I ragazzi geisha - Davide

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I ragazzi geisha - Davide
Adriano - I ragazzi geisha
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Valerio la Martire
In copertina: foto di Massimiliano Perasso
http://artisterik.deviantart.com
http://iragazzigeisha.blogspot.com/
“Adriano” è un racconto promozionale de “I ragazzi geisha”.
Copyright ©2012 Valerio la Martire. Tutti i diritti riservati.
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Adriano - I ragazzi geisha
Adriano
Quando ho visto la neve ho capito che dovevo uscire.
Non cade spesso la neve su questa città di sassi e fascisti, non
poteva che essere un segno, un messaggio che mi diceva “è
ora di uscire”. E così ho fatto.
Mi sono alzato la mattina presto, prima che il cielo
rischiarasse troppo. Ho raccolto tutte le magliette che potevo
infilare in uno zaino, ho aggiunto qualche boxer e dei calzini.
Jeans, felpa con cappuccio, cappotto, guanti e sciarpa.
Non c’era bisogno di altro. Avrei comprato il resto
dopo. Per salvarsi la vita bisogna essere in grado di
abbandonare dietro di sé tutto quello che non è necessario.
Mi sono lanciato fuori bordo e le cose che non entravano nello
zaino sarebbero affondate con il resto della nave incagliata.
Uomo a mare! Uomo a mare! Potevo quasi sentire quelli che
lasciavo indietro urlare gli allarmi.
Appena ho aperto la porta di casa il vento gelido e i
cristalli di neve mi hanno tagliato la faccia. Tagli secchi e
larghi, dagli zigomi fino alla mascella. Era un dolore così
eccitante da farmi venire voglia di sanguinare, per leccare il
sangue e sentire il sapore di quello che sarebbe successo da
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Valerio la Martire
quel momento in poi. Ferro, zucchero e carne.
Quel ghiaccio sulle strade, il freddo sugli occhi, il
brivido sulla pelle, non erano paura, ma l’aspettativa di
qualcosa di enorme e selvaggio. Qualcosa di solo ed
esclusivamente mio.
La scelta non era più quella di fare o non fare, ma se
farlo in un modo o in un altro. Come cantava la canzone?
C’mon baby, take a walk on the wild side
O qualcosa del genere. Ecco, questo era il mio primo
walk on the wild side.
Sapevo che i ragazzi geisha esistevano.
La prima volta che ne avevo sentito parlare era estate,
ero in un bar per soli uomini a bere una birra con degli amici.
Puntavo un tipo al bancone già da qualche minuto quando
uno dei miei compagni mi disse che potevo anche smetterla di
girarmi, il tipo al bancone non mi avrebbe mai guardato. Se
non per una bella tariffa almeno.
Il ragazzo che osservavo aveva una sigaretta in bocca, i
capelli castani e la barba incolta. I jeans erano strappati nei
punti giusti, la maglietta gli disegnava i dorsali e le spalle come
se fosse dipinta. Con le mani grandi teneva distrattamente un
bicchiere di birra. Parlava con il barman poggiando la pancia
piatta alla barra di legno dove venivano serviti i drink. Dopo
aver vuotato il secondo boccale aveva salutato il barman ed
era uscito dal locale senza guardarsi intorno.
Il barman mi chiamò a sé.
- Quel ragazzo che stavi guardando… Lascialo perdere,
non è roba per te. - Non ho capito. - Hai capito benissimo. Quel tipo, lascialo perdere. - Come si chiama? Il barman mi studiò un attimo, si accese una sigaretta e
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Adriano - I ragazzi geisha
soffiò il fumo girando la testa di lato. - La vita è la tua. Paolo.
Si chiama Paolo e fa la marchetta. Anzi, lui e i suoi colleghi si
fanno chiamare ragazzi geisha. Ma se dovessi essere sincero,
la differenza con le marchette io non l’ho capita. - Dove lo posso trovare? - Abita in un posto che chiamano Casa Okiya. Ma non
so dove sia. Passarono altri due mesi prima che incontrassi Paolo di
nuovo. Sempre nello stesso locale, parlava con altri ragazzi
seduto a un tavolo. Non mi avvicinai a lui. Sapevo che non mi
avrebbe rivolto la parola e avrei bruciato l’occasione.
Quando Paolo e i suoi amici si salutarono, pagai il mio
drink e uscii. Decisi di seguirne uno e quando lo vidi entrare in
discoteca capii di aver scommesso sul cavallo vincente. Dopo
meno di un’ora eravamo avvinghiati su un divanetto a
pomiciare. Quattro vodkatini alle spalle per lui, due
vodkalemon annacquati per me. Gli portai la mano sul pacco e
lasciai che le dimensioni del mio cazzo facessero effetto.
Quando iniziò a sbottonarmi e ad abbassarsi per prendermelo
in bocca lo fermai.
- Tu sai dov’è la casa Okiya? - Mi guardò come se gli
avessero domandato se sapesse dov’era il cadavere del gatto.
- Ci abitavo una volta. Questo non me l’aspettavo.
- Ma sono tre anni ormai che non ci sto più. Ho pagato
il mio debito, non le devo più nulla. - Di chi parli? - Di Mama-san. - Si alzò e tornò a guardarmi in faccia.
Gli occhi pesanti per l’alcool, lo sguardo un po’ stanco. - Senti
bello. Io voglio solo farti un pompino. Tu che cazzo vuoi da
me? Gli diedi un bacio sulle labbra, gli passai la lingua sul
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collo. - Voglio sapere dove sta. - A Testaccio. Vicino al Gazometro. In quella discoteca ad agosto.
In strada a camminare a febbraio.
Testaccio, vicino al Gazometro. È un sacco di spazio in
cui cercare. Soprattutto quando nevica forte come oggi. Mi
siedo sotto l’arco di un portone per riprendere fiato e
sciogliere le mani.
- E tu chi sei? Uno spirito della neve? Una donna gigante mi sta guardando. È coperta di una
pelliccia dozzinale, ha un colbacco di pelo ed è pesantemente
truccata di bianco e rosso. Dietro di lei c’è un ragazzo. Saltella
sul posto per il freddo. Cercando di mettermi a fuoco strizza gli
occhi e allunga il collo.
- Mama-san andiamo a casa, fa freddo! Un ventaglio nero scatta fuori dalla pelliccia e sferza
l’aria verso il ragazzo dietro di lei - zitto tu! Allora spirito della
neve? Chi sei? - Sono Adriano, vengo a casa con lei. Nome: Adriano
Età: 18 anni
Altezza: 1,75
Peso: 77kg
Colore degli occhi: azzurri
Capelli: castani, rasati
Incarnato: chiaro
Pratiche consentite: nessuna esclusa
Categoria: slut boy
Costo a prestazione: 200€
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Adriano - I ragazzi geisha
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