Il Commissario Ricciardi,L`autodromo di Pomezia
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Il Commissario Ricciardi,L`autodromo di Pomezia
JURASSIC WORLD – QUANDO LA NATURA SI RIBELLA ALLA GENETICASPETTACOLO Sono passati più di venti anni, il sogno di John Hammond è diventato realtà: In quel luogo lontano e misterioso chiamato Isla Nublar il Jurassic World richiama ogni giorno migliaia di visitatori e, si cerca sempre di inserire spettacolari e nuove attrazioni . Dopo qualche anno però, il terribile T-Rex, i Velociraptor, e gli enormi erbivori sembrano non richiamare più la stessa mole di visitatori. Ci si abitua a tutto, anche all’esistenza di un parco con dinosauri. Ed allora, per ravvivarne l’interesse, la responsabile delle operazioni del parco Claire Dearing e quel monello di un genetista capo Henry Wuche già si era distinto in follie all’epoca del mitico “Jurassic Park” decidono di creare un nuovo dinosauro usando tecniche di ingegneria genetica, combinando i DNA di diverse specie. Il nuovo mostro che dovrà sorprendere tutti, nascerà da questa fusione folle e sarà l’agghiacciante Indominus Rex. Cresciuto in isolamento dopo aver divorato il suo unico fratello, l’Indominus sta per essere presentato al pubblico. Ma proprio sul più bello, il gigantesco dinosauro riuscirà a fuggire dal suo imponente recinto, scatenando il panico tra le migliaia di visitatori del parco. In poche parole la nuova creatura dell’ex regista, ora produttore Steven Spielberg è tutta qui. Una prosecuzione ideale del primo Jurassic Park, questo imponente kolossal promette di battere tutti i recod dei film di genere. Sono lontani i tempi di “Godzilla” eppure il plot narrativo esplode sempre allo stesso modo, con questa ribellione della natura (in questo caso della manipolazione genetica diremmo meglio) contro l’uomo, sempre avido di emozioni nuove e senza nessun limite etico e ecologico. Sicuramente questo riaccenderà nei progetto, giovanissimi perché la chiamarlo nuova film sarebbe “dinosauro-mania”, riduttivo, così come la generazione dei genitori di adesso fu folgorata da quel primo epico film diretto dal Maestro Spielberg, che sembra giocare con le sue creature più mostruose della sua carriera, addirittura facendo in una sequenza divorare il “suo” squalo, quasi un tenero peluche a confronto del mostruoso “Indominus Rex” di adesso. Diretto con anonima mano da Colin Trevorrow , il film ha il cast giusto per arrivare in quota, con Chris Pratt su tutti, che dopo la caccia a Bin Laden in “Zero dark thirty” si cimenterà in una cattura ancor più spietata, brava anche Bryce Dallas Howard, già vista in “Spiderman 3” e nel meraviglioso “Hereafter” del grande Clint, qui direttrice del terrificante parco sempre schiacciata tra le regole del business e le sue emozioni più intime. IL COMMISSARIO RICCIARDI Il Commissario Ricciardi, il suo straordinario sguardo sulla sua Napoli La Napoli anni 30 rivive nella nostalgia, nel crimine e nella musica attraverso la creatura letteraria del più talentuosa tra i giallisti italiani Sabato 11 luglio, in Prima assoluta, la pièce teatrale Lo sguardo di Ricciardi, una nuova produzione de I Concerti nel Parco, protagonista MAURIZIO DE GIOVANNI, napoletano doc, lo scrittore più venduto in Italia insieme ad Andrea Camilleri e Gianrico Carofiglio, la cui fama è esplosa nel 2005 con la presentazione al pubblico del bel tenebroso e inquieto commissario Luigi Alfredo Ricciardi, salernitano di nobili origini, che vive e lavora nella Napoli degli anni ’30, in pieno periodo fascista. In questa Napoli, di cui de Giovanni riesce a cogliere profumi, sapori, colori, suoni, attorno alla figura del commissario si agita un’eterogenea umanità. Un’umanità mossa, come dice Ricciardi, da due ragioni fondamentali, “fame” e “amore”: il fedele brigadiere Maione, la balia Rosa che l’ha cresciuto essendo rimasto orfano da piccolo, la giovane e timida Enrica contrapposta alla sexy e fatale Livia, il femminiello Bambinella e l’integerrimo Dott. Modo che paga il suo antifascismo con il confino. Su drammaturgia e regia di Brunella Caputo, sarà proprio Maurizio de Giovanni a salire sul palco, insieme agli attori della Compagnia del Giullare e ai musicisti dell’Electric Ethno Jazz Trio, per raccontare il suo protagonista in concomitanza con l’uscita del suo nuovo e attesissimo libro incentrato proprio sulle nuove indagini del commissario Ricciardi (‘Anime di vetro’ – ed. Einaudi). L’intuito straordinario e la natura integerrima sono le caratteristiche di questo straordinario personaggio, che è capace di stabilire misteriosamente un ponte con l’aldilà tramite le sue visioni, una caratteristica, venuta fuori già da bambino ed ereditata dalla madre e che lui si è abituato a chiamare “il Fatto”. Il Commissario Ricciardi vede i morti, ma solo quelli di morte violenta, con l’espressione dell’ultimo attimo prima della fine. Ne sente “le ultime parole ripetute incessantemente, come a voler finire un lavoro cominciato dall’anima prima di essere strappata via”. “Il Fatto” però gli infetta l’anima e l’esistenza, non gli consente di avere amici né di amare una donna. è quindi la sua condanna. “Il Fatto” Questo spettacolo parte proprio dal “Fatto”, analizzandolo attraverso il pensiero e gli occhi di Ricciardi. Prosegue poi con la Passione: la passione fisica attraverso il personaggio di Livia, la passione come riconoscenza attraverso il personaggio di Bambinella, la passione che può condurre al delitto. Termina con l’Amore, quello di Enrica, quello per Enrica. L’amore che non si riesce a dire, l’amore che non si riesce a toccare. Un viaggio attraverso tutti i romanzi della serie creata da Maurizio de Giovanni, che segue un percorso intervallato da liriche e da brani musicali. Durante questo percorso una voce, quella dell’autore, si unirà a quella degli attori a dimostrazione che l’anima di ogni personaggio sta in quella di chi lo crea. Prima assoluta Produzione I Concerti nel Parco in collaborazione con Compagnia del Giullare INFO LINE 06. 58.16.987 (attivo dal lun al ven dalle 11 alle 18) INFO BOTTEGHINO 339 80.41.777 www.iconcertinelparco.it INDIRIZZO: Villa Doria Pamphilj – Area antistante Casa dei Teatri Via di San Pancrazio, 10 – Roma ORARIO SPETTACOLI h. 21.30 In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno al Teatro Vascello – Via G. Carini 72 Hanno detto di Maurizio de Giovanni e del “Commissario Ricciardi”: I numerosi personaggi sono così credibili nelle loro debolezze, desideri e ipocrisie da moltiplicare il numero dei possibili colpevoli lasciando intatta la suspence. Corrado Augias La capacità di commerciare tra la vita e la morte, questo continuo dar voce a dei fantasmi, fa di Maurizio de Giovanni un grande scrittore napoletano. Toni Servillo L’AUTODROMO DI POMEZIA PRONTO PER LA FORMULA UNO! Finalmente avremo la Formula Uno a Pomezia. Era già nell’aria da un po’, da quando, qualche anno fa fu aperta la prosecuzione di via Alcide De Gasperi, con quella direttrice che con solo un paio di antipatiche rotatorie collega la 167 a Torvajanica alta. Ma da marzo ormai il progetto ha preso forma, il tratto nuovo di via Fratelli Bandiera che la connette alla via del Mare ha completato un percorso che sicuramente sarà apprezzato dagli emissari di Jean Todt, Presidente della FIA in visita a Pomezia in questi giorni. Il circuito partirà dalla rotonda di via Salvo D’Acquisto, scendendo in un rettilineo velocissimo su via Alcide De Gasperi, un piccolo rallentamento nella chicane di Largo Brodolini, dove si farà un po’ di selezione, per poi riaccelerare senza indugio per la discesa di viale Giuseppe Di Vittorio, dove si potranno toccare i 350 km/h. Spianate due piccole rotatorie, i bolidi dovranno affrontare il piccolo tratto di percorso pseudo-cittadino di Torvajanica alta, dove verranno rimossi quei fastidiosissimi (ed unici) dossi limitatori di velocità nonché quell’offensivo semaforo pedonale intelligente che limita la corsa forsennata delle auto oggi, posizionato in un punto strategico della gara, davanti all’attraversamento della scuola elementare. Da li, svolta a destra per la provinciale 109b e poi ancora a tutta velocità nel salitone della via del Mare, dove senza indugio le vetture potranno anche sorpassarsi considerando che adesso si superano le auto gran turismo e i SUV anche in una condizione di doppio senso di marcia. Spazio riservato all’arrivo il punto più veloce del circuito Attraversamento pedonale nel circuito Saliti per circa 2 km si arriva alla parte finale, splendido slargo che sarà adibito a settore per i box, che saranno posizionati difronte ai 16 pini. Da li, superata la seconda chicane dei colli di Enea arriviamo al punto più veloce di tutto il tracciato. Infatti girando a destra ecco la discesa e poi la salita che porta a via Fratelli Bandiera, un rettifilo con una curva parabolica che porta all’arrivo in salita dove si potrà far volare tutti i 750 cavalli motore fino alla bandiera a scacchi proprio davanti alla farmacia. Un progetto entusiasmante, che già sta accendendo i cuori dei piloti pometini, impegnati da mesi in giri di prova sempre più veloci, sempre più pericolosi per i pedoni che si trovano ad attraversare sul tratto di via Fratelli Bandiera e su via Alcide De Gasperi, considerando che nella zona c’è il parco giochi per l’infanzia più grande della città e diverse scuole primarie e superiori. Fastidiosi orpelli, questi giovanissimi pedoni di chi vuole farsi trovare preparato alla grande corsa e che sta affinando i tempi decimo dopo decimo di secondo. Del resto, l’estate tale circuito era già stato in passato ampiamente sperimentato utilizzato come Motodromo, certo limitato perché la strada era chiusa, costringendo i nuovi Valentino Rossi pontini a noiosissime inversioni a U nel vialone, sempre di notte (si sa con il fresco le gomme rendono di più) e sempre con le marmitte NON omologate. Qualcuno, sempre i soliti guastafeste chiedono a gran voce i dossi limitanti la velocità, che se posizionati nel circuito e nelle due vie oggetto delle nuove aperture, porterebbero ad una notevolissima riduzione dei rischi per i pedoni, oltre che ad un cospicuo abbattimento dell’inquinamento acustico che nelle calde notti che ci aspettano potrebbe addirittura far riposare più serenamente la zona più popolosa e popolare di Pomezia. Ma tali limitazioni poi, a fronte di un insignificante miglioramento della sicurezza, mortificherebbe tutte le speranze dei nostri corridori automobilisti, che non potrebbero più esercitarsi nelle strategia per migliorare i tempi di qualifica. Speriamo dunque che i responsabili della viabilità cittadina e l’amministrazione, con il Sindaco in testa che spesso si trova a passare proprio di li nel percorso del circuito, NON prendano in considerazioni le richieste di sicurezza, non si deve per pochi bambini che si ostinano ad attraversare in quel tratto fermare le giuste ambizioni di chi vuole almeno arrivare sul podio a fianco di Vettel e Hamilton! Mauro Valentini ROAD 47 – GLI EROI PER CASO DEL XXV APRILE Vicente Ferraz è un regista brasiliano atipico, curioso com’è dell’aspetto eroico e passionale che si nasconde dietro le piccole storie di eroi dimenticati. La vicenda vera del gruppo di suoi connazionali, genieri della forza di spedizione carioca mandata senza troppa pubblicità in aiuto agli alleati in Italia lo aveva affascinato da sempre, un mistero quasi considerando la neutralità ufficiale del Brasile nel conflitto almeno fino all’attacco di Pearl Harbour nel 1942. Nel dicembre del 1944, sull’appennino Tosco-Emiliano la squadra sudamericana è afflitta e quasi vinta dal freddo a cui nessuno è abituato più che dalla guerra di posizione lungo la linea gotica. Poi, nel tentativo di sminare un campo tedesco ha un incidente, perde la bussola emotiva e si disperde nel ghiaccio e nella neve. L’incontro con un connazionale corrispondete di guerra, con un disertore italiano misterioso e di poche parole e con un tedesco quasi moribondo ma che conosce bene la mappa dove si è seminato ordigni di morte costruiranno una vicenda umana ed incredibile, come solo la realtà sa essere a volte. Girato in Friuli, sotto un freddo che si sente anche davanti lo schermo, con un percorso narrativo a metà tra il film di guerra e l’introspezione umana, agganciato nello stile al capolavoro di Renoir “ La grande illusione”, Ferraz restituisce un film toccante e avvincente, prologo perfetto dell’anniversario del 25 Aprile. Questi uomini anti eroi, che cercano il riscatto e la salvezza hanno i volti perfetti del nostro Sergio Rubini, grande attore quando non è costretto a dirigersi da solo, uno dei “nostri” che si supera in intensità e bravura, ma bravi sono tutti i protagonisti, dal Paulista Francisco Gaspar al tedesco Richard Sammel, centrale in questa storia di lotta, paura, eroismo e redenzione. Non era facile non cadere nello stereotipo del classico War-Movie, non aspettatevi il didascalico “Miracolo a San’Anna” di Spike Lee per intenderci, in una terra straniera, impervia e di cui non si riconoscono le motivazioni di tanto orrore questi eroi lontani e sconosciuti sanno commuoverci. E Ferrez fa il suo “miracolo”, restituendogli gloria postuma e l’umana pietà. Mauro Valentini Road 47 Un film di Vicente Ferraz. Con Sergio Rubini, Daniel de Oliveira, Francisco Gaspar, Thogun, Julio Andrade. Titolo originale A Estrada 47. Drammatico, durata 108 min. – Italia, Brasile, Portogallo 2013. Data uscita al cinema: 23/04/201 NESSUNO SI SALVA DA SOLO. IL RITORNO DELLA COPPIA CASTELLITTOMAZZANTINI Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca una scena del film «…e in mezzo a questo mare cercherò di scoprire quale stella sei perché mi perderei se dovessi capire che stanotte non ci sei…» Ci vorrebbe giusto una sera dei miracoli per Gaetano e Delia, in questa loro prima cena da ex marito e moglie. C’è da pianificare le vacanze dei loro bambini, ma dall’esplosione immediata di parole sguardi e rancori si capisce subito che in gioco c’è molto, molto di più. Lo sfondo di un locale alla moda quasi si scolora difronte alla bellezza dei due, uno di fronte all’altro, pieni di armi e di munizioni, di livore e di rimpianto. «I signori hanno scelto?» chiede la cameriera… Inizia così la quinta opera da regista di Sergio Castellitto, terza tratta da un libro di sua moglie Margaret Mazzantini, primo film senza la sua presenza in scena. Inizia così, con questa cena lunga una vita intera il film più bello del regista romano, il più introspettivo, maturo ed equilibrato. Una storia drammatica che non cade mai nel melò, divertente e tragica come può esser la vita di tutti i giorni, due ragazzi che diventano genitori, la difficoltà di restare uniti, le debolezze e le cadute di stile e la fine di un amore. Il tutto scandito da flashback, chiusi dentro un ristorante Gaetano e Delia percorreranno rinfacciandosi e raccontandosi i loro migliori anni, per scoprire che forse proprio parlarsi, mettersi a nudo è l’unica via per salvarsi. Una fotografia perfetta, regolare come le geometrie del villaggio Olimpico e del ristorante dove tutto si srotola, quasi un confronto stonato con la irregolarità delle forme e delle menti dei due protagonisti che, con la loro straordinaria voglia di vivere conquisteranno ed emozìoneranno chi si riconoscerà in questa storia, siano essi padri, madri ex mariti ed ex mogli, figli nonni e amanti. Due attori meravigliosi, il meglio del nostro cinema in questo momento, Jasmine Trinca a cui forse manca quel pizzico di ironia sul suo sguardo doloroso ma straordinariamente efficace, la sua miglior performance seconda soltanto al capolavoro di Giorgio Diritti “Un giorno devi andare” di due anni fa, mentre Riccardo Scamarcio è davvero a suo agio in un ruolo profondo ma leggero, una prova d’attore completa, pronto prontissimo per il suo primo David di Donatello. A Castellitto poi occorre riconoscere una qualità rara nel cinema italiano, l’abilità nello scegliere i personaggi di contorno. Anna Galiena, Massimo Bonetti e (udite udite) Roberto Vecchioni sono bravissimi, essenziali in una trama avvincente dal primo all’ultimo secondo. «Nessuno si salva da solo» quasi li implorerà l’anziano Vito, che ha ascoltato e osservato per tutta la cena Gaetano e Delia dal tavolo vicino, quasi uno spettatore dentro al film anch’egli e che ad un certo punto entrerà in scena a restituire, come un angelo caduto dal cielo, quell’umanità e quella speranza che i due ex coniugi avevano creduto perduta. Il miracolo del confronto e dell’ascolto dunque, un messaggio chiaro e pieno di speranza, un grande film, con una struttura perfetta, quasi come la canzone di Lucio Dalla che fa da sottofondo ad un finale di questa bellissima storia, un finale aperto e ricco di sorprese: « È la notte dei miracoli fai attenzione, qualcuno nei vicoli di Roma ha scritto una canzone. Lontano una luce diventa sempre più grande nella notte che sta per finire è la nave che fa ritorno, per portarci a dormire.» Mauro Valentini LA TEORIA DEL TUTTO MAI ARRENDERSI AL DESTINO “Finchè c’è vita, c’è speranza“. Questa frase risuona nella mente e nel cuore per molto tempo, dopo aver visto il film La teoria del tutto. James Marsh ci racconta la straordinaria storia della vita e delle “passioni” del dottor Stephen Hawking e della signora Hawking (la prima). La storia è narrata attraverso gli occhi di questa donna apparentemente debole, ma in grado di compiere delle scelte potenti che richiederanno una grande forza d’animo. Il film è, infatti, tratto dal libro Travelling to infinity: my life with Stephen scritto da Jane Wilde Hawking nel 2008. Il tempo è l’argomento che Stephen sceglie per la sua tesi di dottorato a Cambridge, e proprio lo scorrere del tempo è la chiave del film: i tempi dell’università e delle birre con gli amici, il primo incontro con Jane, la diagnosi di una malattia che colpisce i motoneuroni, la scelta di non arrendersi, il matrimonio, i figli, la scienza… il tutto scandito dal lento ed inesorabile peggioramento della malattia. Grazie alla fotografia di Benoit Delhomme e ai costumi di Steven Noble, il trascorrere dei decenni è chiaramente percepibile. Nonostante la malattia, ciò che contraddistingue Stephen è un grande senso dell’umorismo e una buona dose di autoironia. E nel film questo suo lato è reso bene dai dialoghi. Da non dimenticare che il professor Hawking si è spesso prestato ad interpretare se stesso in serie tv come Big Bang Theory, Star Trek o i Simpson e che nel 1993 registrò “Keep Talking” con i Pink Floyd. Un intenso Eddie Redmayne incarna quest’uomo dalle mille sfaccettature e ci emoziona ad ogni difficoltà e ad ogni successo. Accanto a lui una Felicity Jones drammatica, pronta e viscerale nel riportare gli stati d’animo, i dubbi e le gioie derivanti dalle scelte compiute dalla sua Jane. Emily Watson, che interpreta la madre di quest’ultima, ha una breve parte, ma cruciale. Con maestria riempie questo poco tempo, portando lo spettatore a domandarsi se sta davvero offrendo soluzioni così “sciocche” alla figlia in difficoltà o se ha un piano, al di là della comprensione di chi osserva. Ed è così che entra in scena un aitante Charlie Cox, direttore del coro della chiesa frequentata da Jane, nonchè insegnate di musica del figlio. Ma uno dei personaggi che più mi sta a cuore è il professor Sciame, interpretato da un sempre coinvolgente David Thewlis. Questo film va visto, criticato, amato o odiato. Di certo non può passare inosservato. Ed il fatto che prenda spunto dal libro della prima moglie di Hawking, ancora sua grande amica, lo salva con successo dalla banalità nella quale sarebbe potuto cadere. Renata Marcelli OSCAR 2015 – LA CORSA ALLA STATUETTA TRA GUERRA, SOGNI E ARTE Come al solito contenti e scontenti, la lista dei candidate agli Oscar suscita sempre discussioni, anche perché fregiarsi o meno di una nomination vale quasi un 20% in più al botteghino. Birdman di Alejandro Gonzalez Inarritu e The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson sono i film che ottengono il maggior numero di candidature. Entrambi totalizzano nove nomination, inclusa quella al miglior film. The Imitation Game, splendido racconto del mistero del Codice Enigma nazista ne ottiene otto, mentre American Sniper di Clint Eastwood e Boyhood sei. A cinque si fermano La teoria del tutto, Foxcatcher, Whiplash e Interstellar. Grande sconfitto Gone Girl di David Fincher: candidatura di Rosemund Pike a parte, manca le nomination principali, film e regia. Aldilà del tema di assoluta attualità si è colto forse tra i giurati qualcosa di già visto che non ha fatto bene al film, giustamente escluso l’insicuro Ben Affleck tra i candidati come miglior attore. Tra i titoli che si contendono l’Oscar ci sono American Sniper, Birdman, Boyhood, The Grand Budapest Hotel, The Imitation Game, Selma, The Theory of Everything e Whiplash. Eastwood (American Sniper) e Ava DuVernay (Selma), tuttavia, vengono esclusi dalla corsa alla miglior regia, scelta che lascia un po’ perplessi, per cui si sfideranno Iñárritu (Birdman), Linklater (Boyhood), Wes Anderson (The Grand Budapest Hotel), Morten Tyldum (The Imitation Game) e Bennet Miller, regista di Foxcatcher. Tra le candidate alla statuetta di miglior attrice, Julianne Moore crediamo non possa evitare di vincerla, insidiata questo si solo dall’outsider (si fa per dire) Marion Cotillard che tanto ha commosso per la sua interpretazione di Due giorni e una notte. Cerimonia di premiazione il prossimo 22 febbraio. Ecco tutti i candidati: Miglior film American Sniper Birdman Boyhood Grand Budapest Hotel The Imitation Game Selma La teoria del tutto Whiplash Miglior regia Alejandro G. Inarritu per Birdman Richard Linklater per Boyhood Bennett Miller per Foxcatcher Wes Anderson per Grand Budapest Hotel Morten Tydlum per The Imitation Game Miglior attore protagonista Steve Carell per Foxcatcher Bradley Cooper per American Sniper Benedict Cumberbatch per The Imitation Game Michael Keaton per Birdman Eddie Redmayne per La teoria del tutto Migliori attrice protagonista Marion Cotillard per Due giorni, una notte Felicity Jones per La teoria del tutto Julianne Moore per Still Alice Rosamund Pike per L’amore bugiardo Reese Witherspoon per Wild Miglior attore non protagonista Robert Duvall per The Judge Ethan Hawke per Boyhood Edward Norton per Birdman Mark Ruffalo per Foxcatcher J.K Simmons per Whiplash Miglior attrice non protagonista Patricia Arquette per Boyhood Laura Dern per Wild Keira Knightler per The Imitation Game Emma Stone per Birdman Meryl Streep per Into the Woods Miglior sceneggiatura originale Birdman Boyhood Foxcatcher Grand Budapest Hotel Lo sciacallo Miglior sceneggiatura non originale American Sniper The Imitation Game Vizio di forma La teoria del tutto Whiplash Miglior film straniero Ida (Polonia) Leviathan (Russia) Tangerines (Estonia) Timbuktu (Mauritania) Storie Pazzesche (Argentina) Miglior film d’animazione Big Hero 6 The Boxtrolls Dragontrainer 2 Song of the Sea The Tale of the Princess Kaguya Miglior fotografia Birdman Grand Budapest Hotel Ida Mr. Turner Unbroken Miglior montaggio American Sniper Boyhood Grand Budapest Hotel The Imitation Game Whiplash Miglior scenografia Grand Budapest Hotel The Imitation Game Into the Woods Mr. Turner Migliori costumi Grand Budapest Hotel Vizio di forma Into the Woods Maleficent Mr. Turner Miglior trucco e acconciature Foxcatcher Grand Budapest Hotel Guardiani della Galassia Migliori effetti speciali Captain America: The Winter Soldier Apes Revolution Guardians of the Galaxy Interstellar X-Men: Days of Future Past Miglior sonoro American Sniper Birdman Interstellar Unbroken Whiplash Miglior montaggio sonoro American Sniper Birdman Lo Hobbit Interstellar Unbroken Miglior colonna sonora originale Grand Budapest Hotel The Imitation Game Interstellar Mr. Turner La teoria del tutto Miglior canzone The Lego Movie Selma Beyond the Lights Begin Again Glen Campbell… I’ll be me Miglior documentario Citizenfour Finding Vivian Maier Last Days in Vietnam The Salt of the Earth Virunga Mauro Valentini GIADA, A POMEZIA È NATA UNA STELLA La riconoscono e la conoscono tutti, cammina per Pomezia circondata dai sorrisi compiaciuti dei suoi concittadini che la considerano ( e la chiamano) la stella della città. Giada Agasucci il canto lo aveva nel sangue, fin da piccola. In un certo senso era una predestinata. Per gentile concessione di GMS 19 anni ma già con un curriculum di esperienze di tutto rispetto. Ha il sorriso sicuro e soddisfatto, mi stringe la mano con una sicurezza che mi sorprende, si sente a suo agio in quel fisico minuto e nella fama che non l’ha assolutamente travolta; la sua città in un certo senso la protegge, le fa sentire il calore ma la rispetta. Vivere ai margini della grande metropoli non l’ha danneggiata anzi… : «Il fatto di esser di Pomezia non mi ha penalizzato molto, certo è più difficile quando si è adolescenti trovare scuole adatte rispetto ad una grande città, hai meno scelta. Ma in fondo siamo così vicini a Roma, di contro l’aspetto positivo è proprio questo affetto che senti tutto attorno, anche se non proprio da tutti». Credo di capire che qualche coetaneo non ha digerito il suo successo, qualche piccola acredine affiora ma è solo un attimo. Le ritorna subito quel suo sorriso bellissimo. « Ho iniziato a fare concorsi da piccolissima, a 7 anni ho partecipato al “Free music “ di Pomezia, quello l’ho fatto per diversi anni ogni estate, cantare mi piaceva davvero. A 13 anni ho iniziato la scuola di canto sempre qui a Pomezia, poi ho vinto un concorso per uno stage alla Filarmonica di Ardea, un anno molto importante. Gli ultimi tre anni ho studiato e perfezionato all’Artès, la scuola di Brignano, sempre qui in zona quindi, con un insegnante bravissimo come Delio Caporale». Una quantità di vittorie e di premi ai concorsi canori in giro per l’Italia; la lista è lunghissima a leggerla nel sito ufficiale, questo fino alle soglie dei 18 anni . Poi… Amici ! «Ho sempre avuto il desiderio di andare ad Amici, mi ci vedevo proprio su quel palco! Poi quando sei li, ti sembra un sogno. Ci sono arrivata superando tutte le selezioni. La prima fu un caos, tantissimi ragazzi, pochi secondi di canzone e via, nel secondo provino invece ho cantato tre canzoni, in quella sede è tutto più tranquillo, ti fanno delle domande, ti conoscono anche per come sei . Poi superato anche quello, un’altra audizione, ho cantato ancora alcune canzoni, poi uno stage di tre giorni e sono stata scelta». Un programma che forma giovani talenti sotto tutti i punti di vista, un concentrato di esperienza. «Esperienza bellissima, dal punto di vista artistico ed umano. Artisticamente ci sono grandi Maestri, un laboratorio dove impari tantissimo. A livello umano ti matura tanto, il rispetto delle regole, lo studio, la professionalità. E poi passando dal programma pomeridiano a quello serale, ero nella squadra di Miguel Bosè. Lui è bravissimo, è un grande! Sotto tutti i punti di vista, artistico perché mi dava consigli, mi ha insegnato tante cose su come stare sul palco, sceglieva i brani adatti a me, un uomo di spettacolo completo. Ma anche una persona dalla grande umanità, pensa dopo la prima puntata ero rimasta l’unico componente femminile della sua squadra, si è istaurato un bel rapporto. Una fortuna poter imparare da un artista come lui». Tanti duetti durante la gara, prestigiosissimi: «i due più emozionanti per me sono stati quelli con i Modà e con Antonello Venditti. Con i Modà è stato di una intensità musicale notevole, ho suonato con la mia band i Kube e abbiamo fatto un loro pezzo che adoro: La sua bellezza. Con Antonello Venditti ho cantato Amici mai e soprattutto Notte prima degli esami. Bellissimo, pensa, qualche settimana e poi avrei dato gli esami di maturità anche io. Antonello è stato gentilissimo, beh, lui è proprio forte!». E poi l’eliminazione dalla gara nelle battute finali. Come l’hai presa? « Non mi sono abbattuta, ero soddisfatta di quello che avevo fatto, sai, lo dico serenamente, pensavo di vincere, lo avrei meritato, ma va bene cosi». Subito dopo, il 3 giugno esce “Da capo” ,EP d’esordio con la Sony, il singolo (scritto da ha un grande paroliere figlio d’arte come Cheope) è un successo. Parte il tour proprio da Pomezia, la piazza gremita così non si era mai vista, l’entusiasmo di tanta gente che ha fame di cose belle. «Pomezia mi ha riempito di affetto, tantissima gente. Ho capito che cantare dal vivo mi da grandissime emozioni, un tour di tante date, esperienza che non vedo l’ora di riproporre». (Il video del concerto di Giada a Pomezia il 5 luglio 2014) http://www.dailymotion.com/video/x20y09e_giada-agasucci-concerto-a-pomezia-5-lug lio-2014-siamo-amore_music Giada ha partecipato poche settimane fa alla trasmissione “l’anno che verrà” su Rai Uno, trasmissione cult del 31 dicembre sulla prima rete nazionale. Un turbine di musica e spettacolo visto da 9 milioni di spettatori. «Mi sono trovata benissimo, ho incontrato i ragazzi di Amici e c’erano grandissimi artisti. Flavio Insinna poi con la sua grande umanità ha creato un bel clima, mi sono divertita tanto. Ho avuto anche la possibilità di conoscere Pino Daniele, che colpo aver appreso pochi giorni dopo della triste notizia». L’abbiamo vista spavalda e sicura in TV, anche in questa ribalta di Capodanno, dopo che i critici di Amici la definirono una della più telegeniche. Giada mi anticipa la domanda, me la legge nello sguardo: «Io sono una cantante, assolutamente. Farei TV solo se ci fosse comunque la possibilità di cantare». Da poco più di un anno ha un sodalizio affiatato con Marco Canigiula, autore, musicista e produttore che con Francesco Sporta ha scritto il nuovo singolo: “Dove ci siamo persi”. Canigiula crede molto in Giada, la ricopre di attenzioni. Li osservo, Giada, Marco e Francesco, seduti in questo meraviglioso locale che ci fa da ciarliero sottofondo. Percepisco tra loro una sintonia rara nel mondo artistico e ho la sensazione che Marco abbia l’ambizione giusta e la chiave per aprire le porte del successo della giovane Pometina : «Voglio costruirle musicalmente parlando un vestito perfetto intorno alle sue qualità, ho creduto in lei appena l’ho ascoltata». (Il video della versione acustica di “ Dove ci siamo persi”) https://www.youtube.com/watch?x-yt-cl=84359240&x-yt-ts=1421782837&v=wkIn_M-br1I Con l’etichetta Cantieri Sonori Giada ha appena lanciato il nuovo singolo: “Un uomo migliore” che anticipa l’uscita dell’album previsto per questa primavera. La canzone appare più che mai attuale nel suo messaggio di solidarietà interculturale. Un altro tassello di questo disco tanto atteso. L’intervista è finita, Giada ha fretta, ha un incontro con il Sindaco Fabio Fucci che l’ha invitata negli uffici comunali di Piazza Indipendenza. «Chissà che cosa mi dirà…», mi guarda per cogliere la mia reazione e sorride in maniera disarmante. Il tempo di salutarci sotto il sole accecante e freddo di gennaio e in controluce piano piano sparisce, andando verso la Piazza e la Torre civica, andando incontro veloce e leggera verso un futuro di successo a cui sembra predestinata. Mauro Valentini ( info: www.giadaagasucci.com ) (il video del singolo “Un uomo migliore”) https://www.youtube.com/watch?v=CjyLIAnKR6w&feature=youtu.be THE IMITATION GAME – IL CODICE ENIGMA E LA MACCHINA DI TURING «Se stai attraversando l’Inferno, fallo a testa alta» (Winston Churchill). Gli alleati avevano un segreto. In quei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale i nazisti sconvolgevano il mondo con attacchi sincronizzati via terra e via mare, affondando mercantili e navi strategiche e bombardando le città inglesi. Comunicavano, gli uomini di Hitler, le loro posizioni e gli ordini da eseguire attraverso un sistema criptato detto “Codice Enigma”, sofisticato per tutti, o meglio… quasi per tutti. “The Imitation Game” racconta la storia vera di un segreto di stato, la decodifica del codice tedesco da parte di un manipolo di cervellotici cervelloni, con a capo un certo Alan Turing. Ma non si pensi ad un film di guerra… le milioni di milioni di combinazioni possibili per decrittare quel codice fanno da sfondo quasi ad una bellissima storia umana, vera e sconosciuta ai più, di questo ragazzo saccente e geniale con un cuore solitario e disperato, investito nel compito niente meno che da Churchill in persona. Il genio della matematica Alan chiede ed ottiene finanziamenti ed anche del tempo, preziosissimo considerando l’urgenza bellica, per elaborare la sua “Macchina di Turing”, antesignana, preistorica ma efficace antenata di quegli aggeggi che tutti ormai chiamiamo Computer. Quasi un gruppo di Via Panisperna dunque, ragazzi giovani e spensierati che la guerra inchiodò al servizio di Sua Maestà e della libertà cercando di trovare il bandolo della matassa di un codice che stava bruciando il mondo. Una storia commovente ed avvincente che Morten Tyldum, regista norvegese di successo, ha diretto con sapienza in bilico tra thriller e racconto epico senza mai cadere nella retorica. Una storia che restituisce dignità postuma ad un uomo che rimase segnato da quell’esperienza e dai pochi anni che visse successivamente, un film bellissimo e commovente, interpretato da un gruppo di attori britannici affiatatissimi, tra cui spicca il protagonista, un intenso Benedict Cumberbatch, insieme a Keira Knightley, a suo agio nel ruolo dell’eroina che ormai le si addice e a Mark Strong, forse la rivelazione più grande di questo grande film. Gli alleati mantennero il segreto; per 50 anni non fecero trapelare il fatto che avessero decifrato il Codice Enigma, costrinsero questo gruppo di ragazzi eroici a non dire niente a nessuno, nessuno avrebbe saputo fino ai giorni nostri che grazie a loro si rese possibile lo sbarco in Normandia, la fine con due anni di anticipo della guerra e che, in base a recenti studi si risparmiarono 14 milioni di vite nel conflitto. Tutto grazie ad Alan Turing e alla sua infernale macchina benedetta. Mauro Valentini . BIG EYES – TIM BURTON RACCONTA L’ILLUSIONE DI KEANE Tim Burton torna nel mondo degli umani, anzi, racconta dopo venti anni dal meraviglioso Ed Wood un’altra storia vera eppur incredibile, l’epopea familiare, artistica e legale dei coniugi Keane e dei loro meravigliosi “Big Eyes”. La pittrice Margaret Ulbrich (raccontata nel film dalla voce narrante dal cronista Dick Nolan) nella puritana California degli anni ’50 fugge dal marito con la figlia piccola, per approdare a San Francisco, città viva e vivace già allora. Margaret si mantiene facendo ritratti per la strada, tutti con una caratteristica: quella di aver occhi enormi, espressivi e spudoratamente invasivi. Ha talento Margaret, se ne accorgono tutti, anche quel filibustiere di nome Walter Keane, di professione agente immobiliare ma che arrotonda cercando qualcuno che si compri le sue vedute di Parigi, che dipinge senza passione e con tecnica scolastica. Amy Adams Walter si innamora di Margaret ( o del suo talento?) e la sposa immediatamente, cercando di aiutarla nel far conoscere i suoi quadri. Sarà poi l’astuzia di Keane ed il caso a far precipitare i loro rapporti mentre i quadri con la firma “Keane” dipinti da Margaret ma venduti come fossero di Walter cominceranno a riempire le riviste e le pareti di mezzo mondo. Un film si è detto Hollywoodiano, un cocktail di colori, grande musica, scenografia e costumi splendidi, Tim Burton conosce il mezzo, ha l’arte del racconto e nessuno dei 114 minuti del film ha il marchio della banalità. Locandina del film Eppure qualcosa in quest’opera segna il passo; salta all’occhio proprio questa estrema cura che snatura il cinema di Burton, ne frena l’ardore e lo rende omologato lui che è il genio e la sregolatezza in persona. La delusione più grande però ce la riserva il protagonista Christoph Waltz, finora osannato dalla critica per le sue meravigliose performance Tarantiniane, ma che lontano dallo sguardo folle e geniale di Quentin mostra tutti i suoi limiti, che sono davvero tanti. Waltz restituisce un Keane troppo ammiccante, teatrale e grottesco che alla terza battuta e al secondo sguardo fintamente sorpreso stanca ed indispettisce. Anche qui come nel sopravvalutato “Carnage” di Roman Polanski, l’attore viennese appare non all’altezza del compito, mentre è bravissima Amy Adams che come in Her e The Master si cala con i suoi occhioni (tanto per rimanere in tema con il film) nel poliedrico personaggio di Margaret con picchi di intensità emotiva che lasciano il segno. Nota finale per la musica fluida e placida di Danny Elfman, che accompagna da sempre il genio di Burton mentre incanta l’elettro-pop di Lana Del Rey, che con la canzone tema del film si avvia a vincere il Golden Globe e forse l’Oscar. Keane