La Radio - Il Secolo XIX

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La Radio - Il Secolo XIX
La Radio: un fascino antico sempre giovane
Dal vinile all’hard
disk
www. Radio19.it
GE 98.7 – 98.2 – 103.8 – TIGULLIO 93.2 – 106.0 – SV 98.2 – SP 90.0V – IM 104.3 – SANREMO 104
Sommario
C A P I T O L O
1
Introduzione al mondo
radiofonico
1
Riferimenti cinematografici
4
CAPITOLO 2
Riferimenti cinematografici
5
CAPITOLO 3
Raccogliere e scrivere le
notizie
8
Capitolo
1
Introduzione al mondo radiofonico
Un po’ di storia e di caratteristiche della radio rispetto agli altri media
D
opo l’invenzione della radiotelegrafia e gli esperimenti di Marconi che lanciò i primi segnali radio, si cominciarono a
sperimentare le trasmissioni in radiofonia nelle quali i suoni stessi dovevano essere “messi in onda”. Nel 1900 lo
scienziato canadese Fessenden realizzò un circuito microfonico e nel 1906 e precisamente la notte del 24 dicembre
riuscì a irradiare la prima trasmissione radiofonica di parole e musica del mondo da una stazione trasmittente nel
Massachussetts. Il programma della durata di trenta minuti ebbe inizio con la famosa canzone Santa Notte (Stille Nacht),
accompagnata dalla lettura di un passo del Vangelo di San Luca.
28 luglio 1976: è la data di libertà di antenna in Italia, che sancì la legittimità di trasmissioni radiofoniche private a
copertura locale. Prima di allora esistevano, ma illegalmente, le “radio pirata”, come la famosa radio Veronica del dj
Federico l’olandese volante, che trasmetteva da una barca.
A distanza di anni il fascino della radio è intatto e non subisce la concorrenza degli altri media... perché ci intrattiene, ci
accompagna, ci coinvolge e ci informa con precisione in tempo reale.
Dalla metà degli anni ’70 nasce la “radio parlata”: le prime radio private aprono i microfoni alle telefonate degli
ascoltatori dando loro la possibilità di stabilire un contatto diretto con i conduttori. Il tono degli speaker in trasmissione si
trasforma decisamente, diventando più diretto e colloquiale e gli ascoltatori possono esprimere commenti, dediche,
raccontare esperienze vissute...
Un’altra forte trasformazione è avvenuta negli ultimi anni, quando la maggior parte delle radio è entrata a far parte di
gruppi editoriali cosiddetti multimediali, dove convergono media diversi come giornali, web e televisioni. In questi
contesti l’Editore propone ai giornalisti di redigere le stesse notizie in formati diversi, adattando l’articolo del giornale allo stile
del web e al “parlato” della radio.
Il vantaggio per la radio consiste nel poter disporre di competenze extra di inviati, esperti, corrispondenti... Il giornalista
diventato multimediale, dal canto suo, si trova innanzi alla sfida di sintetizzare per la radio in pochi minuti quanto è abituato
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a raccontare approfonditamente nelle righe di un giornale, abituandosi alla tensione radiofonica dell’immediatezza e del
tempo reale.
In sostanza negli ultimi trent’anni è avvenuto il salto dalla radio libera amatoriale, dove spesso gli speaker lavoravano
solo per passione e per hobby, alla radio professionale dotata di utili strumenti tecnologici.
Il linguaggio della radio “parlata” ha mantenuto però negli anni esigenze specifiche di semplicità, sintesi e massima
chiarezza. Come ogni linguaggio, anch’esso ha una sua grammatica e una sua griglia sintattica.
Il testo è breve, con punteggiatura serrata e poche subordinate. A differenza dei giornali e della televisione, che utilizzano
fotografie e immagini, la radio si esprime con suoni, perciò il ritmo del “parlato”, il timbro di voce degli speaker, i sottofondi e
gli stacchi musicali sono essenziali alla pari del contenuto dei programmi in etere.
In radio il tempo è breve. Un minuto, che corrisponde alla lettura di 10/15 righe, secondo la velocità di dizione, è un tempo
medio. Due o tre minuti sono uno spazio lungo che bisogna saper reggere con l’interesse dell’argomento, la capacità
espositiva, il ritmo. E quindi le parole vanno scelte con cura, ogni espressione deve dire qualcosa e deve essere utilizzata
in modo da trasmettere informazioni.
E’ importante veicolare informazioni e messaggi modulando l’intonazione, le pause, le esitazioni, le accelerazioni e gli
accenti. Per radio manca la mimica e a maggior ragione il modo in cui si dicono le parole e le frasi acquista una fortissima
valenza.
Inoltre, la musica dà colore al programma e può essere sfumata ad arte. Ad esempio quella di atmosfera serve a
sottolineare momenti particolari in un radiodramma, l’alternanza di musiche e voci, invece, ha la stessa funzione dei
cambi di scena al cinema.
La radio è in sostanza il mezzo che più di ogni altro stimola l’immaginazione. Quando il giornalista descrive gli eventi
dal vivo, lo fa in modo che l’ascoltatore possa visualizzare ciò che succede. Queste immagini “acustiche” hanno il pregio
di non avere i limiti delle dimensioni dello schermo, ma sono di qualsiasi dimensione si voglia.
La radio è ancora oggi un mezzo artigianale e i suoi programmi, infatti, sono un mix di parte redazionale e di lavoro di
montaggio, fondamentale per tagliare parti inutili, tempi morti (per mantenere un ritmo incalzante), oltre che per pulire
fruscii e altri rumori fastidiosi. Un tempo il montaggio avveniva con la taglierina, ora esistono programmi molto agevoli con
numerose tracce per unire il parlato alle musiche che compongono il programma. Ricordiamo ad esempio i programmi
Simplitude o Audacity e Cooledit.
Anche la radio ha i suoi generi come la televisione: radiogiornali, radiodrammi, documentari… ognuno con ingredienti
specifici e chiari per l’ascoltatore.
E all’interno di una stessa radio ogni trasmissione ha una fisionomia precisa che va rispettata dallo speaker, che deve
usare il tono e i ritmi adeguati. E’ evidente, ad esempio, che linguaggio, toni e ritmi di una trasmissione per i giovani sono
poco gradevoli per una persona anziana.
Si dice che tra le varie forme di giornalismo quello radiofonico è il più impietoso. Si vedono le capacità, ma i difetti si notano
di più. La capacità di sintesi, in primo luogo, deve essere esercitata molto meglio che in qualsiasi altro medium. Per sintesi
giornalistica si intende cogliere il senso delle cose e saperlo raccontare e spiegare nello spazio dato.
Alla radio bisogna essere diretti, non annunciare mai quello che ci si appresta a fare, ma farlo. I titoli servono da lanci o
anticipazioni per stimolare l’interesse riguardo alla notizia che verrà. E le ripetizioni, fatte ad arte, ricordano agli ascoltatori
appena sintonizzati l’argomento di cui si sta parlando.
Oggi la radio si può ascoltare anche dal p.c. per chi dispone di Internet. Si dice infatti che “la radio è come l’orecchio di
Internet”, potendo permettere l’ascolto in digitale grazie a standard come Realaudio, indipendentemente dalla zona in cui
l’ascoltatore si trova.
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Inoltre, un altro grande fronte di fruizione digitale, nato molto recentemente ma già di grande successo è quello del
podcasting, ovvero del poter scaricare sul proprio p.c. in formato mp3 intere trasmissioni da potere ascoltare quando si
vuole.
Riferimenti cinematografici sulla storia della radio:
American Graffiti di George Lucas, uscito nel 1973 con Ron Howard, è la storia di Lupo Solitario, figura ispirata a uno
speaker realmente esistito: Wolfman Jack, che trasmetteva da una radio pirata dal Messico.
Una giornata particolare di Ettore Scola, 1977. La radio come strumento per diffondere i cerimoniali della propaganda
fascista.
Radio Days di Woody Allen, 1987. E’ la storia della vita di un ebreo americano attraverso le sue trasmissioni radiofoniche
preferite.
Radio Freccia di Ligabue, 1998. E’ la storia vera di una radio libera di Bologna del 1977 e del mondo musicale dei giovani
di quel periodo. Da ricordare la comparsa di Francesco Guccini.
Good morning Vietnam con Robin Williams. Stati Uniti, 1987. Una radio di intrattenimento per i soldati che diventa poi
strumento di denuncia della politica militare di Nixon.
Radio America di Robert Altman, 2006. Il racconto di ciò che accade dietro le quinte di uno dei più importanti show
radiofonici andato in onda in America a partire dal 1974, che nel film viene improvvisamente cancellato.
I cento passi di Marco Tullio Giordana, 2000. Storia di un giovane siciliano che denuncia i malaffari della mafia con
sarcasmo attraverso una radio libera, Radio out, realmente esistita.
Lavorare con Lentezza Radio Alice 100.6 Mhz, 2004. Un film di Guido Chiesa con Claudia Pandolfi, Valerio
Mastandrea, Tommaso Ramenghi, Marco Luisi. Bologna, 1976. Radio Alice è la radio del movimento studentesco:
fantasia, rifiuto del lavoro salariato, libertà sessuale e provocazioni culturali.
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Capitolo
2
Le radio locali
La loro fisionomia e il loro staff
Esistono due maggiori tipi di radio: le radio di flusso, che hanno sempre la stessa scansione oraria di notiziari e
programmi, e le radio di programmi, dove si alternano vari contenitori con caratteristiche diverse. In queste ultime le
esigenze e le regole di programmazione vengono maggiormente conciliate con la fantasia e le idee dei conduttori dei
programmi, che possono incidere sul contenuto.
In questa dispensa parleremo di radio di programmi locali, in quanto la Radio 19 del Secolo XIX appartiene a questa
categoria. Il punto di forza di tali radio sta naturalmente nel trasmettere informazione locale e di servizio. Per un
ascoltatore medio le notizie locali sono importanti quanto quelle del resto del mondo, ci riferiamo ad esempio alle
informazioni di servizio sul traffico, tempo libero, ecc.
E’ importante però, per una radio locale quanto per un quotidiano regionale, distinguere tra notizie locali e notizie “di
quartiere”; la notizia del gatto che non riesce a scendere dall’albero sarebbe futile su qualsiasi emittente, mentre quella del
vigile rimasto ferito per salvare il gatto assume ben altro valore giornalistico.
Ogni radio locale sviluppa il proprio stile e una linea editoriale in relazione alle sue dimensioni e al suo target di
riferimento, vale a dire l’età e i bisogni del suo pubblico. Sulla base di tale linea (commerciale, di intrattenimento...) decisa
dall’Editore, il Direttore Artistico sceglie i programmi e a chi affidarne la conduzione.
Le radio più piccole sono una palestra dove si imparano più ruoli: il caporedattore legge personalmente il notiziario e in
certi momenti della giornata lo staff della redazione si riduce a una sola persona, mentre gli altri sono fuori a seguire un
evento. Anche nei week-end c’è solo un paio di persone che si occupano di tutto, dalla conduzione dei programmi alle
telefonate di verifica, alla ricerca di notizie interessanti.
Nel contesto locale la flessibilità richiesta a un giornalista è massima: non ci sono giornalisti specializzati in un settore
come l’economia o la politica.. Se la radio appartiene a un gruppo multimediale può utilizzare le competenze dei giornalisti
esperti dei vari settori del giornale o della televisione di riferimento.
Ecco un ritratto più dettagliato delle figure professionali all’interno di una radio locale.
Il conduttore
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Si dice conduttore la persona che conduce un programma di qualsiasi genere, dal bollettino del mare alla scaletta di brani
musicali (in questo caso si parla di dj). Nella conduzione lo speaker si rivolge quasi direttamente all’ascoltatore. Questo è il
motivo per cui è importante pensare al pubblico come a un singolo: il conduttore parla a una persona nel modo in cui
le si parlerebbe davanti a una birra.
Nelle radio locali i giornalisti che conducono i programmi principali del mattino, dell’ora di pranzo e del drive time serale
sono generalmente giornalisti esperti.
Un buon giornalista radiofonico sa combinare le qualità tradizionali richieste dal mestiere ad altre competenze
specifiche. Le doti tradizionali sono il saper scrivere in modo chiaro e comprensibile a tutti, la capacità di sintesi e
semplificazione di situazioni difficili da capire, l’abilità nel porre domande pertinenti e incisive e il fiuto per la notizia.
Per lavorare in radio è bene che un giornalista abbia buone competenze tecniche, ossia conoscere il montaggio e la
registrazione, saper gestire autonomamente la lettura e la messa in onda e la conduzione di un’intervista.
Tra i principali compiti di un giornalista c’è quello di conoscere i programmi della concorrenza, oltre che di analizzare
regolarmente la stampa, quotidiani e periodici.
E’ importante che lo speaker sia spontaneo e sappia dosare un mix di preparazione e di fantasia.
Prima di andare in onda lo speaker si aggiorna, leggendo i giornali e le ultime notizie su Internet, assorbendo a mo’ di
spugna gli episodi della vita quotidiana delle persone: in sostanza “porta la realtà in radio” e usando l’intuito cerca di
capire cosa piace ascoltare alla gente.
La fantasia lo aiuta a interpretare notizie e fatti in modo simpatico, mentre l’arte dell’intervista gli è utile per mettere a proprio
agio gli artisti ospiti e gli ascoltatori quando esprimono in diretta le loro opinioni.
Nella radio locale lo speaker deve essere molto versatile e pensare oltre ai contenuti anche alle basi, alle sigle, agli
stacchi musicali. Diventa anche un po’ autore e regista di se stesso. Sa sfumare ad arte i brani per intervenire al
microfono al momento giusto. Tiene l’occhio sempre attento alla scaletta del programma e alle notizie di Agenzia
dell’ultimo minuto nel video al suo fianco, dove vede anche gli sms che arrivano dagli ascoltatori.
Di fronte a lui, dall’altra parte del vetro, il fonico è il suo alter ego. Tra i suoi compiti c’è anche quello di legare i dischi, la
pubblicità e il jingle tra loro e di mandare in onda i notiziari nazionali.
Nella sua stanza con pareti fonoassorbenti (per assorbire eco e vibrazioni) il fonico ha a sua disposizione nella consolle
strumenti per realizzare effetti (come risate, apertura/chiusura porte ecc.) la jingle machine, e due lettori cd di emergenza.
La vita di redazione
In redazione i ritmi sono spesso frenetici. Il coordinatore si occupa di supervisionare i contenuti dei programmi e dei
notiziari. A volte è anche colui che legge gli stessi giornali radio e che gestisce la produzione delle notizie in studio. In
particolare si occupa di:
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acquisire l’audio da inviati della radio, da corrispondenti di sedi distaccate o da agenzie di informazione nazionali;
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controllare le ultime notizie provenienti da servizi di emergenza (polizia, vigili del fuoco, protezione civile e guardia
costiera), telefonando o consultando siti Internet;
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verificare che i contributi sonori e i testi siano conformi allo stile e alla linea editoriale;
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controllare l’esattezza e la correttezza delle storie prima di raccontarle; seguirne gli sviluppi in preparazione dei
giornali radio seguenti;
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decidere gli argomenti e assegnare ai giornalisti le notizie da seguire.
Il giornalista radiofonico a sua volta trova le news ed è flessibile, capace di lavorare sotto pressione e con tempi stretti; sa
stabilire delle priorità tra le notizie (agenda setting) e riesce a destreggiarsi quando giungono contemporaneamente
notizie di un disastro e storie più leggere. Sa appuntarsi rapidamente i passaggi di un discorso anche qualche minuto
prima di andare in onda.
Ovunque, sia nel servizio pubblico sia nel privato, i cronisti radiofonici sono come “i vigili del fuoco” della redazione. Si
recano rapidamente dove gli eventi accadono, raccolgono le interviste e l’audio dal vivo, scrivono i testi.
Per fare questo lavoro è necessario saper riconoscere quando una notizia è “buona” da raccontare, essere precisi,
tenaci, veloci e saper pensare e scrivere con l’orecchio, oltre che riconoscere quale sia il miglior modo di presentare
un evento dal punto di vista sonoro.
Una curiosità: le frasi di entrata e di uscita del giornalista si chiamano intro/outro (sul video del computer gli appare il
punto in cui deve fermarsi per lasciare spazio alla canzone in onda).
In radio esistono anche professionisti che non si sentono mai parlare, ma il cui contributo è indispensabile alla
trasmissione dei programmi, ad esempio:
Il programmatore musicale (o head of the music)
Il suo compito è di comporre il palinsesto musicale sulla base delle caratteristiche della radio (la Radio 19 del Gruppo
Perrone ad esempio è una hit radio con musica di ieri e di oggi). Oltre a possedere un ottimo orecchio musicale per
capire i brani che avranno successo, è un vero conoscitore di generi musicali.
All’interno di Radio 19, il programmatore cura i rapporti con le case discografiche che ogni settimana lo aggiornano
sulle novità musicali (in passato ascoltava tutti i nuovi LP e sceglieva lui stesso i brani che riteneva più belli) e spesso si
accorda con esse per fare intervistare gli artisti alla radio.
In ogni brano musicale il programmatore mette i cosiddetti “punti di taglio”, cioè riduce il tempo del pezzo, tenendolo nei
tre-quattro minuti.
E ascoltando con attenzione una hit radio, si intuisce quanta accurata programmazione c’è alle spalle per alternare brani
vecchi e nuovi, più o meno melodici a seconda del momento della giornata.
Nella scaletta di una giornata si alternano brani italiani e trenta stranieri. Ogni ora di programmazione viene chiamata
clock (vedi allegato).
La giornata è suddivisa in tre fasce orarie: mattina, pomeriggio e sera. Le hit vengono trasmesse nell’arco di tutta la
giornata, mentre brani rock non vanno al mattino o alla sera.
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Per seguire queste regole anni fa il programmatore consumava penne a preparare cd per ogni giornata, oggi il
computer gli agevola il compito. Ogni brano, vecchio e nuovo, viene schedato nel database con il nome dell’artista, il titolo
e la durata. Attingendo a questo archivio elettronico, il pc programma la scaletta musicale in modo che un brano lento sia
seguito da uno veloce e viceversa e che in ogni ora avvenga la giusta alternanza italiani/stranieri.
Ricapitolando, un buon programmatore ha intuito musicale, grande esperienza e sa selezionare. Ascolta i dischi più
volte, scartando ad esempio quelli che infastidiscono mentre si conversa. Conosce bene le tre grandi categorie di musica
(anni ‘70/’90, anni ‘90/2000, anni dal 2000 ad oggi) e i brani “hit” intramontabili di ognuna.
Capitolo
3
Le notizie
Come raccoglierle e scriverle
L’obiettivo della radio è comunicare a tutti con chiarezza. Un modo di dire sbagliato, un’ambiguità espressiva, un
periodo complicato sono fatali per le notizie.
Come scrive Paul Chantler, giornalista e autore radiofonico in Gran Bretagna: “E’ un peccato banalizzare e dare
qualcosa per scontato. L’interesse dell’ascoltatore dipende dall’entusiasmo di chi comunica le notizie: uno stile
comunicativo apatico e fiacco produrrà una notizia debole, piatta, un semplice resoconto degli eventi. Pertanto è sempre
meglio individuare il dettaglio che ravviva la storia, il commento che fa emergere la personalità, la frase che rende una
scena più reale. Se non si è in grado di rendere interessanti le notizie, l’ascoltatore potrà sentirle, ma di certo non le
assimilerà. Qualsiasi notizia può essere scritta in mille modi diversi; in ogni caso esistono accorgimenti, regole di scrittura e
tecniche di base che aiuteranno sia il giornalista, sia l’ascoltatore”. Vediamone alcune
Raccontare una storia
Scrivere per la radio significa raccontare una storia a qualcuno e spiegare in modo chiaro e conciso quanto è accaduto.
Si tratta di scrivere “per l’orecchio e non per l’occhio”, con un linguaggio colloquiale, con frasi brevi e un concetto per
frase.
L’obiettivo è di scrivere una notizia per la radio come se si parlasse in una normale conversazione, ma con la precisione e
l’ordine che si addicono all’informazione. Le radio preferiscono le parole brevi a quelle lunghe, la frase concreta a quella
astratta, il verbo attivo rispetto alla forma passiva e i discorsi diretti a quelli indiretti. La durata ideale di una notizia è di
20-30 secondi.
Prima di scrivere una notizia sulla base di proprie fonti o di comunicati stampa, è bene chiedersi “di cosa si tratta
realmente?”, “qual è l’argomento che interesserà realmente agli ascoltatori?”
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E’ altrettanto importante, anche se sembra superfluo dirlo, che un buon giornalista evita commenti alle notizie, cercando
di essere il più possibile oggettivo.
L’attacco (lead) e lo sviluppo della notizia
Com’è risaputo, l’inizio di una frase è importantissimo per catturare l’interesse e l’attenzione.
Alcuni giornale iniziano gli articoli con frasi che riassumono le famose cinque W (chi come dove quando perché). Alla
radio la notizia deve essere “sempre in testa”, ma la prima frase deve essere corta e immediata come un titolo per
portare l’ascoltatore nel vivo della storia e, frase dopo frase, condurlo alla fine.
Particolare attenzione va data alla scelta della prima parola. Gli ascoltatori spesso la perdono, perché la loro attenzione
non è al massimo, dunque non è il caso di cominciare la notizia con la parola-chiave. Ad es. è meglio dire “Il prezzo del
bus è aumentato” che ”Il bus costerà di più”.
Nella prima frase e anche nelle seguenti è consigliabile usare il tempo presente e la forma attiva rispetto a quella
passiva per trasmettere l’immediatezza della notizia. Per mantenere viva l’attenzione dell’ascoltatore si possono leggere
le notizie alternando due voci.
Se c’è un inserto audio disponibile (es. il racconto di un testimone dell’accaduto), esso non deve essere una ripetizione di
quanto detto dallo speaker, bensì un completamento della notizia per aumentarne l’impatto.
Uno dei modi migliori per scrivere una notizia radiofonica è quello di raccontarsela mentre si scrive, esponendo i fatti ad
alta voce. Al momento di andare in onda invece di leggere qualcosa ci sembrerà di parlare a qualcuno raccontando cosa
è successo.
Qualche regola e suggerimento di scrittura
E’ meglio:
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usare termini specifici (come “rosso” e “verde”) anzichè modi di dire generici (come “di un colore brillante,
vivace);
Ñ
usare parole concrete (come “pioggia” e “nebbia”) anziché termini astratti (come “maltempo”);
Ñ
non usare aggettivi superflui, per mantenere la massima obiettività del racconto;
Ñ
non esprimere quantità non specificate (come “molto”, “veramente” e poco);
Ñ
non usare la parola “appena” quando questa aggiunge informazioni, come nella frase “Il nuovo arcivescovo è
appena arrivato a Genova”, che non precisa il momento preciso del suo arrivo.
In sostanza, nello scrivere una frase è importante scegliere le parole con cura, considerandone gli effetti.
Quando si scrive per la radio si cerca di ricreare nel testo della notizia la scioltezza del linguaggio parlato, pur
mantenendo un buon livello di correttezza grammaticale.
Come fare? Bisogna sempre tenere presente che si sta raccontando la storia e che si possono utilizzare alcune
caratteristiche del linguaggio parlato, come le abbreviazioni, l’utilizzo di termini non troppo specialistici (alla radio meglio dire
“gamba rotta” che non “femore fratturato”, “tagliare” invece di “ridurre drasticamente”, “investigare” invece che “sondare”,
“scappare” invece di “rendersi latitante”)...
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Sia per una notizia radiofonica, sia per un articolo di giornale, si raccomanda di non usare cliché (luoghi comuni), frasi
fatte nate come modo di dire, che però sono imprecise e abusate. Meglio ad esempio evitare espressioni ridondanti
come: brutale omicidio, inseguimento ad alta velocità, rapida via di fuga.
Il layout
Per preparare una notizia radiofonica si usa segnare questi elementi e informazioni essenziali:
la data;
un nome per la storia, una sigla identificativa;
il testo di apertura e la durata dell’inserto audio;
le ultime parole dell’inserto audio (per agevolare il conduttore a riprendere la parola);
la durata totale del pezzo, calcolata leggendolo tra sé, contando tre parole al secondo o calcolata dal computer;
ogni tipo di annotazione utile al caposervizio.
L’intervista
Ecco alcuni trucchi per condurre una buona intervista:
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prepararsi bene sull’argomento e sull’interlocutore da intervistare;
Ñ
darsi dei tempi;
Ñ
porsi con umiltà e disponibilità ad ascoltare con interesse;
Ñ
non usare termini troppo “forbiti”, ma parlare con termini comprensibili a tutti;
Ñ
fare domande generiche (domande “aperte”), che lascino ampia possibilità di parlare all’intervistato. Evitare
domande che inducano a rispondere solo “sì” o “no”;
Ñ
ascoltare l’intervistato in modo obiettivo e critico, chiedendo precisazioni e ribattendo se necessario.
Come leggere le notizie
La bella voce è solo una delle qualità di chi legge le notizie. E’ necessario parlare al microfono con la giusta intonazione,
enfasi e ritmo. Un buon conduttore rende interessanti notizie noiose ed è piacevole da ascoltare anche per tempi lunghi.
Una regola d’oro nel presentare le notizie è di renderle più chiare possibili. Mentre si legge è bene comportarsi come
se si stesse parlando a qualcuno di qualcosa di estremamente interessante.
Per comunicare meglio i concetti alcuni conduttori si aiutano con la mimica: aggrottando le sopracciglia quando leggono
una notizia triste, sorridendo con la notizia leggera, gesticolando quando leggono una notizia difficile da spiegare.
In radio non c’è bisogno di “alzare la voce”, perché il microfono la amplifica direttamente. Basta stare diritti e respirare
correttamente. Sembrerà strano forse, ma il momento giusto per respirare è alla fine di una frase, non a metà.
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Le frasi brevi sono le più semplici da scrivere, più facili da capire per l’ascoltatore e più comode da leggere per il
conduttore.
Gli alti e bassi nel tono della voce possono infastidire l’ascoltatore. Meglio dunque non sforzarsi troppo a parlare con toni
molto diversi dal proprio. Il modo in cui si leggono le notizie deve condurre l’ascoltatore nel vivo della storia: il trucco è far
crescere il tono verso la metà della frase (è utile pensare che la frase termini con la consonante “T”) .
Per modulare la voce nel giusto tono si può far finta di parlare a un interlocutore seduto nella stessa stanza, dall’altra parte
rispetto a noi, rispettare la punteggiatura, perché aiuta a prendere fiato e “tradurre con la voce” i grassetti e i virgolettati.
E’ bene evitare di leggere troppo veloce o troppo lento. Prendendo confidenza con la propria voce, registrandola e
ascoltandola più volte, si troverà il suo livello naturale.
Il microfono amplifica qualsiasi rumore, quindi attenzione a come ci si muove davanti ad esso. Bisogna tenerlo alla
giusta distanza e indirizzare la voce a un punto davanti a noi e parlare con voce ferma e chiara.
Questa dispensa è stata realizzata grazie al contributo dello staff di Radio 19. Ringraziamo in particolare:
Mauro Rattone, Beppe Risso, Flavio Vidulich, Anny e Giovanni Carrara, Valentina Zoboli, Natascia Decaro e
Debora Aducci.
La dispensa è a cura di Alessandra Nasini.
Letture consigliate:
Paul Chantler – Peter Stewart: “L’ABC del giornalismo radiofonico”, Dino Audino Editore, Roma 2004
Enrico Menduni: “Il mondo della radio, dal transistor a Internet”, Il Mulino Universale Paperbacks, Bologna 2001
Marta Perrotta: “L’ABC del fare radio”, Dino Audino Editore, Roma 2003
Atzori E.: “La parola alla radio. Il linguaggio dell’informazione radiofonica”, Franco Cesati Editore, Firenze 2002
Mazzei G.: ”Notizie radio@ttive. Manuale di giornalismo radiofonico.”, RAI-ERI, Roma 2001
Webgrafia:
www.aeranti.it
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www.audiradio.it
www.millecanali.it
www.pagineradio.com
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