Giardini di seta. Vittorio Accornero per Gucci 1960-1981

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Giardini di seta. Vittorio Accornero per Gucci 1960-1981
 COMUNICATO STAMPA Giardini di seta. Vittorio Accornero per Gucci 1960‐1981 Sassari, Palazzo della Frumentaria 6‐29 Agosto 2009 Inaugurazione 6 agosto, ore 19.00 Mostra promossa dal Comune di Sassari e dalla Provincia di Sassari Sponsor: Camera di Commercio, Confidi Commercio, Acqua Smeraldina Coordinamento Federico Spano A cura di Giuliana Altea Organizzazione Agave Edizioni – Sassari Foto Michele Secchi I foulard disegnati per Gucci da Vittorio Accornero sono stati parte indispensabile del guardaroba delle donne eleganti negli anni Sessanta e Settanta. Indossati da icone femminili così diverse come Grace Kelly, Jacqueline Onassis e Monica Vitti, queste frivolezze squisite oggi sono oggetti ambiti e ricercati dai collezionisti, ma non solo: rappresentano anche un capitolo a sé nella storia di questo accessorio di moda. La mostra presenta per la prima volta una ricca selezione dei circa 100 foulard realizzati dall’artista nel corso di un ventennio di collaborazione con la ditta fiorentina, dal 1960 al 1981. Vittorio Accornero de Testa, una delle firme di primo piano dell’illustrazione italiana del Novecento, viene chiamato a collaborare con Gucci nel 1960 da Rodolfo Gucci, figlio del capostipite dell’azienda. Le prime serie di foulard da lui create si incentrano su temi legati al viaggio e all’equitazione (la Gucci nasceva nel 1922 come azienda di pelletterie, produttrice di articoli di valigeria e di selleria) come treni, tram, diligenze, carrozze, e su altri soggetti quali i pompieri e le bottiglie con velieri. A segnare una svolta è, nel 1966, il celebre foulard Flora creato per Grace Kelly. La leggenda narra che Rodolfo Gucci avesse domandato alla principessa di Monaco, in visita al negozio milanese della ditta, cosa volesse in dono, sentendosi chiedere un foulard floreale a colori vivaci. Ma in tutta la produzione Gucci mancava un modello con una fantasia del genere: Rodolfo corse quindi da Accornero che ne disegnò uno in una sola notte. Nasceva così Flora, ispirato all’omonima figura femminile nella Primavera di Botticelli: una strepitosa pioggia di bouquet di fiori di tutte le stagioni, minuziosamente descritti, in un caleidoscopio di smaglianti colori. Flora era destinato a diventare un cult della moda, oggetto del desiderio per generazioni di donne; il suo disegno sarebbe stato ripreso anni dopo dalla Gucci (ormai passata sotto il controllo del gruppo Pinault), e ancora oggi lo si ritrova applicato a borse, scarpe, gioielli e vestiti. Ma soprattutto, il mitico disegno creato per Grace Kelly doveva segnare una svolta nella produzione di foulard. Da allora in poi Accornero moltiplica i temi floreali: come scrive in catalogo la curatrice Giuliana Altea, “si sbizzarrisce a creare ogni sorta di combinazione di piante e steli: raduna i fiori a mazzi, li avvolge a tralicci, li intreccia a liane, ne forma ghirlande, li dispone entro vasi, li incornicia in partiture a scacchiera, a trapezi, a rombi, a cerchio, a raggiera: di bozzetto in bozzetto è un tripudio di verde, un’orgia botanica, una vertigine floreale.” Mentre prima, come accadeva per i foulard di altri marchi di lusso quale ad esempio Hermès, i soggetti erano legati all’identità della ditta e quindi al tema dell’equitazione e dei viaggi, ora vengono accordati alle stagioni (fiori e piante primaverili, estivi, autunnali ecc.) e per uno stesso modello si realizzano esemplari con bordo di diverso colore, per consentire di adattarlo meglio ai vari periodi dell’anno. Anche la composizione diviene più complessa e le gamme cromatiche vengono ampliate a dismisura, rendendo sempre più brillante il risultato ma anche accrescendo i costi di realizzazione. Nel 1972 con il foulard Ortaggi si arriva a oltre 50 varianti cromatiche, equivalenti a altrettanti passaggi di stampa. Negli anni Sessanta i foulard di Accornero, nota Altea, da un lato confermano “il fascino discreto da classico dell’abbigliamento di questo accessorio, che si pone in silenziosa e rassicurante antitesi alla precarietà del clima contemporaneo, attraversato da crescenti tensioni e inquietudini; dall’altro, rendendolo stagionale, lo immettono a pieno titolo nel circuito della moda, rendendolo partecipe della sua mutevolezza, specchio di quella, sempre più convulsa, del quadro sociale.” Vittorio Accornero de Testa (Casale Monferrato, 1896 ‐ Milano, 1982) è uno dei protagonisti dell’illustrazione italiana dagli anni Venti ai Cinquanta, collaboratore (inizialmente sotto lo pseudonimo di Max Ninon) di riviste prestigiose come L’Illustrazione Italiana, La Lettura, Grazia, Il Secolo XX e autore delle tavole di circa 60 volumi pubblicati da Mondadori, Mursia, Hoepli e altre importanti case editrici. Tra gli anni Venti e i Trenta collabora spesso con la moglie, l’illustratrice Edina Altara, firmando “Edina e Ninon”. A metà degli anni Trenta, dopo essersi affacciato al mondo del cinema, come scenografo e costumista di film di Guido Brignone e Augusto Genina, comincia a lavorare per la Scala: sue le scene e i costumi delle rappresentazioni allestite in quel periodo dal teatro milanese di Marcello di Giordano, Nina pazza d’amore di Paisiello, I cantori di Norimberga di Wagner, La Bohème di Puccini, ecc. Negli anni Cinquanta si dedica alla pittura, con uno stile di esasperato naturalismo memore dei modi di Sciltian. Il rapporto con Gucci si protrae fino alle soglie della morte dell’artista; quale riconoscimento per il suo contributo creativo, destinato a segnare irrevocabilmente il look dell’azienda, la Gucci lo nomina nel 1981 “cavaliere del lavoro Gucci”, gli dedicandogli una coppa celebrativa della sua lunga collaborazione. .