Sala 5 - La costruzione di un eroe. Il mito garibaldino
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Sala 5. La costruzione di un eroe. Il mito garibaldino Giuseppe Garibaldi - Il grande mito del Risorgimento Protagonista di molti degli eventi più importanti del secolo, Garibaldi è l’eroe più popolare del mondo ottocentesco. Rivoluzionario ai margini della politica ma acclamato come capo del movimento risorgimentale, conquista una fama duratura che trascende le differenze sociali e supera le frontiere nazionali. La sua immagine è quella dell’eroe popolare romantico, di umili origini ma di carattere nobile, dotato di eccezionali capacità d’azione. In realtà, Garibaldi legge molto, è un esperto di guerra e navigazione ed è molto consapevole quando sviluppa, a partire dai suoi ideali democratici, idee innovative in campo militare (il volontariato) e comunicativo (il concetto di comunità fraterna). Il culto dell’eroe, promosso da Mazzini e diffuso dalla stampa degli anni 184860, esplode dopo la campagna dei Mille, quando proliferano le memorie dei garibaldini e si diffondono opuscoli, cartoline e calendari che ritraggono Garibaldi sottolineandone forza, coraggio,umanità e fascino. Dopo la morte il mito viene ufficializzato, nel contesto di quella trasformazione del Risorgimento in luogo della memoria nazionale. Sorgono ovunque monumenti e lapidi in suo onore e le comunità locali gli intitolano strade e piazze. L’eredità del Risorgimento e il processo di integrazione nello stato unitario - Una regione tormentata si affaccia al nuovo secolo Il primo decennio dell’Unità è segnato da una pace difficile. Le ultime guerre del Risorgimento mettono in luce profonde fratture tra le forze che hanno sostenuto il progetto unitario: alla distanza tra i rispettivi programmi politici si uniscono ora la delusione democratica per l’esito delle ultime imprese garibaldine, l’insuccesso dell’umiliante cessione del Veneto e l’acuirsi del conflitto tra Stato e Chiesa, che dopo la presa di Roma vede divisa l’opinione pubblica di fede cattolica. Inoltre, i contrasti interni dovuti alle differenze linguistiche, culturali ed economiche tra i vari territori spingono i governi ad attuare strategie accentratrici, che si rivelano inadeguate a riempire il divario tra l’èlite dirigente e classi popolari, soprattutto contadine, estranee alla nuova realtà nazionale. Nel tentativo di mobilitare l masse, le forze conservatrici si appropriano dell’idea di nazione e del linguaggio risorgimentale, nonostante in passato ne avvero osteggiato la formazione. La rilettura del mito nazionale in chiave di “missione della nazione”, unita alla politica di supremazia, sfocia in quell’idea nazionalistica che caratterizza la politica e il clima culturale al volgere del secolo e, in un clima di tensione e competizione tra i diversi stati nazionali, guida il paese attraverso le tragiche vicende dei primi decenni del Novecento. Intanto, anche nel Friuli diviso tra Regno d’Italia e Austria, la situazione non è unamine. Delusi da una pace che ha distrutto la provincia storica, gli intellettuali locali chiedono per il Friuli una maggiore autonomia, istanza che mette in difficoltà il governo, impegnato, con l’unificazione, in senso opposto. La questione dei confini, declinata a fine secolo nell’irredentismo è destinata ad accompagnare Udine capitale della guerra e il Friuli ancora a lungo, attraverso la Grande Guerra e fino alla fine del secolo scorso. La memoria degli eroi. Udine e la storia patria: un’eredità nelle piazze e nelle strade Nei decenni dopo l’Unità, le Associazioni nate dall’iniziativa di ex combattenti delle guerre risorgimentali svolgono un ruolo significativo, a Udine come in molte città. Le numerose commemorazioni, le celebrazioni e le sottoscrizioni pubbliche aperte per erigere monumenti in onore dei protagonisti della storia patria assumono il compito di mantenere vivi e forti i valori di libertà, fratellanza e indipendenza, in anni di rapide trasformazioni politiche. Già durante le battaglie artisti e pittori-soldato si erano impegnati a tradurre sulla tela, con un linguaggio da narrazione epica, gli avvenimenti bellici, il volto dell’umanità travolta dagli eventi militari, i morti, i sacrifici, il sentimento di solitudine e abbandono di singoli e famiglie, le emozioni nate dallo slancio patriottico. Con il nuovo Regno d’Italia è avviato capillarmente il progetto di riconversione di piazze e giardini in parchi della memoria nazionale e molte vie vengono dedicate ai grandi protagonisti del Risorgimento o ai patrioti locali. Anche la scultura, nell’eredità urbana di monumenti e statue, si assume il compito di cristallizzare la Storia e conquistare alla causa nazionale i cittadini del nuovo Stato. Giacomo Casa, Unione di Venezia all’Italia Durante il Risorgimento le arti figurative, la letteratura e la musica assumono un ruolo molto importante nella diffusione di idee patriottiche. Alla pittura militare e ai soggetti di carattere più intimo si affiancano le grandi allegorie ufficiali destinate alle sedi di rappresentanza. Nella tela di Giacomo Casa, Unione di Venezia, il pittore rappresenta l’omaggio di Venezia al re Vittorio Emanuele II, traducendo in allegoria l’unione al nuovo Stato. A casa sono attribuite altre opere di tematica pubblica e patriottica come l’affresco veneziano di Palazzo Reale che raffigura Venezia e l’Italia come due donne nell’atto di abbracciarsi.