casa ricciarelli - Palazzo Ricciarelli Dello Sbarba
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casa ricciarelli - Palazzo Ricciarelli Dello Sbarba
CASA RICCIARELLI CENNI STORICI DEL PALAZZO Il Palazzo Ricciarelli Dello Sbarba è stato edifcato nel diciassettesimo secolo su più antichi corpi di fabbrica dala famiglia Ricciarelli. Ad esso sono stati uniti, nel corso dei secoli, i palazzi Contugi, il palazzo Pagnini, il palazzo Cinci, oltre alle stalle ed all' orto della mensa vescovile. La facciata del palazzo Ricciarelli è nello stile detto forentino, con cornici di bozze e cornicione, mentre l'aspetto interno è per lo più dovuto alla ristrutturazione ottocentesca, che vide la realizzazione dell'ampio androne, della scala e del cortile con pozzo; i dettagli degli interni del palazzo sono caratteristici della cultura dell'epoca, come le porte e le belle decorazioni, dovute in massima parte a Lodovico Gamberucci. La facciata del palazzo già Contugi è architettonicamente molto interessante. Si tratta di un edifcio in bugnato rustico (rusticated ashlar) di panchina ( del quattrocento che presenta, sotto le fnestre, ricavate negli archi ad ogiva, le tipiche fnestre per i bambini. La facciata del palazzo Pagnini, risale al cinquecento. Più semplice ma ampio è il palazzo Cinci. I quattro palazzi, sul retro di via del Mandorlo, appaiono come un corpo unico,che si collega mediante un cavalcavia, ( realizzato con una passerella di attracco per imbarcazioni proveniente da Venezia), al giardino pensile sopra le mura castellane ( tradurrei cittadine), un tempo sede delle stalle e dell'orto della mensa vescovile La casa Ricciarelli fu comprata nel 1910 da Brunellesco Dello Sbarba. I suoi discendenti abitano ancora il palazzo. LA FAMIGLIA RICCIARELLI La famiglia Ricciarelli proviene da Orzale, in Lunigiana, intorno al 1428, capostipite è Bartolomeo d'Antonio da Orzale. Alla famiglia Ricciarelli, iscritta nell'arte dei marmai ( o alabastrai), appartiene anche il celebre Daniele, detto il Volterrano, discepolo di Michelangelo e autore di importanti afreschi in palazzi romani (Farnese, Massimo, la Farnesina) e volterrani (Mafei e Riccobaldi Del Bava) e chiese romane (Trinità dei Monti), ma famoso soprattutto per le mutande che per volere del papa Giulio II andarono a coprire i nudi della cappella Sistina. Quadri, disegni e statue di Daniele si trovano esposti nei principali musei nazionali ed internazionali: Firenze, Napoli, Roma, Parigi, Londra, Madrid, New York e naturalmente a Volterra nella Pinacoteca e nel Museo d'Arte Sacra. Sue opere fanno parte, in questa città, di collezioni private, nei palazzo Inghirami e palazzo Viti Le più importanti opere pittoriche sono state collocate nel palazzo Ricciarelli fino al 1888. Si tratta di una Madonna col Bambino tra San Giovannino e Santa Barbara e soprattutto dell'Elia nel deserto, opera eponima del Volterrano, che vanno in dote a Laura. Le opere sono di proprietà dei Pannocchieschi d'Elci a Siena, discendenti di Laura. La costruzione del palazzo è in relazione all'ascesa sociale della famiglia che acquista importanza nel tessuto economico politico della città Nel 1709 Bartolomeo Gaetano di Mario Felice si sottopone alle provanze ( tradurrei “prove”) di nobiltà per ammissione all'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano mostrando di essere proprietario di un palazzo nobile nobilmente arredato. Nel 1770 i Ricciarelli saranno ammessi al patriziato Il palazzo, divenuto l’immagine di forza della famiglia Ricciarelli e la perpetuazione del ceppo principale della Famiglia, che darà nell'ottocento il nome alla strada precedentemente detta dello Sdrucciolo Nel 1910 Brunellesco Dello Sbarba geologo chimico naturalista, compra la proprietà Ricciarelli, composta da circa 124 stanze; la restaura ed amplia fno a formare un intero isolato GLI INTERNI Dopo aver salito le scale in pietra serena del 1844 con gli stemmi Ricciarelli e Dello Sbarba-Gherardini, e varcata una piccola saletta, si arriva nel quartiere di rappresentanza della casa. Sala grande di ingresso: La stanza, nell'ottocento destinata a sala da ballo, è completamente afrescata. Gli afreschi della volta sono attribuiti al settecento. Le pitture alle pareti sono state eseguite da Lodovico Gamberucci nella metà dell'ottocento ed in parte riprese ai primi del novecento da Menotti Caluri. Salotto buono dipinto a fresco o salotto del camino: Il nome della stanza deriva degli importanti afreschi settecenteschi che la caratterizzavano, purtroppo persi come pure il bel caminetto in marmo intarsiato. Gli afreschi attuali sono opera di Lodovico Gamberucci. Sala gialla o sala del biliardo. Il nome deriva da parato giallo che ricopriva le pareti e dal biliardo posto al centro della stanza. Il pavimento è in cotto toscano sopra il quale è dipinto un fnto marmo giallo e nero. Camera di Girolama La stanza è ora studio. Gli afreschi sono di Lodovico Gamberucci, con una parte centrale di ignoto pittore del settecento.