prima settimana - Affari Italiani

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prima settimana - Affari Italiani
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Mese del Biancospino
Il mese dell’ironia, della sicumera, della satira, della seriosità, dello scherzo,
dell’arroganza e dell’agelastia
Settimana genealogica
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdi
Sabato
13
14
15
16
17
18
19
Felce & Mirtillo
Chi non arroba no ha de roba
(L’ultima) cena delle beffe
La vita? Un rompicapo
SE IL FUTURO NON ARRIVA – Picasso aveva ragione
Lisciva o lasciva speciale Italia?
MILANO – Metropolitana Sesta Stazione
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Domenica 13 del Mese del Biancospino
(sotto il segno del Sole e dell’Ironia)
LEI.IT
Felce & Mirtillo (1)
(2)
Esiste un mammifero che depone le uova? C’è un animale oviparo che allatta? Esiste un
essere peloso col becco? C’è un animale femmina che ha mammelle senza capezzolo,
ma che trasuda latte in modo che i piccoli possano nutrirsi leccandola?
Si, esiste: è lungo in media cinquanta, sessanta centimetri, pesa circa due chili, ha un
corpo piatto ricoperto da un pelo scuro, non ha collo, ha una coda da castoro, un becco da
anatra bluastro sopra e rosa screziato sotto, non ha padiglioni auricolari, ma ha quattro
zampe con cinque dita palmate e con artigli.
Vive prevalentemente sott’acqua. E’ dunque un pesce o quanto meno un anfibio.
Nel maschio, i testicoli non si vedono perché sono interni.
Il suo nome? Ornitorinco (Ornytoricus paradoxus). (3)
Il paradosso della sua esistenza permette di capire perché è possibile che in natura si
mutino continuamente i ruoli dei maestri: dopo il tramonto degli intellettuali moderni e dei
loro strumenti classici, si può tranquillamente digerire il passaggio dall’autorità di Antonio
Gramsci a quella di Emilio Fede.
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Lunedì 14 del Mese del Biancospino
(sotto il segno della Luna e della Sicumera)
LEI.IT
Chi non arroba no ha de roba (4)
Peter Bruegel ha dipinto questo quadro nel 1559 e in esso sono stati identificati oltre cento
proverbi.
Ogni personaggio che compare nella scena fa riferimento ad un detto dell’epoca.
E’ importante?
Può servire a noi che abitiamo il pianeta degli spot? Noi che sappiamo tutto di “liscia,
gassata, o…”, di “dove c’è B... c’è casa”, di “ o così, o po…”, di “nuovo? No, lavato con
P…”, di “Che mondo sarebbe senza N…” e di “Altissima, Purissima, L…”, avremo mai più
bisogno di fare ancora riferimento agli antichi proverbi? (5)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Martedì 15 del Mese del Biancospino
(sotto il segno di Marte e della Satira)
LEI.IT
(L’ultima) cena delle beffe
C’è qualcuno che ancora crede in quello che vede,…. ah beata incoscienza!
Prendiamo il Cenacolo di Leonardo da Vinci. Come si fa ad essere così ingenui da credere
che ciò che vediamo è semplicemente la raffigurazione dell’Ultima Cena di Cristo con i
suoi Apostoli? A parte che essere in tredici a tavola porta male, lo sanno tutti, ma c’è
molto, molto di più che una cena d’addio. Come minimo c’è, per esempio, una vagina
virtuale. Infatti è curiosa e inspiegabile l’architettura dell’affresco: tutti vicini, vicini il Cristo
e gli Apostoli alla sua sinistra (Tommaso, Giacomo Maggiore, Filippo, Matteo, Giuda
Taddeo e Simone Zelota), mentre sono distaccati e lontani dal Cristo quelli alla sua destra
(Giovanni, Pietro e Giuda, che hanno alla loro destra Andrea, Giacomo Minore e
Bartolomeo). A cosa serviva questa “imprecisione”? Serviva a far apparire un triangolo
rovesciato con il vertice che punta alla mano di Gesù; una vagina virtuale, appunto.
Lasciamo stare Giovanni, che non è la Maddalena (insieme alla quale Gesù avrebbe dato
vita alla dinastia dei Merovingi e al mitico Priorato di Sion giunto fino ai giorni nostri, come
ci ha raccontato magistralmente Dan Brown nel suo Codice da Vinci), ma semplicemente
un omosessuale, che finirà esule a Pathruos in preda al delirium tremens dell’Apocalisse,
lasciamolo stare perché molto più interessante è il tema del complotto.
La scena mostra infatti i discepoli di sinistra solidali con Gesù, con Tommaso che con il
dito levato sta avvertendo il Maestro, e quelli di destra che tramano contro: Giuda, che da
lì a poco tradirà, ma anche Pietro, che tra poco lo rinnegherà per tre volte e che, ebreo di
nascita, sarà sostenitore della necessità di far sorgere la chiesa su una sinagoga.
Ecco: la lobby della sinagoga che complotta con la lobby omosessuale per eliminare
Cristo, secondo il progetto ebraico di conquista del mondo, così come è ben rappresentato
nei Protocolli dei Savi di Sion.
Giacomo addita i due traditori, Andrea allunga le mani in segno di impotenza e Bartolomeo
è sbigottito e sorpreso, non approvano il complotto, ma non sentono il bisogno di fare
altro, come invece fa Tommaso col suo dito levato.
Queste cose Leonardo le sa perché conosce cosa vuol dire essere omosessuale ed ebreo
alleato con l’Islam (a proposito, non è forse vero che scrive sempre da destra a sinistra?)
Avete mai notato come l’anagramma di Leonardo da Vinci rimandi a D(AVID) N(OAH)
ARIE COLON VIDA (che è un tipico nome arabo)?
Sia come sia, L’Ultima Cena non racconta ciò che si vede, ma non è altro che una beffa
(di genio) o, se volete, una parodia della Metastasi dell’Interpretazione.
Siamo nell’esoterico?
Prima di liquidare la faccenda provate a contare.
13 sono le lettere del nome di Leonardo da Vinci, 13 sono i riquadri dell’affresco e 13 sono
i convitati. Inoltre da lì a poco due dei commensali moriranno, e si arriva a 11, che è il
numero delle lettere della parola “apocalypsis” e quello del titolo “ultima cena”, che
moltiplicato per 11, darebbe 121, un numero mascherato perché negando i
Comandamenti si arriva a 111. Moltiplicando 111 per le 6 volte che nell’affresco appare il
numero 11, otteniamo 666, il numero della Bestia.
Allora, c’è ancora qualcuno che crede in quello che vede? (6)
Da:
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A:
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AUTORE.IT
Mercoledì 16 del Mese del Biancospino
(sotto il segno di Mercurio e della Seriosità)
LEI.IT
La vita? Un rompicapo
I tratti utopici che accompagnano l’ideologia liberista sono almeno sette.
1 – MERCATO PERFETTO perché tutti stanno bene.
NO, l’economia liberista si regge sullo stare bene di pochi e sullo stare peggio di molti.
(vedi: Mandelville – La favola delle api)
2 – INDIVIDUO LIBERO DI SCEGLIERE.
MA COSA?
3 – NESSUN POTERE.
Veramente c’è ancora qualcuno che può pensare ad un mercato libero senza alcun
potere?
(vedi: Stigliz, La globalizzazione e i suoi oppositori)
4 – SUFFICIENTE INFORMAZIONE.
Le animucce allevate dagli spot pubblicitari lo credono, ma le cose stanno
diversamente perché l’informazione è una merce come tante altre.
5 – LIBERTA’ DI PAROLA
La cultura è appiattita su valori commerciali, come può essere libera la parola senza
media disposti a divulgarla?
6 – DENARO COME MISURA DEL VALORE.
La moneta, buona o cattiva che sia, scaccia ogni cosa che non sia monetizzabile. Solo
ciò che è traducibile in denaro ha un valore.
7 – ECONOMIA BASATA SULLA FINANZA COME BENE.
Non è bastato il ’29? Cosa stiamo aspettando, che crolli tutta la casa?
(7)
Da:
Inviato:
A:
Oggetto:
AUTORE.IT
Giovedì 17 del Mese del Biancospino
(sotto il segno di Giove e dello Scherzo)
LEI.IT
SE IL FUTURO NON ARRIVA - Picasso aveva ragione
Sono uscito un momento da me stesso, così per scherzo, mi sono guardato da lontano
e ho visto che Picasso aveva ragione.
Mi sono guardato da un’altra dimensione, quella che permette di vivere il tempo come se
non ci fosse, e mi sono visto contemporaneamente da sopra, da sotto, da dentro, da
destra e da sinistra. Ero tutto un bitorzolo acuto ed ossuto, con un naso spaccato a metà,
gli occhi che guardavano uno di qua e uno di là, la bocca messa in verticale e gli arti che
non si capiva dove cominciassero e dove finissero… ero bruttissimo, irriconoscibile, anche
nei colori, che spaziavano dal blu al grigio, passando attraverso strisce giallo ocra e rosa
shocking su fondo verde bottiglia, che spettacolo!
Tutto è cominciato quando ho fatto un patto con la @.
La chiocciola, malgrado le sue inoffensive apparenze, è un’arpia con intenzioni tiranniche
e io l’ho prima assecondata per un giorno intero, 24 ore su 24, senza staccarmi un attimo
dal computer (per un giorno si può fare, ve lo assicuro) e ho letto proprio tutto, dal mitico
“enlarge your penis”, ai mille manifesti da firmare e alle mille petizioni da sottoscrivere,
dalle offerte dei voli low cost a quelle sul risparmio energetico, dagli sfottò degli amici, alle
richieste di appuntamento, dagli inviti a cambiare gestore di qualsiasi servizio, fino alle
richieste d’aiuto per le missioni in Africa, dalle reprimenda dei miei clienti perché ho
sempre il cellulare spento fino al “ci sono 4 milioni di dollari per te se mi dai il numero del
tuo conto corrente sul quale verseremo 40 milioni di dollari per conto di un nostro amico
esule politico”…24 ore riempite da un mondo parallelo, ramificato in mille direzioni e
manovrato da migliaia di persone, società, enti, truffatori…
Passate le “24 ore su 24” dentro al mondo della chiocciola, ne ho passate altre “24 su 24”
fuori da quel mondo, con sommo stupore da parte della stessa @ che mi guardava
perplessa (ora toccava a lei, se ne aveva il coraggio, di guardare me 24 ore su 24).
Fuori dal suo mondo ho dormito, mangiato, bevuto, controllato l’allargamento e
l’allungamento del “penis”, lavorato, guidato, parlato, cantato, urlato, visto gli amici,
prelevato soldi in banca, letto un libro, visto un film, visitato le tombe dei miei genitori, fatto
parole crociate, visitato un cliente, osservato il ciclo produttivo di uno specchio, preso una
multa per eccesso di velocità perché andavo a 56 in una via dove il limite era 30 e mi
costerà almeno 5 punti, cucinato un sugo a base di olio, cipolla, peperoncino, peperoni di
Voghera, tonno e pomodoro, scritto a mano questo testo…
Il terzo giorno avevo fatto un patto con la @, questo:
ma tu sei proprio sicura che si possa far entrare in 24 ore le tue 24 ore e le mie 24 ore? Se
mi rispondi di si, ti prometto che sarò per la posta elettronica tutta la vita, però la
dimostrazione dovrà essere bella tosta.
La @ non aveva battuto ciglio, sicura come del fatto che dopo ogni notte c’è un nuovo
giorno, e, per scherzo, mi aveva permesso di uscire un momento da me stesso.
Ora so di essere un’opera d’arte. (8)
Da:
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A:
Oggetto:
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Venerdì 18 del Mese del Biancospino
(sotto il segno di Venere e dell’Arroganza)
LEI.IT
Lisciva o lasciva speciale Italia?
(9)
D’accordo, l’immagine era chiara, anche se un po’ sbiadita. Vero, la scritta era evidente, la
parola giusta era “lisciva”. OK, tutto giusto. Ma mettetevi nei miei panni: ho poco più di
venti anni, ho fatto il master in visual advertising e da una settimana ero riuscito ad entrare
come stagista in un’ agenzia, e che agenzia…
Mi dicono, erano già le sette di sera: “Provaci tu, vediamo cosa sai fare”, forse era uno
scherzo o forse no, come potevo saperlo. “Volete uno story board completo?”, avevo
domandato.
“No, ci basta la struttura di un concept”, mi avevano risposto, e avevano aggiunto: “Occhio
al mood, il cliente tiene molto al mood, cerca nell’ambiente cool”. E se n’erano andati.
Sarebbe stata la mia grande occasione?
La prima cosa che avevo fatto era stato digitare su google la parola “lisciva” e forse era
stata la risposta ottenuta che mi aveva portato fuori strada. “Forse intendevi “lasciva”
aveva scritto sul computer prima di spiattellarmi 75.800.000 rimandi.
Non ho capito più niente, ho navigato per ore, riempito pagine di appunti, scaricato
centinaia di fotografie softcore, hardcore e addirittura porno e confezionato decine di
percorsi. Alla fine ero esausto, ma felice perché avevo non uno, ma tre concept per
LASCIVA SPECIALE ITALIA.
Come è andata a finire?
Faccio l’assistente copy per una casa di produzione di film pornografici, guadagno il giusto
e ho le mie brave soddisfazioni perché tutti sanno quanto siano importanti i dialoghi in un
film pornografico.
Da:
Inviato:
A:
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AUTORE.IT
Sabato 19 del Mese del Biancospino
(sotto il segno di Saturno e dell’Agelastia)
LEI.IT
MILANO – Metropolitana Sesta Stazione
All’Osteria Borromei si sta sempre bene. Anche Renzo Tramaglino lo ammette,
naturalmente a modo suo: ha mangiato e bevuto senza dire una sola parola sotto lo
sguardo incuriosito dei camerieri.
Al momento di pagare il conto, Alberto (il proprietario) mi ha sussurrato all’orecchio: “Ma
questo qui dove l’hai trovato?”. “Poi ti dico – gli ho risposto – è una storia lunga, un po’
strana, ma bella.”
Eravamo usciti e ora siamo qui, seduti sul cordolo della copertura del parcheggio
sotterraneo nella piazzetta di fronte a Santa Maria Pedone, sotto un sole caldo e
avvolgente. Renzo ha allungato le gambe e si è quasi steso, ha gli occhi chiusi e fa girare
tra le labbra una margheritina, come un tempo vedevo fare a mio padre con lo
stuzzicadenti.
“Neanche Wikipedia riporta la sua storia, ma Guglielmina è un personaggio che
meriterebbe il Famedio, è o non è il tempio della fama per i milanesi illustri? E Guglielmina
è o non è una milanese illustre?”
Renzo Tramaglino non finisce mai di stupirmi e gli domando: “Chi è Guglielmina e perché
dovrebbe avere un posto nella nostra memoria?”
Sentite cosa mi risponde: “I motivi sono due, il primo è storico, mentre il secondo serve ad
alimentare la memoria del popolo attraverso l’ironia involontaria del potere, perché il
potere non è capace di ironia. Guglielmina tentò di sovvertire la cultura maschilista della
Chiesa in un’epoca dominata da un’incerta moralità: siamo nel 1281, c’era il doppio
Papato, un Papa ammogliato con figli a carico e Santa Inquisizione… Guglielmina provò a
sostenere la tesi di un Papato al femminile, una Papessa al posto di un Papa, perché no?
Si diede molto da fare, ma le forze in campo erano sproporzionate e così, una cosa da
niente diventò un vero e proprio affare di stato. Il potere è cieco e quello ecclesiastico, a
volte, lo è ancora di più. La Chiesa la accusò di eresia e la perseguitò, ma Guglielmina
sfuggì al processo morendo. Il processo però sfuggì alla morte di Guglielmina
continuando. Una delle caratteristiche più geniali della burocrazia è quella
dell’inesorabilità, andare avanti sempre e comunque. Guglielmina è morta ed è già stata
sepolta a Chiaravalle? E che importa alla Santa Inquisizione, il processo va avanti, lo
spettacolo deve continuare…e arriva il verdetto: Guglielmina è colpevole e deve essere
condannata al rogo”.
Qualcuno fa notare: “Ma è già morta e sepolta…”
“Non importa, riesumatela, portatela qui e mettetela sul rogo”
“Ma…”
“Niente ma, eseguite, eseguite…rogo dev’essere e rogo sia”
Così, in una pallida mattina di novembre, a Milano, davanti a una folla assoldata, si da
lettura della sentenza, si erige il rogo e i resti di Guglielmina vengono dati alle fiamme.
Giustizia è fatta”
Detto questo, Renzo Tramaglino richiude gli occhi e si addormenta.
Lo invidio, non riuscirei mai a dormire in un posto pubblico e in mezzo alla gente che va e
viene.
Gli rimango accanto e rimugino sul concetto di (involontaria, s’intende) ironia del potere
che alimenterebbe la memoria del popolo. (10)
A Testa Bassa – www. rifiutiquotidiani. org
Mese del Biancospino
NOTE
alle e- mail della settimana genealogica
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
(7)
(8)
(9)
(10)
Titolo tratto da Alias di sabato 2 giugno 2001.
Disegno copiato da AUTORE.IT il primo agosto 2003 all’annuncio della morte di
Guido Crepax
Nell’articolo di Marco D’Eramo “A poker con l’essere, le categorie kantiane
messe in scacco dalle virtù promoteiche di un animale improbabile”, pubblicato
da Il Manifesto di sabato 17 febbraio 1996 in occasione dell’uscita del libro di
Umberto Eco “Kant e l’ornitorinco” (Bompiani, pagg. 454, lire 34.000)
Proverbio ligure che significa: non si diventa ricchi senza rubare. Contenuto
nell’articolo di Luigi Malerba “Quando i proverbi erano legge”, pubblicato su
Repubblica venerdi 5 novembre 1999.
Foto e notizia contenute nell’articolo “Il tramonto dei proverbi oscurati dalla
pubblicità” di Maria Novella De Luca, pubblicato su Repubblica del 5 novembre
1999
Il racconto è sinteticamente riferito dall’AUTORE.IT in base a quanto scritto da
Umberto Eco su Repubblica di sabato 11 dicembre 2004, in una parodia dal
titolo “Ci sono romanzi esoterici che a volte diventano best seller, come nel caso
de Il Codice da Vinci di Dan Brown, a cosa devono il loro successo e quale
attendibilità hanno?”
Disegni copiati da AUTORE.IT da Schulz con l’aggiunta di frasi scritte per
l’occasione. Contenuti ricavati da Carlo Sini nel suo volume “Del viver bene.
Filosofia ed economia”, Cuem 2005, e da Bernard Mandelville “La favola delle
api”, 1714 nell’edizione pubblicata da Laterza nel 2005.
Il raccontino prende spunto dall’articolo “La rivoluzione della posta elettronica”,
scritto da Stefano Bartezzaghi e pubblicato da Repubblica lunedì 1 novembre
2004, nel quale si celebra (e si critica) la nascita dell’e-mail avvenuta 35 anni
prima.
Immagine raccolta da Repubblica di domenica 22 ottobre 2000 nell’articolo
“Quando il marchio è l’anima del commercio”, firmato G.P., nel quale si
presentava una mostra di alcuni tra gli oltre 1500 marchi custoditi dal 1299 al
2000 negli archivi della Camera di Commercio di Milano e raccolti su 40
chilometri di scaffalature.
La storia di Guglielmina è contenuta in un libro sulla città di Milano del quale
AUTORE.IT ha dimenticato il titolo.