Traccia di intervento di Licio Palazzini, Presidente Consulta

Transcript

Traccia di intervento di Licio Palazzini, Presidente Consulta
Traccia di intervento di Licio Palazzini,
Presidente Consulta Nazionale Servizio Civile
Tavola Rotonda su "Quale riforma per il Servizio Civile Nazionale: proposte a confronto"
Roma, 20 marzo 2012
Ringrazio Ministro e UNSC dell’opportunità data alla Consulta nazionale di portare un contributo. La Consulta prevista per legge dalla legge 230/98 “Nuove norme in materia di obiezione di coscienza al sm obbligatorio” nasce a seguito della indicazione emersa negli anni della legge 772/72 che per una più efficace azione di governo delle istituzioni pubbliche era utile avere una sede ove i diversi attori del sistema (giovani, organizzazioni accreditate e poi Regioni) potessero contribuire all’istruttoria delle decisioni mettendo a disposizione quelle che oggi chiameremmo valutazioni dell’impatto sul campo delle decisioni stesse e i contenuti innovativi che l’esperienza stava producendo. In questi anni ha espresso pareri, suggerito temi, portato all’attenzione dinamiche reali che a volte le istituzioni gestionali faticano a individuare. Spiace che questo strumento non si sia diffuso in misura significativa a livello regionale e provinciale. Fin dalla sua costituzione nel 1999 la Consulta Nazionale ha riflettuto su un scn finalizzato a educare i giovani alla costruzione della pace (art. 11 della Costituzione) che è il riferimento per la difesa della Patria (art. 52) e al dovere di solidarietà (art. 2) e sono emerse alcune indicazioni che vengono portate a questo incontro. 1) Da tempo non si vedeva una presenza mediatica così duratura e plurale del servizio civile. Cittadinanza e servizio civile con la sentenza del tribunale del lavoro di Milano, (ricordo che la Consulta nel parere del 21 Luglio 2009 sulla proposta di riforma del Governo aveva espresso parere favorevole a condizione che “venisse reinserita la norma che preveda la possibilità di sperimentare progetti che coinvolgano anche cittadini di altri Paesi e gli apolidi residenti in Italia da almeno 5 anni e in possesso di regolare permesso di soggiorno” a riprova che esistono diverse matrici culturali e giuridiche a fondamento di un SCN forma non armata e nonviolenta di difesa della patria); -
Settimanale Vita e servizio civile universale: Crisi economica, politiche keynesiane e servizio civile (Piga corsera) Disorientamento giovanile e politiche attive dell’educazione (Ceronetti, Prodi) Adolescenti e servizio civile (Massimo Ammaniti) Spese militari, modello di difesa e servizio civile Per la massima “L’importante è che se ne parli” tutto bene quindi? Affatto. Da alcune interviste o proposte sembrerebbe che non si conosca l’esistenza del SCN o se ne dia una valutazione così critica che è meglio non parlarne. Il settimanale Vita, pur lodandone i risultati, lo dà per morto e pensa ad altri scenari. In tutti questi interrogativi emerge un colossale limite di comunicazione istituzionale dell’esperienza, su cui ritornerò. E la stessa mobilitazione del Terzo Settore, essenziale sia chiaro, in assenza di comunicazione istituzionale, alimenta l’equivoco che il SCN sia roba del privato sociale (complice la definizione dei giovani come volontari). E per chi, e sono tanti, non hanno una buona opinione del privato sociale, l’equazione negativa è presto fatta. Rimuovendo che ad esempio in alcune Regioni del Nord dagli albi regionali emerge una netta egemonia degli enti pubblici nei progetti messi a bando. Resta il nodo. Alle istituzioni sta a cuore il SCN? Prendendo atto dei tagli economici, sembra che con la stessa fretta con cui fu approvata la legge nel 2001 (fretta allora indispensabile) se ne possa decretare la chiusura, senza nessuna riflessione sui risultati raggiunti. Eppure 320.000 giovani l’hanno vissuto, più di 900.000 lo hanno richiesto, più di un miliardo e 800 milioni di euro di denaro statale è stato investito dal 2001, con un ritorno almeno tre volte superiore, le organizzazioni accreditate ci hanno messo alcune centinaia di milioni di euro. E’ un bene che il Ministro Riccardi voglia invertire questa tendenza liquidatoria. 2) In questo scenario, nelle considerazioni della Consulta il SCN, è un’esperienza educativa e: Non si ha educazione senza azioni concrete. Quindi più che mettere in contraddizione politiche sociali e politiche di pace si tratta di farne emergere le coerenze e i collegamenti; non si ha educazione senza la consapevolezza di quello che si sta facendo. La centralità delle azioni educative rivolte ai giovani partecipanti ai progetti di SCN è il timbro identitario del SCN, che ne fa un unicum nel panorama degli strumenti legislativi nazionali. 3) Il valore generale generato da queste due consapevolezze è stato anestetizzato e fuorviato dal nodo della ripartizione delle competenze e delle funzioni fra livello statale e livello regionale‐provinciale, che nonostante i 10 anni passati dalla legge 64/2001 e dalla riforma del Titolo V della Costituzione non ha ancora trovato un assetto condiviso, mentre l’assetto definito dal Decreto 77 del 2002 e dall’accordo del gennaio 2006 mostra i limiti di un’applicazione non in uno scenario di decine di migliaia di giovani in servizio ma di un numero sempre più ridotto. 4) Quindi la prima indicazione che rinnoviamo al Governo, alle Regioni e PA, al legislatore è di costruire soluzioni che coinvolgano tutti i livelli della Repubblica Italiana. Che poi le soluzioni siano nella articolazione di medesime funzioni ai diversi livelli o di specifiche funzioni per ogni livello è una questione certamente rilevante (ad es. avere tutti a fare accreditamento e progetti lasciando sguarnito il monitoraggio rende le istituzioni pubbliche cieche sulle tendenze e mute nella loro valorizzazione) ma successiva all’accordo di fare delle politiche di servizio civile nazionale, della sua identità educativa un impegno comune delle istituzioni repubblicane. Non fate però di un mancato accordo un motivo per chiudere il SCN. Meglio avere un solo livello quale che sia. 5) Impegno comune non necessariamente vuol dire unicità di finalità, accentuazioni, strumenti. Fermandoci all’Italia esiste una pluralità di esperienze testimoniato dal SCN, da alcuni servizi civili regionali, da iniziative pilota di enti locali e di organizzazioni non profit. Pluralità ricca di valore, purtroppo azzoppata quando non coordinata o se vissuta o percepita come alternativa. 6) La promozione della pace ha anche un’altra importante conseguenza. Il progetto pilota “Caschi Bianchi: oltre le vendette” va velocemente reso archetipo e va anche aperto nel dossier presenza italiana nel mondo una più stretta integrazione fra SCN e interventi di cooperazione internazionale. La dimensione internazionale del servizio civile però non può essere solo quella dei progetti. Avevamo il più grande SCN europeo. Può farsi promotore il Governo Italiano assieme a quello tedesco e francese di una richiesta alla Commissione di promuovere e coordinare le azioni nazionali di servizio civile? Nella fase in cui si discute del nuovo budget comunitario? Non costa in soldi e sta dentro quel percorso di rientro in Europa che il Governo sta perseguendo. Qui abbiamo da dare non da chiedere. 7) Ho offerto queste indicazioni generali a nome della Consulta ma siccome siamo in Italia e una specifica forma di SCN esiste, non è possibile esimersi da alcune note sul presente. Esattamente un anno fa eravamo tutti impegnati a chiudere le procedure per il deposito progetti al rispettivo albo di iscrizione. -
Alcuni giorni fa il Ministro Riccardi ha lanciato l’allarme “Con queste risorse non ci saranno avvii nel 2013” -
Ci sono state in queste settimane prese di posizione parlamentari di un aumento dei fondi per il SCN. -
Se solo fondi per mantenere lo status quo è una visione miope, parlare di riforma senza giovani in servizio è ancora peggio. Tre richieste al Governo e al Parlamento: Riforma legislativa o
Tentare l’avanzamento di un testo unificato in sede parlamentare con al sua approvazione almeno in un ramo del Parlamento prima della fine della legislatura; Finanziamento o
Consulta nel citato parere del 21 Luglio 2009 aveva chiesto il reinserimento della norma che fissa il contingente minimo annuo con finanziamenti pubblici nella misura non inferiore a 40.000 unità. Oggi siamo in mutate condizioni e a fine legislatura. Al nuovo Governo chiediamo almeno di riportare il fondo nazionale alla dotazione antecedente il taglio del decreto di Agosto 2011, riportando il contingente annuo a circa 20.000 giovani per il 2013 e il 2014, Progettazione 2012 o
Deposito progetti a breve per il 2013: queste le richieste della Consulta al Governo e al Parlamento. 8) Ma il SCN cosa dà al Paese? Il SCN è già oggi un’esperienza che produce risultati su molteplici vettori di sviluppo del nostro Paese: o
Produce capitale umano testimoniato dalle acquisizioni pratiche che ogni giovane riceve durante l’anno di scn, che già oggi produce non marginali risultati in termini di successiva occupazione (non solo in termini di quanti occupati da di profili capaci di leadership, di lavoro di gruppo, di lettura di contesto) e che andrebbe condiviso con il mondo del lavoro e delle imprese, esplorando le possibilità che la legislazione esistente offre; o
Produce capitale sociale introiettato attraverso la formazione generale e la presa di coscienza delle connessioni fra locale e globale, fra giustizia e democrazia con una specifica responsabilità delle formazioni sociali intermedie e fra queste il privato sociale ad offrire percorsi di continuità allo slancio volontario manifestato da molte delle ragazze e dei ragazzi del SCN; o
Fa avanzare la valorizzazione di genere rappresentata dal dato di fatto che il 70% dei partecipanti ai progetti sono ragazze, nel momento in cui da più parti si indica nel protagonismo delle donne uno dei fattori di sviluppo del paese; o
Produce un capitale di coesione che è possibile perseguire con i progetti di SCN e attraverso questa coesione fare passi concreti di promozione della pace che si manifesta nel nostro paese con il sostegno fattivo alle politiche di integrazione, di innovazione, di fiducia, come a favore dei popoli del pianeta perché una nazione operosa e giusta è un antidoto alle guerre come modo per risolvere i conflitti. 9) Certamente in questi dieci anni sono emerse numerose pecche a cui solo in parte si è reagito, ma l’ammontare delle positività è molto superiore alle criticità. Un rifinanziamento del Fondo Nazionale da parte dello Stato sarebbe un potente generatore di energie riformatrici e un catalizzatore di nuove risorse economiche, mi auguro pubbliche, certamente private come accadde nel periodo 2004‐2007 di ascesa del SCN. La Consulta nazionale, anche attraverso forme di consultazione allargata, è pronta a portare il suo contributo.