III FORUM "L`impresa di un`economia diversa"

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III FORUM "L`impresa di un`economia diversa"
III FORUM "L'impresa di un'economia diversa"
Corviale 1- 4 settembre 2005
IV sessione POLITICHE E PRATICHE DEL CAMBIAMENTO
4 settembre
Intervento di Vandana Shiva
(Traduzione dall'inglese a cura di Valentina Moresca)
Ringrazio Mario e gli organizzatori per l’invito e per avermi dato, così, l’opportunità di
rivedere alcuni vecchi amici a me molto cari, persone che ho incontrato per la prima volta
20 anni fa a Roma al Vertice sullo Sviluppo Alternativo.
Penso che la creazione di un’altra economia sia diventata un imperativo di sopravvivenza.
Ogni segnale che riceviamo - sia esso lo Tsunami nelle regioni asiatiche del dicembre
scorso, o il recente ciclone che ha colpito il Golfo del Messico e New Olreans - ci indica
molto drammaticamente che ciò che noi abbiamo finora chiamato "economia", non è in
realtà economia.
Oîkonomia è l'etimologia della parola economia, dal greco Oîkos (casa) e Nomos (legge);
letteralmente significa "gestione della casa" e si caratterizza come materia nata per
spiegare i comportamenti umani nella gestione del proprio spazio vitale.
Economia significa gestione di un bilancio e quello che ci troviamo di fronte è, invece, una
cattiva amministrazione, perché questo sistema crea sempre maggiore miseria e porta ad
una mutilazione della potentia di cui ha parlato Majid. L’”economia”, per come è intesa
oggi, toglie il diritto alla vita a molte persone. Per questo è necessaria un'inversione di
tendenza e, soprattutto, un approccio all'economia che ne recuperi il significato
etimologico.
In India un recente studio ha calcolato che in uno degli Stati più prosperi, dove si trova
Mumbay, negli ultimi anni 175.000 bambini appartenenti a gruppi tribali sono morti di fame.
Ma tutto quello che si legge sul Financial Times è che l’India procede brillantemente al
ritmo di un 8% di crescita. Ma di fronte a questa percentuale di sviluppo, non si può fare a
meno di prendere in considerazione il fatto che è stata la distruzione delle foreste di
mangrovie a causare le migliaia di morti dello Tsunami. Non è stata l’onda anomala a
causare tutte quelle morti. Quando le mangrovie vengono distrutte per le esigenze
dell’economia globale, degli allevamenti di gamberetti, dei villaggi turistici e del turismo
globale, si causano tante vittime.
Negli anni Novanta ho lavorato alla questione degli allevamenti intensivi di gamberetti con
le comunità locali. I dati e le basi su cui si fondava la petizione che abbiamo presentato
erano talmente validi che si è arrivati ad un bando totale delle attività: per ogni dollaro
derivato dal commercio di gamberetti, si calcolò un equivalente di 10 dollari di distruzione
dell’economia locale. Per ogni posto di lavoro creato dall’allevamento di gamberetti aspetto di cui si servono di continuo per sostenere la bontà di tale attività - c’erano quindici
comunità di pescatori e agricoltori della zona alle quali venivano tolti i mezzi di
sostentamento. E questo va ad aggiungersi ai costi dello Tsunami.
In questo modo, ci si rende conto dell’esistenza di tutto un sistema di distruzione invisibile
che non viene mai preso in considerazione, perché è il povero a subirne le conseguenze.
Sono sicura che se la lobby petrolifera che governa Washington oggigiorno dovesse
presentare dei calcoli onesti di quanto l’economia del petrolio sia costata ai poveri,
sarebbero cifre enormi. Pensate, per esempio, alle recenti immagini di New Orleans: il
colore della pelle di quelle persone e la loro condizione - potrebbero essere immagini
dell’Africa.
Tutto ciò è un’esternalità dell’economia del petrolio e delle infrastrutture e dell’economia
del commercio globale. Infatti, al giorno d’oggi una parola usata in maniera ossessiva è
“infrastrutture”. Ma sono proprio queste infrastrutture a distruggere le altre due economie
di cui abbiamo bisogno per creare benessere per tutti, sostenibilità e sicurezza ecologica
per il nostro pianeta: l’economia della natura e delle persone.
Queste due economie sono la vita reale dove la gente vive e muore. A New Orleans è
stata la distruzione dell’economia della natura a causare - secondo i dati presenti nei
giornali di ieri - 10.000 vittime. Il quotidiano britannico The Guardian parla di 10.000 morti
e nessuno ancora sa quando ai sopravvissuti verrà ridata una vita normale.
Penso che esistano i presupposti per identificare l’economia attuale come una “pseudoeconomia”. La vera economia è al servizio di persone reali in luoghi reali e per reali
bisogni. La pseudo-economia è composta da due finzioni:
• La prima consiste nel fatto che le corporation siano persone giuridiche, come se
fossero veri esseri umani. E non lo sono: sono un pezzo di carta, attraverso il quale
veri esseri umani ottengono potere, del quale non devono rispondere a nessuno.
Ma questo la gente non lo sa. Non sa che questo è quello che succede quando una
corporation si fonde con un’altra. E la prima grande fusione di multinazionali
rappresenta l’altra connessione tra Londra e il mondo - che si può far risalire al
1600 con la costituzione della Compagnia delle Indie Orientali: essa finì con
l’essere un' associazione di avventurieri e mercanti alla ricerca di esternalizzare i
rischi e privatizzare il saccheggio - si può dire che oggi sia stata ricostruita in
maniera molto intelligente. La finzione della corporation, delle società a
responsabilità limitata è la seguente: “Quando facciamo soldi, è merito nostro quando ci sono delle perdite, sono della società”. Questa concezione di
responsabilità limitata ha portato a scaricare altrove la responsabilità della
distruzione ecologica, della morte di Ken Saro-Wiwa e di tutto il resto.
•
La seconda ragione per cui questa economia è una pseudo-economia è la totale
assenza nell’equazione di fattori importantissimi quali la ricchezza reale delle
persone, la sua distruzione, il suo furto. Ciò che è, invece, molto visibile
nell’equazione sono le misurazioni fittizie di crescita e ricchezza. Ho visto il
Financial Times sull’aereo questo weekend - i miei viaggi all’estero risultano
sempre un momento di apprendimento di come l’altra economia parli, perché in
questi giorni di viaggio leggo i giornali che normalmente non ho a disposizione -. Il
mondo dell’economia indiana è stato spiegato solo in termini di valore delle azioni
alla Borsa di Bombay. In questi giornali non si parla della salute dei nostri fiumi,
della sopravvivenza dei nostri agricoltori, della gente che riesca a mangiare
abbastanza, ma solo di titoli azionari - aleatori numeri di un casinò al quale giocano
i potenti. Allo stesso tempo, uno dei quotidiani indiani ieri riportava il dato che il 7080% di queste azioni sono di proprietà di aziende e investitori stranieri, e non di
indiani. Probabilmente meno dell’1% degli indiani ha qualcosa a che fare con
queste azioni, che rappresentano la presa di controllo della pseudo-economia
sull’altra economia in nome della crescita, a scapito dell’acqua che la gente
realmente beve, delle reali sementi che gli agricoltori usano per coltivare il cibo, del
cibo che le persone devono effettivamente mangiare.
Queste due doppie finzioni di chi è la persona reale e cos’è la ricchezza provocano la
situazione di cui parlava Majid: l’ulteriore finzione per cui si è poveri con meno di un
dollaro al giorno, ma non lo si è con più di due dollari al giorno. Entrambe sono
invenzioni artificiose.
Nella mia regione, l’Himalaia, i villaggi non hanno quasi nessun reddito. Tuttavia, non
c’è bambino che non abbia delle belle guance rosee; non c’è bambino che soffra di
malnutrizione; non c’è villaggio che non abbia il più puro dei corsi d’acqua. Acqua che
ci arriva imbottigliata, sgorga gratis dalle montagne. Anche l’energia è gratis: vanno
nelle foreste, raccolgono la legna e quando questo non è possibile, abbracciano gli
alberi e dicono: “Questi alberi sono fonte di sostentamento per noi e non lasceremo
che vengano tagliati per trarne profitto”. Queste economie, se misurate secondo il
criterio di un dollaro al giorno, sembrano povere. Se misurate secondo la qualità di vita,
esse hanno livelli più alti di benessere dei Paesi occidentali, delle classi medie
dell’Occidente. D’altro canto, si può arrivare ad avere dieci dollari al giorno grazie ai
programmi proposti dalla Banca Mondiale e dal FMI, secondo il tipo di economia che il
WTO sta creando e si ottiene povertà, povertà vera, vera miseria.
A tal proposito, vorrei farvi due esempi. Due delle questioni su cui fanno pressione sia
la Banca Mondiale e il FMI e il WTO sono:
1. I brevetti e i diritti di proprietà privata sulle sementi e sulle forme di vita,
che si concretizzano in un accordo commerciale del WTO sulla proprietà
intellettuale. Molti avranno sentito parlare della questione dei medicinali: i
brevetti ne aumentano il prezzo. Ancora peggiore è la situazione dei brevetti
sulle sementi: quando una multinazionale come la Monsanto brevetta delle
sementi, ciò le permette di impedire agli agricoltori di risparmiare e scambiare
tali sementi e, quindi, fa sì che il risparmio di sementi diventi un furto di proprietà
intellettuale. Dall’oggi al domani, il dovere di un agricoltore di preservare le
sementi per il futuro è diventato, grazie a questo modo di pensare, un crimine.
Ciò che sta avvenendo rappresenta un furto non solo della possibilità
dell’agricoltore di avere sovranità sul cibo, ma anche della possibilità delle
diverse specie di evolversi in futuro, perché il brevetto va a braccetto con la
manipolazione genetica. E la manipolazione genetica va di pari passo con la
riduzione della base genetica della nostra produzione. Attualmente si coltivano
solo quattro tipi di colture transgeniche: frumento, soia, canna da zucchero e
cotone. Non c’è olio d’oliva, non c’è olio raffinato, non c’è riso basmati e non c’è
miglio. Non c’è amaranto (alimento assimilato ai cereali). Tutti i meravigliosi
cereali che hanno soddisfatto i bisogni alimentari dell’essere umano sono
scomparsi. Le coltivazioni vengono considerate materiale industriale grezzo e
vengono destinate prima all’alimentazione del bestiame e, solo in seguito, come
rimanenze, agli esseri umani. Questa è l’idea che è stata promossa. Così, si
causa la povertà degli agricoltori - povertà dell’ordine di un trilione di dollari
all’anno. Grazie alla privatizzazione e al sistema dei brevetti, per il quale ogni
agricoltore è obbligato a pagare un quota al mercato ogni anno, i profitti tratti dal
solo pagamento delle royalty, secondo calcoli dall’industria, ammonteranno ad
un trilione di dollari. Ma questo trilione di dollari è un trilione di dollari di povertà.
Povertà dei contadini, che rappresentano ancora i tre quarti dell’umanità.
Soltanto perché i tanto aperti Stati Uniti hanno perso molti dei loro contadini e
piccoli agricoltori, si è diffusa l’idea che essi stiano scomparendo. No, non
stanno scomparendo, li stanno ammazzando. Li stanno deliberatamente
eliminando. Questo io lo chiamo “il più grande genocidio dei nostri tempi”.
Siamo soliti identificare il genocidio perpetrato secondo la razza, la religione, ma
non abbiamo mai riconosciuto come genocidio l’occupazione economica. Il
motivo per cui il piccolo agricoltore è stato distrutto è basato su due fatti
fondamentali. Il primo: i contadini sono i custodi della più grande ricchezza dei
nostri tempi - la terra, le sementi e la biodiversità. Tuttora è questa la vera
ricchezza che coloro che controllano il mondo con ricchezze fittizie vorrebbero
avere. Questo è il motivo per cui, Paese dopo Paese, i proprietari terrieri sono
stati cambiati per smantellare la riforma agricola, che abbiamo conquistato, che
prevede la distribuzione della terra ai braccianti. La terra a coloro che la
lavorano. E quindi, tutta la questione sulla proprietà intellettuale è una questione
di trasferimento della meravigliosa ricchezza di biodiversità del sud nelle mani di
cinque multinazionali, facendo sì che diventino proprietari non solo di terreni, ma
anche “di vite”, controllando la raccolta delle rendite dalle attività molto
produttive. Solo pochi contadini sopravvivranno. In India, dall’entrata in vigore di
queste politiche neo-liberiste, nel nostro sistema agricolo 40.000 agricoltori si
sono suicidati. E, come dico sempre al governo nelle mie discussioni con i suoi
esponenti, non è il loro suicidio. Si manifesta come un suicidio, ma in realtà è un
genocidio, perché ha un disegno. È fatto di proposito, attraverso l’attuazione di
politiche dirette consapevolmente ad un gruppo di persone per cancellare le loro
possibilità di vita, per assicurarsi che non sopravvivano. Questo corrisponde
alla definizione di genocidio secondo il linguaggio delle Nazioni Unite. Dobbiamo
fermarlo. Penso che fermare questo genocidio sia la svolta più importante per
creare un’altra economia, perché la fine di questo genocidio è strettamente
legata ad un’altra economia.
2. la seconda questione è l’acqua. La privatizzazione dell’acqua fa parte
dell’agenda globale, del programma della Commissione Europea. Pascal Lami,
in qualità di intermediario commerciale, a Cancun cercò di fare pressioni in tal
senso. Dal primo settembre è il Direttore Generale del WTO. Si sente molto in
obbligo in modi diversi nei confronti delle varie Bouyges, Suez e Vivendi che
cercano di privatizzare l’acqua, di tutte le Thames e RWE che fanno parte del
gioco. Di nuovo, ci troviamo di fronte a cinque multinazionali che vogliono
spillare soldi ai poveri, per spegnere la loro sete. Sulla base dei dati forniti dalla
Banca Mondiale, ciò corrisponde a un trilione di dollari in più di profitti per le
multinazionali, ma un trilione di dollari di povertà. Pensate ad un trilione di dollari
per le sementi, uno di acqua e, direi, dieci trilioni di dollari per il cibo. Se non
coltiviamo più il nostro cibo, se demandiamo la lavorazione dei generi alimentari,
che è principalmente un’attività dell’economia delle donne, avremo come
conseguenza l’acquisto dello stesso cibo a 10 fino a 15 volte il suo prezzo.
Inoltre, solitamente non si tratta dello stesso cibo, perché ciò che si acquista non
è vero cibo - non è un prodotto culturale. Il cibo, invece, è cultura. Non si
acquista vero cibo, perché non è nutriente per il corpo umano. Questo è il
motivo per cui, insieme a miliardi di persone che soffrono di malnutrizione doluta
alla fame, ci sono 1.9 miliardi di persone che soffrono di un’altra forma di
malnutrizione, dovuta ad alimenti sbagliati che causano obesità e diabete. In
India e nelle zone ricche, dove la globalizzazione ha cambiato radicalmente la
dieta, il 30-40% dei bambini ai trovano ad essere potenziali diabetici già all’età
di 5, 6, 7 anni, perché vivono bevendo Coca Cola e mangiando hamburger e
patatine, perché ogni pubblicità dice loro che questo è cibo, ma non lo è! Tutte
queste cose messe assieme stanno privando gli esseri umani delle loro
possibilità di benessere. Parte di ciò che l’economia dei potenti ha fatto, è che
per ogni crisi da loro generata, trovano un’altra opportunità di mercato. Quando
gli OGM contaminano le coltivazioni, la Monsanto può fare causa agli agricoltori
e dire: “Avete rubato i nostri geni.” Quindi per loro la contaminazione non
rappresenta un problema, che causa multe per inquinamento, anzi, diventa
l’opportunità di appropriarsi delle coltivazioni dell’agricoltore - come è successo
nel caso di Percy Schmeiser, agricoltore canadese. Come hanno fatto con 1.500
agricoltori negli Stati Uniti, come vorrebbero fare in ogni altra parte del mondo.
Anche quando gli OGM possono essere una condanna, non c’è problema:
avremo il controllo di tutti i campi attraverso la contaminazione. Questo principio
è applicato anche con l’acqua. Il 16 settembre pubblicheremo un rapporto su
come la Banca Mondiale negli anni Cinquanta fino agli Ottanta finanziasse la
costruzione di crisi idriche, arginando fiumi e fermando i loro corsi,
incoraggiando gli agricoltori a scavare pozzi profondi per le tubature, in modo da
causare una carestia di acque sotterranee. Oggi, è la Banca Mondiale stessa a
dire: “C’è una crisi idrica in atto. Gli agricoltori non sapevano come usare l’acqua
in maniera adeguata. Deve essere quindi impedito loro l’accesso all’acqua.
Devono pagare per l’acqua, competere con le industrie e comprarla dal
mercato”. È facile capire che, ancora una volta, la crisi che hanno creato è
diventata per loro un’opportunità, indipendentemente dal numero di progetti che
falliscono. Abbiamo condotto delle indagini sui loro mega-progetti: i progetti della
Banca Mondiale in media portano acqua da zone che distano 300 Km dalle città
e hanno come scopo principale quello di prendere acqua dalle zone agricole e
portarla alle città, perché qui c’è potere d’acquisto, per poter mercificare l’acqua.
Ma ciò implica che gli agricoltori e i villaggi rimangono senza acqua. Tre mesi fa
cinque contadini sono stati uccisi perché stavano protestando contro la
deviazione del loro fiume a Jaipur nel Rajasthan. Il Presidente della Banca
Mondiale ha visitato l’India solo due settimane fa e per l’occasione è stato
lanciato il nuovo mega-progetto chiamato “River Linking Project”- Progetto per il
collegamento dei fiumi - del valore di 200 miliardi di dollari, ma il primo
collegamento è stato inaugurato solo ora e dobbiamo dare a Paul Wolfowitz un
memorandum molto severo a riguardo. Al di là dell’analisi di cosa la Banca stia
facendo in termini di creazione di ulteriore povertà idrica, dobbiamo dire loro una
cosa semplicissima: “Banca Mondiale, giù le mani dalla nostra acqua!”.
Ovviamente, se ci si limita a dire questo, Paul Wolfowitz non ne sarà sfiorato.
Quindi, dobbiamo dirlo e farlo.