Samsung Galaxy S IV I rumors in attesa del lancio
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Samsung Galaxy S IV I rumors in attesa del lancio
estratto da dday.it Fra 10 giorni, l’offerta Mediaset Premium verrà arricchita da tre canali inequivocabilmente porno. Hanno avuto la meglio i conti del gruppo, non più felici come in passato, e soprattutto la redditività di Premium, intaccata dalla crisi. Il tema è “pruriginoso” e si presta a facili ironie: un “biscione” che si dà al porno potrebbe riempire decine di vignette; ma fanno anche sorridere le peripezie di migliaia di ragazzini a rischio cecità che si dedicheranno con passione a svuotare le card ricaricabili di famiglia. Tornando seri, ci sembra l’ennesima mossa di retroguardia di un mondo televisivo confuso e spaventato, che cerca di difendersi dal nuovo che avanza usando vecchi linguaggi e approcci antichi. Siamo nel 2013, la banda larga sta assumendo una diffusione capillare, anche grazie alle connessioni mobili. PC, tablet e smartphone sono sempre più diffusi. A Cologno Monzese pensano davvero che il business del porno passi ancora per il mondo della TV e del broadcasting? Pensano davvero che tre canali (che funzionano solo di notte dopo le 23) siano in grado di competere con le infinite library on demand presenti sulla rete? Forse in Mediaset sono stati presi dall’entusiasmo dopo le recenti statistiche di Youporn.com, con Milano prima città al mondo per accessi. E invece, proprio leggendo queste statistiche avrebbero dovuto desistere: il porno su grande schermo, soprattutto in broadcasting, è uno “sport” per “alteti” agée: difficile costruire il futuro su acquirenti “a fine carriera”. Gli altri hanno la rete. Un altro elemento - questo - che conferma come il comparto editoriale italiano, soprattutto quello TV, di fronte alle sfide poste da Internet, sia da riprogettare, non solo da ottimizzare. Una rifondazione che deve partire dal pensiero creativo di un editore “a colori” che conosce i nuovi media, non da grigi buisiness man, utili in tempi “stabili” ma incapaci di disegnare il futuro . Diciamolo chiaro: il porno ha in Internet il suo canale di utilizzo ideale. Occupare canali terrestri per tette e culi è come dire alle telecom che è ora di prendersi altre frequenze per i dati su rete mobile. Gianfranco GIardina Nissan Leaf Svezia: anche Nuova Xbox hi-tech, ecologica computer e tablet (forse) senza e instancabile 05 pagano il canone 07 lettore Blu-ray 20 Samsung Galaxy S IV I rumors in attesa del lancio Tra poche ore a NY, Samsung toglierà i veli a uno degli smartphone più attesi dell’anno, ecco tutte le indiscrezioni 02 Ancora problemi per la ricezione DDT Facciamo il punto della situazione sulla ricezione del digitale terrestre a switch off oramai concluso in Italia 03 DDay.it prova il Sony Xperia Z La redazione di DDay.it mette alla prova il nuovo smartphone di Sony. Ha dalla sua punti di forza come il design, il display e il processore migliorabile dal punto di vista di foto e video 04 Formula 1 e RAI Solo 9 GP in chiaro 10 21 Samsung TV Serie F I primi prezzi Porno anziani alla riscossa n.65 / 12 marzo 2013 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 MOBILE Unici dati certi sembrano il design in linea con i precedenti, l’ LTE e i tagli da 16, 32 o 64 GB di memoria Samsung Galaxy S IV: in rete le specifiche Il Galaxy S IV appare nei benchmark: velocissimo, schermo da 4.99” e processore Exynos Octa. Sarà così? Il colpo d’occhio del Galaxy S IV I migliori prodotti della gamma Galaxy di Samsung già utilizzano una tecnologia di tracking che consente di evitare che lo schermo si spenga fino a tanto che lo guardiamo. Con il Galaxy S IV questa funzionalità verrà potenziata fino a permettere di tracciare il movimento degli occhi. Lo rivela il New York Times che avrebbe parlato con un dipendente Samsung che ha provato il nuovo telefono. Samsung lancerà una nuova funzionalità denominata Eye Scroll (per la quale è già stato registrato il marchio in Europa) che consente lo scroling automatico di una pagina web o di un testo all’interno di un’app quando arriviamo a fondo schermo durante la lettura. Il Galaxy S IV, a quanto riporta il quotidiano, sarà soprattutto un concentrato di novità software, e la tecnologia di eye tracking è una di queste. Samsung ha registrato anche il marchio “Eye Pause”, nome che si presta a diversi scenari d’uso. ualcuno ha utilizzato un presunto Galaxy S IV sul noto benchmark Antutu, e i risultati del benchmark mettono in luce quelli che sarebbero i dettagli tecnici del prossimo smartphone che Samsung presenterà il 14 di marzo a New York. I giorni passati e i pochi che mancano alla presentazione hanno visto e vedranno un susseguirsi di avvistamenti, indiscrezioni, specifiche e dettagli, molti dei quali si riveleranno probabilmente infondati. Come sarà questo nuovo Galaxy? I punti fermi sicuramente sono il design in linea con i modelli precedenti, anche se raffinato e migliorato, la presenza dell’LTE e la disponibilità dello smartphone in tre tagli di memoria, 16 GB, 32 GB e 64 GB. Tutto il resto è in dubbio, partendo proprio dal display. I benchmark apparsi in rete parlano di schermo da torna al sommario 4.99” Full HD, uno schermo con dimensioni simili a quelle del Galaxy S III, 4.8”. Samsung, lavorando sullo spessore della cornice, è sicuramente riuscita a mantenere lo stesso ingombro ampliando leggermente il display, ma i dubbi riguardano la tecnologia usata: LCD o AMOLED? Qualcuno parla di LCD, ma difficilmente Samsung farà marcia indietro. A gennaio Samsung aveva infatti mostrato dei prototipi di schermi AMOLED Full HD da 4.99” prodotti usando nuovi fosfori e decisamente più efficienti, quindi è ipotizzabile l’uso di questi ultimi. Oltre al display c’è anche il dubbio processore: c’è chi dice Qualcomm Snapdragon 600 e chi Exynos Octa, ma qualcuno parla di Octa per l’Europa e Snapdragon per gli States. Una scelta questa davvero difficile: perché mai Samsung dovrebbe rinunciare negli Stati Uniti al suo nuovo processore? C’è anche chi parla di Snapdragon 800, una soluzione che porrebbe Samsung ai vertici per quanto riguarda le prestazioni in ambito mobile. Controcorrente propendiamo per quest’ultima soluzione (anche se i benchmark smentiscono) perché l’Exynos Octa sembra essere una soluzione più da tablet che da smartphone al momento, e il discorso che Samsung utilizzerebbe Snapdragon nei paesi dove l’LTE è più sviluppato aveva senso lo scorso anno e non quest’anno. Dubbi anche sulla fotocamera: i benchmark dicono 13 Megapixel, ma ormai quasi tutti gli smartphone Android hanno una fotocamera da 13 Megapixel. Samsung da tempo produce sensori fotografici per le sue mirrorless e le sue compatte: se fosse arrivato il momento di realizzare un sensore custom per fare un salto qualitativo rispetto agli altri prodotti sul merca- Q di Roberto pezzali to che usano invece sensori Sony o Omnivision? Clicca qui per vedere il primo teaser apparso sul Web del nuovo smartphone Samsung. MOBILE Le immagini mostrerebbero uno smartphone simile nel desing al Note II Galaxy S IV, spunta il primo “muletto” Sul Web le prime immagini riconducibili al nuovo Samsung Galaxy S IV di Vittorio Romano BARASSI ancano pochi giorni al 14 marzo, giornata in cui Samsung svelerà al mondo - in diretta da New York - il tanto atteso Galaxy S di quarta generazione; le aspettative sono molto alte e, finora, le indiscrezioni trapelate si possono contare sulle dita di una mano, fattore che amplifica l’hype intorno a questo misterioso dispositivo. Sul web sono, ora, spuntate immagini che sarebbero riconducibili al Samsung Galaxy IV; il processore quad-core da 1.8 GHz, i 2 GB di RAM, la GPU Imagination Technologies PowerVR SGX 544MP con supporto ad OpenGL ES 2.0, il display FullHD e la fotocamera da 13 Megapixel non lasciano molti dubbi, ma a deludere M è il design del “muletto” sfuggito al controllo di casa Samsung. Il dispositivo sembra proprio un Galaxy Note II un po’ più piccolo e senza quella cura nel design che ci si aspetta da un prodotto che vuole essere innovativo, oltre che di alta gamma. Difficile pensare che questo sia l’aspetto finale del dispositivo con cui Samsung vorrebbe assestare un colpo deciso alla concorrenza; molto probabilmente si tratta di un prototipo con componentistica interna definitiva e “aspetto mascherato”. Non ci resta a questo punto che aspettare il 14 marzo per vedere come sarà e cosa saprà offrire il nuovo Galaxy S IV; Samsung, da sempre molto brava a nascondere i propri dispositivi fino al giorno della presentazione, si accontenterà di uno smartphone molto simile - nell’hardware - a un Sony Xperia S oppure stupirà di nuovo tutti? estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 PEOPLE & MARKET Switch off concluso, ma restano i problemi. Perché? Come risolverli? Quali le aree più colpite? Ricezione DTT in Italia: ancora tanti problemi! Facciamo il punto della situazione in tutto il Paese, vi invitiamo a mandarci le vostre segnalazioni Antenne da cambiare o interferenze? Entrambe Ci sono poche cose “traballanti” come la ricezione del digitale terrestre in Italia: cambia da un condominio all’altro ma, soprattutto, da un’area all’altra del territorio. In alcuni casi si risolve in modo piuttosto semplice, in altri c’è bisogno di interventi complessi, in altri ancora non c’è nulla da fare se non ricorrere, appunto, al satellite, che però inevitabilmente “taglia fuori” le reti locali e i canali a pagamento: cose non da poco. Giusto per farci un’idea e avere qualche esempio da analizzare, abbiamo interpellato qualche antennista che opera sul witch off concluso da un pezzo, ma i problemi di ricezione continuano. Anzi, ce ne sono sempre di più: canali che vanno e vengono, interferenze, disturbi e chi più ne ha più ne metta. D’altronde se TivùSat, la piattaforma satellitare gratuita che vuole raggiungere le zone dove il DTT lascia a desiderare, ha raggiunto 1,8 milioni di smart card attive, pari al 6% delle famiglie italiane, un motivo ci sarà. Più che un motivo, diversi: impianti d’antenna fatiscenti, problemi strutturali legati alla morfologia del territorio, ripetitori da aggiornare, interferenze, eccessiva distanza dalle celle e via dicendo. Vi invitiamo a mandarci le vostre segnalazioni, per scriverci selezionate questo collegamento, in modo da evidenziare, area per area, i problemi più comuni e diffusi: le informazioni che ci manderete contribuiranno a creare una vera e propria “mappa” del disagio da digitale terrestre, oltre ad aver animato la trasmissione 2024 di sabato 9 marzo di Radio 24 (http://www. radio24.ilsole24ore.com/programma/2024/2013-03-09/cyber-security-digitale-terrestre-135133.php?i dpuntata=gSLA9sveL&date=201303-09). torna al sommario territorio, ottenendo risultati anche diametralmente opposti. Per esempio, in toscana la situazione sembrerebbe positiva, dopo diversi problemi nel periodo immediatamente successivo allo switch off: “Ci sono stati un po’ di problemi iniziali, ma ora la situazione sembra stabile”, ci ha comunicato Alessandro Biagetti, che opera nell’area di Piombino/Follonica, “Più che altro i problemi derivano da vecchi impianti, ma quelli riconducibili alla diffusione sono sporadici: ricordo che per un po’ di tempo è sparito il canale 47 (D-Max), ma ad oggi i problemi mi risultano risolti”. I canali Rai sono ottimi, quelli Mediaset un po’ meno, ma nell’ambito comunque di un sistema nel complesso più che accettabile: i problemi, ci spiega sempre Biagetti, sono principalmente legati a impianti d’antenna ormai anche trentennali e alla necessità, post switch off, di spiegare alle persone la nuova tecnologia e quali interventi vadano fatti per ottenere una visione piacevole. Spostandoci in Calabria, la situazione appare meno incoraggiante: nell’area di Cosenza, infatti, ci viene comunicato che di problemi ce ne sono e non riguardano solamente gli impianti d’antenna ormai trentennali. Ci sono più ripetitori che trasmettono nella medesima zona (con conseguenti problemi di echi, anche con radio private), e alcuni sono un po’ obsoleti, anche se a dire il vero il processo di aggiornamento è in atto. Nonostante non tutti avvertano un concreto problema di ricezione (si parla, a spanne, di un 40% delle persone, non poco), il secondo mux Rai non arriva bene dappertutto, perché non è presente su tutti i ripetitori, e questo rappresenta il limite maggiore. Discorso analogo (almeno parzialmente) per quanto concerne l’area di Foggia, dove grossi problemi di ricezione del digitale terrestre sono stati riscontrati a partire dall’estate scorsa e soprattutto in relazione alla Rai, attribuibili alla propagazione; il problema, pur ridotto, è ancora presente oggi, al punto che attualmente a Manfredonia la Rai non arriva o non arriva con costanza. E anche in casi come questo, una soluzione appropriata è TivùSat, economica e rapida, con l’unico limite di un decoder per televisore: considerando che almeno due TV in casa ormai sono ovunque, questo può creare qualche difficoltà. Per non parlare dell’Umbria, dove la diffusione del digitale terrestre deve fare i conti con un territorio morfologicamente complesso. Valerio Lupini, che opera nella fascia appenninica che va da Nocera Umbra fino a Pascelupo, ci spiega che, nella zona di sua competenza, colline, monti e ostacoli vari creano difficoltà di ricezione anche a un 30% della popolazione, soprattutto con riferimento alle reti Mediaset (canali a pagamento inclusi, ovviamente). Ci sono zone d’ombra in cui l’unica soluzione è TivùSat (per quelli a pagamento si deve ricorrere a Sky), in altre si riesce a intervenire tecnicamente dando visibilità, ma senza garantire costanza assoluta di segnale. Inoltre, ci viene fatto notare che, salendo di quota, il problema più rilevante diventa la ricezione della Rai a causa di potenziali problemi di echi e che in questi casi è possibile risolvere realizzando impianti a due antenne. Il 30% delle persone ha dei problemi di ricezione: non è poca cosa, aggiungiamo noi. Insomma, la situazione è tutt’altro che chiara, e il fatto che l’Italia sia ormai “tutta digitale” non significa che la situazione sia stabile e soddisfacente per l’utente finale: diteci se avete problemi di ricezione, in quale parte d’Italia e di che natura. S di Emanuele VILLA estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 PEOPLE & MARKET Dopo lunghe trattative è stato raggiunto l’accordo tra Rai e Sky F1, solo nove gare sulla RAI in diretta Le gare saranno trasmesse in HD, gli altri GP andranno in onda in differita L’offerta di Mediaset Premium si arricchisce dei canali a luci rosse dal prossimo 22 marzo Gran Premi in diretta Gran Premi in differita Cina – 14 Aprile - ore 8.55 Australia – 17 Marzo - ore 14.10 Spagna – 12 Maggio - ore 13.55 Malesia – 24 Marzo - ore 14.10 Canada – 9 Giugno - ore 19.55 Bahrain – 21 Aprile - ore 18.55 Ungheria – 28 Luglio - ore 13.55 GP Monaco – 26 Maggio - ore 19.05 Italia – 8 Settembre - ore 13.55 Gran Bretagna – 30 Giugno - ore 21.05 Singapore – 22 Settembre - ore 13.55 Germania – 7 Luglio - ore 18.50 Giappone – 13 Ottobre - ore 7.55 Belgio – 25 Agosto - ore 18.50 Stati Uniti – 17 Novembre - ore 19.55 Corea del Sud – 6 Ottobre - ore 14.10 Brasile – 24 Novembre - ore 16.55 India – 27 Ottobre - ore 15.20 Abu Dhabi – 3 Novembre - ore 18.50 in diretta senza abbonarsi a Sky? Sì, ma non per tutti e solo in definizione standard. Chi abita nelle zone di confine con la Svizzera potrà vedere liberamente sul digitale terrestre le gare sulle emittenti pubbliche della confederazione, chi invece ha una parabola puntata su Hot Bird potrà sintonizzarsi sul canale RTL CH e seguire tutte le qualifiche e le gare in diretta, ma con il commento in lingua tedesca. PEOPLE & MARKET Apple fa la spilorcia, vuole pagare royalties troppo basse agli autori Apple: saltato l’accordo sullo streaming Secondo indiscrezioni, offerti agli autori solo 6 centisimi ogni 100 stream di Paolo CENTOFANTI Il lancio del servizio di musica di streaming di Apple slitta ancora, l’azienda non è riuscita ad ottenere le licenze dal mondo discografico. Secondo un articolo del New York Post, il nodo è quello delle royalty da pagare agli autori. Apple vorrebbe pagare una somma di 6 centesimi ogni 100 stream, una cifra considerano troppo bassa. Apple, che vorrebbe lanciare un servizio di radio personalizzata alla Pandora, mette sul piatto l’integrazione con l’iTunes Store che consentirebbe l’acquisto rapido dei brani ascoltati, un plus non da poco per le case discografiche in cerca di i riaccendono i motori della Formula 1, ma quest’anno solo gli abbonati Sky (pacchetto Sport) potranno seguire tutte le gare in diretta. Per la visione libera sul digitale terrestre, la Rai ha ottenuto il diritto di trasmettere in diretta e in HD solo nove gare, per le altre bisognerà aspettare almeno tre ore dal termine della gara. Tra le gare trasmesse in diretta dalla Rai non manca il Gran Premio di Monza, ma non c’è la gara sul circuito di Monaco, forse la gara più classica e spettacolare di tutta la stagione. Qui affianco il calendario dettagliato, inoltre la Rai ha già previsto le consuete rubriche con commenti in studio e dai circuiti per le giornate di prove, qualifiche e il dopo gara. Tutte le dirette andranno in onda su Rai 1 e Rai HD, le differite invece saranno su Rai 1 per le gare ritrasmesse nel pomeriggio e su Rai 2 per le gare in serata, oltre sempre a Rai HD. Ci sono strade alternative e legali per vedere tutte le gare torna al sommario nuovi introiti. Allo stesso tempo, però, i compensi che vorrebbe pagare Apple sono pari alla metà di quanto paga oggi Pandora, circa 12 centesimi ogni 100 stream, una “tariffa” che le società di collecting vorrebbero vedere aumentata, tanto che è in corso una decisa pressione sul congresso americano e il Copyright Royalty Board. Cedere con Apple vorrebbe dire compromettere la partita con Pandora. Apple avrebbe inizialmente trovato l’accordo con le società di collecting ASCAP e BMI ma si sareb- be poi scontrata con Sony/ATV (che ora gestisce anche il catalogo EMI) che aveva sottratto i diritti dei propri artisti dai due gruppi. Apple avrebbe voluto lanciare il servizio in contemporanea con la serata di premiazione degli ultimi Grammy Awards. di Roberto FAGGIANO Se ne mormorava da tempo, ma solo ora arriva la conferma ufficiale; dal 22 marzo partono tre nuovi canali a luce rosse che arricchiscono l’offerta di Mediaset Premium. I nuovi canali si chiamano Hot Time 1, 2 e 3 e sono stati assegnati alle posizioni LCN 391, 392 e 393; la trasmissione sarà attiva solo dalle 23 alle 7 e proviene dal mux Mediaset 1 dove sono già piazzati molti altri canali di pay-tv Mediaset. Non ci sono ancora i prezzi ufficiali della nuova offerta, che però dovrebbe essere rivolta ai soli abbonati con la formula dell’accesso tramite codice personale per le singole serate. Il costo giornaliero dovrebbe essere di 9 euro per un singolo canale oppure di 12 euro per tutti e tre i canali. L’allargamento dell’offerta di Mediaset Premium è dovuto alla necessità di incrementare le entrate di questa divisione, stimolati anche dai risultati che si attribuiscono all’analoga offerta da parte di Sky (ufficiosamente si parla di decine di milioni di euro l’anno per i film hot in Pay-TV). S di Roberto FAGGIANO Mediaset punta sul porno e lancia i canali Hot Time estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 PEOPLE & MARKET La seconda generazione dell’auto elettrica Nissan ha tutto per sfondare Nissan Leaf: instancabile e hi-tech È ancora più ergonomica, più connessa e avrà (pare) un prezzo inferiore di Claudio STELLARI S torna al sommario Perfezionato il sistema anticollisione, oltre ai pedoni ora riconosce anche i ciclisti e aziona i freni dell’auto di Claudio STELLARI cessionarie sono 1400 e le colonnine di ricarica rapida con sistema Quick Charger 600. La nuova generazione Leaf offre anche una capienza del bagagliaio di 40 litri in più (per un totale di circa 370 litri), mentre l’abitacolo può contare su interni ridisegnati per garantire un maggiore comfort, realizzati ovviamente con materiali biologici: il nuovo tessuto è derivato al cento per cento da canna da zucchero. Dal punto di vista tecnologico, la Leaf è un’auto all’avanguardia: la nuova versione del software di gestione “CarWings” offre una migliore integrazione con lo smartphone, grazie al perfezionamento del sistema di riconoscimento vocale e a nuove funzioni, come la possibilità di conoscere in remoto la temperatura e lo stato di ricarica delle batterie. Nissan Leaf, inoltre, è dotata di un ampio schermo touchscreen a colori con sistema di navigazione, CD player e connettività Bluetooth. Per quanto riguarda la navigazione, Nissan Leaf integra il nuovo sistema Send-ToCar di Google, che offre la possibilità di pianificare l’itinerario desiderato comodamente su computer o tablet, sfruttando anche l’integrazione con i POI di Google: i dati riguardanti il percorso saranno poi inviati automaticamente in remoto all’auto. Il conducente inoltre ha la possibilità di essere costantemente aggiornato su tutta una serie di informazioni come previsioni del tempo, orario dei voli aerei e molto altro ancora. In Europa, Nissan Leaf sarà disponibile con tre livelli di allestimento, Visia, Acenta e Tekna, in ordine crescente di dotazione. Il prezzo non è stato ancora reso noto, tuttavia negli Stati Uniti il nuovo modello ha subito una revisione del listino al ribasso, motivo che porta a ben sperare. La sicurezza è uno dei cavalli di battaglia di Volvo, la casa automobilistica può vantare soluzioni all’avanguardia per rendere le auto più sicure sia per i passeggeri sia per le persone che non sono in auto. Proprio a questo riguardo, Volvo al Salone di Ginevra fa un ulteriore passo in avanti, presentando il primo sistema in grado di riconoscere la presenza di ciclisti nella stessa corsia dell’auto e di azionare automaticamente i freni dell’auto per evitare la collisione. Il Volvo Cyclist Detection è in realtà un upgrade del sistema che riconosce la presenza di pedoni, già introdotto su alcuni modelli Volvo e migliorato grazie all’aumento delle potenzialità di calcolo, aspetto questo che ha permesso di rilevare ciclisti in determinate situazioni, come ad esempio in seguito a uno sbandamento improvviso di fronte alla macchina. Il sistema utilizza un radar posto nella griglia anteriore, che rileva la presenza di oggetti di fronte all’auto calcolandone la distanza, le informazioni sono confrontate con quelle provenienti da una videocamera ad alta risoluzione integrata nello specchietto retrovisore interno dell’auto, che identifica gli oggetti rilevati dal radar calcolandone la traiettoria. I dati provenienti da radar e videocamera sono confrontati da un’unità di elaborazione centrale, che monitora continuamente la situazione del traffico. Il nuovo sistema anticollisione Volvo sarà disponibile sui modelli V40, S60, V60, XC60, V70, XC70 e S80 a partire dalla metà di maggio 2013. ono passati due anni dal lancio della Leaf, e Nissan al Salone di Ginevra si appresta a togliere i veli alla seconda generazione della sua auto elettrica, la più venduta al mondo con ben 50.000 esemplari usciti dalla fabbrica. Il design esterno non propone modifiche stilistiche di rilievo, tuttavia l’auto offre ben 100 modifiche tecniche frutto dell’esperienza maturata dall’azienda e dei consigli degli utenti. Tra le novità più interessanti vi è senza dubbio l’aumento dell’autonomia, portata a 200 km con una sola ricarica (in precedenza era pari a 175 km): Nissan, inoltre, promette la riduzione dei tempi di carica della batteria da 8 ore a 4 ore, grazie all’adozione di un nuovo sistema di ricarica. Potenziata anche la struttura di vendita e la rete di colonnine di carica, secondo quanto affermato da Paul Willcox Vice presidente vendite e marketing di Nissan in Europa - “l’infrastruttura di ricarica è stata potenziata e, in particolare nell’ultimo anno, sono aumentate le concessionarie Nissan che seguono la vendita e l’assistenza del modello. Durante il Salone di Ginevra di un anno fa, ad esempio, in Europa si contavano 150 concessionarie con mandato per Nissan Leaf e 195 punti di ricarica rapida. Oggi, a soli dodici mesi di distanza, le con- Volvo “salva” anche i ciclisti estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 PEOPLE & MARKET Tim Cook ha confermato che Apple vuole tornare a stupire il mondo Apple vuole entrare in nuovi mercati TV o smart watch? Difficile dirlo, ma Apple cerca nuove strade per il futuro PEOPLE & market Il 3% di Sharp ora è di Samsung Samsung si prende anche un pezzo di Sharp: con un investimento di ben 10.4 miliardi di yen, equivalenti a 112 milioni di dollari Samsung è infatti diventata proprietaria del 3.08% di Sharp rafforzando così il suo dominio nel campo dei display. L’interesse di Samsung per l’azienda giapponese è ovviamente a 360°: non riguarda solo i TV ma anche gli schermi per notebook e display di piccole dimensioni, dove l’azienda con l’IGZO ha già posto solide basi per gli schermi del futuro. Samsung ha capito che forse nel mondo del consumer oltre ad un ecosistema e un sistema operativo è molto importante avere anche proprietà che riguardano la catena produttiva, e Samsung sta diventando piano piano uno dei maggiori fornitori al mondo di componenti per il mondo dell’elettronica di consumo. pple sta sondando la possibilità di entrare in nuovi mercati con nuove categorie di prodotto. Lo ha detto chiaramente Tim Cook nel corso della riunione con gli azionisti, preoccupati della caduta in borsa del titolo Apple, che negli ultimi mesi ha perso più del 30% del suo valore. Nonostante l’incremento di fatturato e la crescita superiore a quella di Google, Microsoft, Dell, HP e Blackberry messi insieme, Apple sembra soffrire l’assenza di imminenti novità, quei prodotti come l’iPad o l’iPhone che hanno aperto di fatto nuovi floridi mercati. Cook ha confermato che Apple prenderà nuove strade per il futuro, anche se ovviamente non cita quali saranno i torna al sommario Secondo indiscrezioni Samsung potrebbe sponsorizzare lo Juventus Stadium settori sui quali si concentrerà. Ed è anche difficile immaginarlo: i brevetti che Apple ha registrato sono talmente tanti che potrebbe davvero prendere ogni strada, dalla tecnologia indossabile ai prodotti per lo sport, per arrivare infine al prodotto più chiaccherato di tutti i tempi, la Apple iTV. Il primo prodotto fortunato di Apple è stato l’iPod, e oggi è proprio l’iPod il prodotto che più di tutti sta soffrendo l’integrazione delle sue funzioni all’interno di altri device. Apple deve uscire con un nuovo prodotto, e a giudicare dalla caduta delle azioni deve farlo anche in fretta per riguadagnare nuovamente fiducia. Non solo per le azioni, ma anche per lo stesso Cook che deve dimostrare, più agli altri che a se stesso, che senza Jobs Apple non ha perso la magia. tv e video Microsoft e Google sfornano miliardari I paperoni del pianeta arrivano dal mondo hi-tech di Roberto Pezzali M icrosoft, Google e le aziende dell’IT sfornano gli uomini più ricchi del pianeta, secondo la classifica di Forbes che vede i piani alti occupati da dipendenti e azionisti delle più importanti aziende tecnologiche mondiali. Al primo posto troviamo Carlos Slim Helu, il capo della più importante compagnia di telefonia del Sudamerica, Movil, con un patrimonio di ben 73 miliardi di dollari, ma in scia c’è vicinissimo Bill Gates, con 67 miliardi di dollari. Per trovare un altro tecnomiliardario si deve scendere al quinto posto, dove troviamo Larry Ellison, il capo di Oracle. Jeff Bezos, CEO di Amazon, è, invece, 19esimo con 25 miliardi. Mark Zuckerberg, che è anche il più giovane della classifica, con 13.3 miliardi di dollari si posiziona 66esimo, ma la sua fortuna è calata rispetto allo scorso anno: non è un segreto che Facebook sia in crisi. Altra azienda in crisi è Dell: Micheal Dell però non è che sia proprio povero, è sempre al 49 esimo posto con 15.3 miliardi di dollari. Le aziende messe meglio sono Microsoft e Google: in Microsoft oltre a Gates si piazzano alla 51esima posizione con 15.2 miliardi di dollari Steve Ballmer e al 53esimo posto Paul Allen. Nemmeno Google è messa male: Larry Page è al 20esimo posto con 23 miliardi di dollari e Sergey Brin al 21esimo con 22.8 miliardi. Per trovare Eric Schmidt bisogna invece scendere:è solo 138esimo con 8.2 miliardi. E Apple? Jony Ive, Tim Cook e i vari Vice President dell’azienda sono staccatissimi: la prima in classifica, al 98esimo posto, è Laurene Powell Jobs, la vedova di Steve Jobs, con solo 10.7 miliardi. di Roberto Pezzali Dopo il Festival di Sanremo e il Carnevale di Venezia, Samsung sta per trasferirsi a Torino, a casa Juventus. Secondo quanto emerge, infatti, da indiscrezioni raccolte dal quotidiano sportivo Il Corriere dello Sport, Samsung sarebbe in trattativa per la sponsorizzazione dello Juventus Stadium con un contratto decennale del costo vicino ai 70 milioni di euro. Samsung da anni investe nel pallone e ha di recente rinnovato la sponsorizzazione del Chelsea con un accordo da 23 milioni di dollari fino al 2015, oltre ad aver già avviato da qualche mese una sponsorizzazione tecnica con la stessa Juventus. L’accordo, se confermato, porterebbe Samsung ad avere una ampissima visibilità a livello europeo e italiano, sfruttando la popolarità che ha il calcio in Italia. Samsung al momento si trincera dietro un “no comment”, ma ci sono elementi che supportano la vicinanza tra Juventus e Samsung: Carlo Barlocco, Senior Vice President, Head of Sales & Marketing di Samsung Electronics Italia, è tifosissimo juventino... A di Roberto Pezzali Lo Juventus Stadium si chiamerà Samsung Arena? estratto da dday.it A Redmond, Microsoft ha inaugurato il suo Envisioning Center, un’area che incarna la visione dell’azienda per i prossimi 5 – 10 anni di Emanuele VILLA Microsoft inaugura, all’interno del proprio campus a Redmond, l’Envisioning Center, un’area aperta ai visitatori e dedicata alla visione Microsoft del futuro. Futuro tecnologico, s’intende. Realizzato dalla divisione Microsoft Research, Envisioning Center non vuole essere un banco di prova per nuovi prodotti, bensì la dimostrazione tangibile di dove sta andando l’azienda, verso quale obiettivo si muove e quali strade sta percorrendo. Ovviamente sarà fondamentale il feedback dei visitatori, essendo le tecnologie indirizzate ad un uso prevalentemente domestico, nonostante abbia un discreto peso anche la destinazione business. Ovviamente sarà tutto connesso, tutto touch, gli apparecchi impareranno autonomamente le nostre abitudini, ci sarà massima sinergia tra video wall, televisori, telefoni, tablet, computer e qualsiasi elettrodomestico. Selezionando questo link è possibile visualizzare un filmato che mostra alcune delle soluzioni tecnologiche ipotizzate. torna al sommario PEOPLE & MARKET La Svezia segue la Danimarca: per vedere la TV in streaming si paga Svezia: tassa TV estesa a tablet e PC L’Italia e la RAI hanno già detto no l’anno scorso, niente canone per ora di Roberto Pezzali T V in discesa, tablet e smartphone in salita: sono sempre di più le persone che preferiscono guardare la TV quando vogliono e dove vogliono sfruttando i device portatili. Una tendenza che ha spinto la TV pubblica svedese, Sveriges Television, a introdurre un canone per i proprietari di tablet, Pc e altri dispositivi connessi in rete. Radiotjänst, la società che raccoglie il canone per la TV di stato ha chiamato telefonicamente i 350 mila svedesi che hanno dichiarato di non possedere il TV per capire se in realtà guardavano contenuti video con un altro dispositivo e riscuotere così il pagamento. Niente di strano comunque, fanno sapere dalla Svezia: già nel 2007 il decreto era stato modificato per rendere la tassa indipendente dal mezzo con cui si visualizzavano i contenuti. La decisione ha scatenato una tiepida protesta sul Web, ma è stata molto contenuta: in Svezia il 90% delle persone infatti già paga il canone, 173 corone al mese per un totale di 250 euro circa all’anno. La Svezia non è il primo Paese dove si paga anche per il video da Internet: in Danimarca, dove il canone è pari a 300 euro circa, sono infatti inclusi anche i dispositivi connessi al Web. In Italia la polemica è già scoppiata lo scorso anno, quando secondo una interpretazione del decreto regio del 1938 si pensava che ogni apparecchio atto a riprodurre un segnale televisivo era soggetto a canone, quindi anche smartphone e TV. Tuttavia in seguito alle polemiche la RAI il 21 febbraio 2012 precisò che il canone riguardava solo i TV e non altri prodotti come smartphone, tablet e computer. Capitolo chiuso, quindi? PEOPLE & MARKET Microsoft dovrà pagare una salatissima multa di 561 milioni di euro L’UE multa Microsoft per Internet Explorer Ha infranto l’accordo che prevedeva la scelta del browser di default in W7 M di Emanuele VILLA icrosoft dovrà pagare altri 561 milioni di euro all’Unione Europea per aver rotto l’accordo firmato nel 2009 con l’antitrust che regolava la presenza di Internet Explorer all’interno del sistema operativo Windows. L’accordo prevedeva, infatti, la presenza su ogni versione di Windows del Ballot Screen, la famosa schermata per la selezione del browser da utilizzare di default e che, di fatto, permetteva all’utente di scegliere browser alternativi al già presente Internet Explorer. Microsoft, per un errore definito di “carattere tecnico”, si è dimenticata di inserire la schermata di scelta in Windows 7 Service Pack 1 ed è stata colta sul fatto. Prima l’investigazione dell’Unione Europea, poi la decisione che Microsoft ha effettivamente infranto l’accordo e ora la multa, molto molto salata. Formalmente la multa è corretta: Microsoft ha effettivamente infranto l’accordo, tuttavia oggi è veramente assurdo pensare che l’inclusione di Internet Explorer all’interno del sistema operativo possa portare l’azienda di Redmond ad avere una posizione dominante sul mer- cato. Anche nel periodo in cui Microsoft ha tolto il Ballot Screen, Internet Explorer non ha guadagnato terreno, anzi ha continuato a perderlo senza riuscire a contrastare la crescita esponenziale di Google con Chrome. Microsoft mostra la tecnologia del futuro n.65 / 12 marzo 2013 n.65 / 12 marzo 2013 MOBILE La celebre catena di fast-food vuole ricaricare senza fili smartphone e tablet Da McDonald’s la ricarica è Wireless Presto gli smartphone si caricheranno semplicemente appoggiandoli sui tavoli di Vittorio Romano BARASSI D MOBILE Un chip rivoluzionario per cambiare il modo di scattare foto con lo smartphone Da Toshiba i “Lytro chip” per smartphone Punto di fuoco e profondità di campo post-scatto grazie al chip di Toshiba S di Massimo MONTI cattare la foto con lo smartphone e poi, con calma, variare il punto di messa a fuoco e la profondità di campo per ottenere scenografici effetti di sfuocato altrimenti ottenibili con ottiche e sensori decisamente più evoluti di quelli usati negli smartphone. Come riportato da TechHive, Toshiba è al lavoro per portare la fotografia “light field”, già vista all’opera nella Lytro Camera, anche sui più sottili smartphone grazie a un sensore ad hoc che entrerà in produzione entro la fine dell’anno. La tecnologia era ai piani alti di McDonald’s, famosa multinazionale del fast-food, arriva una buona notizia per chi ha un dispositivo dotato di predisposizione per la ricarica Wireless: entro la fine dell’anno alcuni ristoranti europei (non si sa ancora quali) adotteranno questa tecnologia e la integreranno nei tavoli, così da permettere, tra Big Mac e patatine fritte, la ricarica dello smartphone dei clienti. Tutta l’operazione sarà assolutamente gratuita e immediata: basterà appoggiare il device sul tavolo e subito partirà la ricarica. McDonald’s ha, però, pensato anche a tutti i possessori di uno smartphone non equipaggia- to con lo standard Qi per la ricari- infatti, molto pochi i device caratca a induzione: per poter sfruttare terizzati da funzionalità di ricarile possibilità dei nuovi “tecno-tavo- ca Wireless e non sono tanti i dili” basterà semplicemente armar- spositivi abilitati che arriveranno si di adattatore PowerKiss il qua- nei prossimi mesi. Si tratta in ogni le, una volta collegato al dispositivo caso di un’iniziativa degna di nota, da ricaricare e dopo aver posiziona- destinata a conseguire un maggiore to il tutto in prossimità di una ben spessore nel momento in cui la tecprecisa sezione circolare sul tavolo, nologia Qi sarà più diffusa. inizierà a compiere il suo lavoro. Difficilmente McDonald’s fornirà gli adattatori PowerKiss ai clienti, fattore che limiterà non poco il “volume” dell’opeCome funziona l’adattatore PowerKiss razione: sono, torna al sommario già stata annunciata, ma la prima demo del nuovo sensore è stata fatta proprio nei giorni scorsi. I terminali del 2014 potranno, quindi, montare questo innovativo sensore e il relativo software di post-produzione, con il quale gestire l’immagine catturata direttamente dallo smartphone, tirando fuori ad esempio da un’immagine o un video il volto desiderato all’interno di una foto di gruppo, semplicemente selezionandolo. Toshiba ha mostrato un prototipo del chip a IDG News Service: misura 8 mm per lato e usa un sensore CMOS da 8 MP per realizzare immagini finali dalla risoluzione di 2 MP, visto che la maggior parte dei dati catturati servono non per definire la risolu- zione ma la distanza dei molteplici punti di fuoco ottenibili post-scatto. Il chip attuale consente, inoltre, di registrare video a 30 fps, anche se Toshiba ha già pensato di passare a un sensore da 13MP con il quale restituire immagini finali da 5 o 6 MP. La ricerca si sta concentrando anche sull’ottimizzazione dell’algoritmo di cattura dello spettro luminoso, di elaborazione dell’immagine finale e sul carico di processing richiesto allo smartphone. Archos FamilyPad 2 tablet da 13” a 299 euro Archos presenta il nuovo tablet Family Pad 2, schermo da 13” e processore dual core a un prezzo conveniente, 299 euro. A chi serve, però? di Roberto Pezzali Archos ci riprova e presenta la seconda generazione del suo tablet per famiglie, FamilyPad 2. Il punto di forza è sempre lo schermo, un 13” che nell’idea di Archos dovrebbe trasformare il tablet da dispositivo personale a device per tutti. Le caratteristiche sono quelle di un tablet di fascia media, anche perché FamilyPad 2 viene venduto a 299 euro: schermo da 1280x800, processore dual core da 1.6 GHz e 1 GB di RAM con 8 GB di memoria per le applicazioni. Archos punta molto sulle funzioni multimediali è ha inserito all’interno del sistema operativo Android 4.1 la sua ultima versione di Archos Media Center, un media player completo compatibile con video fino a 1080p. Nonostante le dimensioni dello schermo vengono dichiarate 10 ore di durata della batteria, anche se l’inserimento di una batteria più grande ha sicuramente influito sul peso di FamilyPad 2 che è pari a 1.3 kg, un po’ tanto per un normale tablet. Completa la dotazione di connessioni: c’è l’USB On The Go, c’è l’HDMI e c’è l’SD Card. estratto da dday.it estratto da dday.it Un display che ricarica il telefono? Si può fare! Lightning-HDMI, e Apple non paga Sorpresa: all’interno dell’adattatore Lightning-HDMI c’è un vero computer di Roberto Pezzali i Pad e iPhone hanno uscita HDMI? Non proprio. Dopo aver visto strani artefatti MPEG apparire su un TV provenienti dall’iPad collegato appunto con l’adattatore HDMI Apple, il team di Panic.com, abili sviluppatori di note applicazioni per Mac, ha deciso di indagare e capire come funziona l’uscita HDMI dei nuovi dispositivi Apple con interfaccia Lightning. Per farlo ha deciso di sacrificare il piccolo adattatore aprendolo per trovare una grossa sorpresa: l’adattatore da 49 euro Apple integra un microcomputer con processore ARM e 256 MB di RAM. Cosa ci fa Apple con un computer dentro un adattatore? Inizialmente si pensava che l’adattatore da Lightning ad AV digitale fosse un ricevitore AirPlay, ma solo successivamente con l’intervento di un anonimo molto informato (probabilmente un dipendente Apple) è stato risolto il mistero. Lightning, il nuovo connettore realizzato da Apple per la nuova generazione di iDevice, non è pensato per la trasmissione di segnali audio/ video, ma è una sorta di serial bus fles- sibile nato per trasmettere dati ad altissima velocità. Una flessibilità questa che permetterà in futuro di creare infiniti tipi di adattatore, per ognuno dei quali servirà, però, una conversione o una transcodifica. E nel caso di iPad e iPhone di ultima generazione funziona proprio così: per poter fornire l’uscita HDMI, il tablet o lo smartphone sfruttano l’encoder hardware che viene usato anche per AirPlay Mirroring, un encoder che codifica tutto quello che appare sullo schermo del tablet in tempo reale e lo invia a un ricevitore. Nel caso di AirPlay Mirroring la trasmissione è Wireless verso una Apple TV che decodifica, in questo caso invece la trasmissione è fisica ed è il computer nell’adattatore a decodificare il flusso. Una scelta questa che Apple giustifica come necessaria per una maggiore versatilità (in futuro, se usciranno nuovi connettori, si potrà fare l’adattatore), ma che noi crediamo sia più venale: Apple così facendo non deve pagare le licensing a HDMI per ogni iPad o iPhone prodotto (e sono tantissimi). Per ogni dispositivo con uscita HDMI e per ogni connettore, infatti, i produttori devono corrispondere a HDMI una piccola fee, e Apple in questi anni sposando Display Port (che è libera) ha sempre cercato di evitarlo. In questo caso specifico ha trovato la scappatoia perfetta: paga a HDMI solo per ogni adapter venduto, ma se ne vende uno ogni 1000 dispositivi è già tanto. Nessuno sa quanto si paghi per ogni prodotto HDMI, ma è quasi certo che il risparmio sia superiore al milione di dollari. A rimetterci sono solo gli utenti che non possono contare su un’uscita HDMI nativa, ma si tratta comunque di una nicchia. è certo, però, che di fronte a questa scoperta applicazioni per calibrare lo schermo con l’iPad come quella di THX diventano totalmente inutili. MOBILE Continuano le indiscrezioni sul presunto smartphone Apple di fascia media Arriva l’iPhone low-cost e di policarbonato? Ultime indiscrezioni parlano di un melafonino “popolare” da 330 dollari Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Massimo Monti, Claudio Stellari, Simona Zucca progetto grafico Greta Genellini Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] La novità arriva dalla Francia: SunPartner, azienda specializzata nel settore del fotovoltaico, propone Wysips, un sottilissimo strato semitrasparente che va posizionato al di sopra del display dello smartphone e funge da batteria a energia solare. Wysips, acronimo di What You See Is Photovoltaic Surface, è un materiale da meno di 0,5 mm di spessore e 90% di trasparenza: sulla sua superficie, micro lenti e materiali fotovoltaici sono impiegati per catturare la luce (naturale o artificiale) e possono produrre 5,8 mW per centimetro quadrato, ma l’azienda è convinta di poter raddoppiare questo dato entro un anno. Pur essendo gli smartphone la principale applicazione, l’azienda sta già pensando ad altri ambiti di impiego: tablet, notebook e anche outsider come cartelloni pubblicitari e vetri per impiego domestico o in-car. MOBILE E luce fu... sul connettore Lightning di Apple e il suo principio di funzionamento torna al sommario di Vittorio Romano BARASSI R icordate il MacBook in policarbonato? Presto Apple potrebbe replicare la strategia di successo attraverso cui è riuscita ad avvicinare la massa al brand Apple. Per farlo si affiderebbe all’iPhone, ancora un top-seller ma, sotto certi aspetti, prodotto che inizia a sentire il peso degli anni. La concorrenza nel settore mobile è agguerrita: Android continua a mangiare - a tutti i livelli - importanti fette di mercato e Windows Phone ha le carte in regola per imporsi nei segmenti medio-bassi (ma non è detto che ci riuscirà). Con iPhone 5, Apple non ha voluto strafare, ma l’impressione è che, anche dopo aver visto l’introduzione dell’iPad mini (un successo che sta eclissando anche l’iPad “senior”), le cose siano destinate a cambiare in fretta. Molte sono le indiscrezioni che parlano del prossimo melafonino di punta (Apple ricerca esperti e sapienti “coloratori” di alluminio) e tante altre sono quelle riguardanti il fantomatico iPhone lowcost, un prodotto sempre smentito da Cupertino, ma che prima o poi diventerà realtà. L’ultimo rumor pubblicato dal blog giapponese Macotakara è che questo ipotetico dispositivo sarebbe ormai una sicurezza: Apple avrebbe definito il design della scocca in policarbonato (di colore bianco e anche nero) che contraddistinguerà l’iPhone “popolare”. Macotakara dà per certa la presenza di due iPhone nel listino 2014: uno sarà l’evoluzione dell’attuale modello (colorato e forse con display da 4.5’’), l’altro sarà il dispositivo low-cost che in molti aspettano, dotato sempre di display da 4.5’’ ma con un assemblaggio più “economico” e tale da non far schizzare il prezzo di vendita sopra l’asticella dei 330 dollari americani. Tutto vero o pure invenzioni? Come reagirebbero i mercati all’introduzione di un iPhone entry-level? MOBILE n.65 / 12 marzo 2013 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tv & video Da un primo confronto, i prezzi sembrano allineati con quelli dello scorso anno. Arriveranno ad aprile Samsung TV 2013 Serie F, ecco i primi prezzi Diffusi in Europa i prezzi della serie F: il 55” F8000 parte da 2.799€. Nessuna conferma dall’Italia T ra qualche settimana arriveranno nei negozi i primi modelli dei nuovi TV presentati dall’azienda a Las Vegas. E come tutti gli anni a inizio marzo scatta la corsa al prezzo: quanto costeranno i nuovi televisori? Saranno più cari di quelli dello scorso anno? Al momento Samsung Italia non ha ancora ufficializzato i prezzi di listino per il nostro Paese, ma molti Paesi europei hanno già iniziato a diramare i prezzi per le serie maggiori, l’attesissima serie F8000, la serie F7000 e la serie F6100. I prezzi sono come previsto allineati a quelli dello scorso anno, anche se sui tagli più grandi si parte da un listino con un prezzo inferiore di 100 euro. La serie F8000, il top di gamma (ci tv samsung F6100 tv samsung F7000 sarà anche l’F8500 che sarà sostanzialmente identico ma completamente in alluminio), parte da 7.999 euro per il modello da 75” per arrivare ai 4.490 euro del 65”. Prezzi ovviamente più bassi per 55”, 46” e 40”: rispettivamente i prezzi sono di 2.799 euro, 1.999 euro e 1.599 euro. Come lo scorso anno ballano circa 200 euro tra la serie F8000 e la serie F7000: si parte dai 3.499 euro per l’UE60F7000 per arrivare ai 2.599 euro del 55”. Si dovranno invece spendere 1.799 euro e 1.399 euro per i due modelli da 46” e 40”. Si chiude con la serie F6100: Samsung avrà altre serie in fascia media, come la F6400 e la F6800, ma al momento sono stati rilasciati solo i prezzi della prima. Per l’UE55F6100 il prezzo è fissato a 1.399 euro. mentre con il 46” si tv & video Al momento nessun supporto consumer supporta in modo sicuro video 4K 4K Sony pronto ma un film pesa 100 GB Sony è pronta a lanciare in estate il servizio di digital delivery in 4K È dedicato alla PlayStation 4 e al suo server 4K dedicato ai televisori S di Roberto Pezzali ony è pronta a partire in estate con un servizio di digital delivery in 4K, un servizio destinato alla PlayStation 4 e al player che viene dato al momento solo ai possessori del TV Bravia 4K da 84” negli States. Anche se Sony non ha intenzione al momento di abbandonare la distribuzione fisica, non esiste ancora un supporto consumer in grado di supportare in modo sicuro e protetto materiale video 4K. Secondo quanto riportato da Phil Molyneux, presidente di Sony Electronics, al magazine americano TheVerge, Sony sta lavorando ad una soluzione che permetta di portare il 4K sul Blu-ray, ma ci vorrà tempo. torna al sommario Per il momento l’unica soluzione è il digital delivery, anche se parlare di soluzione forse è un po’ azzardato: si stima, infatti, che un film in 4K possa pesare anche più di 100 GB, e questo porta a chiedersi quanto sarà grande l’hard disk di una PS4 che dovrà contenere anche i giochi next gen. Oltre alla capacità, l’altro problema è legato ai tempi di scaricamento: è vero che la PlayStation 4 è abilitata a scaricare anche quando si gioca, ma solo con connessioni super veloci si riuscirà a scaricare un film in un paio d’ore. Con una ADSL, infatti, da 20 Mbps ci vuole anche più di un giorno ipotizzando però una banda garantita costante di 18 Mbps. L’Italia (ma non solo) non è ancora pronta a soluzioni di questo tipo, e probabilmente anche gli attuali sistemi di compressione non lo sono: un aiuto arriverà dall’H.265, ma anche questa tecnologia è solo agli inizi. tv samsung F8000 scende sotto i 1.000 euro, esattamente 999 euro. Buoni i prezzi per il 40” (749 euro) e per l’UE32F6100 (549 euro). I TV dovrebbero arrivare nei negozi la prima settimana di aprile. PC & MULTIMEDIA Da Intel un chip per NAS multimediali Il processore Intel CE5300 diventa il cuore di una piattaforma per NAS, in particolare per realizzare server casalinghi dedicati allo streaming video. Il SoC di Intel integra oltre alla CPU Atom dual core anche un encoder H.264 hardware che consente la conversione al volo di filmati anche in HD. Intel dipinge il caso di utilizzo in cui lo stesso filmato in alta definizione può essere riprodotto contemporaneamente in HD su un TV o un tablet e in definizione più bassa su uno smartphone. Diversi produttori hanno annunciato la prossima disponibilità di prodotti facenti uso di questa soluzione, tra cui Synology. La nuova piattaforma può essere molto interessante accoppiata a software come Plex o Serviio. di Roberto Pezzali n.65 / 12 marzo 2013 tv & video TV LED di Philips: per molti illuminazione EDGE LED solamente da un lato Aria di crisi: e i TV perdono i LED Dai televisori Full LED siamo arrivati ai TV con i LED su un unico lato L’obiettivo del mondo dei TV è il risparmio, ma così ci rimette la qualità T tv & video TivùSat a quota 1,8 milioni E con l’LTE... TivùSat, la piattaforma satellitare gratuita (per chi paga il canone) nata per raggiungere le zone dove la copertura del digitale terrestre lascia a desiderare, ha raggiunto 1,8 milioni di smart card attive, praticamente il 6% delle famiglie italiane. Liguria e le regioni del Sud sono quelle con più abbonati (Calabria in testa al 12%). Un numero che potrebbe salire: TivùSat è l’unica soluzione nei casi irrisolvibili di interferenze tra LTE e TV digitale terrestre. TivùSat al momento offre 59 canali televisivi e 38 radiofonici e a breve dovrebbe partire On Demand TivuOn per vedere in streaming l’ultima settimana dei principali canali Rai, Mediaset e La7. Ricordiamo che non serve abbonamento, basta una parabola su Hotbird, un decoder (meglio se HD) e la card di TivùSat. di Roberto Pezzali agliare i costi e tornare a fare profitti: il mondo dei TV vive una forte crisi dovuta anche ai prezzi ormai bassissimi dei prodotti, con i margini che si riducono sempre più. La tendenza è tagliare, e non è un caso che le cornici dei TV siano ormai ridotte all’essenziale: oltre a un aspetto estetico c’è anche un aspetto economico da considerare. I tagli non riguardano solo il design ma anche i componenti: su alcuni siti sono infatti apparse delle foto che mostrano la nuova struttura dei pannelli del TV a LED 2013 Philips, ed è abbastanza sorprendente che ormai su quasi tutta la gamma si faccia uso di illuminazione EDGE LED solo da un lato. torna al sommario Ricordiamo che i primi TV LED erano costituiti da un pannello posteriore pieno di tanti LED, Full LED appunto. Una soluzione ottima, ma con costi decisamente elevati. Per ridurre lo spessore arrivarono gli Edge LED, dapprima con LED su tutti i lati, poi con LED solo sopra e sotto o a destra e sinistra. Ora, tendenza del 2013, i TV hanno LED solo su un lato. Della gamma Philips solo la serie 8000 avrà un pannello con illuminazione Edge Led a due lati, per tutti gli altri si userà una soluzione stile notebook o smartphone, pochi LED e solo su un bordo. Il risparmio è assicurato, ma la qualità? Difficile dirlo ora: i diffusori di luce hanno fatto passi da gigante e sicuramente l’uniformità sarà migliore ma un conto è usare pochi LED su uno smartphone o un tablet, un conto è usarli su uno schermo da 50”. tv & video Disponibile a 1299 euro con 5 anni di garanzia Proiettore Optoma HD25 DLP Full HD 3D per l’HT Nuovo videoproiettore Optoma DLP Full HD 3D Si inserisce nella fascia alta della gamma Optoma di Giuseppe landolfi O ptoma HD25 utilizza la tecnologia di contrasto Dynamic Black per regolare automaticamente la potenza della lampada a ogni frame, ottimizzando il rapporto di contrasto dichiarato di 20.000:1. La tecnologia 3D offre la possibilità di visualizzare i contenuti tridimensionali provenienti da qualsiasi dispositivo di visualizzazione, tra cui Blu-ray 3D, PlayStation, Xbox e Sky3D, attraverso gli occhiali attivi ZF2100 (non inclusi). La luminosità di 2000 ANSI lumen rende HD25, secondo Optoma, passibile di utilizzo anche in condizioni di luce ambientale, per coinvolgenti esperienze videoludiche. HD25 integra inoltre BrilliantColor, la tecnologia di elaborazione multi-colore capace di restituire colori vivaci e naturali sullo schermo, grazie all’utilizzo di sei diversi colori primari e secondari. BrilliantColor aumenta, infine, la luminosità del colore fino al 50% rispetto alle altre tecnologie. Optoma HD25 è disponibile a 1299€, coperto da cinque anni di garanzia. Riportiamo qui le principali specifiche tecniche. Il tablet è il nemico numero uno del televisore Secondo uno studio di Rovi gli italiani sono i maggiori fruitori di video su tablet, e l’80% da casa, snobbando la TV di Roberto Pezzali L’Italia è il primo Paese al mondo per lo streaming video su tablet. Il dato sorprendente arriva da uno studio di Rovi Corporation, l’azienda che controlla DIVX. Secondo lo studio l’Italia guida la classifica con il 73% dei fruitori, seguita dalla Spagna con il 71% e dagli Stati Uniti con il 66%. Ma se negli altri Paesi i contenuti più fruiti sono film e show televisivi, in Italia a guidare questa classifica sono i contenuti “user generated” come Youtube, seguiti da video musicali e notizie. L’80% dei fruitori dei video in streaming li guarda da casa, il 15% durante gli spostamenti di lavoro: questa percentuale è probabilmente viziata dai costi alti delle connessioni 3G italiane e dall’assenza di piani convenienti a banda illimitata. Sempre secondo il report, la più grande paura e il più grande scoglio dei consumatori sono i costi di connessioni nascosti, anche se la qualità ha una sua importanza. Ed è l’Italia uno dei Paesi meno soddisfatti: tra gli intervistati una buona percentuale dichiara che spesso la qualità dello streaming è scadente. Tra i dati quello da tenere sotto controllo è la crescita di fruizione dei video in casa su tablet: la possibilità per ogni possessore di un tablet di guardare quello che vuole quando vuole senza disturbare gli altri è il più grande nemico del televisore, un mezzo di visione collettivo. estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tv e video In Italia arriverà a settembre il nuovo modello di OLED con design Flamingo TV OLED LG, in UK a 9.999 sterline LG ha iniziato ad accettare i preorder per il suo TV OLED in Inghilterra L G ha annunciato finalmente la data di introduzione e il prezzo per il suo TV OLED, che arriverà in Europa a luglio in Inghilterra a 9.999 sterline. I pre-order per il 55EM970V sono già iniziati presso il punto vendita dei magazzini Harrods, ma ovviamente è troppo presto per sapere se agli inglesi questo OLED interessa oppure no. In ogni caso, il 55EM970V non è un prodotto che vedremo in Italia: LG, infatti, ha intenzione di commercializzare l’OLED subito dopo l’estate, a settembre, e ci ha confermato che arriverà direttamente il secondo modello, quello mostrato a Las Vegas quest’anno con elettronica integrata nel TV e design “Flamingo”. Una scelta saggia e intelligente, anche perché il 55EA8800, questa la sigla del modello più recente, avrà già a bordo tutte le tecnologie 2013, dall’NFC alla nuova piattaforma Smart TV. Il prezzo non è confermato ancora, ma il nuovo design più vicino a quello di un classico televisore dovrebbe rendere l’OLED un pochino più abbordabile. Il TV Panasonic da bagno Panasonic ha presentato un TV portatile adatto ad ambienti... umidi. L’SV-ME7000, questo il suo nome, è infatti certificato IPX6/7 e può resistere per 30 minuti a 1 metro di profondità, ciò permette di utilizzarlo vicino a una vasca da bagno o una piscina. Ha una diagonale di 10’’ in formato 16:9 con una risoluzione di 1024x600 pixel e integra sintonizzatore digitale e una batteria per 3 ore e mezza di autonomia. Il TV è inoltre dotato di connettività Wi-Fi e piattaforma Smart Viera per riprodurre contenuti dalla rete. Al momento è stato annunciato solo per il Giappone: disponibile dal 30 aprile, prezzo non ancora comunicato. digital imaging Obbiettivo qualità in palmo di mano per Nikon, che lancia due compatte con prestazioni “da grandi” Nikon presenta due Coolpix con caratteristiche al top La Coolpix A è una point&shoot con ottica fissa equivalente a 28 mm e sensore APS-C da 16 Mpx La Coolpix P330 può invece contare su sensore grande da 12 Mpx e su un’ottica molto luminosa N di Roberto pezzali ikon ha presentato due fotocamere compatte dotate di caratterisiche molto interessanti. Nella Coolpix A, Nikon ha inserito un sensore APS-C, una mossa che segue quella di Sony con la RX-1 ma in chiave Full Frame (e con ben altri costi) e di Fuji con la X100s. La Coolpix A si candida come una delle fotocamere compatte con la miglior resa qualitativa sul mercato, per rendere ancora più performante la Coolpix A Nikon ha anche privato il sensore APS-C da 16 MP del filtro passa basso per migliorare ulteriormente la nitidezza e creare un accoppiamento perfetto con l’ottica. Eccellenti le prestazioni, in linea con quelle delle ultime reflex di fascia media Nikon: ISO da 100 a 6400 espandibili digitalmente a 25600, processore Expeed 2 e regi- di Roberto Pezzali TV & VIDEO torna al sommario strazione video a 25fps, 24p, 30fps. L’ottica è un grandangolare fisso da 18,5 mm f/2.8 equivalente a un 28mm, un obiettivo Nikkor di eccellente resa con diaframma a 7 lamelle inserito in un corpo robusto in alluminio e magnesio. Coolpix A dispone di tutte le modalità di scatto manuale, gestisce file RAW a 14 bit ed è dotata di Picture Control e slitta a contatto caldo per flash esterni. Il monitor sul retro è da 3” e 921.000 pixel. Nikon non ha diramato un prezzo ufficiale per l’Italia ma negli Stati Uniti questo modello viene venduto a circa 1100$. La Coolpix P330 è caratterizzata da un sensore più grande della media e da uno zoom ottico 5x luminoso con stabilizzatore di seconda generazione. È lo zoom l’elemento che distingue la P330 dalle altre fotocamere, un grandangolo 24-120 con ingrandimento 5x con apertura f/1.8-5.6 dotato di filtro ND e diaframma a sette lamelle. Il sensore è un CMOS BSI da 1/1.7” da 12 MP dotato di una buona gamma ISO: si parte da 100 ISO e si arriva a 6400 ISO estendibili a 12800. Dotata di tutte le funzioni di scatto manuali e di scatto in RAW, ha ottime doti in termini di velocità: scatta fino a 10 immagini a piena risoluzione in un secondo. Non mancano le modalità Nikon Coolpix A di scatto speciali: Panorama a 180°, panorama a 360° e HDR automatico con diverse impostazioni personalizzabili. Nikon ha inserito anche il GPS, mentre per il Wi-Fi serve un accessorio opzionale. Non manca la ripresa in HD: si arriva fino a 1920x1080 a 60, 50, 30 o 25 fps. Nikon non ha dichiarato ancora il prezzo di listino della P330 ma negli States lo streetprice è di 380$. Nikon Coolpix P330 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 digital imaging Per ora si pensa ad applicazioni in astronomia, medicina e security Il sensore Canon che vede al buio Il sensore video capace di prestazioni incredibili con bassissima luminosità L a foto a lato mostra a sinistra la via Lattea ripresa utilizzando un CCD specifico per astronomia, la foto a destra la via Lattea ripresa con il nuovo sensore video Canon. L’azienda giapponese ha sviluppato un sensore specifico per uso video ad altissima sensibilità che permette riprese fino a oggi impensabili. Il sensore è in formato 35 mm (Full Frame) e ha risoluzione vicina al Full HD: questo ha permesso di utilizzare pixel giganti, i cosiddetti Jumbo Pixel, ognuno dei quali misura 19 micron quadrati (i pixel della reflex di punta Canon, la EOS 1D X sono di 7.5 volte più piccoli). Canon ha inserito anche un robusto sistema di controllo capace di ridurre in modo notevole digital imaging Mems|cam Veloce e versatile DigitalOptics ha presentato Mems|cam, modulo fotografico per il segmento smartphone: integrato con un sensore d’immagine OmniVision OV8835 e un ISP Milbeaut Fujitsu promette di migliorare il comparto fotografico degli smartphone per velocità, potenza e versatilità. L’obiettivo di DigitalOptics (modulo completo a 25$ per stock da 10.000 unità) è di integrare Mems|cam nel maggior numero di smartphone e tablet dalla prossima generazione. Il sistema autofocus di nuova concezione, oltre a consumare molto meno rispetto ai modelli tradizionali, offre prestazioni eccezionali: 146 ms contro i 240 ms delle migliori soluzioni in commercio. Il sistema può catturare fino a 6 immagini consecutive a 8 MP l’una, permettendo di modificare in un secondo momento punto di fuoco e profondità di campo. di Roberto pezzali torna al sommario il rumore video che tende a crescere con l’aumento delle dimensioni dei pixel stessi. I risultati sono sbalorditivi: il sensore è in grado di catturare immagini in modo chiaro e pulito con una luminosità di 0.03 lux, un livello di luminosità che pure l’occhio umano fatica a gestire. Nelle ultime fasi di sviluppo Canon ha provato a riprendere video in condizioni critiche, come un bastoncino di incenso che brucia in una stanza buia e una pioggia di meteore. Ecco il video. Al momento si pensa di sfruttarlo per l’astronomia, la medicina e la security, ma ovviamente in futuro è prevista anche l’applicazione in ambito consumer. Canon, la 70D il 22 marzo Alcuni siti internazionali riportano una serie di inviti che Canon ha diramato e che riguardano il 21 e il 22 marzo a seconda della zona. Tutti gli indizi puntano alla 70D, l’erede della 60D che Canon ha presentato il 30 agosto del 2010 e che ha effettivamente bisogno di una rinfrescata. Difficile dire ora quali saranno le caratteristiche di punta della nuova reflex, ma conoscendo Canon seguirà un po’ la strada percorsa con la 6D e cercherà di proporre una reflex con GPS e Wi-Fi integrati, processore Digic 5+ e un sensore non troppo grande per consentire una buonissima velocità di scatto e buone performance. Come in molte altre situazioni è difficile pensare che Canon possa tenere nascosti i dettagli fino al 22 marzo: qualcuno canterà sicuramente prima. digital imaging Foto scattata dal 29° piano della British Telecommunications Tower Londra: 320 Gigapixel per la foto a 360° Oltre 48mila scatti di quattro Canon 7D per la foto più grande del mondo di Vittorio Romano barassi S enza dubbio potevano essere più fortunati con le condizioni meteo, ma il lavoro effettuato dai fotografi Jeffrey Martin, Tom Mills e Holger Schulze ha dell’incredibile: dal ventinovesimo piano della torre della British Telecommunications i tre, affrontando temperature sotto lo zero e anche un po’ di pioggia, sono riusciti a creare una visione di Londra a 360 gradi e a 320 Gigapixel. Un vero e proprio record. Per riuscire nell’impresa, il team ha utilizzato ben quattro Canon EOS 7D dotate di obiettivo EF 400mm f/2.8L IS II USM e di Extender EF 2x III; ogni reflex era collegata a un supporto robotico Clauss Rodeon VR Head ST che ha permesso la massima precisione nello spostamento della visuale nella cadenza di scatto di 4 frame al secondo. Il risultato finale è davvero impressionate: 48.640 scatti uniti tra loro hanno dato vita a una fotografia da ben 320 Gigapixel. Se questa venisse stampata a dimensioni reali si otterebbe un “qualcosa” delle dimensioni di 98 metri (quasi come la lunghezza di un campo da calcio) per 24 metri (poco meno della lunghezza di un campo da basket)! Grazie agli obiettivi e agli extender si riesce tranquillamente ad “andare in strada” per osservare i pedoni camminare oppure leggere le targhe delle autovetture, mentre gli edifici visibili più lontani distano oltre 30 chilometri! Potete ammirare la fotografia, in tutto il suo splendore, seguendo questo link. estratto da dday.it estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 hifi & home theater I quattro modelli della gamma sono al momento disponibili per il mercato nordamericano Pioneer lancia gli amplificatori con upscaling 4K Ampio supporto agli smartphone e uscita HDMI con upscaling a 4K, per la nuova gamma 2013 Pioneer VSX-1123 80 Watt per canale, 6 ingressi e un’uscita HDMI, MHL 2.0, HTC connect, DLNA, AirPlay, riproduzione file audio 192 KHz e 24 bit, 4K passthrough; VSX-1023-k (529 dollari): 7.1, 80 Watt per canale con bi-amping per i canali frontali, 6 ingressi e un’uscita HDMI, MHL 2.0, HTC connect, DLNA, AirPlay, riprodu- zione file audio 192 KHz e 24 bit, 4K passthrough; VSX-1123-k (629 dollari): 7.1, 90 Watt per canale con bi-amping per i canali frontali, 8 ingressi e 2 uscite HDMI, MHL 2.0, HTC connect, DLNA, AirPlay, riproduzione file audio 192 KHz e 24 bit, processore video Marvell QDeo, 4K upscaling. hifi & home theater Tutti i modelli arriveranno progressivamente entro giugno con prezzi a partire da 299 euro Nuovi sintoampli Yamaha: in arrivo la serie 75 Per i sintoamplificatori di fascia media, piccole aggiunte e apertura all’MHL per gli smartphone S di Roberto faggiano i rinnova la gamma di sintoamplificatori Yamaha di fascia media, con nuovi modelli che ora portano in sigla la cifra finale 75. Le modifiche non sono essenziali, si nota l’aggiunta della compatibilità con la tecnologia MHL per la trasmissione di video HD con collegamento via cavo di smartphone all’apparecchio, aggiunta dei servizi Napster, nuova modalità stand-by a risparmio energetico, alcune modifiche all’applicazione per Android ioneer ha presentato (al momento per il mercato nordamericano) la nuova gamma di amplificatori Home Theater per il 2013, quattro modelli con interessanti caratteristiche. La prima parola d’ordine è 4K. I nuovi modelli supportano il passthrough via HDMI di segnali 4K, una funzione indispensabile per connettere le sorgenti con upscaling 4K ai nuovi televisori Ultra HD. Il modello top di gamma, il VSX-1123-K, offre anche l’upscaling a 4K dei segnali analogici e digitali in ingresso. L’altra linea guida è quella del supporto totale alle nuove sorgenti di riferimento: smartphone e tablet. I nuovi ampli offrono compatibilità piena per dispositivi iOS, ora sia con connettore 30 pin che Lightning, e quelli superiori anche con AirPlay, con visualizzazione su un TV collegato di metadati e copertine. Per gli smartphone sia iOS che Android c’è l’app di accompagnamento Remote Control, c’è il supporto al DLNA 1.5, mentre la funzionalità Network Standby permette agli amplificatori di essere visibili sulla rete domestica tramite AirPlay e DLNA anche da spenti. Tutti gli ampli, poi, sono come al solito dotati delle ultime codifiche audio e del sistema di analisi ed equalizzazione automatica MCACC. La nuova gamma è composta dai seguenti modelli: VSX-523-k (279 dollari): 5.1, 80 Watt per canale, 4 ingressi e un’uscita HDMI, riproduzione audio USB, 4K passthrough; VSX-823-k (429 dollari): 5.1, torna al sommario e iOS, una nuova app dedicata ad iPad e la compatibilità con segnali video 4K e relativo upscaler su alcuni modelli. La nuova gamma è formata da cinque modelli: RX-V375, RX-V475, RX-V575, RX-V675 e RX-V775. Sono tutti compatibili DLNA e AirPlay escluso il modello base, i primi due modelli sono 5.1 mentre gli altri sono 7.1 con potenza disponibile crescente da 100 a 150 Watt per canale. Scendendo nei dettagli è da rilevare la presenza di un nuovo circuito che “rialza” yamaha RX-V475 virtualmente il canale centrale sui modelli 675 e 775, funzione molto utile per chi ha posizio- yamaha RX-V775 nato il relativo diffusore sotto al televisore. La compatibilità MHL è disponibile tramite una presa HDMI posteriore sui modelli 475 e 575, molto più comodamente sulla presa frontale per i modelli 675 e 775. Tutti i modelli sono compatibili con segnali video 4K, ma solo i 675 e 775 sono dotati anche di upscaler interno con chip proprietario. Per quanto riguarda la di- sponibilità dei nuovi apparecchi, il modello RX-V375 sarà in vendita nei prossimi giorni a 299 euro, i modelli superiori, invece, usciranno ad aprile (RX-V475 e 575), maggio (RX-V675) e giugno (RX-V775) con prezzi che non dovrebbero discostarsi da quelli attuali delle versioni con suffisso 73. Come di consueto, tutti i modelli sono disponibili con finitura nera oppure titanio. P di Paolo centofanti estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 hifi & home theater Negli Stati Uniti il modello entry level ha un prezzo di 249 dollari e il top di gamma di 599 dollari Denon presenta la Serie E, il sintoampli smart In arrivo tre sintoampli Denon: semplici da utilizzare e con un ottimo rapporto qualità/prezzo particolare attenzione per rendere ancora più semplice e intuitiva la configurazione e il setup degli amplificatori, grazie a una funzione di assistenza alla configurazione di nuovo tipo che guida l’utente passo dopo passo nella messa in funzione e regolazione dell’apparecchio attraverso schermate dotate di una nuova grafica, con utili indicazioni in formato testo, icone e illustrazioni. I modelli AVR-E400 e AVR-E300 dispongono inoltre del sistema di setup automatico Audyssey MultEQ, che attraverso il microfono in dotazione effettua una misurazione accurata del comportamento acustico dell’amplificatore nella sala di ascolto, regolando i parametri dell’amplificatore attraverso i sistemi Audyssey Dynamic EQ e Audyssey Dynamic Volume per ottenere le migliori prestazioni possibili. Per facilitare le connessioni i tre modelli sono dotati di terminali speaker con codici colore e sistema semplificato di chiusura tipo Push-in. I prezzi: negli Stati Uniti il modello entry level AVR-E200 è in vendita a 249 dollari, AVR-E300 ha un prezzo di listino di 399 dollari mentre AVR-400 costa 599 dollari. Denon AVR-E400: 7.1 canali, 185 Watt di potenza massima per canale; Processore video integrato con up-scaling 4K; Audyssey MultEQ, Audyssey Dynamic Volume, Audyssey Dynamic EQ; 6 ingressi HDMI (1 frontale), ARC, HDMI stand-by passthrough; Presa USB frontale; Porta Ethernet; Certificazione DLNA 1,5; Supporto per i formati MP3, WMA, AAC, FLAC e WAV 192kHz/24-bit, ALAC 96kHz/24-bit. Denon AVR-E300: 5.1 canali, 175 Watt hifi & home theater Niente web, ma c’è la presa per iPod. Disponibile da questo mese Pioneer P1, sistema “tradizionale” con USB Le ultime tecnologie Pioneer per l’audio nel compatto di medie dimensioni D di Roberto faggiano opo gli apparecchi singoli presentati lo scorso anno, le ultime tecnologie audio di Pioneer sono ora concentrate nel nuovo sistema P1 (da 649 euro), formato da un sintoamplificatore, da un lettore CD e da una coppia di diffusori. L’impostazione è molto tradizionale e l’unica apertura alla musica liquida è la presa USB predisposta per il collegamento di un dispositivo Apple (iPhone e iPod) oppure per chiavette con musica MP3 e WMA. Nel sintoamplificatore SX-P01 troviamo la tecnologia Direct Energy già utilizzata sul top di gamma A-70, con amplificatore digitale in classe D da 2 x 75 Watt (0,7% THD, 4 ohm) e completo isolamento dei circuiti audio dall’alimentazione. Per la radio a gamma di sintoamplificatori Denon si arricchisce della Serie E, composta da tre modelli: AVR-E400, AVR-E300, AVR-E200. I primi due mettono in luce una dotazione completa e rappresentano una buona scelta per chi desidera un amplificatore a un prezzo interessante su cui costruire un impianto Home Theater con funzionalità avanzate di rete. Offrono la funzione Apple AirPlay, per riprodurre i contenuti in streaming con iTunes da PC e Mac o da dispostivi portatili Apple compatibili, e possono essere controllati da smartphone e tablet utilizzando l’applicazione Remote App. Più semplice l’AVR-E200, un amplificatore 5.1 canali con funzioni base, privo di funzioni di rete e processore video, con decodifiche audio HD e quello che serve per un valido sistema 5.1. Denon con la Serie E ha posto una torna al sommario si può scegliere tra la versione base con FM con 40 preselezioni oppure il modello con radio digitale DAB. Per connettere altre sorgenti ci sono due ingressi analogici e due digitali; disponibile anche un’uscita di linea per un eventuale subwoofer amplificato. Il lettore CD PD-P01 utilizza un convertitore digitale/analogico da 192 kHz/32 bit e ha l’ingresso frontale USB, le uscite sul retro sono quelle analogiche e digitale coassiale. Per le elettroniche sono disponibili le versioni con frontale in alluminio nero oppure argento. Entrambe le elettroniche misurano 285 mm in larghezza e sono alte 88 mm. I diffusori S-P01 in dotazione sono dei due vie in accordo reflex, elegantemente rifiniti in nero lucido. Il woofer misura 12 cm, mentre il tweeter è a cupola da 25 mm. Il sistema P1 sarà disponibile già da questo mese. di potenza massima per canale; Audyssey MultEQ, Audyssey Dynamic Volume, Audyssey Dynamic EQ; 5 ingressi HDMI (1 frontale), ARC, HDMI stand-by pass-through; Presa USB frontale; Porta Ethernet; Certificazione DLNA 1,5; Supporto per i formati MP3, WMA, AAC, FLAC e WAV 192kHz/24-bit, ALAC 96kHz/24-bit Denon AVR-E200: 5.1 canali, 165 Watt di potenza massima per canale; 4 ingressi HDMI (1 frontale), ARC, HDMI stand-by pass--through. denon avr-e400 L di Claudio stellari people & market Multa Microsoft Google fa la spia L’Unione Europea non si è accorta da sola che Microsoft nel Service Pack 1 di Windows 7 ha eliminato il Ballot Screen: a farglielo notare, secondo il Financial Times, sono stati Opera e Google. Come è andata a finire lo sappiamo: indagine preliminare, accertamento della colpa e una multa di 561mln di euro dalla UE a Microsoft. Le due aziende non si sarebbero limitate a segnalare la cosa, ma avrebbero contribuito all’indagine. Al momento Google non ha rilasciato dichiarazioni, mentre Opera, che da sempre conduce una battaglia con Microsoft per il browser, si è detta soddisfatta dichiarando che finalmente si è ristabilito un equilibrio a tutto vantaggio dei consumatori. UN PICCOLO GESTO E IL TUO MONDO DIVENTA GRANDE Nuovi TV Smart VIERA. Un piccolo gesto e le tue immagini, i filmati e i contenuti web passano dal tuo smartphone o tablet al grande schermo, con una qualità straordinaria. An idea by Panasonic. www.panasonic.it Scarica gratuitamente l‘applicazione Viera Remote da Android Market o App Store estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 PC & MULTIMEDIA Una versione “base” dell’APU della PS4 sarà immessa sul mercato L’APU di PS4 avrà prestazioni super Il chip sarà la base di partenza per la terza generazione di APU AMD di Vittorio Romano BARASSI S Due tecnologie permetteranno ai produttori di creare hard disk magnetici con settori più piccoli e con capacità doppia di Vittorio Romano BARASSI duttori di terze parti, come Sony, potranno intervenire su alcune porzioni del progetto al fine di personalizzare al massimo i chip). AMD punta a guadagnare il massimo dalla partnership con Sony e la mossa di approfittare di un momento storico così importante non è affatto male, ma resta da vedere dove si posizioneranno le APU del futuro in confronto a PS4. AMD andrà subito “oltre” PlayStation 4 oppure pazienterà un po’? PC & MULTIMEDIA Reuters: Intel sarebbe vicina all’accordo con un big del mondo mobile Intel fabbricherà chip custom per Apple? Nessuna conferma, ma il contratto sarebbe vantaggioso per entrambe I di Paolo CENTOFANTI ntel fatica a entrare nel florido mercato dei processori per dispositivi mobile, dominato dall’architettura ARM, e sarebbe al lavoro per entrarci dalla porta di servizio. L’idea è aprire le proprie fabbriche ad altre aziende per la produzione di processori custom. Nelle scorse settimane Intel ha stretto un accordo con Altera torna al sommario per la produzione di chip utilizzando il suo processo 3D a 14 nm, ma in un report pubblicato da Reuters, si viene a sapere che sarebbe vicino un accordo con un’altra importante azienda. Anche se non viene esplicitamente fatto il nome di Apple, Sunit Rikhi, vice presidente e general manager per la divisione custom foundry di Intel, ha dichiarato che l’azienda è pronta a lavorare per un potenziale grande cliente mobile. Apple e Intel avrebbero parlato di un possibile accordo di questo tipo nel corso del 2012, ma le due aziende non hanno commentato la notizia. Apple è da tempo alla ricerca di un modo per ridurre la propria dipendenza da Samsung che attualmente produce fisicamente i chip progettati a Cupertino per i dispositivi iOS. Uno dei più credibili candidati a prendere il ruolo di Samsung è stato fino ad oggi considerato TSMC, ma Intel avrebbe dalla sua la più sofisitcata tecnologia di produzione sul mercato. Ma quanto è credibile che Intel si metta di punto in bianco a produrre processori ARM per Apple? Se un contratto di questo tipo da un lato sarebbe estremamente vantaggioso a livello commerciale per Intel, dall’altro suonerebbe come una sonora sconfitta per la strategia mobile di Intel. Nonostante la rapida crescita del mercato dei Solid State Disk, quello degli hard disk magnetici rimane sempre un settore di cruciale importanza per i produttori. La richiesta di spazio aumenta di giorno in giorno e col diffondersi di tutte le soluzioni cloud-based, il fenomeno è destinato ad assumere dimensioni ancor maggiori. Nei giorni scorsi HGST, che sta per Hitachi Global Storage Technologies (ormai inglobata da Western Digital), ha annunciato di aver messo a punto due nuove tecnologie che garantiranno ai produttori di sviluppare hard disk magnetici dalle capacità - almeno - doppie rispetto a quelle massime attuali. Grazie alle specifiche Self-assembling molecules e nanoimprinting sarà possibile produrre isole magnetiche caratterizzate da una struttura grande soli 10 nanometri, ognuna delle quali con un’ampiezza pari a 50 atomi. Creando settori più piccoli si potrà dunque archiviare una quantità di dati maggiore; adottare tali tecnologie non dovrebbe essere nemmeno un’operazione dispendiosa e HGST garantisce che non ci vorranno ingenti investimenti per iniziare a operare in quest’ambito. I tempi comunque sembra che saranno ancora molto lunghi: Hitachi ipotizza infatti che queste tecnologie verranno adottate verso la fine del decennio... i sa ancora poco delle specifiche della PlayStation 4, ma AMD ha annunciato che quella installata all’interno della console next-gen Sony sarà senza ombra di dubbio l’APU (Accelerated Processing Unit) più potente e avanzata mai costruita. Proprio a causa dell’elevato potenziale della tecnologia sviluppata, AMD ha deciso di mettere in commercio una versione “depotenziata” dell’APU che sarà il cuore di PlayStation 4; il chip sarà ovviamente alleggerito della componente “custom” di Sony ma rappresenterà comunque la base di partenza per tutti i modelli top-digamma della terza generazione di APU dell’azienda, la quale garantirà una flessibilità mai vista prima (pro- Hitachi vuole raddoppiare la capacità degli hard disk estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 PC & MULTIMEDIA Già attivo nel nostro Paese il noto servizio di musica in streaming Rdio in Italia, prova gratis per 6 mesi Offre un catalogo di ben 18 milioni di brani, funziona su PC e smartphone di Emanuele Villa S 20’’ Full HD e touch, può essere usato con le dita o con il pennino: questo il biglietto da visita del nuovo monitor Sharp di Emanuele VILLA con le app dedicate per Mac e Windows e può vantare alcune esclusive di un certo calibro tra i servizi di streaming come l’intero catalogo dei Pink Floyd. Come Deezer, Rdio consente di creare una propria collezione di artisti e album preferiti, ascoltare radio personalizzate a partire da un’artista, realizzare e condividere playlist e pone l’accento sull’aspetto social con l’integrazione con Facebook e Twitter. Per aprire un account gratuito, basta andare all’indirizzo www.rdio.com PC & MULTIMEDIA Eizo introduce una gamma di monitor per uffici e home-office Più relax con i monitor Eizo flicker-free Tecnologie avanzate permettono di ridurre i consumi e di salvare la vista di Emanuele Villa E izo espande la propria linea di monitor EcoView con cinque nuovi innesti, da 23 a 27 pollici di diagonale, due con tecnologia TN e tre IPS. Si tratta di monitor decisamente interessanti, ma non tanto per le specifiche tecniche (parliamo comunque di monitor torna al sommario che arrivano, nella versione da 27’’, a 2560x1440 pixel, con 1000:1 di contrasto dichiarato e 5ms di latenza), quanto piuttosto per una serie di tecnologie dedicate alla riduzione dei consumi, ma anche a rendere la visione meno affaticante possibile. Ecco perché sono prodotti dedicati principalmente a un contesto d’ufficio o di home-office, laddove fissare il monitor per molto tempo è purtroppo una costante. Si parte dal sensore di luminosità e dalle infinite possibilità di regolazione, ma senza dimenticare il sensore di presenza, che spegne il monitor quando non c’è nessuno davanti. In realtà, la novità più significativa è volta non tanto a ridurre i consumi quanto a non affaticare la vista: il sistema di retroilluminazione EyeCare. Il sistema di Eizo va a correggere una caratteristica/difetto molto comune nei monitor LCD retroilluminati a LED, che infatti inseriscono delle brevi pause nell’illuminazione quando viene ridotta l’intensità luminosa. In pratica, quando si abbassa la luminosità, si può notare un certo sfarfallio d’immagine, che alla lunga può procurare anche qualche mal di testa di troppo; sicuramente affatica la vista. Il sistema EyeCare di Eizo, regolando istante per istante la retroilluminazione, li renderebbe esenti da questo difetto, a meno che non si impieghi una delle modalità di retroilluminazione “minima”, nella quale EyeCare non si attiva. In attesa di notizie circa la commercializzazione italiana. Sharp ha annunciato il lancio europeo (Italia inclusa) di un monitor da 20’’ touchscreen (con sensibilità su 10 punti) pensato appositamente per l’utilizzo con Windows 8. Il nome del modello è LL-S201A, ha una risoluzione di 1920x1080 punti, offre un rapporto di contrasto (dichiarato) di 3.000:1 e può essere impiegato, oltre che con le dita, anche col pratico pennino fornito in dotazione (con punta da 2mm). Sempre per quanto concerne le caratteristiche tecniche, LL-S201A offre un tempo di risposta di 5 ms, ha speaker integrati e, per quanto riguarda le connessioni, ingressi HDMI e DisplayPort. Dal punto di vista delle potenziali applicazioni, Sharp ha pensato LL-S201A non solo per utilizzo domestico: secondo l’azienda, il monitor può essere usato dai retailer per presentazioni interattive o come sistema di informazioni in punto vendita, ma funziona bene anche in classe, magari insieme al display BIG PAD di Sharp: in pratica, mentre l’alunno scrive su quest’ultimo, l’insegnante può fare correzioni e aggiungere note sul monitor. Il prodotto sarà disponibile nei negozi nel mese di marzo. i arricchisce l’offerta di servizi di streaming di musica in Italia con l’arrivo di Rdio, l’ultimo “big” che mancava all’appello nel nostro Paese. La formula è la solita: un catalogo di milioni di brani (18 quelli vantati da Rdio), riproducibili a volontà con piani gratuiti o a pagamento. L’offerta gratuita (senza pubblicità!) vale per i nuovi iscritti per la durata di 6 mesi, alla fine dei quali sarà possibile scegliere tra un abbonamento da 4.99 euro al mese per l’ascolto su PC, oppure quello da 9.99 euro che dà la possibilità di utilizzare anche le app per tablet e smartphone oltre che di alcuni media streamer come i sistemi Sonos. Rdio, servizio creato dai fondatori di Skype, è utilizzabile sia via Web che Sharp lancia un monitor touch per Windows 8 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 GAME & MOVIE Ubisoft ha pubblicato su YouTube il primo trailer del nuovo capitolo della saga di Assassin’s Creed È ufficiale: Assassin’s Creed IV arriverà il 29/10 L’ambientazione cambia ancora, la storia si svolge nel mar dei Caraibi. Novità anche per il gameplay Game & movie NVIDIA: PS4 supporterà PhysX e Apex NVIDIA ha annunciato il supporto per la PlayStation 4 dei kit di sviluppo software PhysX e APEX. A tal proposito, Mike Skolones, product manager per PhysX, ha dichiarato: “ Grazie al supporto di PhysX e APEX per la PlayStation 4, gli utenti potranno attendersi giochi significativamente migliori”. Le tecnologie Physx e Apex, largamente impiegate nei videogiochi di ultima generazione, consentono di realizzare ambienti interattivi di forte impatto visivo e vengono impiegate dagli sviluppatori per la “collision detection”, oltre che per la realizzazione di corpi rigidi, fluidi, particelle e molto altro. Per maggiori informazioni, rimandiamo alle pagine del sito NVIDIA: PhysX, Apex. opo le indiscrezioni rubate, arrivano l’ufficialità della data di lancio (29 ottobre 2013) e il primo trailer per Assassin’s Creed IV: Black Flag. L’ambientazione cambia ancora una volta: se l’epoca è di poco precedente a quella di Assassin’s Creed III, il grosso della storia sembra che si svolgerà sul mare dei Caraibi a bordo di vascelli pirata, dove interpreteremo l’assassino Edward Kenway, padre di Haytham Kenway e quindi nonno di Connor, il protagonista dell’episodio precedente. Questa la sinossi ufficiale: “Corre l’anno 1715. I Caraibi sono sotto il controllo dei pirati che hanno fondato una vera e propria repubblica, priva però di qualsiasi legge. Assassin’s Creed IV Black torna al sommario Flag introduce il giovane Edward Kenway. Pirata, capitano e Assassino, Edward ha intrapreso una lotta per conquistare la gloria che gli ha fatto guadagnare il rispetto di vere leggende dei mari come il pirata Barbanera, ma lo ha anche trascinato nell’antico conflitto tra Assassini e Templari: una guerra che potrebbe distruggere tutto ciò che i pirati hanno ottenuto”. Al di là dell’ambientazione, anche il gameplay offrirà diverse novità e in particolare Black Flag integrerà un vero e proprio ambiente open world liberamente esplorabile nella sua interezza. Il sistema di crescita del personaggio e della propria nave farà sì che inizialmente alcune aree saranno troppo difficili da raggiungere, ma per il resto il giocatore potrà muoversi come vorrà e il mondo sarà caratterizzato da eventi casuali durante l’esplorazione. Ci si imbatterà in vascelli nemici da combattere, mercantili, ma ci sarà anche Assassin’s Creed IV: trailer la caccia alle balene. Il passaggio dalla navigazione alla terra ferma, inoltre, non patori hanno espresso l’intenzione sarà più spezzettato da filmati di in- di ridare slancio alle missioni stealtermezzo ma, per esempio, il perso- th. Assassin’s Creed IV uscirà in naggio potrà tuffarsi in mare e ini- Europa il 1 novembre per l’attuale ziare a esplorare l’ambiente marino generazione di console, ma è stata circostante in modo immediato con ufficialmente confermata la versiola possibilità anche di combattere ne per PlayStation 4, per la quale al momento non c’è una data ufficiale sott’acqua. Sceso a terra, le meccaniche di gioco di uscita mancando ancora dettagli saranno più o meno simili a quelle sulla disponibilità della nuova condei titoli precedenti, ma gli svilup- sole Sony. GAME & MOVIE La tecnologia TressFX di AMD offre capelli più naturali nei videogiochi Capelli naturali e realistici, ci pensa AMD TressFX è realizzato in linguaggio DirectCompute e richiede DirectX 11 di Roberto pezzali U na delle difficoltà maggiori per gli sviluppatori di videogame è realizzare capigliature realistiche e che reagiscano in modo naturale agli eventi atmosferici e alle azioni di gioco. Non per niente quando Nintendo inventò il primo Mario, gli mise un berretto in testa: realizzare dei capelli e renderli realistici era troppo difficile. Ovvia- mente da allora sono stati fatti passi da gigante, ma i capelli rimangono sempre una delle difficoltà maggiori. Ovviamente sono stati fatti passi da gigante, ma realizzare i capelli rimane sempre una delle difficoltà maggiori: si muovono indipendentemente uno dall’altro, sono finissimi e non possono essere trattati come un unico blocco, pena una riduzione di realismo dell’intera figura. Per risolvere il problema, AMD ha sviluppato la tecnologia TressFX Hair, utilizzata per il nuovo capitolo di Tomb Raider. Per rendere il tutto il più realistico e naturale possibile, AMD ha lavorato a stretto contatto con Crystal Dynamics (sviluppatore del gioco). TressFX, realizzato in linguaggio DirectCompute, funziona con qualsiasi scheda video DirectX 11, ma per sfruttarla al meglio, il produttore suggerisce una scheda della famiglia AMD Radeon HD 7000. TressFX riesce a gestire in modo indipendente ogni ciocca di capelli, reagendo in tempo reale alla forza di gravità, alla forza e alla direzione del vento, oltre che al movimento del capo (nella fattispecie, quello di Lara Croft). Inoltre, la tecnologia di collision detection impedisce che superfici solide trapassino i capelli, come il viso, il corpo o i vestiti, assicurando la massima naturalezza. D di Paolo CENTOFANTI estratto da dday.it Green Throttle lancia Atlas e Arena, un controller con app dedicata, che trasforma il Kindle Fire HD in una console giochi di Giuseppe LANDOLFI Green Throttle Games ha presentato Atlas, un controller per il gaming simile a quello della Xbox 360, che trasforma il Kindle Fire HD, e potenzialmente qualsiasi tablet e smartphone Android dotato di uscita HDMI, in una console casalinga. Basta collegare il tablet al TV e, grazie ad Arena, l’app dedicata di Green Throttle, sarà possibile acquistare e giocare in HD i titoli realizzati per il controller, anche in multiplayer, fino a 4 giocatori contemporaneamente. Atlas è venduto su Amazon a 39,95$. La sfida ad OUYA è lanciata, ma c’è moltissima strada da fare: la prima console Android infatti costa 99$, meno dell’accoppiata Atlas + Kindle Fire HD ed ha già dalla sua una notevole comunità di sviluppatori. Qualora Green Throttle dovesse estendere la compatibilità della propria piattaforma ad altri dispositivi Android (si parla già di Galaxy S3 e Galaxy Tab entro il prossimo mese), allora sì che questa soluzione diventerebbe molto, ma molto più interessante. torna al sommario GAME & MOVIE Emergono da Seattle alcune indiscrezioni sull’attesissima nuova Xbox Nuova Xbox forse non avrà il Blu-ray Confermata la presentazione all’E3 di Los Angeles, in vendita a fine anno? D di Roberto PEZZALI al FY2014 di Seattle, evento che Microsoft tiene tutti gli anni per mostrare a partner e stampa quali saranno le novità che arriveranno durante l’anno, sono arrivate alcune indiscrezioni che riguardano la nuova Xbox. Alcune fonti hanno suggerito al magazine Gaming Capacity che, contrariamente rispetto a quanto ci si aspettava, sulla console non ci sarà alcun drive Blu-ray. Le voci che volevano la disponibilità della nuova console a fine anno non trovano ancora conferme, pare infatti che non sia ancora stata definita la data ufficiale di uscita sul mercato. La nuova Xbox avrà una potenza di tre volte superiore a quella attuale, verrà venduta in due versioni, Arcade con disco da 320 GB e Pro con disco da 500 GB e per chi vuo- le un disco più capiente ci sarà il disco esterno da 1 Terabyte. Al momento per Xbox 720, se questo sarà il nome, non è stato ancora svelato il design: tutte le demo sono state svolte con una console nascosta nel case di una Xbox 360 slim. Le specifiche tecniche sono invece confermate: CPU AMD a otto core x64 1.6GHz, GPU Direct3d 11.x a e 8GB di DDR3 RAM. La scelta di non utilizzare un Blu-ray, come abbiamo già detto anche altre volte, potrebbe essere sensata: coloro che hanno l’esigenza di riprodurre film hanno già in casa un lettore, e Microsoft probabilmente ha bisogno di un formato che la metta al riparo dal problema pirateria. GAME & MOVIE I server non erano pronti per accogliere la massa di giocatori al lancio SimCity: lancio disastroso a causa del DRM Il DRM costringe gli utenti a essere online, ma i server non ce la fanno B di Paolo CENTOFANTI rutta esperienza per i primi giocatori del nuovissimo SimCity e una lezione da imparare per Electronic Arts che sembra aver sbagliato qualcosa nel lancio del gioco. Tutto nasce dal nuovo DRM e dal sistema di gioc, che richiede per poter caricare SimCity (come in molti altri giochi) di essere costantemente online. Se il collegamento ai server Origin viene interrotto si viene automaticamente buttati fuori dalla partita. Una situazione seccante che in condizioni normali non dovrebbe arrecare troppi disturbi, ma quello che è successo è che i server di Electronic Arts non erano pronti a sopportare il carico generato dall’arrivo dei primi giocatori, con il risultato che diversi utenti si sono ritrovati di fatto impossibilitati a giocare a causa delle continue interruzioni e difficoltà di accesso al gioco. EA ha tentato di correre ai ripari predisponendo l’aggiunta di altri server, ma nel frattempo ha pensato di alleviare la situazione disabilitando delle funzionalità che creavano ulteriore carico sulla rete: il risultato è che i problemi di connessioni sono rimasti, e chi riesce ad accedere al gioco si è ritrovato un’esperienza di gioco diversa. Una situazione che la software house assicura affligge una piccola parte del pubblico, ma Amazon.com, per esempio, in seguito alle lamentele dei suoi clienti, ha stoppato le vendite online del gioco negli Stati Uniti (in Italia il gioco è ancora disponibile). Qui il comunicato ufficiale dell’azienda. Con App e controller il Kindle diventa una console n.65 / 12 marzo 2013 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST La prova completa dello smartphone top di gamma Sony, che sfoggia un nuovo design ricco di personalità Sony Xperia Z: la rivoluzione Sony inizia da qui Ampio schermo Full HD, Bravia Engine 2, corpo waterproof e fotocamera da 13 MP con video HDR Un design tutto nuovo Sony ha rivisto ancora una volta la linea dei suoi smartphone: l’azienda è ancora alla ricerca di un’identità da questo punto di vista, anche se ovviamente non è facile fare qualcosa di unico. Con Xperia Z è stato fatto in ogni caso un grande passo avanti: il particolare tasto di accensione e sblocco, abilmente posizionato al livello del pollice, vuole essere un tratto distintivo che lo accomuna agli altri smartphone della serie Xperia. Sony ha lavorato davvero bene dal punto di vista del design: Xperia Z è molto squadrato ma anche molto sottile, con una superficie posteriore composta da un unico strato di vetro rinforzato innestato anche sottoforma di piccole strisce anche sul profilo. La robustezza è notevole: la scocca è progettata per resistere ai graffi e alla polvere ed effettivamente abbiamo verificato che tiene abbastanza bene. Sul nostro esemplare, bianco, numeri si fanno con la fascia bassa e media, il brand e i profitti si costruiscono con i terminali di fascia alta. Sony affila la spada e si prepara alla guerra più difficile mettendo in campo Xperia Z, il nuovo top di gamma “all inclusive” presentato a Las Vegas e arrivato in questi giorni nei negozi italiani a 649 euro. Xperia Z è una pietra sugli errori del passato: è vero che conta molto l’esperienza d’uso ma è anche vero che, in fase di acquisto, molti acquirenti guardano ancora ai dati dichiarati dalla casa e i precedenti top di gamma non riuscivano certo a competere caratteristica su caratteristica con avversari del calibro di Galaxy S III o HTC One. Xperia Z, che abbiamo provato in questi giorni, è diverso: Sony non ha fatto alcun sacrificio e ha messo in questo smartphone tutto quello che poteva inserire. Unico rammarico, il timing: Sony avrebbe potuto attendere qualche settimana in più per inserire un processore ancora più veloce, come lo Snapdragon 600. In realtà, però, la scelta di utilizzare come cuore uno Snapdragon S4 Pro si è rivelata eccellente, poiché siamo sempre ai vertici della categoria. Oltre al processore, sono cinque gli elementi portanti del nuovo Z: una scocca waterproof e dustproof realizzata in poliammide di fibra di vetro, frontale e posteriore, uno schermo da 5” Full HD con Bravia Engine 2, una fotocamera con sensore evoluto Exmor RS da 13 MP in grado di riprendere anche video HDR, la connessione LTE e un sistema operativo Android 4.1.2 perfezionato con ampie evoluzioni dal punto di vista della multimedialità. torna al sommario I di Roberto PEZZALI qualche piccolo graffio dovuto al normale uso è praticamente invisibile a occhio nudo. La scocca di Xperia Z è poi completamente sigillata: resiste fino a 30 minuti immersa nell’acqua, una caratteristica questa abbastanza comoda che toglie ai possessori qualche preoccupazione di troppo. Per raggiungere questo obiettivo Sony ha chiuso ogni fessura, inclusa quella del jack cuffie, con piccoli sportellini plastici dotati di una minuscola guarnizione. Soluzione obbligatoria, ma si potrebbero sollevare dubbi sulla effettiva durata nel tempo di questi sportelli e delle guarnizioni, soprattutto quello delle cuffie e il micro USB. C’è da dire che, comunque, Sony ha un ottimo nome in termini di affidabilità e durata dei dispositivi. Nascosti nella scocca, sempre sotto altri sportellini, troviamo lo slot per la SIM e quelli per la connessione microUSB e per la card di espansione. Sony ha sicuramente fatto un buonissimo lavoro a livello di design, ma dal punto di vista delle scelte progettuali e costruttive poteva sicuramente fare di più: qualche soluzione infatti è abbastanza paradossale, ci riferiamo ad esempio all’inserimento dell’altoparlante nella parte bassa a sinistra. È vero che quasi nessuno usa lo speaker integrato, che spesso e volentieri è di infima qualità, ma il posizionamento scelto da Sony fa in modo che, una volta impugnato l’Xperia Z con la destra, lo speaker venga completamente coperto dal palmo e quindi zittito: addio chiamate in vivavoce. Manca all’appello, poi, un tasto di scatto per la fotocamera e gli stessi tasti volume sono posizionati nella zona bassa, praticamente irraggiungibili senza cambiare impugnatura. In dotazione con Xperia Z troviamo una coppia di auricolari di ottima qualità. Display con ottimi colori ma carente sul nero Processore Bravia Engine di seconda generazione, 5” di diagonale e risoluzione Full HD: Sony ha voluto inserire su Xperia Z uno schermo di altissimo livello per godere della miglior resa in ambito video e foto. Il risultato però non è perfetto: lo schermo da una parte offre una risoluzione stupefacente, ma dall’altra soffre un po’ per la mancanza di nero e di contrasto. L’angolo segue a pagina 22 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Sony Xperia Z foto e navigare in 3G o LTE non si superano le classiche 12 ore. segue Da pagina 21 Android non è stato stravolto Super velocità e tante funzioni Sotto la scocca Sony ha fatto un lavoro davvero perfetto: il processore Snapdragon S4 Pro è ve- di visione non è eccellente, ma questo a nostro parere è un punto a favore: come in ogni personal device è sempre meglio impedire a chi sta seduto a fianco di farsi gli affari nostri. La luminosità è abbastanza buona, anche all’aperto, mentre l’uniformità non è eccezionale: Xperia Z tende ad essere più luminoso nella parte superiore, cosa che comunque si nota solo se lo usiamo completamente al buio. Situazione, invece, diversa con una forte luce sullo schermo: il reticolo del touchscreen non è proprio invisibile e a seconda di come incliniamo lo smartphone potrebbe risultare leggermente visibile. Tornando alla resa, provata con video e foto, dobbiamo comunque dire che è davvero superfluo parlare di risoluzione: siamo arrivati al “no pixel”, ovvero a un livello dove i pixel proprio non si vedono. Bravia Engine 2 fa poi il suo buon lavoro: aumenta leggermente la saturazione e applica una leggera maschera di contrasto che fa apparire tutto leggermente più definitivo. Sony ha voluto realizzare un dispositivo sottilissimo e grande e per riuscirci ha utilizzato la tecnologia Opticontrast dei TV, che elimina il gap tra vetro frontale e pannello. Il vantaggio della soluzione è ovviamente lo spessore ridotto e la sensazione di toccare proprio lo schermo, tuttavia può capitare in qualche applicazione (ad esempio Note) di veder comparire le classiche macchie da pressione LCD quando si preme un po’ forte o si simula una torsione. Nulla di preoccupante, sia chiaro, ma l’effetto potrebbe spaventare. torna al sommario La comoda tastiera La funzione DLNA locissimo e con 2 GB di RAM a supporto lo smartphone reagisce a ogni situazione con una latenza pressoché minima. Xperia Z è molto reattivo, fluido da usare e riesce a gestire il display Full HD senza la minima difficoltà. Sony ha inserito in Xperia Z tutto il suo know how tecnologico e lo ha farcito con le tecnologie più avanzate: tramite NFC, ad esempio, si possono attivare i tag per caricare profili personalizzati oppure si possono stabilire con il solo tocco relazioni tra dispositivi. Ci riferiamo, ad esempio, alla possibilità di accoppiare docking audio e cuffie semplicemente appoggiando lo smartphone sulla zona sensibile, oppure alla funzionalità di mirroring dello schermo tramite Miracast sui TV che sono compatibili. Xperia Z è compatibile anche Mirrorlink: si può collegare alle autovetture predisposte o alle autoradio Sony più evoluto per trasferire il controllo delle applicazioni al sistema di car entertainment. Eccellente anche l’autonomia: grazie alla funzionalità Stamina della batteria si riescono anche a raggiungere i due giorni interi di autonomia con un uso standard. Stamina non è una particolare batteria, ma una ottimizzazione software che spegne alcune funzioni di comunicazione quando lo schermo è bloccato. Il software è, però, molto flessibile nella configurazione: si possono, ad esempio, escludere dallo spegnimento applicazioni come Whatsapp che richiedono una connessione dati perenne. È bene, comunque, dire che Stamina non fa miracoli: se uno passa il tempo a giocare, scattare Foto e video: si può fare di meglio Sony fa debuttare su Xperia Z il suo nuovo sensore Exmor RS, un sensore particolare che Sony aveva presentato lo scorso anno e che ha dovuto modificare strada facendo. Inizialmente l’Exmor RS doveva essere un sensore di tipo RGBW, un sensore quindi con pixel bianco per aumentare la resa luminosa, ma successivamente per problemi prestazionali questo pixel è stato sacrificato e quindi si è tornati a un classico sensore RGB, identico tranne nelle dimensioni a quello usato quindi sulle normali fotocamere. Il nome stesso, Exmor RS, ci indica due del- Sony Xperia Z Hands-on sul nuovo top di gamma Sony segue a pagina 23 Le Micro app Sony non ha mai stravolto i sistemi operativi dei suoi smartphone, ma ha sempre applicato piccole modifiche ad Android: nel caso dell’Xperia Z a bordo troviamo Android 4.1.2 con una interfaccia leggermente modificata e qualche piccola miglioria. Il software funziona bene, molto fluido e immediato soprattutto nel browser e anche completo per le possibilità operative. Sony ha curato molto la parte di condivisione dei contenuti, così come è stata molto attenta alla sezione social. Simpatiche anche le “piccole app”, widget che possiamo richiamare in solo due passaggi che richiamano funzioni utili come la calcolatrice o le note. Non mancano poi le classiche applicazioni Sony come il Walkman audio player, anche lui facile, immediato e completo. Non mancano tutte le app dell’universo Sony, così come è presente un’ottima sezione per la condivisione dei contenuti dallo smartphone ad altri dispositivi e viceversa, tutto basato sul protocollo DLNA. Purtroppo lo smartphone non ha all’interno molti codec: molti filmati richiedono player esterni da scaricare dal Play Store. Sono presenti preinstallati sullo smartphone alcune app di terze parti come il client per il collegamento Exchange ai server di posta aziendali, la security suite di McAfee e una versione completa di QuickOffice. Ottima la tastiera per la digitazione. estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Sony Xperia Z segue Da pagina 22 La compressione di Android e la maschera di contrasto di Sony compromettono la qualità finale delle foto e la bontà dell’accoppiata ottica/sensore torna al sommario le qualità di questo nuovo sensore fotografico da 13 Megapixel: R sta per “Rear” e indica che è un sensore di tipo BSI, BackSide Illuminated, mentre S sta per “Stacked”. È un sensore molto particolare perché nasconde tutta la parte elettronica dietro gli elementi sensibili alla luce che coprono quindi tutta la superficie del sensore con un livello di efficienza elevatissimo. Questo particolare sensore, grazie a un nuovo processore abbinato, riesce non solo a scattare fotografie in HDR, ma riesce anche a riprendere video con tecnologia High Dynamic Range. L’HDR, tecnica utilizzata spesso in ambito fotografico prevede la somma di più foto scattate a diversa esposizione per aumentare la gamma dinamica di una foto anche a livelli “innaturali”. A proposito abbiamo pubblicato una guida molto dettagliata relativo all’HDR che consigliamo di leggere per capire meglio quali siano applicazioni e risultati. Sony si spinge, però, oltre come abbiamo detto e applica l’HDR anche al video: una soluzione questa che permette riprese in controluce o in situazioni molto particolari senza sacrificare dettagli in primo piano, nelle ombre e sullo sfondo. Per riprendere video in HDR il sensore Sony lavora in modo molto particolare: una riga di pixel del sensore riprende il video sottoesposto e una riga invece riprende il video sovraesposto. Il lavoro di fatica viene, poi, fatto dal processore: unisce le due righe creandone una con esposizione corretta ma gamma dinamica più ampia. Purtroppo questa funzione risulta essere più utile nelle riprese di giorno in controluce Una carrellata di immagini cliccabili realizzate con il Sony Xperia Z che nelle riprese di panorami notturni: questa clip mette in luce l’eccessivo rumore video che viene generato quando si usa l’HDR con poca luce, qui invece un video in HDR alla luce del sole. Xperia Z si comporta bene anche dal punto di vista fotografico: l’interfaccia ricalca quella delle Cybershot e le opzioni disponibili sono davvero tante. L’utente può controllare quasi tutti i parametri di scatto, scegliere le modalità dell’esposimetro e del motore di messa a fuoco e cambiare sensibilità, scena, velocità di scatto e tanto altro ancora. Purtroppo non è possibile variare il livello di compressione e soprattutto la maschera di contrasto, e questo è uno dei limiti più grandi: Android comprime troppo le foto e spesso questa compressione vanifica l’eccellente lavoro fatto dalla coppia ottica/sensore Sony, e Sony stessa ha applicato una fortissima maschera di contrasto che mangia il dettaglio di tutte le foto se visualizzate al 100%. Del reparto fotografico abbiamo apprezzato soprattutto la modalità Automatica: sbaglia davvero poco e interpreta la scena quasi sempre in modo corretto, motivo per il quale ci sentiamo di suggerire questa modalità per quasi tutti gli scatti. Un buon telefono che Sony deve supportare e aiutare Sony ha fatto un buon lavoro con Xperia Z: partendo dal design per ar- rivare al reparto fotografico, Xperia Z non delude. Come avrete potuto leggere non tutto è perfetto e ci sono ancora margini di miglioramento, ma questo smartphone ha comunque le carte in regola per essere considerato un top di gamma. Sony non deve, però, abbandonarlo: non solo deve garantire aggiornamenti software, accessori e nuove funzionalità ma deve anche trattarlo da “re” per almeno un anno. Sono troppi i top di gamma Sony che sono caduti dal trono dopo pochi mesi, dall’Xperia S per arrivare all’Xperia Ion e all’Xperia T e V, smartphone ottimi ma che nella testa (e nei cuori) della gente hanno avuto vita breve. Xperia Z ha tutto quello che serve per piacere e per distinguersi, ma chi investe 649 euro dev’essere sicuro che per almeno un anno il miglior smartphone della famiglia Xperia sia lo Z. estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Nokia punta a conquistare i più giovani e una fetta più ampia di mercato puntando sull’equilibrio prezzo/prestazioni Nokia Lumia 620, il Windows Phone 8 per tutti L’esperienza di utilizzo di Windows Phone 8 in un terminale giovane, completo e che non costa molto I prodotti che fanno parlare sono sempre i top di gamma, ma la fascia media ed entry level non va trascurata. È vero che spesso in questo segmento c’è un appiattimento mostruoso dell’offerta e per lo più la qualità è una chimera, ma non mancano proposte interessanti. Windows Phone 8 in particolare in questa fascia ha tutte le carte in regola per uscire dalla nicchia in cui si trova con prodotti come il Nokia Lumia 620 di cui vi parliamo in questo articolo. Windows Phone ha il pregio di offrire una buona esperienza di utilizzo anche senza hardware particolarmente potente e la sua interfaccia grafica ben si adatta anche a schermi di piccole dimensioni. Il Lumia 620 di Nokia è un modello di fascia media, 249 euro di listino, si presenta con un look semplice ma giovane, un hardware tutto sommato ben bilanciato e a cui alla fine non manca nulla. Vediamo come si comporta. C’è tutto quello che serve Il Lumia 620 è costruito intorno a un display LCD da 3.8 pollici con risoluzione di 800x480 pixel con filtro ClearBlack. Ci troviamo più o meno dalle parti del Lumia 610 dello scorso anno come classe di dispositivo, ma il Lumia 620 appare più indovinato a livello di design, mentre per quanto riguarda le caratteristiche tecniche non manca un deciso upgrade. Il processore è un Qualcomm Snapdragon S4 dual core da 1 GHz, ci sono NFC e connettività HSPA+ a 21 Mbit/s e arriva la fotocamera frontale seppure solo VGA. Sul fronte dei risparmi abbiamo invece una fotocamera posteriore da 5 Megapixel e la batteria, però removibile, è da 1300 mAh. La memoria integrata è invece da 8 GB. Il design è contraddistinto dal guscio intercambiabile che avvolge tutto lo smartphone, disponibile in diversi colori sgargianti come il verde, il giallo, l’arancione. Le cover sono realizzate con un particolare processo che vede uno strato di un colore sul quale è innestato un profilo lucido od opaco. I tasti sotto la cornice sono a sfioramento e c’è il pulsante di scatto dedicato. Alcune scelte, però, non ci convincono del tutto. Per rimuovere la cover occorre premere sull’obiettivo della fotocamera, ad esempio, e la disposizione dei vari slot interni è un po’ complicata: l’alloggio della scheda microSD è costituito da uno sportellino metallico ribaltabile, quello della microSIM è un cassettino estraibile nascosto su una parete dell’alloggio della batteria. Soluzioni poco pratiche, ma è anche vero che possibilmente ci avremo a che fare una volta sola. Per quanto riguarda le cover invece, va detto che possono essere cambiate al volo anche senza spegnere il telefono. Poco da invidiare ai modelli superiori Il Lumia 620 dal punto di vista software è un puro telefono Windows Phone 8 con la solita dotazione di app esclusive di Nokia. Pre-installate troviamo, infatti, l’app di realtà aumentata Nokia City Live, il navigatore Nokia Drive+, Nokia Mappe, Nokia Musica, l’editor fotografico Studio Creativo e l’utility di importazione dei di Paolo CENTOFANTI torna al sommario dati Transfer my data. Tutte le app che sfruttano la piattaforma di geolocalizzazione HERE sono state ora raccolte, come annunciato durante il Mobile World Congress, sotto lo stesso brand. A ciò si aggiungono i camera lens foto smart, effetto cinema e panorama. Da questo punto di vista, l’esperienza di utilizzo non è poi così diversa dai modelli di fascia più alta, quindi: tutte le funzionalità sono qui, compresa quella di realtà aumentata. Per il Lumia 620, il fatto che non ci sia alcuna sorpresa, è il vero punto di forza. Veloce e ben bilanciato La fotocamera, però... Windows Phone 8 sul Lumia 620 viaggia veloce e fluido esattamente come sui modelli superiori. Il processore dual core, seppure da 1 GHz, è più che sufficiente per garantire una buona riserva di potenza in quasi tutte le operazioni e la memoria sufficiente a gestire le operazioni più comuni. Ascoltare musica in streaming, con navigatore GPS attivato ad esempio, non crea particolari rallentamenti al sistema che rimane veloce e responsivo. Il display non offre un angolo di visione tra i più ampi, ma i colori sono brillanti e la tecnologia ClearBlack offre un buon rapporto di contrasto nella maggior parte delle condizioni di illuminazione. Anche la risoluzione è tutto sommato adeguata alle dimensioni del display. Solo nello scrolling veloce abbiamo notato quasi una specie di “spettinamento” delle immagini, forse segue a pagina 25 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Nokia Lumia 620 segue Da pagina 24 MOBILE iPhone 5S già ad agosto? Secondo iMore, che è stato il primo sito lo scorso anno a parlare del cambio di connettore da parte di Apple, il nuovo iPhone e il nuovo iPad Mini potrebbero essere anticipati. L’unica vera novità del nuovo iPhone 5S sarebbe però iOS 7, perché lo smartphone rimarrebbe sostanzialmente simile all’attuale iPhone 5. Apple infatti ha sempre tenuto invariate per almeno due anni le linee dei suoi smartphone proprio perché la scelta dei materiali e tutto il processo produttivo richiedono investimenti che non sono facili da ammortizzare come nel caso di stampi plastici. Il nuovo iPhone 5S sarebbe quindi un iPhone 5 con una fotocamera migliore, un processore un po’ più veloce e forse il nuovo modem multibanda prodotto da Qualcomm. torna al sommario Due foto (cliccabili) che evidenziano la qualità appena sufficiente della fotocamera del Lumia 620 stand-by, però, sembra consumare più della media: lasciandolo acceso di notte dopo una giornata di utilizzo lo abbiamo sempre ritrovato completamente scarico e spento il mattino seguente. Chi si accontenta gode Nel complesso il Lumia 620 è uno smartphone che offre un buon rapporto qualità/prezzo. Fatta eccezione per la fotocamera, l’esperienza d’uso non è troppo lontana da quella dei modelli superiori, le funzionalità sono complete e il sistema operativo offre un’interfaccia sempre fluida e reattiva. La dotazione è completata dall’NFC, che prima o poi tornerà utile, e il design è molto piacevole. Resta la carenza cronica di molte applicazioni di grido sullo store Microsoft, ma se siamo disposti a chiudere un occhio su questo, il Lumia 620 è un prodotto che permette di fare tutto quello che si chiede a uno smartphone a un prezzo senza contratto telefonico piuttosto interessante. Se non ci interessa l’NFC e ci va bene anche un design più tradizionale, vale la pena prendere in considerazione anche l’imminente Lumia 520 che costerà almeno 50 euro in meno. MOBILE Se messo in commercio, potrebbe costare 49 dollari Embrace+, il bracciale smart Si illumina con diversi colori a seconda della notifica di Emanuele Villa partito su Kickstarter il progetto Embrace+, un braccialetto smart dedicato a chi vuole avere sempre sotto controllo le notifiche del proprio smartphone, anche quando è in tasca, in borsa o, in generale, lontano dalla vista. Il progetto nasce dal fatto che, quando il telefono è in tasca, non riusciamo a capire “al volo” quale app sta impiegando il servizio notifiche: se un SMS, un messaggio su Skype, su Facebook, una notizia, ecc. Potrebbe essere una cosa importante o di pochissimo conto: in ogni caso, se ci accorgiamo della notifica (per via del suono o della vibrazione), siamo portati ad estrarre il telefono e leggere. Il braccialetto, illuminandosi, non solo attirerebbe l’attenzione con più efficacia, ma ci farebbe capire subito il tipo di notifica associata: il tutto passerebbe ovviamente attraverso un’app, utile per regolare l’intensità luminosa del braccialetto, quali notifiche associare a un colore e quali no, oltre alla possibilità di customizzare quest’ultimo a piacimento. In questo modo, il segnale del braccialetto sarebbe davvero inequivocabile. Il prezzo pensato dagli ideatori, a patto che il progetto vada in porto, è di 49 dollari. È Phone Strap 2 il più piccolo al mondo L’operatore giapponese Willcom ha presentato Phone Strap 2, quello che dichiara essere il telefono cellulare più piccolo e leggero al mondo. I dati che lo supportano sono eloquenti: Phone Strap 2 misura 32x70x10,7 mm e, a giudicare dalle dimensioni dei tasti, l’utilizzo da parte di un adulto potrebbe incontrare qualche difficoltà. Il display è da 1’’ di diagonale e i servizi supportati sono le telefonate e i messaggi di testo: fine. Fa lo stretto indispensabile ma è anche miniaturizzato: per questo la batteria assicura due ore di conversazione e 300 ore di stand-by, mentre l’antenna estraibile piacerà di sicuro ai nostalgici. dovuto al tempo di risposta del display, che diventa visibile specie con il testo bianco su fondo nero. L’altoparlante è molto piccolo e posto sul retro in una posizione, però, che è facile coprire o con la mano oppure lasciando il telefono su una superficie morbida come un divano o un cuscino. Il volume è in generale comunque sufficiente per la suoneria. La fotocamera da 5 Megapixel soffre di due problemi principali. Il sensore, a meno di condizioni di luce più che ideali, produce immagini poco dettagliate e piuttosto rumorose. A ciò si aggiunge una compressione JPEG davvero molto spinta che produce artefatti di compressione ben visibili già sul display dello smartphone. I due fattori combinati insieme fanno della fotocamera del Lumia 620 nulla di particolarmente esaltante e anzi potremmo dire che è uno degli aspetti meno convincenti di questo smartphone. Naturalmente per postare qualche foto su social network e condividere qualche momento divertente va più che bene, ma siamo molto lontani dalle prestazioni dei modelli superiori. Nota finale sulla batteria. Il Lumia 620 permette di arrivare senza attenzioni particolari fino a fine giornata con una singola carica. Quasi sempre siamo arrivati a sera con ben più di un terzo di carica ancora a disposizione. Lo estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Abbiamo provato l’hard disk Wi-Fi MiniStation Air di Buffalo perfetto per chi viaggia e ha bisogno di spazio sui device Buffalo MiniStation Air, l’hard disk con Wi-Fi Un dispositivo senz’altro interessante, anche se abbiamo riscontrato qualche criticità. Vediamo quali Sul lato del MiniStation Air è presente il tasto di accensione e un pulsante per l’AOSS che consente di “accoppiare” dispositivo e access point senza inserire manualmente nessun dato sul dispositivo. un adattatore USB (nella confezione è incluso il cavo, oltre a quello USB 3.0 - retrocompatibile con USB 2.0). Il Buffalo alla prova dei fatti Per poter sfruttare appieno il MiniStation Air è necessario utilizzare un’app, disponibile gratuitamente sia per iPhone e iPad che per Android. L’app consente di vedere in streaming i contenuti multimediali salvati nel disco, oppure scaricarli sul dispositivo per poterli rivedere in ogni momento. Nella versione per Android, inoltre, è possibile caricare contenuti dal dispositivo al disco, funzione che purtroppo manca nella versione iOS. Abbiamo testato il MiniStation Air con un iPhone 4S, sfruttando quindi l’app per iOS e caricando alcune foto e alcuni trailer in formato Quicktime sul disco. Il telefono è stato correttamente in grado di riprodurre filmati fino a 1080p, senza alcuna esitazione; il produttore certifica infatti il MiniStation Air per un utilizzo con 3 stream video contemporanei. Il problema sorge con formati video non supportati nativamente dall’iPhone; non è infatti possibile aprire i contenuti in altre applicazioni al di fuori del player nativo del telefono, né per lo streaming né per i contenuti salvati. Leggermente meno curata è invece la riproduzione delle immagini; è possibile avviare una presentazione automatica, oppure ingrandire e rimpicciolire le foto, tuttavia non è stranamente possibile ruotarle, lasciando così ampie bande nere sopra e sotto. Per passare da una foto all’altra è inoltre necessario utilizzare l’apposito bottone, mancando una gesture che consenta il cambio foto scorrendo il dito sulla stessa. Alcune di queste limitazioni spariscono nella versione dell’app per Android che, come disegue a pagina 27 L’interfaccia dell’app per iOS è suddivisa in 4 schede che mostrano i file salvati su MiniStation Air, quelli sul dispositivo e lo stato della sincronizzazione, ovvero del download dei file selezionati. L’ultima scheda è dedicata, infine, alla configurazione dei parametri di MiniStation Air. li smartphone moderni stanno diventando sempre più il centro della vita multimediale, ma la costosa memoria flash interna non sempre è adeguata a contenere tutti i giochi, le foto e i video - o film - che spesso accompagnano un telefono. Alcuni modelli consentono di espandere la memoria interna tramite schede MicroSD, disponibili in tagli di qualche decina di GB, per altri invece questa opzione non è possibile. Per chi non può espandere la memoria o ha bisogno di più spazio, stanno arrivando sul mercato degli hard disk portatili pensati proprio per i device mobili, come il Buffalo MiniStation Air oggetto di questa prova. Sul lato del MiniStation Air è presente il tasto di accensione e un pulsante per l’AOSS, il sistema di connessione automatica a un router Buffalo, che consente di “accoppiare” dispositivo e access point senza inserire manualmente nessun dato sul dispositivo. Il MiniStation Air nasce dall’unione di un disco fisso da 2,5 pollici, una batteria, un “micro” computer di bordo e un’antenna Wi-Fi. Smartphone e tablet possono così connettersi al disco in mobilità sfruttando la connettività wireless e usarlo come archivio esterno. Il MiniStation Air è, inoltre, in grado di fungere da hotspot e di connettersi a una rete Wi-Fi esistente (come per esempio una rete domestica o un hotspot pubblico), di modo da consentire ai dispositivi che si connettono ad esso (fino a 8 contemporaneamente) di poter comunque collegarsi a Internet. Il modello in prova aveva una capienza di 500 GB, che è anche l’unico taglio disponibile al momento, con un prezzo di listino di 180 euro (in cui però sono inclusi 3 anni di garanzia). Il disco è dotato anche di un’interfaccia USB 3.0, utile per caricare (o scaricare) contenuti da un PC. Accanto all’USB è presente anche una presa di alimentazione per ricaricare la batteria del MiniStation Air tramite torna al sommario G di Marco Dalli n.65 / 12 marzo 2013 MOBILE Android ha attirato nell’ultimo trimestre il 79% dei malware nel mondo mobile Android pieno di malware, Apple se la ride Gli utenti non si accorgono dei malware perché apparentemente inattivi di Roberto PEZZALI S al funzionamento dello smartphone. Spesso sui computer ci si accorge della presenza di virus o malware per la presenza di eventi strani, dai popup nel browser all’eccessiva lentezza. Nel caso invece degli smartphone l’utente può non accorgersi di nulla. E Apple? iOS è solo allo 0.7%, ma va ancora me- glio per Microsoft e Blackberry che si posizionano allo 0,3%. Phil Schiller, Vice President Product Marketing di Apple non ha perso tempo e ha commentato la cosa con uno dei suoi rari tweet: “Attenti là fuori”. Android non viene direttamente nominato, ogni riferimento è puramente casuale. WP8, un bug colpisce l’Italia I terminali Windows Phone 8 parrebbero soffrire di un bug curioso: a partire dal 1° marzo, molte app non caricano più gli aggiornamenti. Il bug scoperto da Sergio Pedri, che si occupa di beta testing e traduzione in italiano di molte app per Windows Phone, riguarda solo i terminali italiani (anche il Sud Africa è a rischio). Per qualche motivo la funzione C# DateTime. Parse(string) restituisce, dal 1 marzo in poi, un errore nel caso in cui la regione del telefono sia impostata sull’Italia. Microsoft è al corrente del problema e ci sta lavorando: al momento, l’unica soluzione possibile parrebbe essere modificare la regione su una qualsiasi che non sia l’Italia. E le app, come per magia, riprendono ad aggiornarsi. tEST Buffalo MiniStation Air segue Da pagina 26 cevamo, consente di salvare i dati contenuti nel disco direttamente sulla memoria del dispositivo; permane però l’impossibilità di aprire un file con un’applicazione esterna. Anche la riproduzione delle foto sembra leggermente migliorata, tuttavia la sensazione è che ci siano ampi margini di miglioramento anche in questo caso. Come detto, il MiniStation Air è in grado di condividere la connessione a Internet tramite Wi-Fi con i dispositivi connessi, grazie alla doppia antenna econdo l’ultimo report di F-Secure Android ha attirato verso di se il 79% dei malware sviluppati per i device mobile nell’ultimo trimestre 2012. La percentuale di malware, trojan e spyware già presenti sugli smartphone Android è altissima, ma molte persone non ne sono consapevoli perché questi strumenti al momento si limitano a raccogliere tutti i dati, dalle password ai contatti alle informazioni contenute nei telefoni. Di questi malware il 53% sono trojan, il 27% Riskware, il 10% tool di monitoraggio mentre il restante sono applicazioni di impatto minore e con minore diffusione. Il problema, secondo F-Secure e tutte le altre aziende che si occupano di sicurezza, è dovuto alla trasparenza di questi tool rispetto MOBILE torna al sommario integrata. La condivisione funziona bene ed è possibile personalizzare tanto il nome della rete quanto il tipo di crittografia e la password (sono supportate connessioni fino a WPA2), oltre che agganciarsi alla rete esterna grazie a una voce del menu di configurazione contenuto nell’app. Il MiniStation svela però la sua natura di dispositivo per “brevi distanze”, in quanto non appena ci si allontana un po’ dall’access point la velocità di collegamento verso Internet crolla vertiginosamente. Nulla di grave, ma è un aspetto che potrebbe essere sicuramente migliorato. Dal punto di vista puramente “velocistico”, infine, il MiniStation Air di Buffalo si comporta discretamente bene per essere un disco da 2,5 pollici. L’interfaccia USB 3.0 non è forse strettamente necessaria, ma gli oltre 100 MB/s realizzati in lettura non dovrebbero rappresentare un collo di bottiglia durante lo streaming. Dispositivo utile migliorabili le app Buffalo MiniStation Air è un dispositivo sicuramente interessante per chi è spesso in viaggio e vuole sfruttare lo smartphone o il tablet come riproduttore di contenuti multimediali. 500 GB oggigiorno non sono un’esagerazione, ma consentono di salvare un buon quantitativo di film e foto, o anche musica, da portare sempre con sé. Rimangono però ampi margini di miglioramento, specialmente nelle app, che potrebbero arricchire ulteriormente l’esperienza d’uso; ci riferiamo soprattutto all’impossibilità, per iOS, di salvare sul disco le foto scattate col dispositivo, un buon modo per avere una copia di backup esterna e a prova di smarrimento. Una nota infine sul prezzo: 180 euro non sono pochi in considerazione dello spazio fornito (500 GB), tuttavia in rete è già possibile acquistare questo disco (annunciato in Italia allo scorso SMAU di Milano) per qualche decina di euro in meno. Nel “conto” va anche aggiunta la doppia antenna Wi-Fi e la logica di bordo che controlla il sistema. Nel complesso, quindi, si tratta di un prezzo corretto, anche se le limitazioni viste nella prova potrebbero scoraggiare qualche utente a investire una cifra simile. estratto da dday.it estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Tablet di fascia media: display 10.1’’, processore Intel Atom Z2760 dual core da 1,8 GHz, prezzo di listino 549 euro Asus VivoTab Smart: il tablet per tutti i giorni Tra i tablet Asus, VivoTab Smart è la soluzione Windows 8 accessibile, completa e più versatile di Emanuele villa T Look classico, senza fronzoli Niente di particolare da segnalare sul fronte del design: VivoTab Smart è un tablet normalissimo, non è un PC ibrido nonostante sia pensato per l’utilizzo con una tastiera fisica esterna, ha una scocca posteriore in plastica bianca che, se da un lato suggerisce un buon senso di solidità, dall’altro ne limita il pregio volendo valutare la qualità dei materiali utilizzati. La scocca è smussata agli angoli, misura 262.5x171x9.7 mm, il tutto per un peso di 590 grammi, peso che rappresenta un dato di pregio su cui Asus punta molto: in relazione, infatti, l’ultimo iPad (solo Wi-Fi) pesa 652 grammi e anche Surface è più pesante. torna al sommario ra le mille soluzioni Windows 8 disponibili sul mercato, VivoTab Smart si colloca nella fascia media, è un tablet accessibile e dalle caratteristiche interessanti, pensato per chi vuole accedere all’ecosistema Microsoft di ultima generazione senza ricorrere a un “ibrido” tablet/ notebook. VivoTab Smart si presenta come tablet dal display da 10,1’’ LCD IPS con risoluzione di 1.366x768, mentre il cuore del sistema è composto dal processore Intel Atom Z2760 dual core da 1,8 GHz (piattaforma Clover Trail da 32nm), supportato da 2GB di RAM e da una memoria di storage di 64 GB, anche se all’atto pratico questa va ridotta in modo sensibile per via del peso del sistema operativo (il “peso” di quest’ultimo è di circa 16 GB). Il tablet provato è la versione Wi-Fi ed è dotato di doppia fotocamera da 8 MP e 2 MP (frontale), di un set completo di sensori tra cui GPS, sensore di luminosità, giroscopio, bussola elettronica e NFC, una serie di applicazioni Asus realizzate appositamente per l’interfaccia Metro di Windows 8 e uno spazio Cloud di 32 GB gratuito per 36 mesi. Il prezzo di listino di VivoTab Smart è di 549 euro. A differenza del VivoTab RT e di molte soluzioni Android targate Asus, qui non c’è alcun connettore per la tastiera fisica, che – come nell’esempio di iPad – si collega all’apparecchio tramite Bluetooth, quindi in modalità Wireless. Per quanto riguarda le connessioni, VivoTab Smart dispone di un micro HDMI per il collegamento a un display esterno, l’immancabile micro USB e micro SD per l’espansione della memoria di storage, ma senza dimenticare il connettore per le cuffie+mic e il controllo del volume: come anticipato, dalla scocca posteriore emerge la fotocamera da 8 MP con sensore BSI e apertura f/2.2, capace di registrare video Full HD. Potenza accettabile, ma senza strafare Veniamo alle cose interessanti: la prova pratica. Dare una valutazione sintetica è tutt’altro che semplice: cerchiamo quindi di distinguere le considerazioni relative al tablet (prestazioni, versatilità, autonomia) da quelle riconducibili a Windows 8, all’ecosistema Microsoft e alla sua esperienza d’uso, e poi riuniamo i due ambiti poiché entrambi condizionano, nel bene e/o nel male, l’intera esperienza d’uso del prodotto. Diciamo subito che il tablet in sé funziona bene e mantiene le promesse: usandolo per un po’ ci si rende conto che non è un prodotto dedicato alle massime performance bensì all’uso quotidiano. Dalla generazione attuale sarebbe lecito attendersi più di 1.366x768 punti di risoluzione, cosa che rende i singoli pixel ben visibili a occhio nudo soprattutto sul testo, ma l’esperienza d’uso non ne risente più di tanto: la luminosità del display è buona (il contenuto è ben visibile anche in piena luce) e la resa cromatica solida senza eccessi di saturazione, cosa che invece abbiamo avuto modo di constatare su alcuni terminali Windows Phone 8. Fuori discussione, inoltre, la reattività del touch, sempre istantaneo e sicuro nell’azione da compiere: come da tradizione Windows 8/RT/Phone 8, la schermata Start è fluidissima, così come l’accesso alle app preinstallate, siano esse quelle di Windows 8 o quelle proprietarie Asus, tra l’altro disponibili in quantità. Navigare con IE10 è davvero un piacere vista la velocità del browser e la sua fluidità, così come sfogliare le ultime notizie, sincronizzare i propri account Facebook e Twitter, leggere la posta e ascoltare qualche brano da Xbox Music (che, ricordiamo, ora offre anche un servizio di streaming con milioni di brani). Positiva l’autonomia: il produttore dichiara 9,5 ore di utilizzo per coprire una giornata intera, segue a pagina 29 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Asus VivoTab Smart segue Da pagina 28 Metro, desktop, Metro, desktop… E poi c’è tutto il discorso relativo a Windows 8 e relative “personalizzazioni” (che qui sono app) di Asus, un discorso che vale per questo VivoTab Smart ma anche per tutti i prodotti analoghi basati sul sistema operativo Microsoft. Windows 8, inteso come interfaccia Metro, store e app relative, dà indubbiamente il meglio di sé sui tablet, molto meglio rispetto ai notebook non-touch: l’interfaccia è fluida, l’accesso alle app intuitivo e la gestione dei contenuti – dopo un inevitabile periodo di apprendimento – apprezzabile. In pratica, se si pensa di usare il tablet per attività che non richiedano di abbandonare l’ambiente torna al sommario Metro (quindi per e-mail, news, navigazione, notizie, audio, contatti, messaggi, ecc.), Windows 8 sarebbe promosso a voti alti, peccato che – allo stato attuale – si debba richiamare spesso e volentieri l’ambiente desktop e questo non solo non è ottimizzato per il touch, ma è indubbiamente pensato per un display più ampio rispetto ai 10 pollici di questo VivoTab Smart. Uno dei vantaggi di Windows 8 è la possibilità di installare le applicazioni “classiche” di Windows (a differenza di quanto accade in Windows RT, vincolato alle app del Windows Store), ma il loro utilizzo è indubbiamente difficoltoso: per esempio, in assenza di un app Spotify nello store, abbiamo installato il programma in modalità desktop, salvo poi aver difficoltà di gestione perché le scritte sono troppo piccole e per la necessità, in questo caso, di andare “avanti e indietro” più volte tra gli ambienti Metro e desktop. La tastiera fisica, in questo caso, aiuta moltissimo. Lo stesso vale per tanti altri casi, Office 2013 incluso. In pratica, affinché il sistema possa garantire un’esperienza d’uso davvero apprezzabile e senza pecche (in modalità tablet, s’intende), c’è bisogno che lo store Microsoft cresca il più possibile e il massimo supporto da parte degli sviluppatori: va detto che Windows 8 è un sistema ancora giovane, vedremo se nel medio periodo riuscirà ad allinearsi alle proposte concorrenti. Tutto questo, che comunque confluisce nell’esperienza d’uso del VivoTab Smart, riguarda Windows 8: per quanto concerne Asus, invece, bisogna dare atto all’azienda di aver voluto estendere il set base di app di Windows 8 con alcuni innesti esclusivi, e ovviamente ottimizzati per interfaccia Metro: a partire da Asus Camera, un’app fotografica che permette di riprendere video, scattare foto e gestire i parametri di scatto della fotocamera andando a intervenire su risoluzione, esposizione, bilanciamento del bianco, scenario, denoise, geo-tag, ISO e molto altro, oltre all’apposizione di filtri artistici direttamente durante lo scatto. I risultati fotografici e i video sono accettabili, ma l’autofocus è abbastanza lento e tra lo sfioramento del pulsante e lo scatto vero e proprio passa una manciata di secondi: l’app fotografica integrata in Windows 8 è, sotto questo profilo, leggermente più veloce. Altre app da citare sono My Library per la gestione degli ebook, MyDictionary per la traduzione di parole singole e testi, Asus WebStorage per la gestione dello spazio cloud, un’utile app SuperNote per prendere appunti e scrivere testi, ottimizzata per l’ambiente Metro (ricordiamo che, ad oggi, Office non lo è ancora) e molto altro ancora. In sostanza, il tablet per tutti i giorni Torniamo al titolo di questo articolo per sottolineare la natura di VivoTab Smart, un apparecchio ideale per le attività di tutti i giorni, versatile e con tutto quello che serve. Fa tutto, non si tira indietro nelle situazioni più ostiche ma al tempo stesso non gli va richiesta potenza da urlo, perché nelle situazioni più complesse (giochi di ultima generazione, multitasking “estremo”, ecc.) mostra segni di sofferenza: è un tablet pensato per lavorare, per le operazioni quotidiane (mail, internet, video, foto..) e per concedersi qualche svago, ma se l’obiettivo sono caratteristiche tecniche superlative, allora c’è di meglio, ma chiaramente anche di più costoso. Un plauso ad Asus per aver voluto personalizzare l’esperienza Metro di Windows 8 con tante app proprietarie, ma la palla passa ora a Microsoft, cui spetta l’arduo compito di ampliare a dismisura il proprio store per far sì che l’utente non sia costretto a continui passaggi tra gli ambienti Metro e Desktop: se proprio ce n’è bisogno, allora acquistare la tastiera fisica è quasi un must. ma poi sappiamo bene che le prestazioni reali dipendono dall’impiego che se ne fa. Confermiamo che, utilizzandolo per un giorno intero in un contesto lavorativo (e scrivendo parte di questa prova con Office 2013 installato sul tablet), alla sera la batteria era al 15%: test “estremi”, con la GPU in costante operatività, il display sempre acceso ed elevata luminosità, hanno portato a circa 5 ore l’autonomia, ma si tratta, appunto, di situazioni estreme e ben lontane dalle condizioni reali d’utilizzo. Poi, per andare su qualcosa di più “oneroso”, abbiamo immediatamente scaricato dei giochi e riprodotto video Full HD dalla LAN: nel primo caso, il livello di velocità e fluidità è risultato quasi sempre accettabile, ma nei giochi più impegnativi, una certa “scattosità” diventa avvertibile. Per esempio, Reckless Racing, a fronte di un quadro dettagliato e graficamente piacevole, ha mostrato microscatti visibili, cosa che tra l’altro si ripercuote anche sulla schermata Start se l’app non viene chiusa del tutto, ma si richiama semplicemente il menù di Windows 8. In quest’ultimo caso, infatti, il gioco entra immediatamente in stand-by, ma la fluidità dell’interfaccia di Win8 non torna agli eccellenti livelli di partenza finché il gioco non viene chiuso del tutto. Nessun problema, invece, per quanto concerne la riproduzione di video Full HD dalla rete locale, e tra l’altro si segnala una qualità sonora dai piccoli altoparlanti integrati che, stante il tipo di prodotto, è sicuramente apprezzabile. VivoTab Smart ha tra l’altro il chip NFC: abbiamo avuto modo di testarne il funzionamento con un terminale Android (Xperia Z, provato da DDay.it in questi giorni) e confermiamo che, avvicinandoli, i due “dialogano” tra loro ma sono stati in grado di trasmettere solo un indirizzo web, niente immagini o altri contenuti. Vogliamo però estendere il discorso con un terminale Windows Phone 8 non appena disponibile in redazione: aggiorneremo la prova di conseguenza. IL PRIMO TV ULTRA HD AL MONDO DA Regalati una grandiosa esperienza visiva e sonora e goditi il piacere di un intrattenimento 3D sempre più SMART. È arrivato il primo TV Ultra HD 3 D da 84’’ al mondo* che ti offre le immagini più realistiche di sempre e dettagli mai visti prima grazie alla risoluzione Ultra High Definition. Preparati a vivere l’esperienza del cinema comodamente a casa tua. www.lg.com/it *Basato su un sondaggio interno relativo alla gamma di modelli TV disponibili ad Agosto 2012 estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Compatibile con tutti i personal computer, funziona sui diversi sistemi operativi, facile da usare. Costa 199 euro MicroStreamer, musica vera sul notebook In prova HRT MicroStreamer, scheda audio universale che funziona su PC, tablet e smartphone di Roberto faggiano L’ Costa cara, ma l’ascolto è all’altezza del prezzo MicroStreamer non è un oggetto a buon mercato, seppure il suo prezzo sia allineato (se non più torna al sommario economico) rispetto ai pochi concorrenti presenti sul mercato. Purtroppo questo tipo di dispositivo è spesso visto come un prodotto di alta fedeltà e venduto a prezzi da alta fedeltà quando la possibilità di ascoltare bene dovrebbe essere accessibile a tutti. MicroStreamer è comunque un buonissimo prodotto: il fatto che abbia bisogno di un cavetto di collegamento può sembrare un difetto rispetto a chi ha scelto la formula della “chiavetta” con presa integrata, va però considerato che in un impiego mobile il vincolo di un elemento fisso e sporgente può anche essere fastidioso oltre che mettere a rischio il componente. Per non parlare dell’ingombro laterale verso altri componenti come le panciute chiavette 3G/4G, dato che i produttori di notebook sembrano preferire il posizionamento delle prese USB a pochi millimetri di distanza tra loro. Anche il collegamento della cuffia è molto più pratico su un componente “sciolto”. Per l’ascolto non è necessaria nessuna operazione di installazione, ma solo un’eventuale scelta della frequenza di campionamento. Iniziamo con brani trasmessi da Spotify, iTunes e dalla radio Web di Deutsche Grammophon su un impianto esterno: risultati molto buoni che mettono subito in luce una buona apertura della scena, dettaglio più che sufficiente e un buon equilibrio generale. Inevitabile notare gli effetti della compressione sulla musica classica ma comunque un ottimo risultato, anche considerando il prezzo di listino. Passando a brani FLAC con campionamento 44.1 e 96 kHz si ottiene subito un grado maggiore di qualità, migliore tridimensionalità, migliore dinamica e tutti quei piccoli dettagli che fanno la differenza tra una buona registrazione e una troppo compressa. Nulla da invidiare al supporto fisico per i nostalgici del CD, anche se per avere la perfezione ci vorrebbe ancora un pizzico in più di tridimensionalità. Passiamo, infine, all’ascolto in cuffia, utilizzando una cuffia iGrado. Notiamo come il livello regolabile dal pc non sia un problema se si evitano cuffie con impedenza troppo elevata, nessun problema di dinamica e nessuna limitazione in pressione sonora nemmeno per chi frequenta discoteche. Dal punto di vista dell’ascolto la riproduzione rimane di livello elevato, l’isolamento della cuffia permette di raggiungere un dettaglio ancora migliore che trova i suoi limiti solo nella qualità della cuffia o auricolari utilizzati. MicroStreamer riesce davvero a trasformare un notebook in un sistema audio di ottima qualità, anche se il prezzo da pagare non è proprio un prezzo “giovane”. Oltre a MicroStreamer, infatti, va presa in considerazione un’ottima cuffia, e, importante non dimenticarlo, anche la musica di partenza dev’essere di qualità. Altrimenti sono soldi spesi per niente. audio integrato nei notebook è di pessima qualità, e non parliamo solo degli altoparlanti ma spesso anche dell’uscita cuffie. Ma la musica ascoltata dal computer e in mobilità sta decollando grazie a servizi come Spotify, e con lei cresce l’esigenza di sentire bene. Se ai servizi di streaming associamo poi la propria library di musica liquida, magari salvata da CD in formato non compresso (FLAC), l’aumento della qualità di ascolto diventa uno dei punti dai quali non si può prescindere. E se è vero che la cuffia o gli auricolari contano, è anche vero che pure la qualità della scheda audio del portatile conta, e spesso si va al risparmio perché, a differenza del video, l’audio passa in secondo piano. Si può davvero fare un salto di qualità quando si ascolta la musica con il computer? Per capirlo abbiamo provato MicroStreamer, una scheda audio esterna piccolissima prodotta da HRT, High Resolution Technology, distribuita da Audiogamma, 199 euro. MicroStreamer non solo è piccolissima, 6x3 cm, ma è anche estremamente facile da usare e compatibile con tutti i computer in commercio a prescindere dal sistema operativo usato grazie a drivers universali. MicroStreamer funziona anche con tablet e smartphone dotati di porta USB Host, ma è un caso limite. Con un involucro in metallo che protegge i sofisticati convertitori da eventuali interferenze di natura elettromagnetica MicroStreamer ha in dotazione una piccola custodia in tessuto e un cavetto USB. È proprio tramite USB che si collega al dispositivo da ascoltare, mentre per l’uscita sono previsti due jack classici uno a volume variabile (si regola dal computer o dal tablet) per la cuffie e uno a volume fisso per collegare sistemi audio o diffusori attivi esterni. Non serve nessuna alimentazione esterna, prelevata direttamente dal pc tramite la presa USB. Le caratteristiche tecniche sono di tutto rispetto e parlano di compatibilità con file musicali fino a 96 kHz e rapporto segnale/rumore di 105 dB. Su un lato troviamo le spie luminose che indicano la frequenza di campionamento che può essere scelta però solo dal pannello di controllo del pc: attenzione, se avete tracce musicali a 96 kHz la frequenza va impostata manualmente perché MicroStreamer di default lavora a 44.1 kHz. estratto da dday.it n.65 / 12 marzo 2013 tEST Abbiamo provato Plex, un media server gratuito con un’elegante interfaccia Web per riprodurre i contenuti in rete Plex, ecco come ottenere il massimo dal DLNA Permette di organizzare e riprodurre i contenuti sui dispositivi DLNA connessi in una rete domestica di Paolo CENTOFANTI torna al sommario Spesso quando si tratta di riprodurre contenuti audio/video digitali la prima soluzione che viene in mente è quella di acquistare un lettore multimediale. Ma sono tantissimi i dispositivi che abbiamo in casa come TV, smartphone, tablet, lettori Blu-ray Disc, che tramite lo standard DLNA possono svolgere questa funzione. Per sfruttare al meglio questa funzionalità occorre un server che organizzi i contenuti e li “proponga” ai vari dispositivi sulla rete domestica. Una di queste soluzioni è Plex, qui la pagina Web del prodotto, che offre un server DLNA con tantissime funzionalità che lo rendono molto interessante per chi vuole sfruttare questa modalità per riprodurre i contenuti digitali. Tipicamente i server DLNA non sono particolarmente evoluti e fanno ben poco al di là di presentare un elenco di file riproducibili ai client che si collegano tramite la rete domestica. Plex, come vedremo in questo articolo, fa molto di più e permette di trarre il massimo da qualsiasi dispositivo supporti lo standard DLNA, il tutto gratuitamente, superando molti dei limiti di questo standard. Plex propone in realtà due prodotti: Plex Media Center, una soluzione per riprodurre i contenuti multimediali su computer tramite un’elegante interfaccia, e Plex Media Server, il server vero e proprio disponibile non solo per PC ma anche diversi NAS. Questa distinzione può generare un po’ di confusione e a dire il vero il sito Web non è chiarissimo, ma in sostanza se vogliamo catalogare e riprodurre i contenuti sullo stesso computer utilizzandolo come Media Center, dovremo installare entrambi i software; se invece il nostro obiettivo è quello di utilizzare altri dispositivi collegati alla rete domestica (Smart TV, lettori Blu-ray Disc, tablet, ecc.), basterà installare su un PC o un NAS il Media Server. Un server intelligente Plex Media Server è un potente software che svolge principalmente due compiti oltre a quello di mero server DLNA: organizzare i contenuti in modo elegante utilizzando un ricco set di metadati recuperati via Internet e convertire al volo i file presenti sul server in un formato compatibile con il lettore che si collega al server stesso. Partiamo da questo ultimo aspetto per capire i vantaggi di Plex rispetto a un comune server DLNA. Il DLNA è uno standard che di suo supporta pochi file. Con il tempo e l’evolvere del mondo del multimedia si sono affacciati e imposti formati che non furono inizialmente presi in considerazione dal consorizio che ha creato il DLNA. Il risultato è che client e server supportano spesso solo alcuni formati e il problema è fare coincidere “domanda” e “offerta”. Un esempio classico è quello della PlayStation 3 in grado teoricamente di riprodurre video codificato in MPEG-4 AVC (H.264) ma solo se contenuto in alcuni formati di file: AVCHD o TS, ma non MKV. Così non importa se il server DLNA utilizzato supporta l’MKV, la PS3 non è in grado comunque di leggerli nonostante sia compatibile DLNA. Plex risponde a questo problema convertendo in tempo reale l’MKV in un formato che la PS3 è in grado di leggere. Plex permette sia di convertire semplicemente il “contenitore” del file sia, a seconda dei casi, di effettuare una vera e propria ricodifica del file, convertendo formato video, risoluzione, audio e così via. Tutto ciò avviene automaticamente per mezzo di un sistema di profili con cui il server è in grado di sapere esattamente quali formati supporta un dispositivo e quindi eventualmente di convertire un file nel formato opportuno di volta in volta. Plex integra i profili di alcuni dei prodotti più utilizzati come gli ultimi TV Pansonic, Samsung e Sony, le console Xbox 360 e PS3, i media streamer di Western Digital. I dispositivi Android, iOS e Windows Phone sono supportati con le apposite app native, così come alcuni modelli di Smart TV Samsung e LG. Teoricamente però, qualsiasi dispositivo DLNA può essere supportato dal transcoding di Plex scrivendo un apposito profilo custom o utilizzando quelli realizzati dagli altri utenti. La procedura non è però affatto alla portata di tutti e spesso richiede di conoscere delle segue a - 33 tEST Plex: ottenere il massimo dal DLNA segue Da pagina 32 informazioni dettagliate sui formati supportati da un dispositivo che non sono sempre di facile reperibilità. Per i più “smanettoni”, maggiori informazioni sono disponibili a questo indirizzo. Parola d’ordine catalogare Altra funzionalità molto interessante di MyPlex è quella che consente di aggiungere alla propria coda di riproduzione da browser i video in cui ci imbattiamo navigando su Internet per poi riprodurli tramite un altro dispositivo tramite Plex Server. Altro servizio, al momento a pagamento, è PlexSync che consente di convertire e scaricare su dispositivi iOS i contenuti ospitati sul server. La funzionalità è al momento in beta e dovrebbe essere presto disponibile anche per Android. Ciò ci porta a un’altra funzionalità di Plex Media Server che è quella dei canali. Ciò consente di aggiungere al server Web TV o altri servizi che saranno poi disponibili anche per i dispositivi che si collegano in remoto. Tra i canali proposti ci sono i trailer cinematografici forniti da Apple, i Ted Talks, i canali di Revision 3 ma anche Vimeo. Un modo molto interessante per riprodurre contenuti Web tramite il proprio dispositivo DLNA. Sui NAS supporto limitato Abbiamo accennato al fatto che Plex è disponibile oltre che per PC Windows, Mac e Linux anche per alcuni NAS, come Synology, Netgear e QNAP, sia con processore Intel che ARM. Sui modelli con quest’ultima classe di processori, il supporto è però molto limitato, visto che la funzione di ricodifica dei file non è supportata. Questa funzionalità è disponibile invece sui modelli con processore Intel ma i requisiti per quanto riguarda la conversione di file video specie in alta definizione sono piuttosto elevati. Plex consiglia in questo caso dispositivi con processori Intel dual core e 1 GB di RAM, come la Plex Media Center: l’interfaccia per riprodurre i contenuti su computer Per quanto riguarda l’organizzazione dei contenuti, tutto avviene tramite una ben fatta Web app denominata Plex/Web a cui si accede tramite il browser da qualsiasi PC sulla rete locale di default utilizzando l’indirizzo http://indirizzoIP:32400/web/index.html. Plex è in grado di attingere dalla rete le informazioni sui file multimediali per permettere di organizzarli in modo molto preciso per Film, Serie TV, artisti e album, aggiungendo un ampio set di metadati che include descrizioni, biografie, copertine e locandine. I telefilm verranno organizzati per stagioni ed episodi, una struttura che troveremo intatta nell’albero di navigazione che ci verrà presentato via DLNA. Accedendo cioè con uno Smart TV via DLNA al nostro server Plex, avremo ad esempio una suddisvisione per Film e Serie TV e all’interno di questa potremo sfogliare per titolo, stagioni, episodi (già visti e non!), generi e tanto altro ancora. I nomi dei file saranno sostituiti dai titoli e le immagini di anteprima dalle locandine o le copertine. Ciò migliora evidentemente di molto l’esperienza di utilizzo via DLNA. Plex/Web permette anche di riprodurre i contenuti direttamente via Web attraverso il browser. Ciò consente anche di riprodurre i contenuti da un altro PC sulla stessa rete, ma non solo. Plex offre diverse funzionalità premium. Una di queste, da poco gratuita, è MyPlex, un servizio che consente di rendere visibile Plex Media Server anche al di fuori della rete locale: in questo modo la propria libreria multimediale è accessibile anche fuori casa. torna al sommario n.65 / 12 marzo 2013 gamma ReadyNAS Pro di Netgear che, però, ha costi piuttosto elevati. Bello, ma non per tutti La verità è che Plex, pur essendo una delle miglori e più semplici soluzioni sul mercato, non è comunque un software alla portata di chiunque. Se i nostri dispositivi rientrano in quelli supportati di default, oppure pensiamo di utilizzare Plex per riprodurre contenuti multimediali su iOS o Android con le rispettive applicazioni, allora le cose filano via, tutto sommato, lisce. Altrimenti è molto probabile incappare in qualche intoppo non sempre di facile soluzione. Come abbiamo già detto, scrivere un profilo ad hoc per il proprio dispositivo DLNA non è banale e richiede sporcarsi le mani con file di configurazione e spulciare forum alla ricerca delle informazioni necessarie. Anche per quanto riguarda dispositivi supportati come la PS3 ci sono delle limitazioni, come l’impossibilità di riprodurre audio Dolby Digital in formato 5.1 (viene convertito in MP3 stereo per problemi di compatibilità) da file MKV. Plex è però un software in continua evoluzione, con rilascio frequente di aggiornamenti, una buona community e rimane uno dei migliori server multimediali in circolazione. Plex Web: la Web app è ben fatta, permette di organizzare i file tramite browser estratto da dday.it