INSIEMEPERCRESCERE
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Pagina 1 RACCONTO DI UN ANNO DI SCUOLA: INSIEME PER CRESCERE INDICE DEGLI ARGOMENTI INDICE DEGLI ARGOMENTI ....................................................................................................................................................... 2 SITUAZIONE INIZIALE ................................................................................................................................................................. 3 ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA E DELLA NOSTRA QUOTIDIANITA’................................................................ 4 ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ ................................................................................................................................... 8 IL GIOCO LIBERO ......................................................................................................................................................................... 10 IL MOMENTO DEL PRANZO .................................................................................................................................................... 12 IL MOMENTO DEL SONNO ...................................................................................................................................................... 14 L’INSERIMENTO .......................................................................................................................................................................... 16 IL NOSTRO PROGETTO ............................................................................................................................................................. 18 LE SCATOLE DELLE VACANZE.......................................................................................................................................... 18 COMBATTERE LE STEREOTIPIE ...................................................................................................................................... 30 IL DISEGNO DEL VISO ...................................................................................................................................................... 30 Pagina 2 OSSERVIAMO IL MONDO CHE CI CIRCONDA ......................................................................................................... 33 SITUAZIONE INIZIALE Pagina 3 La scuola dell’infanzia di Castel d’Aiano è collocata in un piccolo paese di montagna nella provincia di Bologna. Fa parte dell’Istituto Comprensivo di Gaggio Montano che nella sua totalità accoglie all’incirca novecento studenti abbracciando una consistente fetta del territorio bolognese della valle dell’alto Reno. La scuola dell’infanzia di Castel d’Aiano fa parte di un plesso scolastico molto più ampio che accoglie anche la primaria e la secondaria di primo grado. In tal modo sono valorizzati i rapporti tra docenti di ogni ordine e grado e facilitati i progetti di continuità verticale per gli alunni. La scuola è composta da due sezioni che ospitano bambini di età eterogenee. Entrando nello specifico dell’anno in corso, nella sezione A sono presenti ventisei bambini le cui età sono comprese tra i tre e i cinque anni, la sezione B invece è frequentata da ventisette bambini la cui età è compresa tra i quattro e i sei anni. E’ la prima volta che lavoriamo in una sezione composta da bambini con età diverse e pensiamo che questo sia un valore aggiunto, una grande ricchezza, in quanto con molta facilità i bimbi più grandi imparano a prendersi cura dei più piccoli, a rallentare i propri tempi per adattarli alle esigenze degli amici, trasformandosi in un “filtro” positivo tra le insegnanti ed i bambini tutte quelle volte che la comunicazione verbale, e non, viene interrotta. A loro volta i più piccoli sono spronati a trovare sempre nuove strategie di relazione impegnandosi ad entrare in un gruppo di bambini che sono già in grado di organizzare giochi complessi, di inventare tante situazioni interessanti e motivanti, sviluppando così nuove competenze e abilità. La loro voglia di fare, il loro voler imparare dai più grandi, diventa un esercizio quotidiano che li aiuta a non aver timore di provare, di mettersi in gioco e di sperimentare. La socialità, come valore indispensabile in una comunità, è stata vissuta da tutti i bambini fin dai primi giorni dell’inserimento con l’obiettivo di “accorgersi” dell’altro e delle sue esigenze. Più avanti ci soffermeremo in modo più approfondito sull’importanza della scuola come ambiente sociale a proposito dell’inserimento e della metodologia utilizzata per abituare i bambini a stare insieme rispettando le diversità e le particolarità di ognuno. ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA E DELLA NOSTRA QUOTIDIANITA’ Pagina Come vi abbiamo già anticipato la scuola è composta da due sezioni in ciascuna delle quali opera un team pedagogico formato da due insegnanti. La scuola accoglie i bambini dalle 8.15 fino alle 16.30. Gestire il momento dell’accoglienza (dalle 8.15 alle 8.45) nella sua complessità a livello relazionale (scuola, bambini, famiglia) non significa solo mediare il distacco del bambino dalla figura parentale rafforzando quotidianamente il rapporto di fiducia con le famiglie e ponendosi in situazione di ascolto, ma anche organizzare un ambiente che “aspetti” il bambino ogni giorno, che sottolinei quanto sia importante la sua frequenza e che rafforzi sempre di più in lui la voglia di esserci e tornare. Per questo prioritariamente è stato creato un ambiente dinamico, positivo, interessante e organizzato, in cui il bambino lasci traccia di sé e trovi spazi stimolanti e motivanti. La Scuola di Castel d’Aiano accoglie anche i bambini che abitano nelle frazioni circostanti. Il Comune offre la possibilità di utilizzare il trasporto comunale (pulmini) per facilitare la frequenza ed agevolare le famiglie. Anche in questo caso l’accoglienza deve essere seguita accortezza in quanto, venendo a mancare parzialmente il rapporto scuola-famiglia nella quotidianità, le attenzioni sul benessere del bambino devono essere ancora più precise per garantirgli serenità e motivazione. Durante l’accoglienza un aiuto prezioso viene fornito dalle collaboratrici scolastiche che cooperano nella gestione delle comunicazioni scuola-famiglia, filtrano le telefonate raccogliendo informazioni e rappresentando per i bambini un punto fermo di affettività e complicità. Il momento dell’accoglienza si conclude con la colazione. I bambini si siedono in cerchio e insieme si condivide ciò che la cucina ci prepara. Fin dai primi giorni di scuola i bambini sono stati abituati a gestire questo lasso di tempo autonomamente per cui l’incaricato (un bambino diverso ogni giorno) di distribuisce i biscotti e porta la bevanda a chi la gradisce. Nei primi periodi ci sono stati bambini che hanno affrontato con entusiasmo questo compito. Altri, più titubanti, timidi, meno abituati al “fare con le proprie mani”, hanno reagito con un atteggiamento di chiusura che è poi stato sbloccato spronandoli e facendo capire loro quanto è importante provare ad entrare in ogni situazione con le proprie competenze ed abilità. E’ stata quindi sottolineata l’importanza di mettersi alla prova e di poter sbagliare per poi imparare. La colazione permette ai bambini di fermarsi dopo un momento di gioco, di rilassarsi preparandosi così a quello che è il momento dell’appello. Rappresenta un’occasione preziosa per parlare e condividere qualsiasi argomento, prendere decisioni, discutere sull’organizzazione della giornata, per interessarli agli amici assenti sottolineando la loro mancanza, stabilire e condividere le regole sul vivere quotidiano dando risalto alle motivazioni. In modo particolare, durante i primi mesi di scuola, il momento dell’appello è stato indispensabile per gestire le dinamiche relazionali tra i bimbi più grandi e quelli appena inseriti. Come insegnanti si è sentita la necessità di coinvolgerli in lunghe discussioni con l’obiettivo di decidere, di condividere le modalità dello stare insieme. In modo particolare per i più piccoli, non abituati alla vita di comunità, è stato necessario approfondire alcune tematiche vertenti sul “perché non si picchia”,” perché non si lanciano i giochi”, “perché non si strappano i giochi di mano”, “come si utilizzano i giochi della sezione”, “che cosa significa giocare tranquilli”, “come ci si comporta nell’ambiente scuola che è diverso da quello di casa”, “chi sono gli adulti della scuola, a chi chiedere aiuto…” Ogni argomento 4 ORGANIZZAZIONE DELLA GIORANATA è stato discusso insieme sottolineando che ogni azione che si compie porta poi ad una conseguenza. Ogni volta che in sezione succedeva un episodio particolare, tutto si fermava. In qualsiasi momento dell’attività o durante il gioco libero, ci si sedeva insieme e si analizzava quello che era successo soffermandosi sul perché, trovando soluzioni , motivandole e decidendo insieme quale sarebbe stato il modo migliore per gestire quella situazione. E’ stato un lungo percorso di crescita, la cui difficoltà maggiore è stata abituare i bambini a parlare di episodi importanti in gruppo, a mettersi in gioco motivando davanti agli amici un comportamento non pienamente corretto e porsi in ascolto nei confronti degli altri. Questa metodologia ci ha dato la possibilità di conoscerci meglio, di sviscerare i nostri caratteri ed essere consapevoli delle reazioni di ciascuno di noi. Sono stati gestiti in questo modo anche i vari momenti in cui “esplodevano” gli stati d’animo dei bambini (rabbia, malinconia, tristezza, euforia, pianti) con l’obiettivo di dare un nome ben preciso alle emozioni che devono essere vissute pienamente, ma anche gestite nel modo migliore. Ogni bambino trova nella sua parte più emotiva delle fragilità. Certe volte cerca di superarle trasformandole in aggressività con reazioni forti nei confronti degli amici. In altri casi invece si chiude completamente, rifiutando di affrontare ciò che di nuovo gli si propone e vivendo con ansia la possibilità di mettersi in gioco. Io penso che sia di fondamentale importanza aiutare i bambini a conoscersi, a capire come gestire il loro “mondo interiore” proponendo loro tante esperienze che danno forza e fiducia nelle loro capacità e trasformano quelle che sono fragilità in punti di forza. Pagina Ins.: Mattia ha fatto un gioco brutto e ne vorrei parlare con voi e sapere che cosa ne pensate. Mattia ha preso la testa di Mirco, l’ha sbattuta per terra e poi gli ha tirato i capelli. Mirco piangeva. Che cosa ne pensate? Nicolas: E’ una brutta cosa perché gli ha fatto male e poi gli viene un buco in testa a forza di tirare i capelli. Devis: Ora gli deve dire scusa perché non si fa male ai bambini e quando si fa una brutta cosa ad un amico si deve dire scusa e poi non si fa mai più. Viola: Poi gli amici non vogliono più giocare con te! Rimani solo. Ins.: Questo è vero, se si picchiano i bimbi, dopo non si hanno più amici perché i bimbi preferiscono giocare con chi non picchia. Mattia: Io li voglio gli amici. Carmen: Si però se fa male di nuovo lo mettiamo a sedere. Michela: Si perché non si fa male ai bimbi. Devis: Lo possiamo mandare nell’altra sezione? Cristiano: Non li voglio più gli amici che fanno male. Mattia: No!!! Non ci voglio andare, mi piace stare qua. Sto qua!!! Basta, basta non lo faccio più. Ins.: Vedi Mattia, gli amici non lo vogliono un bimbo che fa male. E se invece di mandarlo via gli spieghiamo come si sta insieme? Aurora: Siamo amici gentili che si danno i bacini. Michela: Che giocano insieme. Viola: Che si aiutano quando è ora di riordinare. Nicolas: Ci si aiuta a giocare meglio. Ins.: Cioè? 5 ESEMPI DI CONVERSAZIONI GESTITI IN GRANDE GRUPPO Nicolas: Se vedo un amico che fa i disastri vado dalla Vale e dalla Cinzia e glielo dico. Sofia: Non ci si picchia. Gabriele: Se si fanno piangere gli amici non si è poi tanto gentili. Ins.: Allora Mattia hai qualche cosa da dire? Mattia: Scusa Mirco non lo faccio più! Pagina Ins.: è successa una cosa questa mattina. Quando sono andata a prendere i bimbi che arrivano in pulmino la cuoca Carmen mi ha raccontato che Alex ha dato senza motivo un calcio forte ad Aurora Alex: non l’ho fatto Aurora: Alex mi ha fatto male Ins.: me lo ha detto anche Carmen Carmen: anch’io l’ho visto Alex: non voleva stare vicino a me Ins.: lo hai fatto perché lei non voleva stare vicino a te? Aurora: ma io ero vicino a lui Alex: io non la volevo vicino ma la volevo vicino Ins.: Alex perché hai dato un calcio ad Aurora? Alex: (sbuffa e con gli occhi lucidi) non volevo stare giù è allora gli ho dato un calcio Ins.: è giusto? Tutti: no Michela: ha fatto male ad Aurora Aurora: io ho avuto male alle gambe ed il mio cuore era cattivo e non lo voglio più come amico Ins.: Alex hai sentito che cosa ha detto Aurora? Che non ti vuole più come amico! Che ne pensi Alex: ma io lo voglio 6 Ins.: Mattia hai un graffio sulla guancia, chi è stato? Mattia: Cristiano Ins.: Sei stato tu Cristiano? Cristiano: No Ins.: E’ la verità? Cristiano: Abbiamo fatto il treno con le sedie, poi Mattia ha staccato il treno e mi ha rubato il posto e poi io l’ho graffiato Ins.: Quando succedono queste cose dove bisogna andare? Aurora: Dalla Valeria e dalla Cinzia. Ins.: Sì così ti dicevano di prendere un’altra sedia. Cristiano: Lo meno anch’io a volte perché doveva prendere una sedia e fare anche lui il treno invece di rubarmi il posto. Ins.: Ti era venuta la rabbia? Cristiano: Mi era venuta perché mi rubava la sedia. Ins.: Bimbi si usano le mani o le parole? Bimbi: Le parole. Ins.: Allora Cristiano cosa dovevi fare ? Cristiano: Valeria e Cinzia, Mattia non è stato bravo … mi aiutate. Ins: Vai a chiedere scusa a Mattia e dagli un’abbracciatona. 7 Pagina Ins.: allora come facciamo per farci perdonare? Alex: chiedo scusa Devis: si chiede scusa e poi “bona”!!! Mai, mai, mai più! Gabriele: non si deve fare male perché anche se chiedi scusa il male lo senti lo stesso Ins.: ma cosa poteva usare Alex al posto del calcio? Michela: poteva usare le parole Ins.: quali parole Alex? Alex: non voglio più stare qua Ins.: io, Alex, penso di aver capito che cosa ti è successo. Ti è venuta la rabbia ed allora hai tirato un calcio ad Aurora. Sapete, anche io mi arrabbio! Voi vi arrabbiate? Gabriele: si che mi arrabbio Viola: io mi arrabbio quando un bimbo mi picchia Luca: quando mi prendono i giochi Yara: quando mi prendono le bambole Sofia: quando mia sorella non mi ascolta Manuel: io sono arrabbiato quando mi hanno dato un calcio Devis: quando Mattia non mi ascolta Cristiano: quando Mattia mi tira giù la testa Nicolas: con Ramon quando una volta mi ha sputato Ramon: ma adesso non lo faccio più Ins.: hai imparato, sei diventato grande! Bravo! Michela: quando mi strappavano i giochi dalle mani Victor: se gli amici mi fanno i dispetti Mattia: quando voglio stare sdraiato e voi (Vale e Cinzia) mi dite no Ins.: una volta che arriva la rabbia con un amico cosa si fa? Michi: si parla e ci si dice che siamo arrabbiati Ins.: e se non è ancora andata via, gli diamo un calcio all’amico? Tutti: no!!!!! Ins.: e come facciamo a mandare via la rabbia? Yara: io la faccio uscire con un soffio Gabriele: io la soffio ma ancora più forte Nicolas: io faccio una brutta smorfia e se ne va Michela: io tengo i pugni stretti, stretti e lei va via. Manuel: io urlo forte, forte. Cristiano: io sbuffo Alex: io guardo con gli occhi cattivi Aurora: io faccio gli occhi brutti Carmen: a me diventano le braccia tutte dure e poi se ne va Viola: io faccio una smorfia così esce dalla faccia Luca: io piango e va via Devis: muovo forte, forte le mani e esce dalle mani. Sofia: come il vento la mando via Victor: la mando via dalle mani!! Via via, via. Ins: allora la prossima volta facciamo così, parliamo con gli amici invece di picchiarli poi cerchiamo di mandare via la rabbia. Pagina Dopo l’appello si organizzano le attività. Questo momento si è modificato durante l’anno scolastico diventando dinamico in modo che si adattasse ad ogni esigenza. All’inizio, durante l’inserimento, la metodologia adottata era quella del piccolo gruppo, lasciando ampio spazio al gioco libero in modo che i bambini avessero l’opportunità di relazionare, interagire e sperimentare “lo stare insieme”. Questo, in sezione ci ha dato l’opportunità di conoscerli, di conoscerci e di superare tutte quelle “rigidità” che caratterizzano i primi giorni di scuola. Per alcuni di loro è stato piacevole scoprire tempere, colla, acquarelli, colori a dito ed avere la possibilità di lavorare con pennelli o anche a mani nude; per altri invece la paura di sporcarsi creava ansia e preoccupazione. Non avendo ancora stabilito un rapporto solido con i bambini, abbiamo cercato di invogliare i più timorosi utilizzando come tramite gli amici che affrontavano serenamente questo tipo di attività. Pian piano si avvicinavano, studiavano la situazione, guardavano incuriositi fino a quando, poco per volta, anche i più titubanti hanno scoperto il piacere del fare. E’ stata una strategia per invogliarli a tornare. Pensando oggi al percorso svolto io credo che la buona riuscita dell’inserimento di quest’anno sia proprio dovuta alla libertà di agire lasciata ai bambini, proponendo materiali interessanti e a volte magici ai loro occhi (miscugli di colore). Abbiamo enfatizzato la loro naturale curiosità e la loro voglia di sperimentare, rendendo la scuola interessante ma anche una parte importante della loro vita. Ancora oggi, durante l’accoglienza, quando noi insegnati iniziamo a mischiare i colori a tempera cercando le diverse sfumature, molti bambini smettono di giocare e si avvicinano interessati chiedendo di partecipare attivamente. Noi adulti dosiamo i diversi colori e loro li mischiano, aspettando di vedere quale tonalità esce. Nelle attività che richiedono la nostra presenza, “il piccolo gruppo” è composto da un massimo di 4 bambini. Agli altri vengono comunque proposte attività semplici che sono in grado di gestire e portare a termine autonomamente. Questa organizzazione serve a dare un senso alla scuola i cui tempi sono scanditi in momenti in cui ci si può scatenare, in momenti in cui si possono progettare attività personali, ma anche di momenti in cui ci si deve cimentare con proposte fatte dalle insegnanti. Il gioco libero è un momento fondamentale e mantiene un suo spazio nella quotidianità in quanto è un’ occasione per sperimentare le relazioni, ampliando il gruppo di amici ed imparando a gestire situazioni amicali sempre più complesse. Ogni attività lascia libertà di agire al bambino, nel momento in cui gli viene proposta sta a lui progettarla, pensare al come portarla avanti fino alla conclusione. In ogni prodotto devono evidenziarsi la personalità del bambino, le sue caratteristiche, il suo modo di pensare e progettare. Le attività si trasformano in momenti motivanti in cui il bambino non è solo l’esecutore, ma ne diventa il protagonista assoluto, provando interesse e sviluppando la sua abilità e creatività. L’organizzazione dell’ambiente è un tassello fondamentale nel rendere i bambini autonomi e liberi di scegliere come impostare il loro lavoro. Di solito, in sezione, è nostra abitudine mettere a loro disposizione più materiali possibili in modo che possano scegliere come organizzarsi. Anche con i prodotti in cui è necessario utilizzare le tempere, la varietà delle tonalità dei colori e dei tipi di pennello, le varie caratteristiche dei fogli di carta (grandi, piccoli, ondulati…) danno ampie possibilità di ampliare e modificare la progettazione dei bambini. La scuola dell’infanzia poi ha nelle sue caratteristiche la possibilità di adeguare la quotidianità ai tempi dei bambini lasciando loro il tempo di pensare, fare ed agire. Di solito i gruppi sono organizzati in modo che le dinamiche relazionali influiscano positivamente sulle attività, affinché i bambini possano imparare ad aiutarsi, 8 ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA’ Pagina 9 perché si possano stimolare a vicenda imitandosi e traendo competenze dalle caratteristiche e dagli interessi degli amici. In questo modo la scuola si trasforma nella scuola del fare ed agire insieme. IL GIOCO LIBERO Pagina Ins.: ragazzi è qualche giorno che vedo Gabriele un po’ triste Viola: anche io, dice che è stanco e sta sempre a sedere Ins.: Gabri che succede? Gabriele: io sono stanco (scoppia a piangere) Ins.: non penso che sia per questo motivo… stavi giocando come un pazzo poi è arrivato Lorenzo e sei diventato triste… Gabri forza Gabriele: Devis vuole giocare con Lorenzo… Devis: si ma…non gli ho fatto male a Gabriele Ins.: lo so Devis è che per Gabri è un po’ difficile accettare che tu sia diventato amico di Lorenzo. Viola: ma Devis può giocare con Lorenzo…siamo tutti amici qui Ins.: Gabri hai sentito che cosa ti ha detto Viola? Gabriele: ma io con chi gioco Viola: puoi giocare con noi Gabriele: ma voi fate i giochi da femmina Viola: vai a giocare con gli altri maschi Ins.: Aurora tu cosa fai quando tua sorella gioca con Viola? Aurora: io faccio un disegno Ins.: oppure? Carmen: gioca con me Ins.: oppure Alex: può leggere un libro Ins.: oppure Andrea: può fare niente 10 Concluso il momento delle attività i bambini possono giocare liberamente. Le modalità di approccio a questo momento sono state decise con i bambini con lunghe e faticose conversazioni che a volte sono sfociate in scambi di idee con toni molto accesi. Giocare per loro significava, specialmente nel periodo dopo l’inserimento, scatenarsi, correre, lanciare i giochi, rovesciare ogni contenitore ed urlare. I vari angoli sezione non venivano nemmeno presi in considerazione, tutto era disseminato ovunque. Secondo la nostra modalità ci siamo seduti in cerchio ed abbiamo affrontato l’argomento. Anche questo è stato un percorso di crescita che ha richiesto molto tempo per far capire loro che ogni gioco ha le sue regole e devono essere rispettate. Ci sono stati buoni miglioramenti ma ancora oggi si sente l’esigenza di “ricordare” le regole. Quando la situazione diventa caotica, tutto si ferma, ci si rimette a sedere tutti insieme e si continua a parlare. Mantenendo nella quotidianità il momento di gioco libero, le relazioni amicali tra i bambini si sono modificate significativamente. Questo perché hanno avuto la libertà di sperimentarsi insieme e di scoprire che più il gruppo è numeroso più il gioco è interessante. Dall’inizio dell’anno, in modo particolare con i bambini di 4 anni, si è passati da coppie di amici ad un gruppo di 3/4. Certo, questo ha reso i giochi più intriganti ma ha anche reso più complesso il modo di interagire. Sono così nate invidie tra di loro, litigi, discussioni e alcuni bambini sono entrati in crisi perché il loro amico del cuore aveva scoperto che era piacevole giocare anche con gli altri. Come sempre ne abbiamo parlato. Non è stato semplice per alcuni di loro accettare di condividere con altri l’amico preferito. Pagina 11 Ins.: Mattia secondo te che può fare? Mattia: cerca un altro amico Ins.: ma Aurora, Viola e Sofia potrebbero giocare insieme? Tutti: siiiii Ins.: Lorenzo, Devis e Gabriele potrebbero giocare insieme? Tutti: siiii Ins.: Gabri tu che dici? Gabriele: ma loro non mi volevano Lorenzo: non c’era posto per lui Ins.: era un gioco solo per voi due? Lorenzo: si Ins.: in questo caso come si fa? Viola: vai a fare un piccolo gioco con un altro amico e poi quando hanno finito torni con loro Ins.: Viola questa è un’ ottima idea Devis: ma io ce l’ho detto Ins.: e quando voi bimbi vedete che Gabri è solo e triste in un angolo che cosa potete fare? Aurora: darci un bacino Alex: darci una carezza Sofia: ci dico vieni a fare un disegno con me? Ramon: vieni a fare le torri (costruzioni) con me? Pagina La preparazione al momento del pranzo inizia subito dopo il riordino della sezione. Anche questo momento è stato gestito in modo il più possibile autonomo dai bambini. Nella fase dell’inserimento, in modo particolare con i più piccoli, l’aiuto dell’adulto era fondamentale, come era importante regolare l’andare in bagno. Man mano che passavano i mesi, i bambini sono stati spronati al fare, alla libertà di andare in bagno secondo le loro esigenze fisiche. L’adulto, in modo particolare i collaboratori scolastici, è passato in secondo piano svolgendo solo il ruolo da regista, rendendo ai bambini il compito di non trascurare la cura e l’igiene personale. Anche in questo caso la metodologia è quella del “piccolo gruppo”e la preparazione diventa così un momento intimo, sereno e rilassato. Nel frattempo il “grande gruppo” è gestito dalle insegnanti che lo intrattengono leggendo una favola, cantando canzoni… Poi tutti a tavola. La scuola è fornita di una cucina interna gestita da 3 dipendenti comunali. Loro si occupano della preparazione del pranzo (anche colazione e merenda) seguendo tutte le esigenze dei bambini e degli adulti. Infatti la nostra scuola è frequentata da bambini di religione diversa che hanno esigenze alimentari particolari. Come insegnanti pensiamo che sia importante sottolineare questa differenza all’intera sezione in quanto, una caratteristica individuale che insieme a tante altre rendono una persona unica. Anche il momento del pranzo si è modificato col passare dei mesi, rendendo sempre di più autonomi e protagonisti i bambini. Tratterò più precisamente dell’organizzazione del pranzo nel paragrafo dedicato alla programmazione. Finito di pranzare alcuni bambini concludono la loro giornata a scuola. All’inizio dell’anno molti genitori ci avevano informato che la loro intenzione era quella di far frequentare i figli per poche ore al giorno, portandoli a pranzo a casa. Come insegnanti, abbiamo iniziato quindi una vera e propria “opera di convincimento” sottolineando quotidianamente quanto sia importante vivere l’intera giornata scolastica sia per rendere la sezione gruppo ma anche perché ogni momento è ricco di esperienze e di condivisioni che rendono il bambino emotivamente più forte ed autonomo. Abbiamo chiesto ai genitori di avere fiducia in noi insegnanti ma anche nelle potenzialità dei bimbi che stavano per affrontare una situazione nuova. In questo caso il compito degli genitori era quello di non assecondare paure ed ansie ma di comportarsi da adulti decidendo quello che è meglio per i loro figli. Abbiamo spiegato loro che il messaggio più positivo da trasmettere era quello di parlare con i bambini spronandoli a provare a rimanere a pranzo, a rimanere nel pomeriggio vivendo questa esperienza non come momenti tolti alla famiglia, ma come esperienze positive vissute con i coetanei. Già a fine marzo, i risultati “della nostra battaglia” sono stati estremamente positivi: tutti e 26 rimangono a pranzo e 22 rimangono fino alle 16.30. Devo dire che è stato faticoso. Cercare di parlare di scuola con l’utenza, far nascere negli adulti una cultura di scuola vissuta in tutti i suoi aspetti, come un ambiente progettato per bambini in cui esprimersi e crescere insieme a coetanei ed adulti. Abbiamo però incontrato un’utenza che si è fatta conquistare facilmente dalle nostre parole. Le persone ci hanno affidato i loro figli con un po’ di titubanza all’inizio, ma poi si sono rilassate e hanno condiviso con noi il loro percorso di crescita. Per me questa è stata una esperienza nuova. Ero già abituata a parlare con i genitori di quanto la scuola dell’infanzia fosse importante per la crescita dei loro figli, ma parte di questo percorso era stato già svolto ed affrontato al nido. La maggior parte dell’utenza incontrata nella mia carriera lavorativa aveva optato per questa esperienza, chi per necessità chi per scelta. Arrivata a Castel d’Aiano noi insegnanti, abbiamo dovuto fare un passo indietro aiutando gli adulti a lasciare andare i loro figli, a “tagliare quel 12 IL MOMENTO DEL PRANZO Pagina 13 cordone ombelicale” che li teneva ancora legati. I primi ad essere stupiti dei cambiamenti dei bimbi sono stati proprio i genitori e non sono state rare le volte in cui, sbalorditi, hanno scoperto i loro figli più grandi, autonomi, con più voglia di fare e provare. Hanno visto i bimbi con occhi diversi e, scoprendo le loro potenzialità, hanno dato loro fiducia e li hanno spronati ad agire e crescere. IL MOMENTO DEL SONNO Pagina Ins: tutti a sedere sulle panchine perché dobbiamo discutere di una cosa. Viola ha dato un pugno a Nicolas! Che cosa è successo Viola? 14 Il momento del sonno è tra i momenti più complicati e delicati da gestire. Non è facile, infatti, per i bambini in fase di inserimento rilassarsi a tal punto da addormentarsi. Ogni bambino a casa ha le sue abitudini, spesso si addormentano con il contatto fisico di un adulto vicino. C’è chi arriccia i capelli di mamma, chi si addormenta in braccio, chi tocca l’orecchio…In questo caso è stata spiegata all’utenza l’importanza del momento del sonno, perché rappresenta uno stare insieme diverso, lontano dai giochi scatenati e dalle attività, un’intimità tra i bambini basata sull’aiutarsi, sulla calma, sul rilassamento e sulla tranquillità. Fin dai primi giorni in sezione abbiamo spronato i bambini ad essere il più autonomi possibile sfruttando anche gli amici più grandi. E’, infatti, compito loro aiutare i più piccoli a mettere e togliere le scarpe, accompagnarli in sezione a prendere pupazzi, ciucci e biberon, dargli la mano e coccolarli nel momento dell’addormentamento. Penso che questa sia una strategia che aiuti l’inserimento proprio perché entra in gioco quel linguaggio infantile che solo i bambini comprendono. Al tempo stesso cresce sempre di più il sentirsi parte di un gruppo, l’ essere importante per gli amici e il prendersi cura di loro. Per rendere sempre piacevole ed alto il livello di serenità, in sezione abbiamo escogitato giochi e momenti che, rientrando in questa routine, ci hanno poi accompagnato per tutto l’anno. Quella più cara ai bambini è la caramella che noi diamo prima di addormentarsi per aiutarli a fare “dolci sogni”. L’autonomia è totale anche nel momento in cui loro si svegliano. Come insegnanti ci teniamo a sottolineare che le abitudini che i bambini hanno a casa sono state rispettate (nel limite del possibile) accettando a scuola i vari oggetti transazionali. Penso sia importante sottolineare che, oltre ad accettare gli oggetti cari per i bambini nel momento del sonno, noi abbiamo lasciato che i bimbi portassero a scuola anche i giochi. Questo perché pensiamo sia giusto portare “un piccolo pezzetto di casa” da condividere e mostrare agli amici. Questo dà a noi insegnanti l’opportunità di affrontare e tenere monitorate tutte quelle dinamiche relazionali che prendono in considerazione il prestare i propri giochi e condividerli con gli amici. Abbiamo affrontato questo argomento con i genitori durante l’assemblea prima ancora che i bambini venissero inseriti. Abbiamo spiegato loro quanto è importante che i loro figli sperimentino ed imparino a gestire le relazioni e a controllare tutti quei comportamenti che scatenano in loro l’aggressività. I giochi personali attraggono fortemente gli amici, fanno capire loro che essere gruppo significa avere interessi in comune e sono un grande aiuto per avvicinare un bambino all’altro. Ma per ottenere tutto questo noi insegnanti avevamo bisogno della complicità dei genitori. Abbiamo sottolineato che è compito e responsabilità dei bambini prendersi cura del proprio gioco e che nel caso in cui fosse andato perso la discussione a casa si sarebbe dovuta focalizzare sull’impegno del bimbo nei confronti del gioco. Abbiamo deciso insieme che i giochi personali vanno prestati anche agli amici e che questo doveva essere fonte di discussione sia a casa che a scuola ed eravamo tutti concordi che dovevamo lasciare liberi i bambini di gestire queste situazioni rendendoli sia protagonisti che responsabili. Come insegnanti siamo molto sereni nell’affermare che non ci sono mai stati problemi nella gestione quotidiana dei giochi personali sia da parte dei bambini che da parte degli adulti anzi alcuni avvenimenti hanno reso discussioni molto interessanti. Viola: volevo la mammina! Ins.: Viola questo non centra niente! Perché hai dato un pugno a Nicolas? Viola: mi voleva prendere il pupazzetto Ins.: Nicolas glielo hai strappato dalle mani, il pupazzetto? Nicolas: no, ho usato le parole le ho detto:”per piacere posso vedere il tuo pupazzetto”? Ins: Viola lui è stato gentile, te lo ha chiesto con gentilezza Viola: lui lo ha toccato ed io gli ho dato un pugno Ins: ragazzi che cosa succede quando un amico vi chiede di vedere il vostro gioco? Aurora: si presta Ins: che cosa vuol dire che si presta? Nicolas: darlo Michela: che si dà Aurora: che glielo si fa vedere Ins.: io penso che sia normale che se un bambino porta a scuola un gioco anche gli altri amici lo vogliono vedere e ci vogliono giocare. Nicolas, tu che cosa volevi fare col cagnolino di Viola? Nicolas: volevo giocarci per terra Viola: no che poi si sporca! Mattia: poi mamma lava in lavatrice Ins.: Viola sei sicura che sia per questo motivo? Viola: volevo giocarci io Ins.: brava, è che volevi giocarci tu! E c’era bisogno di fargli male? Che cosa potevi usare? Viola: le parole Ins.: e quali erano le parole giuste da dire? Viola: te lo faccio vedere tra un po’, ora ci gioco io! Ins.: brava Viola! Ragazzi bisogna però che ce lo ricordiamo che non si usano le botte ma… Tutti: le parole Ins.: e ricordiamoci anche che se portiamo i giochi a scuola vanno prestati Carmen: se no si lasciano nello zaino Cristiano: o a casa Pagina 15 La giornata a scuola si è quasi conclusa. I bimbi si svegliano ed insieme si va in sezione a fare merenda. Anche in questo caso i più grandi aiutano i più piccoli coccolandoli e mettendo loro le scarpe. Alcuni di loro hanno poi il compito di sistemare i pupazzi ed aiutare le collaboratrici a riordinare i lettini. Chi ha biberon, ciucci ed oggetti personali da riordinare li porta nello zaino o nel buchetto in tutta autonomia. Ogni bambino sa quello che deve fare. Si fa merenda a sedere sulle panche. Se non ci sono cibi troppo impegnativi (tipo jogurt) si organizzano da soli, si servono e decidono loro la quantità a seconda della fame che hanno. Alla spicciolata arrivano i genitori e pian piano si inizia a preparare i bambini che vanno in pulmino. L’INSERIMENTO Pagina Gabriele entra in sezione e vede l’insegnante che prepara tante tonalità di colori a tempera. Si avvicina:… “Che cosa facciamo oggi con tutti questi colori?”. Ins.: ci è venuta un’ idea meravigliosa per carnevale Gabriele: Ma noi facciamo sempre cose bellissime, l’ho detto anche a mamma e papà. 16 La sezione è composta da 26 bambini di età eterogenea. 9 bambini di 4 anni frequentavano già, i rimanenti sono stati inseriti durante l’anno scolastico corrente. La maggior parte degli inserimenti sono stati organizzati e conclusi nella prima parte dell’anno scolastico. E’ stato necessario un po’più di tempo per qualche famiglia con la quale sono stati indispensabili colloqui abbastanza frequenti per far capire che la scuola non è un luogo dove andare saltuariamente, che è necessario che diventi per i bambini un impegno importante da vivere in tutti i suoi aspetti, nella quotidianità. L’impegno più faticoso per noi insegnanti è stato convincere gli adulti a far frequentare regolarmente i bambini. Dopo un confronto, abbiamo deciso di impegnarci fortemente per combattere questa sorta di “dispersione scolastica” proprio perché noi reputiamo la scuola d’infanzia un passaggio fondamentale nella vita dei bambini. Ci siamo rese disponibili per colloqui, abbiamo contattato telefonicamente più volte le famiglie facendole sentire importanti e sottolineando che noi come insegnanti ed i bimbi come amici li aspettavamo a scuola. Ci siamo interessati a loro ed alla fine le abbiamo convinte. A gennaio abbiamo inserito l’ultimo anticipatario, un bambino che compie 3 anni a fine Marzo. Noi non riteniamo questa esperienza del tutto positiva in quanto abbiamo osservato le difficoltà del bimbo nell’inserirsi in un gruppo già formato, con regole già stabilite che lui non ha condiviso, con una programmazione in cui non è stato inserito fin dall’inizio e che non gli appartiene. Come insegnanti abbiamo cercato, rendendoci disponibili a colloqui supplementari, di sostenere la famiglia esattamente come abbiamo fatto con le altre a settembre, ma reputiamo fondamentale che ci sia condivisione tra genitori durante l’inserimento per diventare gruppo. Io penso che questa ultima famiglia si sia sentita un po’ più “sola”delle altre. L’inserimento è iniziato prima che i bambini cominciassero a frequentare. Con la collega, appena entrate in sezione abbiamo cercato di porre la nostra attenzione sull’organizzazione dell’ambiente che è un aiuto prezioso e fondamentale per invogliare bambini ed adulti ad “affezionarsi” alla scuola. Abbiamo cercato di creare un ambiente accogliente, interessante, motivante che, lasciando il bambino libero di sperimentare, di giocare, di organizzarsi e progettare lasciando traccia di sè, lo invogliasse a tornare anche il giorno dopo con tanta voglia di fare. Abbiamo cercato di creare un ambiente che rendesse i bambini liberi di organizzarsi, di disporre dei propri oggetti personali, con spazi ed angoli personalizzati in cui riconoscersi e riconoscere gli amici. Il bambino, secondo noi, deve richiedere l’aiuto dell’adulto il meno possibile e deve poter escogitare tutte quelle strategie mentali per risolvere le difficoltà che incontra. Questo è possibile però se ha a sua disposizione un ambiente a misura di bambino. Nella scuola dello sviluppo dell’identità personale, del “sè e l’altro”, penso che le fotografie per riconoscere i propri spazi e quelli degli amici, siano un buon aiuto per rendere la scuola un ambiente dove il bambino si senta accolto, importante, autonomo nell’organizzazione del nuovo ambiente Pagina 17 Di tutte le parole che ho utilizzato quella a cui professionalmente sono più affezionata è “accogliete”. Un ambiente accogliente, una scuola accogliente, docenti accoglienti che si prendono carico dell’emotività, della fragilità e del cambiamento che primo distacco comporta in tutti i componenti del nucleo familiare. In una realtà come Castel d’Aiano, dove l’inserimento alla scuola dell’infanzia è per quasi tutti i bambini il primo distacco, il compito di sostenere a livello emotivo gli adulti diventa fondamentale, questo perché il bambino è sereno se gli adulti che lo circondano sono sereni, al contrario il bambino crolla se mamma e papà entrano in crisi. In questa situazione la professionalità delle insegnanti gioca un ruolo fondamentale: sono loro che con determinazione rassicurano gli adulti creando un rapporto di fiducia, di dialogo, di aiuto e scambio reciproco, valorizzando il ruolo genitoriale. I genitori sono chiamati a spronare, incoraggiare al fare, sostenere le crisi che i bambini hanno nei momenti di crescita e di cambiamento, ponendosi ai loro occhi come adulti competenti, forti, a cui appoggiarsi anche se assecondano le fragilità dei loro figli. Gli adulti devono crescere bambini liberi, curiosi, interessati e motivati. La difficoltà dell’inserimento non è inserire i bambini ma veri e propri nuclei famigliari. E’ importante ricavare momenti di dialogo in cui capire quali sono i dubbi, i timori degli adulti, e gli stati d’animo che non sempre hanno il coraggio di dire per paura di essere giudicati. Nostro compito è rassicurarli, motivarli in questo percorso e sottolineare che non sono soli e che le difficoltà si affrontano insieme. Accennavo a di quanto sia importante l’ambiente. In sezione fin dai primi giorni abbiamo cercato di rendere le routines un punto fermo della giornata. La colazione è stata proposta ai bambini cercando di invogliarli a trascorrere un po’ di tempo insieme, a sedere in cerchio per iniziare a conoscersi. Canzoni, giochi con i nomi, balli, tombola con le foto, sono tutte attività che aiutano il bambino ad accorgersi che è circondato da altri coetanei. In modo particolare l’attesa del proprio turno durante questi giochi, l’attesa di mettersi in gioco scegliendo un ballo o un canto ma anche il rispetto del tempo utilizzato dagli altri diventano momenti di crescita importanti. Ci si parla, ci si racconta, si iniziano quindi a stabilire le prime regole in comunità, a scandire i tempi ed a sottolineare che ogni momento richiede un determinato comportamento. Si iniziano a leggere favole e libri che richiedono silenzio, perché gli amici vogliono ascoltare, e si cerca di catturare al massimo la loro attenzione drammatizzando e giocando con i personaggi delle fiabe. Si scopre che forse le insegnanti hanno qualche cosa di bello da dire, di interessante da ascoltare e che può essere piacevole staccarsi per qualche momento dai giochi scatenati per scoprire nuove cose. Il momento più delicato di tutto l’inserimento è proprio questo, quando le insegnanti iniziano ad imporsi, quando si stabiliscono le prime regole, quando finisce la novità e si inizia ad essere una vera e propria scuola in cui non si gioca solamente. In questo momento l’attenzione delle insegnanti è concentrata sull’osservazione dei bimbi e sui loro momenti di crisi. E’ un periodo delicato, reso ancora più fragile dal fatto che non si è instaurato ancora un legame solido tra bambini e docenti per cui tutto deve essere svolto con delicatezza, cercando di rendere ancora più stimolante e motivante la scuola. Un grosso aiuto viene dalle attività. Sono proprio queste che, puntando sulla naturale curiosità dei bambini, li avvicinano a noi rendendoci interessanti, piacevoli. IL NOSTRO PROGETTO Abbiamo iniziato un percorso di crescita insieme ai bambini, per conoscerci, per stare insieme e per divertirci. Tale percorso è stato pensato e programmato per loro avvicinandoci a quelle che erano state le loro esperienze di vita piacevoli più recenti. Il nostro obiettivo è stato sia proporre una attività interessante e divertente che iniziare a personalizzare la sezione con oggetti creati dai bambini. LE SCATOLE DELLE VACANZE Finite le vacanze estive, abbiamo messo a disposizione dei bambini scatole di varie grandezze, colla, carta da giornale, tempere, materiale di recupero e tutto ciò che poteva servire per creare un nuovo gioco, che ricordasse un momento piacevole, particolare, emotivamente forte trascorso durante il periodo estivo. In sezione siamo partite con una piccola conversazione individuale chiedendo quale fosse stata la cosa più bella che i bambini avevano fatto, visto o incontrato durante il periodo estivo. ESEMPI DI CONVERSAZIONI Ins: Mattia dimmi qual è la cosa più bella che hai fatto quest’estate? Mattia: il bagno al mare in acqua Ins: e cosa c’era nell’acqua? Mattia: c’erano i pesci, erano sotto Ins: e tu cosa facevi? Mattia: nuotavo, andavo a fondo Ins: e come facevi a nuotare? Mattia: muovevo le mani e i piedi e l’acqua andava laggiù in fondo. Pagina Durante questo primo contatto, a noi insegnanti non interessava che le conversazioni fossero ricche di particolari. Era abbastanza normale che i bambini fossero titubanti nel parlare, chi per una questione di riservatezza con adulti che ancora non conoscevano, chi per la proprietà di linguaggio limitata. Quello che a noi premeva osservare era il loro modo di approcciarsi nei confronti di vari tipi di materiali, alcuni dei quali lasciano traccia nelle mani, sporcano, appiccicano, sono viscidi. Era interessante notare quanta fosse la voglia di provare, ma anche la titubanza. I bambini con l’atteggiamento sembravano dire:“posso sporcarmi davvero? Ma poi mi lavo vero?” La nostra sezione durante questa attività si è trasformata in un grande magazzino in cui ogni tipo di oggetto e materiale di recupero poteva dare loro uno spunto per progettare, modificare, ingrandire la loro scatola. Ed è proprio durante questa attività che il clima in sezione è tornato sereno, le crisi 18 Ins.: Viola raccontami una cosa bella successa in vacanza Viola: ho visto un giardino meraviglioso pieno di fiori colorati, era bellissimo. C’era tutta l’erbetta corta, corta. dell’inserimento sono quasi sparite. I bambini hanno iniziato a fidarsi di noi, ad essere coinvolti nella vita di sezione, a sentire la scuola come un ambiente in cui trovare traccia di sè e del proprio lavoro. Man mano che concludevano la loro scatola veniva coinvolta anche la famiglia. Chiedevamo infatti ai genitori che ci portassero giochi, oggetti anche da casa per addobbarla e renderla ancora più interessante e coinvolgente. Era chiaro che quello che i bambini ci avevano raccontato nella prima conversazione era stato un avvenimento particolare, qualche cosa che avevano visto o vissuto che li aveva colpiti molto e che probabilmente aveva suscitato emozioni particolari. Io penso che lavorare sulle emozioni fin da quando i bambini sono piccoli sia di fondamentale importanza perché li aiuta a dare un nome a ciò che provano, a riconoscerlo e a saperlo gestire. La rabbia, la paura, lo stupore, l’entusiasmo, la timidezza, l’esuberanza sono tutte sensazioni che appartengono ad ognuno di noi e che potrebbero in futuro rendere la vita relazionale più complicata se non vengono riconosciuti e gestiti. Accostare i colori agli stati d’animo significa, avvicinarli, poterli vedere nella realtà, dar loro un volto con i segni e, in una comunità in cui tutto viene discusso, trovare soluzioni con gli amici per poterli affrontare. E’ stato proprio questo il nostro percorso. Come insegnanti abbiamo cercato di far scavare il bambino nel proprio intimo, cercando emozioni e sentimenti che quella circostanza aveva suscitato. Abbiamo fatto dare un nome, un colore, un segno che liberamente loro hanno espresso in grandi fogli bianchi. Eravamo un po’ titubanti nell’affrontare subito all’inizio dell’anno un percorso così complicato. Sono fortemente convinta però che ogni cosa può essere proposta e credo inoltre che i bambini abbiano la capacità e le risorse per affrontare ogni sfida che viene loro lanciata. I più grandi hanno parlato di serenità, di paura, di libertà, di sensazioni piacevoli e a cui sono riusciti ad accostare un colore e dare un segno. Questo passaggio li aiuterà ad accostarsi al mondo simbolico convenzionale degli adulti comprendendo che si può esprimere un concetto anche con un simbolo. I più piccoli invece si sono basati su quella che era la realtà di quel momento, prendendo spunto dal movimento del mare, dal su e giù della barca, dalla velocità con cui si scende dallo scivolo, dal movimento di un gioco, accostando colori e tracciando segni con la loro esperienza hanno potuto escogitare strategie per affrontare l’attività proposta. Pagina Ins.: Lucia dimmi una cosa bella? Lucia: la mamma Ins.: che cosa fai di bello con la mamma Lucia: passeggiamo per mano, andiamo in tutti i posti Ins.: Questa è davvero una cosa bella! Come la disegniamo? Lucia: tante palle verdi Ins: verdi? Perché verdi Lucia: è il colore delle cose belle, delle belle passeggiate 19 Ins.: allora Viola che cosa abbiamo rappresentato nella tua scatola? Viola: era un giardino speciale, era il giardino della mia casa. E’ speciale perché ci sono dei fiori che profumano tanto di fiori. E’ buono il profumo dei fiori e la mia testa mi dice che mi piace quell’odore Ins.: a che cosa ti fa pensare? Viola: a un mondo bello, un mondo tutto profumato di fiori Ins.: che cosa ci fai in quel giardino tutto speciale? Viola: ci gioco con il pallone, con i giochi di casa ma la cosa più speciale è fare la lotta con papà. Pagina L’ambiente naturale circostante cambiava aspetto, le montagne iniziavano ad assumere tutti i colori caratteristici dell’autunno ed il nostro abbigliamento diventava sempre più pesante. La nostra necessità era di far vivere attivamente ai bambini questi cambiamenti, sottolineandoli, giocando con i colori e traendo dall’ambiente esterno lo spunto per incuriosirli su ciò che stava succedendo. Siamo così usciti in giardino ed abbiamo osservato i colori delle foglie degli alberi e come stava mutando aspetto la natura. In sezione abbiamo messo a disposizione dei bambini tempere, pennelli e fogli di carta. Abbiamo rifatto i colori tipici dell’autunno con le tempere e dato la consegna di creare segni nel foglio i cui colori dovevano essere vicini e non mischiati (campiture di colori). I bambini erano liberi di agire, di prendere confidenza con pennelli di varia misura e tempere, di gestire lo spazio nel foglio come volevano; erano liberi di fare ed organizzarsi. Una attività come questa trova la sua valenza dal momento che si inizia a creare le mescolanze dei colori. I bambini iniziano a capire, a vivere quella situazione magica per cui due colori diversi ne creano un altro e già in questo momento vengono coinvolti ed incuriositi. Le campiture di colori sono fondamentali perché insegnano ai bambini a rafforzare la fiducia in loro stessi e nelle loro capacità. Non è sempre facile riempire un foglio bianco senza una consegna vera e propria da parte dell’insegnante. I bambini dovevano organizzarsi da soli, scegliere il segno o i segni da tracciare, accostare i colori e utilizzare il pennello che ritenevano più idoneo. Conclusa la campitura i bambini hanno dato un titolo al loro lavoro, esprimendo le emozioni che il loro “quadro” suscitava. In giardino con i bambini abbiamo raccolto e portato in sezione un ramo di albero. Con le tempere abbiamo ricercato i colori di quel ramo e fatto il disegno dal vero, per aiutare i bambini ad accorgersi di tutte quelle caratteristiche che unite creano un oggetto, un ramo, un albero, un viso… In questo caso infatti, come insegnanti, abbiamo ritenuto importante sottolineare con i bambini le diversità che si trovano in natura, le caratteristiche dei diversi tipi di alberi e che ognuno di essi, anche della stessa specie, può avere delle differenze. Penso che fare emergere le differenze sia un compito fondamentale della scuola d’infanzia. Spesso i bambini sono inseriti in un mondo di fiabe e di cartoni animati che per avvicinarsi all’infanzia tende a rendere tutto simile, tutto giocoso, tutto una favola. Essendo un mondo estremamente accattivante, attrae fortemente i bambini distogliendo il loro sguardo da una realtà che già di per sè offre grandi opportunità di stupore, di magia e di fantasia. Non rientra nelle capacità innate dei bambini il soffermarsi sui particolari, il notare le differenze, le sfumature, le particolarità e le diversità. E’un’abilità che va sviluppata, va fatta nascere, crescere pian piano e coltivata giornalmente. Spesso in sezione abbiamo notato i nostri bimbi disegnare case con i tetti tutti rossi, o i capelli rappresentati non come fili ma come un 20 Devis: mi piace giocare con i trattori e le macchinine perché vanno forte, vanno fortissimo Ins.: i trattori vanno forte? E tu vai forte? Devis: quando corro vado fortissimo… Ins: e ti piace correre forte Devis: è bellissimo perché quando corro forte sento tutto il vento fresco che mi va nella faccia Ins: allora dobbiamo disegnare il vento e tu che corri… di che colore lo facciamo il vento Devis: verde Ins.: facciamo un verde solo o tanti? Devis: tanti perché ce ne sono tanti Ins: perché il verde? Devis: è un bel colore come… calmo 21 Pagina cerchio. Altre volte disegnavano il sole con gli occhi, il naso, la bocca e gli occhiali da sole. Non penso che questo sia negativo in un disegno spontaneo, ma penso che la scuola debba essere un filtro tra il mondo ovattato delle fiabe, dei cartoni animati e la realtà in cui loro vivono che accompagna i bambini ad accorgersi di ciò che gli sta intorno vivendolo attivamente. Penso che l’obiettivo principale del disegno dal vero sia estremamente alto da raggiungere e deve essere sempre allenato proprio per sviluppare la capacità di osservare, di guardare per poi porsi domande ed iniziare tutto quel percorso mentale per interpretare la realtà che circonda il bambino. L’escursione didattica effettuata a Costa di Dente ci ha introdotto nel mondo naturale di Castel d’Aiano. Costa di Dente è un agriturismo situato a qualche centinaia di metri dalla scuola in un ambiente totalmente protetto e privo di pericoli in cui sono presenti animali. Come insegnanti abbiamo scelto questa destinazione perché ricca di alberi di specie diverse, alcuni maestosi, altri estremamente esili, alcuni altissimi altri più bassi, alcuni secolari ed imponenti altri appena piantati. Abbiamo portato con noi fogli e matite e li abbiamo disegnati. Abbiamo notato che anche i tronchi hanno le loro particolarità e differenze. Alcuni hanno dei buchi, altri delle pance, alcuni sono marroni, altri grigi e verdi. Con i bambini abbiamo notato che le cortecce alcune volte sono ricoperte da muschio, altre no. Insieme ai bambini le abbiamo raccolte e portate a scuola. Anche i rami non sono tutti uguali. Alcuni puntano il cielo altri sono a terra, alcuni sono grossi altri sono sottili. Tornati a scuola i bambini hanno rielaborato i disegni fatti inserendoli nel nostro progetto di Natale. La sezione è stata addobbata con i prodotti dei bambini. Una scoperta fatta a Costa di Dente ha reso il nostro viaggio ancora più interessante. Abbiamo scoperto che esistono gli gnomi e che vivono dentro agli alberi. Abbiamo scoperto inoltre che sono ghiotti di biscotti ed in cambio ci hanno lascito caramelle. Vorrei illustrare il nostro progetto di Natale. Lo abbiamo chiamato “Insieme per crescere” per sottolineare il nostro viaggio e quanta importanza abbia la socialità e la relazione con gli altri nel nostro percorso di crescita. Un ambiente scuola sociale in cui tutto viene messo in discussione in gruppo, in cui la grande famiglia di scuola si forma pian piano conoscendo pregi e difetti di ognuno, caratteristica fondamentale su come stabilire le relazioni. Ho parlato della grande famiglia di scuola e per crearla bisognava conoscere i singoli nuclei famigliari. Come insegnanti abbiamo chiesto la collaborazione alle famiglie e sono stati proprio mamma e papà a raccontare di “loro”, della loro storia con parole, fotografie, disegni e tante emozioni. I genitori si sono presentati come adulti che si sono incontrati, innamorati ed hanno deciso di creare una famiglia aspettando i loro figli con tanto amore… “ poi finalmente sei arrivato, sei nato tu”. Ogni mattina durante l’appello veniva letta una storia di vita di un bambino rendendo lui e la sua famiglia protagonisti. I bambini erano emozionati, interessati, ed aspettavano questo momento con gran fervore. Era come se portassero un pezzetto di casa a scuola, come se le loro famiglie rientrassero nella nostra quotidianità. Le storie scritte da mamma e papà sono state poi inserite nei raccoglitori personali dei bambini. Ora anche la scuola e gli amici fanno parte della loro vita e stiamo scrivendo insieme la storia di questi bambini. Come insegnanti pensiamo che questo progetto abbia aiutato molto il gruppo sezione a diventare la “grande famiglia di scuola”. Parallelamente era nostro desiderio coinvolgere i genitori e farli entrare nel nostro mondo di sezione. Abbiamo così pensato di riprendere il nostro percorso di scuola e trasformarlo in una performance in cui i bambini, danzando, potevano rivivere il nostro viaggio insieme. Abbiamo scritto con loro la nostra storia di sezione partendo dall’inserimento, sottolineando le regole stabilite insieme, dando risalto a tutte le cose che abbiamo imparato e su che cosa significhi diventare grandi drammatizzando così il percorso da Settembre a Dicembre. Abbiamo coinvolto pure le mamme ed i papà ringraziandoli per averci aiutato e ogni bambino ha Pagina Ins.: guardate ragazzi che bel libro ci ha portato Chiara. In questo libro ci sono tutti i quadri di un pittore molto importante, si chiamava Van Gogh. Volevo farvi vedere questo quadro… Viola: è un cielo di notte, lo so perché ci sono le stelle e la luna Yara: sono quelle in giallo, c’è il giallo Michela: ce ne sono tanti di gialli Ins.: tanti, perché tanti? Ramon: alcuni sono più gialli Viola: altri sono meno gialli Ins.: volete dire che ci sono dei gialli più chiari e dei gialli più scuri. Ma come le ha disegnate Van Gogh le stelle Viola: ha fatto dei tondi, come delle palle e poi ci ha messo tanti gialli e poi anche del bianco Gabriele: poi le stelle non sono tutte uguali, ce ne sono di piccole e di grandi e poi c’è la luna che è fatta di tanti gialli e un po’ di arancione e ha tanto giallo luccicante intorno Ins.: Manuel, tu che mi dici del cielo Manuel: il cielo è blu Carmen: non c’è solo il blu ci sono tanti blu tipo chiaro poi scuro poi tanti altri Michela: Si tipo c’è il blu e poi vicino c’è l’azzurro, poi ci sono tanti blu blu e altri blu meno blu. Ins: e se noi dovessimo disegnare questo quadro che colori dobbiamo fare? Yara: tanti gialli Ins.: Mattia tu che dici, quali colori dobbiamo fare? Mattia: blu scuro, azzurro, poi blu scuro Ins.: Alex secondo te se noi abitassimo in questo quadro e andassimo a fare una passeggiata dovremmo portarci dietro l’ombrello? Alex: no, è una notte serena perché ci sono le stelle Manuel: non con i nuvoloni Yara: è un cielo contento tutto di stelle Cristiano: un cielo bello, pieno di lumini che fanno il girotondo in cielo Ins.: i lumini? Cristiano: si le stelle come i lumini Mattia: anche la luna fa la luce, è tutta lunga e ha tutto il giallo intorno Manuel: sai che mi piace Ins.: perché ti piace? Manuel: è tutto stellato, tutto colorato scuro…tanti blu 22 invitato un genitore a ballare il Valzer insieme a lui. Devo dire che questo è stato il momento più commovente per le famiglie. La festa di Natale è stata una verifica per testare il nostro rapporto con i bimbi. Nessuno ha pianto quando ha visto mamma e papà sugli spalti, sono stati tutti con noi insegnanti, perfino la bimba indiana inserita qualche settimana prima. In sezione abbiamo pensato di modificare completamente l’addobbo per respirare ancora di più l’atmosfera natalizia. Tenendo ben presente che gli alberi sono il punto fondamentale del nostro progetto, come insegnanti abbiamo scelto di mostrare ai bambini “La notte stellata di Van Gogh” e sentire che cosa loro pensassero di questo quadro. In sezione lo abbiamo osservato e discusso su come il pittore lo avesse dipinto, quali segni avesse tracciato col pennello e sulle emozioni che suscitava. Abbiamo osservato tutte le tonalità puntualizzando che da un colore si possono creare moltissime sfumature e che Van Gogh le accostava l’una vicina l’atra. Alex: anche il bianco Ins.: e guardate come ha dipinto Van Gogh, come ha fatto con il pennello? Viola: ha fatto tante righe di colori un po’ diversi un po’ uguali Ins.: ma i colori sono mischiati? Gabriele: noooo! Ha fatto come dici sempre tu, i colori che si danno i baci, vicini non che si mischiano Ins.: allora tante righe di colore vicini non che si mischiano! Ins.: bimbi sta arrivando il carnevale!!! Gabriele: il carnevale è quando io metto il vestito di Spiderman Pagina 23 Come ho già sottolineato gli alberi sono stati per lungo tempo il nostro argomento di studio creandoli, rappresentandoli con varie tecniche e modalità proprio per renderli sempre più familiari ai bambini, dando loro l’opportunità di scoprire sempre cose nuove. Abbiamo creato “La nostra foresta d’inverno” utilizzando semplicemente carta da pacco bianca e colla. I bambini avevano davanti un semplice foglio di cartoncino nero, un rotolone di carta da pacco bianca e colla vinavil. La consegna era quella di ricreare un albero strappando la carta ed incollando i vari pezzi. Questo, oltre ad aiutarci a rendere la nostra sezione ancora più natalizia, portava i bambini a compiere un ragionamento logico, matematico e spaziale non indifferente. Non sempre i bambini nelle rappresentazioni riescono a cogliere l’unità. Non sempre riescono a rappresentare gli oggetti nella loro interezza. Tante volte nelle conversazioni hanno raccontato che i rami sono attaccati al tronco, ma quando è stato il momento di rappresentarli nella concretezza, hanno trovato grande difficoltà. Per alcuni di loro è bastato farli riflettere, altri invece hanno continuato a rappresentare l’albero con i vari componenti staccati l’uno dall’altro. Anche l’organizzazione spaziale nel foglio ha creato qualche difficoltà. L’obiettivo era quello di portare il bambino a comprendere quanto sia importante la progettualità prima di affrontare una situazione. Intendo dire che si è cercato di fare ragionare i bambini su quello che volevano fare (un albero solo, una piccola foresta, un albero con un tronco grosso o piccolo, un albero con rami lunghi o corti…) prima di iniziare ad incollare la carta, in modo da aver ben presente quale fosse il proprio scopo finale. Reputo questo un obiettivo a lungo termine ed in questo caso il nostro ruolo non è stato solo da osservatore ma con ognuno di loro noi insegnanti abbiamo parlato, ragionato e dato suggerimenti, idee su come potevano organizzarsi e progettare il loro lavoro. Penso che la scuola d’infanzia possa essere un’ottima palestra in cui i bambini iniziano a comprendere che ogni situazione ha dietro di sé un progetto, un modo di organizzarsi e che in rari momenti il raggiungimento del proprio obiettivo è lasciato al caso. Naturalmente la mediazione di noi insegnanti in questo processo meta cognitivo è fondamentale. Rientrati dalle vacanze di Natale la priorità era quella di far ritrovare ai bambini quella serenità, quella voglia di fare e di venire a scuola con entusiasmo interrotta per le festività. Per questo sono state riprese quelle attività “sociali” che piacevano tanto ai bambini durante l’inserimento. Per qualche giorno le nostre giornate sono trascorse con musiche, balli, canti e giochi che hanno reso protagonisti i bambini. A Gennaio è stato inserito anche l’ultimo anticipatario di cui ho già parlato. E’ stato poi iniziato il percorso sul carnevale e sulle valenze educative e didattiche che ha nella scuola. Secondo noi insegnanti il carnevale significa mistero, colori, emozioni, voglia di essere un altro e giocare con tutto quello che questo comporta emotivamente. In sezione siamo partite chiedendo ai bambini che cosa fosse il carnevale per loro. Lorenzo: ci si mette tutti i costumi che hanno le persone Tutti: ci si traveste Ins.: ma secondo voi quali sono i colori di carnevale? Michela: sono tutti i colori con i brillantini come… le stelle Viola: ci sono tutti i colori dei pallini tondi e colorati che si buttano in aria e cadono per terra e dopo bisogna preparare una maschera Lorenzo: quando le persone vanno al carnevale hanno dei barattolini con dentro dell’acqua poi spingono il pulsante che spruzza dei fili colorati Nicolas: poi hanno un coriandolo che si soffia dentro e dopo esce tutto il filo colorato Ins.: avete ragione, i coriandoli e le stelle filanti sono una cosa divertentissima del carnevale ma secondo voi quali sono i colori del carnevale? Manuel: rosso perché è un colore allegro Viola: anche l’azzurro come il cielo e poi il viola che è un colore un po’ agitato come me Alex: nero perché i bimbi portano le mascherine nere Cristiano: grigio, bianco e nero come il mio vestito da pirata Michela: verde perché a me mi piace e io gli voglio bene al verde, verde come gli alberi e il prato dove i bimbi giocano Andrea: verde come una mascherina che va forte forte in mezzo alla strada Gabriele: rosso come il vestito di Spiderman Alex: si come quando ti metti il costume di Spiderman, tu assomigli a Spiderman. Viola: azzurro anche come il vestito della fata turchina Sofia: il rosso come i petali rossi che vanno nel cielo per fare una bella folata di festa Aurora: azzurro come il cielo, quando in cielo c’è molto sole che andiamo fuori a fare i giochi Devis: un po’ di bianco e rosso come le maschere Mattia: verde come una foglia dell’albero verde che cade per terra come i coriandoli Lucia: il rosa Annalisa: verde perché è un colore grande come un prato per fare i giochi Carmen: azzurro come il cielo quando mi vestivo da carnevale che c’era il sole Victor: rosa come tante mascherine Luca: giallo come una macchinina gialla che va veloce, veloce. Ramon: rosso, come una maglietta rossa che si mette per festeggiare il carnevale Nicolas: rosso, agitato veloce come gli aeroplani che fanno confusione come ad una festa di carnevale Viola: verde, viola, giallo azzurro, un arcobaleno di colori Ins.: Guardate un po’ questo quadro Viola: è tutto un colore Pagina 24 Come insegnanti abbiamo quindi cercato un quadro d’autore che avesse al suo interno tutti gli elementi di cui i bambini avevano parlato nella conversazione: colori, allegria, dinamicità, movimento… Abbiamo scelto un quadro di Balla “La lampada ad arco”che presenta a tutte queste caratteristiche ed ha un segno pittorico diverso da quello di Van Gogh, del quadro che già i bambini conoscevano, elemento fondamentale questo per sottolineare tante modalità di utilizzo del pennello. Carmen: li disegna vicini vicini i colori Michela: sembrano tante palline Viola: ci sono palline e righe Michela: è allegro perché è tutto colorato e vicino vicino Nicolas: assomiglia ad una festa di carnevale piena di colori Viola: come i coriandoli Nicolas: ha come tanti riccioli colorati vicini vicini Dopo l’osservazione si è passati all’attività laboratoriale. In sezione abbiamo preso le tempere, abbiamo ricreato i colori del carnevale citati dai bambini in tante tonalità differenti e mentre noi insegnati semplicemente li dosavamo i bambini li miscelavano ancora una volta stupiti ed interessati. La sezione si era trasformata in un gran laboratorio con vasetti colorati ovunque sui tavoli e pennelli di ogni dimensione dentro ciascun contenitore. I bambini avevano a loro disposizione il libro in cui era rappresentato il quadro. Grazie a queste attività in grande gruppo e complesse, si è creato un rapporto speciale tra i bimbi ed i collaboratori. Chiaramente creare un pannello ampio non è semplice. Di solito si utilizzano 4 bristol (cartoncini) grandi e la sezione viene completamente invasa da bambini che autonomamente cercano i colori che più prediligono per dipingere. La loro attenzione dopo un po’ inizia a vacillare, anche se sarebbe opportuno concludere l’attività nella stessa giornata. Il personale ata, che ci ha sempre accolti col sorriso anche quando ha trovato la sezione in disordine ha escogitato un gioco con i bambini che rende i momenti di stanchezza in momenti divertenti. Noi insegnanti abbiamo il ruolo di quelle che non devono aiutare perché i bimbi devono assolutamente lavorare da soli per essere autonomi, per diventare grandi, per sapersi concentrare mentre Chiara e Orianna (ATA) sono quelle che, quando la maestra non vede, si mettono all’opera con i bimbi e portano avanti il lavoro. E’ una complicità positiva che rende l’atmosfera in sezione familiare, rilassata e serena. Penso, inoltre che dia motivazione ed entusiasmo anche al resto del personale scolastico. Pagina Ins: abbiamo messi tutti i colori del carnevale… che cosa sembra il nostro quadro? Viola: un cielo, ci farei i giochi con papà Aurora: un arcobaleno, ci vorrei scivolare ed arrivare a casa Victor: mi sembrano dei giochi, io sono dentro e gioco con i giochi Leonardo: mi sembra un arcobaleno e lo mangerei Sofia: mi sembrano tanti fiori e li annaffierei con la mamma Annalisa: mi sembrano tanti pulcini che mangiano Federico: un quadro Alex: mi sembrano dei giochi ed io ci giocherei con le costruzioni Carmen: un quadro con dentro dei giochi, io giocherei con la Barbie Mattia: un arcobaleno e scivolerei giù fino alla mia casa Luca: mi sembrano tanti giochi, tante macchinine che scappano Michela: mi piace che ci sono i colori e vado a giocare lì con la mia mamma Ins.: chiudiamo gli occhi ed entriamo nel nostro quadro, in che luogo ci troviamo? Viola: voglio che diventi il nostro quadro dove possiamo giocare 25 Dopo aver dipinto il nostro quadro come Balla attacchiamo i 4 bristol uno vicino all’altro. Ci sediamo ad osservarlo… Carmen: fare tanti giochi Viola: correre e fare disegni Carmen: giocare con le macchinine Michela: possiamo fare un parco giochi dove noi giochiamo Viola: può diventare un parco dove leggiamo Carmen: lo facciamo diventare un parco giochi con l’altalena e lo scivolo Viola: con i bambini che si tengono per mano e fanno un girotondo Victor: ci mettiamo gli alberi Michela: tutti nell’erba Alex: ma a me piace che diventi un mare colorato Tutti gli altri: no vogliamo un parco per i giochi Alex: allora va bene Relativamente al progetto di carnevale, in sezione abbiamo seguito le tradizioni di Castel d’Aiano, andando a festeggiare “il martedì grasso” alla casa anziani e proponendo una piccola performance agli ospiti e portando un po’ di allegria. Questo ha dato a noi insegnanti l’opportunità di inserirci, di conoscere meglio alcune delle caratteristiche del territorio ed intrecciare una rete di rapporti che sicuramente ci darà spunti per creare progetti futuri. Quello che ci premeva evidenziare ai bambini con questa esperienza era il valore affettivo e la cultura che rappresentano gli anziani. Spesso i bambini avvertono solo la difficoltà che certe volte loro vivono non potendo più utilizzare totalmente le potenzialità del loro corpo. Quello che però non è immediatamente ovvio è la ricchezza delle esperienze che loro nella vita hanno vissuto, tutte le cose che possono insegnare e raccontare. Gli anziani sono come un grande libro dove leggere le storie di tempi passati e dai quali imparare assaporando quello che loro hanno appreso in una vita così lunga. Gli anziani sono presentati come una grande ricchezza, come continuità delle tradizioni e come raccordo tra il tempo passato e quello di oggi. Per seguire la nostra metodologia, ancora una volta, in sezione ci siamo messi in cerchio e ne abbiamo parlato tutti insieme… Pagina Lorenzo: perché si vogliono bene Mattia: perché stanno molto bene insieme, possono cucinare insieme Viola: mangiare insieme Alex: perché giocano insieme Ins.: giocare a cosa? Nicolas: con le mani Carmen: a tombola poi prendono insieme il caffè Viola: a ping pong Manuel: si aiutano quando hanno bisogno Andrea: scherzano Luca: perché sono come i bimbi e stanno bene insieme Ramon: così mangiano, bevono, bevono la birra, parlano e giocano a tomba 26 Bimbi giovedì 11 febbraio andiamo dai nonnini a festeggiare il carnevale. Sapete che cosa hanno fatto alcuni nonni di Castel d’Aiano? Hanno deciso di costruire una grande casa e chi vuole può andare ad abitarci. Così stanno tutti insieme tutti insieme! secondo voi come mai ? 27 Pagina Ins: a tombola? Ramon: sì a tomba, tombola Ins: Cos’è la tombola? Carmen: uno dice un numero e se c’è nel foglio poi lo copri Gabriele: che si aiutano quando hanno bisogno, quando si lavora Nicolas: leggono i libri e si mettono gli occhiali oppure ascoltano un altro che ci vede Annalisa: possono fare il girotondo Victor: vanno a ballare Lorenzo: parlano, fanno le chiacchere e fanno quello che vogliono; i nonni non possono fare i giochi perché sono vecchi e se non vedono cadono per terra Nicolas: giocano a carte Gabri: a briscola, a rubamazzo Cristiano: si trovano in un posto sopra la montagna, cucinano, mangiano e bevono il lambrusco Devis: i nonni lavorano con i vitelleni Nicolas: possono fare la pappa Gabri: la salsiccia, le lasagne, i tortellini Ins: come sono i nonnini? Viola: belli, gentili Carmen: hanno tanti anni Ins: a volte i nonnini cosa usano? Lollo: il bastone, una sedia con le ruote Carmen: la poltrona con le ruote perché fanno fatica a camminare Ins: Ma come sono le gambe dei nonnini? Cristiano: sono vecchie perché se lasci i giochi s’imbalzano Viola: le gambe dei nonni sono vecchie e fanno male Devis: sono gambe lente Ins: e quelle dei bimbi come sono? Tutti: veloci Ins: perché secondo voi i nonni sono vecchi? Lorenzo: perché è passato tanto tempo e alcuni sono vecchi… quelli vecchi vecchi stanno in cielo e poi gli altri no… i nonnini erano nonni giovani e adesso sono diventati vecchi perché é passato tanto tempo Ins: cosa vuol dire che è passato tanto tempo? Manuel: vuol dire che ora sono vecchi Ins: chi vive con i nonnini ? Cristiano: i dottori Viola: i dadi Mattia: le infermiere Ins.: e noi che cosa andiamo a fare? Viola: a fare festa, cantiamo e diciamo la poesia Ins.: secondo voi sono contenti? Carmen: si perché noi siamo bravi Nicolas: ci vogliono bene Viola: facciamo confusione Ins.: si ma non troppa Fa parte della tradizione di Castel d’Aiano festeggiare il “giovedì grasso” in Comune salutando il Sindaco e tutti i suoi collaboratori. I bambini, vestiti ognuno col suo abito da carnevale, si sono quindi recati in Comune e noi insegnanti abbiamo cercato di sottolineare l’importanza delle Istituzioni nella gestione della scuola e del paese. Il nostro obiettivo era quello di renderli partecipi durante la visita, preparando domande ed una lettera per aiutare il Sindaco a rendere il nostro paese un ambiente ancora più a dimensione di bambino creando uno spazio voluto e richiesto da loro. Pensiamo anche che fin da piccoli si debba comprendere che tutto quello che ci circonda, il vivere in un ambiente pulito, ordinato, il poter frequentare una scuola dove si sta bene e si imparano cose interessanti, è frutto di adulti che si impegnano profondamente a costruire un ambiente socialmente positivo, interessante e che stimoli le interazioni tra le persone che vi vivono. Pagina Caro Sindaco; siamo i bimbi della scuola dell’infanzia di Castel d’Aiano Noi a scuola stiamo bene perché ci sono i giochi, le costruzioni, Fausto, Elisa e Carmen in cucina che fanno una minestra buonissima, dipingiamo con le tempere e lavoriamo tanto perché così la nostra scuola diventa ancora più bella, piena di colori, piena delle nostre facce di bimbi felici. Siamo bravi a riordinare ma certe volte siamo anche un po’ birichini quando non ascoltiamo Valeria e Cinzia e allora loro ci mettono a sedere e parliamo molto seriamente perché loro dicono che è un modo per diventare ragazzi grandi che sanno pensare con la propria testa!!! Le volevamo dire che Castel d’Aiano è proprio un bel paese perché ci sono le montagne e cade tanta neve. A noi bimbi piace perché così facciamo i pupazzi di neve con il cappello, al posto degli occhi mettiamo i sassi, al posto del naso mettiamo una carota e la bocca la facciamo con un bel bastoncino. Poi facciamo gli angeli di neve, andiamo velocissimi sul bob e ci rotoliamo nella neve. Poi le persone di Castel d’Aiano sono belle e gentili, ci conosciamo quasi tutti. Loro lavorano nei 28 Ins.: bimbi sapete dove andiamo a festeggiare giovedì grasso tutti vestiti da carnevale? Andiamo dal Sindaco e da tutti i signori che lavorano in Comune Aurora: come la mia mamma Ins.: ma voi lo sapete chi è il sindaco? Manuel: è il signore che vende le medicine Cristiano: ci compra i giochi, i trattori per il giardino Carmen: i giochi che noi abbiamo a casa lui ce li compera per la scuola Ins.: lui in Comune prende decisioni importanti su Castel d’Aiano e ci sono dei signori che lo aiutano che si chiamano assessori. Tutti insieme lavorano per rendere il nostro paese bello, pulito, pieno di negozi, dove le persone sono felici e vivono bene Viola: io gli assessori li conosco! Sono quelli che vanno su e giù fino al tetto così uno non si stanca a fare le scale Ins.: quelli sono gli ascensori, gli assessori invece sono persone che aiutano il Sindaco a decidere come rendere ancora più bello Castel d’Aiano e la nostra scuola. Gli scriviamo una lettera così diventiamo dei” piccoli assessori” anche noi? Tutti: si!!! Ins.: come iniziamo? negozi… c’è il dottore che visita quando siamo ammalati, c’è la farmacia per le medicine, c’è il negozio di Gianni che cucina di tutto e di più e tutte cose buonissime, poi c’è il forno con pane e dolci e poi c’è il mercato dove compriamo tanti vestiti. Abbiamo proprio tutto! C’è il bar dove la mamma ed il papà bevono il caffè, ci comprano il gelato, le patatine e l’ovino Kinder! Siamo proprio fortunati! C’è una cosa che vorremmo però: un pezzo di terra dove piantare tanti semi diversi, le palette per scavare così poi nascono i fiori, i frutti e anche l’insalata. Poi ci serve l’acqua e poi dobbiamo aspettare tanto tanto tempo che le cose nascono! Signor Sindaco ci aiuta ad avere un pezzo di terra, le palette, i semi e l’acqua? Poi ci possono aiutare le mamme, i papà, i nonni ed i nonnini della casa anziani, l’Orianna, Chiara e le nostre maestre. Tutti possono venire a zappare e coltivare! Abbiamo anche deciso il nome: L’ORTO DI TUTTE LE PERSONE DI CASTEL D’AIANO!!! 29 i bimbi della sezione A Pagina Aspettiamo una sua risposta COMBATTERE LE STEREOTIPIE Pagina Osservando un gruppetto di bimbe alle quali piace molto disegnare a tavolino invece di cimentarsi in giochi movimentati, in sezione ci siamo accorte quanto fosse marcata la stereotipia nel segnare i tratti del viso. Gli occhi erano semplici palline, la bocca una riga, un’altra riga, ma collocata in posizione diversa, rappresentava il naso, i capelli assomigliavano ad un cappello, orecchie, ciglia e sopracciglia quasi inesistenti. Come insegnanti abbiamo quindi sentito la necessità di proporre ai bambini un percorso di studio sul viso in modo che lo osservassero e che si guardassero davanti allo specchio per rendersi conto che ogni singola componente ha una forma, una consistenza ed è collocata, nel nostro volto, in una posizione ben precisa. Per rappresentare graficamente il viso vogliono forme e segni che devono essere tracciati rimanendo aderenti il più possibile alla realtà scostandosi da immagini, a volte distorte, dei cartoni animati. In sezione abbiamo quindi pensato ad un percorso che, oltre ad essere costruttivo a livello cognitivo, fosse anche accattivante e pieno di emozione facendo lavorare i bambini in coppia. Il nostro viso, il volto degli amici, i colori del carnevale sono gli elementi fondamentali che ci hanno accompagnato verso una conoscenza più mirata e focalizzata della realtà. Avendo una sezione eterogenea, abbiamo pensato a due percorsi organizzando attività non del tutto simili. Abbiamo infatti proposto ai bambini più grandi di ricalcare sopra un lucido con un pennarello sottilissimo la propria foto chiedendo loro di stare il più attenti possibile ai particolari, alle forme, agli spessori e a tutti quei piccoli elementi a cui non sempre si presta attenzione. Alcuni bimbi hanno immediatamente ricalcato il naso (spesso solo parte delle narici), gli occhi, riproducendo la pupilla o la parte esterna senza prendere in considerazione ciglia e sopraciglia, la bocca come un insieme senza da due labbra. Insieme, in sezione, abbiamo cercato di puntare l’attenzione sui particolari, tenendo come punto di riferimento la loro fotografia riprodotta sul foglio e restando sempre concentrati sull’ immagine che lo specchio rimandava. Ogni attività relativa al volto è stata svolta davanti allo specchio in modo che i bambini potessero conoscersi, oltre che con gli occhi anche col tatto, per “sentire” le forme e gli spessori. I bambini si sono osservati, scoperti, controllavano dove fossero attaccati i capelli, toccavano gli occhi e sembrava quasi che controllassero se la loro immagine fotocopiata rappresentasse davvero la realtà. Successivamente in sezione abbiamo fotocopiato ed ingrandito le loro fotografie su fogli A3 per creare puzzle. Per i bambini più grandi noi insegnanti abbiamo tagliato le foto in modo più complesso, mentre per i più piccoli il taglio era più lineare. Il puzzle del loro volto doveva poi essere incollato liberamente dai bambini su fogli colorati con tempere . Questa attività, che sembra banale e che da alcuni bimbi più grandi è stata sottovalutata, ha creato non pochi problemi. A tutti quanti è stato consigliato di formare l’immagine prima di utilizzare la colla, ma non tutti hanno voluto seguire il consiglio. Sempre utilizzando lo specchio di sezione come punto di riferimento, alcuni di loro hanno iniziato il lavoro “perdendosi” nello spazio del foglio, incollando i pezzi in posizione non corretta o al rovescio. Non è stato subito chiaro a tutti che dovevano prendere un punto di riferimento nello specchio, guardarsi, partire da quello e poi ricostruire il puzzle. In una attività come questa, oltre a posizionare correttamente tutti gli elementi del viso, è molto forte anche la valenza logico-matematica, riuscire, cioè, ad organizzare il proprio lavoro in un determinato spazio ed in modo ordinato. Progettare un viso, infatti, significa seguire un ordine ben preciso, riconoscerlo, osservare, avere punti di riferimento ben precisi e sapersi organizzare seguendoli. 30 IL DISEGNO DEL VISO Pagina Ins.: di che colore lo vedi il tuo papà? Lorenzo: io il mio papà lo vedo tutto verde. Si perché così mi piace di più. Come quando giochiamo a palla insieme nel prato verde. Mi piace il verde, mi fa sentire sereno e buono Cristiano: io il mio papà lo vedo tutto arancione perché mi fa stare bene e mi viene da ridere. Il mio papà mi fa ridere quando faccio le carte al computer, con lui rido molto, rido tanto quando mi prende in giro e mi dice che sono brutto Michela: io il mio papà lo vedo tutto blu come quando vado in giro con il “quod” e mi diverto tanto. Con lui vado nel bosco e non si vede il cielo perché ci sono gli alberi alti alti. Aurora: io il mio papà lo vedo tutto rosa perché la pelle è tutta rosa e poi ha anche i pelini. Il colore rosa mi piace, mi fa sentire bene come quando io e il papà giochiamo con le costruzioni Manuel: lo vedo tutto grigio… perché ha il pigiama tutto grigio. Quando ha il pigiama grigio io dormo bene con lui la mamma e Mirco. Poi con lui rido quando guardo il video della recita… mi metto vicino a papà e sto proprio bene Mattia: il mio papà lo vedo tutto rosa. Mi piace quando coloriamo e lo vedo tutto rosa. Io mi sento bene perché lui fa le macchinine e io le coloro Devis: lo vedo tutto bianco il mio papà!!! Quando divento grande voglio lavorare con il mio papà poi andiamo dalle mucche e prendiamo tutto il latte Sofia: il mio papà lo vedo tutto giallo come quando si mette la maglia gialla e giochiamo con le costruzioni. Mi sento bene, felice quando gioco con papino Alex: io lo vedo tutto grigio come quando lavora con i colori. mi sento bene… anzi più bene! Gli voglio bene bene. Lo vedo grigio come il legno grigio che io ci salto sopra con il papà e facciamo tanti giochi Gabriele: rosso come le costruzioni che faccio con papà. Mi sento felice perché lui mi aiuta e insieme facciamo le costruzioni alte alte 31 In sezione abbiamo tagliato le fotografie ingrandite dei bambini in tre parti sezionando la parte alta, quella centrale e quella più bassa, che comprende la bocca ed il mento. Le varie parti poi sono state incollate in fogli A3. La consegna per i bimbi era quella di riempire il volto con le parti mancanti discriminandole da quelle presenti nella fotografia. Anche in questo caso è stato chiesto ai bimbi di guardarsi bene allo specchio, di disegnare tutti i particolari del viso, prestando attenzione ai segni, alle forme ed allo spessore. Concluso il disegno a matita, i bambini lo hanno poi ricalcato con un pennarello a punta finissima. Il ricalco è un’ attività per sviluppare la coordinazione oculomanuale, la concentrazione per ripassare ad un segno già fatto, cercando di essere più precisi e saper gestire la forza del proprio braccio durante il ricalco per non bucare il foglio. Anche la “festa del papà” rientra nella programmazione di sezione e diventa un momento di verifica per valutare se il nostro percorso di studio sul viso ha raggiunto gli obiettivi prefissati. Nei libri di vita, quando le famiglie hanno scritto le loro storie, hanno inserito delle foto. Abbiamo preso la foto di papà ed è stato richiesto al bambino di fare il ritratto. Come insegnanti abbiamo pensato di entrare in quelle parti intime del rapporto padre-figlio, aiutando i bimbi ad estrapolare ed esprimere le emozioni, le sensazioni, che provano quando sono con papà attraverso il colore. Pagina 32 Viola: quando faccio le cose belle con papà io lo vedo tutto rosso anche quando fa i disegni con le tempere con me. Lui si sporca ed io gli dico:” lavati”. E’ bellissimo perché lui mi fa compagnia e mi prende anche in braccio Lucia: lo vedo tutto rosso perché abbraccia sempre la mamma Ramon: io lo vedo tutto rosso come il mio cuore e come l’amore. Diventa tutto rosso quando ci diamo tanti bacini. Leonardo: io lo vedo tutto bianco come me! Lui gioca a prendermi a nascondiglio. Mi piace giocare con lui perché mi piace il mio papà! Jot: tutto verde. Bello papà Mirco: blu Nicolas: io il mio papà lo vedo giallo come il sole che è nel cielo… quando c’è il sole Mi piace tanto il mio papà, quando giochiamo con la corda, peschiamo i pesci e giochiamo a nascondino Andrea: io il mio papà lo vedo tutto nero, proprio come i suoi baffi! Sono felice quando andiamo da Andrea ed insieme compriamo i gormiti. Andiamo con la macchina poi mi prende in braccio e stiamo vicini Victor: mi piace quando a casa facciamo i miei giochi ed accendiamo il fuoco. Io gli passo la legna e sono felice perché dopo mi fa le coccole. Il mio papà lo vedo verde, come le coccole Abramo: io sto bene con lui quando lo aiuto a togliere la neve da casa. Abbiamo una paletta e io lo aiuto. Ero contento perché il mio papà voleva che lo aiutavo così possiamo stare bene insieme. Lo vedo tutto bianco come la neve Luca: io lo vedo tutto giallo il mio papà come il sole. Mi fa le coccole Yara: il mio papà lo vedo di tutti i colori. Mi piace quando andiamo nel dondolo, andiamo molto forte e ci teniamo stretti, stretti. Carmen: lo vedo di tutti i colori il mio papà. Noi disegniamo a casa e disegniamo la casetta e vorrei disegnare con lui degli alberi per fare una bella città. Federico: tutto verde il mio papà. Mi piace fare i disegni con lui. Annalisa: con il mio papà gioco con le formine e facciamo tanti giochi con il pongo. Stiamo vicini e ridiamo tanto. Il mio papà lo vedo tutto arancione. E’ un colore che mi piace tanto E’ stato interessante notare come, rispetto all’esperienza di inizio anno con le scatole di cartone, ancora più bimbi siano riusciti a scindere gli elementi della realtà quotidiana con i sentimenti che provano accostandogli un colore. Questo significa che è stato fatto un passo avanti nell’esprimere e riconoscere sentimenti ed emozioni in quanto alcuni bambini non hanno avuto bisogno di legare il colore ad un oggetto che gli ricordasse il papà in quel momento (Sofia: io il mio papà lo vedo tutto giallo come la maglietta gialla che mette quando gioca con me) ma hanno dato un colore a ciò che sentono, che percepiscono passando da un livello concreto ad uno più astratto. Questa attività verrà proposta anche per la festa della mamma e, più in generale con i bimbi per fare emergere le varie caratteristiche di ognuno. L’OSSERVAZIONE DEL MONDO INTORNO A NOI Pagina Ins.: guardate ragazzi che vi faccio vedere bene bene il quadro di un bell’ albero. Che cosa ne pensate? Ramon: è bello perché è pieno di rami e tutti i rami fanno un albero grande grande Manuel: assomiglia ad un nido degli uccellini, i rami vanno tutti vicini vicini Gabriele: a me piace il tronco, è lungo lungo, poi attaccati ci sono i rami che vanno fino al cielo, assomiglia ad un retino di rami perché sono uno dentro l’altro Cristiano: è un tronco con i rami, è un albero che vuole toccare il cielo, perché i rami vanno su su su fino al cielo Lorenzo: è un albero con tanti rami, alcuni sono corti, altri sono lunghi ma poi di solito quelli piccoli crescono. I rami stanno tutti attaccati al tronco. A me sembra come un ombrello tutto aperto Michela: a me piacciono i colori. Ha usato un po’ di marrone, il grigio scuro, il grigio chiaro e un po’ di bianco. Secondo me il pittore l’ha dipinto in inverno perché i rami non hanno le foglie ed il cielo è un po’ di grigio e un po’ di bianco Andrea: a me sembra che i rami dell’albero vanno fino al cielo, fino alle stelle Devis: sembra un albero triste perché è inverno. Il pittore con il pennello ha usato solo bianco, grigio e grigino. Poi poco poco marrone Victor: è grande, io vedo anche un po’ di nero Aurora: ha i rami che sono tutti diversi, alcuni sono grigi, altri neri, alcuni sono grandi altri sono stretti e vanno su su su su su su. Sofia: ha preso il pennello ed ha fatto delle righe nere, un po’ lunghe ed un po’ corte, fanno anche le curve Ins.: e queste righe che cosa sono diventate? Sofia: i rami che vanno tutti in cielo Mattia: è un albero grande grande, alto alto! A me sembra un albero pieno di neve, pieno di inverno Annalisa: mi piace tanto questo albero perché vorrei attaccarmi e dondolare, un albero altalena Mirco: è grande Luca: è grande, grande. Non ha le foglie ha tanti rami tutti che girano Jot: è grande Alex: ha i rami lunghi e corti. E’ bellissimo perché i rami vanno tutti uno dentro all’altro Con le tempere, in sezione, abbiamo riprodotto i colori. Prima però per dare un po’ di movimento alla base, per renderla dinamica e farli manipolare abbiamo utilizzato panno carta, colla e acqua. La base è stata colorata con i colori rappresentati nel quadro poi, una volta asciugata, i bambini hanno 33 Contemporaneamente, in sezione abbiamo fatto osservare ai bambini “L’albero” di Mondrian. Abbiamo scelto questo dipinto perché il tratto con cui il pittore l’ha eseguito è semplice, lineare e sono estremamente visibili i rami nella loro complessità. La tonalità è quella del grigio e si adatta perfettamente con il clima invernale e la natura che ci circonda. I rami nel dipinto rendono palese la loro complessità ed il loro intreccio. I bambini, sia per la loro statura ma anche perché spesso attratti dalla corteccia e dagli animali che ospita, non si fermano quasi mai ad osservarli nella loro interezza ed il loro modo di rappresentarli risulta stereotipato secondo il modello dei cartoni animati: la chioma verde con qualche rametto al suo interno. Abbiamo osservato il dipinto in sezione e tutti in cerchio ne abbiamo parlato. disegnato l’albero. Il quadro originale era sempre davanti a loro e la richiesta era di tenere ben presente come il pittore avesse disegnato i rami nella loro complessità. Rileggendo la conversazione, come insegnanti, abbiamo trovato molto interessante la frase di Annalisa: Annalisa: “mi piace tanto questo albero perché vorrei attaccarmi e dondolare, un albero altalena.” Questa frase ha dato a noi insegnanti lo spunto su come fare elaborare, dal punto di vista scientifico, l’albero di Mondrian. Il mondo degli adulti è ricco di simboli che spesso sintetizzano con un disegno frasi lunghe e complesse. Io penso che per passare al mondo simbolico, che è quello che porta i bambini alla scrittura, sia indispensabile invogliarli a creare simboli non convenzionali, disegni che sintetizzino il loro pensiero. Noi insegnanti abbiamo ingrandito il dipinto ed abbiamo posto ad ognuno di loro due domande: “che cosa vorresti fare su questo albero? In che cosa lo trasformiamo”? Pagina A fine marzo l’ambiente naturale che ci circonda inizia a cambiare, anche se molto lentamente. Iniziano però ad esserci belle giornate di sole e in sezione cogliamo l’occasione per prendere la nostra “borsina” ed uscire da scuola alla scoperta del bosco che ci circonda. La borsina non è altro che una borsetta con la tracolla cucita da una nonna. Ogni bambino ne ha una. Dentro c’è un blocchetto di fogli ed una matita. Abbiamo preso spunto dai grandi pittori impressionisti che non uscivano mai di casa senza avere una matita ed il loro monesquin, un quadernino in cui fare schizzi, non veri e propri disegni ma schizzi di tutte le cose interessanti, emotivamente forti che vedevano nella realtà che li circondava. Questo è il nostro obiettivo come insegnanti, aiutare il bambino a concentrarsi sulla realtà che lo circonda, disegnandola, scoprendone le caratteristiche e le diversità, utilizzando, e potenziando così anche la memoria visiva. Pensavamo di utilizzare tutto l’anno questa metodologia ma a causa del rigido inverno non è stato possibile. Devo dire, però, che i bambini si sono affezionati molto velocemente alla loro borsina anche perché li rende liberi di agire e autonomi nell’iniziare il loro disegno dal vero. Poi una volta finito, riordinano i loro “attrezzi del mestiere” pronti per scoprire e disegnare altre cose interessanti. Devo dire che la posizione della nostra scuola ci aiuta molto in quanto siamo immersi in un ambiente naturale che ha sulla classe un impatto emotivo molto forte. Siamo circondati da una grande varietà di alberi, alcuni bassi, altri maestosi e la natura con tutti i suoi colori e con tutte le sue tonalità si espande in tutte le direzioni. Non abbiamo bisogno di allontanarci, basta recarsi nella pineta nel recinto della scuola, o dietro la palestra per trovare cose interessanti: un maestoso salice piangente, un albero da frutto appena fiorito, un prato pieno di viole e margherite. Allora noi ci fermiamo, ne parliamo, osserviamo, tiriamo fuori matita e fogli, ci prendiamo il nostro tempo e li disegniamo portando un pezzo di bosco in sezione. 34 Lorenzo: io mi metterei a sedere a disegnare e mi piace questo poi lo porterei a casa mia e lo metto attaccato al muro. La mia mamma lo vede e gli piace. Il disegno mi ricorda l’albero. I rami sono bellissimi che vanno da tutte le parti. Quando voglio ricordare le cose uso gli occhi e le vedo… uso gli occhi per i miei ricordi. Sofia: con l’Aurora ci voglio fare i giochi. Andiamo sopra i rami con una palla e poi ce la lanciamo Mi piace perché così quando lancio la palla tocco il cielo. Faccio la palla che va da tutte le parti. Ramon: io ci salgo sopra, voglio andare fino in alto. Mi devo arrampicare. Io mi appoggio ai rami di legno e vado su fino al ramo più alto perché così sono felice, mi sembra di sognare e vedere tutto il mondo. Lo guardo con gli occhi. Disegno i piedi che mi portano fino a su. Mi servono per arrampicarmi. 35 Pagina Con la primavera è giunta l’ora di cambiare anche i prodotti dei bambini che “vestono” i pannelli in sezione, sostituendo il grigiore dell’inverno con i colori delicati, intensi, gentili variopinti che la natura ci propone. Tutto può essere scuola e conoscenza, anche un gesto gentile di una mamma che raccoglie alcuni mazzi di fiori nel suo giardino e ce li regala. Li guardiamo, li osserviamo, li annusiamo e con gran felicità dei bambini prendiamo le tempere e ricreiamo i colori: gialli, tanti verdi, tante tonalità del viola, bianchi e color panna, fiori grandi e fiorellini rosa piccolissimi. La nostra sezione si trasforma in un laboratorio per creare un giardino colorato. In ogni tavolo è presente un mazzo di fiori diverso. Ci lavorano 3 bambini avendo a disposizione tempere e pennelli di ogni grandezza. Cerchiamo di incanalare la loro attenzione sui piccoli particolari che il fiore ha (le sfumature presenti nel gambo e nel colore dei petali, la forma delle foglie…), disegnando però quello che i loro occhi vedono. Intendo dire che spesso i bambini, quando sono impegnati in una attività di disegno dal vero, si concentrano su una porzione di oggetto, quella che li attrae maggiormente enfatizzandola e ripetendola nel segno finché c’è spazio nel foglio. Quando si tratta poi di fiori, di alberi maestosi, di intrecci di rami, di oggetti che nel loro insieme creano un effetto ottico intenso, forte, esplosivo, come il salice piangente dietro la nostra scuola che in primavera assomiglia ad un serpente con le foglie un campo pieno di margherite che assomiglia ad una nuvola in un prato), i bambini ne selezionano la parte emotivamente è più forte e si concentrano su quella riproducendola con i segni. Grazie all’intercessione della collaboratrice scolastica Orianna anche la fioraia del paese ci ha regalato tanti fiori e la sezione si è mobilitata. Abbiamo portato i tavoli fuori in giardino, i bambini hanno trasportato tempere, pennelli, carta ed ogni cosa che dovevamo utilizzare e la nostra sezione è diventata l’area cortiliva esterna. Una “sezione senza muri” che dava a noi insegnanti l’opportunità di lavorare tenendo monitorati i vari gruppi ed ai bambini l’occasione di godersi una bella giornata di sole dopo un lungo e rigido inverno. Penso che i cambiamenti siano positivi. Come ho già sottolineato le routines sono l’orologio che aiuta i bambini a scandire i tempi della giornata. Ci sono però bambini che ogni volta che si modificano quelle che sono diventate le loro certezze entrano in crisi, perché pensano di essere incapaci di gestire ciò che non conoscono, di affrontare situazioni alle quali non sono abituati. Penso che una scuola d’ infanzia che cambia le sue abitudini, riconoscendo un valore al dinamismo ed alla capacità di sapersi organizzare in modo efficace, adeguandosi alle risorse e le novità che provengono dall’esterno, sia in grado di sviluppare il pensiero divergente che consiste nel riconoscere, potenziare, allenare la capacità di comprendere ciò che accade vedendone i diversi aspetti, osservandone le varie sfumature per trovare sempre soluzioni nuove. L’obbiettivo primario della nostra scuola è formare gli adulti del domani, in grado di vivere in un mondo che cambia continuamente, senza regole fisse, complesso e dove è necessario sapersi adattare alle diverse situazioni in modo rapido, organizzato ed efficace. Con la sezione abbiamo partecipato al progetto NINFEA, finalizzato all’educazione ambientale. Tramite il riciclaggio questo progetto insegna ai bambini che tutto si trasforma e li aiuta a creare giochi utilizzando materiali di recupero. Irene, l’esperta esterna, che ci è venuta a trovare a scuola, ha contattato noi maestre la settimana prima ed insieme abbiamo deciso come inserire il suo intervento nella nostra programmazione. E’ stato semplice capirci e trovare un punto di accordo. E’ stato semplice, insieme, organizzare una mattinata in giardino creando fiori con carta da giornale, colla, cartoncino e colori a dito. Il nostro obiettivo era quello di interessare i bambini su come ogni materiale di recupero possa avere una seconda vita e far loro comprendere quanto possa essere divertente creare giochi, utensili, portaoggetti utilizzando materiali riciclati che però possono essere personalizzati a seconda del progetto di ogni bambino. Irene inoltre ci ha regalato dei semi di 36 Pagina girasole e di viole, ci ha insegnato che per farli crescere dovevamo utilizzare terra, acqua e seminarli con un bel sorriso. Questo ci ha dato lo spunto per aprire un altro capitolo nella nostra programmazione: la semina. Con l’aiuto delle famiglie, che prontamente ci hanno regalato terra, semi, cassette di legno ed un grande innaffiatoio, abbiamo creato il nostro orto assecondando un interesse forte dei bambini. Sappiamo che questa è una loro necessità, che la loro curiosità e l’esperienza personale li porta verso questa direzione. Parlo di esperienza personale perché molti di loro impegnano il tempo passato con i nonni facendo giardinaggio ed occupandosi dell’orto di famiglia. Riprodotta in sezione, è una di quelle attività che fa nascere un forte senso del dovere nei bambini in quanto fa emerge la necessità di ricreare condizioni favorevoli e mantenerle nel tempo se no nulla può nascere da quei semi. L’annaffiatura è un loro compito, una loro responsabilità che deve essere espletata quotidianamente. Abbiamo seminato piante col fiore e verdure, chiedendo ai genitori di ricercare semi che crescessero abbastanza velocemente. Sempre di più i bambini erano curiosi di vedere che cosa fosse successo nelle nostre cassette. Ogni volta che si andava in giardino, prima di correre a giocare, quasi tutti si fermavano ad osservare se ci fossero stati cambiamenti. Il giorno che abbiamo seminato abbiamo chiesto ai bambini: Come facciamo a ricordarci che oggi abbiamo seminato?”. Con i bambini abbiamo deciso di segnare sul calendario il giorno della semina disegnandoci un fiore che rappresentava l’attività svolta. Dopo pranzo, in un bel pomeriggio di sole, la sezione è uscita in giardino: Alex: sono nasciute le piantine! I bambini sono andati a controllare ed in due delle nostre cassette iniziavano ad intravvedersi delle piccole piante Cristiano: siamo stati proprio bravi I bambini erano tutti molto compiaciuti del loro lavoro ed il giorno successivo abbiamo portato la nostra cassetta in sezione. Ci siamo messi in cerchio e ne abbiamo parlato, ripassando quali fossero stati i passaggi necessari per seminare Nell’ultima parte dell’anno scolastico, la possibilità di allargare la sezione senza muri diventa sempre maggiore. Il tepore della primavera ricambia continuamente l’ambiente esterno e gli alberi ed i prati si “vestono” di nuovi colori. Iniziano a sbocciare fiori che creano macchie di colore gialle, bianche e viola, nei prati, e, negli alberi, si formano le chiome con foglie di tanti verdi diversi. Come ho già sottolineato la fortuna di vivere immersi nella natura ci dà molti spunti per osservarla nei minimi particolari. Dietro la palestra, c’è un maestoso salice piangente con i rami che si intrecciano e creano giochi di forme, intersecandosi l’uno con l’altro. E’ stata proposta ai bambini una nuova attività sotto l’albero. I bambini hanno vissuto la nuova organizzazione ancora una volta da protagonisti. Chi ha portato fuori le tempere, chi il barattolo con i pennelli, chi i fogli, chi la macchina fotografica, chi i fazzoletti… Ognuno ha portato il suo “pezzettino di aiuto” e tutti siamo stati insieme per vivere una nuova esperienza. I bambini si sono collocati sotto la parte del salice che più li attraeva ed hanno iniziato a dipingerlo. Noi insegnanti abbiamo creato le tonalità di colori che ci chiedevano. Ogni bambino ha ricreato ciò che più lo colpiva: chi i rami con i suoi intrecci, chi il tronco, chi una pioggia di foglie. Quello che ci ha colpito non è stato tanto il prodotto finale dei bambini quanto la loro capacità organizzativa. Erano a sedere per terra, noi avevamo utilizzato per le tempere 6 piatti di plastica, dentro ad ognuno vi erano tanti pennelli di dimensione diverse. I piatti erano collocati davanti al tronco tutti in fila ed i bimbi dovevano alzarsi dalla loro postazione, prendere il pennello, dipingere e riportarlo nel piatto in cui lo avevano preso. Un’ operazione non semplice, se consideriamo che ha coinvolto una ventina di bambini che promuove il rispetto per l’altro, il saper aspettare il proprio turno e la capacità di modificare il proprio progetto per non perdere tempo. Si aggiunga anche la capacità di muoversi in uno spazio dispersivo e non conosciuto. I bambini si sono mostrati sereni, autonomi e motivati. Con la collega ci siamo limitati a far osservare le caratteristiche del salice piangente, ma per quanto riguarda l’organizzazione e la buona riuscita dell’attività il loro comportamento è stato determinante. Io sono fortemente convinta che ogni luogo possa diventare scuola; in ogni ambiente si può trovare un oggetto, una situazione che cattura l’attenzione e la curiosità dei bambini. Penso che situazioni diverse promuovano cultura, perché portano i bambini a porsi delle domande, a darsi risposte ed ad approfondire ciò che interessa loro chiedendo aiuto agli adulti. E’ in questo modo che costruiscono la loro conoscenza, mentre il ruolo dell’insegnante diventa fondamentale se è uno stimolo per creare i meccanismi di crescita personale. Il salice piangente è diventato velocemente parte della nostra sezione. I bambini ne parlano a casa con le famiglie descrivendolo e raccontando l’esperienza vissuta. Abbiamo pensato di renderlo parte integrante della sezione dedicandogli un’intera parete. Come ho già sottolineato, per noi è fondamentale enfatizzare le opere dei bambini rendendo la sezione estremamente dinamica nell’esporre i loro prodotti. Questo perché reputiamo importante che la mattina, quando entrano in sezione, possano trovare una loro traccia, un ambiente che parla di loro e del loro percorso, una “fatica” da mostrare orgogliosi a mamma e papà. Come abbiamo fatto per Natale e carnevale, anche per la primavera abbiamo cercato un’ opera d’arte che caratterizzasse il pannello centrale della sezione con un’ immagine significativa ed emozionante per i bambini. Abbiamo scelto un’ opera di Balla “Forme grido viva l’Italia” e ci siamo messi tutti a sedere sulle panchine e l’abbiamo osservata insieme. Abbiamo deciso che quell’opera poteva diventare il nostro giardino col salice piangente dove tutti i bambino potevano disegnare utilizzando le borsine. Abbiamo inoltre deciso che sarebbe stato pieno di fiori e di farfalle proprio perché un giardino di primavera. UNA GIORNATA INTERA A COSTA DI DENTE Pagina 37 A fine maggio la sezione ha trascorso una giornata a Costa di Dente, l’agriturismo che ormai è diventato un punto di riferimento importate per i bambini. Un’intera giornata fuori da scuola richiede una forte programmazione iniziata qualche giorno prima della escursione. Il nostro obiettivo era quello di ampliare la nostra “scuola senza muri” e portarla in un ambiente emotivamente importate.