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COPPA ORO DI RESISTENZA Persino la campagna pubblicitaria di una marca di benzina, negli ultimi mesi, ci sollecita a liberarci dai soliti luoghi comuni, del genere: "Venti anni vengono una volta sola", oppure "In famiglia non si parla più". Ma dovremmo dimenticarci soprattutto dell'intramontabile "Non esistono più le mezze stagioni", refrain di interminabili conversazioni sul tram o al supermercato. Infatti, che le nostre piovose e fredde primavere non siano una novità, é dimostrato dal fatto che novant'anni fa, nel 1906, la Coppa d'Oro, definita anche "Circuito Italiano di Resistenza", si svolse dal 14 al 24 maggio sotto un crescendo di acqua, tuoni, fulmini e nevischio, con conseguente decimazione dei concorrenti. "Un tempo infame", fu l'espressione più morbida usata dai quotidiani per commentare la corsa; e indubbiamente la definizione di "circuito di resistenza" si rivelò particolarmente appropriata. Fu l'Automobile Club di Milano ad organizzarlo, "allo scopo - si legge nel Regolamento - di porre in rilievo la regolarità di marcia e la resistenza delle vetture automobili". Pose in palio premi per un ammontare globale di £ 250.000, pari ad oltre un miliardo e 300 milioni di oggi, tanto che "L'Auto d'Italia" scriveva che questo monte premi rappresentava, tenuto conto della ricchezza del paese e della sua popolazione, il maximum raggiunto fino ad allora nel mondo e "supera i più grossi premi delle grandissime gare francesi ed americane". D'altra parte non si trattava certo di uno scherzo, bensì di un itinerario lungo circa 4000 chilometri, diviso in undici tappe, da percorrersi mantenendo una velocità non inferiore a 30 e non superiore a 40 km all'ora. Recitava il regolamento, un elegante librettino con scritte in oro e le fotografie di tutti i premi previsti: "Le medie saranno calcolate in base all'ora di partenza e di arrivo per ciascuna tappa. Gli anticipi saranno calcolati come ritardi di doppia durata. Qualora l'anticipo superasse i 15 minuti, il concorrente verrà squalificato. Sarà dichiarato vincitore il veicolo che sulla totalità del percorso avrà raggiunto la velocità media che più si avvicina al massimo stabilito. Fra due o più veicoli aventi raggiunto la stessa media, prevarrà quello il cui chassis ha minor prezzo". Quella del prezzo era infatti la discriminante adottata per stabilire le categorie; la prima raggruppava i veicoli il cui telaio costava più di 8.000 lire, con carrozzeria a quattro posti e dal peso minimo di kg 200. Per la seconda e la terza categoria (vetture il cui chassis costasse tra le 4.000 e le 8.000 lire, e vetturette dal costo non superiore alle 4.000 lire) non si presentarono bastanti concorrenti, e quindi furono abolite. Era la prima volta che in Italia veniva organizzata una gara del genere, così lunga e congegnata in modo tale da attraversare quasi l'intera penisola, da Milano a Napoli. Comportò un enorme lavoro di organizzazione, capillare e meticoloso: per avvertire le città di cui si prevedeva l'attraversamento, predisporre i parchi chiusi, elaborare e stampare Regolamenti e Guide e manifesti, far realizzare i premi, tra cui la Coppa che diede il nome della gara, creata dall'artista Elia Ajolfi. E poi ispezionare il percorso, prendere accordi con le autorità, registrare e verificare gli iscritti, organizzare i punti di controllo e di assistenza... "Partendo dal principio che le precauzioni non siano mai troppe - scriveva la Stampa Sportiva di Torino - vogliamo sperare che un'opportuna circolare sia stata già diramata a tutti i sindaci sul percorso, così che questi a loro volta si raccomandino alla prudenza di ogni cittadino". Fu in realtà fatto ben di più. La macchina organizzativa si dimostrò perfetta: quarantotto i partenti, di diciannove marche diverse sia nazionali sia estere, con grandi piloti alla guida, e quasi nessun incidente per tutti gli undici giorni di gara. Anzi la Stampa Sportiva scriveva "Nessun incidente ha registrato la cronaca, tranne quello personale del povero De Pasquali". Il povero De Pasquali, alla guida di una Benz, purtroppo ci rimise la vita (forse per questo fu definito un incidente personale?) nella tappa da Roma a Napoli; le restanti uscite di strada, per fortuna, non provocarono feriti seri, e sono da attribuire soprattutto al tempo metereologico. "Maltempo orribile", telegrafava l'inviato dell"Auto d'Italia" - "strade allagate, marcia faticosissima"; oppure "Viaggio triste, tempo pessimo"; "Tempo sempre infame, la decimazione delle vetture si sta sempre più accentuando". Infatti gli arrivati furono sedici su quarantotto iscritti (vedi box ), un risultato che, si dovette ammettere, non onorava lo scopo della manifestazione, ossia dimostrare la regolarità e l'affidabilità del nuovo mezzo di locomozione. E' vero che vinse Lancia su Fiat, un grande pilota sulla marca italiana più famosa, ma qualche perplessità serpeggiò ugualmente. Ecco quel che scriveva la "Stampa Sportiva", in un articolo firmato da Raffaele Perrone e intitolato "La Coppa d'Oro: quello che insegna - impressioni personali", onde stemperare subito il velo di critica presente nel testo:. "...sarà utile, alle fine del concorso, fare un esame di coscienza...onde rappresentare al pubblico un rapporto chiaro, preciso, su tutto quanto avvenne ad ogni singola vettura fermatasi, esponendone le ragioni in modo facile, piano, onde non dare la brutta impressione di una defezione continua, avvenuta in proporzione non certo minima. Questa relazione dimostrerebbe ai profani... che tali cause si possono benissimo evitare, a tali inconvenienti si può benissimo ovviare quando non si sia stretti tra gli articoli (direi quasi artigli) di un regolamento il quale vuole (ed in una gara é giusta la pretesa) la selezione per poter concedere la palma...Non ci fermiamo quindi alla carta dei risultati...perché se un terzo delle vetture vinse gli altri due non fallirono nello scopo, ma il loro abbandono ebbe cause che non devono per nulla arrestare di un solo attimo il cammino trionfale verso il progresso, verso la vittoria avvenire". Ma vediamo più da vicino cosa significò affrontare questa prova, tappa per tappa. Dovendo, per regolamento, marciare ad una velocità compresa tra un minimo di 30 e un massimo di 40 km all'ora, la prima tappa, da Milano a Bologna, di 432 km, fu coperta impiegando un tempo compreso tra 10 ore e 50' e 14 ore e 25'. Il ritrovo, nel parco Aeronautico dell'Esposizione di Milano, era stato fissato per le due e mezzo del mattino (o meglio della notte). La partenza, per le 3 e 40'. Due i controlli intermedi, a Brescia e a Cittadella. L'arrivo é perciò situabile tra le 15 e le 18.30 del pomeriggio. Il mattino dopo, partenza alle 4.30. La tappa, da Bologna a Roma, é di 451 km, 455 per arrivare fino al Parco Chiuso (spazi appositamente allestiti ogni volta, dove le vetture sostavano per la notte e in cui era proibita qualunque operazione di riparazione o di manutenzione). Stavolta però non si trattava più di pianura, come il giorno prima: occorreva attraversare gli Appennini. Dunque mantenere la media tra i 30 e i 40 km/h (da notare che il regolamento premiava chi si fosse più avvicinato ai 40) fu tutt'altra impresa, per di più da compiersi sotto un maltempo come quello che tutte le cronache ci descrivono. E l'arrivo, dovendo prevedere un tempo tra le 15 ore e le 11 ore e 18', avvenne tra le 16 circa e le 19.30. Immaginando (senza averne la certezza) che ai punti di controllo intermedi, a Forlì e a Perugia, fosse stato possibile sgranchirsi le gambe e mangiare qualcosa al volo (senza parlare di benzina e di gomme), restava da rifornire la vettura, portarla e sistemarla al parco chiuso, cenare, e riposare prima della successiva levataccia. Sempre ammettendo che la vettura non necessitasse di riparazioni o altro. E che dire della tappa da Genova a Torino, via Parma-Piacenza-Poggio di Berceto, 452 km in gran parte in montagna, da percorrersi in un tempo compreso tra le 11 e le 15 ore? C'erano anche, é vero, tappe di ben diverso impegno, come l'ultima da Brescia a Milano, di soli 158 km, o la terza e la quarta, RomaNapoli e Napoli-Roma. Resta il fatto che su undici giorni, per sei il percorso superò i 400 chilometri, il che significò almeno, alla media di 40 km/h (impossibile da mantenersi in alcuni casi) dieci ore di viaggio. Un'impresa da titani. Non é un caso che chi arrivò in fondo appartenesse al gotha dell'automobilismo sportivo: Lancia, Nazzaro, Cagno. I primi due l'anno dopo avrebbero vinto tutto o quasi quel che c'era da vincere, il terzo la settimana prima si era "solo" vinto la prima Targa Florio. L'unica squadra che arrivò completa, tre vetture partite e tre arrivate, fu la Fiat. Vinsero i professionisti. Vinsero coloro che potevano contare su un enorme talento, una straordinaria forza fisica, un allenamento di anni, delle vetture a tutta prova, un'assistenza vera e non improvvisata. Degli altri, il "voler è poter", come poetava per l'occasione il Presidente dell'Automobile Club di Milano, si tramutò in un'amara delusione. BOX: ELENCO PARTENTI 1 Lancia Fiat 24 HP 2 Nazzaro Fiat 24 HP 3 Boschis Fiat 24 HP 4 Trucco Isotta Fraschini 28-35 HP 5 Fraschini Isotta Fraschini 28-35 HP 6 Gremo Isotta Fraschini 28-35 HP 7 Minoia Isotta Fraschini 28-35 HP 8 Giovanzani Isotta Fraschini 28-35 HP 9 Tomaselli Bianchi 24-32 HP 10 Nasi Diatto A Clément 20-24 HP 11 Bussolotti Diatto A. Clément 20.24 HP 12 Vercellone Diatto A. Clément 20-24 HP 13 Di Bojano Benz 35-40 HP 14 Pfanz Benz 35-40 HP 15 De Pasquali Benz 35-40 HP 16 Galli Florentia 40-50 HP 17 Spinelli Florentia 40-50 HP 18 Cormier De Dion & Bouton 24 HP 19 De Dion De Dion & Bouton 24 HP 20 Nagliati De Dion & Bouton 24 HP 21 Fabry Itala 24 HP 22 Cagno Itala 24 HP 23 Graziani Itala 24 HP 24 von Lude Martini 30-40 HP 25 Beutler Martini 30-40 HP 26 de Martini Martini 30-40 HP 27 MacDonald San Giorgio 40 HP 28 Raggio Marchand 28-32 HP 29 Tamagni Marchand 28-32 HP 30 Sandonnino Marchand 28-32 HP 31 Schlosshauer Diatto A. Clément 20-24 HP 32 Glentworth San Giorgio 40 HP 33 Maggioni Zust 28 HP 34 Conti Zust 28 HP 35 Grigg Daimler-Coventry 35-60 HP 36 Coquard Aries 30-35 HP 37 Marsaglia Zust 28 HP 38 La Manna Clément-Bayard 24-30 HP CLASSIFICA 1° arrivato 4° arrivato 5° arrivato ritirato 8° arrivato ritirato 12° arrivato ritirato ritirato ritirato ritirato 11° arrivato 10° arrivato 9° arrivato incid. mortale ritirato ritirato ritirato ritirato 16° arrivato 14° arrivato 3° arrivato ritirato 15° arrivato ritirato ritirato 6° arrivato ritirato ritirato ritirato ritirato 7° arrivato 2° arrivato ritirato ritirato ritirato ritirato ritirato 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 Buzio Fava Renaux De Montel Colinet Grosso Ceirano Berutto Cariolato Lanfranchi Diatto A. Clément 12-16 HP Diatto A. Clément 12-16 HP Mercedes 60 HP Mercedes 60 HP Diatto A. Clément 35-45 HP Peugeot 18-24 HP Rapid 24 HP Rapid 24 HP Rapid 24 HP Otav 24 HP ritirato ritirato ritirato ritirato 13° arrivato ritirato ritirato ritirato ritirato ritirato BOX ITINERARIO Prima tappa: Milano-Bologna, km 432,7 Seconda tappa: Bologna-Roma, km 455,7 Terza tappa: Roma-Napoli, km 245,7 Quarta tappa: Napoli-Roma, km 231,2 Quinta tappa: Roma-Firenze, km 376,4 Sesta tappa: Firenze-Genova, km 440,4 Settima tappa: Genova-Torino, km 452,5 Ottava tappa: Torino-Milano, km 266 Nona tappa: Milano-Udine, km 469 Decima tappa: Udine-Brescia, km 406 Undicesima tappa: Brescia-Milano, km 158 Donatella Biffignandi Centro di Documentazione del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino