Sulla valutazione delle PMI

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Sulla valutazione delle PMI
Sulla valutazione delle PMI
Le valutazioni di imprese comportano delle insicurezze. Markus Bucher e Patrik Schwenderner spiegano
come si svolge il processo di valutazione nella prassi e quali sono le questioni ricorrenti*.
«Le valutazioni di PMI s’impongono principalmente in occasione di fusioni, rilevamenti, pianificazioni
successorie, finanziamenti, calcolo delle imposte oppure quando vi sono i presupposti per una gestione
aziendale orientata al valore», spiegano Markus Bucher e Patrick Schwendener, consulenti economici
presso PricewaterhouseCoopers (PWC). Nel corso della loro esistenza, le PMI sono dunque più volte
confrontate con questioni di valutazione.
Tre fasi
Tuttavia, le considerazioni sul valore costituiscono soltanto una piccola parte di un processo di ordine più
generale. Una transazione, ad esempio, consiste tra l’altro nell’identificazione di un immobile adatto, nel
lavoro di “due diligence” e nella susseguente integrazione. L’effettiva valutazione si articola in tre fasi:
1. Valutazione della plausibilità del businessplan
2. Determinazione del valore dell’impresa
3. Analisi dei risultati
Valutazione della plausibilità
Per effettuare una valutazione di un’impresa sono necessari dati finanziari di grande valore. Ciò concerne
sia i dati storici rivisti che il businessplan, il quale si fonda su di essi. Per poter valutare la qualità dei dati è
necessario comprendere a fondo le supposizioni di partenza. “Accanto ad una perizia tecnica sono
necessarie anche delle conoscenze industriali specialistiche”, scrivono Bucher/Schwendener. Per una
valutazione della plausibilità, i dati storici vengono posti in relazione tra di loro e paragonati con dati di
raffronto tratti dal medesimo settore. Una chiusura dei conti secondo il codice delle obbligazioni concede
un certo spazio d’interpretazione (riserve occulte). I dati dovrebbero possibilmente riflettere i valori
autentici. D’altra parte va calcolata la distribuzione dissimulata di utili mediante lo stipendio.
Il valore dell’impresa
In una seconda fase è ora possibile determinare il valore dell’impresa. Nella prassi vengono applicati vari
metodi (vedi box). Il più delle volte ne viene adottato uno solo, mentre gli altri servono per la verifica dei
risultati. La scelta del metodo dipende tra l’altro dai motivi della valutazione, dalle dimensioni dell’impresa,
dalla struttura patrimoniale, dal settore d’appartenenza e dalla disponibilità dei dati.
«Molte PMI hanno la tendenza di versare pochi dividendi», dichiarano i due esperti della PWC. Ciò può
contribuire a lungo termine all’accantonamento di somme considerevoli. In questo caso bisogna
differenziare tra valori patrimoniali indispensabili e non indispensabili all’impresa.
I valori patrimoniali non indispensabili all’impresa devono essere sommati al valore dell’impresa per
ottenerne il valore complessivo. Una volta dedotto il capitale di terzi produttivo di interessi, si ottiene
infine il valore del capitale proprio.
Il metodo DCF fa oggi parte delle procedure standard nella valutazione del valore di un’impresa. Secondo
questo metodo, il valore di un’impresa viene determinato in base ai flussi di cassa previsti. Per flusso di
cassa previsto s’intende il cashflow lordo senza gli investimenti nel valore di collocamento e nel capitale
circolante. Questi elementi, dalla cui somma risulta il valore finale, vengono menzionati esplicitamente nel
businessplan per un determinato numero di anni. Mediante lo sconto del flusso di cassa libero viene
determinato, insieme ai costi di capitale ponderati, il valore attuale, risp. Il valore dell’impresa. I costi di
capitale ponderati si attestano – a seconda del rischio – il più delle volte tra l’8 e il 12%.
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Il metodo del “discounted cashflow”
Procedure orientate al mercato
I metodi che si orientano al mercato partono dal presupposto che imprese paragonabili vengono trattate a
prezzi paragonabili. Come termine di paragone si ricorre spesso all’utile d’esercizio. Di seguito i
“multiples” che ne derivano vengono trasferiti alla rispettiva cifra di riferimento dell’impresa in
valutazione. Mercati di capitale funzionanti e la disponibilità di dati di imprese paragonabili sono le
premesse per questo tipo di operazione.
Analisi dei risultati
La terza fase del processo di valutazione è consacrata all’analisi e all’interpretazione dei risultati. A questo
punto, per Bucher/Schwendener è molto importante effettuare delle analisi di sensitività. A tal proposito
vengono prese in considerazione diverse assunzioni. Ne derivano ali assunti che hanno il maggior influsso
sul valore dell’impresa e che, di conseguenza, devono essere ben fondati. Va notato che il valore
dell’impresa ed il suo prezzo non devono necessariamente coincidere, dato che il prezzo dipende anche
da vari fattori esterni.
Metodi di valutazione
Metodo contabile, metodo tecnico:
ƒ
Tradizionali: metodo del valore di rendita, metodo del valore intrinseco, metodo pratico
ƒ
Best Practice: metodo del discounted cashflow (DCF), Economic Value Added (EVA), Economic
Profit (EP)
Metodi di paragone, metodi orientati al mercato:
ƒ
Tradizionali: rapporto prezzo/utili (Price/Earnings- bzw. P/E-Ratio)
ƒ
Best Practice: metodo di paragone delle imprese (metodo di mercato), metodo di paragone delle
transazioni.
*Markus Bucher, Patrick Schwendener. Vorgehen und Methoden zur Bewertung von KMU. In: KMU-Magazin 4/2008.
Markus Bucher è Lic. oec. HSG e revisore dei conti diplomato. È Partner in consulenza economica presso
la PricewaterhouseCoopers
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Patrick Schwendener, Lic. oec. HSG, è Associate in consulenza economica presso
PricewaterhouseCoopers.