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NUMERO 7 - GENNAIO 2013 DISTRIBUZIONE GRATUITA REGISTRAZIONE TRIBUNALE AVEZZANO 141/1998 Direttore responsabile: ANGELO VENTI Redazione: LOC. PETOGNA 15, LUCO DEI MARSI tel. 0863.52 91 00 - [email protected] Gli articoli rispecchiano le idee degli estensori e non impegnano la testata site.it Le collaborazioni sono a titolo gratuito P E L I G N O MARTELLOP / SUPPLEMENTO DI SITE.IT CICLOSTILATO IN PROPRIO A CURA DI SILVERIO GATTA SULMONA (AQ) - TEL. 328.53 41 427 - E-mail: [email protected] ...per il dibattito politico STOP alla centrale SNAM comitati cittadini per l’ambiente hanno avuto ragione. La convocazione della Conferenza dei Servizi regionale per autorizzare l’esercizio della centrale Snam a Sulmona è illegittima. In questo senso si è espresso il Collegio per le garanzie statutarie della Regione Abruzzo. Il Collegio, che era stato chiamato in causa dal Vice Presidente del Consiglio Giovanni D’Amico ed altri 8 consiglieri regionali, ha redatto un articolato parere con il quale si evidenzia che il procedimento per la concessione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.), avviato dal settore Energia della Regione, contrasta sia con la legge regionale n. 28 del 19 giugno 2012 (che vieta la realizzazione di grandi metanodotti, con annesse centrali, in aree sismiche di primo grado) che con il Piano regionale per la tutela della qualità dell’Aria (il quale sancisce che gli impianti con emissioni in atmosfera possono essere collocati solo all’interno di aree industriali). Il Collegio, inoltre, chiarisce un aspetto fondamentale: non è possibile, anche alla luce della normativa nazionale, autorizzare l’esercizio di un impianto che ancora non esiste e la cui costruzione non è stata ancora autorizzata dagli organi competenti. È questo il caso della centrale di compressione e spinta che la Snam vuole realizzare a tutti i costi a Sulmona, in località Case Pente, vicino al cimitero. È dall’ottobre del 2011 che il settore Energia della Regione sta cercando di rilasciare l’A.I.A. per la centrale di Sulmona nonostante si tratti, al momento, di un impianto fantasma e nonostante vi siano due risoluzioni regionali di contrarietà e l’incompatibilità con precise norme della Regione Abruzzo. Ci si aspetta, a questo punto, che la Conferenza dei Servizi (inizialmente convocata per il 20 dicembre e poi rinviata al 31 gennaio) venga sconvocata e che la Giunta regionale, senza perdere altro tempo, attui le decisioni assunte all’unanimità dal Consiglio regionale, negando l’intesa con lo Stato. Va sottolineato che, al riguardo, il Collegio per le garanzie statutarie formula anche una pesante censura dell’inerzia del governo regionale. «Le risoluzioni – si legge nel parere – pongono un vincolo politico-istituzionale sugli organi di governo destinatari delle medesime. Le risoluzioni non possono essere completamente disattese pena la trasmissione ai cittadini di uno svuotamento completo dell’istituto della rappresentanza politica». La Snam, avuta conoscenza del parere contrario, ha rilasciato agli organi di informazione il solito comunicato-fotocopia con cui cerca di tranquillizzare l’opinione pubblica ma che non convince nessuno. «La multinazionale del gas – commentano i comitati – dovrebbe capire una volta per tutte che la sicurezza dei cittadini e la tutela della salute hanno una assoluta priorità sulla ricerca del profitto, e quindi fare una sola cosa: rispettare le leggi ed accantonare il suo devastante e pericoloso progetto, rispettando la volontà delle Istituzioni democratiche che a tutti i livelli (Camera dei Deputati, Regioni, Province ,Comuni) hanno espresso un ‘no’ chiaro e motivato al metanodotto‘Rete Adriatica’e alla centrale di compressione di Sulmona». I La redazione VERSO LA MOBILITAZIONE DEL 2 FEBBRAIO: La lotta della scuola non si arresta l movimento delle scuole dello scorso autunno ha reclamato il diritto ad un’istruzione di qualità per tutte e tutti, contrastando l’ennesimo progetto di tagli (attraverso l’aumento dell’orario di lavoro a parità di salario) e di aziendalizzazione degli istituti (attraverso la cancellazione degli organi collegiali avanzata nel Ddl Aprea-Ghizzoni). Il governo Monti (e il parlamento uscente), sconfessato in piazza e nelle scuole da milioni di insegnanti, studenti e cittadini, prova a far passare la privatizzazione attraverso la discriminazione tra scuole più o meno meritevoli di ricevere i finanziamenti pubblici, che secondo quanto previsto dalla legge di stabilità dovrebbe essere applicata dal 2014. Il movimento della scuola tornerà a farsi sentire il 2 febbraio con una mobilitazione nazionale per chiedere: il rifinanziamento della scuola pubblica statale, restituendo gli otto miliardi di euro indebitamente sottratti dal governo Berlusconi e portando il finanziamento in linea con i paesi Ocse. Basta finanziamenti alle scuole private! Questo consentirebbe di rilanciare la qualità dell’istruzione pubblica, diminuendo il numero degli alunni per classe, provvedendo agli interventi edilizi di messa in sicurezza e di adeguamento dimensionale degli istituti, aumentando gli stipendi degli insegnanti e dei lavoratori e garantendo l’accesso a percorsi di formazione permanente; l’assunzione dei precari a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti, ottemperando alla normativa europea che impone la stabilizzazione dei lavo- I ACQUA PUBBLICA E PARTECIPATA PER LA REGIONE ABRUZZO (CONTINUA A PAG. 2) ratori che lavorano da oltre tre anni a tempo determinato nelle scuole; il blocco dei progetti di privatizzazione e aziendalizzazione degli istituti scolastici, a partire dal disegno di legge Aprea-Ghizzoni, per una scuola pubblica democratica, laica e pluralista, che garantisca a tutte e tutti una formazione di base e specialistica critica e indipendente dagli interessi del profitto privato; la disdetta del patto sulla produttività e la sua non applicazione al pubblico impiego. Tale accordo scellerato è la via attraverso cui si vuole reintrodurre quello che il movimento ha già rigettato, cioè l’aumento dell’orario di lavoro a parità di salario; l’abrogazione dell’articolo 1, comma 149 della legge di stabilità che vorrebbe differenziare in base al ‘merito’ i finanziamenti alle scuole, lasciando ancora più indietro le situazioni di disagio sociale, ed imponendo sistemi di valutazione che nulla hanno a che vedere con il ruolo istituzionale della scuola pubblica. Il movimento fa appello alle organizzazioni sindacali, al mondo del lavoro e della cultura, agli studenti, ai lavoratori e gli utenti della Sanità pubblica, al Forum italiano dei movimenti per l’acqua e ai cittadini che hanno partecipato alla vittoria referendaria affinché convergano sulla manifestazione per farla diventare una grande giornata di lotta unitaria in difesa dei beni comuni fondamentali. Edoardo Puglielli ’impegno in difesa dell’acqua bene comune in Abruzzo è “di vecchia data” e la storica vittoria referendaria del 12 e 13 giugno 2011 ne rappresenta una importante tappa. Quel successo (nella nostra regione ben 600.000 cittadini si sono espressi a favore dell’acqua pubblica, molto più del necessario 50%+1) si è avuto grazie ad un lavoro decennale di sensibilizzazione sul tema “acqua” portato avanti attivamente nel territorio regionale da realtà associative, sindacati, movimenti riuniti nell’Abruzzo Social Forum. Dopo l’esperienza del G8 di Genova, nel biennio 2001-2003, questi soggetti, avendo come riferimento ideologico la Guerra dell’Acqua di Cochabamba (Bolivia, 2000) hanno dato vita dapprima alla battaglia (vinta!) contro il Terzo Traforo del Gran Sasso (la cui costruzione avrebbe messo a repentaglio le falde L pel i gn o site.it/martellop n. 7 - gennaio 2013 I sonni sereni dei “concorruttori” G aio Sallustio Crispo, nato ad Amiternum, venne accusato di concussione per arricchimento illecito intorno al 50 a. C.. Come si vede, è storia antichissima. Oggi, di prima mattina, basta sfogliare un giornale o ascoltare un radiogiornale per affacciarci sul mondo del malaffare. Ogni giorno apprendiamo un nuovo (l’ennesimo) fatto di corruzione. A “Corruttopoli”ci si dà un gran da fare nell’aprire e chiudere i portafogli, nell’aprire e chiudere le buste, nell’aprire e chiudere i cassetti porta-oggetti delle auto (non meno di Mercedes classe B) per riporre mazzette, tangenti, voucher all inclusive per isole tropicali. Un passaggio di denaro tra corruttori, mediatori e corrotti da capogiro. I dati ISTAT ci informano che tra il 2005 e il 2009 in Italia si sono aperti tra i 200/220 fascicoli per reato di concussione e 400/420 per corruzione. Qualcuno ha fatto rilevare che «mai, nella storia della Repubblica, si erano manifestate insieme, e via via sempre più intrecciate, una crisi istituzionale, una politica, una civile, una economica, una sociale». Verissimo. Stefano Rodotà ha detto che “la crisi civile e morale ci avvolge” e la credibilità delle istituzioni è soggetta ad un assassinio quotidiano. Viste come si sono messe le cose, ben venga la legge anticorruzione. L’appello lanciato dalle colonne del quotidiano La Repubblica è l’espressione civile che ha spinto la classe politica a chiudere la partita in parlamento, benché con mano leggera. L’Italia annovera un esercito di politici incapaci di tutto, avrebbe detto Flaiano. Attualmente un milione “campa” di politica. Coloro che vivono con onestà del proprio lavoro, coloro che a malapena arrivano a fine mese, coloro che percepiscono una pensione da fame, coloro ancora che approdano ai cinquant’anni coll’umiliante cappio alla gola del precariato sono arcistufi di dover assistere al continuo ladrocinio di cui i Nostri “onorevoli” danno tangibile prova. Così, dall’associazionismo cattolico al mondo dello spettacolo, dagli ambienti culturali allo sport, dalla società civile all’associazione nazionale partigiani il fronte degli indignati s’ingrossa di giorno in giorno, chiedendo a gran voce che si ponga rimedio una volta per tutte alla corruzione e all’illegalità. Sfacciatamente si è passati da pubbliche virtù e vizi privati, a pubblici vizi e nessuna virtù privata. Basta ascoltare le dichiarazioni dei “mariuoli”. In piena nuova “Corruttopoli” tra la «Cricca», la «Cerchia», i “Sistemi”, le «Compagnie» delle opere (Baldini&C., Belsito, Lusi, Fiorito, Zambetti, Saggese, Maruccio, ecc. ecc.), in questo brodo d’immoralità in cui quelli sguazzano, il danno al popolo italiano è incalcolabile sotto ogni profilo: economico, morale, sociale, e pure d’immagine (all’estero tornano a ridere di noi). Anziani, giovani, precari, imprenditori, operai, professionisti. Tutti, indiscriminatamente tutti, hanno di che sentirsi esacerbati (usiamo un eufemismo). Ne hanno a valanga di motivi. Tanto per citare due casi. Alla provincia di Caserta l’inchiesta della Corte dei Conti è in corso per accertare come mai sono usciti 12milioni di euro in indennità e permessi. Dodici milioni, per bacco! Per la sede di Bruxelles la Regione Abruzzo spende 240 mila euro l’anno, senza considerare le sedi aperte in Romania e Brasile. Ora, la legge anticorruzione non è piaciuta a molti, ritenendola debole, se non addirittura squilibrata in fatto di pene. Siamo d’accordo. Ma questo è il frutto del compromesso tra i contraenti. Ma è anche vero quello che ha scritto Massimo Giannini su La Repubblica (18.10.2012): «Dopo il devastante lavacro di Mani Pulite, e dopo diciassette anni di cultura dell’impunità scientificamente inoculata nelle vene del Paese dalla macchina del potere berlusconiano, il testo della Severino è il primo tentativo di rialzare in qualche modo la bandiera della legalità». La politica non è più un servizio ai cittadini, è un mestiere, si dice. La politica è divenuto un affare privato, si dice. Ma è mai stato un servizio fino in fondo? E’ mai stato davvero un impegno alla ricerca del bene comune? La misura è colma. E’ arcivero. Però, attenzione. Quei ladri sono italiani, non di un altro pianeta. Alfredo Fiorani CONTINUA DA PAGINA UNO: per la vita dell’uomo. La legge regionale attualmente in vigore sul Servizio Idrico Integrato risulta essere gravemente carente e insoddisfacente, poiché interamente basata sull’art. 23bis del decreto Ronchi, abrogato dal Referendum popolare e rinnegato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale (Sentenza n. 199 depositata il 20 luglio 2012). Inoltre i vari scandali che si susseguono in regione ci spinge ad andare avanti verso il cambiamento. Per questo la proposta che il Forum avanza è di alto profilo e garantisce la gestione dell’intero ciclo con criteri di efficacia, trasparenza, equità sociale e solidarietà. La proposta di legge è stata presentata su tutto il territorio abruzzese in assemblee molto partecipate ed è stata recapitata alle forze di movimento, sociali e sindacali dell’Abruzzo, a tutti i consiglieri e ai gruppi consiliari della Regione Abruzzo, al Governatore Gianni Chiodi e al Presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano, nonché all’assessorato e alle commissioni di riferimento, in attesa di un confronto a riguardo e con l’obiettivo di allargare il consenso il più possibile attorno a questa idea. contro la logica del “full cost recovery”». Punto centrale della legge è l’art. 5 che si occupa della gestione delle risorse idriche in attuazione del risultato referendario: la ripubblicizzazione avviene attraverso la costituzione di «consorzi di servizi sociali», promossi dalla Regione Abruzzo e costituiti dai comuni degli Ambiti Territoriali. Questi enti sono previsti dalla legislazione europea in materia e considerati servizi pubblici locali di interesse generale e non, come recita la normativa italiana, soggetti di rilevanza economica. La partecipazione a questi consorzi prevede solo il pagamento di rimborsi spese correttamente certificati. Il Consiglio di Amministrazione è composto da tre membri con diritto di voto ed è aperto ad altri due membri aventi funzioni esclusivamente di controllo; di questi ultimi, uno è eletto dal Consiglio Regionale, mentre l’altro è votato dai cittadini di ogni singolo ATO. Un’altra “idea storica” del movimento acqua regionale viene introdotta nell’art. 6 in cui vengono ridefiniti gli ATO regionali secondo una «delimitazione fondata su zone idrografiche»: invece dei sei attuali si propone l’istituzione di tre Ambiti Territoriali Ottimali disegnati attorno ai tre grandi bacini idrografici regionali (Vomano, Aterno-Pescara, Sangro-Trigno-Aventino). La trasparenza degli atti gestionali è garantita dall’art. 8 in cui si stabilisce l’obbligo di pubblicare tutti gli atti emanati nei siti web istituzionali e la loro trasmissione ai Consigli comunali; sempre nell’art. 8 è scritto che per garantire la partecipazione dei cittadini le assemblee degli Ambiti devono essere aperte a tre rappresentanti esterni (indicati dalle associazioni ambientaliste, dei consumatori e dai sindacati) aventi esclusivamente diritto di parola. Nella seconda parte si approfondisce la materia della vigilanza e dei controlli, che spetta al Governatore della Regione Abruzzo, all’Assessore di riferimento e alla Direzione Regionale Competente (art. 9); il controllo della qualità dell’acqua è affidato alle ASL e all’ARTA (art. 10). Nell’art. 12 si vincola il consorzio all’erogazione gratuita del quantitativo vitale giornaliero di acqua per utenze domestiche fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La terza ed ultima parte, composta degli ultimi due articoli (artt. 13 e 14) abroga tutte le norme vigenti contrastanti con la proposta di legge. Acqua pubblica e partecipata... acquifere della montagna e conseguentemente tutto il bacino idrico abruzzese), e successivamente hanno bloccato il cosiddetto “affare Acqua alla Puglia”, consistente nella concessione dei bacini idrici abruzzesi alla multinazionale angloamericana Black and Veatch, impegnata nella ricostruzione in Iraq, che l’avrebbe poi venduta all’Acquedotto Pugliese. Negli anni si sono susseguiti dibattiti, assemblee, incontri nelle scuole che hanno permesso a tanti di considerare l’acqua un bene comune ed un diritto umano, e non una mera merce da vendere, scambiare o privatizzare. È così che si è giunti alla creazione del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua, promotore a livello nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e della legge di iniziativa popolare sulla gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, rimasta in giacenza nei cassetti del Parlamento italiano dal 2008 senza mai essere discussa, nonostante le pressioni del relatore (Maurizio Acerbo, abruzzese). Non c’è da meravigliarsi quindi se in Abruzzo, dopo una bellissima campagna dal basso che ha visto il coinvolgimento e la partecipazione diretta di numerosi comitati e cittadini comuni, il SI a quel referendum ha stravinto. In attuazione del risultato referendario (a livello nazionale ha votato il 57% degli aventi diritto, di questa percentuale ben il 95% si è espresso a favore della difesa dei beni comuni) anche in Abruzzo è partita la campagna di Obbedienza Civile del Forum Acqua nazionale. L’obbedienza civile, una vera novità nel linguaggio politico italiano, ha voluto rimarcare l’importanza dell’attuazione del referendum in quanto espressione diretta dei cittadini a favore dell’abbassamento delle tariffe e della ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico: il rispetto del risultato referendario è semplicemente rispetto della democrazia. È grazie a questa storia che in Abruzzo, dopo aver convinto i sindaci dell’ATO pescarese ad avviare la ripubblicizzazione del proprio servizio idrico, il Forum Regionale dei Movimenti per l’Acqua, lavorando in maniera assembleare e partecipativa, ha elaborato una proposta di legge regionale sul servizio idrico, che considera l’acqua un bene comune non economico, essenziale ed insostituibile Sintesi della legge La proposta di legge si articola e suddivide in tre parti per un totale di 14 articoli. Risulta essere quindi agevole nella lettura e chiara nella comprensione. Nella prima parte si definiscono gli obiettivi e i principi generali della legge. Nell’art. 1 è scritto che l’obiettivo fondamentale della proposta è di «favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale», mentre nell’art. 2 si ribadisce che l’acqua è un «bene comune non economico», un «diritto umano inviolabile ed inalienabile» ed un «elemento necessario per la tutela del patrimonio regionale di biodiversità». Spetta quindi alla Regione difenderlo e garantirlo a tutti i propri cittadini, in quanto, come si dice nell’art. 3, il servizio idrico è un «servizio pubblico locale di interesse generale, da amministrare perseguendo finalità di carattere sociale e ambientale, senza possibilità di trarne profitto». Nell’art. 4 il Forum propone l’istituzione di un «fondo regionale per garantire il diritto all’acqua gestito dalla Regione, il cui regolamento di attuazione è delegato alla Giunta regionale; l’alimentazione del fondo è affidata alla fiscalità generale regionale, Riccardo Verrocchi