“INDISCREZIONI” MESTRE fino al 25 ottobre

Transcript

“INDISCREZIONI” MESTRE fino al 25 ottobre
OTTOBRE LIVE!
Venerdì 9 Ottobre
RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB
ALL IS SOUL MUSIC
OSTERIA RIVE _VIA RIVE 14 _CARTIGLIANO
INFO: 348.8265815
Venerdì 16 Ottobre
ELISABETH GEEL TRIO
presentazione del nuovo cd della affermata cantante jazz- blues
Venerdì 23 Ottobre
SWINGING TRIO.... swing, jazz, blues
Venerdì 30 Ottobre
KAY FOSTER JACKSON & LA SUA BLUESBAND
...dalla band si B.B. KING una voce travolgente soul e blues
IN PARTNERSHIP CON
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SOMMARIO
OTTOBRE 2009
PAG 8 : “STATE A SENTIRE” di I. Rebecchi [ i 3 dischi più belli per Settembre, Kasabian, The Cesarians e Ultimo Attuale Corpo Sonoro ]
PAG 9 : “IN BRIT” di C. Cristofari & M. Peotta [ la scena indie-brit-rock made in Uk ]
PAG 10/11/14/15 : “LIVE REPORT” di M. Cattaneo, G. Vinci, I. Rebecchi, A. Rocca [ i concerti visti e raccontati dalla nostra crew ]
PAG 18/19 : “ROCK ICONS - IAN CURTIS” di I. Rebecchi [l’indispensabile MONO GUIDA alle rock icons di Sound &Vision ]
PAG 21 : “HALF JAPANESE” di Fox [ gli indimenticabili dimenticati, storia di geni incompresi ]
PAG 22 : “INTERVISTA A BOB RIFO” di M. Visentin [ intervista esclusiva ]
PAG 23 : “THE OLD & THE NEW” di IVAN [ veloce escursus sugli album storici, ma anche su quelli nuovi.... ]
PAG 24 : “BOYS NOIZE” di M. Visentin [ electro-sapiens, dove l’elettronica non ha segreti ]
PAG 25 : “THE HARDER THEY COME” di M. Manetti [ viaggio alla scoperta della Jamaica, l'isola del blue beat, tra talenti ed etichette memorabili ]
PAG 27 : “ESCLUSIVA S&V - Il nuovo cd degli Editors!” di I. Rebecchi [ le esclusive di S&V ]
PAG 28/29 : “BIGGEST EVENTS CALENDAR” di I. Rebecchi [ calendario di tutti gli eventi più importanti in italia ]
PAG 30/31 : “UNDERGROUND MAP” di DjD [ trova il tuo locale preferito! ]
PAG 33/34/35 : “NIGHTCLUBBING” di S&V [ i migliori locali sostenuti da Sound & Vision! ]
PAG 36 : “Franz Ferdinand from A to Z” di F. Nicolli [ rubrica sui “libri che suonano” ]
PAG 38/39 : “FRIGIDAIRE TANGO - L’Intervista!” di I. Rebecchi [ review + intervista ]
PAG 41 : “IL FENOMENO EBONY BONES” di E. Virago [ one band report from Disconnect (VE) ]
PAG 45 : “BEDROOM REVOLUTION - Love “Forever Changes”” di Sir taylor [ storie di vinili da collezionare ]
PAG 46 : “QUANDO LO SPACCARE TUTTO ERA UN’ARTE” di Denise [ i segreti del mondo del rock ]
PAG 48 : “THE ZOMBIES” di G. Mari [ approfondimento musicale ]
PAG 51 : “Live review - Asolo Free Music Festival ” di A. Lo Giudice [ tre giorni di amore e musica ]
PAG 52 : “RARES GROOVES” di P. BERTO [ suoni rari ed introvabili ]
PAG 55 : “BOLDINI e la Parigi Impressionista..” di A. Rebecchi [ anticipazioni sulla mostra di Ferrara ]
PAG 56 : “TAKING WOODSTOCK” di I. Rebecchi [ preview cinematica ]
PAG 57 : “SPECCHI E RIFLESSI DI LIBRI E DI OMBRE” di A. Lago & C. Mazzoni [ i libri del mese visti con occhi diversi ]
PAG 59 : “S&V OFFICIAL POINTS” [ il modo più semplice di trovare Sound & Vision nella tua città ]
SO
ION
D AND VIS
UN
PHO TO AWARD
"BEST LIVE PICTURE OF THE LAST DAYS”
- lo scatto più bello degli ultimi live seguiti dai nostri fotografi -
Chris Martin e Guy Berryman - Coldplay @ Stradio Friuli, Udine - 31 agosto 2009.
foto di Francesco Zanet, www.zanetphoto.com
8
“State a Sentire...” by Ilaria Rebecchi
"JULIAN PLENTI IS..... SKYCRAPERS”
JULIAN PLENTI
"KUMAR SOLARIUM"
DID
Matador 2009
genere: nu wave
web: julianplenti.com
"LOVE & TERROR"
THE CINEMATICS
2009
genere: alternative rock
web:
myspace.com/thecinematics
Folica Records 2009
genere: electro-pop
web: myspace.com/didmusik
Spogliato dalla consueta uniforme dandy
degli Interpol, Paul Banks, eclettica
personalità artistica newyorkese, veste i
panni di Julian Plenti, scomodando un
alter ego impeccabile e perfezionista, che
dalla Grande Mela arriva in tutto il mondo
con la ben nota voce rude e possente.
Strappa cuori, si può dire. Paul-Julian con il
nuovo album costruisce istallazioni sonore
che subiscono, ovviamente, la
subordinazione della passata new wave
'80s, rifocillandosi però in strategie di fuga
dallo stesso immaginario dark-wave in cui
si auto-posiziona così brillantemente, in
una penombra polimorfa di disincanto e
fascinazioni di inquietudini metropolitane.
C'è anche spazio per la melodia, come in
“Only If You Run”, mentre è inquietante e
strategico il ritornello di “Fun That We
Have”, sperimentale la joy-divisioniana,
amara e strumentale “Skyscraper”,
affascinante l'incontro-scontro di batteria
e voce in “Games For Days”, solitarie le
intrusioni vocali in “Madrid Song”,
sofferente la lullaby tetra di “No Chance
Survival”, convincente il rock variegato nei
ritmi di “Unwind”, sorprendente la veste
cantautorale in “On The Esplanade” e il
post-rock azzardato di “Fly As You Might”.
Un tripudio dark di acuti elettronici, glaciali
influssi tetri, synth sofferenti e malinconia
energica di contorno.
Ottimo con i suoi, raffinatissimo da solo:
Paul è sempre Paul!
Dopo l'esperimento dell'ep “Time For
Shopping” i torinesi Did sembrano non
volersi fermare. E' così che “Kumar
Solarium”, nuovo album in uscita ad
ottobre, stabilisce l'abbattimento postmoderno delle linee di confine tra rock,
pop ed elettronica. Non a caso i Did sono
stati già notati a ragion veduta e hanno già
suonato in apertura di live di nomi quali
James Murphy, Santigold ed Underworld.
Sempre con le rigorose k-way giallofluorescente d'ordinanza, quasi a grattare
la crosta di mitizzazione del look d'obbligo
per una band dei giorni nostri.
Allora si scopre piacevolmente che “Hello
Hello” ricorda i Bloc Party, “Solarium”
evoca l'elettronica francese, “Another
Pusher Blues” è un punk-funk
stupefacente per tessuto sonoro
complesso, “Back From The Outside”
colpisce per natura indie ed esterofila,
“Sex Sometimes” è sensuale e algida nel
suo electro-pop, il synth-pop di “Break
Dance” è concentrato in alchimie
strumentali, ci sono i !!! in “Saturday Night”
e un saggio tocco post-new wave in “Babe
Precioud Thing”. “Kumar Solarium” risulta
stupefacente e clamoroso, tra libertà
sonore polimorfe dal punk all'elettronica,
dal pop al funk, con un cantato graffiante,
per un quartetto pronto ai grandi palchi
esteri.
Se il loro debutto con “A Strange Education”
aveva scosso gli amanti del rock alternativo
made in brit, quello derivante dalla new
wave '80s, è con “Love And Terror” che gli
scozzesi The CInematics esplodono
diligenti e precisi rievocando i fasti dei
Television e ricoprendoli intelligentemente
di fascinazioni pop. Non è un caso che
abbiano diviso il palco con We Are The
Scientists, Editors e Snow Patrol, né che il
tormentone di “Maybe Someday” abbia
innalzato lo scettro della fondazione nu
wave contemporanea. Così l'album,
anticipato dall'omonimo singolo, scalpitante
ed ombroso quanto basta per fare
innamorare di quell'implosione moderna di
decadenza socio-psicologica in un dipinto
sonoro così ben definito da linee di basso
morbose e voce avvolgente. Se c'è spazio
per il brit-rock con “She Walks To The
Trees”, l'album stupisce nella tetra “New
Mexico”, che è psichedelica nelle chitarre
effettate e nella vocalità ora rilassata ora, di
contro, enfatizzata e disperata, mentre “Lips
Taste Like Tears” supporta il peso della
scuola '80s in intricate soluzioni sonore a
metà tra Echo&The Bunnymen e una
potenza ritmica convincente ed
appassionata. Il resto lo fanno l'agitata
“Wish” alla Simple Minds, la joy-divisionana
“Hospital bills” e l'emozione di “You Can
Dance” in cui si specchiano tessuti dark e
coinvolgimento radiofonico. New wave e
non solo!
VOTO: 8/10
VOTO: 7,5/10
VOTO: 8/10
“IN BRIT” by Cristian Cristofari e Matteo Peotta
BREAK UP
Immaginate una via che corre
coperta dal solito cielo grigio
nella povera periferia di
Manchester dei primi anni 90.
Immaginate 2 fratelli-coltelli
sniffare colla, fumare erba,
rubare biciclette,marinare la
scuola,picchiare i compagni,
con un sorriso innocente e
meschino stampato in faccia.
Immaginate il più vecchio dei
2 fratelli mentre strimpella
una chitarra da pochi soldi,
per sfuggire alla routine di
una vita “grigia” tanto quanto
quel solito cielo, mentre
l'altro se la spassa fra amici,
c a l c i o e raga z ze. O ra
i m m agi n at e d i ve d e rl i
insieme sopra un palco, dopo
15 anni di successi, droga,
risse da saloon, matrimoni
controversi e oltre 50 milioni di
copie vendute in tutto il
mondo. 15 anni dopo quel
“Definitely Maybe”, loro
debutto discografico.”Non so
se dureremo 5 mesi o 5
anni,ma ci divertiremo a
scoprirlo”, recitava Noel
Gallagher, leader degli Oasis al
debutto discografico.Arriva il
crack.Il 28 agosto 09, dopo una
discussione con Liam,
attraverso un comunicato
stampa ufficiale, mette fine a
una delle rock-band simbolo
della musica d'oltremanica.
Proprio Noel, già al centro di
dibattiti web impazziti per una
sua presunta prossima
carriera solista. E proprio per
colpa di Liam, e della sua
“ s c a rs a b ri l l a n t e z z a e
professionalità” contestata
dal fratello. Furba strategia di
Noel per conquistare la fiducia
della maggioranza dei fan
dubbiosi sul suo progetto
solista, ennesimo litigio per
riempire le testate dei giornali
tornando insieme come
niente fosse successo poco
dopo, o fine ingloriosa degli
Oasis? Per ora i due si godono
le vacanze, l'uno zitto zitto con
la famiglia in Sardegna,l'altro
sul Lago di Como con il resto
del gruppo. Famosi per i loro
capolavori quanto per le risse,
(un bootleg di un loro litigio
balzò in testa alla UK Chart) il
duo musi-comico ora sembra
essere solo un ricordo illustre
per i milioni di fans sparsi nel
mondo che mai avrebbero
pensato ad una fine così
improvvisa, inaspettata.
Dichiarazioni sprezzanti,
niente di nuovo tra 2 fratelli
che non hanno mai nascosto il
loro odio reciproco, scontri e
litigi che già più volte in
passato avevano minato il
successo glorioso della band,
fatto infuriare i fans per i
concerti saltati, e impazzire i
media inglesi che dopo
L e n n o n - M c C a r t n ey n o n
aspettavano nient'altro che un
altra faida da prima pagina per
mettersi al lavoro. Sembrava
tutto passato. Sembrava che
9
anche questo mettersi le
mani in faccia pur di fare
notizia, avesse lasciato
spazio alla musica e alla
maturità artistica ben
accentuata in Dig Out Your
Soul, settimo e ultimo album
di studio uscito giusto un
anno fa, e vicino al milione di
copie vendute. Una tourneè
movimentata, lunga un anno,
che ha toccato ogni angolo
del globo,e che gli Oasis
stessi volevano concludere in
Italia, alla prima edizione
milanese dell' ID Festival, il 30
agosto 2009,insieme a
Kasabian e Kooks. Niente di
fatto. Gli Oasis non ci sono
più. Saltate pure le date di
Essex (UK), Parigi e Costanza,
ora il futuro è nelle mani dei
due fratelli, che secondo
indiscrezioni si incontreranno
a gennaio per discutere sul
da farsi, per trovare una
soluzione che accontenti
tutti, fans in primis. 2010
quindi. La domanda è ovvia:
sarà il decennio delle ballads
melodiche di un Noel solista
con il fratello sempre più
impegnato con la sua linea di
vestiti (vedi Pretty Green),
degli Oasis con il solo Liam
alla guida orfani della loro
anima, o rivedremo i due geni
disgraziati di Manchester di
nuovo insieme a scrivere
pagine di storia Oasis?
D e f i n i t e l y. . m a y b e !
10
Live Report by Marilù Cattaneo (MI)
KASABIAN:
quando una band diventa adulta
Quando una band diventa
adulta? Forse quando riesce a
oltrepassare indenne lo
scoglio del terzo album quello da cui ci si aspetta, più o
meno inconsapevolmente, la
svolta - o forse quando riesce
a mantenere il proprio stile e la
propria forza dirompente
durante un concerto nel mezzo
di un ciclone. Se il ciclone, mai
declassato a tempesta
t ro p i c a l e, s i c h i a m a
“scioglimento degli Oasis a
due giorni dal concerto di
Milano” e il terzo album è un
incisivo e per molti tratti
magnetico West Ryder Pauper
Lunatic Asylum, allora ad
essere diventati adulti sono i
b ri t a n n i c i K a s ab i a n .
Non deve essere stato facile
salire sul palco di Rho il 30
agosto scorso, loro che erano
stati fortissimamente voluti dai
fratelli Gallagher, sapendo che
il clima sarebbe stato
inevitabilmente influenzato
dalla notizia della furibonda
lite tra di summenzionati
fratelli e dal repentino
scioglimento del gruppo che come nessun altro – ha scritto
la storia del brit-pop. Ci si
sarebbe potuti aspettare un
concerto fiacco, demotivato,
tenuto solo per la decisione del
management di non annullare
l'intera kermesse. Invece
Sergio Pizzorno e Tom Meighan
- insieme con gli altri
componenti – sono saluti sul
palco carichi, decisi a fare uno
spettacolo, a far divertire,
ballare, cantare, riuscendoci in
pieno. Certo, si potrebbe
obiettare che se fai un album
che è tra i più belli usciti nel
corso del 2009, è difficile fare
un brutto concerto (ma non
impossibile, vedi gli Horros al
Parklife) , ma sono stati
incontestabilmente
l'esibizione più sentita e con
maggior seguito di pubblico di
tutta la giornata, il che li
incorona ufficialmente a
prossimi headliner di qualsiasi
festival. Il loro ultimo lavoro, il
cui titolo West Ryder Pauper
Lunatic Asylum è preso dal
nome di una clinica psichiatrica
del diciannovesimo secolo , è
u n a l b u m c o m p l e s s o,
intrigante, che risente meno
dell'influenza degli Oasis (un
segno premonitore?) e più dei
Primal Scream e dei Pretty
Things. È sicuramente il loro
album più maturo, più
coinvolgente, e, nel senso più
l at o d e l t e rm i n e, p i ù
psichedelico. È un perfetto
cross over tra rock e dance,
dichiarazione per nulla celata di
quattro adolescenze inglesi
passate ad ascoltare brit-pop e
techno hardcore. Non hanno
avuto paura di muoversi su un
terreno per loro inaspettato, di
sperimentare, di concepire
l'album come un viaggio che si
apre con il suono sporco di
Underdog, raggiunge il climax
con Vlad (l'impalatore degli
ascoltatori) per poi arrivare a
una necessaria
decompressione nella seconda
parte, ben rappresentata da
Ladies and Gentlemen, e
quindi esplodere nuovamente
con Fire, che rimarrà presumo
per sempre uno dei loro pezzi
di riferimento. Lo stesso Sergio
Pizzorno – nonno di genova,
nessuna parola di italiano
conosciuta – ha dichiarato che
questo lavoro deve essere letto
come “la colonna sonora di un
film”. Quel che ci si aspetta da
un film è che coinvolga, che
rapisca, che emozioni. E questo
album è emozionante,
sorprendente, magnetico,
vivido e vivo. Sì, i Kasabian
sono diventati davvero adulti,
ed è stato bello essere stati
presenti e partecipi in questo
incredibile passaggio.
Live Report & Photos by Gianluca Vinci (MI)
PH BY T. FIORESE
MAGNOLIA
PARADE
Tornati a Milano dalle
vacanze? Ancora con la
testa tra chiringuito, musica
lounge e mojito sulla
spiaggia? No problem, ci
pensa il Magnolia a farvi
t o r n a re n e l l a gi u n g l a
metropolitana, quello che ci
vuole è un forte scossone
elettronico a base di Bloody
Beetroots ed LNRipley.
Quaranta ore di musica in 5
sound in una maratona
elettronica di (solo) 4 giorni.
La terza serata della serie, il
venerdì, è stata tutta
dedicata a dj-set, dalla
techno alla drum n bass. In
prima serata, ancora per
pochi intimi davanti al main
stage, hanno onorato il palco
i port-royal. Un vero talento
nella capacità di ricreare
situazioni ambient
/ p s i c h e d e l i c h e. I l d u o
genovese vanta
collaborazioni importanti
come ad esempio Felix da
Housecat, oltre che essere
reduci da una serie di live
performance in est europa di
grande successo. Cambiando
stage, in mezzo al parco, c'era
una sotto specie di tendone
gigante fatto ad igloo.
All'interno, a suon di fischietti
e colpi di pistola, gli
ADDICTIVE TV, forse il gruppo
rivelazione della serata grazie
all'impressionante capacità
di mixare audio e video.
Partendo da basi undeground,
hip hop o jungle, applicavano
e miscelavano frammenti
video di film, partite di calcio
o v i d e o mu s i c a l i . U n o
s p e t t a c o l o d a ve d e re
assolutamente, volendo si
trovano diversi loro video sul
web. Mezzanotte-zero-zero,
immobili sul palco, è il
momento di un gruppo di 5
ragazzi mascherati, sono
avvolti da una coltre di fumo e
da una luce blu che hanno
puntata addosso. Sembrano
usciti da una saga cyberpunk
degli anni novanta. Sono i
torinesi LNRipley, a suon di
drum and base, a scatenare il
putiferio grazie al carisma del
loro cantante Victor Kwality
e alla purezza dei loro bassi
s p a rat i a l m a s s i m o
d i re t t a m e n t e d a i l o ro
strumenti. A seguire hanno
suonato Samuel e Pisti,
Kratakoa per chi non li
conoscesse. Come sempre si
sono fatti onore, solo che
forse un po' inglobati nei loro
ruoli, anche un po' troppo
convinti del mega successo
ottenuto fin ora il quale
seppur meritato necessita
una leva di rinnovamento
sopratutto in queste fasi di
s p e r i m e n t a z i o n e. L o ro
comunque danno molto
l ' i d e a d i d ive r t i rs i e
probabilmente lo fanno solo
per quello. In conclusione
come ciliegina sulla torta
sono saliti sul parco i tanto
11
attesi Bloody Beetroots.
Senza ombra di dubbio sono
le star del momento. Sono
capaci di sprigionare una
c a ri c a t ravo l ge n t e, s i
divertono e soprattutto
fanno divertire! Tra i primi
pezzi è scoccata la sveglia di
“Warp” e la gente è andata
letteralmente in visibilio e in
quel preciso momento della
serata sono sicuro che c'era
almeno mezza Milano. I
primi 10 metri dal palco era
un'unica massa di corpi
intrecciati che saltavano
all'unisono. Il duo
mascherato vanta una
discreta serie di produzioni
e una massiccia release di
remix con gruppi di alto
livello. Alla fine dei conti si
può dire che il bilancio finale
di questa Magnolia Parade è
sicuramente positivo. Infine,
bisogna rendere merito al
C i rc o l o M a g n o l i a c h e
quest'anno è stato
proclamato dal MAI come
migliore club 2009. Un atto
dovuto dopo la fantastica
p ro gra m m a z i o n e d i
quest'anno che ci ha fatto
divertire e godere di tanti bei
festival come la Magnolia
Parade, ma anche il MIAMI,
che si sono confermati
spazzi ricchi di tanta buona
musica ed, in particolare,
occasioni per sentire i
migliori gruppi della scena
italiana.
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14
Live Report by Ilaria Rebecchi
COLDPLAY @ UDINE
31 AGOSTO 2009
Se la consacrazione avviene
live, il pop-rock coinvolgente,
corale, poetico ora neoclassico
ora sperimentale dei Coldplay,
ad Udine, ha vinto su scettici e
poco convinti dai 4 album della
band, consacrata ormai a
erede degli U2 per impatto live,
dopo, senza dubbio, l'uscita del
rivoluzionario “Viva La Vida, or
Death And All His Friends”, e
trascinata dall'eclettismo del
danzante Chris Martin in un
palco-stadio pauroso e gremito
di pubblico polimorfo. Si perché
se pop significa unire scintille
s p e r i m e n t a l i , a z z a rd i
elettronici lievi e melodie
radiofoniche, i Coldplay ne
sono campioni, e non possono
stupire i consensi da parte di
giovani e vecchi, fan e scettici.
Dal valzer ai 3 palchi, tra
camminate in mezzo alla
folla e la costituzione
avvincente di un meta-teatro
stupefacente di cui pubblico
e band sono stati artefici e
fruitori, tra proiezioni e cori,
coriandoli e palloncini. Ma
non solo. Buona la voce, la
carica certamente più
brillante e convincente che
su disco, fantascientifici
fuochi d'artificio e, in primis
un'umiltà on stage deliziosa
e d'onore, che ha concesso
sorrisi complici tra i 4 e
battute con il pubblico. Il
resto l'hanno fatto la cover
inaspettata e riuscita di Billie
Jean, il piano impazzito di
Clocks, l'emozione di Viva La
Vida o la ballatona strappacuore di The Scientists.
Spettacolo puro. Si, questo è
il “pop as it should be”!
DINOSAUR JR @ NEW AGE formazione musicale di
12 SETTEMBRE 2009 Nirvana e Sonic Youth e
Se al debutto dovettero
cambiare il nome
aggiungendoci quella Jr che ne
andava a caratterizzare, forse
t ro p p o m o d e s t a m e n t e,
l'inferiorità storica rispetto ai
Dinosaur (ex membri di
Jefferson Airplane e
Q u i ck s i l ve r M e s s e n ge r
Service), i tre re dell'indie-rock
dalla metà degli anni '80,
palesano un trionfo di sonorità
noise e grunge al contempo
senza dimenticarne l'intesa
più propriamente post-punk,
ai confini con un hardcore lieve
e d'effetto. Così furia
chitarristica e ruvidità sono
protagoniste di un live
ammirabile e possente, in cui
gli assoli di J Mascis, leader
della band, si fanno ipnotici e
graffianti, quasi a denotare
l'eterna, e ben nota rivalità con
il bassista Lou Barlow.
Con i consueti suoni laceranti,
il muro di suono e i volumi
sprezzanti, la band trasuda
compiaciuta l'essenza di quei
9 a l b u m d i c a rri e ra
(dall'omonimo “Dinosaur”
dell'85 a “Green Mind” - '91
passando per “Hand It Over” –
'97 e “Farm” di recente uscita)
che ne hanno costruito
pazientemente il successo
mondiale, di cui,
paradossalmente, solo oggi
sembrano poterne godere i
frutti, perché sempre citati
come pietre miliari della
perché, avanguardisti ai limiti
della conoscenza sonora
umana i Dinosaur Jr
riuscirono a cesellare
finemente la nuova (futura)
corrente del grunge-noise
rock che negli anni '80 non
ebbe il clamoroso successo
del decennio successivo,
confinandoli per troppo
tempo a elitari e geniali ma
troppo poco noti.
Ed è invece oggi che i
Dinosaur Jr si manifestano in
un live ruvido e anticato
quanto può esserlo un
prezioso oggetto vintage che
ri p e s c a d o p o a n n i d i
imitazioni nella vera essenza
delle propria storia: entrano
on stage al limite della
timidezza, impallidiscono le
prime file con i numerosi
amplificatori strazianti che
riescono a fronteggiare (e
vincere) il muro della folla
silenziosa e ammaliata,
imbastiscono un concerto
p re g n o d i s e n s a z i o n i ,
martellando cpn maestria da
“Feel The Pain” a Out There”,
“Just Like Heaven” e “The
Wa g o n ” , u n a r i f f o s a
“Crumble” e le storiche ed
indimenticabili “Forget The
Swan”, “Get Me” e “In A Jar”,
tra distorsioni e melodie non
tralasciate, sulla scia di un
gusto malinconico nei
confronti dei decenni passati,
m a m a i d i m e n t i c at i .
M a e s t r i d e l gr u n g e.
15
Live Report by Alessandro Rocca (MI)
THE OFFSPRING
02/09/2009 - Alcatraz (Milano)
C'era una volta Londra, ed
all'interno di questa vi era
King's Road. Erano gli anni
Settanta e per le strade di
questo quartiere muoveva i
suoi mille tentacoli un
collettivo di artisti in grado di
fomentare non poco la puzza
sotto il naso della
conservatrice Inghilterra dei
t e m p i . S i p a r l ava d i
rivendicazioni sociali, di
minatori in sciopero, di bicchieri
spaccati in testa in difesa dei
propri ideali, ma anche di
anticonformismo fine a sè
stesso, e di una filosofia di vita
incentrata sui dettami del live
fast and die young. In questo
contesto nacque il punk rock
inglese. Quella che invece ci ha
accompagnato negli anni 90 è
la versione addolcita del
genere e riadattata alla società
imbalsamata dalle radio e dalle
televisioni, capaci di importi
una punk rock band alla stessa
maniera del più top dei pops.
E c o s ì q u e s t a s e ra i
californiani Offspring, forti dei
quasi 40 milioni di dischi
venduti in tutto il mondo,
hanno celebrato di fronte ad
un delirante ed esaurito
Alcatraz, 25 anni di una
carriera gonfia di successi.
L'inizio è scoppiettante con
“Stuff is messed up”, “You're
gonna go far kid” ma
soprattutto “Bad habit” e
“Come out and play” tratte dal
lontano ma ancora presente
nelle memorie adolescenziali
dei molti “Smash”. Si
accavallano così ricordi che
girano ancora sui
mangianastri, sui polpacci
gonfi a causa dei 4 (..mila) salti
nelle discoteche rock che
spopolavano Milano e limitrofi
nello scorso decennio. Fa
decisamente uno strano
e f fe t t o s e n t i re “ Wh at
happened to you” suonata da
chi l'ha composta, dopo averla
avuta quasi a noia nei suoi
innumerevoli passaggi al
Rolling Stone, all'Acquatica, al
Nautilus di Cardano al Campo
ed allo stesso Alcatraz. La
scaletta del concerto è un
vero e proprio best of che
propone canzoni tormentone
conosciute anche dai pali della
luce come “Pretty fly (for a
white guy)” e “Why don't you
get a job?”, ed altre che
canterebbero anche i muri
come “All I want”, “Staring at
the sun” e “Kids aren't alright”.
C'è anche spazio per un solo al
pianoforte di Dexter Holland.
Gli anni non sembrano averlo
appesantito più di tanto,
anche se in fondo lui,
lungimirante, è sempre stato
un pò in sovrappeso, e sin da
giovane ha abusato della tinta
per capelli. Anche Noodles, il
chitarrista, gli anni se li porta
tutto sommato bene e
finalmente ha l'età che ha
sempre dimostrato. Il ritmo è
serrato fino alla fine, che ci
riserva come chiusura ideale
“Self esteem”, sempre tratta
da “Smash” del 1994. Quello
che ci hanno lasciato gli
O f f s p ri n g s t a s e ra è
esattamente quello che ci
aspettavamo: una scaletta
piena di grandi successi; un
viaggio a volte imbarazzante
nel nostro passato alla
riscoperta di quello che
eravamo e che adesso non
siamo più; la comprensione di
c o m e, n o n o s t a n t e l e
preferenze musicali cambino
col passare delle stagioni, si
p o s s a ri m a n e re l e gat i
affettivamente a canzoni che
mai e poi mai citeresti per
rappresentarti. Non siamo
nella Londra degli anni 70, ma
nella Milano degli anni 10,
ciononostante non ci
sentiamo tutti parte di una
generazione in cerca della
propria identità proprio come
si sentivano Joe Strummer,
Johnny Rotten e Sid Vicious?
Dagli Offspring di certo non ci
siamo mai aspettati
anticonformismo o rivoluzioni,
e va comunque bene, però
adesso le disillusioni del
ventennio scorso, e le
d e l u s i o n i at t u a l i , n o n
dovrebbero indirizzare le
nuove leve del punk rock verso
un ripristino del passato (o
una lotta per il futuro)? La
domanda della buonanotte è:
siamo la generazione dell'
“Anarchy in the Uk” o del “Why
don't you get a job”?
18
Rock Icons by Ilaria Rebecchi
IAN CURTIS
Nacque a Manchester il 15
luglio 1956, Ian Kevin Curtis,
l'affascinante e decadente
eroe della new wave di fine
anni '70 in un periodo di postcontestazione, consapevolezza
del fallimento delle utopie e
consolidato riattaccamento ad
un materialismo ripugnante e
anti-etico. Ian Curtis crebbe nei
dintorni di Macclesfield, dotato
fin da piccolo di talento
artistico nel declamare e
scrivere poesie. Studente
modello alla King's School,
c re s c e n d o t rov ò l a
realizzazione nella musica e
nella letteratura, influenzato da
Wi l l i a m S. B o rro u g h s,
J.G.Ballard, Joseph Conrad,
David Bowie, Lou Reed e Jim
M o r r i s o n .
Sposatosi a soli 19 anni con la
compagna di classe Deborah
Woodruff, dalla quale ebbe la
piccola Natalie nel 1979, Ian nel
luglio '76 conosce in occasione
di un concerto di Sex Pistols e
Buzzcocks alla Lesser Free
Trade Hall di Manchester, due
c o e t a n e i mu s i c i s t i d i
Manchester, Peter Hook e
Bernard Sumner, che stavano
cercando di crescere come
band (erano i Stiff Kittens, il cui
manager era lo stesso dei
Buzzcocks, e freschi di una
s o n o ra s t ro n c at u ra
giornalistica). Ian si propone
immediatamente come voce e
autore, e dopo qualche tempo,
viene scelto Stephen Morris
come batterista ufficiale. La
band, dopo il debutto (criticato)
del 27 maggio 1977 all'Electric
Circus, in spalla proprio ai
Buzzcocks, e che si chiamava
Warsaw, entra presto in
contatto con il maggiore
animatore musicale della
Manchester di quegli anni,
Martin Hannet. Nell'ottobre
del 1977 appaiono per la prima
volta su disco con “At A Later
Date” registrato in una
compilation celebrativa dello
stesso Electric Circus, per poi
uscire 2 mesi dopo con l'ep “An
Ideal For Living” (contenente
“Warsaw”, “Failures”, “Leaders
Of Men” e “No Love Lost”) in
cui i testi di Ian si fanno più
introspettivi in accordo con
sonorità meno punk e più
opprimenti. Ben presto la band
cambia nome in Joy Division
nel 1978, per evitare confusioni
con i Warsaw Pakt. Il nome
derivava dalla descrizione
delineata nel romanzo del '55,
“The House Of Dools” delle
divisioni in cui erano segregate
e seviziate le donne nei campi
di concentramento nazisti. I
Joy Division di Ian Curtis si
esibiscono a fine gennaio di
quell'anno all'interno del
p ro gra m m a t e l ev i s i vo
condotto dall'eclettico Tony
Wilson, Granada Reports, a cui
fa seguito la proposta della
Rca si incidere in studio il
primo album (che non vedrà
mai luce) con John Anderson. A
settembre Tony Wilson ne
comprende anzi tempo il
talento e li lega alla sua
neonata etichetta, la Factory
Records. Così dopo la
compilation di lancio della
stessa Factory con “Glass” e
“Digital”, i Joy Division
diventano il prototipo del postpunk, tra echi di chitarre e
lancinanti rimbombi algidi, e
suonano a Londra a fine '78, tra
un pubblico poco propenso a
tali atmosfere decadenti e un
violento attacco di epilessia di
Ian. Curtis, che definiva la sua
malattia come il grande male,
in un'Inghilterra viva di nuovi
gruppi nati sull'ondata del
punk, divenne ben presto
famoso e riconoscibile, non
solo grazie alla voce possente
e grave, b a ri t o n a l e e
sofferente, in contrasto con la
strillante voce nel parlare, ma
in perfetta simbiosi sonora con
la tessitura musicale delle
canzoni della band, ma anche
per il modo di dimenarsi live:
una conturbante ed
inquietante danza,
imprevedibile e sincopata,
quasi a scimmiottare la stessa
epilessia di cui Ian soffriva fin
da piccolo. Conquistata la
copertina di Nme un mese
dopo, Ian attira l'attenzione
della folla britannica al punto
che i Joy Division vengono
invitati dal leggendario dj della
BBC, John Peel, e iniziano a
vedere le luci della ribalta
grazie all'azzeccato singolo
“She Lost Control”. Il 4 marzo
1979 la band suona in uno
storico concerto con i Cure e
poco dopo Martin Hannet
entra in sala di incisione con
loro e, tra le algide geometrie
ritmiche, la chitarra lisergica e
19
Rock Icons by Ilaria Rebecchi
la voce avvolgente e spettrale
di Ian, la band inizia a registrare
uno degli album più importanti
della storia della musica,
“Unknown Pleasures”, uscito
nel giugno 1979, in cui il punk
sembra aver lasciato spazio a
tessiture sonore ombrose e
riflessive, in cui emozionalità e
tragedie esistenziali sono
dipinte dalle meravigliose
“Disorder” e “New Dawn
Fades”, e in cui l'aspetto
disperato lascia spazio alle
gelide sonorità e ai testi
concentrati e solitari di Curtis.
Ian diventa il manifesto della
società dell'epoca, che rimane
ammaliata e senza difese di
fronte a tale impatto sonoro in
cui il congelamento emotivo
sembra palese seppur
straziante e sconvolgente.
L'album trionfa. Escono, a
luglio, l'Lp di “Tranmission” e
ad ottobre “Atmosphere”, i Joy
Division suonano al fianco dei
Buzzcocks e ad inizio del 1980
la band affronta un tour
nordeuropeo. Ian si trova a
vivere un'esistenza nuova ed
esaltante, in cui di contro, la
sua salute, sia fisica che
mentale, ne trae svantaggio. E'
il momento della crisi con la
moglie, celebrata
dall'immortale brano scritto da
Ian “Love Will Tear Us Apart”,
uno dei tanti nuovi brani del
secondo album, in cui il
deperimento emotivo e la
depressione crescente di Ian si
specchiano in maniera
cristallina. “Closer”, la cui
copertina raffigura un cimitero
monumentale ligure, trova la
propria forza in quei testi che
C u r t i s s e m b ra v o l e r
manifestare cercando di
liberarsi dai demoni funesti
che ne invadevano i pensieri,
perfezionati da quella voce
tetra ed agghiacciante che si fa
anima sonora della distanza
emotiva tra l'uomo (Ian) e il
mondo circostante. “Closer”
sarà il capolavoro dei ritmi
tribali di “Atrocity Exhibition” e
della sofferente e
mefistofelica “Decades”, in cui
la sofferenza interiore di Ian è
dipinta in un viaggio senza
ritorno attraverso l'animo
umano, nel decadimento
psicologico delle sofferenze
atroci in cui l'artista si
confessa raccontando la
propria disperazione tanto
umana quanto solo esprimibile
attraverso l'arte. E non a caso
la stessa “The Eternal” sembra
la dichiarazione (al mondo e a
sé stesso) di un incontro con
una morte prossima nella
consapevolezza della propria
sconfitta, in cui i tre compagni
sembrano arrendersi di fronte
a tale meraviglia artistica e
decisione interiore: la crisi che
doveva arrivare, distruggendo
l ' e q u i l i b r i o c o s t r u i t o.
“Closer” sancisce la
consacrazione dei Joy Division,
ma Ian non riesce sostenerne
il peso: una crisi epilettica sul
palco, poi un'overdose. La band
si prende una pausa per
cercare di farlo ristabilire
fissando per fine maggio,
l'inizio di un tour negli States.
Ma Ian non ce la fa, e lascia il
mondo impiccandosi nella sua
casa di Burton Street,
Macclesfield, a nemmeno 24
anni, all'alba del 18 maggio
1980, dopo aver guardato “La
Ballata di Stroszek” e
ascoltato “The Idiot” di Iggy
Pop. Dopo Ian i Joy Division
svaniscono, trasformandosi in
New Order e decretando
l'inizio di una nuova era, in cui il
primo “Movement” sembra
essere il terzo effettivo album
dei Joy, più concentrato in
sintetizzatori e tastiere ma
con le voci di Hook e Sumner
ad evocare l'anima del
compagno Ian, tra spettrali
sonorità a fare da tappeto
musicale su cui ripartire e con
cui salutare il compagno,
senza cui i Joy Division non
potranno mai più essere tali.
Poi centinaia di band, un film
già di culto, e la notorietà di
una carriera che divenne
fondamentale nella storia
della musica, l'attualità di
canzoni immortali e sempre
moderne, da cui nuovi e vecchi
artisti presero spunto negli
anni successivi, fino ad oggi.
Ian Curtis riuscì con le sue
canzoni catartiche e con la
spettrale vocalità baritonale a
celebrare la svolta di un punk
più moderno, divenuto
c o n s ap evo l e z z a d e l l o
smarrimento emozionale e
psicologico, intimista e
riflessivo, specchiatosi nella
perdizione privata e sociale di
inizio anni '80, a ridosso di una
crescita economica tanto
prossima quanto
effettivamente distante dalla
cupezza concreta della vita
terrena. Traumi fisici e
deperimento psicologico
infestarono Ian, cavernoso e
sincopato nell'aspetto e
nell'arte, nella prospettiva
futura di un destino nefasto e
tragico, in cui fama e malattia
giocarono un tiro mancino alla
stabilità post-adolescenziale,
ed in cui le sue canzoni,
patrimonio artistico, furono un
c o n c e n t rat o d e n s o d i
melanconia di immaginari
desolati, tetri e spettrali ove
morte, amore, alienazione e
decadenza metropolitana
erano le principali tematiche
dove il post-punk dichiarativo e
poetico alla Patti Smith
incontrava la propensione
melodica e i nuovi azzardi
sperimental-strumentali atti
alla psichedelica ipnosi sonora.
Ian narrava, interpretava ed era
s i m b o l o d e i p ro b l e m i
d e l l ' u o m o c o mu n e e
dell'adattamento dello stesso
alla società, quasi a
somatizzare l'andamento
decadente di quella fine di anni
'70 in cui utopie ed illusioni
post-rivoluzione erano svanite
nella piattaforma concreta di
vite comuni e mai (più)
realmente come in sogno.
L' e ro e d i s p e rat a m e n t e
dichiarato della sconfitta
dell'uomo contemporaneo.
OTTOBRE 2009
Venerdi 02 D.J. Conf (Deep house)
www.myspace.com/djconf
Venerdì 23 D.J. Origami (Nu jazz house)
Sabato 03 D.J. Omar R. (Deep house)
www.myspace.com/rdjomar
Venerdì 09 D.J. Omar R. (Deep house)
www.myspace.com/rdjomar
Sabato 24 D.J. Conf (Deep house)
www.myspace.com/djconf
Sabato 10 D.J. Daniel Saggioro (Tech house)
Venerdì 30 D.J. Omar R. (Deep house)
www.myspace.com/rdjomar
Venerdì 16 D.J. Conf (Deep house)
www.myspace.com/djconf
Sabato 31 D.J. Conf (Deep house)
“Halloween party”
Sabato 17 D.J. Carlo “Larry Levan”
(Soulful-Deep house)
Gli Indimenticabili Dimenticati by FOX 21
HALF JAPANESE – HALF GENTLEMEN/NOT BEASTS
nuovo
Contra barche - VI
ASTRA
Bar
OTTOBRE
Domenica Aperto dalle ore 16.59
trent'anni e neanche per
intero. Tre dischi, di cui due
contengono quasi venti
canzoni ciascuno ed il terzo
due facciate intitolate
semplicemente “Live”, anche
se la differenza tra questo e
quegli in studio è a dir poco
inesistente. Come mai un
disco simile diventa un album
di culto pur essendo, credo,
quasi introvabile e segnalato
solo dai più radicali avventori
del suono dada di “Trout Mask
Replica”, indiscusso padre di
questo genere di produzioni?
E' il ritorno al suono tribale e
totalmente disordinato che ci
attrae? E' la voglia di essere
tanto alternativi? E', in questo
caso, il prodotto completo che
rappresenta una piccola opera
artistica dove la musica ne è
solo una parte? Saperlo; sta di
fatto che Half gentlemen/Not
b e a s t s ri m a n e a n c o ra
custodito tra i miei vinili più
pregiati dopo trent'anni, come
un vino unico bello a vedersi
ma impossibile da bere.
STATO DI FESTINA PERMANENTE
I fratelli David e Jad Fair sono
gli artefici di una tre le più
bizzarre bands sorte negli
Stati Uniti. Se si esclude
qualche singolo, il loro album di
debutto consta di un box
contenente ben tre dischi
incisi malissimo, un poster
dadaista, uno stupendo
libretto di maschere africane
ed un foglio con i testi delle
canzoni dove emerge subito
“Patti Smith” nel quale si
racconta con cinismo senza
precedenti il
famoso
incidente sul palcoscenico
subìto dalla cantante alla fine
degli anni settanta in un
p ro b ab i l e m a l ri u s c i t o
tentativo di diventare l' Iguana
femmina della situazione e nel
quale si ruppe il collo. Quando
il disco arrivò nei negozi,
attratto dall'estetica della
confezione e assetato di
novità in una stagione ricca di
frenesie artistiche, mi buttai a
capofitto e me lo presi.
Naturalmente credo di averlo
ascoltato si o no due volte in
ven 2 – dj set LOBA-LO
sab 3 – concerto jazz BALDASSARRE & C.
ven 9 – dj set – SILVIA DISASTER
sab 10 – concerto reggae SPIRITI
ven 16 – dj set ERIK SKANK
sab 17 – concerto KIKKA
ven 23 – dj set MEMORY LOST PROJECT
ven 30 – dj set – PAPU
sab 31 – concerto psico-jazz – NDJAKASS FALL
sab 24
NOTTE BIANCA:
h.20-22 – MARCIO's
h. 22-24 MAGMA FLUX
h. 24-02 OSTERIA POPOLARE BERICA
Review & Intervista a Bob Rifo a cura di Matteo Visentin
THE BLOODY
BEETROOTS' REVOLUTION
Romborama, sorseggiando un the, o meglio
una grappa, con Sir Bob Cornelius Rifo.
Poche volte è capitato di avere
tra le mani un album che, al
primo ascolto, trasmettesse
una tale energia da far
esclamare: “se ne parlerà
tanto!”. Ricordi lontani ma non
d i m o l t o s u gge ri s c o n o
Discovery, capolavoro di altri
due ragazzi mascherati, ma
poco altro. Oppure altro c'è, ma
con contorni che non ne hanno
mai dato un risalto da poter
affermare che l'aria di un
cambiamento era ormai alle
porte. Romborama questi
c o n t o rn i i nve c e l i h a .
Romborama è pronto ad
entrare di diritto tra quei lavori
che cambiano un modo di
interpretare il suono, che
avvicinano anche i più timorosi
ad un universo che fino a poco
tempo fa era visto come la
kryptonite per Superman:
l'elettronica entra di diritto
nelle corde di tutti. Attenzione
però, accessibile a tutti non
significa commerciale: questo
album è lo specchio di una
m e n t a l i t à o r i gi n a l e e
complessa che il suo ideatore
vuole portare a chi l'ascolta, un
album punk, anarchico, dove
viene spezzato il concetto di
genere musicale, dove tratti
cupi e decadenti si intrecciano
con opere di pura energia, dove
il pezzo da dancefloor lascia
spazio alla poesia. Si pensi alla
title-track, potenza pura per
teste scatenate e corpi
ansimanti, immediatamente
abbinata a Have mercy on us,
prodotta con Cècile, con una
stupenda e coinvolgente
reinterpretazione di Bach. Poi
Storm, così cupa e
caratterizzata dalle sue ciniche
ri p a r t e n ze, s e g u i t a d a
Awe s o m e, c o n l a
partecipazione dei The Cool
Kids (e di Marracash nella
versione italiana), passando
per Talkin' in my sleep,
accompagnata dalla
performance vocale di Lisa
Kekaula a rendere la track così
disco, perfettamente in
simbiosi con la carica electro
d e l d u o b a s s a n e s e.
Assolutamente da evidenziare
Little Stars, con il supporto di
Vicarious Bliss, da tenere ben
stretta e ascoltare nelle scure e
decadenti sere natalizie; da
conservare sono pure Mother e
FFA 1985, con dei bellissimi
rimandi a melodie passate ma
così attuali e soprattutto
penetranti. Che dire, la
convinzione che questo sia
solo il trampolino di lancio per
gli eroi mascherati c'è tutta e
l'idea che il tuffo risulti perfetto
vi è ancora di più. Allora forse
un 9 (nove) può bastare,
fiduciosi ( o convinti?) che il 10
(dieci) sia questione di poco,
pochissimo tempo. Se poi ad
accompagnare il tutto vi è la
presenza stilistica di Tanino
Liberatore, l'ipotesi diventa
certezza e le parole di Bob,
p a c at o, r i f l e s s i vo m a
u g u a l m e n t e s o g n at o re,
suoneranno come puro
conforto. S&V: Un album
“anarchico”, credo ti piaccia il
termine. Com'è nata questa
idea? - Romborama è la fusione
di due concetti per descrivere
la mia anarchia musicale e
l'album espande il significato di
musica in un momento in cui
questo è in serio pericolo. Il
denominatore comune di
questo album è l'elettronica e
c'era la volontà di effettuare un
viaggio che oscillasse tra
diversi stili. Un tributo al libero
pensiero. S&V: Nel disco vi
sono tocchi di techno, hip-hop,
punk, house, italo-disco, musica
classica. Pensi di aver fatto un
ulteriore passo nell'evoluzione
della musica elettronica? - Non
penso di aver fatto una vera
22
evoluzione, ma solo di aver
dato un modo diverso di vivere
la musica. Romborama non è
un album da dj set, è un album
per tutti. S&V: Questi diversi
stili sei poi andato a
condividerli con artisti come
The Cool Kids, Vicarious Bliss e
ovviamente Steve Aoki. Come
è stata la tua scelta? - Ho
cercato di condividere tutto
con artisti amici e comunque
c h e n o n o s c u ra s s e ro
ovviamente il nome dei Bloody
Beetroots. Steve lo conosco da
molto tempo, veniamo dalla
stessa scena, Vicarious lo
conosco da tre anni, i Cool Kids
li ho scelti, come per
Marracash, tenendo conto che
non rappresentavano quello
stereotipo di tette e culi così
marcato nella scena hip-hop,
ma bensì la vera estrazione
metropolitana. S&V: Da
B a s s a n o a l M o n d o, l a
sensazione è che non vogliate
assolutamente fermarvi. - No,
assolutamente. Il nostro set di
Singapore del 2009 sarà
l'ultima apparizione come
Bloody Beetroots Dj Set. Dal
2010 suoneremo live e lì uscirà
tutta la nostra anima
rock'n'roll!! S&V: Ci sarà anche
il progetto Rifoki... - Certo, con
Steve Aoki a Gennaio 2010
usciremo con questo progetto
hardcore, stanchi della figura
del “superstar dj”. Vogliamo far
capire che tutto parte dal vero
concetto di musica, è un
progetto che ci fa ricordare che
le nostre radici sono lì e non
vo g l i a m o c a m b i a r l e.
23
“The Old & The New” by Ivan (www.doyoubeat.com)
CLASSIC WAVE
JOY DIVISION
“Unknown pleasures"
1979 Inizio estate, quando
ancora l'estate si poteva
definire tale. All'improvviso, nel
momento di maggior fertilità
del movimento post-punk, il
debutto su lunga distanza per
un gruppo destinato a lasciare,
con la pubblicazione di soli due
albums, un segno indelebile
nella storia della musica
britannica. Quattro ragazzi di
Manchester e un'insofferenza
urbana come non si era mai
vista. Piaceri sconosciuti, recita
la traduzione italiana del titolo,
ed è proprio ciò che si prova
ascoltando questa decina di
canzoni. Una produzione
impeccabile, opera del fu Martin
Hannett, un lavoro grafico
essenziale, a cura di Peter
Saville. La musica? Viscerale,
emozionale, perfetta. Al
cantato baritonale del leader
Ian Curtis, un anno dopo triste
suicida, si contrappongono la
ritmica schematica di basso e
b a t t e r i a e d i p re c i s i
contrappunti di chitarra. Il
risultato è una sequela di
canzoni-capolavoro, l'iniziale
Disorder, la romantica New
d aw n fa d e s, l ' u rge n t e
Shadowplay. Uno dei migliori
album di sempre.
ART OF SAMPLING
BOSSA RETRO WAVE
NOUVELLE VAGUE
“3"
Per chi non lo sapesse i loro
dischi contengono,
prevalentemente, rivisitazioni in
chiave acustico bossanova di
famosi brani di musica new wave
punk rock anni settanta/ottanta.
Le note informative del terzo
c ap i t o l o a n nu n c i a n o l a
partecipazione di Martin Gore,
Ian McCulloch, Barry Adamson e
Terry Hall. In pratica elementi di,
rispettivamente, Depeche Mode,
Echo & the Bunnymen, Magazine
e Specials/FunBoyThree.
ALVA NOTO
"Xerrox vol. 2”
Secondo volume del progetto
Xerrox a cura di Carsten Nicolai,
i n a r t e A l va N o t o. I l
procedimento rimane il
medesimo, una serie di samples
su cui lavorare fino a renderli
irriconoscibili. Suoni ambientali,
aeroporti, telefoni ed alberghi;
campioni di musica di Michael
Nyman, Ryuichi Sakamoto e
Stephen O'Malley. Disponibile a
fine settembre anche la
versione in doppio vinile.
JUMPIN’ JACK
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ELECTRO SAPIENS by M.Visentin
24
un non so che tipo
BOYS NOIZE dirivendicare
copyright sulla musica da
il tedesco terribile
Nemmeno 30 anni ma
dimostrarne di più. Sia chiaro,
non me ne voglia Alexander
Ridha, non intendevo in senso
fisico, anzi. Lui come aspetto
ricorda davvero un ragazzino,
un terribile fanciullo pronto a
combinare qualche guaio da un
momento all'altro, una
cosiddetta “mina vagante”.
Beh di guai Alex ne ha
combinati, tanti, tantissimi.
Guai per chiunque provasse a
sputare sul suo stile, guai per
chi, qualche annetto fa,
d i s ap p rovava i l s u o
genere...guai seri per costoro.
Sì, perchè chi fa scuola al
mondo intero, remixando Daft
Punk, Bloc Party e Depeche
Mode, non può che provocare
un certo senso di malessere
intestinale ( da leggersi come
“invidia”) a chi è sempre dietro
l'angolo pronto a criticare e a
ballo. Ma la cosa ancor più
bella e interessante di Ridha è
il fatto che, nato e cresciuto ad
Amburgo, si è da qualche anno
trasferito a Berlino, autentica
casa per eccellenza della
musica elettronica di un certo
tipo, ricevendo attestati di
stima anche da chi per anni ha
affrontato un genere ed uno
stile diverso, più elegante se si
vuol dire. Saranno le affinità
con artisti quali Soulwax,
Justice ed Erol Alkan, sarà
avere istituito una propria
etichetta, la Boysnoize
Records, con artisti come D.I.M
e Shadow Dancer sotto la
propria ala protettrice, sarà
che è uscito nel 2005 per
Turbo (la scuderia di Tiga),
sarà che in poco tempo ha
dato dimostrazione di essere
un passo avanti a molti. Forse,
lo pensano in tanti, a discapito
di quella sua apparenza
giovane e scanzonata, si cela
un temperamento fortemente
tedesco, quello stesso che l'ha
portato nel 2007 ad incidere
Oi Oi Oi, formidabile album di
techno-electro-funk da brividi.
Non si dimentichi poi il mix
a l bu m I L ove Te c h n o
2008,celebrazione dell'ultra
famosa manifestazione belga,
alla quale Alex prenderà parte
anche quest'anno. Ah,
dimenticavo, c'è pure il suo
nuovo album in arrivo...prepare
yourself!
“The Harder They Come” by Max Manetti
25
Dillinger CB200 tema celebrato in questo disco disco – un best seller nel 1976 - newyorkese (siamo nel 1976)
Dagli studi di registrazione di
Kingston, continua il nostro
viaggio alla scoperta della
musica giamaicana. Niente
reggae comunemente inteso,
niente ritorno a mama africa,
nessun riferimento biblico
all'esodo, nessuna donna
nessun pianto. Una semplice,
ultraterrena motocicletta il
dal suo entusiasta acquirente.
Un modello che andava per la
maggiore tra i faccendieri di
Trench Town, l'Honda CB200.
Soltanto un pazzo poteva
dedicarle un album, ma l'isola –
si sa- deve le sue origini allo
sbarco di pazzi dalle navi dei
negrieri, e Dillinger non sembra
tradire il proprio DNA. Il
personaggio in questione,
formatosi alla insigne cattedra
del maestro Dennis Alcapone,
si afferma per lo stile
inconfondibile nel toasting e
per la ritmica onomatopeica, al
punto da ingraziarsi i boss della
celeberrima Island Records,
che fiutandone il potenziale
verranno ripagati dalle ottime
vendite dell'album. Infatti il
è tra i più orecchiabili dischi
giamaicani pur nella sua
strampalata arroganza: oltre
a g l i i n n i a l l a p ro p r i a
motocicletta e alla
madrepatria, Dillinger alterna
sberleffi a Bruce Lee (che –
promette il fenomeno- vi farà
“rotolare e volteggiare come
uno scimpanzé”), alla regina d'
Inghilterra (“let me bring a
chalice inna buckingham
palace”) ed esorta i rasta a
praticare il kung fu per “ tirar
calci veloci come fulmini”. Ma a
decretare il successo di questo
masterpiece è un freestyle
divenuto celeberrimo per il
tema trattato – cokane in my
brain – con esilaranti
ri fe ri m e n t i a l l a s c e n a
ed un talentuoso stile rap che
farebbe impallidire Afrika
Bambaataa! Il pezzo – inutile
dirlo – è diventato un
tormentone presente in ogni
raccolta Island, ma a brillare su
tutte è la splendida “No chuck
it” con la sua indimenticabile
intro "Jamaica, land of wood
and water, now becomes
motor vehicule and
manslaughter". Il tutto in una
m e rav i g l i o s a S u p e r
–Produzione, con bassi tondi e
precisi, voci trattate con ampi
delays che riecheggiano il dub,
ed una chitarra degna di un
artista Motown. In una parola:
imperdibile Prossime uscite:
Dr. Alimantado, Lydon & Letts,
Jah Wobble.
S&V ANTEPRIMA
Il nuovo album degli Editors by Ilaria Rebecchi
EDITORS
"In This Light And On This Evening"
Kitchenware / Columbia
Uscita 9.10.2009
genere: nu wave
voto: 9 / 10
S p i a z ze r à i fa n e d
entusiasmerà gli scettici? Di
certo“In This Light And On This
Evening” è il punto di svolta
della carriera degli Editors, che
dopo le canzoni nostalgiche al
p ro f u m o d i E c h o & T h e
Bunnymen di “The Back
Room” e “An End Has A Start”,
virano consapevolmente verso
un maggior minimalismo delle
chitarre in favore di un vero
tripudio di synth a fare da
cornice alla magistrale voce
baritonale di Tom Smith, e a
delineare l'atmosfera dark
contemporanea che non
necessariamente rimanda a
problematiche esistenziali
disturbate, ma che trova nella
stessa essenza ombrosa la
propria radice. Perché in fondo
tutta la vita vera è dark.
La glaciale intraprendenza dei
sintetizzatori mitiga ed
estremizza al contempo
l'influsso vocale e le attente
liriche, al punto che il risultato
sono brani di grande impatto
(anche live) e coraggio sonoro,
quasi a seguire i Joy Division,
perché il nuovo lavoro degli
Editors sta ai precedenti come
“Closer” ad “Unknown
Pleasures”. Prodotto da Flood
(Depeche Mode, U2, NIN, Jesus
and Mary Chain…) l'album si
apre con l'esaltante synth-rock
della title-track in cui la voce di
Tom si allinea con lo
sperimentalismo electro-epico
di linee di basso decadenti e
pianoforte statico, mentre
“Bricks And Mortal”
appassiona in un mix tra New
Order e influssi krautrock alla
Kraftwerk, al punto che i 6
minuti totali assemblano
coralità alla Editors e noise
sorprendente spezzato nel
crescendo electro
dall'avvolgente vocalità. Il
singolo “Papillion” inneggia alla
fuga e ricorda bene i Depeche
Mode nel synth esaltato
dall'inquietante “It kicks like a
sleep twich” mitigata da un
ritornello dai toni romantici per
un brano scalda dancefloor ed
agitante. “You Don't Know
Love” parla della caccia
all'amore ed è sospesa tra le
chitarre inconfondibili e
coralità mai squillanti ma dark
prive di pessimismo, “The Big
Exit” sperimenta la nuova
strada della band, in un tessuto
meccanico ed elettronico
(anche tribale) '80s e in un
crescendo lirico a toccare
ve r t i c i t e n o ri l i , i n u n
susseguirsi eccitante, scabroso
e pericoloso di psichedelia
inquietante e celestiale, “The
Boxer” è dark-tronica, mentre
“Like Treasure” si autoalimenta come le classiche
ballate pop '80s. “Eat Raw Meat
= Blood Drool” già dal titolo
annuncia le atmosfere darkgoth sviluppate in un
incessante groove robotico e
post-industrial in cui Tom
spiattella “if you're chewng
with an open mouth, raw meat,
your blood drook attracts the
flies's over the top”dove suoni
pop e sintetici si amalgamano
divinamente (miglior canzone
della carriera?), “Walk The
27
F l e e t R o a d ” ri c o rd a
“Atmosphere” dei Joy Division
in misticismo amoroso e
rivelatore, regalando quiete dei
sensi dopo il tripudio sintetico
i n i m m agi n ab i l e c re at o.
Brillante e nuovo, dark e
a m o ro s o, e n e rgi c o e d
eccitante, in una sorta di
grandiosa apocalisse sonora
che strazia ed affascina, a
metà tra ricomposizione di un
s y n t h - d a rk - p o p - ro ck
avanguardistico e retrò ed
equilibrio tra la nuova e la
vecchia faccia della band. Il
risultato è il loro miglior album.
E forse il migliore del 2009.
TRACKLIST:
1. “In This Light and On This Evening”
2. “Bricks and Mortar”
3. “Papillon”
4. “You Don't Know Love”
5. “The Big Exit”
6. “The Boxer”
7. “Like Treasure”
8. “Eat Raw Meat = Blood Drool”
9. “Walk the Fleet Road”
OTTOBRE 2009
GIOVEDÌ 1 OTTOBRE
TORI AMOS - Teatro Smeraldo, Milano
PETER MURPHY - Viper, Firenze
SHANNON WRIGHT - Circolo degli Artisti, Roma
VENERDÌ 2 OTTOBRE
THE FIERY FURNACES - Music Drome, Milano
LAMB - Magazzini Generali, Milano
PETER MURPHY - Alpheus, Roma
CALIBRO - Locomotiv Club, Bologna
AMOR FOU – La Casa 139, Milano
OMOGENIC – Il Circolo degli Artisti, Roma
NOVARA GOSPEL FESTIVAL (2-3-4) – Novara
CROOKERS – Amnesia, Milano
SABATO 3 OTTOBRE
CINEMATICS – New Age, Roncade (Tv)
WIRE – Totem Club, Vicenza
PETER MURPHY – Velvet, Rimini
FAT BOY SLIM – Cocoricò, Riccione
THE FIERY FURNACES - Il Covo Club, Bologna
MEDIA SOLUTION - United Club, Torino
MARTA SUI TUBI - Tambourine, Seregno (Mi)
KLAXON – Init, Roma
AFTERHOURS – Estragon, Bologna
CINEMATICS – New Age, Roncade (Tv)
LAMB – Brancaleone, Roma
DOMENICA 4 OTTOBRE
PETER MURPHY - New Age (Tv)
NAPALM DEATH - Zion (Tv)
WI-Fi Art – Circolo degli Artisti, Roma
LE MAN AVEC LES LUNETTES – Atomic Bar, (MI)
LUNEDÌ 5 OTTOBRE
PETER MURPHY – Alcatraz, Milano
Martedì 6 Ottobre
THE RAKES - New Age Club-Roncade (Tv)
SOPHIA - Circolo degli Artisti, Roma
MARTEDÌ 6 OTTOBRE
THE RAKES - New Age Club-Roncade (Tv)
SOPHIA - Circolo degli Artisti, Roma
MERCOLEDÌ 7 OTTOBRE
THE RAKES – Corcolo degli Artisti, Roma
SOPHIA – Music Drome, Milano
DR. KNOW - United Club, Torino
J. CHANCE & LES CONTORSIONIS – Spaizo 211, (TO)
BUGO dj-set + CèCILE – Zion, Conegliano (Tv)
DAEDELUS – Atomic Bar, Milano
GIOVEDÌ 8 OTTOBRE
NEFFA - Area Live Jamila, Bassano del Grappa (Vi)
THE RAKES -Viper Club, Firenze
SOPHIA – Hiroshima Mon Amour, Torino
SEBASTIAN + Tyler Noze – Lokomotiv, Bologna
PENTOLE&COMPUTER – Sartea, Vicenza
VENERDÌ 9 OTTOBRE
GIGI BAROCCO+TITAN – Zion Club, Conegliano (TV)
TOXPACK, CONCRETE BLOCK ... - United Club, (TO)
JAMES CHANCE & The Contortions - Unwound, (PD)
THE RAKES - Il Covo Club, Bologna
KILLIN' TOUCH - Zebbra, Este (Pd)
SEBASTIAN – Buggedout!, Milano
SABATO 10 OTTOBRE
BUD SPENCER BLUES EXPLOSION – Zion (Tv)
THE MELLOW MOOD - Vibra Club, Modena
J. CHANCE & THE CONTORTIONS – C. degli Artisti, (RM)
ALTAVOZ- TPO, BOLOGNA
ARGETTI+GOODMOOD... – Valrovina, Bassano (Vi)
LUNEDÌ 12 OTTOBRE
JULIAN COPE - Circolo degli Artisti, Roma
MARTEDÌ 13 OTTOBRE
OBSCURA, CANNIBAL CORPSE ... - Alcatraz, Milano
SAXON - Live Club, Trezzo d'Adda (Mi)
MERCOLEDÌ 14 OTTOBRE
SAXON - Estragon, Bologna
THE DRONES - Music Drome, Milano
FRAN&SHAPE – Atomic Bar, Milano
GIOVEDÌ 15 OTTOBRE
THE DRONES - Circolo degli Artisti, Roma
MAGNOLIA ELECTRIC - Spazio 211, Torino
VIBRATORS - United Club, Torino
BOYS NOIZE – Festival della Creatività, Firenze
JAHBITAT+NO DOMAIN – Sartea, Vicenza
VENERDÌ 16 OTTOBRE
FLORENCE & THE MACHINE - M. Generali, (MI)
THE DRONES - Spazio 211, Torino
GIGI BAROCCO – Just Married – Tube, Modena
POLAR FOR THE MASSES - Controsenso Prato
SABATO 17 OTTOBRE
BUGO Dj Set+CECILE – Zion (Tv)
JULIE'S HAIRCUT - Calamita, Cavriago (Re)
DOMENICA 18 OTTOBRE
CANTIERI TEMPS D'IMAGES 2009 – C. d. Artisti (RM)
THE XX – La Casa 139, Milano
FUCK BOTTONS – Locomotiv, Bologna
JOHN VANDERSLICE – Atomic Bar, Milano
LUNEDÌ 19 OTTOBRE
FUCK BOTTONS – Circolo degli Artisti, Roma
MARTEDÌ 20 OTTOBRE
THE THERMALS - La Casa 139, Milano
FUCK BUTTONS - Spazio 211, Torino
MERCOLEDÌ 21 OTTOBRE
MUDHONEY - New Age Club, Roncade (Tv)
THE BANSHEE – Atomic Bar, Milano
CATALEPSY, THE MILES BETWEEN - Tag Mestre (Ve)
GIOVEDÌ 22 OTTOBRE
EAGLES OF DEATH METAL - Music Drome, Milano
NICK CAVE (Teatro del Verme-Milano)
MUDHONEY (Alpheus-Roma)
NOSAJ THING – Sartea, Vicenza
VENERDÌ 23 OTTOBRE
EAGLES OF DEATH METAL - New Age (Tv)
MUDHONEY - Estragon, Bologna
THE GLIMMERS – Just Married – Teca, Verona
BRETT DENNEN – Salumeria della Musica, (MI)
SABATO 24 OTTOBRE:
CYBERPUNKERS – Zion Club, Conegliano (Tv)
MYLAND - Zoe Club, Milano
MUMBLE RUMBLE - Scalo San Donato, Bologna
ALTAVOZ – C.S.O. Rivolta, Marghera (Ve)
FELIX CARTAL – Zion, Conegliano (Tv)
DOMENICA 25 OTTOBRE
GOTTHARD, CLAIRVOYANTS - Live Club, Trezzo d'Adda (Mi)
DIVERTING DUO + JULES NOT JUDE – Atomic Bar, Milano
LUNEDÌ 26 OTTOBRE
DREAM THEATER - Mediolanum Forum, Milano
CROCODILES – Amigdala Theatre, Trezzo sull'Adda (Mi)
LUNEDÌ 2 NOVEMBRE
TOM JONES - Teatro degli Arcimboldi-Milano
RYUICHI SAKAMOTO - MiTo Settembre Musica-Torino
ANTI-FLAG + ALEXISONFIRE + FOUR YEAR STRONG +
THE GHOST OF A THOUSAND - Music Drome, Milano
MIKE HUCKABY - Sartea (Vicenza)
MARTEDÌ 27 OTTOBRE
DREAM THEATER - Palalottomatica, Roma
CROCODILES - Spazio 211, Torino
MARTEDÌ 3 NOVEMBRE
CHARLES AZNAVOUR – Auditorium Parco della Musica, Roma
RISE AGAINST + THURSDAY +
POISON THE WELL - Music Drome, Milano
MERCOLEDÌ 28 OTTOBRE
KINGS OF CONVENIENCE - Auditorium Conciliazione, Roma
JAMES MORRISON – Estragon, Bologna
CROCODILES - Mattatoio, Carpi (Mo)
MERCOLEDÌ 4 NOVEMBRE
PORCUPINE TREE - Alcatraz, Milano
CHARLES AZNAVOUR - Teatro degli Arcimboldi, Milano
HARDCORE SUPERSTAR - Blackout, Roma
GIOVEDÌ 29 OTTOBRE
DREAM THEATER - Futurshow Station, Casalecchio di Reno Bo)
KINGS OF CONVENIENCE - Conservatorio, Milano
JAMES MORRISON – Alcatraz, Milano
CROCODILES - Circolo degli Artisti, Roma
ABSU + NACHTMYSTIUM - Spazio 211, Torino
LAZER SEORD – Sartea, Vicenza
VENERDÌ 30 OTTOBRE
DREAM THEATER - Zoppas Arena, Conegliano Veneto (Tv)
CHARLES AZNAVOUR - Teatro Regio, Parma
CROCODILES – Unwound, Padova
GIANNA NANNINI – Palalottomatica, Roma
REIN - La Casa 139, Milano
SUPER ELASTIC BUBBLE PLASTIC – Tambourine, Seregno (Mi)
DENTE -. Circolo Magnolia, Milano
DERRICK MAY, LUCIANO, Motel Connection - Movement (TO)
SABATO 31 OTTOBRE
WIM MERTENS - Sala Verdi Conservatorio, Milano
ONE DROPPERS - United Club, Torino
RICHIE HAWTIN, RICARDO VILLALOBOS, MIKE HUCKABY,
KRAKATOA - Movement (Torino)
CONGOROCK – Unwound, Padova
ALEX METRIC – Trash-Dance, Bassano del Grappa (Vi)
SHADOW DANCER – Wah Wah Club, Marghera (Ve)
DOMENICA 1 NOVEMBRE
CHARLES AZNAVOUR - Teatro Comunale, Firenze
BLOODY MARY – Alcatraz, Milano
SOUND AND VISION
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ALTAVOZ - VENEZIA - BOLOGNA
VICENZA @ SARTEA - 8/15/22/29 OCT
MERCOLEDI’ 7 OCT
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livelli internazionali grazie ad una
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livello provenienti dai Clubs di
Berlino, New York e Londra.
Ambiente liberty, affascinante e
ricercato che risalta la qualità del
servizio. Chiuso Lunedì
Stanchi degli innumerevoli baraperitivo, dei localini minimal, dei
Jazzclub, della "birra a fiumi e bella
gente", della musica a 360° e dei
Discobar che affollano le notte
della provincia? Allora il Sabotage è
il vostro rifugio: Band e DJ Set R'n'R,
Garage, Heavy Metal, Stoner,
HardCore, HardRock e molto altro
rumore a volume sostenuto:
“Sabotage it's Louder than Loud!”
Il Vintage Club si trova nella zona del
centro commerciale Le Piramidi. Entrando
vi accorgerete che state vivendo in un
nuovo mondo fatto da tenui colori e
ricercato design vintage. La sera le luci
tenui esaltano il Vintage Klub, sonorità
elettroniche miscelate dai migliori Djs vi
porteranno a vivere nuove emozioni.
D’estate vi aspetta il giardino estivo per
degustare cocktails e drinks sempre
all’altezza delle aspettative.
VICENZA
WINE ENOTECA
VICENZA
SHINDY CLUB
VICENZA
CONTRA’ GRANDA
VICENZA
OSTERIA RIVE
VIA GARIBALDI - LONIGO
INFO : 0444.834856
VIA S. GIORGIO - BASSANO D. G.
INFO : 0424.500.000
VIA BARBIERI 25 - BASSANO D. G.
INFO : 347.7597201
VIA RIVE 14 - CARTIGLIANO
INFO : 348.8265815
Wine Enoteca quest’anno si fa in due! La
parte “vecchia” è rimasta per gli amanti
della degustazione vini e degli assaggi di
formaggi francesi e delle ottime cruditè di
pesce. La seconda e nuovissima sala è
per gli amanti dai cocktails e della ottima
musica proposta ogni ven, sab e dom da
selezionati djs. Lo spazio esterno ricavato
nella galleria vi sorprenderà! La qualità dai
vini non si discute: sono cento le etichette
in mescita. Passate una serata al Wine!
Diventerà il vostro locale per sempre!
Lo Shindy Club da trent’anni è la
discoteca dei bassanesi doc, informale
ed “alternativa” offre serate di vario
genere: il venerdì concerti live, il Sabato
rock puro al primo piano, e musica
elettronica nell’ Electric Ballroom. Avete
presente la pubblicità “cosa sarebbe il
mondo senza la Nutella?”
Decisamente si abbina a “cosa sarebbe
Bassano senza lo Shindy!”. Enjoy! .
Aperto Venerdì e Sabato
Alla mattina ottime colazioni a base di
spremute e centrifughe di frutta
fresca, a mezzogiorno e sera a far
compagnia agli aperitivi : gustosi
tramezzini, stuzzichini e bruschette.
Speciale il Venerdì e Sabato con
ricercati cocktails e sangria
accompagnati dalla selezione musicali
dei djs. Disponibile per feste private.
Chiuso Lunedì
Tra un mix perfetto di pezzi di design
vintage anni ’50-’70 e di elementi
tradizionali, Giovanna ha creato un
locale unico nel suo genere, dove si
respira un’atmosfera d’altri tempi.
Pensare di essere arrivati in un
esclusivo jazz club in una grande
metropoli non è un azzardo! Cucina
creativa, arte, musica il mix perfetto
per un locale che vi darà mille
emozioni tutte indimenticabili!
VICENZA
LA CORTE DEI RE
VERONA
LA LOGGIA
TREVISO
ZWEI BAR
TREVISO
NEW AGE
Via Montello - MAROSTICA
INFO : 393.3286262
C.so GUA’ - COLOGNA V.TA
INFO : 0422.41041
PONTE PAGNANO - ASOLO
INFO : 0423.952761
VIA TINTORETTO - RONCADE
INFO : www.newageclub.it
Appena fuori dalle mura di Marostica
nuovo locale wine bar slow food
ispirazione anni ‘70. Alla mattina
ottime colazioni, a mezzogiorno e sera
aperitivi e gustosi pranzi veloci ... e per
i languorini fuori orario ottimi
tramezzini e stuzzichini. Per i più
esigenti vasta scelta di ottimi vini
accompagnati da formaggi ed affettati.
Nei fine settimana anche musica dal
vivo e Dj Set.
Situato nel centro storico di Cologna
Veneta Il Loggia cafè è un perfetto
punto di partenza per la vostra serata.
Tutti i week-end con i migliori D.j. set.
Chiuso il Lunedì
Zweibar Ist Wunderbar! Ristorante non
convenzionale con menù che cambia
spesso e accompagnato da ottimi vini.
Cocktail fatti a regola d' arte e snack
diversi dai soliti, in più...... la Nostra Musica
(vedi Rock Cafe). Per l' Aperitivo.... dal
cicchetto, all' affettato al coltello, fino al
pesce crudo. Ai piedi di Asolo e fornito di
comodo parcheggio Zweibar è aperto
dal Mercoledi alla Domenica dalle 17.30
alle 2.00. Prenotazioni allo 0423/952761.
New Age Club è il rock club più esclusivo
della parte nord-orientale della penisola.
new age club è totale garanzia di
professionalità e visibilità per gli artisti
affermati da tutto il mondo. new age
club è trampolino di lancio per le nuove
realtà musicali. new age club è lo spazio
di divertimento notturno senza vincoli
anagrafici. lo staff del new age club vi dà
il benvenuto per una nuova elettrizzante
stagione di live allo stato puro!
TREVISO
ROKKAFE’
TREVISO
ZION ROCK CLUB
PADOVA
MONSTER JOE PUB
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RICKY’S PUB
St. DEI COLLI - CASTELCUCCO
INFO : www.rokkafe.com
VIA Vazzoler 30b - Conegliano
INFO : 349.8820213
VIA ISOLA 50 - ISOLA MANTEGNA
PIAZZOLA SUL BRENTA (PD)
VIA COMMERCIALE 12
VILLA DEL CONTE/ABBAZIA PISANI
Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di
riferimento per tutti quelli che (scusate
lo snobbismo) la musica la sentono un
po' di più. Precursori della DJ CULTURE i
due fratellini preparano con i loro super
collaboratori anche ottimi drink. Ricerca
e coerenza sono alla base del bel
connubio tra passato, presente e futuro
che ha vita in questo posto. Dal Martedi
alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00
Info 3496027294 - 347737793
Ultima citta' libera del cult movie
Matrix, contestualizzando nel proprio
territorio il significato che il film da' di
essa. Spirito di liberta' culturale, voglia
di rinnovamento socio-comunicativo,
promuovere le migliori espressioni
artistiche nazionali ed internazionali.
La programmazione del Circolo e'
concentrata sulle serate del venerdi' e
del sabato con concerti dal vivo e Dj
Sets a seguire. Ogni Venerdi' e Sabato:
Apertura Circolo: ore 22:00
All'interno del Monster Joe, nel locale da
poco rinnovato, potete trovare il nuovo
BEER SHOP con più di 70 marche di
birre in bottiglia a disposizione e 5
eccezzionali birre alla spina, nonché
gustosi snack ad ogni orario! Ogni
Venerdì & Sabato il Pub propone Musica
live e dj set, con appuntamenti
imperdibili dal Rockabilly all'Hard Rock,
Punk, Garage, Tribute Bands e Rock n'
Roll! Tappa obbligatoria per i vostri
Week-end! Venite a Trovarci! Non ve ne
pentirete!
Hot spot per chi ama la musica live di
qualità grazie ad una crew e ad un
programma bilanciato,si conferma uno dei
locali più gettonati. Il meglio delle rock
cover band,dell'alternativo ed indipendente, i
tributi più leggendari. Dal grunge al
postrock, dall'acustico al metal, dall'indie
alla new wave! OPENPARTY con i migliori
djs in campo rock, crossover, indie, electro!
Se cercate un'alternativa al solito music
pub con karaoke e cotillons, l'avete
trovata.Info: myspace.com/rickyspub
36
“Libri che suonano” di Francesco Nicolli
“Franz Ferdinand from A to Z”
Ritengo che l'editoria italiana
sia a volte poco attenta o
addirittura “pigra” quando si
tratta di scegliere quali libri
musicali pubblicare e su quali
artisti, italiani o internazionali.
Per molti anni infatti,
specialmente in prossimità
della fine dell'anno e delle
feste natalizie, sono comparsi
sugli scaffali delle librerie testi
su Beatles e Rolling Stones,
Rolling Stones e Beatles.
Fortunatamente, col passare
d e l t e m p o e gra z i e
all'attenzione di alcune case
editrici, molti altri sono stati gli
artisti cui è stata dato risalto.
Recentemente, poi, assistiamo
a un fenomeno contrario, cioè
la pubblicazione prematura di
volumi su artisti o gruppi che
forse non hanno ancora
dimostrato il loro valore
artistico, a fronte magari del
s u c c e s s o p re t t a m e n t e
commerciale. Accade invece, e
quando succede me ne
compiaccio sia
p ro fe s s i o n a l m e n t e c h e
personalmente, che arrivi il
libro giusto al momento giusto:
è questo il caso del volume di
cui parliamo questo mese,
dedicato ai Franz Ferdinand.
Intitolato semplicemente
“Franz Ferdinand dalla A alla Z”,
scritto da Helen Chase ed edito
in Italia da Arcana, è una vera
miniera di informazioni sul
gruppo scozzese, giunto con
“Tonight: Franz Ferdinand”,
uscito a gennaio di quest'anno,
al terzo album. Atteso in Italia a
dicembre il quartetto di
Glasgow è forse una delle
realtà più vive e interessanti
del panorama musicale
contemporaneo. Formatisi nel
2002, i FF raggiungono il
successo internazionale con il
singolo “Take me out”, inserito
nel loro primo album, “Franz
Ferdinand”, del 2004, bissato
alla fine dell'anno successivo
con l'uscita del secondo lavoro,
“You could have it so much
better”. La formazione
comprende il chitarrista e
cantante Alex Kapranos, Bob
Hardy al basso, Nick McCarthy
alla chitarra e tastiere e Paul
Thomson alla batteria. Ma quali
erano i propositi e la tipologia di
musica che i quattro volevano
raggiungere e proporre? Spiega
Kapranos che i FF volevano fin
da subito “catturare l'essenza
primordiale della migliore
musica pop, quella che evita
completamente il cervello e ti
fa scattare in piedi”, produrre
una pop music per niente
elitaria, perché “se la musica è
buona, è accessibile a tutti”. Le
influenze musicali dei Franz
Ferdinand non sono però così
semplici da identificare.
Inizialmente i critici li hanno
paragonati agli Strokes o agli
Interpol, altri li hanno
classificati come portabandiera
degli anni Ottanta, ma i nostri
hanno rifiutato una definizione
tanto semplicistica. In realtà la
musica e i testi del gruppo
traggono ispirazione da opere
nel campo dell'arte, del cinema
e della letteratura, mentre per
quanto riguarda il sound vero e
proprio si spazia dai Beatles
alla musica dance, dai Queen ai
Roxy Music. Il libro di Helen
Chase fornisce informazioni
dettagliate sulla formazione
del gruppo, sui concerti, sui
progetti grafici scelti dalla
band, oltre ad essere
ricchissimo di fotografie. Una
lettura piacevole, in attesa
dell'8 dicembre, quando
potremo goderci la musica e
l'energia dei Franz Ferdinand
dal vivo a Jesolo!
ROCKSTAR
“ Un disco bellissimo”
BEAT
“ Uno scrigno di rock italiano davvero
prezioso”
ROCK SOUND
“Coraggioso e stimolante”
ROCKERILLA
“uno squarcio sulla tela del tempo che
scatena tempeste d'adrenalina”
“Un'emorragia di allucinazioni
allo stato puro”
BABYLON
“Il gruppo è riuscito a creare una miscela perfetta”
DIE ZEITGEIST
“Un album da ascoltare tutto di fila”
SENTIRE ASCOLTARE
“Una varietà di colori intrigante e insolita”
SALTINARIA
“Testi poetici, ballate avvolgenti, melodie oniriche...un disco che mi
auguro lasci il segno”
WHIP ART
“Un album che ci restituisce un gruppo ancora creativo e fiero”
SPECIALE FRIGIDAIRE TANGO - REVIEW & INTERVIEW by I. Rebecchi
FRIGIDAIRE TANGO
- L’INTERVISTA All'alba degli anni '80 prese vecchia ditta di artigiani, in
forma la loro enfasi new wave, questi anni non siamo rimasti
tra tormenti ed esplosioni a guardare ma ognuno si è
musicali. Oggi tornano con espresso per conto suo.
“L'Illusione del Volo”, che "L'illusione del volo" è un
regala fascinazioni liriche di viaggio di musica totale e non
grande impatto artistico. S&V: credo possa essere catalogato
I Frigidaire Tango nel 1981 in qualche genere specifico,
erano? C.C.: Incoscienti,
credevamo nella nostra
musica. Quello che esprimi se
viene dal cuore non sono altro
che sentimenti filtrati
at t rave r s o q u e l p o c o
background che puoi avere
non ancora ventenne. S&V: E
oggi, dopo oltre 25 anni e una
reunion? C.C.: Abbastanza
coscienti per capire che non
bisogna mai abbandonare
l'incoscienza e pronti a tutto
pur di non perdere la
creatività. S&V: Come è nato
“L'Illusione Del Volo” e come
esperienze, età e socialità
cambiate col tempo hanno
influito? Siamo come una
contiene soltanto un paio di
embrioni estratti dal prezioso
congelatore dei primi anni
ottanta e sono
paradossalmente quelli più
p o p, è a u m e n t at a l a
padronanza dei mezzi e
abbiamo le idee molto chiare
sui nostri obiettivi. Ciò che
veramente ha cambiato la
scena è la visibilità che ogni
band può avere, che ha fatto
emergere centinaia di realtà.
Credo anche sia cresciuta la
sostanza, c'è meno
dipendenza dai cliché ai quali
eravamo legati, c'è tutto
questo movimento
cantautorale avanguardistico
38
che pone di nuovo la musica
italiana al centro di sé stessa,
paradossalmente in un
periodo che oserei definire il
peggiore in assoluto (se
parliamo di rock) a livello
planetario. Chiedo sempre se
qualcuno sa indicarmi un disco
fondamentale uscito dopo il
2000... forse voi potete darmi
una risposta? S&V: E, nel
dettaglio, da cosa è derivata
l'ispirazione per i brani, in
particolare riferimento a
“Preghiera”, efficace e
azzardata al contempo? C.C.:
Con “Preghiera” volevo porre
un quesito tra misticismo e
mistificazione e ho creato un
tappeto sonoro che ne
rendesse l'idea, potrebbe
essere un punto di partenza
per il prossimo album, una
inventare, andava bene tutto
purché diverso da ciò che era
già stato. Un gran presupposto
che molte volte deludeva le
aspettative. Eravamo in pochi
e questo ti rendeva meno
invisibile ma mancavano le
s t r u t t u re p e r p o t e rs i
esprimere, i locali adeguati per
i concerti si contavano nelle
dita di una mano. Un periodo
che va ricordato per la nobile
dichiarazione d'intenti, l'arte
come priorità assoluta. Per
quanto riguarda l'italiano,
all'epoca se non eri un
cantautore impegnato il
cantato in italiano era
sinonimo di commerciale che
per noi era una bestemmia.
Invece, proprio in quel periodo
nasceva il coraggio di
introdurre nel rock più
fusione tra elettronica e world
music sorretta da fondamenta
rock. S&V: Siete da sempre
definiti i pionieri della new
wave italiana: nei primi anni
'80 cosa significava fare new
wave? Soprattutto in italiano?
C.C.: Un estremo bisogno di
convenzionale ma alternativo
la madre lingua, i Litfiba, i
Diaframma e tutta la corrente
partita dai Cccp. L'importanza
di questi gruppi sta nell'aver
abituato l'ascoltatore a non
farsi pregiudizi e negli anni
novanta l'approccio si è
SPECIALE FRIGIDAIRE TANGO - REVIEW & INTERVIEW by I. Rebecchi
39
IL DISCO
"L'ILLUSIONE DEL VOLO" pari passo con quella della
musica contemporanea, in un
FRIGIDAIRE TANGO
lavoro eterogeneo e di fascino
consolidato vedi i Bluvertigo.
Oggi il gap è scomparso. Se a
questo aggiungiamo il
significato "principe" e cioè
l'assimilazione di un'opera
nella sua integrità in tempo
reale è evidente che non ci
sono argomenti ulteriori,
anche se devo dire che non
tutto il resto della band era
concorde. Pensare che chi ti
ascolta capisce o intuisce ciò
che stai dicendo è ovviamente
gratificante. S&V: Giorgio
Canali: un grande genio
contemporaneo. Ovviamente
coinvolto nel vostro ultimo
album. In cosa ha modificato
l'andamento del disco? C.C.:
Giorgio si è occupato dei
missaggi, ha fatto suonare
dischi diversi tra loro in
passato ed era la persona
filosoficamente giusta per
questo lavoro. S&V: E'
evidente un ritorno alle
sonorità new wave. E' il dipinto
sonoro della società a
convogliare gli artisti verso
questo tipo di sonorità, più
decadenti e a tratti dark,
quindi pensose e non
s p e n s i e ra t e ( c o m e c i
insegnerebbe il pop-rock
radiofonico), virandone la
creatività verso riflessioni in
musica sul decadimento, sulla
vita e la morte in un crescendo
psichedelico? C.C.: Non credo
che al momento ci sia un
genere che emerge più di
un'altro, mi sembra invece che
ci siano questi continui rigurgiti
di vecchie correnti che lasciano
il tempo che trovano, da dieci
anni il rock mi sembra un
dinosauro morente che ogni
tanto ha questi sussulti di cose
passate. L'unica via come
sempre è la fusione, il rock
dovrà per forza accoppiarsi con
l'elettronica che da anni corre
parallela e, in effetti, nel
decennio scorso band come
Prodigy o Chemical Brothers
hanno avuto la meglio
nell'immaginario collettivo.
S&V: Il vostro brano migliore?
C.C.: Sarà pubblicato nel
prossimo disco. S&V: Il
brano/disco migliore mai
ascoltato? Questa è una di
quelle domande che piace fare
anche a me.
Gli anni '80: quel concentrato
di spregiudicatezza synth pop
affiancata alle ipnotiche
sonorità new wave di un post
punk ascendente, in Italia
sono stati sinonimo di
ritrovamento cantautorale,
anti-divismo e ricerca lirica,
affiancata ad influssi sonori
dall'accezione innovativa.
I Frigidaire Tango, che tra l'80 e
l'86 riuscirono ad affascinare
un pubblico propenso ed
attento alla loro new wave
tricolore, innovativa e
animosa, dopo la reunion di 2
anni fa, tornano con un nuovo
album, “L'Illusione del Volo”, in
cui, con 25 anni di carriera alle
spalle, riversano su disco
esperienze e creatività,
palesandosi più che mai
coerenti con la scia dello
stesso genere di cui furono, in
Italia, precursori, attraverso
canzoni, manco a dirlo,
memorabili per impatto
musicale e laceranti per
e m p a t i a e m o z i o n a l e.
La storia della band va così di
possente, in cui la lingua
italiana diventa azzardato e
riuscito al contempo, in una
nazione in cui l'italiano non è
più né d'obbligo né troppo utile
ai fini commerciali. “L'Illusione
d e l Vo l o ” , m i x at o
dall'instancabile e geniale
Giorgio Canali, è ricco, vario,
ammaliante, psichedelico
quanto basta a regalare il
crescendo cantautorale di
“ M i l i o n i d i Pa ro l e ”
affiancandolo a “Mescola Le
Razze” sordida e cosciente,
ipnotica e distorta, o alla
delicatezza non subordinabile
di “L'Acqua Pensa” e all'influsso
pop-rock radiofonico di “Natural
mente”. Colpisce il
magnetismo di “Distogli Lo
Sguardo”, la fascinazione
esterofila di “Le Cose Capite”, il
richiamo Bauhaus di “Poesia Di
Luce”, la post-industrial
azzardata di “Preghiera” e la
s g ra z i a t a a r m o n i a d i
“Dreamcity”, ponderata e
travolgente. Se la new wave è
qui, i Frigidaire Tango lo
dimostrano, rendendo effettiva
la coerenza di una lingua atta
alla poetica e difficile da
esportare, ma più che mai
perfettamente sposata con tali
sonorità a metà tra lo spasmo
emozionale e l'evasione
intellettiva. Splendido!
VOTO : 8/10
Live Review by E.Virago
www.viragoentertainment.it
IL FENOMENO
EBONY BONES
FOTO DI G. CRACA
We Know All About U. In realtà ci
piacerebbe sapere proprio tutto
di Ebony Bones, nuovo
personaggio della sfera electrorock inglese. Già famosa prima di
incidere il suo primo album ed
entrare di diritto nell'olimpo del
music-biz avendo partecipato (al
tempo però si chiamava Ebony
Thomas) per ben 7 anni ad un
famoso show televisivo inglese
dal titolo 'Family Affairs', ti
conquista per il suo modo unico
ed imprevedibile di stare sul
palco. Un look a dir poco
eccentrico fatto di pezzi vintage
abbinati e sovrapposti nella
maniera più bizzarra con
altrettanti accessori che
sembrano usciti da una fabbrica
di dolciumi, un'incredibile grinta
e una massa di ricci in testa,
raccontano un personaggio
pittoresco – che a volte sembra
quasi un fumetto -, contagioso e
trascinante, che si esprime al
meglio quando può performare
davanti ad un pubblico ristretto
da coinvolgere e plagiare. Il suo è
41
un pop recitato e puramente
energizzante che ti fa saltellare
dalla prima all'ultima canzone,
sembra un carnevale brasiliano
contaminato da accenni
electro/afro. Scrive, produce e
arrangia i suoi dischi, usando
all'occorrenza una bottiglia vuota
di Jack Daniels per ricercare il
suono giusto… lei è una vera
macchina ritmica. Sul palco il
merito è anche di una variopinta
band che la circonda, con due
coriste formato mignon pazze
quanto lei, un bassista che suona
a petto nudo con in testa un
copricapo maya e un minuto
batterista, su cui non
scommetteresti un soldo, che
invece spacca dall'inizio alla fine
e dà ritmo e brio a tutto lo
spettacolo. Il suo album di
debutto 'Bones Of My Bones',
ossa delle mie ossa, citazione
biblica presa in prestito dal libro
della Genesi quando si fa
riferimento alla creazione della
donna, parla proprio delle sue di
ossa e carne, che però non
devono ringraziare nessuno per la
posizione che è arrivata ad
occupare: per ben tre volte sul
palco del festival di Glastonbury,
ogni sua apparizione ne fa un
evento mediatico che va ben oltre
un semplice live. Forse è stata lei
a portare fortuna all'attuale
presidente americano visto che
nel 2008, in occasione di un
concerto a New York, aveva
cantato per lui. Qualcuno le ha
definite 'Bones Vibrations'… Noi
le sentiamo già. E via di The
Muzik ora per cominciare a
ballare!
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BedRoom Revolution “Storie di vinili da collezionare” by Sir Taylor
LOVE “FOREVER CHANGES”
ELEKTRA REC.EKS74013 LP USA
Nell'infinito mondo della
buona musica e dei dischi
collezionabili, il terzo album
dei Love occupa sicuramente
un posto di riguardo. I Love
furono tra le prime formazioni
ad emergere nell'area di los
Angeles,trainati dal successo
internazionale dei
B y rd s , p ro d u c e n d o u n a
interessante miscela di
musica folk e rock music che
ha reso i loro dischi innovativi
al tempo e tuttora molto
collezionabili. Purtroppo la
loro storia musicale è
alquanto complessa e ha
sofferto di numerosi cambi di
formazione che hanno molto
penalizzato la carriera del
gruppo. La loro storia inizia dal
leader e chitarrista Arthur Lee
and LAG's una band che come
suggerisce il nome era molto
influenzata da Booker T &
MGs e la musica RnB. Di
questa band rimane traccia in
u n ra r i s s i m o s i n g o l o
americano (the 9th wave,
capitol rec.) Così come per la
successiva formazione di mr
Lee, gli American Four che
registra nel 1964 “Luci
Baises”(Selma rec). La
intensa attività live nei locali
losangelini crea un grosso
seguito e i Grass Roots-come
si fanno chiamare al temporimpiazzano i Byrds divenuti
troppo famosi nel circuito dei
concerti locali ma perdendo il
treno di un buon contratto
discografico per la Capitol
soffiato all'ultimomomento
dai Leaves e poco dopo anche
il nome Grass Roots deve
essere ceduto al cofondatore
della band che diventerà
parecchio famosa di là a
breve. Nascono così i Love che
spingono il loro repertorio
nella direzione delle band
inglesi, R.Stones e Manfred
Mann su tutti miscelandolo
ad elementi di folk
americano. Sono i primi a
p ro p o r re l a s t u p e n d a
rivisitazione rock della
classica folk ballad “Hey
Joe”(ripresa poi anche dai
leaves/byrds/hendrix/p.smith
).Nel 65 finalmente la Elektra
rec. li nota e li mette sotto
contratto dando alle stampe
nel 66 il primo album
ovviamente intitolato LOVE. Il
talento di A.Lee ,come
musicista e compositore
comincia a farsi strada,al
tempo sarà considerato uno
dei pochi chitarristi-nero pure
lui- al livello di J. Hendrix!
Purtroppo il lp senza un
singolo di successo, non
vende molto e risulta ben
difficile da trovare oggi.Il
secondo album – Da Capo con la sua miscela
stupefacente di jazz, rock,
barocco e armonie west cost
purtroppo segue nel destino il
predecessore e lambisce le
ultime posizioni dei top100.
Sicurammente a minare le
possibilità di successo fù la
riluttanza del gruppo a
suonare lontano dall'area di
L.A.. Qualche concerto a New
York non risolse la situazione
tanto più che la Elektra al
tempo aveva messo sotto
contratto i Doors- proprio su
consiglio di A. Lee! - che erano
divenuti una priorità per la
label. E' con queste infauste
premesse che iniziano le
registrazioni di “Forever
changes”. Al gruppo fu
c o mu n q u e l a s c i at a l a
massima libertà compositiva
45
e per produrre il disco fu
a r r u o l at o N e i l Yo u n g
affiancato da Bruce Botnick.
L'erratico N.Young non portò a
termine il lavoro e così A.Lee
riempì il vuoto produttivo.
Ulteririori problemi di
formazione fu causa dei
ra l l e n t a m e n t i n e l l e
registrazioni tanto che mr
Lee spesso suona diversi
strumenti (basso, batteria e
tastiere). Nonostante ciò
questo terzo album regala
finalmente un po' di successo
alla band grazie soprattutto al
gro s s o i m p at t o s u l l a
critica.Alone again
or/Andmoreagain/old man/
the red telephone sono
sicuramente i punti più alti in
un album che sembra non
avere difetti. La ricerca negli
arrangiamenti, gli inserimenti
orchestrali o i gruv di batteria
alquanto complessi - e che
richiesero parecchie sedute
di registrazione- sono
sicuramente un punto di
distinzione rispetto ad altri
album del tempo (Notorius
byrd brothers ad esempio). La
stampa USA con etichetta
gold è parecchio difficile
datrovare oggi così come la
stampa monofonica inglese
(label rosso/nera). Arrivano in
ottime condizioni ai 75-90$.
Non esiste la stampa italiana
di questo album anche se il
loro primo 45 fu stampato
dalla vedette rec. con una
copertina unica e
ricercatissima.
CURIOSITY KILL THE CAT by Denise 46
Q
U
A
N
D
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L
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N
'
A
R
T
E
!
Un brivido che si arrampica
nella più profonda cavità delle
ossa, una sensazione di
fermento che sviscera
all'interno dell'anima, infine
una rapida mossa, un forte
colpo, un prolungamento delle
più forti sensazioni di
distruzione che non si ha mai
potuto credere di possedere.
Un tempo ci si credeva
veramente, l'arte della
demolizione era acclamata
come se valesse tutto uno
spettacolo e di certo non
mancarono gli artisti in grado
di dare al pubblico ciò che
voleva: un vero e proprio
massacro strumentale. L'unico
che disperava alla fine era chi
doveva aprire il portafogli, ma
che vuoi che sia, tra quei
ragazzacci deliranti ne giravano
di soldi, ed in ogni caso era
l'ultimo dei loro problemi.
Quando sei sul palco vale
tutto, e l'adrenalina che alla
fine sfocia in un gesto così
devastante è da interpretare
come un estremo e folle dono
alla musica: “La volta in cui ho
bruciato la mia chitarra fu
come un sacrificio. Si
sacrificano le cose che si
amano. Io amo la mia chitarra."
(Jimi Hendrix) L'esibizionismo
c h e s e rp e ggi ava n e l l e
personalità rock d'un tempo
era in realtà una ribellione alla
mentalità ottusa che trovava
inaccettabile l'espandersi di
uno stile di vita così eccessivo;
si tramuta dunque di naturale
routine uno schizzato Keith
Moon che farcisce la sua
batteria di dinamite per poi
farla esplodere durante il
concerto affiancato da Pete
che martella la sua chitarra
contro gli amplificatori
(causando danni
inimmaginabili ai comuni
musicisti mortali) o un Paul
Simonon che distrugge il suo
basso contro il palco e ancora
un Jimi Hendrix che infuoca la
sua Stratocaster al Monterey
Po p Fe s t iva l . O ra u n a
ostentazione simile verrebbe
tradotta come una risorsa
pubblicitaria, un gesto senza
alcun senso sociale e di sicuro
una gran perdita di denaro.
Imitare i propri idoli è
l'avverarsi di un sogno, ma
rubare le loro identità è una
maledetta viltà; se dovete
farlo, fatelo con riconoscenza:
almeno una volta lo “spaccare
tutto” era un'arte.
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48
THE ZOMBIES a cura di Giorgio Mari
THE ZOMBIES
The Singles Collection As & Bs
A volte basta un niente per far
ritornare al successo una
canzone. Per Melanie Fiona e'
bastato un campionamento di
“Time Of The Season” degli
Zombies per farla emergere
dall'anonimato. Ogni tanto le
radio passano il pezzo
originale,eppure gli Zombies
non esistono più,sono svaniti
da 40 anni, ma il loro beat è
ancora attuale, stimolante e
proficuo…soprattutto per la
Decca. Ancora una volta i
giovani interpreti si affidano ai
successi del passato, perché il
tesoriere carico di gemme
provenienti dagli anni sessanta
è indubbiamente il più ricco e
sicuro in oltre cinquantanni di
musica rock. Molto spesso il
profilo dell'artista da lanciare
64-69
- BIG BEAT
non centra un bel niente con il
brano scelto a tavolino, ma
questo non è di sicuro un
problema perché il fine è il
profitto. Si azzerano tutti i
riferimenti socio-culturali con il
vecchio artista, può anche
essere stato un rivoluzionario,
ai dirigenti questo non
interessa e in tempi di crisi
globale va bene qualsiasi cosa
p u rc h è g a ra n t i s c a u n
guadagno. Allora è giusto fare
luce perchè gli Zombies con
stile e originalità hanno saputo
collocarsi nel vasto panorama
della Swinging London. La loro
ascesa al successo è
abbastanza atipica; la band
inglese deve tutto agli Stati
Uniti, il loro traguardo è dovuto
alle vendite dei singoli “ She's
No There “ e “Tell Her No” che
permisero ai nostri di costruirsi
un futuro. D'altro canto non
erano una band ordinaria è i
due compositori/componenti
principali, Rod Argent e Chris
White hanno saputo però
c at a l i z z a re u n s o u n d
straordinario tanto quanto
quello dei Beatles o degli
Stones,conquistando il
p u bbl i c o a m e ri c a n o e
canadese. Nel cd della Big Beat
i brani scorrono in senso
cronologico, una buona cosa
visto che a molti ascoltatori
interessa capire anche
l'evoluzione di un artista. Il
RnB scandito dalla tastiera Vox
è molto spesso psichedelico
ed insieme agli impasti vocali
è il loro marchio di fabbrica. Gli
Zombies sono stati tra i primi,
e già a partire dal 1964 hanno
iniziato ad esplorare questi
territori. Dobbiamo a loro
l'inizio temporale del suono
psichedelico, poi esploso
definitivamente nel 1967, un
loro pezzo in particolare lo
testimonia, “ She Does
Everything For Me”. Ecco uno
dei loro pezzi forti “Just Out Of
Reach”, tiratissima ed
esplosiva,oppure la bella cover
di “Goin' Out Of My Head” di
The Little Anthony & The
Imperials, che nella loro
interpretazione diventa molto
più divertente. Esploratori e
pionieri del pentagramma per
la musica Pop,questo erano gli
Zombies. A volte si ha questa
impressione nell'ascoltare le
loro canzoni, che alcune
potrebbero aver trovato spazio
in album dei Beatles tanto
quanto in quelli dei Beach
Boys, e non stupisce quindi se
rappresentarono
indirettamente anche il suono
di altri gruppi molto più
fortunati di loro. Tutto questo
p e rc h é h a n n o s ap u t o
focalizzare un'epoca in modo
originale ed efficace, senza
mai scendere in banalità
compositive e senza cercare
affannosamente il ritornello a
tutti i costi e di conseguenza
influenzando molto altri
compositori. La loro carriera si
è conclusa nel 1968 dopo la
pubblicazione dell'album
“Odessey And Oracle “ ma una
serie infinita di compilazioni
hanno permesso di coltivare la
loro aurea di gruppo di culto e
q u e s t a u l t e ri o re m a
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singoli della Ace/Big Beat può
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Live Review “Asolo Free Music Festival 2009” by Antonio Lo Giudice
ASOLO FREE MUSIC FESTIVAL
Che il matrimonio e la trentina
superata non mi abbiano
definitivamente ridotto ad uno
straccio di essere umano,
letargico e passivo, ne ho avuto
conferma quel fine settimana.
Ben tre sere fuori, senza essere
motivato dalla necessità di
beccare figa. Mica male!
Giovedì sera era in programma
Sua Immensa Immensità Elio
(senza le Storie Tese), con uno
spettacolo teatrale ispirato al
“Barbiere di Siviglia” di Rossini,
un originale invito all'opera,
sotto forma di monologo che il
barbiere Elio tiene, con un
allucinante accento
similsiciliano ed un allucinante
parrucchino, davanti tre suoi
clienti (ovvero una piccola
orchestra da camera composta
da un clarinettista, un flautista
ed un pianista), alternato ad
alcune arie. Sulla qualità dello
spettacolo nulla da dire: Elio se
la cava egregiamente sia nel
recitare che nel cantare ed è
accompagnato da tre fior di
mu s i c i s t i . Tu t t av i a , l a
performance è abbastanza
breve e lascia un po'
insoddisfatti (ma,
probabilmente, si tratta di un
effetto voluto, in quanto lo
scopo dichiarato
dell'operazione è quello di
spingere i giovani a riscoprire la
musica classica, al posto di
annichilirsi con la roba pallosa
c h e p a s s a n o l e ra d i o
mainstream o MTV).
Venerdì sera, invece, c'era la fila
anche senza dover fare il
biglietto per assistere al
concerto della Bandabardò; non
credo, in cinque anni di festival,
di aver mai visto tanta gente
sull'ex campo da calcio. Nulla di
strano, alla fine: come ho già
scritto in passato, la Banda è
l'essenza stessa della musica
dal vivo più allegramente
contagiosa e gioiosamente
devastante (e, diciamolo,
anche ruffiana il giusto, con i
suoi inserti dance e hard rock
di presa sicura). Anche questo
giro, nessuna delusione: solita
intensità ipercinetica dei sei
musicisti e solito entusiasmo
del pubblico che ha saltato e
ballato ininterrottamente fino
all'una di notte. Una doverosa
segnalazione per il gruppo si
supporto, i milano-brasiliani
Selton, che, tra la cazzonaggine
ed il genio, hanno riproposto
brani di Jannacci, Cochi e
Renato, Mina e i Beatles con
chitarre noise, testi in
portoghese ed un gran senso
melodico. Lo so, sembra
un'idiozia, eppure vi posso
a s s i c u ra re c h e h a n n o
entusiasmato il pubblico,
compresi i fini intellettuali
sboroni come il sottoscritto.
Data la folla del venerdì, mi ha
fatto un po' impressione, la
sera successiva, vedere i pur
bravi Yumma Re suonare
davanti ad una decina scarsa di
persone, d'altronde hanno
dovuto iniziare prima delle 21,
quando la gente, il sabato sera,
non ha ancora iniziato a
digerire. Decisamente meglio
alle 22, quando sul palco è
salito Bugo, in compagnia della
sua band di pelati vestiti con la
tuta dei Visitors. Devo dire che
la svolta danzereccia ed
elettronica di Mr Bugatti mi
convince molto di più del folk
51
stranito di qualche anno fa. E,
poi, le parole de “Il Giro Giusto”,
“Crisi” e della tenera “Amore
Mio Infinito” disintossicano da
anni di testi presuntuosi,
incomprensibili e scarsamente
comunicativi a cui ci ha
abituato l'indie italiano (sì, mi
riferisco a Cristiano Godano, a
Manuel Agnelli e,
recentemente, a Vasco Brondi).
Finale col botto: due ore di jams
torrenziali e sensualmente
meticce ad opera della New
York Ska Jazz Ensemble, che ha
fatto muovere il culo fino allo
sfinimento al pubblico asolano
(e sollevare da terra un
polverone che non vi dico),
mentre ribadiva la stretta
parentela (appunto) tra ska e
jazz che già fu sancita dai padri
fondatori Skatalities. Tirando le
somme, posso dire di essere
ancora un discreto animale da
concerti nonostante l'età da
pensione.
52
RARE GROOVES by Paolo Berto
TENORIO JR. “EMBALO”
1964 DUBAS MUSICA
Nel panorama “rare” non può
mancare un riferimento alla
MPB, ovvero la Musica Popolare
Brasiliana. Il disco che propongo
questo mese è uno dei classici
del jazz brasiliano di tutti i tempi
e uno dei più ricercati album
bossa degli anni '60 mai
prodotti. Il pianista Tenorio Jr,
all'epoca dell'incisione del disco,
aveva 23 anni ed era uno
studente al 4° anno di medicina
che nel tempo libero suonava. In
“Embalo” guida un' ensemble
composta da Paulo Moura al sax
contralto, Milton Banana alla
batteria, Raul de Souza al
trombone e dal bassista Ahmed
Zezinho, autore tra l'altro della
bellissima “Estou Nessa Agora”.
In una sequenza calda e
appassionata, Tenorio crea una
sommatoria perfetta del
linguaggio jazz-bossa (suoni
stretti e angolari) nella sua
espressione più vera. La scrittura
è fantastica in tutto l'album, che
include brani come il famoso
"Nebulosa", immediatamente
riconoscibile dal campione
utilizzato da United Future
Organisation e da Forest Mighty
Black (mostri sacri dell'acid jazz)
e di recente riapparsa anche
nella raccolta “Viagem” di Nicola
Conte (Far Out recordings). Le
tracce "Nuvens", "Nectar", "Inutil
paisagem" e "Estou Nessa
Agora" appaiono anche in alcune
raccolte “Dusty Gooves”
America. Tenorio Jr. ha avuto una
carriera prolifica, soprattutto
suonando insieme ai grandi
nomi della musica brasiliana, ma
ha un solo un disco solista al suo
attivo, dove oltre alla title track,
ha scritto anche "Nebulosa",
"Samadhi"e "Nectar”.
Considerato uno dei musicisti
più importanti ed eclettici della
bossa nova, Tenorio Jr al piano
può essere ascoltato anche su
antologie brasiliane degli anni
'60, così come nei migliori lavori
di artisti quali Lô Borges, Milton
Nascimento, Beto Guedes,
Joyce, Edu Lobo. Drammatica,
invece, la sua storia personale,
che lo ha visto protagonista di
uno dei più raccapriccianti
episodi nella storia della musica
brasiliana. Nel 1976 si recò in tour
a Buenos Aires al seguito di
Vinicius de Moraes e Toquinho. Il
18 marzo dello stesso anno,
dopo una performance al Teatro
Gran Rex, tornando al
Normandie Hotel, fu preso
prigioniero dalla rete clandestina
di repressione, i famigerati
Squadroni della Morte del
dittatore Jorge Videla. Torturato
per nove giorni, anche dopo che
apparse chiaro il suo mancato
coinvolgimento nelle attività
politiche, morì per un colpo di
pistola alla testa. L'assurda
storia della vita del pianista, può
contribuire a suscitare
l'interesse ad ascoltare
“Embalo”, viste poi le
appassionate recensioni dei
critici e degli storici musicali
dedicate a creare una leggenda
intorno al disco stesso. Il mio
parere personale riguarda
esclusivamente l'aspetto
strettamente musicale. Ritengo
questo disco un vero e proprio
capolavoro del genere. Un
viaggio emozionale di rara
intensità e perciò consiglio
caldamente di cercare questa
perla tra i banchi di qualche
mercatino. Questo suo unico
album solista, è stato
ristampato nel 2004 dalla
etichetta “Jazz Club, Sound of
Freedom”. Per ascoltare alcuni
brani di “Embalo” riporto di
s e g u i t o u n l i n k u t i l e.
WWW.ckuik.com/Tenorio_Jr.
Concludo dicendo che, amando
particolarmente il genere, non
posso che assegnare a questo
disco un bel nove.
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Via Montello - MAROSTICA
“Boldini e la Parigi Impressionista” di Ambra Rebecchi - Ferrara 20.09.09/10.01.10
ricercato ed innovativo,
Seguire la natura senza poterla afferrare…. rappresentazioni
di teatri,
caffè concerto, paesaggi
Boldini e la Parigi impressionista
sviluppati secondo la sua
visione en plein air. Tra i
capolavori, provenienti da ogni
parte del mondo, sarà
presente il celeberrimo
ritratto della ballerina
francese Clèo de Mèrode,
emblema di una femminilità
Ci sono artisti dei quali ci si
innamora totalmente nel
momento in cui lo sguardo si
posa su una delle loro
riproduzioni: ciò è accaduto a
me quando vidi per la prima
volta Miss Bell, uno dei quadri
più noti del pittore ferrarese.
Era il 2001. Giovanni Boldini
aveva appena vent'anni
quando si iscrisse
all'Accademia delle Belle arti
di Firenze, ove frequentò e
condivise le esperienze
pittoriche dei futuri esponenti
del movimento artistico dei
Macchiaioli. Ma è a Parigi che
l'artista emiliano ebbe la
consacrazione definitiva.
Trasferitosi nel 1870, divenne
il pittore rappresentativo della
“Belle Epoque”, il bel mondo
del quale la città francese fu
centro pulsante e polo di
attrazione per gli artisti di
tutta Europa. Ma prima di
testimoniarne lo splendore
attraverso la tela, Boldini cercò
di ritrarre gli aspetti quotidiani
di questa città, spingendosi
oltre la realtà urbana verso la
campagna, lungo il percorso
della Senna fino al “mare
d'argento”, la Manica. Ed è
proprio questo sviluppo
pittorico che la mostra “Boldini
nella Parigi degli
Impressionisti” si propone di
indagare. Ordinate secondo un
allestimento cronologicotematico, centinaia di opere
cercheranno di mettere in luce
la sperimentazione e la
complessità tecnica del Boldini
immerso nella rivoluzione
impressionista (che aveva in
quegli anni travolto i canoni
artistici della rappresentazione
della realtà), attraverso
preziose tavolette dallo stile
55
conturbante e matura che
Boldini rivela attraverso quella
p e n n e l l at a d i n a m i c a ,
discontinua e “furiosa” che lo
ha portato ad essere definito
dal collega Jacques Emile
Blanche come “l'incarnazione
del genio vibrante, la maestria
posta al servizio dei sensi,
l'artista della decadenza
estrema” .
TRONICA Music Festival
Festival di Musica e Arti Elettroniche Ogni Giovedì di Ottobre @ Sartea
www.getbeat.it
Giovedi 8 Ottobre : PENTOLE & COMPUTER
http://www.myspace.com/pentolecomputer
Giovedi 15 Ottobre: JAHBITAT + NO DOMAIN
http://www.myspace.com/jahbitat | http://www.no-domain.tv/visuals/
Giovedi 22 Ottobre : NOSAJ THING
http://www.myspace.com/nosajthing
Giovedi 29 Ottobre : LAZER SWORD
http://www.myspace.com/lazersword
Lunedi 5 - 12 - 19
ABUSERS Audio/Video Workshop
http://www.myspace.com/abusers
56
Cinema Preview by Ilaria Rebecchi
delineandone non tanto l'evento
dell'evento stesso, insieme ad un stesso e ciò che vi accadde
TAKING WOODSTOCK terreno
di oltre 500 acri di un artisticamente, quanto più
a cui verrà offerto come base
vicino. Così il viaggio nella vita del
protagonista diventa percorso
storico e sociale alla ri-scoperta
dell'evento del secolo: i tre giorni
di musica a pace evocati nei
decenni successivi, in una
memoria nostalgica, divertente
ed approfondita in cui Ang Lee
(“Brokeback Mountain”, “Caution:
Lust!”, “Ragione e Sentimento”),
ne rilegge l'epopea dal punto di
vista di Elliot Tiber (che scrisse
con Tom Monte “Taking
Woodstock, A true Story of a Riot,
A concert and a Life”),
“ Ta k i n g W o o d s t o c k ”
D i A n g L e e - C o n : D e m e t r i M a r t i n , D a n F o g l e r,
H e n r y G o o d m a n , J o n a t h a n G r o f f , E u g e n e L e v y,
Je f f rey D e a n M o rga n , I m e l d a S t a u n t o n .
Wi t h E m i l e H i rs c h a n d L i ev S c h re i b e r
Fresco della presidenza di giuria
all'ultima Mostra del Cinema di
Venezia, Ang Lee sforna “Taking
Woodstock”, commedia ispirata
alla vera storia di Elliot Theichberg
e della sua famiglia, che ebbero
un ruolo primario nella creazione
e d o rga n i z z a z i o n e d e l
celeberrimo Woodstock Arts and
Music Festival. Così, a 40 anni
dall'evento che cambiò le sorti
del mondo dell'arte, in un 2009 in
cui alla stessa arte vengono tolti i
fondi e la gente risulta sempre
meno preparata a novità e storia,
la pellicola di Lee indaga su quel
1969 in cui Elliot, arredatore del
Greenwich Vilalge di New York,
impegnato sul fronte della
rivendicazione dei diritti degli
omosessuali, dovette tornare in
patria in aiuto della sua famiglia
per risollevare le sorti dell'ormai
decaduto Motel a Catskill, The El
Monaco. Il piccolo motel sarà
salvato solo quando Elliott
entrerà in contatto con il vicino
paese prossimo
all'organizzazione di un raduno
per i sempre più numerosi hippie,
mostrando un'approfondita
indagine, talora tragi-comica,
della società e delle istituzioni
dell'epoca, in bilico tra una
gioventù ricca di idee e
desiderosa di novità e
rivendicazione e la moralità post
anni '50 dei meno giovani, nel
comune bisogno di fiducia nel
pacifismo, utopia allora, forse,
molto più credibile di oggi.
Perché l'arte necessita di
genialità e di mani, disponibilità
e fiducia. Anche a 40 anni di
distanza.
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“Specchi e Riflessi di Libri e di Ombre” di C. Mazzoni e A. Lago
La fortuna non esiste
di Mario Calabresi
Mondadori
raccontato da Carlo Mazzoni
Il concetto di fortuna è astrazione. Ci si può
credere come no. Questo libro è un viaggio
in America un percorso in quella terra
sempre grandiosa da cui emerge un
messaggio: “Mai arrendersi: bisogna essere
curiosi, ambiziosi e artefici del proprio
destin.o Non esiste la fortuna, esiste il
momento in cui il talento incontra
l'occasione”. Il Paese più ricco del mondo,
l'America sa rileggere il suo passato,
rialzarsi sulle sua gambe: una potenza che
è stata quella degli schiavi e degli immigrati
– perché non si deve mai dimenticare che
quest'America, il paese che oggi governa il
pianeta, è un paese costruito da immigrati.
La volontà personale paga, così come la
propria intelligenza e la sfrontatezza che si
deve chiamare rischio. I racconti di questo
libro toccano città rase al suolo, biblioteche
come culle di soccorso, drammi civili svelati
da cuori innamorati, disoccupazione, case
perse, denaro svanito con il lavoro o con una
parte del corpo. La fortuna non esiste, ne
siamo certi, ma somiglia a ciò che, nel bene,
riusciamo a costruire - perché davvero, in
America, c'è una donna di nome Michelle
capace di dire che «…riguarda noi. Non ci
possono essere leggi capaci di obbligare le
persone a fare cose giuste: non si può
imporre a un papà di leggere favole al figlio
o di trattare il vicino con rispetto e decenza.
A fare la differenza non sono i soldi che
guadagni o il diploma che hai preso, ma la
scelta che fai. Di quello che succede a noi,
noi siamo responsabili o colpevoli.»
57
GIUSEPPE
TORNATORE
“INDISCREZIONI”
La strada
di Corman Mc Carthy
Einaudi
raccontato da Alice Lago
Provate ad immaginare il nulla. Ad
attraversarlo, spingendo un carrello carico di
ciò che vi offre la vita, se tale la si può
definire: poco cibo, razioni K da centellinare
raccolte qua e là, una coperta di nylon, una
pistola e la speranza. Ritagli preziosi nelle
rovine di un mondo ridotto a cenere.
Un padre ed un figlio, non ci è dato di
sapere il loro nome, non ha importanza. Un
legame che va oltre l'immaginazione, che
supera la fame, il freddo, la morte, il panico,
l'impotenza. Mc Carthy, Premio Pulitzer nel
2007, annienta la terra, in un'improbabile
ma quantomai strepitosa voragine nucleare
che toglie vita, che toglie il respiro, che
rende tutto più difficile, che fa penetrare il
grigio nei cuori sperduti.
Non ci sono più case, né identità, non c'è
una méta da raggiungere se non l'oceano, a
sud, non c'è più il Sogno, il domani sfuma di
passo in passo; è un vivere istante dopo
istante nell'incertezza, legati
indissolubilmente soltanto da un rispettoso
amore reciproco. Cose si può fare se il
vuoto è l'unica prospettiva di
sopravvivenza? Cosa si può fare se le
giornate sono un continuo moto perpetuo
per rimanere in piedi, a discapito d'altre
vite? Nella drammaticità di un giorno che
sembra sempre non finire mai,
nell'arrancare, nel patetico tentativo di
vivere anziché sopravvivere, c'è un ritaglio di
calore. Mai fermarsi. Neppure di fronte al
nulla.
MESTRE
fino al 25 ottobre
Fresco dell'uscita del
nuovo capolavoro “Baaria”,
ed entrato nella cinquina
delle preselezioni italiane
per l'Oscar, Giuseppe
Tornatore è il protagonista
di una mostra dedicata
alla sua attività di
fotografo, in programma
fino al 25 ottobre, presso
il Centro Culturale
Candiani, Mestre. Prima
antologica dell'opera
fotografica di Tornatore, la
mostra attraversa la sua
carriera con oltre 100
scatti di tutto il mondo
che legano la fotografia al
mondo del cinema.
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