IN MOUNTAIN BIKE SULL`ALTO ATLANTE MAROCCHINO Testo e

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IN MOUNTAIN BIKE SULL`ALTO ATLANTE MAROCCHINO Testo e
IN MOUNTAIN BIKE SULL’ALTO ATLANTE MAROCCHINO
Testo e foto di Fabio Piva ([email protected])
In mountain bike, lungo 250 chilometri di pista sterrata, passando dal fascino rumoroso e
variopinto della piazza di Marrakech ai villaggi berberi sperduti sulle montagne dell’Atlante, spinti
dalla passione per la bicicletta e dal desiderio di pedalare in paesaggi per noi sconosciuti ma che
subito hanno rivelato il loro fascino fatto di silenzio, montagne che si colorano di rosso al tramonto,
acque cristalline che si parano davanti all’improvviso e che sembrano sgorgare dal nulla.
Il viaggio, che si è svolto secondo l’itinerario che segue, è stato organizzato contattando un’agenzia
locale e ha avuto come base di appoggio un fuoristrada, utilizzato per gli avvicinamenti alle zone di
montagna:
- MARRAKECH – AZILAL (trasferimento in fuoristrada);
- AZILAL – AGOUTI
- AGOUTI – ZAOUVIA/ANNESAL
- ZAOUVIA/ANNESAL - TILOGGOUITE
TILOGGOUITE – BIN EL QUINDANE
BIN –EL QUINDANE – CASCATE DI OUZOUD – MARRAKECH (trasferimento in fuoristrada)
Al lettore non sfuggirà il fatto che poche sono le località nominate, a parte le tappe del nostro tour:
abbiamo infatti attraversato una zona fuori dai consueti percorsi turistici, villaggi molto piccoli
frequentati dalla popolazione locale, passi e località che non portavano il toponimo.
Volo su Marrakech da Milano e arrivo in serata. Dopo una rapida sistemazione ci aspetta la prima
operazione per essere pronti il giorno successivo: montaggio delle biciclette, che hanno viaggiato al
seguito ben impacchettate in, dobbiamo dire, ingombranti ma funzionali scatoloni.
Dopo la cena ci ritagliamo il tempo per una visita della meravigliosa piazza di Marrakech., una delle
quattro città imperiali del Marocco: strategica per la sua posizione al crocevia tra il Nord e il Sud
del paese, non lontano dal Sahara e dall’Oceano Atlantico, guarda anche verso il versante montano,
poiché si apre in direzione del Sahara attraverso il Tizi n-test e il Tizi n-tichka.
Grazie alla sua posizione geografica ed alla sua storia, Marrakech è oggi uno dei più importanti
luoghi turistici del Marocco. La parte vecchia, la medina, con i suoi vicoli stretti, le innumerevoli
botteghe, i suoi mercati, il continuo movimento e passaggio di persone, ti lascia incantato, tanto che
senti come il tempo non conti e ti lasci indifferente; ti trovi a vagare incuriosito e catturato da una
voce, un profumo, le spezie offerte a mucchi, i minareti che si innalzano continuamente e la
chiamata alla preghiera, ormai con l’altoparlante, ma non te ne importa poi tanto, catturato da questa
città e dalla consapevolezza dell’assoluta inutilità della fretta. E’ uno dei luoghi turistici che ha una
rara particolarità, cioè quella di non farti sentire un turista, un estraneo, perchè sa accoglierti e
trasmetterti la sua essenza vera e il suo essere città che detta le regole, che non si piega alle esigenze
del turismo.
E’ bello passare davanti al minareto della Kutubbyya, che ha reso famosa questa moschea caratteristica per la sua architettura, le sue decorazioni floreali, le maioliche e gli arabeschi in rilievo
- per raggiungere la piazza, Place Jamaa el- Fna, considerata l’attrazione turistica principale della
città. Sempre animata, piena di un’umanità che ti offre merci, musica, spettacoli con i serpenti,
acrobazie: tutti si dispongono in cerchio ed ecco che il tempo, sempre il tempo che a casa nostra ci
comprime le giornate, il tempo dunque, sembra dilatarsi. Attorno alla piazza ci sono le botteghe, i
caffè, i ristoranti e anche noi questa sera ci lasciamo catturare dalla magica atmosfera di questa
piazza incantevole, sapendo che la rivedremo al termine del nostro tour.
Al mattino del secondo giorno sveglia alle ore 7 e colazione; carichiamo quindi le biciclette sul
fuoristrada per uscire dalla città. Partiamo e attraversiamo villaggi, zone coltivate e aree desertiche
di particolare bellezza.
Arrivati dopo circa 4 ore di viaggio ad Azilal, proseguiamo ancora per qualche chilometro;
giungiamo ad un passo a quota 1840 metri e inizia il nostro tour.
La strada si presenta bella, scorrevole, il clima è piacevole, la temperatura è piuttosto alta.
Attraversiamo dei villaggi berberi, abbarbicati sulla montagna, dove le case di fango e paglia hanno
lo stesso colore della terra che le circonda; le case sono addossate, anzi sarebbe meglio dire,
appoggiate, l’una all’altra: il tetto della casa inferiore diventa il terrazzo della casa soprastante
formando così un nucleo terrazzato. In ogni villaggio siamo l’attrattiva dei bambini, che ci
rincorrono, a volte scalzi, e ci salutano, incuriositi dalle nostre biciclette.
Dopo aver percorso 50 chilometri arriviamo alla nostra prima tappa, Agouti, dove pernottiamo in un
Gite de Tape; si tratta di alloggi ricavati in case private che offrono delle stanze da letto, dove si
dorme a terra con un sacco a pelo, e un locale dove si mangia.
Il terzo giorno la sveglia è un po’ più tardi, alle otto e mezzo. Partiamo, seguendo il corso di un
torrente. Il paesaggio è molto suggestivo, con colori da un verde intenso, vicino all’acqua, per poi
assumere il colore rosso del deserto mano a mano che si alza lo sguardo verso l’alto. Le case, fatte
sempre di terra, sono incastonate, quasi mimetizzate, sui versante della valle nella quale ci
addentriamo; di tanto in tanto incontriamo qualche veicolo. Le strada è sterrata, però il fondo è
duro e scorrevole, si pedala bene.
Dopo una quindicina di chilometri cominciamo a salire verso il primo passo, a quota 2680 metri. La
salita è regolare e molto bella. Arriviamo in cima verso mezzogiorno e la nostra guida prepara
l’immancabile tè alla menta ed uno spuntino. Rifocillati, scendiamo al villaggio sottostante, a quota
1600 metri, dove si sta svolgendo il mercato degli asini: mai visti tanti asini riuniti in un posto solo!
Cade qualche goccia e decidiamo di ripartire in fretta perchè temiamo di prendere la pioggia:
dobbiamo affrontare il secondo passo della giornata, dovendoci confrontare nella salita con delle
carovane di pastori ed asini provenienti dal mercato. Arrivati in cima, a quota 2800 metri, ci aspetta
una discesa di 20 chilometri: felici come bambini che corrono all’impazzata da una discesa con la
loro bici da cross, ci lasciamo condurre dalle nostre biciclette, rischiando anche qualche terribile e
pericolosa caduta.
Giunti al villaggio di Zaouvia/Annesal pernottiamo in un altro Gite de Tape, le uniche strutture sul
territorio, vicino ad una casba. Abbiamo poi avuto modo di visitarla. La casba è una costruzione in
terra bagnata alla base e in mattoni essiccati più in alto, con decorazioni: solitamente ha due piani, è
cinta da alte mura, che ne testimoniano lo scopo difensivo, rafforzate da torrette. Vi si trovano
depositi, magazzini e alloggi raggruppati attorno a vari cortili: la casba garantisce la sicurezza, la
sopravvivenza e l’autodifesa degli abitanti. Nella casba vige un forte ordine gerarchico, che
determina anche la disposizione dei vari edifici; al suo interno vi sono inoltre gli edifici comunitari,
la moschea, i pozzi, il cimitero, l’hamam, i luoghi di assemblea. La casba che vediamo noi non è
così grande come quelle della Valle del Dades, è molto più modesta, si tratta di un grande edificio a
scopo difensivo.
Dopo aver pernottato proseguiamo il nostro viaggio seguendo la valle, su una strada in continuo
saliscendi, per circa 15 chilometri. Saliamo quindi di circa 400 metri, tra pini ed un paesaggio
totalmente diverso dai primi giorni, che ci ricorda i nostri boschi: troviamo infatti una foresta di
pini, mentre prima il paesaggio era stato arido e rado. Dopo una breve discesa affrontiamo il passo
che ci porterà alla Cattedrale, imponente montagna la cui forma richiama la facciata delle grandi
cattedrali gotiche d’Italia e d’Europa. Dopo pochi chilometri arriviamo a Tiloggouite, un villaggio
abbastanza popolato rispetto a quelli incontrati finora. Qui troviamo un posto di ristoro ed un
telefono.
Il giorno successivo ripartiamo per affrontare l’ultima fatica, 20 chilometri di salita, seguita da un
tuffo di altrettanti chilometri in discesa, per arrivare sulle rive di un grandissimo lago dal colore
azzurro intenso, racchiuso da una cornice di montagne di colore rosa sulle quali una mano d’artista
ha lasciato cadere delle macchie verdi di vegetazione, olivi e tamerici. Costeggiamo tutto il lago, in
silenzio, ammaliati dal silenzio rotto dal nostro pedalare e da quanto i nostri occhi possono catturare
quando si perdono a guardare le cime delle montagne e le acque limpide e pure del lago.
Arriviamo al nostro albergo, a Bin El Guidane, dove c’è il tempo per una bella doccia e una birra.
Il giorno dopo carichiamo le biciclette sul fuoristrada, partiamo alla volta di Marrakech, con una
tappa durante il percorso per ammirare la cascata di Ouzoud, spettacolare con il suo salto di
centodieci metri, la più alta del Nordafrica: siamo a 150 chilometri da Marrakech, nel Medio
Atlante. E’ un luogo naturalistico di grande bellezza che lo ha reso anche una località turistica.
Visto dal basso lo spettacolo è fantastico, l’acqua che scende sembra spaccare i fianchi della
montagna e quando è colpita dai raggi del sole l’effetto caleidoscopico lascia stupefatti. Su tutto poi
sovrasta lo scroscio dell’acqua, amplificato dai torrenti che si gettano nell’Ozoud, che poi corre via
velocemente.
La sera arriviamo a Marrakech e forte è ancora il richiamo della città; ci concediamo anche un
bagno all’hamam cittadino, per cercarvi suggestioni letterarie e cinematografiche, ma le nostre
fantasie vengono subito dissolte dagli energici massaggiatori che completano il lavoro fatto dalla
nostra fatica ciclistica.
Il giorno dopo di buon mattino girovaghiamo ancora per la città, attraversiamo il suk incalzati dai
venditori che ingaggiano una gara di contrattazione che regolarmente si conclude per lo sfinimento
dell’acquirente, poco abituato a tali mercanteggiamenti. Immancabile il giro in carrozza della città,
la visita alle concerie e ai negozi di tappeti e alle botteghe degli artigiani, con delle pause per il tè
alla menta, i dolci e la frutta secca, in particolare i gustosissimi datteri.
Ritorniamo in albergo con un po’ di malinconia per la partenza del giorno dopo e con il desiderio di
ritornare, prima o poi, in questo paese ospitale e caldo.