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lady di ferro
Nicola Mendelsohn
A MiO MAritO
NON CHiEdONO COME FA
A LAvOrArE CON 4 FigLi
Le donne devono ribellarsi a chi impone di scegliere tra famiglia
e carriera, riflette la SUPER MANAGER DI FACEBOOK. Lei lo ha fatto...
di Marta Serafini foto di Giovanni Hänninen per Io donna
F
allire e ricominciare.
Aver paura e smettere
di averla, senza vergognarsi di averla avuta.
Non esitare a far sentire la propria voce. NicolaMendelsohn,45anni,
un passato nei colossi
del marketing e dal 2013 vicepresidente Emea
(Europa,MedioOrienteeAfrica)diFacebook,
non è il tipo che si tira indietro davanti alle sfide. Ma non è nemmeno il tipo che pensa di doverdareiltriplodiunuomoperaverelostesso
risultato. «Mi definisco con orgoglio una femminista» spiega a Io donna, mentre esibisce
un sorriso d’acciaio. Sede di Facebook, uffici
di Milano, Mendelsohn ha appena partecipato a una tavola rotonda con sei donne italiane
dell’imprenditoria, della politica, moda, cultura e scienza, organizzata dalla 27esima ora.
Ha scherzato e scambiato aneddoti. Ma quando si trova a rispondere alla domanda «Cosa
farestisenonavessipaura?»lasuavocediventa più decisa. «Prima di entrare in Facebook
non avevo mai cercato una risposta particolare. Ma poi mi sono detta: perché mi sono fermata davanti a un no?». L’ultima è stata quando ha annunciato al suo capo che aspettava il
terzo figlio, e chiedeva il permesso di maternità. «Mi ha risposto: quante altre volte dobbiamo avere questa conversazione? Ho avuto
paura di insistere anche se mi spettava di diritto. Non avrei dovuto».
Lei ha quattro figli (il primo è nato quando
aveva 25 anni), tre maschi e una femmina,
Nicola Mendelsohn, 45 anni,
vicepresidente di Facebook
per Europa, Medio Oriente, Africa.
Inglese, è sposata con il barone
Jonathan Mendelsohn e ha 4 figli.
i o d o n n a | 19 n o ve mbr e 2016
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“Quando guardo mia figlia
Gabi, vedo un’adolescente
che non ha bisogno
di sentirsi una principessa
per realizzarsi”
una carriera che l’ha portata a essere definita dal Telegraph la
donnapiùpotentedell’industriabritannicadeltech.Toccachiederglielo. Come fa a tenere insieme i pezzi?
Bisogna sapersi organizzare e fare i figli con il padre giusto. Per 16
anni ho lavorato quattro giorni alla settimana, non volevo perdermi un lavoro così importante come quello di madre. Quando mi
hanno offerto un posto a Facebook sapevo che avrei dovuto viaggiare molto, così ne ho discusso con mio marito. Le cose, nel frattempo,eranocambiate,iragazzieranodiventatigrandi(orahanno
19, 17, 15 e 11 anni). Così sono tornata a lavorare 5 giorni alla settimana. Ma sa cosa le dico? Anche mio marito ha 4 figli e nessuno
gli fa mai questa domanda…
Usa il cognome di suo marito, il barone Jonathan Mendelsohn,
lobbista britannico per i laburisti. Le piace che la chiamino Lady?
C’è un altro titolo che mi rende particolarmente orgogliosa. Nel
2015 sono stata nominata Commander of the Order of the British
zuCkerBerG e LA SFiDA DeLLA DiVerSiTy
Lo scorso luglio Facebook ha pubblicato il terzo Diversity Report, il rapporto
sulla composizione della sua forza lavoro. Per quanto riguarda le minoranze afro
americane e ispaniche, la situazione è rimasta invariata rispetto al 2014:
queste rappresentano rispettivamente il 2 e il 4 per cento del totale. La quota
femminile è salita leggermente, passando dal 31 per cento del 2014 al 33
del 2016, in media con il resto della Silicon valley (e, sempre in media con gli altri
colossi del tech, la percentuale si abbatte drasticamente al 17, quando
si parla di ruoli tecnici). I miglioramenti significativi si registrano per i ruoli più
alti, dove il 5 per cento è ispanico, il 9 afro americano e il 27 per cento
di sesso femminile. Per la prima volta a menlo Park è stata indicata anche
la quota di rappresentanza Lgbt. Il 7 per cento dello staff di Mark Zuckerberg
si identifica come gay, bisessuale, queer, transgender o asessuato.
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i o do nna | 1 9 novembre 2016
Empire. È un riconoscimento a tutto il mondo
creativo. Ecco, preferisco questo.
Cosadicealleragazzesenzaunlavorofissoe
senza aiuti: sono ancora costrette a scegliere
tra carriera e maternità?
Questa è una domanda molto personale. Ogni
donna deve valutare per sé. Ma se si guarda al
settore delle piccole-medie imprese, in Gran
Bretagna solo una su cinque è guidata da una
donna. Eppure più di un terzo delle donne desidera diventare imprenditrice. Se solo una
piccola parte riuscisse, significherebbe migliaia di posti di lavoro in più entro il 2020.
Troppe volte lasciamo che siano gli uomini a
rispondere. Dobbiamo imparare ad avere delle conversazioni dure, in cui rivendichiamo
il diritto di parlare liberamente e dire quello
che non funziona.
Chi sono i suoi mentori? Immagino Sheryl
Sandberg, numero due di Facebook, con cui
lavora a stretto contatto. Ce ne sono altri?
Assolutamente. Vengo da una famiglia di origini ebraiche. Mia madre aveva una ditta di
catering kosher, mia nonna aveva un negozio
di merceria. Essere imprenditrice fa parte del
mio dna. I modelli servono a ispirarsi e avere
più fiducia.
Le partecipanti alla tavola
In questi anni i sorotonda organizzata
cial network sono
da La 27esima ora.
diventati mezzi per
Da sinistra, Alberta
attaccare le donne
Ferretti, la presidente
(il Tribunale di Nadel consorzio Vero Volley
poli ha appena staAlessandra Marzari, la
bilito che Facebook
vicedirettrice del Corriere
Barbara Stefanelli,
avrebbe dovuto riNicola Mendelsohn, la
muovere i video di
presidente di Acea Catia
Tiziana Cantone,
Tomasetti, la deputata
che si era suicidata
Pd Lia Quartapelle, la
dopo la diffusione in
scrittrice Chiara Valerio.
rete dei suoi filmati
hard, ndr). Facebook è una compagnia
privata il cui scopo è il profitto ma ha anche
delle responsabilità enormi quando si parla
dihatespeech,cioèincitamentoall’odio.Come si bilanciano questi due aspetti?
Cerchiamo di rendere Facebook un posto piacevole dove stare per 1.8 miliardi di persone.
Sviluppare una cultura del rispetto e della
condivisione fa parte della nostra visione. Ma
è altrettanto evidente quanto il cambiamento culturale debba avvenire anche al di fuori
delle aziende. È un processo che deve andare
in parallelo.
Quando guarda sua figlia Gabi, 19 anni, cosa vede?
Una ragazza che non ha bisogno di sentirsi
una principessa per realizzarsi. Questo mi dà
un’enorme speranza per il futuro.
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