10_running - Running Magazine

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10_running - Running Magazine
ANNO 1 - NUMERO 10 - 2012
Editore Sport Press S.r.l. - Corso della Resistenza, 23 - 20821 Meda (MB) Tel. +39 0362.600469 - Fax 0362.600616 - e-mail: [email protected] - Direttore responsabile: Angelo Frigerio - Periodico mensile - Registrazione al Trib. di Milano n. 38 del 20 gennaio 2012 - Poste
Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 - conv. in Legge 46/2004 Art. 1 Comma 1 LO/MI - Stampa: Ingraph - Seregno (MB) - In caso di mancato recapito, inviare all’ufficio postale di Roserio per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
IN PRIMO PIANO //
PAGINe 20-21
IL SUCCESSO DI EVENTI COME LA STRONGMAN RUN
E I REWOLUTION RAID CONFERMANO L’INTERESSE
DEI RUNNERS VERSO FORMULE ALTERNATIVE
ALLA CORSA TRADIZIONALE. PREFIGURANDO SCENARI
INTERESSANTI E PIù AMPI PER TUTTO IL MERCATO
PAGINe 24-25
STRONG, FUNNY, ADVENTURE: L’ALTRO LATO DEL RUNNING
INTERVISTE
GIULIO
SERGIO ROI,
ALIAS THE
“SKYDOCTOR”
PAGINe 10-11
TEAM VIBRAM,
TO BE CONTINUED...
BEPPE MARAZZI, SEBASTIAN NAIN, DAVID
GATTI, NICOLA BASSI, RONAN MOALIC. CON UNA
NEW ENTRY FEMMINILE DI GRANDE RILIEVO
COME FRANCESCA CANEPA, VERA E PROPRIA
RIVELAZIONE DI QUESTA STAGIONE.
la scarpa del mese
DYNAFIT // FELINE SUPERLIGHT
ALPE DI SIUSI RUNNING
SHOE EXPERIENCE
PAGINA 22
alle pagine centralI
IL 3 OTTOBRE A SAN COLOMBANO AL LAMBRO
IL PRIMO RUNNING
BUSINESS MEETING
PAGINe 8-9
ORGANIZZATO DA RUNNING MAGAZINE UNa STORICa tavola rotonda DELLE AZIENDE RUNNING E TRAIL.
IMPORTANTI E STRATEGICI I TEMI TRATTATI, CON NUMEROSE IDEE E PROGETTI CONCRETI PER IL FUTURO.
LA NUOVA RUBRICA //
RUNNING CON
PAGINE 16-18
PAGINa 13
[email protected] / www.runningmag.it
PAGINA 26
ICELAND FACTOR
RUNNING MAGAZINE
editoriale
di BENEDETTO SIRONI
[email protected]
Il ruolo dei negozi fisici
in una società
sempre più digitalizzata
Diciamo la verità: anche se il mercato del running continua a essere in piena salute e con un
trend che si prospetta positivo anche nel prossimo
anno, la situazione di alcuni retailer non è delle
più facili. Si pensi alle maggiori difficoltà nell’ottenere credito, ai margini che si assottigliano, alle
quotidiane battaglie sui prezzi e ai concorrenti sempre più agguerriti, dalla grande distribuzione alle
vendite online. Proprio a proposito di e-commerce,
ho recentemente partecipato a un forum europeo
sul mercato out-door, dove è stato messo in luce un
importante dato di fatto su questo argomento. A
eccezione di Amazon, che primeggia nella maggior
parte dei mercati, sono i cosiddetti “click & mortar”
website (con brick & mortar si intendono i negozi
fisici tradizionali) quelli di maggior successo: vale
a dire i siti di e-commerce legati a insegne fisiche.
Questione soprattutto di credibilità e autenticità.
Valori che il consumatore sportivo in generale associa più ai punti vendita tradizionali che ai cosiddetti “pure players”, ossia siti appositamente nati
per la vendita online. Se approcciato correttamente
e in modo professionale, quindi, l’e-commerce può
diventare non tanto un pericolo quanto una preziosa risorsa per gli stessi negozi fisici.
Del resto, che il ruolo del punto vendita in una
società sempre più digitalizzata continui a essere
centrale è una certezza. A precise condizioni, però.
Prendete il caso di Apple. La nota azienda americana che solo 15 anni fa era sull’orlo del fallimento, lo scorso settembre ha raggiunto il record storico
in termini di capitalizzazione mondiale: oltre 660
miliardi di dollari (tanto per capirci, più del PIL
della Svizzera). Un valore poi sceso a ottobre ma
che rappresenta comunque il più alto in assoluto.
Ebbene, un’azienda che è stata pioniera nelle vendite online di musica e video, avrebbe potuto facilmente spingere i propri clienti ad acquistare online
anche i suoi prodotti fisici. Ricavandone certamente margini più elevati.
Editore
Sport Press Srl
Ha deciso invece di puntare su un business model
che è più “low tech” e tradizionale: la sua catena
di negozi fisici. A oggi sono quasi 400 gli Apple
Store in tutto il mondo, con vendite per 11 miliardi
di dollari generate nel 2011. Con una rendita al
metro quadro elevatissima e una maniacale attenzione all’ubicazione del punto vendita, al layout
e soprattutto al servizio. “Le persone non vogliono
semplicemente comprare un personal computer, ma
vogliono anche sapere e imparare cosa possono farci”, diceva Steve Jobs.
Certo, gli Apple store sono l’estensione di un’azienda enorme, specializzata in un brand che vende prodotti tecnologici con grandissimo appeal, potrebbe
obiettare qualcuno. Ma il metodo di interazione
con i consumatori è il medesimo in ogni mercato.
Ecco perché ciò rappresenta un ottimo metro di paragone anche per i negozi specializzati dell’articolo
sportivo e del running. Cosa c’è di meglio per un
consumatore che acquisire familiarità con un prodotto già all’interno di un punto vendita e trovare persone disponibili e preparate che lo sappiano
assistere e consigliare nell’acquisto? “Abbiamo ogni
giorno migliaia di conversazioni e interazioni con
i nostri clienti finali”, affermava sempre Jobs. “E
queste conversazioni avvengono con lo staff dei nostri store”. Insomma, oltre ad avere chiaramente un
buon (o meglio un ottimo) prodotto, una delle chiavi del successo è quella di sviluppare una personale,
frequente e fruttuosa interazione con i propri clienti all’interno dei punti vendita. Centrando questo
obiettivo, è certo che un negozio fisico continuerà
ad avere un ruolo centrale anche in una società
sempre più digitalizzata e web-dipendente.
p.s. Un’ultima cosa… sapete dove Apple investe il suo
“modesto” budget di circa 1 miliardo di dollari dedicato
alla pubblicità? Facebook? Google? Banners? Groupons?
Niente di tutto questo. Apple fa pubblicità soprattutto
su media tradizionali: stampa, affissioni, TV.
Redazione USA: DNF Media, Inc
1956 Bohannon Drive - Santa Clara, CA 95050
Tel: 001.408.261.8809
Presidente: DANIELE DE NEGRI
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Anno 1 - N.10 - 2012
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Questo numero è stato chiuso in redazione il 7 novembre 2012
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OTTOBRE 2012
CARO SINDACO DI NEW YORk //
// Come sapete tutti la Maratona di New York è stata
cancellata per la prima volta in 40 anni a causa dell’uragano Sandy. Un perfetto
commento di questo “storico” fatto lo abbiamo trovato
nella lettera aperta che Antonio Bacci, a nome di alcuni
maratoneti italiani (friulani) ha
indirizzato al sindaco di New
York. Eccone alcuni estratti.
Spettabile sindaco Bloomberg,
Le scrivo interpretando i sentimenti e i pensieri di decine di maratoneti del Friuli Venezia Giulia, giunti nella Sua
(e un po’ anche nella nostra, perché New York è un patrimonio globale), martoriata città.
Lo abbiamo fatto in punta di piedi, col dolore nel cuore e le lacrime agli occhi per
quello che l’uragano aveva prodotto solo a qualche isolato
dai nostri hotel.
[…] Mercoledì scorso, quando abbiamo
sentito le Sue parole in conferenza stampa, ci siamo sentiti partecipi di un progetto. Non poteva, non doveva più
essere una festa sportiva, questa maratona di New York
2012. Doveva essere un segnale forte, il simbolo di un riscatto che partisse dalla fratellanza di decine di migliaia
di sconosciuti, uniti dalla fatica e dalla volontà di mostrare
la parte più vera e pulita di se stessi.
Abbiamo ripensato
all’11 settembre, alle immagini commoventi della maratona
del 2001, con il pubblico e gli atleti di tutto il mondo divisi
dalle transenne ma uniti dalle stesse lacrime, la medesima
consapevolezza di una missione: scrivere il primo capitolo
di un nuovo libro, quello della rinascita.
Molti di noi hanno affrontato vere e proprie odissee nei
cieli, sacrificato i risparmi di una vita, per raggiungere la
Sua città.
Lo abbiamo fatto perché eravamo pronti a dare il
nostro meglio, come i volontari che in questi giorni terribili
si affannano nei quartieri senza luce, acqua e cibo. […] Tutti
hanno fatto quello che nella vita sanno fare meglio: hanno
scavato a mani nude, hanno vigilato, hanno suonato.
Noi
sappiamo correre. Avremmo voluto correre, una volta che
Lei, mercoledì scorso, ci ha detto chiaro che la Sua città
aveva bisogno di questo segnale.
Dopo due giorni, però, è
apparso in tv e ha dichiarato che le condizioni erano cambiate. Che la maratona, lo stesso simbolo del riscatto dopo
la tragedia delle Torri gemelle, questa domenica sarebbe
stata “fonte di polemiche e di divisioni”.
Non Le chiediamo tanto se non avesse potuto deciderlo prima.
Se sia stato giusto consentire ai commercianti
dell’expo di incamerare tutti i guadagni della vendita del
merchandising, prima di annunciare la cancellazione della corsa.
Nemmeno quale ruolo abbia giocato, in questa
scelta, una corsa ben più importante, con due soli iscritti, in programma alla Casa Bianca.
Le esprimiamo solo il
nostro disagio e il nostro rammarico per averci relegato,
di fronte all’opinione pubblica, nel ruolo dei 47mila ricchi,
fanatici e insensibili appassionati di running. Adulti un po’
bambini, tristi non tanto per gli sfollati, ma perché domenica non potranno mettere in scena il loro spettacolino.
Sappia, invece, che dietro c’è molto di più. C’è la parte migliore
delle nostre vite. Le albe di fatica, i dolori fisici, i sacrifici
economici e alimentari, il tempo sottratto alle famiglie e
strappato al lavoro, e spesso anche al sonno, per potersi
allenare, per temprare fisico e mente.
C’è la consapevolezza che la vera vittoria non è solo di chi taglia il traguardo
per primo, nasce da condivisione e capacità di superare i
propri limiti.
Ecco, questo ci tenevamo a dirLe, signor sindaco. Il nostro meglio, questa domenica, sarebbe stato tanta roba.
Sarebbe venuto da tutto il mondo con sudore, fatica, lacrime, cartelli e messaggi di solidarietà. Sarebbe stato un
esempio, un segnale di rinascita. E non avrebbe fatto vergognare nessuno.
Non dubiti, gli occhi li abbiamo anche
noi. Vediamo le Sue stesse immagini. Capiamo bene che
oggi, a New York, le priorità siano altre.
Ma crediamo sia
giusto ricordarLe che a uscire a testa alta da questa settimana siamo noi, non Lei.
Noi eravamo disposti sin dal
principio a non correrla, questa maratona. Ma di certo, una
volta partiti, non ci saremmo mai ritirati.
Questo sappia,
dai maratoneti del Friuli Venezia Giulia e dai loro colleghi
di tutto il mondo.
Con i migliori auguri di una nuova alba
di speranza.
Antonio Bacci
NEWS
Saldi anticipati in Lombardia
anche questo inverno
Nella provincia di Savona,
il primo Berg Trail
//
Si terrà nell’entroterra ligure la prima
edizione del Berg Trail. Competizione di
corsa off road, si svilupperà su un percorso di 22 km con 1.100 metri di dislivello
positivo che attraversa i Comuni di Bergeggi, Spotorno e Vado Ligure (SV). L’organizzazione è
r a p p re s e n t a t a
dall’A.S.D.
Runners Italia,
in collaborazione con il Comune e la proloco
di Bergeggi. La
data
prevista
per lo svolgimento della gara è domenica
18 novembre. Un evento nuovo dunque
e che vedrà presenti anche alcune importanti aziende di settore, quali Salomon, La
Sportiva, Scott e Crazy Idea.
www.teamsalomoncarnifast.com
le varianti “fluo” accendono
i modelli Garmin Forerunner
// Due modelli di punta della linea Forerunner di Garmin sono pronti a diventare ancor
più veri e propri prodotti di tendenza. “In
evidenza”, è proprio il caso di dirlo, il 210
e il 610 della serie. A partire da fine ottobre
sono infatti disponibili nei negozi nelle nuove varianti multicolor in tinte “fluo”. Una
versione in blu e una in verde, entrambe su
sfondo bianco, proposte per offrire in una
veste frizzante un prodotto altamente performante e fra i più apprezzati di tutta la gamma
gps da polso dell’azienda. Forerunner 210 è
il navigatore che tiene traccia del percorso
di allenamento e fornisce in tempo reale i
dati di andatura, distanza percorsa, crono e
frequenza cardiaca. Consente inoltre di impostare “interval training” personalizzati ed
è disponibile con fascia cardio soft-strap inclusa nella confezione (prezzo consigliato al
pubblico: 249 euro). Forerunner 610 è invece il modello con antenna ad alta sensibilità
e schermo touch screen, dotato inoltre della
funzione Virtual Racer. Anche questo modello è provvisto di fascia cardio soft-strap,
con l’aggiunta di chiave Usb Ant+ (prezzo
consigliato al pubblico 399 euro).
www.garmin.com/it/forerunner
Da sx: Francesca Meini, Luca Leone, Mohamed Morchid, Laura Bottini, Soufiane Elkounia e Paola Felletti
Sul Monte Stella i vincitori del Salomon Trail Tour Italia 2012
// Dopo avere fatto tappa in alcuni dei siti più
suggestivi della Penisola, il Salomon Trail Tour
Italia 2012 ha chiuso i battenti a Milano. Lo
scorso 30 settembre è infatti andata in scena
la giornata conclusiva di questo circuito, sulle
pendenze del Monte Stella. Il percorso di 5 km
è stato disegnato con caratteristiche tecniche
impegnative, che si sono sviluppate attraverso
un alternarsi di salite intense (con picco massimo di altitudine a 160 metri) e discese anche
ripide. Sullo sfondo, la vista della città meneghina in lontananza ha costituito un aspetto di
sicuro fascino per gli atleti in gara. In campo
maschile si è registrata la vittoria di Mohamed
Morchid, che ha preceduto al traguardo Luca
Leone e Soufiane Elkounia. Tra le donne,
la migliore prestazione è stata siglata da Lau-
ra Bottini, prima in un podio completato da
Francesca Meini e Paola Felletti. Ad aver caratterizzato questa giornata di festa ha certamente
contribuito la grande attesa che si è registrata
da parte degli appassionati, sintomo del crescente interesse che questo tipo di attività sta
ottenendo. Cominciato lo scorso aprile, il tour
di Salomon ha fatto tappa anche all’Elba Trail,
alle Porte di Pietra e Finestre di Pietra, al Gran
Raid du Cro Magnon e Neandertrail, al Cima
Tauffi Trail e al Sellaronda Trail Running. La
classifica finale del circuito vede al primo posto
Pablo Barnes e Simona Morbelli, che succedono ai vincitori del 2011 Fabrizio Roux e Francesca Canepa.
www.salomontrailtouritalia.com
ANCHE Dryarn è partner del progetto “Dote in movimento”
// È partita a settembre l’iniziativa che incentiva e sostiene lo sviluppo della pratica
sportiva tra i bambini appartenenti alle famiglie meno abbienti, promossa da Assosport
e Coni. Un’intesa che debutta quest’anno
in Veneto come regione pilota, con l’obiettivo futuro di estendere il progetto su tutto il territorio nazionale, e che interviene a
supporto di chi intende iscrivere il proprio
figlio a una delle 250 società sportive che
partecipano. Dryarn è la fibra tecnica di riferimento per chi fa sport e che per l’occasione sceglie di credere in questa idea. Oltre ad
appoggiare “Dote in movimento” in qualità
di sponsor, ha infatti donato anche cinque
maglie da corsa autografate da Marco Olmo,
il celebre ultramaratoneta che per le sue avventure sportive sceglie Dryarn, per comfort
e praticità. Le t-shirt, insieme ad altri oggetti e cimeli, verranno battute a dicembre su
un’asta eBay.
www.doteinmovimento.com
www.dryarn.com
lotto cede a un’azienda americana il marchio Etonic
// Lotto Sport Italia ha venduto la proprietà di
Etonic, marchio americano produttore di scarpe
da running, golf e bowling. Fondata in Massachussets nel 1876, l’azienda fu comprata dalla società
di Trevignano nel 2006 per 26 milioni di euro.
L’acquirente attuale è il gruppo Etonic Holding
LLC, neo-costituito a New York e che ha depositato il proprio logo soltanto poche
settimane fa. Si tratta di una costola della compagnia statunitense
Anthony L&S Footwear (AL&S),
che tratta diversi brand produttori
di calzature per il settore casual e lifestyle, come Bob Marley, Cadillac,
Fubu, Levi’s Mountain Gear, Farm e U.S. Polo
Association. Due anni fa, la società si era inserita
nel segmento sportivo realizzando un accordo per
la licenza globale del marchio di skateboard Adio.
La scelta di cedere Etonic è stata commentata
dall’attuale direttore esecutivo di Lotto Andrea
Tomat come un’operazione di politica aziendale, volta a riconfigurare l’assetto della società e
a concentrare le proprie risorse interamente sul
marchio italiano. I dati di mercato di Lotto negli
States, per quanto riguarda il settore di calzature
da running, tennis e lifestyle, sono positivi (si registra una stima delle vendite tra i 6 e i 7 milioni
di dollari). Ciononostante, l’attuale
crisi ha reso necessario riconsiderare i propri piani e di predisporre
un riposizionamento sul mercato a
stelle e strisce per mezzo di altri operatori. Per quanto riguarda Etonic,
nei progetti della nuova proprietà si
prevede un ripristino dell’antico stile vintage casual per la realizzazione delle calzature, al fine di
competere con i maggiori protagonisti di mercato
running e golf. A detta di Tomat, l’uscita di Lotto
lascia comunque un’azienda in buona salute, con
una bella linea e nessuna giacenza.
4
// Dopo l’esperimento della scorsa estate, l’Osservatorio del commercio ha scelto di riprovarci
anche con i saldi invernali. Il 4 ottobre si è incontrato con Unioncamere, Anci, Uncem, Confcommercio, Uniascom Varese, Confesercenti,
Federdistribuzione, Legacoop, le associazioni
dei consumatori Adusbef, Adiconsum, e i sindacati, per discutere la decisione di anticipare
l’avvio delle promozioni il 7 dicembre, trenta
giorni prima della solita apertura dell’Epifania.
Contraria alla scelta, Confesercenti ha fatto eco
al malcontento di molti negozianti (specie quelli
estranei alla grande distribuzione) che già nella
stagione estiva hanno assistito a un calo di vendite preoccupante nelle settimane precedenti
all’’inizio degli sconti.
Una politica sempre
più sostenibile per Puma
// Dopo aver inaugurato in India il primo
store sostenibile, Puma continua nella promozione di un programma ricco di iniziative a
tutela ambientale. A Milano, Roma e Venezia sono stati installati i primi box “Bring me
Back” d’Italia. Il progetto è realizzato in collaborazione con la società di riciclaggio globale
I:CO, per promuovere il riciclo e il riutilizzo
dei prodotti sport & lifestyle tra i consumatori
attraverso la restituzione degli articoli dismessi all’interno dei negozi. La politica attuale del
brand è volta alla riduzione del 25% entro il
2015 delle emissioni di anidride carbonica,
energia, acqua e rifiuti negli uffici, nei negozi,
nei magazzini e nelle fabbriche dei suoi fornitori diretti. Con l’innovativo packaging Clever Little Bag, che il brand ha introdotto nel
2010, a sostituzione delle tradizionali scatole
di cartone per le calzature, l’azienda ha già ottenuto il risultato di risparmiare più del 60%
di carta e acqua ogni anno. Per la prossima
collezione SS 2013 verranno inoltre lanciati i
nuovi prodotti InCycle biodegradabili e riciclabili, che comprendono scarpe, vestiti e accessori che potranno essere restituiti una volta consumati per essere
riadattati. L’obiettivo
è quello di avere
il 50% delle
collezioni
composte
da materiali più
sostenibili entro il
2015.
RUNNING MAGAZINE
ottobre 2012
annullata l’ingiunzione
di nike contro adidas
// Sono state fra le protagoniste delle ultime
Olimpiadi ai piedi dei più importanti atleti del
mondo. Si tratta delle scarpe Flyknit e adiZero
Primeknit, realizzate rispettivamente da Nike e
adidas. E anche ora che si è chiusa la kermesse
londinese, tornano di attualità dal momento che
lo scorso 28 agosto è stata emessa da una corte
di Norimberga un’ingiunzione temporanea ai
danni del brand tedesco. Il nodo della questione è rappresentato dalla presunta violazione di
brevetto riguardante la tecnologia di realizzazione
della Flyknit, con tomaia costruita in un unico
pezzo, e che sarebbe stata replicata per il progetto
della adiZero. Nonostante Nike avesse manifestato nelle ultime settimane la volontà di avanzare
una richiesta che rendesse tale l’ingiunzione permanente, il 7 novembre la corte ha respinto in
appello l’ordinanza a favore di adidas. L’azienda
con sede a Herzogenaurach ha affermato inoltre
di aver richiesto la cancellazione del brevetto della
Nike Flyknit, riportando prove documentarie che
mostrano come questa tecnologia fosse conosciuta fin dagli anni Quaranta.
Rimandata la stagione
d’esordio per l’Indoor Trail
// La crisi ha fatto un altra vittima. Causa mancati sponsor, il Superenduro Indoor di moto (in
programma a Genova per il 24 novembre) è stato
cancellato. Notizia sfortunatamente di rilievo anche
per il nostro settore: proprio in quella data era stato
programmato il primo Indoor Trail. La manifestazione avrebbe dovuto infatti debuttare nello stesso
impianto e sullo stesso tracciato impiegato per la manifestazione motociclistica. Gli organizzatori dell’Indoor Trail sono quindi costretti a rimandare la stagione d’esordio di un evento che stava catalizzando
un crescente interesse da parte degli appassionati. La
speranza di tutti è che si riesca a dar vita a questo
interessante esperimento per l’autunno 2013.
Assegnato il titolo italiano di SkyRace: anche dynafit in finale alla rosetta //
Daniel Antonioli,
vincitore Skyrace
della Rosetta
// È stato l’evento con cui si è concluso il campionato italiano,
un’edizione da record segnata da un clima tipicamente estivo.
A Rasura (SO) lo scorso 9 settembre si è svolta infatti la SkyRace
della Rosetta, manifestazione griffata Sport Race Valtellina
e a cui Dynafit ha partecipato fornendo all’interno del pacco
gara dei primi 150 iscritti il gilet Ripstop. Capo leggerissimo,
è caratterizzato dal taglio minimalista e può essere riposto
nella sua tasca pettorale esigendo un ingombro minimo. 282
gli iscritti totali. Vincitore al traguardo è stato Daniel Antonioli
(2h 02’ 28’’), campione di winter triathlon, anche se il titolo
italiano è stato assegnato all’olimpionico di canottaggio Franco
Scancassani (secondo qui, 2h 03’ 02’’), alla luce delle precedenti
gare disputate. Fra le donne, è stata invece la runner Debora
Cardone ad aggiudicarsi a un tempo gara e campionato (2h 43’
24’’). Alle sue spalle, le compagne di club nelle filia della Valetudo
Skyrunner Italia, Ester Scotti (2h 45’ 23’’) e Lorenza Combi (2h 46’
53’’). A margine della competizione maggiore, il programma della
giornata ha offerto anche la sfida tra i più giovani, che hanno
percorso 3 km tra le vie del paese.
5
A destra, Franco
Scancassani, campione
italiano di Skyrace
Debora Cardone,
1a al traguardo e
in classifica generale
NEWS
Aperte le iscrizioni
alle staffette della Mcm 2013
// È stata la formula più apprezzata dell’ultima Milano City Marathon, come dimostra il
boom di iscrizioni rispetto all’anno precedente. I team che si sono presentati per correre
i 42,195 km in staffetta erano infatti 2.103
nel 2012: quasi il doppio rispetto al 2011. A
partire dal 7 ottobre sono state dunque aperte
le iscrizioni alla manifestazione del prossimo
anno. Rinnovato il modello che affianca il
progetto al Charity Program, secondo cui ogni
squadra avrà l’opportunità di scegliere quale
associazione sostenere attivamente devolvendo
parte della quota di iscrizione e diventandone personal foundraiser. Nel 2012 sono state
coinvolte 115 Onlus e sono stati raccolti oltre
600.000 euro in totale.
Un allenamento su misura che si ispira al Dna umano
// Un allenamento specifico e soprattutto personalizzato per chiunque, che
segue codici inscritti nel
genoma umano di ogni individuo. È questo l’ultimo
risultato nel campo della
ricerca scientifica che sarebbe in grado di proporre
un programma di attività
sportiva e di alimentazione su misura. Genofit è il
nuovo test sviluppato dalla
costola dell’Università di
Ferrara Ngb Genetics, che
opera nell’ambito della
genetica applicata alla prevenzione e al benessere. Attraverso l’analisi del Dna
vengono messi in evidenza
gli aspetti più importanti
Il sito e-commerce Zalando
si allarga in Europa
del metabolismo della persona e da cui è possibile
inferire alcuni dati come
la predisposizione al tipo
di sforzo (aerobico e anaerobico) o lo sviluppo della
massa muscolare. Genofit
verrà diffuso in collaborazione con studi medici
e centri fitness altamente
qualificati, per guidare gli
Reebok Crossfit: all’excel di Londra la sfida Usa vs. Europe
Hub Magazine premia con l’oro
il Vibram Store di Boston
Chan (team Usa). Ad aggiudicarsi la vittoria finale
è stato il pool americano, che dopo una sessione
estenuante durata 90 minuti, si è visto aggiudicare
il punteggio migliore (20 a 6). Quella dei CrossFit
Invitational Presented by Reebok è stata la prima
volta in cui è stato possibile realizzare una vera e
propria competizione di CrossFit. La grandissima diffusione che la disciplina sta continuando
a registrare è stata segnata quest’anno da numeri
sorprendenti. Basti pensare che agli ultimi Reebok
Crossfit Games hanno preso parte 70.000 partecipanti. La partnership tra il brand britannico con
sede a Bolton e la disciplina fitness ha dato vita
a una collezione specificamente ideata per i praticanti di questo sport. a partire dalle calzature Crossfit Nano 2.0 per arrivare all’abbigliamento.
Team USA
// È stato il primo flagship store che Vibram
ha aperto negli States, inaugurato in Newbury
Street a Boston lo scorso 14 aprile. Il negozio
si caratterizza per il suo stile particolare, che intende richiamare i motivi e l’anima tipicamente italiana del brand (con tanto di allestimento di un corner per la pausa caffè). Un luogo
realizzato per valorizzare il contatto umano, la
circolazione di idee, la sperimentazione diretta
della tecnologia Vibram. Proprio questo spirito
è stato premiato con la medaglia d’oro da un
riconoscimento della rivista online Hub Magazine, che ha definito il punto vendita un esempio
di come, in piena era digitale, innovare possa
significare andare controcorrente e valorizzare
aspetti come l’interazione e il contatto diretti fra
persone. Vibram FiveFingers, aggiunge Hub Magazine, riporta il mondo della calzature e delle
molte attività sportive che diffonde a un aspetto “natural”. In questo spazio convivono infatti
arte, natura, aree tattili in pietra, marmo, sabbia,
trucioli ed erba, su cui è possibile effettuare test
propiocettivi. Un allestimento che offre un timeline interattiva per scoprire la storia dell’azienda
e del processo costruttivo delle sue suole e delle
FiveFingers e che continua a crescere grazie alla
condivisione delle esperienze e delle opinioni
dei visitatori.
sportivi verso l’obiettivo
finale di offrire giovamento al proprio fisico. Il programma è pensato sia per
chi pratica attività a livello
agonistico che amatoriale,
per potenziare la massa
muscolare, dimagrire e tonificare, recuperare dallo
sforzo fisico e mantenere
la performance nel tempo.
// Si torna a parlare di CrossFit e l’occasione è un
evento che ha catalizzato l’attenzione di moltissimi
appassionati. Lo scorso ottobre si è tenuto infatti
all’ExCel Exhibition and Convention Centre di
Londra il CrossFit Invitational Presented by Reebok. Tutto esaurito per la gara che è stata trasmessa
in diretta su Eurosport e a cui hanno partecipato
i migliori atleti della disciplina. Un team europeo
capitanato da Annie Thorisdottir si è sfidato con
quello americano di Rich Froning Jr a suon di
Wod (Workout of the day). I due campioni per
due anni consecutivi dei Reebok CrossFit Games,
nel 2011 e nel 2012 sono stati affiancati rispettivamente da Samantha Briggs, Katrin Tanja Davidsdottir, Frederik Aegidius, Mikko Aronpää, Númi
Snær Katrínarson (team Europa) e Becca Voigt,
Kristan Clever, Julie Foucher, Jason Khalipa, Matt
www.shopcrossfitreebok.com
Team Europe
VISTO DA
Running e filantropia: Il lato più bello della corsa
// Nello scorso mese di settembre, ci
siamo trovati di fronte a due bellissime opportunità: correre, sostenendo al contempo
ricerca e fondazioni.
Correre è già bellissimo, se farlo può servire a dare appoggio ad associazioni che si
battono contro malattie terribili, allora diventa quasi perfetto.
Il 2 settembre, a Padova, lungo un bellissimo e suggestivo percorso cittadino, si è tenuta la manifestazione NonSoloSportRace
(foto sopra), una 10 km il cui ricavato (ogni
singolo centesimo versato dagli iscritti, notare bene!) è stato devoluto dalla Città Della
Speranza, fondazione che finanzia il centro
di Oncoematologia pediatrica di Padova.
Il 23 settembre, ad Albarella (RO), si è corsa la Maratonina Parco del Delta del Po. Partecipando a questa gara, o alla non competitiva di 10 km, si sosteneva l’Associazione
Piccoli Punti, fondazione onlus per la ricerca
scientifica sul melanoma e la sensibilizzazione alla sua prevenzione e diagnosi.
Spesso la portata di questi eventi è sottovalutata, si tende a sottolineare esclusivamente la performance sportiva. A noi piace
ricordare, invece, che si può far del bene anche facendo il nostro sport preferito.
Damiano Menegon // www.runlovers.it
6
// Zalando cresce e da ora può contare anche su
nuovi investitori. Il portale online specializzato
nella vendita di calzature e moda sta infatti ultimando la realizzazione del nuovo centro logistico in Turingia (Germania Centrale), che disporrà di uno spazio di circa 78.000 metri quadrati e
verrà inaugurato la prossima primavera. Recente
è anche la notizia che J.P Morgan Asset Management e Quadrant Capital Advisor hanno acquistato entrambe una quota di partecipazione della società dell’1% e sosterranno la nuova politica
di investimenti del gruppo fondato a Berlino nel
2008 al fine accrescerne la diffusione in Europa.
Presente in Italia dal 2010, Zalando ha chiuso lo
scorso anno fiscale con un fatturato globale di
510 milioni di euro.
Polar lancia Beat, una app con
nuove funzioni di allenamento
// Una “Beat generation” firmata Polar. Il 17
ottobre infatti è stata lanciata la nuova app per
allenarsi in maniera più intelligente ed efficace.
Disponibile gratuitamente nello Store di Apple, è ideata per chi vuole migliorare le proprie
performance. È un servizio di interpretazione
dei dati per conoscere gli effetti di ogni sessione sul proprio corpo e programmare in modo
efficace l’obiettivo che si intende raggiungere,
come resistenza, velocità, dimagrimento. Polar
Beat si fonda infatti sul
concetto che allenarsi
di più o più velocemente non comporta
necessariamente
il
miglioramento delle
proprie prestazioni e
che quindi non basta
che un dispositivo gps
si limiti a registrare i
propri dati personali.
Il nuovo sevizio è stato
concepito per guidare
in modo intelligente
ma anche divertente la
propria attività, a tutti i
livelli di preparazione e
in ogni contesto (indoor e outdoor). Basta affiancare l’applicazione
al sensore di frequenza
cardiaca Polar H7 per ottenere numerose funzioni su misura, da come pianificare l’allenamento
(per bruciare calorie o battere il proprio record
di velocità) e come mantenere la corretta intensità di frequenza cardiaca in funzione del proprio obiettivo. Beat interpreta inoltre i riscontri
ottenuti suddivisi per specifiche categorie (miglioramento della resistenza, incremento della
forza, consumo di grassi) e può essere utilizzata
con l’aggiunta di un’estensione a pagamento che
consente di impostare un training con specifiche più complesse, come migliorare il metabolismo, effettuare un lavoro aerobico o anaerobico
e visualizzare analisi approfondite sui principali
benefici ottenuti. Beat è compatibile con iPhone
4S e con il nuovo iPhone 5. È anche compatibile
con iPad 3, usando il sistema operativo iOS 6.
www.polar.fi/beat/it/
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
Vente-privee.com tra le prime
10 aziende della Digital 100
// In una top 10 monopolizzata da aziende cinesi e americane, vente-privee.com è l’unica a
rappresentare l’Europa nell’elenco delle “most
valuable private tech company”. Stilata dal sito
a stelle e strisce di affari ed economia Business
Insider, la classifica “Digital 100” assegna alla
piattaforma e-commerce con sede a Parigi il
decimo posto. Tra i criteri di valutazione impiegati per la stilare al graduatoria, sono stati
presi in considerazione i ricavi, gli utenti, le opportunità
all’interno del mercato, i tassi
di crescita, la percezione degli
investitori. Con un valore societario stimato a 2,6 miliardi
di dollari, il sito pioniere e leader mondiale nel settore delle
vendite evento conta a oggi 17
milioni di membri. Presente in molti Paesi del
Vecchio Continente, da quasi un anno venteprivee.com ha inaugurato la filiale americana in
partnership con American Express. In un settore che sta conoscendo una netta crescita, la
divisione italiana rappresenta uno degli uffici di
maggior interesse per l’azienda. Sul podio della
“Digital 100”, compare al primo posto la società
cinese di marketplace B2B Alibaba, seguita dalle americane Bloomberg, attiva nel settore del
software finanziario, delle notizie e della divulgazione di dati, e Twitter.
ERRATA CORRIGE //
// A causa di un errore, nello Shoe
Count del numero 9 di Running Magazine
sono stati pubblicati alcuni dati errati. Le
statistiche si riferivano all’edizione del-
la Milano City Marathon 2012, svoltasi lo
scorso 15 aprile. Nella tabella sottostante
riportiamo i dati corretti che ci sono stati
forniti da Mizuno (technical sponsor della
manifestazione). Per dovere di cronaca ci
preme segnalare che i riscontri pubblicati in precedenza non erano stati forniti da
Mizuno.
MILANO city MARAThON - 15 aprile 2012
FINO
a 3h 00’
1. ASICS
2. MIZUNO
3. NIKE
4. brooks
5. SAUCONY
6. ADIDAS
7. new balance
ALTRO
TOTALE
36
55
31
35
24
28
7
8
224
%
16,07
24,55
13,84
15,63
10,71
12,50
3,13
3,57
100,00
da 3h 00’ a 3h 30’
257
169
117
153
83
53
27
27
886
NEW BALANCE supporta A ROMA
RUN FOR AUTISM l’8 dicembre
// Run for Autism è una corsa a scopo sociale,
nata con l’obiettivo di coinvolgere le persone
a una manifestazione sportiva che sappia sensibilizzare le persone al tema dell’autismo. In
calendario per sabato 8 dicembre, si terrà a
Roma e sarà il momento conclusivo dell’Evento Nazionale 2012 del Progetto Filippide.
L’associazione è parte del Comitato italiano
para-olimpico ed è l’unica realtà organizzata
esistente costituita per aiutare i ragazzi affetti da autismo attraverso la pratica quotidiana
di attività sportive e la partecipazione a gare
podistiche nazionali e internazionali. Partner
tecnico per l’occasione sarà New Balance. Il
brand di Boston sosterrà infatti la corsa nella
sua duplice formula: 5 km competitiva e 2 km
non competitiva. La Run for Autism 2012 rappresenterà la prima iniziativa di questo tipo in
tutta Europa e vedrà coinvolte molte personalità di spicco dello sport. il costo di iscrizione è
di 10 euro: il ricavato così ottenuto contribuirà
alle spese di organizzazione e verrà devoluto al
finanziamento della ricerca medico-scientifica
sull’autismo. A tutti i partecipanti sarà offerto
un ricco pacco gara, a carico degli sponsor.
www.runforautism.it
7
%
29,01
19,07
13,21
17,27
9,37
5,98
3,05
3,05
100,00
da 3h 30’ a 4h 00’
467
231
163
172
132
53
30
46
1294
%
36,09
17,85
12,60
13,29
10,20
4,10
2,32
3,55
100,00
da 4h 00’
a 4h 15’
177
103
79
52
74
8
12
18
523
%
33,84
19,69
15,11
9,94
14,15
1,53
2,29
3,44
100,00
da 4h 15’
a 4h 30’
143
125
69
45
46
24
13
33
498
%
TOTALE
%
28,71
25,10
13,86
9,04
9,24
4,82
2,61
6,63
100,00
1080
683
459
457
359
166
89
132
3425
31,53
19,94
13,40
13,34
10,48
4,85
2,60
3,85
100,00
in primo
piano
LO STORICO EVENTO È ANDATO
IN SCENA PRESSO L’AZIENDA AGRICOLA
NETTARE DEI SANTI
A SAN COLOMBANO AL LAMBRO
Running Business
Meeting, più che
una tavola rotonda
• benedetto sironi
• davide corrocher
Un meeting che mettesse attorno
a un tavolo le più importanti aziende
italiane running e trail running. Da
tempo se ne avvertiva l’esigenza. Ma
ad eccezione di sporadici e ridotti incontri nulla di ufficiale era mai stato
organizzato. I tempi tuttavia erano
maturi. Ed è per questo che - assecondando peraltro un’idea che da tempo ci frullava per la testa - abbiamo
raccolto con piacere l’idea di alcuni
importanti brand, mettendo a frutto anche un’esperienza che il nostro
gruppo ha maturato in questi anni in
altri settori del mercato sportivo. Vale
la pena ricordare infatti che - con le
altre testate del nostro gruppoeditoriale - già da alcuni anni Sport Press
organizza incontri di questo genere.
E nell’outdoor è nata anche una specifica associazione (Italian Outdoor
Group, di cui il nostro giornale Outdoor Magazine è membro attivo) che
porta avanti iniziative strategiche, sia
per le aziende aderenti che per tutto
il mercato. Ecco quindi come si sono
create le ideali condizioni al contorno del primo “Running Business
Meeting”, andato in scena lo scorso
3 ottobre nella splendida location
dell’Azienda Agricola Nettare dei
Santi, a San Colombano al Lambro
(MI). Quasi 30 i presenti, in rappresentanza di alcune delle più importanti aziende italiane operanti nel
mercato running e trail running. Per
non risultare troppo dispersivi, questo primo meeting è stato circoscritto
alle sole aziende produttrici o distributrici di calzature. Già dai prossimi
incontri l’invito potrebbe essere allargato anche ad altri importanti brand
di abbigliamento e accessori. Insomma un’iniziativa decisamente importante e strategica oltre che storica per
il running italiano. Certamente non
un punto di arrivo, ma - si spera - l’inizio di un progetto a medio/lungo termine. In grado di coinvolgere tutte le
più importanti aziende che animano
il nostro mercato. Ma non solo: in
attesa di vedere se davvero - come è
prevedibile e auspicabile - nascerà
un’associazione, l’intenzione è quella di coinvolgere a più livelli anche
gli altri attori del running in Italia.
Dall’anello fondamentale dei retailer fino alle numerose associazioni
sportive, dagli agenti di commercio
ai media, dagli organizzatori di gare
agli atleti. Certo le esigenze, le idee
e le priorità sono differenti e a volte
difficilmente conciliabili. Ma il fine
unico è il medesimo: allargare i confini del mercato. Abbracciando nuovi,
magari piacevolmente inaspettati,
orizzonti. Vediamo quindi di seguito
un sunto dei temi trattati nel corso
del meeting.
1. Dati di mercato - Il primo punto di
partenza su cui ci si è confrontati è
stato quello relativo ai dati di mercato delle calzature sportive, in Italia e
in Europa. I numeri e le statistiche
sono infatti spesso scarsi e imprecisi,
aspetto che comporta un terreno farraginoso su cui muoversi, senza una
conoscenza certa e approfondita del
valore di questo settore. Abbiamo
tuttavia dati certi sul fatturato globale del settore sport footwear: negli
ultimi tre anni in Italia ha osservato una crescita a valore, passando
dall’1,51 miliardi di euro nel 2009,
all’1,599 miliardi nel 2011 (quarto
mercato in Europa). Ma soprattutto
il volume di vendita in paia è aumen-
il meeting in pillole
// NOME
Running Business Meeting
// COSA
La 1a tavola rotonda delle aziende
Running e Trail Running
// QUANDO
Mercoledì 3 Ottobre 2012
// DOVE
Azienda Agricola Nettare dei
Santi, Via Capra, 17 - 20078 - San
Colombano al Lambro (MI)
// PERSONE PRESENTI
25
// AZIENDE PRESENTI
Brooks, Dynafit, Inov-8, La Sportiva,
Mizuno, Saucony, Scarpa, Scott,
Vibram FiveFingers, IOG (Italian
Outdoor Group) e gli organizzatori
Sport Press e Sportmaker
// PRINCIPALI TEMI AFFRONTATI
Dati di mercato, associazione
running, fiere / eventi B2B e B2C,
formazione retail, shoe count, saldi
e distribuzione
tato dai 29,758 milioni del 2009 ai
37,731 nel 2011 (vedi grafici sotto e a
fianco). Sul mercato running non ci
sono, a oggi, numeri ufficiali e attendibili. Tuttavia Running Magazine e
Sportmaker sono riusciti a realizzare
una stima attendibile e veritiera del
mercato e delle relative quote, incrociando alcuni dati di vendite e fatturati delle aziende con le statistiche
ricavate da oltre 10 shoe count di
maratone e mezze maratone italiane 2011/12. Sono state presentate
cifre e statistiche relative ai praticanti running e trail running. Di certo
una considerazione più precisa e dettagliata deve partire da una raccolta
più frequente, suddividendo tutte le
categorie interessate. Una soluzione
potrebbe essere quella di affidare i
dati delle singole aziende a una società esterna o a un notaio, che presentino poi periodicamente un’analisi
dettagliata del mercato running in
ogni suo aspetto. Un elemento questo che rappresenterebbe un valore
aggiunto non solo per gli operatori
del mercato running ma anche per
sponsor extra-settore desiderosi di investire in questo mondo ma di avere
anche una visione reale e precisa del
business e dei praticanti.
2. Associazione - Il secondo punto di
discussione è stato l’interrogativo circa l’efficacia che potrebbe conseguire
dalla creazione di un’Associazione
Running e, di conseguenza, quali
dovrebbero essere i suoi compiti.
In seconda battuta deve essere valutato se anche l’ingresso dei negozi
potrebbe giovare a questo tipo di
progetto. A supporto del dibattito
sono stati portati gli esempi di casi
associativi di successo come l’OIA
(negli States), l’IOG e l’associazione
delle aziende bike in Italia. L’Italian
Outdoor Group, come ha spiegato
ai presenti la responsabile marketing
Gerardine Parisi, è nata nel 2006 per
volontà delle aziende del mondo outdoor (anche straniere). Il banco di
prova rappresentato dai primi anni
di attività, in cui i risultati attesi non
si sono verificati ha portato a un recente cambiamento di politica. Da
quest’anno sono state avviate numerose attività che hanno riscosso un
8
alcune dichiarazioni dei partecipanti
a proposito dell’associazione Running
“Un’Associazione può aiutare proprio a valorizzare il nostro settore e portarlo
a sconfinare da quello che rischia di essere un ambiente prevalentemente
tecnico, magari portando a ottenere una maggiore visibilità anche su riviste
extra-settore. Collaboriamo fra aziende, puntiamo a creare un progetto
comune per aumentare il numero di praticanti. Si può naturalmente includere
anche aziende di attrezzatura e abbigliamento. Se osserviamo chi va in strada
o nei parchi a correre, c’è tantissima gente che non è un runner abituale, o che
non ha mai corso finora, o che ha ripreso da poco tempo. Questi sono tutti
consumatori che non sono educati, non hanno la cultura che osserviamo ad
esempio nei ciclisti, che puntano invece ad avere un equipaggiamento tecnico
e impeccabile fin nei minimi particolari. Troppi corrono con abbigliamento
inadeguato. Lì possiamo e dobbiamo arrivare, anche spingendo su
un’immagine fashion, cool e divertente del running”.
Giampaolo Sala, Brooks
“Nel ciclismo, quando l’associazione era appena stata creata non decollava.
Perché tutto era focalizzato sostanzialmente sulla questione delle vendite.
C’erano anche conflitti interni, tra le diverse politiche aziendali. Negli ultimi anni
si è investito molto per promuovere il settore, ad esempio puntando molto su
un immagine che lo valorizzasse come attività di benessere per il consumatore.
Questo la singola azienda non può farlo. Ci vuole un’organizzazione che sappia
coordinare il movimento a livello di proposte e idee”.
Ivano Camozzi, Scott
“Le parole chiave sono Identità, eccellenza, grassroots e territorio. E l’aspetto
identitario è fondamentale, anche per non invadere lo spazio delle altre
aziende. Quando si parla di Associazione occorre definire il ruolo che le si vuole
attribuire. Deve basarsi su un modello giuridico, stile Confindustria? Oppure
deve assolvere più una funzione di tipo coordinativo in termini di attività e
proposte? In questa accezione sarebbe importante che lo facesse affiancandosi
alle associazioni sportive dilettantistiche, che rappresentano il vero centro
catalizzatore di un mondo come il nostro, il sostrato che è la sostanza dei
praticanti. E inoltre deve servire a portare innovazione in questo settore”.
Corrado Giambalvo, Vibram FiveFingers
“Il running è troppo autoreferenziale. Sarebbe interessante intervistare chi fa altri
sport e pratica la corsa come attività propedeutica. Fra questi, moltissimi lo fanno
in maniera scorretta, utilizzando una scarpa inadatta, non tecnica. Arrivare a questi
utenti e riuscire a educare questo nuovo consumatore dovrebbe essere uno dei
punti di cui dovrebbe occuparsi un’Associazione Running. Sarebbe una grande
opportunità commerciale”.
Morgan Guizzo, Saucony
volume di vendita (in paia) top 5 european markets
Fonte: Sporting Goods Intelligence
Organizzato dallo staff di Running Magazine in partnership con Sportmaker, lo
scorso 3 ottobre in provincia di Milano è andato in scena il primo incontro dedicato
alle aziende del mercato running e trail running. Decisamente importanti e strategici
i temi trattati. Sul tavolo numerose idee e progetti concreti per il futuro.
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
buon successo. Tutti i presenti hanno concordato sull’utilità di formare
un’associazione che abbia come suo
obiettivo primario quello di una maggiore diffusione del running, oltre
che un suo sdoganamento dall’ambito prettamente agonistico. A questo
proposito Sport Press e Sportmaker
si sono dimostrati disponibili a coordinare le attività dell’eventuale associazione e a presentare un piano di
fattibilità con costi previsti e relative
attività prioritarie.
3. Fiere ed eventi - Fiere ed eventi B2B
FATTURATO CALZATURE SPORTIVE (sell in)
Fonte: Sporting Goods Intelligence
e B2C: la maggior parte di queste
è dedicata all’Outdoor e si svolge
all’estero. Fra le poche specializzate al
mondo Running, gli esempi più rilevanti si tengono in Inghilterra e negli
Stati Uniti. La prima è il Running
Show (24-25 novembre 2012). La seconda, Running Event, si aprirà ad
Austin (in Texas) dal 3 al 6 dicembre
prossimi. Utile è stato dunque discutere l’ipotesi circa l’organizzazione in
Italia di un evento B2B dedicato ai
negozianti, durante il quale testare i
materiali footwear e apparel in concomitanza della campagna vendite.
Quest’anno, la prima edizione del
Running Shoe Experience all’Alpe di
Siusi (vedi report a pagina 22) ha co-
stituito un tentativo di sicuro interesse in questi termini. Un altro esempio, questo per il settore boardsport e
action sport, è rappresentato dal caso
del Pro Shop Test di Monte Bondone
(60 marchi e 140 negozi coinvolti nel
2012). Per finire, bisogna considerare
l’opportunità che costituiscono gare
ed eventi già esistenti, a cui affiancare una realtà di stampo B2B, con la
possibile soluzione di creare un “test
tour” itinerante a carattere regionale.
4. Formazione retailer - Si è avanzata l’ipotesi di organizzare giornate di
formazione dedicate ai retailer e agli
addetti alle vendite dei negozi specializzati running e non solo. Compito
che rientrerebbe oltretutto tra gli
obiettivi dell’associazione. Clinic non
tanto dedicati ai prodotti (avvengono
già per opera di aziende singole e relativa rete vendita) ma su temi quali
la corretta gestione finanziaria di un
negozio, business plan, tecniche di
vendita, strategie di comunicazione
off e online e altro ancora.
5. Shoe count - Un argomento da affiancare a quello inerente ai dati di
mercato è quello degli Shoe Count.
Un ulteriore indice di riferimento
insomma, utile per valutare come si
Photo: TNF / Alo Belluscio
// Per il nostro primo Shoe Count nel mondo
trail non potevamo che scegliere la manifestazione principe di questo tipo. Un debutto che
oltretutto ci porta per la prima volta a effettuare
il nostro rilievo all’interno di una gara internazionale. Il resoconto che pubblichiamo qui ci
è offerto da Sportmaker ed è stato presentato
in anteprima in occasione del primo Running
Business Meeting. I numeri che si registrano in
occasione dello svolgimento della The North
Face Ultra Trail du Mont Blanc sono di massimo rilievo. Basti considerare infatti che solo
per la competizione di cartello erano al via
2.482 atleti, a cui vanno aggiunti gli iscritti alle
collaterali Tds, Ccc e Ptl. Statistiche importanti dunque, che prendono in considerazione
i primi 600 arrivati a Chamonix. Il dato che
emerge con più netta evidenza è la testa della classifica: un ulteriore elemento di novità
all’interno di questa rubrica che propone per
la prima volta il nome di uno degli specialisti
di questo settore, Salomon. La maggioranza
Numeri e fasi salienti
La vittoria in campo maschile è andata al francese François D’Haene,
che ha completato la traversata in 10h 31’ 36’’. Sul podio anche lo svedese
Jonas Buud ( 11h 03’ 19’’) e l’americano Mike Foote (11h 19’ 00’’). Fra le
donne, il successo è stato segnato da Lizzy Hawker, atleta britannica che
ha dunque visto accrescere il proprio palmares alla manifestazione, dopo
aver già ottenuto il titolo nel 2005, 2008, 2010 e 2011. Alle sue spalle
è arrivata l’unico membro femminile del Team Vibram 2012, l’azzurra
Francesca Canepa.
A margine della competizione principale, si sono svolte anche le
manifestazioni “sorelle” della Tds, della Ccc e della Ptl. La prima è stata
l’unica gara che non ha subito variazioni e ha visto ritirarsi quasi il 57%
dei suoi partecipanti (631 alla partenza). Al via della Ccc erano in 1.582:
primo posto per Tofol Castaner (Spa) e per Ellie Greenwood (Sco). La Ptl
è stata infine caratterizzata da precipitazioni particolarmente dure, che
hanno consentito soltanto a cinque di 67 squadre di raggiungere Col de
la Seigne a quota 2.516, m a causa della neve.
9
dei rilievi spetta infatti al brand francese con il
31,65% di presenze. Al secondo posto si piazza
invece ASICS con il 16,35% dei rilievi. Se fino
a questo momento è il marchio che è sempre figurato sul gradino più alto del podio nei nostri
Shoe Count, è da notare come anche in questa
categoria riesca a mantenere un piazzamento
considerevole. Medaglia di bronzo a Saucony
(7,83%), per un altro exploit da ascrivere alle
specifiche tecniche del tracciato che attraversa
l’Alta Savoia e la Val d’Aosta. Seguono adidas
(6,26%) e Brooks (6,09%) a stretta posta, e di
lì Hoka (5,91%), un nome che sorprendentemente si aggiudica il sesto posto anche davanti
a marchi più blasonati. Altrettanto rilevante il
risultato di La Sportiva, settimo a 4,5% di preferenze, mentre troviamo all’ottavo posto il main
sponsor della manifestazione: The North Face
si aggiudica il 4% delle preferenze (fra cui può
contare la vincitrice femminile Lizzy Hawker e
da cui manca Sebastien Chaigneau, a lungo in
testa alla gara e costretto al ritiro al 93° km).
Categoria maschile
1. François D’Haene (Fra)
10h 32m 36s (a sinistra)
2. Jonas Buud (Sve)
11h 03m 19s
3. Mike Foote (Usa)
11h 19m 00s
Photo: TNF / Damiano Levati
Svoltasi dal 27 agosto al 2 settembre a Chamonix, l’edizione 2012
della The North Face Ultra Trail du Mont Blanc è stata caratterizzata dalle
condizioni climatiche particolarmente rigide. I 2.482 partecipanti hanno
dovuto sostenere una prova davvero estrema, a causa di pioggia e vento
sferzanti e del terreno umido e fangoso. L’organizzazione è stata costretta
ad apportare alcune modifiche al programma originale, a partire dal
percorso della corsa principale, svoltosi per intero entro i confini francesi:
103 km da attraversare affrontando un dislivello complessivo di 6.000 m.
6. Saldi e distribuzione - Molto attuale e particolarmente caldo è stato infine l’argomento inerente alla
distribuzione in Italia. Il problema
dei saldi, gli sconti selvaggi, la crescita delle vendite online. Sul tavolo
la possibilità di arrivare a strategie
condivise per evitare di sminuire il
valore del prodotto running, che
in certi casi soffre la tendenza dei
ribassi dei prezzi e degli sconti /
promozioni anticipate. Un maggior
coinvolgimento dei retailer e una
sensibilizzazione complessiva sul
tema della marginalità gioverebbe
certamente a tutto il mercato.
shoe
count
the north face ultra trail du mont blanc 2012 (primi 600 ARRIVI)
Fonte: Sportmaker
muove il mercato nel nostro Paese
fornendo una stima abbastanza attendibile delle varie quote di mercato,
anche se sbilanciata verso un cliente
medio/alto. Da valutare la possibilità
di creare un’organizzazione esterna
alle aziende, per raccogliere i dati durante gare e manifestazioni, sia running che trail (comprendendo magari anche le competizioni miniori, ma
non per questo meno interessanti a
fini statistici, anzi tutt’altro, come le 5
e 10 K). Nell’occasione è stato anche
presentato lo shoe count realizzato
da Sportmaker all’ultima edizione
dell’UTMB (vedi sotto).
Categoria femminile
1. Elizabeth ‘Lizzy’ Hawker
(Uk) 12h 32h 13s (a sinistra)
2. Francesca Canepa (Ita)
13h 17m 01s
3. Emma Roca (Spa)
13h 23m 37s
interviste
a tu per tu
con giulio sergio roi,
uno dei maggiori specialisti
del settore
Medicina sportiva:
il punto di vista
dello “skydoctor”
Prevenzione, recupero da infortuni, ottimizzazione delle potenzialità,
nuove terapie di riabilitazione: la medicina dello sport è molto più del
semplice “certificato” richiesto dalle società sportive e dalle federazioni.
• MONICA NANETTI
Running è anche salute: non solo
nel senso che correre – è opinione
unanime – fa bene al fisico, mantiene giovani e combatte l’insorgenza o l’aggravarsi di una quantità
di patologie. Ma anche nel senso
(in qualche modo simmetrico) che
una corretta attività fisica, soprattutto se svolta in modo intenso,
porta con sé l’esigenza di un costante controllo medico in grado
di prevenire o di risolvere problemi legati allo svolgimento di uno
sport ad alta o altissima intensità.
Si è così assistito, soprattutto negli
anni più recenti, al grande sviluppo della Medicina dello Sport, di
strumenti di diagnosi specialistici,
di tecniche di riabilitazione mirate,
di protocolli sempre più sofisticati… Un aspetto che non manca di
interessare e coinvolgere chiunque
a vario titolo si occupi di corsa (oltre che di generare un business decisamente rilevante).
Ne abbiamo voluto parlare con
un esperto: il dottor Giulio Sergio
Roi, specialista di Medicina dello
Sport, direttore del centro studi del
gruppo medico Isokinetic nonché
socio fondatore e vice presidente
dell’International Skyrunning Federation; quanto basta, insomma,
per assicurargli nell’ambiente il soprannome di “SkyDoctor”.
“La Medicina dello Sport - esordisce Roi - è una specialità particolare, molto concentrata sull’aspetto di prevenzione. In Italia esiste
dagli anni 70 una legge, varata
con grande fatica, che impone a
tutti gli atleti che svolgono attività
agonistica una visita a cadenza annuale effettuata tassativamente da
specialisti in Medicina dello Sport
all’interno di strutture specializza-
te. Il risultato è stato lo sviluppo di
una grande competenza specifica e
di un’ottima capacità di individuare in modo precoce molte patologie: non a caso, in Italia si registra il
minor numero di casi al mondo di
morti improvvise per attività sportiva e gli specialisti italiani di cardiologia dello sport sono riconosciuti a livello mondiale. Bisogna
comunque aggiungere che, se la
Medicina dello Sport è soprattutto una specialità preventiva, esiste
una serie di altre aree di specializzazione strettamente collegate alle
necessità degli atleti: traumatologia, recupero funzionale (quella
che era un tempo conosciuta come
‘riabilitazione’), valutazione funzionale (la cosiddetta fisiologia applicata, che agevola l’ottimizzazione
della prestazione)…”.
Parlando di patologie (ed escludendo i traumi da cadute o simili), quali sono quelle più diffuse?
E quali le cause principali?
La maggior parte delle patologie
dei runner sono da sovraccarico:
una patologia che definisco “bastarda” perché si manifesta regolarmente quando ormai è troppo tardi. Un esempio banale ma efficace
è quello delle vesciche: si potrebbe
Il dott. Giulio Sergio Roi
a un convegno
per Isokinetic
evitare con la scarpa giusta, la calza
giusta, l’allacciatura giusta, l’applicazione di un taping. Ma quando
ci si rende conto di averla, ormai
il danno è fatto. Ultimamente,
assistiamo sempre più spesso alla
discutibile tendenza generale a diminuire il peso della scarpa: ma le
scarpe molto leggere, da gara, sono
studiate per l’appunto per atleti di
alto livello, che a loro volta pesano
pochissimo. Se la stessa scarpa pensata per un runner di 55 kg viene
utilizzata da una persona che di chili ne pesa 80 (e che quindi ha bisogno di una calzatura più protettiva,
più stabile e che comunque tenga
Un problema economico e culturale:
quando si ricorre a un esperto?
“Troppo spesso gli amatori scelgono di seguire una tabella di allenamento
generico a scapito di un programma specifico personalizzato. Troppo spesso
inoltre si dimostrano più che mai ‘sordi’ al consiglio di cambiare periodicamente
la scarpa, aumentando il rischio di infortunio”.
“Un’attività come quella di valutazione funzionale è
sicuramente valida per atleti di qualsiasi livello e non
solo per i pro, ma bisogna tener presente che si tratta
sempre di prestazioni che hanno un costo. Per fare
un esempio, ci sono alcuni test che devono essere
eseguiti 3/4 volte l’anno e possono costare 150 euro
ciascuno. D’altro canto, soprattutto negli sport di
montagna ci sono sempre più persone (atleti di alto
livello, ma anche amatori) con buone disponibilità
economiche che desiderano approcciarsi nel
modo più completo ad attività fisiche decisamente
impegnative e decidono di ‘investire’ nella propria
salute.
riferimento a valori e parametri ‘nella media’: un po’
come succede per le diete, possono anche andare
bene, ma a condizione che siano verificati determinati
presupposti. Il fatto è che in questi tipi di sport c’è
bisogno di una grande differenziazione, ma ci sono
ancora troppo pochi allenatori e troppo pochi soggetti
veramente competenti.
Infine, bisogna considerare che la corsa è
tendenzialmente uno sport ‘povero’, almeno per
quello che posso vedere: per esempio, molti runner
fanno finta di non sapere che la scarpa è come un
pneumatico che va cambiato periodicamente quando
risulta usurato. Questo è un problema anche di
tipo culturale: un atleta di alto livello, dotato di uno
sponsor che lo sostiene almeno dal punto di vista
tecnico di fornitura dei materiali, ha sempre le scarpe
adatte all’attività che sta compiendo. Troppo spesso
lo stesso non succede con l’amatore e il risultato è
che molte volte quelle che ci capita di vedere sono
patologie da ‘cambio scarpe’”.
Questo è un bene considerando anche che a mio
avviso, uno dei problemi principali che emergono
in questo settore è il fatto che circolano tra gli
appassionati moltissime tabelle di allenamento
costruite in modo generico: al contrario, questi
programmi devono essere letti da un esperto, devono
essere personalizzati. Le tabelle ‘generali’ fanno
10
conto del tipo di appoggio), è chiaro che si può verificare una serie di
problemi. Altre complicazioni derivano spesso da un’eccessiva inten“Ultimamente, assistiamo
sempre più spesso alla discutibile
tendenza a diminuire il peso
della scarpa: ma le scarpe molto
leggere, da gara, sono studiate
per atleti di alto livello, che a loro
volta pesano pochissimo. Se la
stessa scarpa pensata per un
runner di 55 kg viene utilizzata
da una persona che di chili ne
pesa 80 kg, è chiaro che si può
verificare una serie di problemi”
sificazione dell’allenamento, senza
prendere il tempo necessario per
consolidare i risultati (a mio avviso
si può aumentare il carico progressivamente non più di un 5% e sempre lasciando al fisico un periodo
di adattamento) e spesso ritardando anche di mesi la visita dal medico dopo che i problemi (vesciche,
tendiniti, crampi, lombalgie) sono
comparsi. È invece importante rendersi conto che rivolgersi a personale esperto, che fornisca consigli
personalizzati, è davvero utile; è
questo il servizio che forniamo a
chi è in riabilitazione e il mio osservatorio è decisamente privilegiato se si considera che, nell’ambito
del nostro network, ci occupiamo
di circa 10.000 atleti infortunati
all’anno. Personalmente, posso
dire di aver riabilitato maratoneti
di buon livello togliendo sedute di
allenamento, anziché aggiungerle.
Purtroppo è ancora diffuso il concetto del “più faccio e meglio è”,
senza rendersi conto che anche lo
scarico fa parte dell’allenamento.
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
Matt Carpenter
fa il test
della massima
potenza aerobica
a 5.200 m di quota,
nel laboratorio Piramide
in Nepal, prima della
maratona
Non a caso il nostro approccio è
talvolta criticato perché “lento”,
nel senso che impieghiamo più
tempo a rimettere in piena forma
un atleta infortunato; quello che
non si considera, però, è che gli
sportivi trattati secondo questi
metodi, una volta guariti, non si
“guastano” più. Mentre secondo
le statistiche ben il 30% degli infortuni è di fatto rappresentato
dai re-infortuni.
Quali sono, quindi, i consigli e
le indicazioni fondamentali da
tenere presenti?
Il consiglio principale da dare
a tutti i runner, di qualunque livello, è quello di rivolgersi a medici abituati a vedere atleti che
praticano quello specifico sport
ed hanno esperienza in quelle
specifiche patologie: in altri termini, medici sportivi che vedono il runner in prima battuta e
che sanno gestire e “smistare”
correttamente le diverse problematiche. In tutte le maggiori
città italiane, peraltro, esistono
centri di medicina dello sport e
di traumatologia dello sport generalmente di ottimo livello.
Parliamo anche dell’aspetto psicologico: quanto conta, in una
generale terapia di riabilitazione?
La psicologia dello sport è
senza dubbio contigua alla nostra attività: nel nostro centro
di Bologna abbiamo anche uno
psicologo, a cui indirizziamo pazienti con problemi da questo
punto di vista. Bisogna considerare che, quando si sta male,
si crea una frattura tra la mente
e il corpo e si è costretti a fare
i conti con una serie di fattori:
il fatto che ci si è fatti male; il
fatto che ci vorrà del tempo per
guarire; i costi connessi alla guarigione. Per questo lo psicologo
ha sempre un ambito in cui deve
intervenire, soprattutto in caso
di terapie lunghe, che superano
magari i sei/otto mesi. Anche
perché, soprattutto nel caso di
atleti di buon livello, c’è da combattere la paura del reinfortunio.
Nell’ultimo periodo di riabilitazione, facciamo ripetere agli atleti sul campo quegli stessi gesti
che li hanno portati all’infortunio, e può accadere che alcuni si
tirino indietro e non riescano a
superare queste paure: in questi
casi è indispensabile il supporto
dello psicologo. Ma è comunque
importante che ci sia sempre
uno stretto coordinamento tra
tutti gli specialisti coinvolti: oggi
il recupero funzionale di un atleta infortunato non può più essere svolto da una persona sola, è
un lavoro di team che coinvolge
differenti specialisti, inclusi anche i nutrizionisti.
Per concludere, da un punto
di vista scientifico quali sono i
principali sviluppi di questi ultimi anni?
Sono stati fatti grandi progressi sotto diversi aspetti. Innanzitutto l’ecografia, diventata
ormai un sistema alla portata di
tutti, con la presenza di ecografisti specializzati in moltissimi
centri di medicina sportiva. La
nuova tendenza più interventistica poi è legata all’uso dei cosiddetti ‘fattori di crescita’ per
aiutare la guarigione di molte lesioni (si preleva il sangue, si isolano i “fattori di crescita” e li si
reimpianta nella sede della lesio-
ne), che in alcuni casi possono
rivelarsi un buon aiuto al recupero funzionale. Altri progressi
sono stati fatti nelle tecniche di
intervento sulla cartilagine - se
effettuate in tempo - con colture
di condrociti. Attualmente, poi,
si discute molto sull’opportunità dell’introduzione precoce
dell’esercizio aerobico in fase di
riabilitazione (ad esempio facendo molta piscina).
“La psicologia dello sport è senza
dubbio contigua alla nostra
attività. Quando si sta male, si
crea una frattura tra la mente
e il corpo e si è costretti a fare i
conti con una serie di fattori. Per
questo lo psicologo ha sempre
un ambito in cui deve intervenire,
soprattutto in caso di terapie
lunghe, che superano magari
i sei/otto mesi; anche perché,
soprattutto nel caso di atleti di
buon livello, c’è da combattere la
paura del reinfortunio”
Innovazioni e miglioramenti
sono costanti, ma bisogna sottolineare una cosa: purtroppo non
esistono macchine o medicine
miracolose; è bene quindi diffidare di chi propone terapie mirabolanti. Anche in questo campo,
per ottenere risultati validi e duraturi, non esistono scorciatoie.
Kilian Jornet durante
un prelievo a fine gara
11
MARKETING
RUNNING MAGAZINE
OLTRE 30 I PUNTI VENDITA ITALIANI COINVOLTI NELL’ATTIVITA’ DI LANCIO DEL
NUOVO RUNNING COMPUTER, INSIEME AD ALCUNI IMPORTANTI ATLETI
OTTOBRE 2012
POLAR “SUL CAMPO”
PER IL NUOVO RC3 GPS
IL PRIMO DISPOSITIVO CON RICEVITORE SATELLITARE INTEGRATO REALIZZATO DAL BRAND,
DISPONIBILE NEI NEGOZI DALLO SCORSO SETTEMBRE, È STATO OGGETTO DI UN’INTENSA
CAMPAGNA PROMOZIONALE IN-STORE E DI UN’INIZIATIVA DI GUERRILLA MARKETING IN PIù DI 20
PAESI PROMOSSA ATTRAVERSO I SOCIAL NETWORK.
il prodotto sotto la lente //
• davide corrocher
Polar vanta un’esperienza di oltre trent’anni come azienda produttrice di cardiofrequenzimetri e sistemi per la misurazione
delle prestazioni sportive. Fondata nel 1977
a Kempele in Finlandia, dove attualmente
risiede il suo quartier generale, nel corso della sua storia si è messa in evidenza fra l’altro
per la realizzazione del primo misuratore
del battito cardiaco wireless. Per mettere a
frutto un background tanto importante e
offrire una risposta adeguata alle necessità
degli atleti di ultima generazione, è stato
sviluppato il nuovo training computer Rc3
Gps. Ultimo nato da una famiglia di prodotti compatibili con un gps esterno, integra
il ricevitore satellitare alle classiche funzioni
Smart Coaching.
I punti di forza di Rc3 Gps – La novità presentata da settembre sul mercato, si caratterizza
innanzitutto per l’impiego di un avanzato
modulo satellitare, il Sistema Sirf Star IV. In
dotazione, sono presenti sul modello anche
tutte le funzioni tipiche di Polar Smart Coaching, basate sulla frequenza cardiaca. Un
accessorio valido per ogni tipo di utilizzo e
per tutte le attività outdoor, che non trascura l’elemento dell’estetica e dell’eleganza.
Estremamente leggero, comodo e compatto
ha infatti un design accattivante e attraente.
Track Down Campaign – “Avevamo un obiettivo strategico: promuovere direttamente
presso trader e consumatori il nuovo prodotto”, ci ha spiegato Francesca Tammaro,
responsabile marketing del brand. “Per cominciare, nei mesi di settembre e ottobre abbiamo avviato una specifica campagna che
ha accompagnato l’arrivo nei negozi di Rc3
Gps. La Track Down Campaign ha coinvolto più di 20 Paesi nel mondo. Dal Canada
ai Paesi Bassi, da Hong Kong fino all’Italia”.
Un’iniziativa di guerrilla marketing, insom-
Il sistema Sirf Star IV - Rc3 Gps utilizza
il modulo di ricezione satellitare Sirf Star
IV, in pratica il sistema più avanzato
attualmente presente sul mercato. È stato
sviluppato per chi vuole uno strumento in
grado di disporre una rapida acquisizione
del segnale all’inizio dell’allenamento e che
fornisca un dato preciso della prestazione.
Inoltre è dotato di batteria 250 mAH LiPol (ricaricabile attraverso cavo Usb, in
dotazione) che assicura un’autonomia fino a
12 ore con ricevitore acceso. Una tecnologia
solitamente impiegata sui modelli top
di gamma da tutte le aziende di settore
e che Polar ha scelto di applicare a un
prodotto dal costo più contenuto e dunque
estremamente competitivo.
ma, che ha previsto la pubblicazione via web
e social network di alcuni indizi che progressivamente andavano svelando la posizione
esatta di un Polar Ambassador. Alle quattro
persone più veloci a raggiungere le coordinate tracciate, è stato regalato il fiore all’occhiello della nuova collezione. Il 5 ottobre è
stata la volta dell’Italia, Milano: protagonisti
sono stati tanti “amici” e “follower”, l’ambasciatrice dell’azienda e ovviamente la novità
presentata con significativo apprezzamento.
“L’iniziativa è stata accolta da un successo
inaspettato, con numeri di partecipazione
importanti. E a proposito di numeri, occorre menzionare che l’impegno in campagna
di promozione che Polar Italia sta manifestando è assolutamente in primo piano anche rispetto alle altre sedi. Continueremo a
tal proposito a impiegare le nostre risorse
in questa direzione, anche attraverso advertising sui principali magazine e presenziando alle maggiori competizioni podistiche:
lo abbiamo fatto alla Venice Marathon, ad
ottobre, e lo faremo alla Firenze Marathon,
a novembre. I risultati finora non hanno
mancato di manifestarsi, tanto che anche
a livello di sell out possiamo dirci più che
soddisfatti di quanto abbiamo visto finora”.
Gli eventi in-store – “A questo punto, per
A sinistra
Martina
Dogana
da KM Sport
Al centro Giorgio Calcaterra, ospite di Francesco
Scarparo da Footworks
proseguire il nostro progetto siamo andati
direttamente noi dell’azienda all’interno dei
punti vendita. In molti dei principali negozi
specializzati running della Penisola abbiamo
dunque allestito alcune giornate informative, predisponendo un corner Polar. Sul posto, a fianco del retailer erano presenti una
promoter e un agente di vendita della zona,
per offrire informazioni tecniche e dettagliate sulle funzioni del prodotto”. Al cliente
che entrava nello shop è stato proposto di
rispondere a un breve questionario (foto sopra) che rivelasse quali fossero a suo avviso le
caratteristiche più importanti che un dispositivo satellitare deve presentare. L’iniziativa
ha avuto lo scopo primario di far conoscere
il nuovo Rc3 Gps e stimolare un passaparola locale fra i consumatori, prima ancora
che portare a una vendita. “C’è un dato su
tutti che può testimoniare il buon esito di
questi eventi. E cioè il fatto che abbiamo già
avuto un elevato numero di prenotazioni
per l’anno prossimo da parte dei negozianti
che abbiamo coinvolto, desiderosi di ripetere questa esperienza: ma soprattutto ci sono
pervenute moltissime richieste da parte di
chi non ha potuto partecipare all’iniziativa
e vuole essere inserito nel nuovo calendario.
Decisamente il miglior risultato che si poteva sperare”.
Special Actions – In più di un’occasione le
giornate in negozio sono state accompagnate da alcune “special actions”. Fra queste,
degne di nota le compartecipazioni con altri brand, in occasione di alcune serate preevento. Basti pensare alla Brooks Nightrun,
che ha illuminato le strade della capitale
con i colori e la festa del brand americano lo
scorso 5 ottobre. “Era la vigilia della tappa
da Footworks” ha spiegato Francesca. “Dunque una situazione favorevole per Polar che
ha scelto di sposare lo spirito della manifestazione e di scendere in campo anche qui,
mettendo a disposizione il nuovo prodotto”.
Significativo infine, il coinvolgimento degli
atleti testimonial dell’azienda, che hanno
fatto visita ai loro fan presso alcuni punti
vendita durante le giornate promozionali. Il
29 settembre la triatleta Martina Dogana è
stata da Km Sport, San Martino B.A. - Verona), il 6 ottobre il maratoneta Giorgio
Calcaterra era da Footworks. Per l’ultima
giornata in calendario del 27 ottobre, gran
finale con le sessioni foto-autografi della
marciatrice Elisa Rigaudo (Base Running,
Torino), del triatleta Daniel Fontana (Koala
Sport, Milano) e ancora di Giorgio Calcaterra (nel suo stesso punto vendita Calcaterra
Sport, Roma). Il 27 ottobre Martina Dogana è stata a Venezia, presso lo stand Polar
all’Expo della Venice Marathon.
12
Le funzioni Smart Coaching - Fra gli
altri punti di forza che qualificano il nuovo
Rc3 Gps, è da sottolineare la presenza
di tutte le funzioni tipiche di Polar,
basate sulla misurazione della frequenza
cardiaca. “Training Benefit” consente di
registrare i dati di allenamento e di offrire
un riscontro immediato al termine
di ogni sessione. Collegandosi
a polarpersonaltrainer.com
è anche possibile studiare
dettagliatamente i rilievi
ottenuti e i dati del percorso
effettuato, per condividerli
online e confrontarsi con
amici e rivali. “Running Index”
consente di valutare l’efficienza
della prestazione combinando
la misurazione di velocità di corsa
e frequenza cardiaca, mentre “Training
Load” suggerisce il tempo di recupero tra un
carico di lavoro e l’altro in base allo sforzo
effettuato. La nuova “Back to Start” infine
indica quali sono la direzione, le coordinate
e la distanza in linea d’aria per tornare al
punto di partenza, dando modo all’atleta
di esplorare liberamente nuovi percorsi e
nuove zone.
Trasversalità e design accattivante Uno strumento valido per diverse soluzioni,
ideale per il runner, per il triatleta e per chi
pratica numerose altre attività outdoor. È
possibile infatti configurare cinque diversi
Profili Sport, per adattare le impostazioni del
display in base alla disciplina di riferimento.
Uno strumento pratico e adattabile alle
esigenze di ognuno, anche grazie al suo
design leggero e sottile. Con soli 58 gr di
peso e uno spessore di 1,37 cm è uno dei
dispositivi con gps integrato più compatti
in circolazione. Allo stesso tempo un
ampio display digitale consente una facile
lettura da parte dell’utente, immediata
e personalizzabile fino a tre righe. Un
cinturino ventilato e i pulsanti ergonomici
consentono inoltre un ottimo comfort,
senza nulla togliere all’aspetto estetico del
prodotto.
IL RUNNING CON
RUNNING MAGAZINE
LA NUOVA RUBRICA IN COLLABORAZIONE
CON MENTALITaSPORTIVA.IT,
QUOTIDIANO ONLINE DEL MONDO
DELLO SPORT CON PARTICOLARE
ATTENZIONE ALL’ASPETTO VALORIALE
ottobre 2012
“le protesi DI OSCAR Pistorius
alla portata di tutti”
UN’AZIENDA SPECIALIZZATA NELLA COSTRUZIONE DI PROTESI CON MATERIALI innovativi e ALTAMENTE
TECNOLOGICI, PER TUTELARE IL DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA MOBILITÀ DI PERSONE CHE HANNO SUBITO
MENOMAZIONI AGLI ARTI, ma CHE MAGARI NON VOGLIONO RINUNCIARE ALLA PRATICA SPORTIVA.
LA PAROLA A DANIELE BONACINI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI ROADRUNNERFOOT ENGINEERING.
• Maria cristina caccia
A partire da questo mese, è ufficiale la collaborazione che unirà Running Magazine e
Outdoor magazine con il quotidiano sportivo online mentalitasportiva.it. A monte di
questa partnership sta la volontà di dar vita
a un progetto che sappia approfondire alcuni
temi di particolare rilievo del nostro settore.
Creato per offrire un servizio di informazione
legato ai valori dello sport e allo stile di vita
che qualifica i suoi protagonisti, il portale ci
consentirà di integrare le nostre pagine con
contenuti interessanti e originali. Nei prossimi mesi le nostre riviste e mentalitasportiva.
it daranno vita a un interessante scambio di
approfondimenti circa alcune notizie legate
agli aspetti etici dello sport, a una filosofia di
sostenibilità. Un lavoro di squadra insomma
che offrirà reciproca visibilità a tutte le testate,
sui canali tradizionali e sul mondo dei social
network, dove le informazioni viaggiano a ritmi incalzanti e con linguaggi brevi e immediati. Per questo primo appuntamento insieme
dunque, vi proponiamo il contenuto di un’intervista con Daniele Bonacini (foto in alto),
amministratore delegato di Roadrunnerfoot
Engineering, azienda specializzata nella costruzione di protesi con materiali altamente
tecnologici per l’attività sportiva. Una delle
voci più autorevoli dunque per discutere di
un argomento fra i più caldi del momento,
alla chiusura delle Paralimpiadi di Londra.
si sono ritrovati privi di uno o addirittura di
entrambe gli arti inferiori, come il seguitissimo Oscar Pistorius.
Quali sono i valori dello sport riscontrabili
in ogni disciplina sportiva?
La lealtà e il rispetto nei confronti degli altri e la condotta sportiva “pulita”, scevra da
sostanze chimiche dopanti che, purtroppo,
hanno incominciato a farsi strada anche tra
gli atleti paralimpici, che, invece, dovrebbero
essere un grande esempio di sport allo stato
puro, guidato dalla passione, dalla determinazione e dalla forza fisica, quella reale, che
ti mette di fronte al senso del limite e che
dimostra quanto sia possibile superarlo solo
con la preparazione e la volontà. Non servono
“ritocchi”.
Che cosa distingue un campione olimpico
da un suo omologo alle Paralimpiadi?
L’atleta paralimpico vive una disabilità fisica
che rende il sacrificio più estenuante e aumenta il livello delle difficoltà in maniera esponenziale rispetto a un omologo olimpico che lotta
per massimizzare le proprie performance in
condizioni di totale normalità. L’atleta disabile, dopo duri e continui allenamenti oppure
al termine di una competizione olimpica, può
correre il rischio di procurarsi un’abrasione
sul moncone e di dover ridurre la preparazione oppure, se i tempi sono ristretti, di correre
ugualmente, con il disagio del caso, già sperimentato in prima persona. Sotto altri aspetti
prettamente tecnici, non riscontro ulteriori
differenze tra le due categorie di atleti.
“Costruire piedi da corsa per atleti diversamente abili”: che cosa l’ha portata a decidere
di intraprendere questa singolare attività?
Tutto è incominciato dopo le Paralimpiadi
di Atene nel 2004. Durante quella competizione, è stato possibile osservare l’impatto di
diverse tecnologie sulla prestazione di due
atleti di diversa nazionalità, l’uno bulgaro, l’altro tedesco, sfidanti nella disciplina del salto
in lungo. Il primo portava protesi in legno
rivestite in poliuretano rigido e poco perfor-
mante, mentre il teutonico portava una protesi in fibra di carbonio realizzata grazie agli
studi effettuati dall’Agenzia Spaziale Europea.
Vinse l’atleta tedesco, saltando sei metri,
mentre l’avversario bulgaro non superò i tre.
Rientrati a Milano, io e i miei collaboratori,
abbiamo approfondito l’impatto di tecnologie
innovative sulle prestazioni atletiche e sulla
maggiore flessibilità applicativa, giungendo
alla conclusione che la fibra di carbonio dovrebbe essere utilizzata in modo sempre più
diffuso, in sostituzione a materiali superati e
decisamente non adeguati per facilitare gli atleti disabili nello svolgimento delle discipline
sportive. Purtroppo, esiste anche un problema burocratico, ovverosia il fatto che il Servizio Sanitario Nazionale non copre le spese per
l’applicazione di questa tipologia di protesi,
con conseguenti ulteriori sforzi ingegneristici per abbattere i costi di produzione al fine
di renderle accessibili al maggior numero di
sportivi con arti amputati per garantire loro il
diritto allo sport.
Praticava già la corsa prima dell’incidente?
Sì, ho sempre amato lo sport e, oltre alle
gare di Running, ho giocato a pallone e a Tennis e non potevo certo fermarmi dopo l’amputazione. Diventa quasi una sfida e una sorta di
legge del contrappasso per cui quello che non
puoi fare desideri farlo con tutte le tue forze.
Come ad della Roadrunnerfoot Engineering, quali sono state le maggiori difficoltà e
quali le maggiori soddisfazioni?
Se dico“mentalità sportiva”, lei a cosa pensa?
Sono uno sportivo e ho praticato la corsa
per circa una decina d’anni e credo che mentalità sportiva significhi sudore e sacrificio.
Ho subìto l’amputazione di una gamba, a
seguito di un incidente e ho incominciato a
correre con una protesi per non rinunciare a
fare sport. Così, al termine della mia carriera
agonistica, mi sono dedicato alla ricerca e allo
sviluppo nella produzione di protesi innovative, come quella in fibra di carbonio per riuscire a fare correre tutti coloro che, come me,
è stato complicato per una realtà imprenditoriale di piccole dimensioni come la nostra,
trovarsi a competere con le grandi multinazionali. Le soddisfazioni invece sono stato numerose, soprattutto in capo alle iniziative solidali,
che ci hanno portato ad Haiti, dove abbiamo
avviato un laboratorio ortopedico dopo il terribile terremoto nel 2010. A 300 bambini in
sei mesi e a oltre mille in due anni sono state
applicate protesi agli arti amputati, ridando
loro la possibilità di vivere con dignità la loro
età spensierata e così tragicamente minacciata. Inoltre, alla Maratona di Milano 2012, due
atleti africani hanno potuto partecipare grazie
alle protesi che abbiamo donato. Sono circostanze in cui si tocca con mano il vero problema di chi non può più contare sulle proprie
forze e non c’è migliore gratifica di vedere un
atleta disabile sorridere, in linea con la nostra
missione che è “rendere la tecnologia al servizio dell’utenza”.
La sua attività ha obiettivi etici e sociali:
come si può raggiungere anche un obiettivo
di sostenibilità?
Nel mondo della disabilità sportiva è netto
il gap tra la cultura americana e anglosassone
e quella europea. Oltreoceano e nel Nord
Europa, i movimenti che difendono i diritti
degli atleti disabili sono molto più ascoltati e
la pratica sportiva è decisamente più sostenibile. In Europa e, soprattutto, in Italia, sono
pochissimi gli atleti (per fortuna, da un lato)
con arti amputati, basti pensare che per una
decina d’anni non se ne contavano più di
quattro a livello paralimpico. Oggi, nonostante lo sforzo profuso dal Comitato Paralimpico
nei confronti di una maggiore sensibilizzazione alla difesa dei diritti delle disabilità sportive, manca nel nostro Paese una “cultura
della disabilità” che dovrebbe partire dalla
scuola o all’interno degli ospedali. Mancano
programmi governativi per ausilii gratuiti oppure convenzioni tali per cui il disabile possa
permettersi una protesi e coronare il sogno di
praticare lo sport del cuore. Noi come Roadrunnerfoot cerchiamo aiuto negli sponsor
per far leva su finanziamenti oppure doniamo
direttamente la protesi a titolo gratuito in casi
“disperati” a livello economico, ma eccellenti
dal punto di vista del talento sportivo.
L’iniziativa in favore di Haiti è lodevole, avete altri progetti simili in futuro?
Stiamo portando avanti altri progetti in
Africa, Medio Oriente, Iran, dove diamo sostegno a Emergency, e poi ancora in Libia,
Congo, Ghana, Palestina e Albania.
www.roadrunnerfoot.com
13
la scarpa del mese
// Feline Superlight
informazioni di base //
PER / Unisex
Collezione / SS 12, continuativo nella SS 13
DISCIPLINA / Trail running, Sky running TARGET / Calzatura creata per attività su terreni
d’alta montagna, è configurata con soluzioni
altamente performanti specificamente progettate
per le competizione di Ultra Trail.
Progettata dagli esperti Dynafit basandosi
sul know how acquisito sviluppando scarponi di sci
alpinismo. Dopo tre anni di ricerca e test intensivi,
è nata questa calzatura ultra leggera e in grado
di offrire prestazioni elevate su molteplici superfici
di terreno, anche le più impegnative
I tre punti di forza
1 / La tecnologia sviluppata per la suola Alpine
Running di Dynafit garantisce stabilità e
ammortizzamento che in genere solo le scarpe molto
più pesanti sanno offrire
2 / E per l’intersuola in Eva che offre una tenuta
precisa, adattandosi rapidamente ai terreni di alta
montagna
3 / Forma precisa e atletica che supporta
i naturali movimenti del corridore, favorendo così
il coordinamento muscolare e migliorando equilibrio
e controllo
Ballistic Bumper // Rinforzo per ridurre gli
urti sulla parte anteriore del piede e sulle
dita in caso di collisioni frontali contro superfici dure e aspre. Il puntale aumenta la
resistenza e protegge le unghie
Allacciatura //
Invisible Lacing // Sistema di allacciatura
protetto da una ghetta esterna che permette di regolare separatamente gli spazi
a livello della punta: nessun attrito e nessun punto di pressione, eliminando l’insorgere di vesciche
TOMAIA //
Realizzata in nylon traforato per
consentire il passaggio dell’aria
Intersuola //
Realizzato con sistema Multi Pad in
Eva. Consente una tenuta precisa
e affidabile e assicura un ottimo
controllo del movimento, oltre a
trasmettere efficacemente la spinta
del piede per adattarsi in modo dinamico
alle asperità dei terreni alpini
PESO / 270 gr (taglia 9 Us)
MISURE / 6 – 12 Us
COLORI: Black/Red
Sensitive Fit // Calzata precisa e sostegno dei movimenti naturali, favorisce il coordinamento e rafforza i
muscoli, aumentando l’equilibrio e il
controllo
Disponibile anche nella versione con Gore-Tex,
per una scarpa da Alpine Running impermeabile
(vd. pagina a fianco la sua colorazione Green/Silver)
PrezzO CONSIGLIATO alla vendita / 160 euro
SOTTOPIEDE //
Anatomico, arrotondato sui lati
Sponsoring & partnership //
Gare / Le configurazioni tecniche della
Alberto Fumi calza
le Feline SuperlAight
all’öetzi Alpin Marathon
Feline Superlight sono state progettate
per affrontare le competizioni di ultra
trail più impegnative. Per questo motivo Dynafit è stata fra i protagonisti di
alcune importanti manifestazioni che
si sono svolte recentemente. Una su
tutte è stata la öetzi Alpin Marathon
(foto a destra e a sinistra), avvincente
triathlon alpino della Val Senales che
quest’anno si è svolto lo scorso 14
aprile. È stata una nona edizione di
successo, che ha registrato il sold-out
di iscrizioni già un mese prima del via.
Classificata a livello “extreme”, prevede
un percorso che combina mountain
bike (24 km, per 1.500 mt di dislivello),
trail running (11 km) e sci alpinismo (per
1.300 mt da superare su un ghiacciaio):
un percorso che mette alla dura prova
gli atleti Dynafit in gara e le Feline
Superlight che indossavano. Uno degli
eventi di punta di questa stagione a
cui il brand era presente è stato inoltre
l’ultimo Sky Race della Rosetta, gara
finale del campionato italiano della
specialità ultra trail. Un tragitto unico di
21 km (con 1.550 mt di dislivello positivo e altrettanti di discesa), disegnato all’interno del Parco delle Orobie
Valtellinesi, ha impegnato i concorrenti
attraverso luoghi incontaminati e ricchi
di storia (vedi approfondimento nella
sezione News, a pag. 5).
14
Il Dynafit Italian Press Team all’öetzi Alpin Marathon
SUOLA //
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
Marketing Info //
Claw Grip // Tenuta sicura sulla roccia e sui terreni bagnati,
grazie alla gomma dura con cui
sono realizzati i tasselli bianchi:
massima aderenza sul terreno e
trasmissione ottimale della potenza che migliorano la stabilità
del piede
Per promuovere la Feline Superlight e
gli altri prodotti della sua linea Alpine
running, da aprile ad agosto 2012 Dynafit
ha pubblicato una campagna specifica su
diversi canali media:
Stampa / In evidenza su riviste specializzate, come Ski Alper e Running Magazine
Web / Accessibile all’interno di alcuni siti di
Mapping Compound // La costruzione della suola si differenzia
sulla base dell’impiego di tre tipi
di mescole, che assolvono tre
specifiche funzioni. È l’innovazione realizzata da Vibram: la zona
rossa è più morbida, per offrire
una presa migliore sulla roccia
bagnata e un maggiore effetto
ammortizzante durante la fase
d’impatto; la zona nera ha una
durezza media, per durare più
a lungo e aumentare l’aderenza
sulla superficie; la zona bianca è
in gomma dura, per assicurare un
grip ad artiglio
riferimento, come sportdimontagna.com,
skialper.it, mountainblog.it
LA versione gore-tex //
Novità realizzata dagli specialisti di
mountain running, rappresenta la
variante impermeabile in Gore-Tex del
modello Feline. Al pari della versione
classica, anche questa è configurata con
suola in grado di assicurare stabilità e
ammortizzamento elevati assieme un
ottimo grado di leggerezza. Presenta
inoltre intersuola Multi Pad per una
tenuta precisa e affidabile, con buona
adattabilità ai terreni di alta montagna,
e sistema Mapping Compound,
sviluppato con Vibram per assicurare un
grip ad artiglio sulla roccia e su terreni
bagnati e difficili. La forma della scarpa
è stata inoltre studiata per seguire i
movimenti naturali del piede e favorire
una migliore coordinazione a livello
muscolare, migliorando equilibrio e
controllo nella corsa.
Atleti che utilizzano il modello / Fra gli atleti di
fama internazionale che indossano la Feline
Superlight, figurano lo spagnolo Marc Pinsach,
sky runner d’estate e fortissimo sci alpinista
in inverno, e Giancarlo Annovazzi (nella foto).
Specialista di ultramaratone, ha in bacheca un
sesto posto assoluto (miglior italiano), al Tor des
Géants 2011. Quest’anno, alla terza edizione della competizione più impegnativa di questo sport
è risultato quindicesimo, con il tempo di (90h 37’
54’’, dopo il ricalcolo occorso a causa dell’interruzione della gara). Per affrontare i suoi impegni in
ogni condizione di percorrenza, l’atleta valdostano ha scelto in particolare di affidarsi alla versione in Gore-Tex della Feline (vedi box a lato, nella
sua colorazione Green/Silver).
Green/Silver
15
focus
on
giuseppe MARAZZI, SEBASTIeN NAIN, DAVID GATTI,
NICOLA BASSI, RONAN MOALIC. CON UNA NEW ENTRY FEMMINILE
DI GRANDE RILIEVO COME FRANCESCA CANEPA, VERA
E PROPRIA RIVELAZIONE DI QUESTA STAGIONE
intervista con francesca canepa //
TEAM VIBRAM,
LA STORIA CONTINUA
DOPO LA CREAZIONE DEL GRUPPO NEL 2011, QUEST’ANNO SONO STATI 6 GLI ATLETI PORTABANDIERA
DEL MARCHIO DELL’OTTAGONO GIALLO. il team ha PARTECIPAto AD ALCUNE DELLE PIù
IMPORTANTI GARE DI TRAIL, TRA LE QUALI LAVAREDO ULTRA TRAIL E UTMB. ECCO COME È ANDATA.
• davide corrocher
Anche se gli interpreti quest’anno
sono cambiati il claim è sempre “Ordinary people being extraordinary”.
Tutto è cominciato nel 2011, quando Vibram scelse di costituire un
team di atleti che prendesse parte ad
alcune delle principali competizioni
trail internazionali. Nel 2011 venne
realizzato un film in occasione della partecipazione del pool all’Ultra
Trail du Mont Blanc di quell’anno.
Un’opera prodotta da Sportmaker,
con la regia di Alessandro Beltrame,
selezionata tra le proiezioni speciali
del TrentoFilmFestival e presentata
a molti festival internazionali. Il titolo è l’espressione felice e semplice di
ciò che questo progetto rappresenta:
The Extraordinary Story. L’idea alla
base di tutto il progetto Vibram doveva essere infatti quella di dar vita
a un’esperienza che andasse oltre la
sola realizzazione e sviluppo di prodotti per lo sport. Una visione più
grande e ispirata, che sapesse dare
spazio alle gesta di chi vive il mondo
del trail running nella sua purezza,
mettendosi in discussione ogni
giorno per dimostrare il proprio
valore. Lo scorso 26 maggio è stato
presentato il nuovo team, chiamato
a essere protagonista alla Lavaredo
Ultra Trail (29-30 giugno), UTMB
(27 agosto - 2 settembre) e Ultra
Templiers (26-28 ottobre). I volti dei
sei atleti sono quelli di Giuseppe
Marazzi, Sebastien Nain, David Gatti, Nicola Bassi, Ronan Moalic e di
Francesca Canepa. Al loro fianco,
lo staff aziendale e Jerome Bernard
in qualità di marketing manager. Il
tutto supportato anche da partner
In piedi, da sinistra, Ronan Moalic, Giuseppe Marazzi e Sebastien Nain.
Seduti, da sinistra, David Gatti, Francesca Canepa e Nicola Bassi
tecnici di rilievo: Saucony, Lafuma,
Scott, New Balance, Camelbak, Petzl, Julbo, Compressport, Antaflex e
Polartec e Garmin.
LUT – A causa del forfait di David
Gatti, al primo appuntamento della stagione il team ha potuto presentare soltanto cinque elementi. Ciononostante l’esordio alla Lavaredo
Ultra Trail, di cui VIbram è sponsor partner, è di quelli da ricordare.
Un’importante prova di gruppo
esaltata dalle prestazioni dei singoli.
Al traguardo infatti, la squadra si è
segnalata per aver occupato le posizioni dall’ottava all’undicesima in
classifica generale. Nell’ordine: Ronan, Beppe, Francesca e Nicola (gli
ultimi due giunti insieme alla linea
d’arrivo). Una prestazione dunque
particolarmente luminosa, resa ancor più brillante e vivida dalla stella
della Canepa, prima assoluta fra le
donne e premiata fra l’ovazione del
pubblico.
UTMB e templiers– The North Face
Ultra Trail du Mont Blanc. Ancora
una volta, gli atleti del team Vibram
hanno raggiunto risultati più che
soddisfacenti. Se da tutta Europa
erano presenti più di 2.300 trailer e
le condizioni di gara fra le più dure
che si possano affrontare, in classifica assoluta Ronan è giunto ventesimo, Sebastien quarantacinquesimo
e David 544esimo. E ancora una
volta, Francesca è salita sul podio
nella categoria femminile, questa
volta al secondo posto (trentesima
assoluta). Sfortunatamente gli infortuni di Beppe e Nicola hanno
costretto i due atleti al ritiro, dopo
una partenza più che incoraggiante.
Solo alcuni giorni dopo Francesca
in particolare ha dimostrato di avere grandissimo talento e un’eccezionale forma fisica e mentale con il
primo posto femminile (7a assoluta)
al Tor des Geants (9-16 settembre).
Più sfortunata la prova del Festival
des Templiers. Da segnalare infatti
i ritiri di Francesca, Sebastien e David. Positiva è stata invece la gara di
Nicola, che tra pioggia e freddo, è
riuscito a portare a casa il 17esimo
posto alla prova dell’Endurance
Trail. Alla Grande Course, si registrano i piazzamenti di Ronan
(111esimo) e Beppe (137esimo).
Anche Jerome Bernard risulta tra
gli arrivati alla competizione, con il
785esimo posto.
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“L’endurance
era scritta
nei miei geni”
// Danza classica, pattinaggio su
ghiaccio, snowboard: un curriculum
eterogeneo, fatto di esperienze
vissute sempre ad alto livello. Ora
finalmente il trail running, è questa la
tua meta finale?
Non parlerei di meta finale. In fondo,
come dimostra la mia storia fino a
oggi, non mi precludo niente. Però
è vero che in questo momento
mi sento nel posto giusto, sento
di poter esprimere bene la mia
personalità e il mio carattere. E so
di avere ancora parecchia strada da
percorrere prima di raggiungere il
mio limite.
C’è qualcosa che hai imparato nella
pratica delle altre discipline che ti porti
ancora dietro?
Porto con me tutto quello che ho
fatto. Come psicologa sperimentale
sono consapevole che praticare
discipline differenti aumenta il
numero di engrammi motori. In
parole povere, è come se nel cervello
ci fosse una sorta di catalogo dei
movimenti appresi e più sport si
praticano più il catalogo si amplia.
Questo significa che migliorano
la qualità motoria in generale e
la capacità di adattamento, per
esempio ai materiali. Un vantaggio
che cerco di sfruttare al massimo.
C’è qualcosa che cambieresti se
potessi farlo?
Non cambierei nulla. Si dice che
si impara di più dagli errori che
dai successi e mi trovo d’accordo.
E poi ogni scelta che ho fatto è
sempre stata quella che più mi
corrispondeva nel momento dato,
quindi a posto così.
Come ti sei accostata al trail? Corri
anche su strada o solo off road?
Al trail sono arrivata dallo sci da
fondo, nel 2010, dopo la mia prima
gara di granfondo sugli sci. Ho
capito che l’endurance era scritta
nei miei geni e dietro suggerimento
del maestro di fondo Fabio Mareliati
ho provato a correre. Una settimana
dopo la prima gara di trail (2 maggio
2010) mi sono “sparata” la maratona
di Ginevra, arrivando ottava
donna assoluta. Insomma, non ho
preclusioni alla strada. Anche se le
variazioni di ritmo caratteristiche del
trail credo siano più adatte a me e
decisamente meno noiose.
In cosa si caratterizza questo sport
rispetto alle altre esperienze che hai
avuto?
Qui è come mettersi davanti a uno
specchio, che non mente e a cui non
puoi mentire. Non è mai colpa della
sciolina, del pendio, della tavola e
tutte le altre scuse. Qui quando non
vai è perché non ne hai. E questo
mi piace. Preferisco che i risultati
dipendano in larga misura da me,
assumermi la responsabilità delle
cose e poter migliorare. E poi non ci
sono giudici, decisioni opinabili: un
altro punto a favore.
Cosa ricordi di più del periodo in cui
entrasti a far parte dei Courmayeur
Trailers?
Ricordo di aver pagato la tessera
da Zillo per potermi presentare
alla famosa gara del 2 maggio. Mi
presentai senza borraccia, senza
niente da mangiare e con le braghe
bucate. Ricordo che quando tagliai
il traguardo nessuno si aspettava
il risultato che è venuto, che il quel
momento esatto sarei arrivata io.
Quando ti sei convinta di essere forte?
Le prime gare mi avevano
dimostrato subito che il motore
c’era, ma ho impiegato del tempo
per addomesticare le discese. Poi,
nel 2011 ho affrontato il problema
delle crisi. Ed essenzialmente
con l’entrata in scena di Renato
Jorioz tutti i tasselli del puzzle
sono andati a posto. Mi ha aiutata
a gestire gli aspetti per me più
ostici: la preparazione di uno
zaino funzionale, i ristori, la mia
voglia inarrestabile di mettermi
sempre in gioco (che tradotto
significa partecipare a un sacco di
gare). Ma la cosa più importante,
fondamentale e imprescindibile è
stata la fiducia in me che ho sentito
nascere in lui la prima volta che mi
ha vista in gara, al Valdigne 100 km
del 2011. Mi ha vista in crisi, ha visto
il casino che combinavo dappertutto
ma ha saputo intravedere il mio
potenziale. Averlo accanto mi ha
permesso di esprimerlo.
Quest’anno, l’ingresso nel Team
Vibram. Come è nata questa
collaborazione?
È nata per caso dalla mia
inettitudine con internet. Il podio
alla Tds (UTMB) dell’anno scorso
mi era valso un paio di FiveFingers,
che però non ero riuscita ritirare
inserendo i codici. Così ho provato
a chiedere aiuto a Vibram e ho
conosciuto Nicola. Da lì, è poi nata la
proposta di integrare il team.
Il claim che sostiene il progetto recita
“Ordinary people being extraordinary”:
in che cosa questa esperienza può dirsi
straordinaria?
Secondo me le cose che facciamo, le
nostre gare lunghe ed esigenti sono
di per sé straordinarie. Inoltre in
passato, con lo snowboard, ho fatto
parte di alcuni team, ma in nessuno
mi sono sentita a mio agio come
in questo. Ecco un altro aspetto
straordinario. Funzionare come
squadra non è affatto scontato. Non
ci vediamo praticamente mai al di
fuori delle gare, però l’intesa tra noi
mi piace, non la cambierei.
OTTOBRE 2012
Photo: Cyril Crespeau
Anni: 41 - Nata a: Aosta - Vive a: Morgex
Professione: maestra di snowboard
Sponsor ufficiali: Vibram, Ecodyger, Valle d’Aosta
Riconoscimenti conseguiti: 2 titoli di campionessa italiana (125 e 80 km)
Principali gare compiute come atleta Vibram: TdG, Utmb, Lut
La gara più difficile: non posso dirlo ancora di nessuna gara
Quella di cui sei più orgogliosa: il Tor perché non avrei mai pensato di finirlo a
una settimana dal 2° posto all’Utmb, figurarsi vincerlo…
L’impresa che prima o poi vorresti compiere: qualcosa di estremamente lungo
e impegnativo associato a qualche forma di donazione umanitaria
Obiettivi per il 2013: vedremo…
È chiaro che una stagione come la nostra
ci permette di testare tutto ampiamente, in
molte situazioni, quindi anch’io ho imparato a
rendermi conto della variabilità di prestazioni
dei prodotti in base alle diverse condizioni.
Credo di poter offrire la mia disponibilità a
vivere qualsiasi situazione, anche estrema,
e quindi la possibilità di mettere alla prova
tutto.
Un ricordo, un episodio particolare che ti rimarrà
impresso?
Domanda impossibile. Tutta questa stagione
è stata talmente magica e inaspettata che
scegliere un singolo episodio è difficilissimo.
Però, sforzandomi molto, posso dire che
l’interesse mediatico scatenato dalla vittoria
al TDG è stato qualcosa d’indimenticabile:
tutte quelle foto, le interviste e i giornalisti
che a un certo momento verso Gressoney
si contendevano la
precedenza a farmi foto…
è stato quasi surreale.
Ma ancora più intensa
è stata la vicinanza
della gente dappertutto,
il tifo inaspettato e
sincero. Un’esperienza
indimenticabile.
Come vivono i tuoi familiari
il tuo impegno con la corsa?
C’è una lezione in particolare
che hai appreso dallo sport
in questi anni e che cerchi di
trasmettere ai tuoi figli?
A casa cerco sempre di
insistere sull’importanza
dell’impegno a fare del proprio meglio in
ogni circostanza. Lo sport mi ha insegnato
a non cercare scorciatoie e a perseguire
i miei obiettivi anche quando sono stata
l’unica a crederci. Quindi ai bambini ripeto
costantemente che io crederò sempre in loro
qualunque cosa facciano e con qualunque
risultato, purché veda impegno e serietà. E
sento che loro capiscono e sono orgogliosi
di quello che facciamo insieme, giorno dopo
giorno. Sono molto partecipi alle mie gare,
mi incoraggiano e fanno il tifo tutto il giorno,
anche se siamo lontani. È una cosa molto
toccante.
Quali i prossimi obiettivi e sogni di Francesca?
In così poco tempo la corsa mi ha dato
davvero tanto, e spero di avere modo di
“restituire” qualcosa. Non so ancora come,
però ci proverò. Come primo passo per
esempio, ho offerto un po’ delle mie coppe
per premiare i bambini che correranno
l’Arranchina (mini Arrancabirra): cercavo
un modo per farli sentire importanti, per
riconoscere il loro impegno. Una coppa è pur
sempre il simbolo di una vittoria. Per quanto
riguarda i miei obiettivi agonistici ci sarà
sicuramente di nuovo l’UTMB in versione
integrale e poi non disdegnerei qualche
sfida più estrema. Mi dico sempre che più è
dura, più fa per me. Il Tor lo ha dimostrato a
tutti. Questo sarà possibile sempre e solo a
condizione di poter sentire la fiducia che io
possa farcela, da sola metto il motore ma la
fiducia è la benzina.
come ovvia deformazione professionale,
attribuisco un peso consistente al mio stato
mentale. E dunque, ovviamente avvertire la
fiducia che viene riposta nelle mie possibilità
è stata determinante. Quella di Renato è una
costante, quella che ho sentito nascere nello
staff Vibram è stata un’importante conferma.
Ho apprezzato moltissimo l’apparizione di
Jerome al TDG per incoraggiarmi, così come
ho apprezzato l’ultimo chilometro alla LUT
affiancata da Adriano (Zuccala, ad, ndr) in
bici. Per non parlare dei chilometri percorsi
con Renato al mio fianco... Poi, tutto questo
è stato supportato da un materiale tecnico
performante e all’altezza della situazione.
Quale scarpe e quali suole hai utilizzato in
queste gare e come ti sei trovata? punti di forza
e aspetti da migliorare?
Ho utilizzato scarpe Saucony Xodus Progrid
3.0 e mi sono trovata alla grande. A me
piacciono calzature che mi permettono di
“sentire” il piede, e queste lo fanno. Tra i
punti di forza ci sono la flessibilità e il grip,
sia in salita che in discesa, fattore che mi ha
consentito di progredire considerevolmente.
Migliorerei la tenuta sul bagnato.
Test e sviluppo dei prodotti: come ti trovi nei
panni di collaboratore e consulente di un brand?
Qual è il principale contributo che ritieni di poter
offrire?
In verità non posso dire che sia un ruolo
cucito su di me, per via del fatto che in genere
riesco ad adattarmi abbastanza facilmente ai
materiali, non mi attardo troppo ad analizzarli.
Renato e Francesca
alla Lavaredo Ultra Trail
“Francesca? Motore eccezionale
e tenacia fuori dal comune”
// Renato Jorioz, 50 anni, italiano d’Aosta con hobby quasi obbligati: trail, sci
alpinismo, sci fuori pista; ma anche
maestro di sci e snowboard, e impiegato al Dipartimento sicurezza traffico del
Traforo del Monte Bianco. È il coach che
affianca Francesca Canepa in preparazione alle gare. “Non coach”, dice lui. “Al
massimo allenatore o, senza scomodare
Omero e l’Odissea, mentore. Io di Francesca mi considero un mentore, colui
che dispensa consigli preziosi. Coach
può essere troppo. O troppo riduttivo.”
Soddisfatto dei risultati di Francesca?
Soddisfatto è poco. Anche se ero certo
che ce l’avrebbe fatta, è riuscita a stupirmi per la facilità disarmante con cui
c’è riuscita.
Come siete riusciti ad arrivare a questi exploit in così breve tempo?
Francesca è un talento naturale incredibile ed è bastato darle la fiducia
necessaria affinché potesse esprimersi al meglio. Certo, è stato necessario
qualche “piccolo” accorgimento sulla
programmazione della stagione, perché lei farebbe una gara a settimana.
Ma non si può lasciare tutto all’improvvisazione e all’istinto.
Francesca può migliorare ancora?
Credo di sì, penso che il fatto che lei
corra solo dal 2010 lasci tranquillamente presupporre che potrà crescere
ancora tanto. I progressi di questi anni
è solo l’inizio di quello che potrà esprimere in futuro.
Photo: lucabenedet.wordpress.com
Com’è il rapporto con compagni di squadra e
staff tecnico?
È basato sul rispetto e la stima. E se capita,
ci si aiuta. Per esempio alla LUT ho corso
parecchio con Nicola e c’è stato un tratto in
cui Sebastien, che aveva avuto dei problemi
e quindi in pratica non era più in condizione
di lottare per il suo piazzamento, si è messo
davanti a me e per un po’ mi ha fatto il
ritmo. Cose così… Con Ronan ho viaggiato
condividendo pensieri e situazioni, molto
bello. Anche lo staff tecnico, sono sempre
stati tutti molto gentili e disponibili con me:
un dettaglio che conta. Nel nostro team
nessuno si sente un soltanto un numero.
Nel 2012, il primo posto alla Lavaredo e al TDG e
il secondo posto all’UTMB. Cosa ha contribuito
di più a questi risultati?
Premetto che sono una psicologa e quindi,
parla il “mentore” RENATO JORIOZ //
RUNNING MAGAZINE
Photo: lucabenedet.wordpress.com
“Tutta questa stagione è stata talmente magica e inaspettata
che scegliere un singolo episodio è difficilissimo. Avvertire
la fiducia che viene riposta nelle mie possibilità è determinante.
Ecco un altro aspetto straordinario: funzionare come squadra
non è affatto scontato. Non ci vediamo mai al di fuori delle gare,
però l’intesa tra noi mi piace, non la cambierei”
Cambierete la formula dell’allenamento?
Abbiamo preso in considerazione più
volte di affidarci a un preparatore professionista, di passare a piani precisi e
tabelle su misura, ma al momento penso che lei si conosca molto bene e che
io sono tranquillamente in grado di gestire la sua voglia di fare di più. Squadra che vince non si cambia.
Cosa ti piace di Francesca come atleta?
Ha un motore eccezionale, una tenacia
fuori dal comune e una enorme capacità di adattamento… e poi la mentalità vincente. Ci sono i grandi atleti, i
campioni e poi i fuoriclasse, quelli che
vanno oltre. Lei è la migliore dei fuoriclasse!
E sotto l’aspetto umano?
La sua sensibilità e il rispetto verso tutti e tutto. Al Gypaete sapeva di avere
più carburante di Lizzy, eppure le ha
detto che per lei era un onore poterle
correre a fianco, che avrebbero potuto
tranquillamente arrivare insieme.
Quanto conta in un ultra una corretta tecnica di alimentazione?
Francesca cura la sua alimentazione
sempre, ogni giorno dell’anno e non solo
in gara. Questo è certamente un punto di
forza per il risultato.
Quanto può contare, nel risultato finale, la
presenza continua di un coach personale?
Dipende dalla fiducia, dal carisma di entrambi, dal feeling. Si potrebbe rispondere citando una frase del film Le crociate:
“tutto e niente”.
saucony // ProGrid Xodus 3.0
// Calzatura da trail running, adatta per atleti di corporatura media. Il suo profilo tecnico è stato sviluppato per offrire una scarpa molto ammortizzata e comoda, con una
struttura studiata per ridurre sensibilmente
la forza di impatto al suolo in fase di appoggio. Provvista inoltre di linguetta rinforzata,
tessuto Hydramax traspirante e Hrc+ Strobel
Board più spesso lungo tutta la pianta, garantisce calzata e comfort ottimali.
L’esclusiva suola Vibram di cui è dotata,
offre un ottimo grado di trazione, grip e
protezione su un’ampia varietà di terreno.
Lo stacco tra tallone e avampiede di soli 4
mm, unito a una maggiore superficie di appoggio, migliorano stabilità e protezione.
17
Basata sulla mescola Vibram Multitrek, assicura un’ottima mobilità del piede e, grazie
ai tasselli multi-direzionali, una trazione a
360°. L’intersuola ammortizzante in Eva aumenta l’effetto di assorbimento degli shock e
il comfort durante la transizione: particolarmente efficace per lunghe corse, come Lut,
Utmb e Tdg.
il FEEDBACK DI FRANCESCA
Dove l’hai utilizzato: ovunque
In quali situazioni/condizioni climatiche dà
il meglio di sé: su terreni impegnativi, asciutti
e non
Punti di forza: il grip della suola e la flessibilità
Consigli per un utilizzo ottimale: allacciarle
bene e non pensare più a niente
continua a pagina 18
focus
on
segue da pagina 17
RUNNING MAGAZINE
“Non dimentichiamoci che i nostri atleti sono tutt’altro
che professionisti. Tutti lavorano, hanno bambini di cui occuparsi,
possono allenarsi solo nel tempo libero e devono trovare
il tempo partecipare alle gare. Non è semplice”
OTTOBRE 2012
INTERVISTA CON JEROME BERNARD,
marketing manager vibram //
// Quando si dice “fare marketing sul campo”. Definizione più
che mai appropriata nel caso di Jerome Bernard (foto a destra),
42 anni, in Vibram da 16 anni e oggi responsabile marketing del
brand nonché fautore del progetto Vibram Trail Running Team
di cui abbiamo ampiamente parlato nelle due pagine precedenti.
Mosso dalla sua passione per le attività outdoor e per la corsa,
Jerome ha seguito da vicino il progetto della squadra, scegliendo
di vivere in prima persona la filosofia che accompagna il gruppo.
Lavorare a stretto contatto con questi atleti lo ha portato ad
allenarsi con costanza pur tra i tanti impegni e partecipare a gare
impegnative come CCC (2011) e TDS (2012).
Dopo l’esordio del Trail Team Vibram lo scorso anno, più o
meno soddisfatto di questa seconda stagione?
È stata una stagione ricca di soddisfazioni. Nuovi atleti,
nuove gare, ottimi risultati… e non è finita… Ho l’impressione che il team abbia già trovato un suo posto nel panorama
trail running.
“Ordinary people being extraordinary”: anche se il team attuale
è composto da atleti cdi alto livello. State pensando di cambiare
il claim o è ancora valido?
Assolutamente: il claim rimane! Non dimentichiamoci che i
nostri atleti sono tutt’altro che professionisti. Tutti lavorano,
hanno bambini di cui occuparsi, possono allenarsi solo nel
tempo libero e devono trovare il tempo per partecipare alle
gare. Non è semplice. Alcuni sono forti, altri nella media. Ma
tutti hanno una cosa in comune, anzi due: una grande passione per la corsa in montagna e una grande voglia di praticarla insieme a una squadra il cui spirito è davvero speciale,
unico. Chiedete a loro!
L’unico atleta rimasto dallo scorso anno è Beppe Marazzi. È
cambiato qualcosa nella gestione degli atleti e nel tuo personale rapporto con loro?
Siamo fortunati ad avere una personalità come quella di
Beppe in squadra. La sua positività sposa perfettamente lo
spirito della squadra. Anche se molte delle “ordinary people” 2011 non fanno più parte del nostro team, ricorderemo
sempre che grazie a loro abbiamo dato vita a questa straordinaria avventura. Nei fatti vediamo che lo spirito della
squadra Vibram sta conquistando tanti atleti. Le candidature ci arrivano spontaneamente, una dopo l’altra. La gestione fondamentalmente non è cambiata. Cerchiamo solo di
migliorare, passo dopo passo. Vogliamo fare vivere a nostri
atleti momenti memorabili. Nel 2012, abbiamo strutturato
l’assistenza al gruppo, fondamentale nelle ultra. Ci siamo
avvalsi della competenza di Stefano Punzo, fisioterapista
della Nazionale italiana di trail. Anche l’inserimento di atleti
allenati come Sebastien Nain (che nella vita fa il vigile del
fuoco), ci ha aiutato tanto.
Hai avuto modo di correre anche insieme al team, in allenamento o in qualche competizione?
In allenamento, sì: a Courmayeur, durante il primo raduno
del team. Momento bellissimo. Con Francesca poi mi sono
allenato un paio di volte sui sentieri valdostani, in vista della TDS. Da lei si impara tanto. Per la gara, ci siamo quasi:
saremo insieme il 28 ottobre, al leggendario Festival des
Templiers, in Francia. Per la prima volta sarò anch’io supportato dall’Assistenza Team Vibram (Jerome ha poi chiuso
al 788esimo posto, ndr).
Tra tutte le gare in cui ha partecipato il team, qual è stata la più
emozionante e perché?
La prima UTMB (2011), perché in cui i nostri atleti hanno dimostrato di essere fieri di rappresentare l’azienda Vibram
ottenendo risultati incredibili: Marco Zanchi 34°, Beppe Marazzi 49°. Lì è nata la filosofia molto speciale del Team Vi-
Dietro, da sinistra Nicola, Ronan, Beppe, David e Francesca.
Davanti, Sebastien e Jerome Bernard
“Alla domanda
‘Ripartiamo insieme
nel 2013?’, gli atleti
hanno subito risposto
di sì. Aggiungere
probabilmente
uno o due elementi,
possibilmente
americani e asiatici,
sarebbe un ottimo
modo per coinvolgere
maggiormente
le nostre sedi
di Boston
e di Canton”
bram: “Ordinary people being extraordinary” e ne abbiamo
tratto un film documentario “The extraordinary story”. Emozionante. E poi, l’ultima Lavaredo Ultra Trail, per almeno tre
motivi: è stata la prima gara della stagione 2012; la bellezza
del posto, nel cuore delle Dolomiti, le Tre cime di Lavaredo…; l’incredibile risultato “di gruppo” del Team: 8, 9, 10, 11
(con la vittoria di Francesca come prima donna a tagliare il
traguardo).
Ti aspettavi i risultati ottenuti da Francesca Canepa?
Di Francesca sapevamo poco. L’inserimento nel Team Vibram è stato fulmineo. Abbiamo capito dal primo incontro
che con lei e Renato Jorioz (suo coach) parlavamo “la stessa lingua”. E non è solo una questione di obiettivi o risultati.
Francesca ci ha portato le prime vittorie internazionali (alla
Lavaredo Ultra Trail e, più recentemente, al Tor des Geants)
e piazzamenti di riferimento (seconda donna all’UTMB).
Il suo palmares 2012 è già chilometrico, ma ci sorprende
ancora ogni volta: settima assoluta al TDG! Oltre a essere
fortissima, è anche l’unica atleta femminile del Team, è speciale: mentre la seguivo su un breve tratto del TDG, sono rimasto sorpreso dai numerosi Sms di incoraggiamento che
ricevevo per lei dalla squadra. Francesca traina il gruppo
verso l’alto, e viceversa.
Veniamo a te… Nel 2011 hai chiuso il Ccc al 292esimo posto.
Nel 2012 un’altra competizione “sorella” dell’UTMB, la TDS,
dove sei arrivato 104esimo. Ottimi risultati. Soddisfatto?
104°: prima della partenza avrei firmato subito! Mi ritengo il prototipo di “ordinary people” (che corre sul serio da
meno di tre anni, facendo gran fatica a trovare cinque ore
a settimana da dedicare all’allenamento) capace di essere “straordinario” in alcune occasioni. Essere finisher della
Ccc mi ha permesso di capire che potevo finire un’ultra. La
TDS 2012? Un percorso splendido, alpino, in condizioni al
limite del praticabile. Malgrado tutto me la sono goduta:
sarà la motivazione, ma anche l’equipaggiamento messo
a disposizione del Team, le scarpe Saucony Xodus 3.0 e le
suole Vibram. Due conti, per rendere l’idea: 60 km di fango
su 114 km totali, 120mila appoggi circa e solo tre/quattro di
sbagliati. Semplicemente per finire la TDS 2012 bisognava
essere pronti, a sfidare se stessi avendo un corretto equipaggiamento.
Momenti belli e difficoltà della gara.
I primi 45 km fino a Bg St Maurice sono volati. Andava
tutto liscio, e cominciavo a pensare che non poteva durare ancora a lungo. Ero in compagnia di Alessandra Carlini
del Team Tecnica, terza a Chamonix! Poi un piccolo calo
durante la lunga risalita verso il colle Passeur de Pralognan (+1.800 m di dislivello). Un momento molto difficile?
La salita al Col de la Gitte (al 73° km): freddo e una specie
di diluvio universale. Ho visto molti corridori costretti al
ritiro, mentre mi vestivo con abbigliamento più pesante sotto la tenda “Soccorso” piantata “nel nulla” a quota 2.000 m. Questo pit-stop mi ha salvato, in una notte
durissima, con pioggia, nebbia e temperature sempre più
basse. La salita al Col du Tricot è il ricordo più emozionante. Verticale, con diverse luci da lampadine frontali davanti, come appese al cielo… e infine l’arrivo a Chamonix
18
dopo 114 km, sempre di notte e con poca gente. Di corsa,
insieme a mia figlia…
L’anno prossimo quindi… UTMB?
Troppo presto per dirlo. Si vedrà.
A proposito, sapete già se il team verrà confermato in tutti i suoi
elementi e a quali gare parteciperà? Ci sono nuovi progetti in
vista? Oltre a quelli ufficiali ci sono altri runner che supportate?
Alla domanda “ripartiamo insieme nel 2013?”, gli atleti hanno subito risposto di sì. Aggiungere probabilmente uno o
due elementi, possibilmente americani e asiatici, sarebbe
un ottimo modo per coinvolgere maggiormente le nostre
sedi di Boston e di Canton. C’è anche l’idea di produrre un
nuovo film documentario. Sempre con lo spirito degli Ordinary People.
Personalmente come ti preparerai? Corri anche su strada e pratichi anche altre attività o solo trail?
La mia preparazione è “multi sport”, in base al feeling di un
particolare momento. Sto bene? Esco. Molto amatoriale,
quindi. La parola chiave è divertimento. Al massimo 5 ore
a settimana durante i mesi invernali, al 90% su sentieri e
sterrate sui monti dietro casa (alto Varesotto). Ogni tanto
“Suole Vibram sempre! Sono convinto che alla mi
garantivano maggiore sicurezza lungo il percorso
coperto di fango: un bel vantaggio. Tanti corridori
hanno abbandonato per equipaggiamento
inefficace. E hanno fatto bene.”
vado in mountain bike. Aggiungo una buona dose di freeclimbing (arrampico da 30 anni), uno sport totalmente
diverso dal trail, ma estremamente benefico per le articolazioni, la scioltezza muscolare, la forza mentale. In primavera, inserisco progressivamente qualche gara breve (come la
bellissima Maremontana). Per la TDS, ho smesso di correre
tre settimane prima, per arrivare fresco fisicamente e con
tanta voglia. Ho approcciato un trekking con moglie e figlia,
in autonomia completa lungo la West Highland Way in Scozia: un ottimo modo per rafforzare le gambe e prepararsi ad
affrontare condizioni meteo precarie.
Con quali scarpe corri?
Ne ho provate diverse. Mi piacciono le Speedtrail Lafuma
per le gare fino a 25 km. Oltre, corro con Saucony: Xodus
2.0 quando il terreno è scorrevole, Xodus 3.0 su terreni tecnici, impegnativi. Suole Vibram sempre! Sono convinto che
alla TDS mi garantivano maggiore sicurezza lungo il percorso coperto di fango: un bel vantaggio. Tanti corridori hanno
abbandonato per equipaggiamento inefficace, e hanno fatto bene.
Riesci sempre a conciliare il tuo ruolo lavorativo con l’attività
di runner?
Non è facile. In settimana l’allenamento inizia alle 5 di mattina. Mai la sera, perché mi sento stanco dopo la giornata
al lavoro.
Prima della prossima UTMB dove e quando vedremo il marchio
Vibram legato al mondo della corsa e del trail running?
Ci stiamo lavorando…
reportage
A ROVERETO LO SCORSO 29 SETTEMBRE
L’ESORDIO ITALIANO DELLA “CORSA PIÙ FORTE
DI TUTTE” DI FISHERMAN’S FRIEND, PORTATA
NEL NOSTRO PAESE DA RCS SPORT E DA BROOKS
Anche tra fango,
pioggia, ostacoli:
Run Happy!
Ioannis Magkriotelis
uno spirito in sintonia
con l’immagine che il brand
americano brooks sa dare
di sé. Un modo di vivere la
corsa e tutto quello che ruota
attorno a essa con leggerezza
ed entusiasmo. la divisione
italiana si è mobilitata in
gran numero per condividere
un’esperienza davvero
singolare con i suoi clienti.
STRONGMaN RUN,
ESORDIO COL BOTTO
ISCRIZIONI ESAURITE IN POCHE SETTIMANE E 2.600 RUNNER PER L’UNICA
GARA DEL CIRCUITO CHE SI È SVOLTA SU UN PERCORSO CITTADINO.
UN EVENTO ACCOMPAGNATO DA UN FANTASTICO CLIMA DI ENTUSIASMO
ED ECCENTRICITÀ, TRA OSTACOLI “DIABOLICI” E PERSONAGGI SINGOLARI.
IN UNA CORNICE SPETTACOLARE E AFFOLLATA NONOSTANTE LA PIOGGIA.
• dai nostri inviati cristina
zuccala e davide corrocher
“Siamo all’inferno adesso, credetemi. E
possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi.
Oppure aprirci la strada lottando verso la luce.
Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta […] e sappiamo che quando
andremo a sommare quei centimetri, il totale
allora farà la differenza fra la vittoria e la sconfitta. Fra vivere e morire”. Non c’è nulla di troppo
estremo per chi è alla partenza della Strongman
Run. Nulla che possa raffreddare l’impeto con
cui 2.600 strong runner si accalcano alla linea
di partenza dell’evento ideato da Fisherman’s
Friend. Nemmeno la pioggia. E allora ecco le
parole di Al Pacino tuonare dagli altoparlanti.
Ecco il grido degli atleti tuonare ancora più forte. Perché “Ogni maledetta domenica si vince
o si perde. Bisogna vedere se si vince o si perde
da uomini”. Ancora qualche istante prima di
dare lo start. La folla vestita con costumi improponibili salta e strepita dietro alle cheerleader…
ma ecco al segnale del Gladiatore tutti partono,
con gli zombie a chiudere il gruppo. Questa è la
“corsa più forte di tutte”.
I tre vincitori
Un grande debutto - La prima Strongman Run
italiana si è svolta a Rovereto lo scorso 29 settembre. Una nuova tappa per il circuito che
da qualche anno fa molto parlare di sé e che
fa scalo anche in Svizzera, Germania, Belgio,
Olanda e Francia. Per comprendere la portata
che questo evento ha ormai raggiunto in tutta
Europa, basti raccontare che le iscrizioni per
l’edizione 2013 tedesca hanno fatto registrare
il sold out di 11.000 partecipanti in 99 ore. Ma
sempre parlando di numeri, il successo di casa
nostra è stato incredibile. Tutto esaurito anche
da noi in pochissime settimane, 27 i Paesi rappresentati, una cornice di pubblico curiosa ed
eccitata, numerosissima nonostante la pioggia.
A ogni modo, l’apprezzamento espresso da tutti i presenti in merito all’organizzazione globale è stato più che favorevole. Onore al merito
dunque per Rcs Sport e per Brooks, (fra l’altro
technical sponsor di tutto il circuito).
cittadina forte, pronta ad accogliere al meglio
i partecipanti, ma anche di vivere e far vivere
l’evento con entusiasmo, allegria e condivisione da parte dei diversi settori del territorio, dal
turismo al commercio, dalle associazioni alle
imprese e i cittadini”.
LO spirito DELL’EVENTO - Ciò che caratterizza più
di ogni altro la Strongman Run è il clima di goliardia generale e la determinazione dei concorrenti a superare se stessi, per mettersi alla prova
in una corsa lunga intervallata da 12 durissimi
ostacoli. Il tragitto messo a punto dall’Esercito
italiano si è sviluppato su un anello di 9 km da
percorrere due volte. Una parte di percorso off
road ha offerto una serie di difficoltà naturali
particolarmente “strong”. Su suolo urbano invece sono stati predisposti impedimenti artificiali composti da pneumatici o dagli imponenti
muri costruiti con balle di paglia in prossimità
dello stand di Brooks: un’occasione in più per
gli atleti per abbandonare ogni solipsismo e
fare squadra con chiunque si trovasse nei paraggi… perché è questo soprattutto lo spirito della
Strongman Run. Un folto gruppo di spettatori si è inoltre abbarbicato sul ponte del Leno
per osservare un insolito attraversamento del
fiume, con discesa dagli scalini sdrucciolevoli
da un lato e risalita dall’altro attraverso un’alta
struttura in alluminio. Tutti sono giunti fradici all’arrivo, per via della pioggia così come
dell’ultimo ostacolo che ha costretto i runner
ad attraversare le acque torbide delle piscine.
Motivo in più per abbandonare finalmente
gli abiti succinti e “osé” di molti, le sottane e
i tutù che hanno lasciato in non troppo bella
vista le gambe irsute di molti uomini. Il vincitore finale è stato Paolo Gallo, che ha tagliato
il traguardo con il tempo di 1h 21’ 08’’. Alle
sue spalle, Ioannis Magkriotelis in 1h 24’ 23’’
e Domenico Spina, 1h 25’ 48’’, per un podio
tutto azzurro targato Brooks.
L’ACCOGLIENZA DI Rovereto - Ad accrescere le forti
sensazioni che questo esordio ha generato, ha
contribuito fortemente lo scenario roveretano
unico e suggestivo. È stata questa infatti finora
l’unica gara di questo tipo che si è svolta su un
percorso cittadino, come accade in occasione
delle maratone. A questo proposito, chissà che
l’esempio dell’ultima Maratona di Milano di
correre in concomitanza del blocco del traffico
non possa suggerire di riproporre l’esperimento anche qui per le prossime edizioni. Ad accogliere atleti e visitatori, il saluto caloroso del
giovane sindaco Andrea Miorandi, convinto
che la manifestazione sia in grado di contribuire a valorizzare la città e ad animarla attraverso lo sport, “Un’occasione per creare una rete
20
Difficilmente chi prende parte alla “corsa più
forte di tutte” dimentica quello che si prova a
un evento tanto singolare. Parlarne in termini
di esperienza unica in questo caso non è
retorica. Il format della manifestazione, i tipi
che vi partecipano, la partecipazione di una
città intera, le istituzioni e l’organizzazione
coinvolte: sono solo alcuni dei molteplici
aspetti che hanno determinato il successo
di questa prima a Rovereto. Sensazioni
strong insomma per chi era presente alla
gara di sabato. Un’avventura che per alcuni è
diventata ancora più ricca, grazie a Brooks e
al suo spirito Run Happy! La filiale italiana del
brand, sponsor tecnico della manifestazione,
ha scelto di far vivere ad alcuni dei suoi clienti
due giorni memorabili nella città trentina. Il suo
staff è giunto infatti direttamente da Pisa in
gran forza per accogliere i suoi negozianti, per
far conoscere loro le meraviglie che Rovereto
sa offrire e regalare una Strongman Run
davvero particolare. L’aperitivo con visita al
Castello, in compagnia del sindaco della città
Miorandi, dell’assessore allo sport Frisighelli
e di Rcs Sport… la cena fra tanti amici, con
qualche strappo alla regola rispetto alla
classica vigilia pre-gara (ospite per l’occasione
è stato anche il presidente di Brooks Emea,
Heiner Ibing: desideroso, oltre che di seguire
l’evento, di annunciare che, nel primo quarto
del 2012, la filiale europea è stata la migliore
per rendimento a livello mondiale, avendo fatto
registrare un incremento del 60%). Poi tanti
sorrisi, l’eccitazione di far parte di qualcosa di
importante: se i commenti finora di chi aveva
partecipato a una delle altre tappe del circuito
lasciavano intendere che questo evento
provoca dipendenza, chi lo ha gustato con
Brooks non ha potuto fare a meno di chiedere
il bis e prenotarsi per l’anno prossimo.
i commenti dei negozianti
in gara con brooks
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
Adriana Giannolio, Yes we run (castellanza)
Marica Bodei, Valli Sport (schio)
“L’ostacolo più difficile da superare è stata la
salita verso l’Ossario di Castel Dante: anche se
lo avevo già testato è stato estenuante ma molto
gratificante. La piscina grande da attraversare a
nuoto è stato invece un vero spasso, mentre il
passaggio più interessante è stato quello sotto
il ponte, con discesa e risalita da un argine. Alla
fine, con mia grande soddisfazione sono riuscita a
concludere la prestazione con un tempo migliore
di quello che mi aspettavo. Sono molto soddisfatta
della mia gara e dell’aiuto che i compagni mi hanno
offerto: mi sono divertita un sacco. Spero di tornare
qui ancora in futuro e magari di partecipare a una
delle altre tappe in Europa”.
“Non avendo ancora corso alle
altre tappe del circuito non
sapevo bene cosa aspettarmi. Alla fine quello che mi
ha impressionato di più è
stato lo spirito goliardico
della manifestazione. È
stato emozionante riuscire a concludere il percorso. Tra le difficoltà che si
affrontato per superare il
container e il divertimento
per oltrepassare la vasca di
schiuma, le sensazioni che si
provano qui sono molteplici e varie. Mi piacerebbe dire che di situazioni imbarazzanti non ce ne
siano state ma, appunto, si fa per dire… Certamente è un’esperienza che rifarei. Mi basta una
sola parola per descrivere come mi sono sentita
alla fine: happy”.
Francesco Scarparo, Footworks (roma)
Fausto Innocenti, Il Campione (prato)
“Avevo sentito parlare della gara attraverso le
riviste, su internet e poi me l’avevano descritta
quelli di Brooks come un evento imperdibile.
Nel 2009 ho scelto di partecipare all’evento in
Germania, e quest’anno non ho voluto perdermi la
prima qui in Italia: sono rimasto colpito dal numero
degli iscritti e mi è piaciuto molto il percorso che
si sviluppa all’interno della città. Alla fine sono
arrivato 26° assoluto (1h 37’ 20’’): mi sono sentito
un vero strongman, anche se gli ostacoli che avevo
affrontato in Germania erano stato più difficili”.
“Nel 2008 ho partecipato alla prima
Strongman in Germania facendo parte del
Team Brooks. Mi ha sempre attirato lo spirito
con cui si affronta questa gara durissima, fra
travestimenti, divertimento, collaborazione tra
tutti i partecipanti e anche se la fatica è tanta
si ride sempre. Così quest’anno non ho potuto
fare a meno di cimentarmi in una lunga serie di
tappe in Europa: 5 maggio Nurburgring (Ger),
9 settembre Helledorn (Ola), 29 settembre
Rovereto. Questa volta è stato davvero uno
spasso percorrere tutti e due i giri della corsa…
con la mia clava! E alla fine mi sono sentito
ovviamente un vero StrongMan… anche se forse
il mio travestimento era un po’ imbarazzante…”
21
Roberto Bordin, Quellogiusto (montebelluna)
“Quando Brooks ha presentato il trailer dell’evento
durante un meeting con i negozianti nella sua sede
di Migliarino Pisano, ad aprile, sono tornato a casa
e ho subito iniziato ad organizzare una squadra! E
ne è valsa la pena per le persone che si incontrano
qui. Le strade erano piene di gente sempre pronta
ad applaudire e incitare, anche nei punti più remoti
del percorso. E poi ho visto persone correre 18 km
vestiti da banana e omoni alti due metri con un
completino da ballerina: l’imbarazzo non era di casa.
E poi alle balle di fieno mi sono divertito moltissimo:
era difficilissimo passare da soli e ci si aiutava l’uno
con l’altro… e poi era in pieno centro cittadino: non
scorderò mai il casino che faceva il pubblico!”
Giampaolo Pagliani, Free Run (carpi)
“È stato molto emozionante ricevere
un’accoglienza così calorosa da parte della
città: una bella partecipazione dei cittadini,
sia prima che dopo la corsa. E durante la gara
c’erano spettatori assiepati in ogni parte del
percorso, ad assistere mentre cercavamo di
superare i vari ostacoli.
Il difficile è stato
attraversare il
sentiero fangoso
al secondo
giro. Mi sono
divertito molto
alla piscina di
schiuma e mi è
piaciuto molto
anche risalire su
l’argine del Leno
su una griglia di ferro.
Ho concluso il percorso
in 2h 09’: un’esperienza molto
divertente. Per questo motivo non posso
fare altro che dire che la rifarei senz’altro. E
ovviamente cercherò di coinvolgere molti
amici”.
reportage
DAL 21 AL 23 LUGLIO SCORSI È ANDATA
IN SCENA LA PRIMA EDIZIONE DELL’INIZIATIVA,
CON 12 BRAND E CIRCA 30 NEGOZIANTI
RUNNING MAGAZINE
OTTOBRE 2012
Veduta generale del villaggio test.
A fianco gli stand delle singole aziende
RUNNING SHOE EXPERIENCE:
TEST, RUN & NETWORK
IL MALTEMPO INIZIALE NON HA COMUNQUE ROVINATO L’INTERESSANTE ESPERIMENTO PROMOSSO
DAl magazine SOUL RUNNING: UN EVENTO TEST DEDICATO IN PRIMIS AI RETAILER MA APERTO
ANCHE AL PUBBLICO, IN UNA SPLENDIDA E UNICA LOCATION COME L’ALPE DI SIUSI. CERTAMETE
MIGLIORABILI ALCUNI ASPETTI MA LE POTENZIALITà DELL’INIZIATIVA SONO NOTEVOLI.
• BENEDETTO SIRONI
Un evento test dedicato ai negozianti ma aperto anche al pubblico,
con la possibilità di testare alcuni
nuovi prodotti SS 2013 (oltre a quelli
già in vendita nei negozi della stagione SS 2012). Questo l’ambizioso e interessante progetto lanciato lo scorso
luglio all’Alpe di Siusi dallo staff del
magazine Soul Running. Un’iniziativa sulla quale - lo confesso sinceramente - avevo alcune perplessità. A
maggior ragione ho quindi accettato
con piacere l’invito di Davide Orlandi e Andrea Pizzi, responsabili di
Soul Running, partecipando di persona a questa prima Running Shoe
Experience. E alla fine dell’evento
devo dire mi sono ricreduto su tutto.
O quasi. Ecco perché.
IL FATTORE TEST - La prima perplessità
era legata alla possibilità reale di far
testare ai retailer i nuovi prodotti SS
2013. Idea ottima dal punto di vista
teorico, in quanto nel pieno della
campagna vendite, ma ostica se non
impossibile da mettere compiutamente in pratica. Per un semplice
motivo: la maggior parte delle aziende a luglio non ha numerate com-
plete della nuova collezione ma solo
uno o più campionari, tutti quindi
nella misura 42 (uomo) e 38 (donna). Un negoziante con quelle misure di piede non aveva quindi alcun
problema. Per tutti gli altri la possibilità era quella di testare i prodotti
della linea SS 2012, disponibili invece in gran quantità e in ogni numero possibile. Considerando che in
molti casi le aziende ripropongono
in collezione modelli continuativi o
con minime varianti, i test si sono
rivelati comunque utili, permettendo magari al negoziante di testare
un prodotto non ancora presente
nel suo punto vendita. Ci sono stati
poi casi di brand che sono riusciti
a procurarsi per l’occasione più di
una taglia della nuova collezione:
come Scott, che grazie al campionario americano ha messo a disposizione tre differenti misure (42,5 - 44,5
- 46) per i suoi nuovi modelli. Su
questo fronte la prospettiva da parte
delle aziende potrebbe essere quella
di realizzare delle mini-produzioni
test con più numeri da far testare in
periodo di campagna vendite.
I PARTECIPANTI - Il secondo dubbio,
in parte conseguenza diretta del
primo, riguardava l’adesione di un
numero significativo di aziende e
negozianti, il cui scopo principale
doveva essere per l’appunto quello del focus sulle nuove collezioni.
Alla fine sono stati 9 gli espositori
presenti, per un totale di 12 brand
del mondo trail running e outdoor:
Alpina, Brooks, Dynafit, Falke, Garmin, Hoka, La Sportiva, Mammut,
Scott, The North Face, Treksta e Vivobarefoot. Un risultato comunque
buono per questa prima edizione,
considerando anche che altri brand
sono comunque venuti a visitare
l’expo per valutare magari una prossima partecipazione. Sul fronte retailer, erano circa 50 i negozi attesi. Ma
complici alcune disdette dell’ultima
ora e le davvero infelici condizioni
atmosferiche di sabato 21, se ne
sono presentati circa una trentina.
Tutti comunque di ottimo livello e
con un alto grado di specializzazione
nel running. Un target quindi decisamente interessante per le aziende
presenti. Le quali - oltre a far testare
i propri prodotti - hanno così potuto
consolidare rapporti già esistenti o
crearne di nuovi. Con magari la bella sorpresa di scrivere nuovi ordini
alcuni giorni dopo l’evento. Da sottolineare poi la presenza di noti atleti come Katia Figini, Mario Poletti,
Mario Scanu e Checco Galanzino.
Che insieme ad altri importanti
nomi compongono il team di lavoro
di Soul Running, impegnato a Siusi
anche nei test per la nuova Guida
all’Acquisto 2013.
B2B O B2C? - Infine, non ero pro-
Due dei tanti splendidi panorami
dell’Alpe di Siusi
priamente convinto che la formula
di unire i test ai retailer insieme a
quelli al consumatore finale fosse la
migliore, con il rischio di creare una
certa confusione. In realtà devo dire
che questa formula ibrida ha fun-
22
zionato ed è stata apprezzata dalla
maggior parte dei brand, che hanno
potuto gestire i test a seconda dell’interlocutore. Particolarmente interessante anche la possibilità offerta da
Giorgio Aprà di Vivobarefoot di
correre prima del test sul campo su
di un tapis roulant, con una video
analisi del proprio stile di corsa, seguita da consigli per migliorare la
postura e scegliere coscientemente
la calzatura.
NETWORK & LOCATION - Oltre al già citato aspetto commerciale, valore aggiunto di una formula come questa
è la possibilità di creare o consolidare il rapporto personale tra operatori del settore. Magari proprio
correndo insieme o trascorrendo
una serata in un’atmosfera serena
e rilassata. In una location splendida, come dicevamo. Nonostante le
sfortunate condizioni atmosferiche
del primo giorno, l’Alpe di Siusi si
è infatti confermata una cornice bellissima e ideale. Non a caso proprio
sulle strade e sui sentieri dell’altipiano più grande d’Europa (57 km
quadrati, tra 1.000 e 2.600 metri di
altitudine) si allena periodicamente
la nazionale kenyana. I 5 percorsi
individuati, diversi per sviluppo e
dislivello, soddisfacevano tutte le esigenze dei tester. Ho corso di persona su alcuni dei sentieri: splendido
in particolare il giro del Bullaccia,
un anello di 10 km che parte dalla
funivia di Siusi e prosegue con alcuni scorci mozzafiato, come quello
sull’imponente vista dello Sciliar,
sulla conca valliva di Bolzano, lungo
prati costellati di baite.
PROSPETTIVE FUTURE - Running Shoe
Experience è un progetto a medio/
lungo termine, fortemente appoggiato dall’Apt dell’Alpe di Siusi. Il
piano triennale prevede infatti che
Siusi ospiti anche per i prossimi due
anni l’iniziativa. Le potenzialità sono
tante e possiamo dire che in questa
prima edizione sono state poste delle buone basi. Tra i margini di miglioramento, quello di coinvolgere
chiaramente più aziende e retailer,
magari ponendo più attenzione anche alla corsa tradizionale su strada
(i percorsi su asfalto non mancano)
e non solamente sul trail running,
che rimarrebbe comunque il focus
principale. Grandi potenzialità di
crescita ha anche la competizione,
quest’anno organizzata su due prove, una gara di 12,7 km (dominata
da Gabriele Abate, atleta del Soul
Team, che ha polverizzato il record
storico del percorso) e un’altra da 8
km (senza riscontro cronometrico),
con 150 partecipanti. Il prossimo
anno l’evento si terrà dal 27 al 29
luglio e si aprirà, così come la Guida
all’acquisto 2013, anche al mondo
road. Vi terremo aggiornati per la
prossima edizione, per la quale il
team di lavoro di Soul running promette grandi sviluppi in termini di
contenuti. Non è da escludere anche una collaborazione da parte di
Running Magazine.
EVENTI
Team Pedini Iret:
1° assoluto (sommando
entrambe le tappe)
e vincitore del viaggio
in Nuova Zelanda
Rewoolution Raid Summer 2012:
dopo l’esordio a Bergamo, erano 57 i team
partecipanti alla seconda tappa
sul Garda dell’evento multidisciplinare
organizzato da Spia Games
L’arte dell’avventura
Si è chiusa l’edizione estiva dell’adventure race offerta da Rewoolution,
marchio active wear produttore di capi in lana merino. Un evento
che ha saputo accendere l’entusiasmo anche di molti runner in
cerca di qualcosa di nuovo e divertente. RISPETTO ALL’ESORDIO DEL
2011 un nuovo E Più IMPEGNATIVO percorso e tante novità. Dalla prova
in kayak per i Pro fino alla speciale classifica Shop.
• davide corrocher
“Un atto che imprime una forte
deviazione alla quotidianità di una
persona, senza per questo alterarne
il percorso di vita, porta alla coscienza una consapevolezza nuova […]. Il
risultato è che la visione della vita
forse cambierà, prenderà un altro
colore e un’altra forma. In maggiore o minor misura, in meglio o in
peggio”. In questo passo de L’arte di
Correre, Murakami Haruki racconta col suo stile unico il pensiero personale di un runner esperto che è
anche un romanziere di culto. L’occasione da cui sono ispirate queste
parole risale a una vicenda accaduta
più di un decennio fa, quando ha
corso 100 km in una sola giornata.
Un’esperienza unica, determinata
da una miscela instabile di passione,
volontà d’animo e un po’ di follia.
Qualcosa che in fondo si avvicina a
quello che è successo a Nago Torbole il 22 e il 23 settembre. C’eravamo
anche noi alla seconda tappa dei
Rewoolution Raid Summer, che
seguendo l’esordio di Bergamo ha
decretato i vincitori finali del viaggio in Nuova Zelanda offerto da ZQ
in collaborazione con Rewoolution.
E il commento alla fine dei giochi
di uno dei nostri, Franz Rossi, apre
una finestra verso un nuovo modo
di concepire la corsa, che sappia
mettere in discussione ciò che si è
tentato finora e liberi il desiderio di
avventura che è dentro l’animo di
molti runner.
day 1 - Erano addirittura 57 i team
(composti da tre persone) che si
sono trovati alla partenza per la
prima giornata di attività, presso il
campo base della Colonia Pavese.
23 Pro e 34 Amateur: stessa meta
per entrambe le categorie, ma prove
differenziate. Alle ore 11, i primi si
sono avviati in direzione Malcesine (località Navene) con i kayak e
da qui si sono messi alla ricerca dei
check point procedendo verso il rifugio Altissimo a 2.090 m s.l.d.m..
Alle 14 è stato il turno degli amatori, che hanno dovuto ricoprire
un dislivello di 2mila metri che
li separava dal traguardo, percorrendo un misto di trail running e
mountain bike, in orienteering. Fra
questi c’erano anche i nostri due
team: uno per Running Magazine
composto da Franz Rossi, Gianluca
Moreschi e Paola Pignatelli e uno
per Outdoor Magazine, con Federica Guerini, Nicola Pievani e Paolo
Grisa. Terminata la prima giornata,
tutte le squadre hanno pernottato al rifugio, dov’era sito il campo
base, dormendo in una delle tende
fornite dal partner tecnico Ferrino.
“Il fatto di non sapere bene a cosa
andavamo incontro ci ha colpiti
più delle fatiche sportive”, ha commentato Franz Rossi. “Ma mi sono
divertito molto, soprattutto l’aver
passato la notte in tenda in quota
a 2.000 m”.
day 2 – La sveglia di domenica mattina annuncia la ripresa delle attivi-
tà. Dopo la salita del giorno prima
è il momento della discesa. Prima
di corsa e poi in mountain bike, o
come piuttosto è parso a Paola Pignatelli, una vera e propria prova
di downhill. Per finire, la prova più
adrenalinica della giornata è stata la
calata di 60 m con la corda con scorcio sul Lago di Garda, che ha portato tutti (o quasi) al traguardo. Ad
aggiudicarsi la vittoria qui a Nago
Torbole per la categoria Pro è stato
il Tendaggi Fariello Team 2 (che ha
ritirato anche il primo premio della
speciale classifica Shop), composto
da Roberto Zanolli, Tiziano Valduga e Giovanni Banal. Il migliore fra
gli amatori è stato invece il team
Carpentari by Fabio, con Giordano Casagrande, Pierpaolo Macconi e Alberto Micheletti, mentre
fra le donne pro, il migliore crono
di Stefania Zarotti, Stella Varotti e
Federica Zacchia ha decretato il successo del Team Pedini-Iret Women.
In virtù della classifica generale, si
sono aggiudicati il viaggio in Nuova
Zelanda il Team Pedini- Iret (Roberto Mattioli, Andrea Visioli e Michele Sartor), con il punteggio più alto
al termine delle due tappe estive e il
team Firefox (Carla Simonetta Fossati, Umbeto Rossoni e Giovanni
Semperboni), estratto a sorte.
Una nuova frontiera? – “Quando
ti muovi, sii rapido come il vento,
maestoso come la foresta, avido
come il fuoco, incrollabile come la
montagna, imperscrutabile come la
nebbia e irruento come il tuono”.
Questo il pensiero di Sun Tsu, autore de L’arte della guerra nonché
antico esperto in fatto di circostanze
campali e di “spirito outdoor”. Un
insegnamento che torna di attualità se si considera ciò che abbiamo
visto a questo doppio appuntamento dei Raid. È infatti possibile che
si stia verificando un’evoluzione
per quanto riguarda la mentalità e
l’attitudine dei runner tradizionali,
la classifica dei team dei negozianti //
Introdotta per la prima volta a Nago Torbole, la categoria shop è stata promossa attraverso i nostri magazine e verrà riproposta nelle prossime tappe.
// Grazie alla stretta collaborazione con Rewoolution, Spia Games Running e Outdoor Magazine hanno promosso presso i negozianti la partecipazione ai Rewoolution Raid Summer. Risultato:
13 team hanno preso parte all’evento per la categoria Shop attraverso lo staff del punto vendita o
con un trittico di clienti affezionati… un vero premio alla fedeltà! Più che entusiasti i commenti di
chi ha partecipato e sorprendenti anche i risultati
TENDAGGI FARIELLO TEAM 2
riscontrati in classifica generale, se si conta che
le prime posizioni sia per la categoria Pro che
Amateur risultano occupate da due terzetti di negozianti. Nostro obiettivo futuro è quello di coinvolgere sempre più partecipanti anche per le edizioni invernali. Cominciate dunque a prepararvi
per i prossimi Rewoolution Raid Winter... Vi aspettiamo il 26/27 gennaio a Livigno e il 16/17 marzo
sulle Dolomiti, a breve le relative informazioni.
PIACENZA TRIATHLON VIVO
VENETO TRIATHLON TEAM-SPIA SHOP
24
POSIZIONE
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
NOME DEL TEAM
TENDAGGI FARIELLO TEAM 2
PIACENZA TRIATHLON VIVO
VENETO TRIATHLON TEAM-SPIA SHOP
TEAM CARPENTARI BY FABIO
ESSENCE OF FREEDOM (JACK WOLFSKIN STORE)
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Parla il direttore tecnico Luca Lamperti //
“Autostima, forza mentale e coesione”
“Questi i valori che iniziative come i Raid portano a un team. Il percorso
di Torbole più impegnativo degli altri? Volevo che tutti i partecipanti
si mettessero in gioco e accettassero la sfida… soprattutto con se stessi”.
OTTOBRE 2012
// È stato il direttore tecnico di questa edizione estiva dei Rewoolution Raid e per entrambe
le tappe ha messo a punto un percorso seguendo un format che è risultato molto apprezzato.
Tanto che potrebbe disegnare il percorso anche
delle prossime tappe invernali. Bergamasco, 42
anni e un curriculum lungo, ricco di episodi e
aspetti di vario tipo sia dal punto di vista umano che sportivo.
Triatleta, raid man e non solo: com’è cominciata la tua esperienza come atleta e come si
è evoluta?
A un certo punto il calcio non era più un divertimento quindi sono passato al triathlon, per
curiosità di mettermi alla prova. Poi sono arrivati i Raid: mi piaceva l’idea di affiancare il concetto di multi disciplina con quello di un lavoro
di squadra. Da lì in poi è stato tutto una scalata per mettermi sempre più in gioco: il risultato non contava, soltanto dove sarei arrivato...
Il Tor des Geants è stata la scoperta più bella:
portare mente e corpo a un punto in cui riesco
a scollegarmi da tutto, sentire solo il battito del
mio cuore echeggiare nella mia mente... è lì che
ritrovo serenità con me stesso, dove le cicatrici che mi porto dentro non fanno più male... Il
messaggio che cerco di trasmettere attraverso
i miei raid potrebbe essere riassunto così: “La
gara è solo un pretesto per capire chi realmente
siamo e dove possiamo arrivare, ma soprattutto
per accettare i nostri limiti”.
sempre più desiderosi di sperimentare una
novità che sappia sconfinare dall’ordinario
e dal quotidiano. A testimoniarlo è il grande apprezzamento espresso al termine della
manifestazione dai concorrenti. E crescente
è il successo che si sta registrando anche in
termini di partecipazione, se si considera anche l’edizione invernale (di cui nello scorso
numero abbiamo riportato i commenti dei
vincitori, di ritorno dal viaggio premio agli antipodi - vi terremo aggiornati anche sui prossimi Rewoolution Raid Winter). Anche l’introduzione della categoria Shop si è rivelata una
novità importante per la riuscita dell’evento.
Un’opportunità insomma che ha dato modo
ai presenti di vivere la loro personale avventura, in una location spettacolare e circondati da
un’atmosfera outdoor esclusiva. “A mio avviso
è stato molto bello lo spirito che permea l’avvenimento” è infatti il giudizio finale di Franz
Rossi. “Decisamente diverso da quello dei
trail o del triathlon, che mi sembrano le cose
che più si avvicinano a questo format. Una
nuova frontiera per la corsa? Non so, magari
i runner avrebbero bisogno di provare un po’
di più proprio questo tipo di eventi...”.
Il campo base al rif. Altissimo (2.000 m s.l.d.m.)
Come vivi e pratichi il running?
Per me sono bisogno di staccare dalla quotidianità e benessere fisico.
Più trail o strada?
Trail! Le montagne mi trasmettono sempre
tantissimo, posso vivere la natura in solitudine...
Come è nato il tuo rapporto con Spia Games,
agenzia che ha organizza i Rewoolution
Raid?
Ho conosciuto Tommaso Luzzana di Spia
tramite un’amica. Parlando di sport gli ho raccontato la mia passione e ci siamo chiesti per-
ché non organizzare un evento come il Raid
anche da noi.
Come hai studiato il percorso di Nago Torbole e con quali criteri?
Il concetto di base era quello di creare un
evento che mettesse alla prova i concorrenti
sia fisicamente che mentalmente, senza tralasciare il fattore divertimento e di condivisione
dell’esperienza: “nulla è più forte della dedizione di un volontario”. Per questo ho scelto un
percorso di 9,5 km con un dislivello di 2.000 mt
da percorrere a piedi o la traversata in canoa.
Affrontare esperienze mai fatte accresce l’autostima. Il pernottamento al rifugio Altissimo, in
tenda e con quelle condizioni, è stata la “ciliegina sulla torta”.
Ti sono stati dati in precedenza degli input o
hai agito con massima libertà nella creazione
del percorso?
Tommi mi ha lasciato carta bianca e di questo gli sono grato.
Rispetto a Bergamo i due percorsi, sia amatour che pro, erano certamente più impegnativi.
La scelta di renderli più duri a Nago-Torbole è
dovuta al fatto che volevo che gli atleti rimanessero completamente soddisfatti dal risultato e
da ciò che avrebbero visto. Ma soprattutto sapevo che innalzando la difficoltà gli atleti avrebbero accettato la sfida: con se stessi.
Ci sono stati team che hanno sottolineato
l’eccessiva difficoltà del percorso di NagoTorbole o la maggior parte ha semmai
apprezzato?
A un evento con 180 atleti non è poi così difficile trovare chi rimane deluso. Ma come ho già
detto, penso che tutti abbiano respirato fatica,
sacrificio, dolore, ma anche un clima di grande
festa. Dal Dennis (rifugio Altissimo) si è creato un ambiente dove ogni parola detta veniva
direttamente dal cuore e negli occhi di ognuno
potevi scorgere quello che c’era nel suo animo.
Qual è la disciplina che fa maggiormente la
differenza?
Penso che sia stata la mountain bike.
Aneddoti particolari da raccontare?
Anni: 42
Nato a: Cassano D’Adda
Vive a: Bergamo
Sport praticati: Calcio, triathlon,
corsa su strada, sky marathon, ultra trail,
arrampicata, adventure race, telemark,
snowboard, sci alpinismo, fondo, mtb ,bici
corsa, paracadutismo…
Esperienze lavorative e sportive:
Ironman (4), ultra trail (2) Tor des Geants
2011, maratone (2) mezze maratone
(7) adventure race (in Scozia, Corsica,
Mountain Xrace (2 volte), Nunavik
Quebeek) mtb (9) bici corsa (15)…
Ultimamente ha collaborato per i tre eventi
di Spia Games di Raid, e per il The North
Face festival Kalymnos
Professione attuale: Artigiano edile
Ho vissuto la gara da “scopa”, vicino a chi
fa veramente fatica. Il momento più divertente
è stata la traversata in canoa del Team Pedini
Woman. Quello meno, osservare un atleta preso da crampi che risale il sentiero per la bocchetta di Navene, con le gambe completamente irrigidite dal male. E poi vedere osservare un
minuto di silenzio al cospetto delle trincee: il
più inaspettato, ma per me il più bello!
Realizzerai anche i percorsi per le due tappe
invernali?
Non lo so ancora, anche se ho fatto una proposta a Spia Games per l’invernale.
Puoi anticiparci qualcosa?
Mi piacerebbe che una delle due tappe fosse
in stile più raid che fun.
Cosa serve in particolare per partecipare a un
evento multidisciplinare come questo?
Voglia di mettersi alla prova e divertirsi, senza troppe ambizioni e soprattutto pretese.
Quali sono gli aspetti più positivi che una
persona acquisisce e perché consiglieresti a
qualcuno di partecipare ai Rewoolution Raid?
Gli aspetti positivi sono: autostima, forza
mentale e fisica, coesione. Consiglierei a chiunque di provarci perché purtroppo nella nostra
società certe emozioni e sensazioni sono difficili da trovare.
TEAM CARPENTARI BY FABIO
ESSENCE OF FREEDOM (Jack Wolfskin Store)
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dopo il caldo DELLE hawaii, Dino Bonelli ci PORTA
questo mese NEL clima impervio che accompagna
lo svolgimento della Run Iceland, nella regione
più estrema a Nord del Vecchio Continente
FOTO: DINO BONELLI E MAURO PAILLEX
ICELAND FACTOR
• Dino Bonelli
L’Islanda è bella anche con il brutto
tempo. Nuvole, pioggia, vento, freddo e a volte anche neve fuori stagione sono una costante esterna di un
paesaggio aspro e selvaggio. Ma con
un po’ di fortuna in Islanda si può
anche avere il sole. Un sole pallido
ma comunque caldo che rigenera la
vita, illumina i paesaggi e riscalda gli
animi. Da ormai tre anni, nella prima
settimana di settembre, in questa affascinante landa isolata si svolge la Run
Iceland. 110 km di trail, suddivisi in
cinque tappe completamente diverse
fra di loro. I partecipanti arrivano qui
da una decina di differenti Paesi, per
lo più amatori con trascorsi sia da
stradisti che da trailer. Ammirevoli gli
accompagnatori che, scrupolosamente indirizzati da esperte guide, intercettano e applaudono i concorrenti
in molteplici punti panoramici del
percorso.
Prima giornata - La prima tappa è
l’unica di montagna. 17 km (750 m di
dislivello positivo) che si snodano nel
Skaftafell National Park, naturalmente incastrato tra due delle tante lingue
ghiacciate che scendono dall’immenso ghiacciaio Vatnajökull, sulla costa
meridionale dell’isola. Un single trak
che sale tortuoso in mezzo alla bassa
vegetazione di betulle nane, prima di
costeggiare un lungo ghiacciaio dalle
sfumature decisamente scure. Un
manto zebrato di grigio dalla cenere
lavica delle “recenti” eruzioni e dalla
luce cupa di una giornata uggiosa.
Una volta in cima, non resta che percorrere la discesa finale su un lungo
traverso di terra nera immerso nel
verde. In lontananza le valli e i ghiacciai sfociano nell’immensità di una
pianura arida e ghiaiosa, che si confonde all’orizzonte con un cielo decisamente plumbeo. Il percorso terroso
avanza serpeggiando, perdendosi fra
le sfumature del verde muschio. La
cascata di Svartifoss, incastonata tra
geometriche pareti di basalto a ridosso del tracciato, segnala ai concorrenti i restanti due chilometri all’arrivo. I
primi risultati in classifica dicono che
la testa maschile parla italiano, quella
femminile norvegese. Ogni giornata
viene conclusa con una visita del luogo, gestita da Giorgio Codias (da 15
anni esperta guida turistica dell’isola).
Il primo pomeriggio è dedicato agli
iceberg, alla loro bellezza, al loro spento splendore. Comincia a piovere a dirotto. C’è vento e nebbia, l’Islanda si
fa sentire con tutta la sua forza e si impone con tutta la sua cruda bellezza.
Seconda e terza giornata – Il nuovo
giorno porta un programma inverso:
dal ghiaccio gelido e cupo alle vasche
di acqua calda naturale che attendono
i runner all’arrivo di QUESTO TRAIL: 110 KM IN sei
giorni nelle lande desolate dell’Islanda. Cinque
tappe che oltre a freddo e intemperie sanno
regalare anche alcuni momenti di CONFORTANTE
sole E SOPRATTUTTO INDIMENTICABILI EMOZIONI.
mattinata turistica nell’entroterra
vulcanico e pomeriggio agonistico.
Tappa di 10 km di cui solo l’ultimo
di salita verso lo spettacolare faro di
Dyrhólaeyjarviti. Un forte sole, a volte caldo, illumina la lunga spiaggia
nera, dove grosse onde oceaniche si
infrangono rumorose e dove i runner
corrono silenziosi, tanto per la fatica
di un ritmo decisamente alto quanto
per lo spettacolo. Più che i runner in
cima alla classifica, si fa notare Nicolas, simpatico francese forse un po’
sovrappeso, entusiasta e sorridente
che si consolida fanalino di coda.
Questa prova è anche la prima di tre
da 10 km che compongono un mini
programma agonistico, intelligentemente studiato per chi non si sente
di correre tutti i giorni e tutte le lunghe distanze della Run Iceland. La
terza tappa propone invece 20 km di
tracciato, con partenza ai piedi di un
ghiacciaio e arrivo sulla porta dell’albergo. Il cielo promette pioggia fin dal
primo mattino e appena parte la gara
mantiene la promessa. Il tracciato è
leggermente in discesa e ha nella steppa nera e ghiaiosa della pianura lavica
la maggior parte del chilometraggio.
Il responso cronometrico è solo una
conferma delle tappe precedenti. La
doccia calda un gradito e immediato
premio per tutti. Il pomeriggio è un
tranquillo gironzolare locale tra un
museo dedicato alle recenti eruzioni
del Eyjafjöll, la visita alla bella cascata
Skogafoss e una passeggiata con tuffo
finale nelle calde acque di una sorgente naturale.
un piccolo guado gelido raffredda un
clima già gelido di suo. Verso il 34°
km una salita decisamente dura porta
lo sguardo di tutti, maratoneti, runner della 3 x 10 km (appena partiti) e
accompagnatori in bus, a godere dello
spettacolare lago azzurro incassato in
un cratere rosso fuoco con striature
muschiose verde acido. Qui Madre
Natura non si è certo risparmiata e la
sua creazione lascia tutti senza fiato.
L’arrivo è uno dei migliori che si possa
immaginare: vasche fumanti di acqua
calda naturale, sprofondate nell’immancabile muschio a soli 100 m dalla
Quarta giornata - La più lunga, la più
Quinta e sesta giornata - Il giornose-
temuta, la più insidiosa. La più odiata
e la più amata: 42 km di solitudine
o quasi. Un nulla che dal nero del
deserto lavico diventa marrone per la
diversa tipologia e datazione di passate eruzioni, poi verde acido e quindi
di nuovo nero. Un vento forte spinge
alle spalle aiutando non poco, mentre
guente non si corre, ci si rilassa! Un
riposo voluto e dovuto, per gambe
e mente. Si visitano gli alti getti dei
geyser, le impressionanti cascate di
Gullfoss (le più grandi d’Islanda) e
l’antico parlamento. Giorgio mostra
e spiega anche le grosse crepe createsi
dal continuo distacco della placca tet-
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OTTOBRE 2012
linea d’arrivo, aspettano le immersioni di runner e accompagnatori. Qui,
uno studiato e intelligente pacco gara
(tra i più ricchi in assoluto) fornito dagli sponsor dell’evento (abbigliamento Scorpion Bay, occhiali SH+, calze
Bee1 Dryarn e scarpe tecniche Hoka
One), diventa nuovamente utile con
l’accappatoio da viaggio Bassetti.
tonica americana da quella europea
(circa 5 cm l’anno). Quindi si arriva
in tempo a Reykjavik per una tranquilla serata di rientro nella civiltà.
Tranquilla perché il giorno dopo c’è
ancora una tappa da correre, anche
se la movimentata vita notturna della
capitale istigherebbe alla notte folle.
Sesta giornata, quinta tappa: 21 km
con partenza a un ora d’auto circa
dalla città. Un percorso ondeggiante
completamente sterrato. Un ritmo
infernale imposto da Flavio Ferrero,
secondo nella classifica assoluta, per
cercare di recuperare il piccolo distacco accumulato dal leader, il siciliano
Francesco Passalacqua. Ai due in fuga
si aggiunge anche Marco Frattini, che
nel finale li saluta e vince la tappa.
Tra le donne si impone l’islandese
Katrinlija Sigurdardottir, davanti alla
norvegese Marit Holm (che vince invece la Run Iceland assoluta) e all’italiana Vittoria Camerana (seconda
assoluta). Molti gli atleti che durante
l’intera gara al tempo cronometrico
hanno preferito qualche sosta per ammirare gli impressionanti paesaggi in
cui erano immersi. Gli olandesi Peter
Schollmann e Kees Willemsen correndo li hanno anche immortalati in
ogni singola sfumatura, mentre lo svedese Kennet Gysing ne racconterà la
loro bellezza su Runner’s World Svezia. Con una medaglia da finisher al
collo, tra abbracci, lacrime e una birra
tutti insieme, va in archivio anche
questa splendida terza edizione della
Run Iceland, quasi completamente
svolta all’asciutto, perché se è vero
che l’Islanda è molto bella anche con
il brutto tempo, con il sole sa essere
veramente irresistibile.
Sul prossimo numero
L’appuntamento Run the world
ci condurrà nell’Africa nera alla scoperta
della Kenya Highlands Race,
una gara a tappe tra antilopi ed elefanti.
www.runandtravel.it

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