema 1 il 45,9% dei soggetti ha utilizzato immagini mentali; nel
problema 2 il 67,6%; nel problema 3 il 77,8%; nel problema 4 il 70,3% e nel
problema 5 i soggetti che hanno utilizzato immagini mentali sono stati il 57,9% del
totale.
Grafico 2. Il numero dei soggetti che hanno utilizzato immagini mentali per risolvere i cinque problemi
30
20
25
17
28
26
22
10
Problema 1
Problema 2
Problema 3
Problema 4
Problema 5
0
Nel processo di risoluzione dei problemi, possiamo constatare che in generale i
soggetti che hanno utilizzato le immagini mentali, le hanno descritte:
Con valori medio-alti di vividezza (da una scala Likert da 1 a 5 = valori da 3 a
5); (vd. Tabella 2)
Con valori medi di luminosità (da una scala Likert da 1 a 5 = valore 3); (vd.
Tabella 3)
A colori (escluso il problema delle corde in cui il 64% dei soggetti ha utilizzato
immagini mentali in bianco e nero); (vd. Tabella 4)
In movimento (escluso il problema dei mattoni in cui il 72,2% dei soggetti ha
utilizzato immagini mentali statiche); (vd. Tabella 5)
20
Tabella 2. Percentuali dei valori di vividezza (su una scala Likert da 1 a 5) delle immagini mentali
utilizzate dai soggetti nel risolvere i cinque problemi.
PROBLEMA 1
PROBLEMA 2
PROBLEMA 3
PROBLEMA 4
PROBLEMA 5
Valori molto bassi
/
8%
3,6%
3,8%
8,7%
Valori bassi
/
8%
14,3%
11,5%
13%
Valori medi
33,3%
28%
32,1%
19,2%
26,1%
Valori alti
44,4%
28%
32,1%
53,8%
30,4%
Valori molto alti
22,2%
28%
17,9%
11,5%
17,4%
Tabella 3. Percentuali dei valori di luminosità (su una scala Likert da 1 a 5) delle immagini mentali
utilizzate dai soggetti nel risolvere i cinque problemi.
PROBLEMA 1
PROBLEMA 2
PROBLEMA 3
PROBLEMA 4
PROBLEMA 5
/
16%
7,1%
/
13%
Valori bassi
11,1%
8%
14,3%
15,4%
30,4%
Valori medi
50%
32%
39,3%
50%
30,4%
Valori alti
33,3%
32%
25%
30,8%
21,7%
Valori molto alti
5,6%
12%
14,3%
3,8%
/
Valori molto bassi
Tabella 4. Percentuali delle immagini (a colori o in bianco e nero) utilizzate dai soggetti nel risolvere i
cinque problemi.
PROBLEMA 1
PROBLEMA 2
PROBLEMA 3
PROBLEMA 4
PROBLEMA 5
Bianco e nero
33,3%
64%
25%
7,7%
43,5%
Colore
66,7%
36%
75%
92,3%
56,5%
Tabella 5. Percentuali delle immagini (statiche o in movimento) utilizzate dai soggetti nel risolvere i cinque
problemi.
PROBLEMA 1
PROBLEMA 2
PROBLEMA 3
PROBLEMA 4
PROBLEMA 5
Statiche
72,2%
44%
28,6%
15,4%
43,5%
Movimento
27,8%
56%
71,4%
84,6%
56,5%
Per quanto riguarda l’influenza del sesso dei soggetti nella risoluzione dei
problemi abbiamo rilevato: (vd Tabella 6)
Una tendenza generale, nella risoluzione corretta dei problemi, da parte dei
maschi
In particolare il problema 5 è stato risolto in percentuale significativamente
maggiore dai maschi.
21
Tabella 6. Differenza tra maschi e femmine nella risoluzione dei problemi: numero dei soggetti che hanno
risolto (1) o non hanno risolto (0) i problemi.
MASCHI (N=22)
FEMMINE (N=15)
Chi-quadrato
(1)
(0)
(1)
(0)
PROBLEMA 1
13
9
6
9
1,301 sig. ,254
PROBLEMA 2
3
19
4
11
,987 sig. ,320
PROBLEMA 3
7
15
5
10
,009 sig. ,923
PROBLEMA 4
3
19
3
12
,266 sig. ,606
PROBLEMA 5
10
12
1
14
6,423 sig. ,011
Analisi dei dati: verifica delle ipotesi
Ipotesi 1
Per valutare se i diversi stili di pensiero facilitino o meno la risoluzione di certi
problemi, è stato utilizzato il test chi-quadrato. Esso valuta la differenza tra
distribuzioni di frequenza fra due variabili categoriali, che in questo caso sono:
VVQclus, QSVVclus e TASclus (0,1,2) rispettivamente con i cinque problemi (si,no).
Nel nostro campione, i singoli problemi non sono significativamente
differenziati nella soluzione in base a uno stile cognitivo.
In generale però, per quanto riguarda il VVQ vi è una tendenza a risolvere i problemi
nei soggetti con uno stile verbalizzatore mentre per il QSVV, vi è una tendenza maggiore a
risolvere i problemi per i soggetti con uno stile cognitivo misto. (vd tabelle 7 e 8)
Tabella 7. VVQ Numero dei soggetti che hanno un determinato stile cognitivo (verbalizzatore, misto,
visualizzatore) e che hanno risolto correttamente i problemi
VVQ clus
Chi quadrato
Verbalizzatore
Misto
Visualizzatore
Problema 1
11
6
1
1,186 sig. ,533
Problema 2
3
3
0
,918 sig. ,632
Problema 3
8
4
0
2,413 sig. ,299
Problema 4
4
1
0
1,838sig. ,399
Problema 5
7
2
1
2,033 sig. ,362
22
Tabella 8. QSVV Numero dei soggetti che hanno un determinato stile cognitivo (verbalizzatore, misto,
visualizzatore) e che hanno risolto correttamente i problemi
QSVV clus
Chi quadrato
Visualizzatore
Misto
Verbalizzatore
Problema 1
3
10
6
,516 sig. ,773
Problema 2
1
5
1
1,099 sig. ,577
Problema 3
0
8
4
4,144 sig. ,126
Problema 4
1
5
0
3,090 sig. ,213
Problema 5
2
4
5
2,878 sig. ,237
Ipotesi 2
Per verificare se il tempo impiegato dai soggetti nel risolvere determinati
problemi è discriminante in modo significativo a seconda dello stile dei soggetti
stessi, è stato utilizzato il test non parametrico K campioni indipendenti KruskalWallis.
Sono state definite come variabili del test i tempi dei soggetti che hanno
risolto correttamente
i
problemi
per
ogni
problema e
come
variabile
di
raggruppamento QSVV (vd tabella 10) e poi VVQ (vd tabella 11).
Tabella 10. Output SPSS: test non parametrico Kruskal-Wallis per QSVV
TEMPO1
Chi-quadrato
TEMPO2
2,328
df
Sig. Asint.
TEMPO3
3,927
TEMPO4
,106
2,143
TEMPO5
1,824
2
2
1
1
2
,312
,140
,745
,143
,402
a Test di Kruskal Wallis
b Variabile di raggruppamento: QSVVCLUS
Ranghi
TEMPO1
QSVVCLUS
Verbalizzatore
Misto
Visualizzatore
Totale
TEMPO2
Numeros
ità
7
Rango medio
9,79
11
12,77
3
7,33
21
Verbalizzatore
1
7,00
Misto
5
4,00
Visualizzatore
1
1,00
Totale
7
23
TEMPO3
Verbalizzatore
4
6,50
7,22
Visualizzatore
Totale
9
13
5
1
6
Verbalizzatore
5
6,90
Misto
4
6,25
2
3,25
Misto
TEMPO4
TEMPO5
Totale
Misto
Visualizzatore
Totale
4,00
1,00
11
Per quanto riguarda il QSVV il tempo in cui è stato risolto ogni problema non è
discriminante in modo significativo per uno stile piuttosto che per un altro.
Tabella 11. Output SPSS: test non parametrico Kruskal-Wallis per VVQ
Chi-Square
TEMPO1
,249
TEMPO2
,196
TEMPO3
5,195
TEMPO4
,500
TEMPO5
1,787
2
1
1
1
2
,883
,658
,023
,480
,409
df
Asymp. Sig.
a Kruskal Wallis Test
b Grouping Variable: VVQCLU
Ranks
TEMPO1
VVQCLUS
Verbalizzatore
TEMPO3
TEMPO4
TEMPO5
12
Mean Rank
10,92
Misto
7
9,64
Visualizzatore
1
11,50
Total
TEMPO2
N
20
Verbalizzatore
3
3,83
Misto
3
6
9
3,17
Total
Verbalizzatore
Misto
4
3,50
Total
13
Verbalizzatore
Misto
4
1
Total
5
Verbalizzatore
7
2
1
Misto
Visualizzatore
Total
8,56
2,75
4,00
6,07
3,00
6,50
10
Per quanto riguarda il VVQ invece il tempo di risoluzione del problema numero
tre, discrimina significativamente (sig. ,023) nei soggetti con uno stile cognitivo
verbalizzatore (mean rank = 8,56)
24
Ipotesi 3
Per verificare se il livello di Absorption è discriminante nella risoluzione dei
problemi, è stato nuovamente utilizzato il test non parametrico K campioni
indipendenti Kruskal-Wallis. E’ stata definita come variabile del test PROBTOT (la
somma dei problemi risolti correttamente) e come variabile di raggruppamento
TASclus (0,1,2).
Tabella 12. Output SPSS: test non parametrico Kruskal-Wallis per TAS
PROBTOT
TASCLUS
Low
N
Medium
High
Total
4
Mean Rank
12,88
24
17,06
Chi-Square
9
26,89
df
PROBTOT
7,317
2
Asymp. Sig.
37
,026
Test Statistics(a,b)
a Kruskal Wallis Test
b Grouping Variable: TASCLUS
I livelli di Absorption risultano discriminanti nella risoluzione dei problemi (sig.
.026): in particolare i medium Absorption risolvono un maggior numero di problemi.
Per quanto riguarda l’influenza dei livelli di absorption nella risoluzione dei
problemi, possiamo notare una tendenza generale dei soggetti che sono riusciti a
risolvere i problemi verso un livello di absorption medio.
In particolare però, possiamo notare che il problema 2, è stato risolto in
numero significativamente maggiore (chi-quadrato 10,563 sig. ,005) da soggetti che
hanno un livello di Absorption alto. (vd tabella 9)
Tabella 9. TAS Numero dei soggetti che hanno un determinato livello di absorption (basso, medio, alto) e
che hanno risolto correttamente i problemi
TAS clus
Chi quadrato
Low
Medium
High
Problema 1
2
11
6
1,140sig. ,565
Problema 2
0
2
5
10,563 sig. ,005
Problema 3
0
7
5
4,233 sig. ,120
Problema 4
0
3
3
2,955 sig. ,228
Problema 5
1
7
3
,102 sig. ,950
25
DISCUSSIONE
Il presente studio si proponeva di indagare l’influenza dello stile cognitivo
(visualizzatore o verbalizzatore) nella risoluzione dei problemi.
L’ipotesi secondo la quale i diversi stili di pensiero facilitano la soluzione di
certi problemi, e in particolare nel nostro caso, che i primi due problemi siano
facilitati dalla visualizzazione, il quarto e il quinto dalla verbalizzazione, mentre il
terzo si collochi ad un livello intermedio, è stata confutata.
I risultati non sono infatti significativi e, la tendenza generale rilevata, è che i
soggetti che risolvono correttamente i problemi hanno prevalentemente uno stile
cognitivo verbalizzatore secondo il VVQ e misto secondo il QSVV.
Partendo dal presupposto teorico secondo cui visualizzazione e verbalizzazione
fanno parte di un’unica dimensione dicotomica; ovvero un individuo che privilegia il
codice visivo non necessariamente è poco dotato o scarsamente propenso all’uso del
codice verbale o viceversa, possiamo ipotizzare che la tendenza dei soggetti che
hanno risolto correttamente i problemi, di avere uno stile cognitivo misto, possa
dipendere dal fatto che, tale stile sia maggiormente efficace.
Anche la seconda ipotesi, secondo cui il tempo impiegato dai soggetti nel
risolvere i problemi varia in modo significativamente rilevante a seconda dello stile
cognitivo, ed in particolare che il tempo dei soggetti con un certo stile cognitivo sia
discriminante nella risoluzione di un certo problema secondo la distinzione dei
problemi come è stata precedentemente descritta, è stata in parte confutata. Infatti
solo nel problema numero tre (i secchi) il tempo discrimina significativamente ed in
particolare per i soggetti con uno stile cognitivo verbalizzatore.
E’ importante evidenziare il fatto che, nel nostro campione, già di per se non
particolarmente numeroso, il numero dei soggetti che hanno risolto correttamente i
problemi è in generale inferiore al numero di quelli che non sono riusciti a risolverli.
Questo potrebbe essere uno dei motivi per il quale la maggior parte delle nostre
analisi non si sono risultate significative.
Inoltre il fatto che i problemi non sono risultati facilitati da uno stile piuttosto
che un altro può dipendere dal fatto che i problemi non possono essere così
26
nettamente distinti. Infatti, come lo stesso Kaufmann (1990) dice, la maggior parte
dei problemi non rappresentano, in realtà, una forma “pura”: molto frequentemente
essi
sono
costituiti
da
sovrapposizioni,
incroci
e
combinazioni
di
diverse
caratteristiche.
Questo può anche essere spiegato con l’ipotesi di un’unica dimensione
dicotomica che rivela l’esistenza di due dimensioni autonome (una relativa alla
rappresentazione visiva e una relativa alla rappresentazione verbale) e che non
esclude l’esistenza di ulteriori dimensioni (ad esempio una dimensione relativa ad una
rappresentazione di tipo astratto).
Risultati più confortanti ci arrivano invece dalla verifica della terza ipotesi.
Infatti è stato rilevato che i livelli di absorption sono rilevanti nella risoluzione di
problemi ed in particolare che i medium absorption risolvono un numero maggiore di
problemi.
E’ stato anche verificato che non vi è una influenza significativamente diversa
dei livelli di absorption nella risoluzione di ogni problema eccetto che per il problema
numero due (le corde) che è stato risolto in numero significativamente maggiore da
soggetti con un livello di absorption alto.
Relativamente al nostro campione, possiamo pertanto concludere che, nella
risoluzione dei problemi, possono entrare in gioco non solo caratteristiche dello stile
cognitivo prese in considerazione da QSVV e VVQ ma anche elementi ulteriori quali
una particolare disposizione di personalità definita appunto “Absorption”.
Tale disposizione infatti, come è stato evidenziato da precedenti ricerche
(Davidson, Schwartz & Rothman, 1976), è caratterizzata dalla capacità di essere
altamente focalizzati sul processo attentivo il che potrebbe essere il motivo
dell’influenza del livello di absorption nella risoluzione dei problemi.
27
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569-579
30
ALLEGATO
SCHEDA ANAGRAFICA
Codice _________________
Età ____
Sesso
Scolarità
____
__________________________________________________
E’ abituato a risolvere giochi logici? (quelli che si trovano ad es. nelle
riviste di enigmistica)
 SI  NO
Le piacciono i giochi di logica?
 SI  ABBASTANZA  NO
31
Innanzi tutto la ringraziamo per la sua disponibilità.
Il test che le stiamo per proporre rientra all’interno di un progetto che riguarda il
corso di “Metodi e tecniche di analisi dei processi cognitivi”.
Questo progetto si propone di studiare la correlazione tra i processi di risoluzione di
problemi analogici e lo stile di pensiero visualizzatore o verbalizzatore.
Il test si compone di 4 parti. Le prime tre richiedono semplicemente di rispondere ad
alcune affermazioni o quesiti, mentre il quarto richiede di risolvere alcuni semplici
problemi di logica.
La invitiamo a leggere attentamente le indicazioni riportate all’inizio di ogni test e le
ricordiamo che lo scopo di questo lavoro, non è quello di valutare le vostre abilità
intellettive o capacità a carattere psicologico, bensì di indagare l’eventuale presenza
di un particolare stile di pensiero, le vostre preferenze, opinioni e abitudini.
BUON LAVORO!
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“VERBALIZER-VISUALIZER QUESTIONNAIRE” (VVQ)
di A. Richardson
«Legga con attenzione ciascuna delle affermazioni sotto riportate.
Per ogni affermazione croci –facendo riferimento alle Sue preferenze, alle Sue
opinioni e a quanto da Lei abitualmente compiuto- la risposta ‘vero’ o ‘falso’».
1. Mi piace compiere lavori che richiedono l’uso di parole
VERO
2.
FALSO
I miei sogni ad occhi aperti sono talvolta così vividi da avere la sensazione di
vivere realmente la scena che sto immaginando.
VERO
FALSO
VERO
FALSO
3. Mi piace imparare nuove parole.
4. Riesco facilmente a trovare sinonimi di parole.
VERO
FALSO
5. Le mie capacità di immaginazione visiva sono superiori alla media.
VERO
FALSO
VERO
FALSO
VERO
FALSO
6. Sogno raramente.
7. Leggo piuttosto lentamente.
8. Trovo difficile, chiudendo gli occhi, costruirmi un’immagine mentale del volto di
un amico.
VERO
FALSO
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9. Credo che nessuno riesca a pensare in termini di immagini.
VERO
FALSO
10. Preferisco leggere le istruzioni su come fare qualcosa piuttosto che avere
qualcuno che me lo mostri.
VERO
FALSO
VERO
FALSO
11. I miei sogni sono estremamente vividi.
12. Ho una fluidità nell’usare le parole superiore alla media.
VERO
FALSO
13. I miei sogni ad occhi aperti sono piuttosto indistinti e sfuocati.
VERO
FALSO
14. Passo pochissimo tempo a cercare di arricchire il mio vocabolario.
VERO
FALSO
15. Il mio pensiero spesso è costituito da immagini mentali.
VERO
FALSO
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“QUESTIONARIO
SULLE STRATEGIE VISIVE E VERBALI” (QSVV)
di Antonietti e Giorgetti
«Legga con attenzione ciascuna delle affermazioni riportate nelle pagine successive.
Tutte le affermazioni sono diverse anche se alcune a prima vista possono sembrare
identiche.
Per ogni affermazione stabilisca in che misura è Sua abitudine compiere quanto da
essa descritto. A tal fine, attribuisca a ciascuna affermazione un punteggio da 1 a 5
secondo la seguente scala:
punteggio 1 = corrisponde a valori molto bassi
punteggio 2 = corrisponde a valori bassi
punteggio 3 = corrisponde a valori medi
punteggio 4 = corrisponde a valori alti
punteggio 5 = corrisponde a valori molto alti
Segni sulla scala riportata sotto a ciascuna affermazione la casella che corrisponde
alla Sua risposta.
Tenga presente che l’abitudine o la mancanza di abitudine a compiere ciò che è
descritto in ciascuna domanda non hanno nessun rapporto con le abilità intellettive .
Ogni stile di pensiero ha una propria validità e non vi è nessuna graduatoria di merito
al riguardo».
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1. Dovendo memorizzare un numero telefonico mi raffiguro nella mente le
sue cifre.
1
2
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4
5
2. Quando ascolto o leggo qualche parola particolare, mi vengono in mente
immagini che si riferiscono a quella parola.
1
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5
3. Quando richiamo dei contenuti memorizzati, mi tornano alla mente le
parole esatte con cui essi erano riportati nel testo.
1
2
3
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5
4. Dovendo utilizzare o mettere in funzione un oggetto o uno strumento,
preferisco avere a disposizione una sequenza di illustrazioni che spieghi le
operazioni da compiere.
1
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5
5. Spesso trovo la soluzione di un problema usando formule matematiche,
principi logici o concetti astratti.
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5
6. Quando qualcuno mi racconta qualcosa, mi si imprimono in mente le
immagini visive di quanto mi sta riferendo.
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5
7. Prima di addormentarmi, mi capita di ripetere mentalmente fatti della
giornata.
1
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5
8. Non mi ricordo dove ho posato un oggetto. Visualizzo mentalmente le
azioni che ho compiuto in precedenza o i luoghi in cui sono stato al fine di
individuare il possibile posto in cui è ora l’oggetto.
1
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5
9. Quando devo andare in un luogo che non so dove si trovi e chiedo
informazioni ad un passante, memorizzo le informazioni verbali che il
passante mi dà.
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10. Quando leggo un racconto, immagino visivamente la situazione e i
personaggi descritti.
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5
11. Mi capita di compiere mentalmente dei discorsi su situazioni future.
1
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4
5
12. Quando mi descrivono un fenomeno o un fatto, gradisco che me lo
presentino esclusivamente in termini verbali, a voce o per iscritto.
1
13. Quando devo
caratteristiche.
2
disegnare
1
3
un
2
4
oggetto,
3
5
ripeto
4
mentalmente
le
sue
5
14. Mi piace risolvere giochi enigmistici di tipo verbale come le parole crociate,
gli anagrammi, i crittogrammi, ecc.
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2
3
4
5
15. Quando devo recarmi con i mezzi di trasporto in un luogo noto, mi creo
nella mente l’immagine dell’itinerario da compiere e il percorso che
percorrerò con i vari mezzi.
1
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5
16. Quando studio cerco di fissare nella mente le espressioni verbali relative
alla situazione – per esempio un fenomeno fisico, un fatto storico, un
ambiente geografico – che è descritta nel testo.
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5
17. Dopo aver ascoltato la descrizione relativa ad una persona che non
conosco, ricordo l’immagine che mi sono fatto del suo aspetto.
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5
18. Quando devo memorizzare qualcosa, cerco di formare immagini o
associazioni di immagini.
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SCALA DI ABSORBTION (TAS)
di Tellegen
1. A volte sento ed avverto le cose come quando ero un bambino.
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5
2. So destreggiarmi notevolmente dal linguaggio eloquente a quello poetico.
1
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3. Mentre guardo un film, uno spettacolo alla TV, o un gioco, posso essere così
coinvolto che mi dimentico di me e di ciò che mi circonda ed avverto la storia
come se fosse reale e come se stessi partecipando ad essa.
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4. Se guardo fissa un'immagine e poi guardo lontano da essa, a volte "vedo"
un'immagine dell'immagine quasi come se stessi ancora guardandola.
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5. A volte mi sento come se la mia mente possa avvolgere il mondo intero.
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6. Mi piace guardare il cambiamento delle figure delle nubi nel cielo.
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7. Se desidero posso immaginare (o sognare ad occhi aperti) alcune cose così
vividamente che mantengono la mia attenzione come fanno un buon film o
una storia.
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5
8. Penso di conoscere realmente cosa intendono certe persone quando parlano
di esperienze mistiche.
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9. A volte “vado al di fuori” del mio solito essere ed avverto una condizione
interamente differente di essere.
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10. Trame -- quale la lana, la sabbia, il legno -- a volte mi ricordano dei colori o
della musica.
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11. A volte avverto le cose come fossero doppiamente reali.
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12. Quando ascolto della musica posso essere così preso da essa che non noto
nient’altro.
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13. Se lo desiderassi potrei immaginare che il mio corpo è così pesante che non
potrei spostarlo neanche se lo volessi.
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14. Posso percepire spesso la presenza di un'altra persona prima di vederla
relamente
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15. Il crepitio e le fiamme di un fuoco di legno stimolano la mia immaginazione
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16. E’ possibile che io sia completamente immerso nella natura o nell'arte e
ritenga che il mio stato di coscienza sia stata temporaneamente alterata in
qualche modo.
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17. Colori differenti hanno per me significati distintivi e particolari.
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18. Posso vagare fuori dai miei pensieri mentre faccio un'operazione automatica e
realmente mi dimentico che sto facendo l'operazione per poi trovarmi poco
dopo ad averla completata.
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5
19. Posso a volte ricordare determinate esperienze precedenti nella mia vita con
tali chiarezza e vividezza che è come riviverle o quasi.
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20. Le cose che potrebbero sembrare insignificanti ad altri hanno spesso
significato per me.
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21. Recitando un’opera teatrale penso di poter realmente sentire le emozioni del
personaggio e di trasformarmi in lui/lei per un momento, dimenticando sia me
stesso che il pubblico.
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22. I miei pensieri non si presentano spesso come parole ma come immagini
visive.
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23. Colgo spesso il piacere nelle piccole cose (come la stella a cinque punte che
compare quando tagliate una mela attraverso il centro o i colori nelle bolle del
sapone).
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24. Nell'ascoltare la musica dell'organo o altra musica potente a volte mi sento
come se mi stessi sollevando in aria.
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25. A volte posso cambiare il rumore in musica dal modo con cui ascolto.
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26. Alcuni dei mie ricordi più vividi sono richiamati alla memoria dai profumi e
dagli odori.
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27. Una certa musica mi ricorda delle immagini o dei disegni che cambiano colore.
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28. So spesso che cosa qualcuno sta per dire prima che lui o lei lo dica.
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29. Ho spesso "ricordi fisici"; per esempio, dopo aver nuotato posso sentirmi come
se fossi ancora nell’acqua.
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30. Il suono di una voce può essere così affascinante che posso solo continuare
ad ascoltarla.
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31. Sento occasionalmente in qualche modo la presenza di qualcuno che non è
fisicamente li.
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32. A volte i pensieri e le immagini vengono a me senza il minimo sforzo da parte
mia.
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33. Trovo che odori differenti abbiano colori differenti.
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34. Posso essere profondamente smosso da un tramonto.
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RISOLUZIONE DI PROBLEMI
Qui di seguito le verranno proposti una serie di problemi.
Avrà a disposizione non più di cinque minuti di tempo per risolvere ciascun
problema. La invitiamo a scrivere esclusivamente la risposta utilizzando gli appositi
spazi.
Al termine di ogni problema le verrà chiesto di descrivere il procedimento che ha
utilizzato per arrivare alla risposta e verrà invitato a rispondere ad una serie di
domande.
PROBLEMA 1
Un mattone pesa 1 Kg più mezzo mattone.
Qual è il peso del mattone?
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PROBLEMA 2
Ci sono due corde. Ognuna di esse brucia in un’ora esatta
Come è possibile calcolare 45 minuti?
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PROBLEMA 3
Avete a disposizione due taniche inizialmente vuote la cui capacità è rispettivamente
di 3 e 5 litri. Avendo a disposizione tutta l’acqua che desiderate, e potendo riempire e
vuotare le taniche, oltre che potere trasferire acqua da una all'altra, dovete mettere
esattamente 4 litri di acqua dentro la tanica da 5. Come bisogna procedere?
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PROBLEMA 4
Un contadino, ogni settimana va al mercato per vendere le carote che ha coltivato.
Il suo carro può trasportare 200 Kg di carote; il contadino sa che il suo cavallo, per
trasportare il carro, mangia 1 Kg di carote ogni Km.
Il primo mercato dista 200 Km
Quante carote riesce a vendere il contadino quando arriva al mercato sapendo che
egli ne ha coltivate 500 Kg?
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PROBLEMA 5
Si ha una bilancia a due piatti, e nove monete, una delle quali è leggermente più
pesante delle altre. Qual è il numero minimo di pesate per stabilire qual è?
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