a volte, è meglio una foto di un panino

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a volte, è meglio una foto di un panino
Il dire e il fare
A VOLTE, È MEGLIO UNA FOTO
DI UN PANINO
C
Help Portrait regala ritratti alle persone emarginate: piccoli segni di speranza
i sono foto che parlano di possibilità. Che dicono che non
tutte le porte sono sbarrate. Ci sono ritratti che in tralice
mostrano speranze. Ci sono facce dentro le facce, anime
dentro le facce. Proprio là dove pareva non esserci più luogo per
l’anima. Proprio là dove a buttarci un occhio senza passione si leggono solo facce desertificate, abbandonate dal futuro. E vi sono foto
che grattano la superficie, per portare alla luce un uomo nuovo dentro il vecchio. Un futuro che sta là, basta cercarlo.
Ci sono iniziative che a sentirne parlare pensi a cosa diavolo possono
servire? E poi invece il senso profondo lo trovi. E si spande a macchia
d’olio. E coinvolge al di là di ogni più rosea aspettativa. È il caso di
“Help-Portrait”. Jeremy Cowart, un fotografo americano, famoso per
i suoi ritratti di celebrità (da Sting a Britney Spears) ha avuto un’idea,
che sembrava un’innocua pazzia. Jeremy Cowart ha creduto in un’idea.
Fare ritratti, ma non dei soliti famosi. Costruire ritratti dal basso, fotografare la gente vera, quella ai margini della società. Un ritratto professionale a senzatetto, anziani, disoccupati, ex galeotti. E poi
semplicemente fare un gesto buono, regalarglielo.
Lo scopo? In apparenza futile: tirare fuori un sorriso, in profondità:
dare una speranza. Un ritratto che mostri la possibilità dell’essere
umano, con un futuro nascosto dentro l’uomo piegato dalla vita.
“Help-Portrait” è un’idea semplice, che trae forza dalla sua semplicità.
Si tratta solo di un movimento di fotografi che vogliono donare il loro
tempo, la loro esperienza, il loro equipaggiamento alla gente meno
fortunata. È facile dire “non era meglio un panino?”. La risposta è
nelle parole di un ex carcerato. Me la ricorda Giuliano Bausano, il fo47
di
Adriano
Marenco
Il dire e il fare
Obiettivo
speranza
tografo che ha portato l’iniziativa in Italia. L’uomo guarda la sua fotografia e dice: “Mi hai dato una speranza. Io in questa foto vedo come potrei
essere. Questa foto sarà il mio obiettivo”.
Dove sta il cuore dell’iniziativa? Il cuore della foto è nella speranza.
Come dire: certamente ci vuole il pane ma ogni tanto anche una rosa.
Non è una competizione fra un tozzo di pane e un tozzo di anima. Si
tratta di allargare le prospettive. L’operazione “Help-Portrait” in breve,
circa tre mesi, ha raggiunto numerosi
paesi in tutto il mondo. Il 12 dicembre
2009 è stata la data mondiale dell’iniziativa. In Italia, come in molte altre
cose, siamo stati un po’ a guardare. In
pochi hanno raccolto il testimone fattivamente. Abbiamo incontrato Giuliano Bausano, che in pratica da solo
ha creato l’iniziativa a Roma. Ci ha raccontato come, anche per motivi personali, si sia scoperto molto vicino
all’iniziativa. Ha investito moltissimo
tempo nel tentativo di creare una rete
di contatti in Italia. Si è scontrato con
il silenzio delle istituzioni. «É difficile
coinvolgere l’ufficialità in iniziative che
vogliano lavorare ad un livello altro
dalla concretezza pura. La speranza
pare non sia concreta come un panino.
Forse è questo il motivo della diffiAlcuni scatti in una casa di
denza. Credo che a volte si lavori
troppo a corto raggio. Non si guarda
mai più in là. Ma non ho mollato, mi sono intestardito e alla fine mi son
detto: in Italia non c’è una risposta. Allora la do io. Vedi, io so che ci si
può accusare di voler farci pubblicità, ma in realtà la foto va solo al fotografato, non viene pubblicata neanche sul web, non ci sono spot.
Nulla. Non c’è nessun rientro economico. Non si tratta d’altro che di
fare una foto professionale a qualcuno in difficoltà. Tirarne fuori il meglio e poi regalargliela. Insomma mostrargli quanto è bella, quanto banalmente ogni persona è bella. La difficoltà della foto, il lavoro
dell’artista è quello di scavare la figura possibile dentro la figura reale.
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Il dire e il fare
Senza scadere nel patinato. Insomma truccare un po’ la realtà, migliorarla facendola restare realtà».
Giuliano ci racconta poi come sia riuscito a creare un gruppo di volontari composto da una ventina di persone, otto fotografi, un truccatore, un parrucchiere, un animatore, un addetto stampa e semplici
volontari, e come sia riuscito ad organizzare l’evento in una casa di riposo per anziani a Roma. «All’inizio c’era una leggera tensione. Alcuni ospiti della casa erano eccitati, si
erano preparati dalla mattina, altri si
tenevano in disparte. Alla fine c’è
stato un lavoro molto importante di
contatto umano. Abbiamo passato
ore a parlare con loro. Si è creata
un’atmosfera speciale. La tensione si
è sciolta. Noi abbiamo donato il nostro tempo, le nostre capacità, loro ci
hanno donato la loro esperienza, la
loro voglia di umanità. C’era anche
un’attrice, ci ha mostrato le sue pose,
alla fine si cantava insieme. È stata
un’esperienza bellissima. Purtroppo
forse non abbiamo raggiunto in pieno
il cuore dell’iniziativa. Bisogna fare di
più, andare a cercare alla stazione Termini, frugare tra i luoghi del disagio
più profondo. Ma è stata comunque
un’esperienza molto toccante. Qualriposo per anziani a Roma
cosa abbiamo fatto, non è poco. E
stiamo già organizzando “Help-Portrait” per il 4 dicembre 2010. Speriamo di dare un segnale forte e donare un po’ di speranza. Speriamo di centrare in tanti il cuore del
progetto». L’iniziativa del 12 dicembre 2009 ha prodotto grandi risultati: oltre 40mila ritratti scattati e donati in 42 nazioni. E magari qualche vita è migliorata grazie alla speranza. Grazie ad un’idea possibile
di futuro. La collettività artistica legata a “Help-Portrait” si sta muovendo anche per aiutare Haiti. Si tratta di vendere (non è permesso
coinvolgere i ritratti di “Help-Portrait”) opere e creazioni nel giorno
di San Valentino e donare il ricavato. Già, il pane e le rose. ■
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I prossimi
scatti