Dal gol nello spareggio con la Lazio all`incredibile partita al Grezar
Transcript
Dal gol nello spareggio con la Lazio all`incredibile partita al Grezar
Sport 46 anni Antonio De Vitis, per tutti Totò, è nato a Lecce il 16/5/1964. Oggi lavora con la Fiorentina. Totò De Vitis Dal gol nello spareggio con la Lazio all’incredibile partita al Grezar di Trieste: ecco il racconto di quello che in soli due anni è diventato il bomber più amato di Taranto dai tempi di Erasmo Iacovone di pietro cinieri 12 FEBBRAIO 2010 55 sport E cco ancora un’azione di Gridelli, che fa inserire molto bene Dalla Costa...possibilità di tiro da parte di Dalla Costa, che prosegue ancora scambiando con De Vitis, poi fa proseguire verso Picci...tiro di Picci parato dal portiere Terraneo...riprende Dalla Costa.... Gridellli...ancora...e gol da parte di De Vitis! Taranto in vantaggio al ventesimo del secondo tempo con il suo cannoniere, Totò De Vitis!». La telecronaca è di Giorgio Martino, le immagini sono Rai, la partita Taranto-Lazio, spareggio salvezza del 1987. E il gol di De Vitis è in fuorigioco. «Ma francamente chi se ne importa? Lo stadio era per tre quarti azzurro, ma lo spicchio rossoblù impazzì...È stato uno dei momenti più importanti che ho vissuto con la maglia del Taranto, uno dei gol più sentiti della mia carriera». Antonio De Vitis, per tutti Totò, parla lentamente, forse perchè i ricordi arrivano una goccia dopo l’altra. Tornare alla sorgente, dopo la fiumana d’una carriera che l’ha portato alle foci del grande calcio, non è per niente semplice. Cosa sono, in fondo, due stagioni nella vita di un fuoriclasse? Forse nulla, forse molto. Forse, più semplicemente, dipende da quello che ti lasciano dentro. Per questo, quando una goccia dopo l’altra la memoria torna a scorrere, il dirigente viola ritrova le emozioni di quel rosso e blu da cui è partito tutto, ritorna a sentire il boato di quel Totò-De-Vitis-facci-un-gol-è-la-curvanord-che-te-lo-chiede. E il Taranto ritrova quello che, probabilmente, dopo Erasmo Iacovone, è stato il bomber più amato della sua storia. la prima cosa bella «In B avevo giocato quattro o cinque partite con il Palermo, ma fu con il Taranto che ebbi la mia prima, vera occasione». Quando Totò De Vitis sbarca in rossoblù il calendario segna 56 Il gol nello spareggio con la Lazio era in fuorigioco? Francamente chi se ne importa? È stato uno dei più sentiti della mia carriera» luglio 1986. La squadra è stata appena promossa in serie B e Vito Fasano vuole la salvezza. L’ingegnere mette insieme una campagna acquisti mirata. Riesce a tenere Maiellaro, puntella la squadra di giovani come Dalla Costa, Russo, Gridelli e piazza tre colpi: Sergio Paolinelli, Silvio Picci e Antonio De Vitis. All’attaccante leccese viene chiesto il non facile compito di rimpiazzare Nicola D’Ottavio, che nell’ultima annata ha realizzato 14 gol contribuendo alla B. Totò gira bene da subito, il resto della squadra no: a metà campionato, con una sola vittoria e otto sconfitte è ultima in classifica e quasi condannata Taranto 1987/88 Nel primo anno del bomber leccese quell’undici poteva contare anche su campioni come Spagnulo, Picci, Paolucci, Paolinelli, Donatelli, Dalla Costa e Roselli foto: studio r.ingenito alla C. «Eravamo giovani, sotto tanti punti di vista inesperti». Poi, all’improvviso, qualcosa cambia: Veneranda scuote la squadra, i risultati cominciano ad arrivare e il Taranto inizia a risalire la china. «All’improvviso trovammo l’intesa con Pietro Maiellaro. Lui è stato uno dei centrocampisti più forti con cui abbia mai giocato: la sua è stata una grande carriera ma con quel talento avrebbe potuto fare anche di più». L’ultima giornata è decisiva: si gioca GenoaTaranto, da una parte c’è in ballo la promozione, dall’altra la salvezza. Fra due città agli antipodi, però, se ne staglia prepotentemente un’altra: Lecce. 12 FEBBRAIO 2010 sport 28 la carriera dallo ionio al paradiso della serie a reti in 71 partite per il bomber salentino con la maglia del Taranto, con cui ha giocato dal 1986 all’88. la gavetta e la b Totò De Vitis cresce nel settore giovanile del Napoli, esordisce in Serie A a 18 anni, poi inizia la gavetta trasferendosi, nel 1983, alla Campania. Nel 1984 passa al Palermo, in C1, con cui conquista la promozione in Serie B segnando 7 reti in 19 partite, e la stagione successiva viene ceduto ad ottobre (dopo 5 presenze e un gol) in Serie C1 alla Salernitana, dove riesce a trovare la continuità di rendimento necessaria a mettere insieme un bottino di 16 reti. L’anno successivo approda al Taranto di Vito Fasano. destinazione serie a «Quella partita non la dimenticherò mai, per tutto quello che significò ma anche perché giocammo sul neutro di Via Del Mare, lo stadio della mia città. E poi per un’altra cosa: il Lecce era in lotta per la promozione proprio con il Genoa. Ma la loro unica speranza era che il Grifone perdesse». Il Taranto, in campo, aggredisce da subito, fa girare palla sulle fasce, schiaccia gli avversari nella loro metà campo: il Genoa balla la pizzica e dopo un quarto d’ora si piega ad una correzione in area di De Vitis. Sugli spalti del Via Del Mare tarantini e leccesi, incredibile ma vero, si abbracciano: Totò li ha uniti tutti. La spinta dello stadio diventa straordinaria, il Taranto la sente e prima dell’intervallo raddoppia con Maiellaro: i liguri sono in ginocchio. Nel sole del suo Salento, al minuto cinquantasei, l’uomo del fato è però Totò. È lui, leccese in rossoblù, che fissa l’ultimo appuntamento con la storia del calcio pugliese: punizione di Maiellaro, colpo di testa in tuffo e 3-0. Il delirio è totale: il Genoa è crollato, il Taranto va agli spareggi salvezza, il Lecce a quelli promozione. «Sono sensazioni irripetibili: quella giornata segnò la vittoria di due città». Vittoria 12 FEBBRAIO 2010 che però assunse le sembianze di Pirro per i salentini, che quello spareggio lo persero a favore del Cesena e che invece, per il Taranto, dopo la vittoria con la Lazio e il pareggio con il Campobasso, si trasformò in trionfo. «Della partita con i molisani ricordo una cosa: dopo il gol di Evangelisti, Veneranda si mise a gridare come un pazzo dalla panchina: “Io vi tengo in clausura per altri quindici giorniii!!!”. Noi venivamo già da due settimane di ritiro totale: di non pareggiare quella partita non se ne parlava proprio...». Il gol di Paolinelli è lo spartiacque tra inferno e paradiso: il Taranto resta inaspettatamente in serie B. E Totò De Vitis, con i suoi diciotto gol, entra nel cuore dei tifosi e negli annali del calcio ionico. gli eroi del grezar di trieste Qualche pagina di calendario più avanti c’è un’altra storia: meno travagliata, meno sofferta ma non per questo meno bella. La stagione 1987/88, anzi, sarà la più prolifica del Taranto dall’immediato dopoguerra: nonostante la partenza di Maiellaro, lo zar. Pietro Maiellaro ha giocato in rossoblù con De Vitis nella stagione 1986/87. La loro è stata, probabilmente, la coppia offensiva più amata della storia rossoblù. foto: studio r.ingenito Nelle due stagioni in Puglia De Vitis realizza 28 reti, rivelandosi determinante ai fini della salvezza del Taranto. Nel 1988, con la società in crisi (la squadra sarebbe retrocessa e Fasano avrebbe venduto a Carelli) viene venduto all’Udinese, che trascina alla promozione con quindici gol. Nel 1991, dopo la nuova retrocessione dell’Udinese e un’altra stagione in cadetteria, passa al Piacenza e nel 1993 torna in A. piacenza e verona Nel 1995, dopo aver collezionato 49 gol in tre stagioni, approda all’Hellas Verona dove trascorre altre quattro stagioni fra A e B. In tutta la carriera ha totalizzato 63 presenze con 11 reti in Serie A e 315 gettoni conditi da 125 gol in Serie B. 57 sport 1 2 movimento sul primo palo. Secondo Cesare Prandelli, nessuno lo faceva come De Vitis. foto: studio r.ingenito 3 Ho giocato più di 400 partite nella mia carriera ma le emozioni di quel Triestina-Taranto 4-6 non le ho mai più provate» la squadra segna quaranta gol, mette assieme un cammino equilibrato (15 punti nel girone d’andata, 17 nel ritorno) e si salva matematicamente alla penultima giornata pareggiando 1-1 con il Padova. Più della permanenza in B, però, di quell’annata si ricorda una partita memorabile: Triestina-Taranto. «Ho giocato più di quattrocento partite nella mia carriera, ma novanta minuti così incredibili non li ho mai più vissuti». Rimontato e superato per due volte (dallo 0-1 al 2-1 e dal 2-3 al 4-3), il Taranto sembra dover crollare, invece due punizioni di Roselli e Paolinelli, ribaltano ancora una volta il risultato. Poi, a evitare ogni sorpresa finale, ci pensa proprio De Vitis su rigore: 4-6, la storia è scritta. E alla fine della pagina c’è la firma di Totò. 58 professione voyeur Oggi De Vitis è il capo-osservatore della Fiorentina. «Ho fatto per tre stagioni il direttore sportivo a Piacenza, poi, quattro anni fa, Corvino mi ha chiamato in Toscana. Coordino una decina di talent-scout in giro per il mondo: oltre ai campionati italiani monitoriamo Spagna, Inghilterra, Est Europa e Sud America». Ma non si diventa il braccio destro del Profeta di Vernole a caso: fra i talenti scovati da De Vitis, oltre a Padalino e Sardo, c’è anche un certo Gilardino. «A me questo fatto di dire: “Quello l’ho scoperto io” non piace... Alberto giocava nel Piacenza e quando mi chiamò il d.s. del Verona, gli dissi di prenderlo subito. Ma in alto ci sarebbe arrivato lo stesso...». Al destino, insomma, non si sfugge. Come al confronto con il passato: un Taranto come oggi e ieri 1- Il direttore sportivo della Fiorentina Pantaleo Corvino. Ha voluto con se De Vitis. 2- Alessandro De Vitis, centrocampista figlio di Totò e grande promessa del calcio italiano. 3- Alberto Gilardino, uno dei giocatori che De Vitis ha contribuito a lanciare sul grande palcoscenico della serie A. quello di De Vitis non verrà più. «Ma non è detto che non ce ne saranno di altrettanto belli in maniera diversa. Io l’ho sempre detto: con la Lega Pro il Taranto non c’entra nulla. Come bacino d’utenza dovrebbe essere sempre fra la B e la A, ma negli ultimi anni è mancata una programmazione societaria seria. A partire da questa stagione però, con D’Addario, le cose sono cambiate. Il Verona ha ancora qualcosa in più ma con il mercato di gennaio sono state messe delle basi importanti: la squadra può farcela». Totò accenna un sorriso speranzoso e sincero. Due anni, nella carriera di un fuoriclasse, sono nulla o forse molto. Di certo, la sorgente che l’ha portato alla foce del grande calcio, Totò non l’ha dimenticata. E con altrettanta certezza Taranto non dimenticherà mai Totò. 12 FEBBRAIO 2010