La meditazione dell`Osservatore

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La meditazione dell`Osservatore
La meditazione dell’Osservatore
di Nun
I
l mio intendimento è di indicare e di fissare, in termini sintetici e comprensibili, gli aspetti
fondamentali e la posizione coscienziale giusta di questa tecnica di Meditazione dell’Osservatore appresa da un grande Maestro.
L’argomento che voglio illustrare
è molto vasto e per una corretta
comprensione delle sequenze interiori, s’impone un’esperienza
diretta.
Con il termine Osservatore intendiamo sia la coscienza osservante, sia la Meditazione, in quanto
strumento operativo di risveglio.
Praticare la tecnica dell’Osservatore significa meditare, significa
essere in meditazione, vuol dire
riportarsi consapevolmente in ciò
che realmente si è.
Vi sono diversi tipi di Osservatore
prospettati dalle varie scuole di
filosofia. L’Osservatore, come viene insegnato da Raphael, è fondato sull’eterna Conoscenza dell’Essere o Conoscenza d’Identità.
Se viene praticato con determinazione, serietà e costanza porta al
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risveglio della nostra vera Natura,
in quanto pura Coscienza, puro
Essere assoluto ed eterno.
L’Osservatore è uno strumento
interiore catartico e integralmente risolutivo solo se associato alla
vera Conoscenza, alla Conoscenza dell’Essere, diversamente rimane tecnica psicologica e, come
tale, risulta inefficace ai fini del
vero Risveglio.
Si possono distinguere nell’Osservatore tre fasi:
Prima fase – l’Osservatore è una
tecnica psicologica e, come ogni
altra tecnica, implica sforzo e
tensione. In questo periodo è attivo l’io, l’egoità, l’individualità nel
senso più stretto del termine.
Seconda fase – Con l’esercizio
assiduo, la costante pratica e soprattutto con la Conoscenza assimilata nel cuore, che sottintende
continuità di consapevolezza della visione, l’Osservatore si trasforma in posizione o stato coscienziale senza sforzo, senza fatica durante tutta la giornata.
La continua presenza a se stessi,
la vigilanza e l’attenzione diventa-
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no un’attitudine spontanea, un
modo di essere naturale. Nel corso di questa fase interviene
l’anima, l’individualità nel concetto più espanso, più dilatato.
Questo è lo stadio in cui si è
sempre in atteggiamento meditativo e l’Osservatore permette di
trascendere l’intero campo della
subcoscienza individuale, planetaria ed universale.
Terza fase – L’Osservatore si stabilizza in una condizione di consapevolezza senza oggetto o contenuto e priva di qualunque modificazione, movimento e identificazione. In altre parole si perviene al perfetto Silenzio.
È una posizione coscienziale particolare, unica, costituisce il culmine del lavoro interiore.
L’Osservatore, giunto a tale stadio, totalmente fermo in se stesso, viene assorbito, per automatismo o archetipo universale da un
“Oltre”, da un Essere indescrivibile e si verifica un evento sorprendente e meraviglioso: il cosiddetto Salto in ciò che realmente siamo. Questa fase è caratterizzata dal reintegro o dallo svanire dell’anima nella sua Fonte
Eterna.
Il Meditante, la Meditazione e
l’Oggetto di Meditazione si annullano, scompaiono, giungono a
termine nella pienezza è la beatitudine del Silenzio omnicomprensivo. L’Osservatore si rivela come
pura, eterna ed assoluta Coscienza non-duale.
Prima di affrontare il tema della
posizione coscienziale corretta
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dell’Osservatore, allo scopo di favorirla, farò alcune premesse basilari riguardanti la dinamica dei
processi mentali.
Entrare nella dimensione interiore senza queste cognizioni vuol
dire andare incontro ad una meditazione superficiale ed infruttuosa.
La mente è una sostanza,
un’energia vibrante che può assumere indefinite forme e può elaborare indefiniti concetti.
Poniamoci ora questa domanda:
perché la mente pensa e si muove continuamente?
Sono due i fattori o le cause che
inducono, stimolano la mente a
produrre sempre pensieri, idee,
immagini, concetti. Il primo consiste nelle nostre istanze inconsce e subconscie non risolte,
quindi cristallizzate, che richiedono gratificazione e soddisfacimento senza sosta.
Il secondo fattore è rappresentato
dall’abitudine reiterata, inerziale
che ha la mente di pensare senza
nessun controllo da parte della
coscienza. Quando pensiamo, la
maggior parte delle volte, in realtà, non pensiamo, ma siamo pensanti. Spesso i termini inconscio
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e subconscio vengono intesi come
equivalenti. Le istanze inconsce
sono causate dalla dimenticanza
della propria identità reale.
Esse esistono per necessità compensativa perché abbiamo dimenticato la nostra vera Natura,
che è compiutezza e pienezza in
se stessa.
Una volta persa la memoria
dell’Essere che realmente siamo,
sono le istanze inconsce, come
insoddisfazione, inappagamento,
inquietudine, irrequietezza a sospingerci sul piano della sperimentazione oggettiva e sensoriale, determinando, così nel tempo,
la formazione dei contenuti.
L’istanza subconscia è sempre un
contenuto, un desiderio, frutto
del passato, che ritmicamente si
ripresenta per essere soddisfatto,
appagato, gratificato.
L’istanza subconscia è determinata dall’istanza inconscia, e
questa, a sua volta, è causata
dalla dimenticanza di ciò che realmente siamo.
Dunque, la sequenza cronologica
è la seguente: oblio della nostra
vera Natura, istanza inconscia
che sorge per esigenza compensativa, istanza subconscia. Il tutto costituisce conflitto e dolore.
Un Realizzato non ha né istanze
inconsce né subconscie perché
vive la pienezza del proprio Essere reale.
Se è nella natura della mente
pensare è anche nella natura della mente il non pensare. Tutto dipende dalla capacità di dominio
che la coscienza ha della mente.
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Dobbiamo essere capaci di pensare e di non pensare a piacimento, a volontà, altrimenti saremo schiavi del veicolo mentale e
di tutte le identificazioni e illusioni che esso genera.
Per poter operare con chiarezza e
determinazione è importante
prendere consapevolezza che,
nella nostra spazialità interiore,
esistono solo due tipi di pensieri:
- pensieri volontari o deliberati;
- pensieri involontari o subconsci.
Non esiste un intero tipo di pensiero perché qualunque pensiero
può rientrare o essere raggruppato in queste due categorie che ho
citato.
Il pensiero volontario o deliberato
è quello che formuliamo quando
decidiamo di pensare ad una data cosa; è sempre un pensiero
consapevole, intenzionale, determinato, voluto. Il pensiero involontario o subconscio è quello
che si presenta nella nostra interiorità senza essere richiesto, appare da sé, senza permesso e con
prepotenza.
Provo a pormi tre domande fondamentali.
- Chi è l’Osservatore in senso
stretto?
- Cosa rappresenta l’osservato?
- Che significa osservare?
L’Osservatore, a tutti i livelli esistenziali, è sempre la Coscienzasoggetto. L’osservato è la sostanza mentale, individuale o universale, che assume un determinato
aspetto, il quale può essere formale o informale.
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L’oggetto formale si presenta con
una forma, una immagine, una
sagoma. L’oggetto informale può
essere rappresentato dalla gioia,
l’angoscia, l’invidia, l’orgoglio, la
paura; sono le qualità in genere.
Osservare, sia nella dimensione
interiore, sia in quella esteriore,
significa percepire, prendere coscienza, avere consapevolezza di
un qualcosa.
Ogni oggetto-evento, l’osservato,
che si trova nella nostra spazialità psichica, e anche fuori di essa,
può suscitare nella Coscienzasoggetto, l’Osservatore, tre tipi di
risposte o atteggiamenti comportamentali:
- Attrazione.
- Repulsione.
- Indifferenza.
Quindi abbiamo due tipi di pensieri, tre tipi di risposte, l’oggettoevento osservato può essere formale o informale.
Fatte queste premesse passo alla
posizione coscienziale dell’Osservatore.
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L’Osservatore o la Meditazione
consiste nell’osservare senza aggiungere pensieri, cioè senza creare consapevolmente ulteriori immagini, tutti i contenuti psichici
formali e non formali che si presentano da sé nel campo della
nostra consapevolezza.
È indispensabile essere Pura Osservazione, Pura Attenzione.
Si deve percepire, vedere, sentire
ogni contenuto psichico senza
giudicare, valutare, senza condannare, senza esprimere pensieri su ciò che si vede.
Equivale a dire, osservare il pensiero involontario subconscio
senza alimentarlo con pensieri
volontari aggiuntivi.
È di fondamentale importanza
prendere consapevolezza della diversa natura di questi due tipi di
pensieri.
Quando siamo in meditazione
dobbiamo saper distinguere il
pensiero che viene da sé, subconscio, da quello consapevole aggiuntivo, volontario.
È la pratica che rende questa distinzione facile ed immediata.
Il pensiero aggiuntivo, all’inizio
del lavoro interiore, appare
anch’esso involontario o inconsapevole per mancanza di controllo
del processo pensativo, ma dopo,
con l’esercizio, in una fase più avanzata, scopriamo che possiamo
intervenire sul pensiero aggiuntivo fino ad azzerarlo completamente.
Solo a questo stadio della meditazione la distinzione tra pensiero
involontario subconscio e pensie-
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ro volontario aggiuntivo diventa
una chiara evidenza.
Se non entra in gioco il pensiero
aggiuntivo, il contenuto, che è costituito dal pensiero subconscio,
gradatamente, scompare da sé
per mancanza di alimento.
Il pensiero aggiuntivo potenzia,
nutre, mantiene vivo il contenuto
psichico, mentre la pura Osservazione consapevole lentamente
lo devitalizza e lo fa morire.
Con la pratica della meditazione
la frammentarietà psichica sparisce, ogni contenuto massa si riconverte in pura energia indifferenziata nella Pura Coscienza
non-duale.
Davanti all’oggetto osservato,
qualunque esso sia, occorre rimanere semplici Testimoni totalmente indifferenti, disinteressati,
distaccati, disidentificati.
Qui la vera Conoscenza risolve
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perché fa comprendere che
l’oggetto-evento osservato, percepito,
ossia
il
cosiddetto
“secondo”, sia a livello individuale che universale, avendo un inizio, una durata, una fine è pura
non-realtà, e che attaccarsi a ciò
che passa è un nonsenso, un assurdo. Nei confronti della Realtà,
che è permanente ed eterna,
l’intera manifestazione cosmica,
vale a dire il “secondo” nella sua
totalità espressiva, è non-reale
perché risulta transeunte ed evanescente.
Secondo la conoscenza dell’Essere, il visto, il percepito, a tutti i
livelli esistenziali, proprio perché
è visto, è percepito, è non-reale,
in quanto è solo una proiezione,
determinazione, apparenza individuale o universale.
In altri termini, ciò significa che
la Verità, la Realtà, è totale Silenzio interiore, completa assenza di
manifestazione, di proiezione, di
percezione e di ricerca.
Conoscendo cosa è il “secondo”,
ad ogni manifestazione universale, la lotta e la fatica dovrebbero
essere sostituite con la completa
indifferenza ed il totale distacco.
Per quanto questo atteggiamento
possa, all’inizio, essere di difficile
attuazione, dobbiamo, comunque, gradatamente, sforzarci di
rimanere saldi nella pura Osservazione e nell’assoluto distacco
da tutto quello che abbiamo riconosciuto non-reale.
È di grande importanza costituirsi “Testimoni silenziosi e distaccati”, diversamente l’Osservatore
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viene snaturato.
Se concettualizziamo e formuliamo pensieri negativi o positivi riguardanti il contenuto percepito,
ci troviamo fuori dell’Osservatore.
Non stiamo più osservando, ma
siamo scesi al livello del concetto,
del pensato.
O pensiamo, o osserviamo.
Se pensiamo rimane poco spazio
per osservare.
Se davanti all’oggetto osservato
pensiamo ad esso, abbiamo
smesso di praticare l’Osservatore,
la Meditazione si è interrotta.
Sforzarsi di non pensare serve
solamente ad alimentare il pensiero. È l’indifferenza a ristabilire
lo stato silenzioso di pura Osservazione.
Farò
un
esempio
in
cui
l’Osservatore è strappato dalla
sua condizione di libertà, di indipendenza psicologica, di sovranità.
Un contenuto psichico di vanità,
di orgoglio, di paura, di sesso, di
gola, entra nella nostra spazialità
all’improvviso con prepotenza.
Il
contenuto,
a
seconda
dell’energia che esprime, sappiamo
che
può
suscitare
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nell’Osservatore-soggetto tre tipi
di risposte, di atteggiamenti coscienziali:
- Attrazione.
- Repulsione.
- Indifferenza.
È importante vedere al rallentatore che la risposta è un movimento sensitivo ed emozionale che si
verifica fuori dalla sfera del pensiero.
All’inizio della risposta, non ci sono pensieri, i pensieri insorgono
in un secondo momento per debolezza, cioè quando l’attrazione
o la repulsione sono particolarmente magnetici, vibranti, o per
semplice distrazione.
Quando la risposta sensitiva è
molto vitalizzata, molto carica di
energia del passato, proprio per
la sua intensa vibrazione, costringe l’Osservatore a pensare al
contenuto emerso.
In questo modo, il pensiero alimenta e gonfia la risposta, la
quale, a sua volta, stimola, promuove, altri pensieri che vanno a
conferire ulteriore energia alla risposta, e così via.
È un cerchio chiuso fortemente
condizionante, limitante, imprigionante.
Si genera così un vortice, un volano di energia, che dà sempre
più forza e vita al contenuto.
Quando l’intera consapevolezza
viene oberata dal contenuto non
c’è più scampo, la precipitazione
a livello oggettivo è inevitabile.
L’Osservatore, a questo punto, è
costretto ad abdicare alla sua posizione sovrana; deve muoversi, è
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necessitato a gratificare il contenuto.
Possono esserci contenuti molto
forti, molto vitalizzanti, energizzanti, con uno stato vibratorio
assai intenso, capaci di strapparci anche molto spesso dalla condizione dell’Osservatore.
Questo vuol dire che dobbiamo
abbandonare la tecnica e scoraggiarci o addirittura concludere di
non essere maturi per tale tipo di
Osservatore e di meditazione.
Quello che viene richiesto è una
visione chiara e stabile, determinazione, unità di intento.
Il risultato positivo, il conseguimento è solo e soltanto questione
di esercizio, di addestramento, da
allenamento.
Il condizionamento del passato
non si annulla da un giorno
all’altro.
Il raggiungimento della meta, è
assidua e costante pratica delle
parole e degli insegnamenti del
Maestro.
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Se l’Osservatore viene mandato
avanti con impegno e perseveranza ed esteso all’intera giornata,
gradatamente, consente alla coscienza di sottrarsi alla presa vibratoria di qualunque contenuto
psichico e di stabilizzarsi nella
sua Essenza e Natura non-duale.
Inconsapevolmente, nel passato,
ci siamo imprigionati, oggi, consapevolmente e con lo strumento
adatto, l’Osservatore associato alla conoscenza dell’Essere, “se veramente lo vogliamo”, possiamo
liberarci per sempre da ogni
schiavitù e sofferenza.
Non esiste subcoscienza che possa reggere o resistere davanti ad
un Osservatore stabile e fondato
sulla vera Conoscenza.
Qualunque contenuto o problema
esistenziale può essere completamente risolto, a tutti i livelli vitali
e per sempre, dal fuoco-potere
della divina Sapienza.
La Realizzazione siamo noi nel Silenzio.
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