continua - LietoColle

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continua - LietoColle
IL PICCOLO LUNEDÌ 4 APRILE 2016
Esceper la prima
voltainitaliano
per leedizioni
Lietocolleuna
antologiadi
conversazionicon
ilPremioNobel
russoraccolte da
SolomonVolkov
27
saggio » il libro
di Mary B. Tolusso
I
n facebook spopolano le foto dei bambini, dei cagnolini, basta inserire una famiglia felice e piovono i like. Allo
stesso modo vanno alla grande
i racconti sulla mamma, sui figli,sulla nonna,di chi,in poche
righe, riesce a restituire un
mondo bello ecristallizzato.
La finzione è la stessa di quella che c'è nell'aldiquà, anche se
nell'aldilà facebookiano ci vuole il supporto della parola scritta, ovvero raccontare in bella
forma. Più sei rassicurante e
più piaci. C'è anche chi piace
senza esserlo, rassicurante, certo non raggiungerà mai centinaia di like come gli ottimisti
più smaliziati, ma insomma
non è vero che tutto il mondo è
paese.
C'è pure chi, senza troppe
storie confortanti, ha la sua corte fatta e finita e in genere sono
gli scrittori. Ovvio che gli scrittori più graffianti non racimolano tanti pollici alzati quanto gli
autori più faciloni, ma è sempre la solita storia, niente di
nuovo rispetto alla pagina scritta di un romanzo,come dire, se
facebook esistesse da secoli di
sicuro gli status di Jerome K.
Jerome avrebbero molti più
like di quelli di Albert Camus.
Per non parlare del povero
Jean-Paul Sartre, un vero e proprio insuccesso. Basterebbe immaginare un suo post: «Ogni vivente nasce senza ragione, si
protrae per debolezza e muore
per combinazione». Non va.
Non funziona. Roba troppo cinica. Invece uno come Hemingway avrebbe spopolato: «Il
mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare». Un
esubero di fans, garantito. Anche più di Oscar Wilde, ma forse Oscar Wilde era troppo snob
per aprirsi un profilo facebook.
Ed è un vero peccato. Manzoni? Pedante. Dante? Perfetto.
Avrebbe ideato una Commedia Social, più che Divina. E poi
era incline al dialogo: «Guido,
i'vorreichetu e Lapoed io…». Il
top sarebbe stato Cecco Angiolieri, «s'i fosse in facebook arderebbe'l mondo».
Per non parlare di Petrarca,
migliaia di pollici alzati per i
suoi status su Laura, altro che
donna angelicata, ce l'ha pure
evocata senza vesti nelle fresche dolci acque del fiume Sorga. Un raffinato voyeur, molto
adatto al virtuale. Per quanto i
social siano demonizzati da
certa intellighenzia, è una sfortuna che non esistessero ai tempi di Balzac, Dickens, Fitzgerald. Pensiamo a quello che
scrisse Asmus: «Dei grandi maestri rimangono le opere, i diari, le lettere e le memorie dei loro contemporanei… Ma è raro
che in questi materiali si conserviper lungotempo la traccia
delle discussioni vive, dei dialoghi, delle controversie, degli insegnamenti».
I dialoghi con Brodskij
avrebbero tanti “like”
se fossero su Facebook
chi È
In alto, il poeta
e Premio Nobel
russo Iosif
Brodskij
(1940-1996). A
fianco lo
scrittore,
giornalista e
musicologo
Solomon
Volkov
❙❙ Scrittore e musicologo
emigrato negli Stati Uniti
SolomonVolkov, autoredi "Dialoghicon
Brodskij"(Lietocolle),èunoscrittore,
giornalistaemusicologoemigrato negliUsa
nel1976edivenutofamosoinOccidente
grazieallapubblicazionedi"Testimony. The
memoriesofDmitriShostakovich",editopoi
inItalia daBompianieMondadori.Il
successoottenutoda"Testimony"hadatoil
laa unalungaseriedi dialoghicongrandi
personalitàrussedelXXsecolo,da
Balanchin,Puskin aEvtušenko.Oltreai
libri-intervista,Volkovènoto ancheper
importantisaggidiculturaletteraria.Diluiil
celebrecriticoLevDanilkinha scritto:
«Volkovha fattoperlaletteratura russaciò
chefece Karamzinduecentoanni fa:leha
donatounnuovo genereletterario».
Invece conservare in facebook un bel litigio tra Proust e
Joyce sarebbe stato favoloso. «I
discorsi più brillanti vengono
dimenticati, i motti più arguti
vanno irrimediabilmente perduti», Asmus lo scrive a proposito delle "Conversazioni con
Goethe" di Eckermann. Certo i
memorialisti hanno operato,
ma di solito il materiale viene
rielaborato e, soprattutto, reinterpretato. Cosa è sopravvissuto delle interviste fatte aPuškin,
Byron, Wilde? «Eppure i contemporanei sono concordi nel
sostenere che, nella vita di que-
sti artisti, siano proprio le conversazioni la maggior testimonianza del loro genio». Ecco
perché un volume come "Dialoghi con Josif Brodskij" di Solomon Volkov, pubblicato per
la prima volta in Italia grazie a
Lietocolle (pagg. 425, euro
20,00), ha una sua particolare
importanza.
Sono quindici anni di conversazioni, raccolte dallo scrittore e musicologo, già celebre
per la pubblicazione di altri colloqui con artisti famosi editi da
Mondadori, Garzanti, Bompiani. E ora il Nobel russo per Lie-
tocolle con la traduzione della
bravaGalaDobrynina, chenon
tradisce mai il temperamento
del poeta. Un libro che è un vero e proprio baedeker del territorio artistico ed esistenziale di
Brodskij, diviso tra una parte
autobiografica e una di pensiero sui grandi autori, ma tutto si
mescola in realtà, ed è il pregio
dellibro.
Un'acuta analisi della poesia
di Auden, Achmatova o Cvetaeva può emergere da un ricordo
e non c'è niente di più convincente di questo tipo di opinioni, in parte spontanee, insom-
ma informali, in perfetto stile
facebookiano: «Le persone che
fanno il così detto bello e cattivo tempo in letteratura hanno
poco a che fare con le belle lettere». O ancora: «Per descrivere
davvero New York bisognerebbe che Superman si mettesse a
scriverepoesie». Un Brodskij in
carne e sangue con illuminazioni geniali,com'era lui in fondo.
Il volume desta interesse per
un altro elemento che unisce
gli artisti ai social. In fondo queste conversazioni sono un po'
antesignane di uno strumento
come facebook, perché è vero
che sono apparentemente
spontanee, ma è anche vero
che c'era un registratore acceso. La vera bellezza del testo sta
anche nel "doppio" dell'artista.
Brodskij per esempio evita di
enfatizzare in ogni modo il suo
esilio, rispondendo seccamente a Volkov: «Mi rifiuto di drammatizzare quella situazione!»,
per la quale possiamo immaginare quantoabbia sofferto.
Ma come dice Frost, è un fatto di poetica, non esiste storia
oggettiva per chi scrive, tutto
passa a setaccio della propria
visione letteraria. Da cui, appunto, l'incongruenza di molti
artisti pure in facebook, la divisione tra la persona e il personaggio, spesso un divario netto, un atteggiamento consapevole, il consapevole adeguamento della vita alla propria poetica. Questione ben chiara a
Volkov che infatti replica prontamente al poeta: «Capisco che
èunaparte della sua estetica».
Il libro rivela caratteri, segreti, aneddoti, acute visioni di
pensiero sui tanti scrittori russi
dell'Età d'Argento, le cattiverie,
i valletti del potere: «Tjut›ev
non si accontentava di baciare
gli stivali dell'imperatore, glieli
leccava proprio», e uguale
Majakovskij. Le altitudini di
Cvetaeva, l'onestà di Lipkin, le
ironie di Achmatova su Pasternak, ma anche l'umorismo di
Brodskij sui tentativi del Kgb di
reclutarlo come informatore e
tanti "commenti" sulla poesia,
per nulla pedanti, calibrati tra
alto e basso in un perfetto profilo creativo, Brodskij sì, sarebbe
stato un poeta amato e odiato
da facebook, con la benedizione di un critico come Paul
Gsell: «La superiorità delle grandi individualità non sempre si
palesa nelle loro opere più elaborate, più spesso si rivela
nell'immediatezza delle loro
idee, lasciate quasi involontariamente cadere nel discorso.
Spesso proprio qui si rivelano
i frutti migliori del loro genio».
@Emmebiti
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