decanato di saronno carta di comunione per la missione del

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decanato di saronno carta di comunione per la missione del
DECANATO
DI
SARONNO
CARTA
DI COMUNIONE PER
LA
MISSIONE
DEL DECANATO
E
DELLE
AREE
OMOGENEE
La Carta di comunione per la missione nel nostro decanato di Saronno ha
privilegiato le aree omogenee secondo l’indicazione dell’Arcivescovo nella
lettera conclusiva della Visita pastorale
Con la precisa volontà di promuovere una tale pastorale d’insieme, mi
rivolgo ora alle diverse realtà che vengono delineandosi nella nuova
articolazione del decanato.
*
Incoraggio i presbiteri, le consacrate e i Consigli pastorali
parrocchiali che hanno dato vita alle tre aree omogenee che
interessano le parrocchie di Cislago, Gerenzano, Rovello, Turate e
Uboldo (Beato don Luigi Monza); le parrocchie di Caronno, Pertusella,
Solaro, Origgio e Villaggio Brollo (Card. Giovanni Colombo); le
parrocchie di Ceriano Laghetto, Cogliate, Cascina Nuova, Lazzate e
Misinto (Groane) ad individuare e condividere proposte comuni e a
verificarne l’attuazione e i risultati anche attraverso periodiche
riunioni congiunte dei Consigli pastorali parrocchiali.
*
Nella città di Saronno, dopo l’inevitabile fatica degli inizi, state
già raccogliendo i primi frutti del cammino pastorale unitario che
vede coinvolte le sei parrocchie della città.
E’ questo il primo passo che condurrà alla costituzione della Comunità pastorale che interesserà l’intera città.
Pertanto dopo un grande momento comunitario svoltosi nella giornata
aperta a tutti i consigli pastorali che, come ogni anno, si svolge l’ultima
domenica di novembre, abbiamo lavorato valorizzando il presbiterio e i
consigli pastorali delle aree omogenee.
PREMESSA
VIVERE LA MISSIONE,
AI CONFINI E AL CUORE
DELLA PASTORALE PARROCCHIALE
La missione è l’invito rivolto ad ogni persona ad entrare in
con Dio, lasciandosi coinvolgere nella gioia del Regno.
relazione di intimità
Il soggetto che genera la missione è Gesù Cristo, che “è risorto, non è qui. Vi
precede in Galilea”. Giorno dopo giorno, i discepoli avevano imparato a
conoscerlo; ora invece sono invitati a riconoscerlo: è il Gesù di prima, e allo stesso
tempo Egli ci viene incontro all’interno delle situazioni e degli incontri della nostra
vita. Per trovarlo, occorre non restare immobili, ma frequentare con
sincerità
e passione i luoghi nei quali gli nomini abitano, viaggiano e vivono. E’ una specie
di caccia al tesoro: il Gesù che conosciamo attraverso la Bibbia e la liturgia siamo
chiamati a riconoscerlo quando si presenta in incognito, come il viandante di
Emmaus. Di questo viaggio noi abbiamo la cartina: è il Vangelo, e ciò che la
Chiesa ci dice. La cartina però non è il viaggio: quest’ultimo non è scritto in
anticipo, presenterà delle biforcazioni, degli attraversamenti pericolosi, dei
passaggi al buio e dei panorami meravigliosi che si apriranno davanti agli occhi.
Nella religione dell’incarnazione, il Risorto si fa trovare dentro l’incontro tra le
persone.
Come un dono che non si può capire fino in fondo, ma si può accogliere e vivere,
noi siamo stati associati alla missione di Cristo risorto. Siamo portatori/portati
della/dalla Buona Notizia, insieme a tutti i cristiani, che nel battesimo sono
diventati irrevocabilmente una sola cosa con Cristo. Vengono in mente le parole
di Giovanni Paolo II, rispondendo ad un giornalista: “sento forte la responsabilità
di essere Vescovo di Roma, ma la cosa più importante che ho ricevuto è il
Battesimo: il diventare uno con Cristo, per sempre”. Non siamo i detentori di
qualcosa che altri non hanno: siamo i dispensatori di un dono, ma dentro
l’esperienza precedente e più grande di essere, insieme agli altri, i cercatori di
Gesù risorto.
Non vogliamo irrigidirci nel ruolo di chi deve donare o fare qualcosa, né
fissare gli altri in quello di chi riceve. Vogliamo vivere la grazia di un donare e
ricevere, in cui il Vangelo è ciò che circola tra di noi, ci unisce e ci trasforma a
immagine dell’amore di Dio.
Nessuno di noi ha potere sul luogo in cui nasce o rinasce la fede di una persona.
Ciò è solo un bene: ci libera da immaginari di conquista o riconquista, disinnesca
le assegnazioni rigide dei ruoli, impedisce di pensare alle persone disponendole
sui cerchi degradanti di un centro, delle sogli e delle periferie. Ci allena a
decentrarci da noi, per fare spazio, come figure geometriche concave, alla vita
degli altri e all’agire dello Spirito. Ci invita a guardare a noi stessi come ad uno
dei fuochi di un’ellisse: per disegnare la figura della carità di Cristo esso non può
pensarsi da solo, ma sempre insieme all’altro fuoco: l’altro, gli altri e l’Altro.
Ciò non toglie nulla all’esigenza di pianificare, di pensare con rigore, di elaborare
dei progetti intelligenti. Ci invita però a fare affidamento su dei fattori che non
possiamo dominare, e dei quali non possiamo misurare in anticipo gli effetti. Ci
invita a preparare bene tutto, avendo cura però che le parole decisive rimangano
quelle che pronuncia Dio, e l’azione decisiva quella del suo Spirito.
Vorremmo pensare e vivere l’evangelizzazione con un atteggiamento ricettivo,
quello dell’evento e della sorpresa. Lo stupore più grande consiste nel constatare
che l’evangelizzazione avviene certamente grazie a noi, ma anche senza di noi, e
perfino malgrado noi. In situazioni che un certo tipo di sguardo leggerebbe come
delle sconfitte, uno sguardo che parte da Gesù risorto inizia a riconoscere un
avvenimento di grazia., che decentra da sé e rilancia verso orizzonti più ampi.
Un modo per concretizzare questi pensieri consiste nell’unire l’accoglienza delle
persone nei luoghi tradizionali della comunità cristiana con l’esperienza
reciproca: esporci al rischio e alla grazia dell’essere accolti nei luoghi della gente.
Come Gesù, che si muoveva da un luogo all’altro facendosi ospitare, vogliamo
rinunciare alla posizione fissa di chi dà agli altri, per vivere l’esperienza di
chi ascolta e riceve: la vita di una famiglia, le conversazioni per strada, i ragazzi
in una classe scolastica, con il vocabolario della vita quotidiana di ciascuno di
quegli ambienti. In esso si snoda un tessuto connettivo di interessi, aspettative e
affetti che contiene di più di quanto si veda o si comprenda a prima vista.
Stare nei luoghi di tutti significa accettare una comunicazione di cui non
deteniamo la regia. Paolo ad Atene fece così, inserendosi nella conversazione di
chi viveva e comunicava in quel luogo. Egli non ha rivendicato prerogative
particolari; ha accettato le regole e i riferimenti delle persone, perché il Vangelo
potesse affiorare dal loro interno, e non cadere verticalmente.
Come Paolo, vorremmo apprezzare e valorizzare l’esistente della vita delle
persone, prima di proporre un possibile percorso. Perché il percorso non inizia
quando arriviamo noi: è già avviato, nella biografia delle persone e nella geografia
umana della città e dei nostri paesi.
Il primo annuncio non significa quindi anzitutto spiegare le cose da capo,
ma contribuire a creare un contesto nel quale sia possibile accorgersi della
presenza di Dio e del suo agire in nostro favore.
Quanto precede non riguarda solo i confini della pastorale ordinaria. Anzi, la sfida
più audace, e il percorso più sapiente, consiste forse proprio nel lasciare che
questa logica entri sempre di più nei nostri luoghi istituiti. Abbiamo bisogno di
aprire i nostri spazi di incontro a dinamiche di reciprocità della parola, in cui le
persone alternino l’ascolto di chi porta la responsabilità pastorale con la
possibilità di esprimere un parere, di raccontare di sé e di sentirsi parte di
un’avventura comune. Si tratta di aiutarci a vicenda a diventare soggetti di una
parola che intreccia il vissuto quotidiano e il dono della fede in Gesù, fino a farli
diventare una cosa sola.
Occorre uscire dal rapporto frontale, che vede le famiglie e i ragazzi come
richiedenti di una prestazione, e i catechisti come i suoi erogatori. Si tratta di
avviare delle dinamiche reciproche e partecipate, superando le gergalità, le
meccaniche burocratiche, le assegnazioni rigide dei ruoli. In un rapporto
fiducioso reciproco è più facile trovare le parole appropriate per dire una cosa
importante ad una persona. Il primo messaggio dell’evangelizzazione non passa
dalle parole; è l’interesse per le persone, la loro vita quotidiana, le loro fatiche e
gioie. La prima azione di un missionario, nei luoghi “interni” o “alla frontiera” ormai la distinzione conta sempre meno - è la stima e l’interesse per ciò che i suoi
interlocutori sono e stanno cercando.
Per questo occorre esercitarsi ad entrare in una conversazione già iniziata:
mescolarsi alle conversazioni degli uomini, interessarsi di ciò che li interessa,
poter parlare di cose comuni, lasciarsi interrogare. L’evangelizzatore non
interrompe ciò che è in corso: accetta volentieri il dialogo amichevole con
chiunque, a proposito di ciò che ha a che fare con la vita. Si dice qualche volta
che i nostri contemporanei siano indifferenti al discorso cristiano, ma l’inverso
non è altrettanto vero?
Le logiche della missione hanno a che fare sia con il cuore delle nostre pratiche
pastorali più radicate che con i loro confini inesplorati. Si tratta sempre di
lavorare con quella linea che separa il credente e il non credente, che non
riguarda due categorie di persone, ma attraversa ciascuno di noi. Presunti vicini e
presunti lontani, abbiamo in comune molto, a cominciare dalle resistenze ad
accogliere la buona Notizia del Regno.
Occorre renderci conto che, tutti, portiamo con noi delle rappresentazioni
bloccanti e tenaci, che il Vangelo che accogliamo aiuta ad evolvere con pazienza,
oppure si incarica di disinnescare con degli avvenimenti capaci di sorprenderci, o
anche di disarcionarci. Lontani, vicini, preti, laici: dobbiamo tutti prepararci a
disimparare alcuni modi di pensare e alcuni modi di fare, sapendo che diversi di
essi possiedono una forza di inerzia in grado di prevalere sulle migliori
dichiarazioni di intenti.
Oggi però non è che le persone non sappiano nulla del cristianesimo; al contrario,
pensano di saperne fin troppo. Il cristianesimo è considerato come qualcosa di
risaputo, e valutato come poco interessante, tanto da poterlo accantonare
senza avere la sensazione di perdere qualcosa di importante. Il cristianesimo
è visto da molti come il giradischi del nonno, o la lampada ad olio della nonna.
Hanno un valore affettivo, ma nessuno penserebbe di utilizzarli oggi: per oggi ci
sono altre cose. Un alone di antiquato circonda le cose della religione. Nella
società della fretta e dell’urgenza, il cristianesimo è visto come una fatica
aggiuntiva, della quale si può fare a meno. Al massimo, per non chiudersi
nessuna strada, lo si considera con l’atteggiamento di chi procrastina
continuamente: quando avrò più tempo, quando avrò finito questo e quello, mi
occuperò della mia fede. Così, la fede è sempre per dopo; ma come ci dicevano i
nostri saggi, il dopo “è amico del mai”.
La maggior parte delle volte, gli schemi acquisiti non vengono messi in movimento
da una spiegazione. Piuttosto, quando capita qualcosa di inatteso, che inizia. a
lavorare come un interrogativo: perché queste persone sono buone con me,
quando avrebbero tutti vantaggi a non interessarsi, o a fare il minimo? Le azioni
che portano ad interrogarsi sono quelle ispirate segnate dalla gratuità, dal dono
senza aspettativa di ritorno. Esse sono spesso in grado di muovere qualcosa,
dentro chi le riceve o le osserva.
Certi modi di agire hanno la capacità di rimettere in movimento delle certezze
stabilite, che mille spiegazioni e insegnamenti non sono stati in grado di scalfire.
Il modo migliore per dissipare le difficoltà e neutralizzare i preconcetti reciproci
consiste nel fare un tratto di cammino insieme, anche allontanandosi dai luoghi
nei quali esplicitamente si ascolta il vangelo, come avviene in Lc 24: Gesù si
affianca a due persone che se ne stanno tornando a casa, lontano da
Gerusalemme dove risuonerà l’annuncio degli apostoli. Quel gesto di pura
gratuità trasformerà la via della ritirata in un sentiero di scoperta.
Ci sono alcuni momenti privilegiati del percorso di vita: il fidanzamento, l’arrivo
di un figlio, l’arrivo in una comunità. L’accogliere le fasi di vita che si prestano
maggiormente ad un certo tipo di proposta, come l’incontro con le famiglie intorno
al battesimo dei figli, oppure i corsi di preparazione al matrimonio.
Ci sono i luoghi della geografia: le persone che si spostano, che arrivano in
particolare nei paesi, ormai cittadine, intorno a Saronno.
Annunciare il Vangelo dentro questa “bio-geografia” della vita delle persone,
dentro le dinamiche della società di oggi.
La proposta del Vangelo alcune volte “andrà male”. Ma da momenti che sembrano
falliti, lo Spirito fa nascere dei frutti: dopo il rifiuto subito ad Atene, alcuni che
all’inizio erano rimasti in silenzio si uniscono a Paolo; la conversione di Clemente
ad Alessandria avviene quando la folla vuole malmenare Barnaba, e lui lo sottrae
portandolo a casa., dove lo ascolta parlare della fede. L’apparente sconfitta
dell’evangelizzazione crea, insieme alla comunione con il rifiuto subito da Gesù,
lo spazio per la riflessione per le stesse persone che hanno pensato di rifiutarlo.
Chi vuole amare il Vangelo e il suo annuncio non deve perciò pretendere troppe
garanzie a propria difesa, né cercare protezione unicamente in luoghi e tempi
“istituzionali”. Deve sapersi sporgere un po’ più in là, essere un po’
“fraternamente sfrontato” nel proporre il Vangelo. Come genitori, catechisti o
sacerdoti proviamo a volte un certo imbarazzo nel vivere la testimonianza al di
fuori del quadro istituzionale dove la parola di fede è attesa e per ciò stesso
“protetta”. C’è il timore, parlando, di sentirsi infantili, scoprendo che all’inizio gli
unici riferimenti sono quelli di un catechismo lasciato tanti anni indietro, oppure
anche paternalisti, come se si volesse insegnare qualcosa a qualcuno. Ci si sente
come delle persone pretenziose, e ci si esime dal parlare, anche sulla base della
consapevolezza dei propri peccati. Un po’, questi atteggiamenti ci preservano da
possibili eccessi; se esagerati però, essi diventano la base di una modalità di
vita cristiana diffusa, che ha rinunciato a comunicare il vangelo, pensando
che per questo ci siano degli specialisti incaricati.
C’è invece una scoperta che possiamo fare insieme. Senza confonderci, perché
non siamo tutti uguali e non sono uguali i nostri ruoli. Ma passando
progressivamente da un rapporto frontale ad un rapporto a triangolo, in cui la
relazione viene guidata da un Terzo, colui che Agostino chiama il “maestro
interiore”. Lo stesso Agostino descrive così l’esperienza di novità che il viaggio
insieme ai nuovi arrivati può offrire a chi era già di casa da tempo:
Se noi siamo stanchi di dover ripetere sempre delle banalità fatte per dei
bambini piccoli, adattiamoci a questi con un amore fraterno, paterno e
materno: e quando saremo uniti ai loro cuori, ciò sembrerà nuovo anche a noi
[...]. Non è forse ciò che avviene quando facciamo visitare dei luoghi grandiosi
e belli a persone che non li avevano mai visti, sia in città sia in campagna,
davanti ai quali noi passavamo ormai senza nessun piacere, a forza di
vederli? Il nostro piacere non si rinnova forse nel piacere che essi vi traggono.
essi, da questa novità? E ciò tanto più, quanto più essi sono nostri amici
poiché più questo legame di amore ci assimila a loro, più ridiventa nuovo ai
nostri occhi ciò che era ‘invecchiato’.
OBIETTIVO COMUNE PER TUTTO IL DECANATO
Come obiettivo comune del decanato si è scelto di prestare particolare
attenzione alla Pastorale battesimale. Aiutati dalla preziosa riflessione di
Don Ugo Lorenzi abbiamo qui di seguito tracciato delle linee guida a cui fare
riferimento.
Riguardo alla pastorale battesimale, infatti, l’Arcivescovo insiste per
un’ampia accoglienza delle domande di battesimo, al fine di accompagnare
l’evoluzione e la crescita degli atteggiamenti dei genitori che le formulano. Ciò si
colloca in sintonia con la riflessione CEI che, ad es. in Il volto missionario delle
parrocchie in un mondo che cambia, maggio 2004, n. 6, leggono la richiesta dei
sacramenti come un’opportunità per mettere in atto una azione missionaria
nei confronti delle giovani famiglie, diverse delle quali si accostano alla Chiesa
solo in occasioni di questo tipo.
Le indicazioni dell’ Arcivescovo, che hanno a questo punto valore di criteriguida definitivi, si trovano nei numeri 26-30 della lettera pastorale Famiglia,
comunica la tua fede, 2007-2008.
Linee guida:
1. I primi contatti con le famiglie vanno inseriti in un orizzonte interpretativo
di grande apertura: “Se un papà e una mamma chiedono il battesimo per
un figlio, esprimono la convinzione di chiedere qualcosa di bello per il
proprio bambino” (Famiglia comunica la tua fede n. 26). C’è un partito
preso di accoglienza: “l’alternativa non è il rifiuto del Battesimo o un suo
differimento a chissà quando: l’alternativa è invece accogliere la domanda
sincera, anche se poco approfondita, dei genitori e farsi carico di un loro
accompagnamento prima e dopo il battesimo” (ibid.).
2. Ciò non significa derogare sui criteri di serietà della scelta del battesimo.
Rimane naturalmente necessario che il battesimo di un neonato sia
accompagnato dalla fondata speranza che il bambino sarà educato nella
fede. Se i genitori non si sentono di promettere nulla su questo versante, il
battesimo va tendenzialmente differito. Ma rispetto ad altre modalità di
vivere la pastorale battesimale, che tendono a chiedere in partenza un
impegno pieno, supportato da una adesione di fede, quella proposta
dall’arcivescovo opera un doppio spostamento:
-
-
i bambini vengono battezzati nella fede della Chiesa, di cui fanno
parte i genitori, il cui apporto è insostituibile, e le persone dell’équipe
di accompagnamento, che sostengono, secondo la fraternità e anche
la sussidiarietà cristiane, la loro azione.
ci si può interrogare su “cosa chiedere” ai genitori, ma solo all’interno
della domanda più fondamentale sul “cosa offrire” loro come
comunità cristiana.
3. Come immaginare delle forme di contatto con chi è nella condizione di
non domandare il sacramento? Ciò può rappresentare una opportunità
per suscitare il confronto sul significato del dono della vita, della libertà e
della fede.
4. Favorire una interazione, nella comunità cristiana, tra genitori che
chiedono il battesimo e le famiglie disposte ad affiancarsi con cordialità ad
essi, favorendo anche la loro crescita di credenti adulti. Alla relazione
binaria tra il parroco e le famiglie, che rendeva praticamente invisibile la
comunità cristiana, si sostituisce una relazione ternaria: presbitero famiglie - equipe di accompagnamento, che rappresenta l’interesse e la
vicinanza di tutta la comunità cristiana.
5. Ripensare con un pò di coraggio la figura dei padrini-madrine: invece
che dei parenti, magari lontani e non motivati, questo molo potrebbe essere
assunto da un membro dell’équipe. Questo comporterebbe anche la fine di
spiacevoli spiegazioni a coloro che, per via di una non piena comunione
ecclesiale, non possono svolgere questo compito e a inutili, quanto
apparenti, certificati di idoneità. (non è un ramo secco da potare?).
6. La celebrazione del battesimo è chiamata a diventare sempre più
ecclesiale, ciò che non significa necessariamente aumentare le celebrazioni
dei battesimi durante le messe domenicali (ad es. la presentazione alla
comunità durante la messa; la presenza significativa della comunità anche gruppi di catechesi - alla celebrazione pomeridiana dei battesimi; la
menzione nella preghiera universale). (Questo impegno era già stato preso
durante la giornata dei Consigli pastorali riuniti sul tema dell’iniziazione
cristiana nel novembre 2007).
7. Dentro l’accoglienza verso il bambino, si pratica l’accoglienza verso i
genitori. “L’adulto si lascia coinvolgere in un processo di formazione e in
un cambiamento di vita soltanto dove si sente accolto e ascoltato negli
interrogativi che toccano le strutture portanti della sua esistenza: gli affetti,
il lavoro, il riposo” (Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che
cambia, 2004, n. 9). Con attenzione e rispetto, occorre proporre a ciascuno i
passi che possono aiutare la propria situazione.
• Per alcuni l’aiuto riguarderà anzitutto la preparazione del rito battesimo.
• Per altri più direttamente l’ambito dell’educazione del figlio.
• Per altri ancora, può prospettarsi un’apertura della relazione di affetto e
convivenza verso il matrimonio cristiano.
• È bene tenere presente che il punto focale dei primi contatti è il
battesimo del figlio, senza indulgere nell’atteggiamento di chi facesse di
questa situazione un aggancio funzionale per provare a condurre le
persone dentro i gruppi parrocchiali costituiti.
8. La forma-tipo degli incontri prevede, con declinazioni diverse, questi
momenti (vedi già Sinodo 47° n. 102) :
• l’incontro con il parroco in parrocchia;
• la visita a casa da parte dei membri dell’équipe, eventualmente anche
del parroco;
• un incontro in parrocchia di taglio più liturgico, per comprendere il
senso dei gesti e prepararsi alla celebrazione.
L’incontro nelle case permette ai membri dell’ équipe di ricevere
l’accoglienza, e non solo di offrirla. Il suo scopo non è solo di presentare la
realtà del battesimo: si tratta anche di aiutare a percepire il valore cristiano
del contesto ordinario della vita: “con il sorriso, con un pianto consolato,
con le loro cure, i genitori comunicano l’amore di Dio al loro bambino” (Il
mistero dell’accoglienza, 29). Vanno aiutati a comprendere quanto di
profondo c’è già nella loro esperienza quotidiana.
9. Dopo il battesimo, gli incontri si declinano secondo due filoni:
• la condivisione della preghiera e di momenti di festa,
• il sostegno in relazione ai temi educativi importanti per la crescita dei
figli.
10.
Il catechismo CEI dei bambini Lasciate che i bambini vengano a me è
una risorsa valida (strutturato in tre parti:
1. i bambini alla luce della fede;
2. il primo annuncio di Dio ai bambini;
3. camminare insieme con il Signore).
11.
Va mantenuta una sobrietà nel numero e nella collocazione degli
incontri. Incrociando i bisogni delle famiglie: incontri su tematiche psicopedagogiche; in alcuni luoghi sono proposti incontri con esperti di
puericultura, o di aspetti legali e organizzativi.
12.
•
•
•
•
•
Nella fase tra i 3 e i 6 anni:
i piccoli possono diventare gradualmente soggetti del percorso di fede.
in famiglia, la lettura comune di qualche pagina della Bibbia.
incontri in contemporanea per i genitori e i loro bambini, condividendo
la preghiera e la festa.
la pedagogia per i bambini rimane in gran parte da sviluppare:
immagini, racconti, audiovisivi, disegni, drammatizzazioni. Soprattutto,
il dialogo e le prima risposte ai loro interrogativi.
sviluppare il rapporto con la scuola dell’infanzia, soprattutto se è
parrocchiale.
Area beato Luigi Monza
CISLAGO – GERENZANO – ROVELLO PORRO - TURATE UBOLDO
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CARTA DI MISSIONE - AREA OMOGENEA BLM
IL DATO DI PARTENZA
Le aree omogenee del decanato di Saronno nascono verso la fine del 2007
con il dichiarato scopo di favorire il lavoro comune. Il decanato di Saronno infatti
è molto esteso e comprende realtà parrocchiali che hanno poco in comune sia dal
punto di vista geografico che da quello sociale. Al decanato viene riservato
l’aspetto formativo e spirituale, mentre gli incontri dell’area omogenea si collocano
ad un livello maggiormente operativo.
Fin da subito si è notato che nell’area BLM (Beato Luigi Monza) i sacerdoti
hanno creduto all’iniziativa e hanno sempre partecipato agli incontri mostrando
anche spiccato interesse e voglia di lavorare insieme.
Ogni area omogenea del decanato di Saronno ha delle caratteristiche che la
distinguono dalle altre per motivi storici, geografici e sociali. L’area BLM per
esempio si estende su di una superficie di 47 Km2 e comprende al suo interno
paesi che fanno riferimento a due province distinte: Turate e Rovello Porro sono
in provincia di Como; Uboldo, Gerenzano e Cislago sono in provincia di Varese. La
popolazione dell’area omogenea BLM consta di 43.758 abitanti.
La storia religiosa delle parrocchie dell’area BLM è molto legata all’aspetto
della tradizione e questo comporta ancora una grossa partecipazione alle
iniziative che le singole comunità propongono. Anche gli oratori, nonostante il
fisiologico calo numerico, vedono ancora una grande partecipazione da parte dei
ragazzi e delle famiglie che vengono coinvolte. Numerose e qualificate sono ancora
le iniziative che i singoli oratori riescono a proporre ai propri giovani.
I CRITERI DELL’AGIRE
Svolta l’analisi del dato di fatto, abbiamo pensato alcune linee guida che
potessero aiutarci nel lavorare insieme ma anche nel programmare le iniziative
delle singole comunità in vista di un lavoro comune.
1. Non perdere il patrimonio di ogni singola comunità. Ogni comunità
cristiana ha un ricchissimo patrimonio di iniziative che non deve essere
perso. Una maggiore condivisione e apertura all’area omogenea di alcune
iniziative già in atto, viene a coprire carenze di altre parrocchie e oratori.
Evidentemente questa apertura non viene fatta, come spesso accaduto in
altre realtà, per avere maggior numero di persone alla “propria” iniziativa,
ma per favorire chi è maggiormente in difficoltà. Per questo motivo risulta
indispensabile che le iniziative dell’area omogenea e le iniziative delle
singole parrocchie restino distinte e soprattutto che le iniziative dell’area
omogenea vengano decise insieme. Crediamo che sia meglio svolgere
un’iniziativa comune in meno, piuttosto che creare malintesi o equivoci.
Occorre poi prestare seria attenzione a non cadere nella tentazione di
organizzare qualche iniziativa solo per il gusto di “fare” qualcosa di nuovo.
2. Favorire dei momenti di comunione. Data la composizione geografica e la
tradizione delle nostre parrocchie pensiamo sia opportuno iniziare a creare
delle iniziative comuni capaci di perdurare nel tempo. Queste favoriranno la
conoscenza reciproca dei sacerdoti e delle persone e poco alla volta
diventeranno esse stesse parte della tradizione. A tal proposito ci sembra
opportuno muoverci in due direzioni. Ogni anno sarà necessario
confermare e riproporre le scelte dell’anno precedente dando quindi
continuità all’azione pastorale. D’altro canto sarà necessario introdurre
ogni anno un’iniziativa nuova, condivisa e pensata per durare nel tempo.
3. Sarà inoltre necessario sviluppare l’idea della ricaduta pastorale del
lavorare insieme nelle singole comunità. Anche le varie iniziative che si
svolgono nelle singole parrocchie e che “apparentemente” sono solo
parrocchiali necessitano di avere uno sguardo attento all’agire pastorale
dell’intera area omogenea. In questo modo sarà possibile creare
quell’omogeneità pastorale che permetterà ai nostri fedeli di “sentirsi a
casa” in tutte le parrocchie dell’area BLM. A tal fine sarà necessario
confrontarsi sempre di più al fine di utilizzare in diverse parrocchie gli
stessi criteri pastorali.
4. Le proposte dell’area omogenea devono sempre essere confrontate e
armonizzate con le iniziative delle varie parrocchie. Le iniziative proposte
dall’area omogenea devono avere la priorità sulle iniziative parrocchiali,
aldilà della partecipazione numerica.
5. Si ritiene opportuno confrontarsi sempre di più anche con le altre realtà
cristiane e non presenti sul territorio in modo da favorire un cammino
unitario per i giovani dell’area BLM.
LE INIZIATIVE GIA’ IN ATTO
A. PASTORALE DEGLI ADULTI
Corso di carattere culturale. Si tratta di un’iniziativa culturale che intende
diventare un incontro per gli operatori pastorali delle parrocchie e coloro che
sono interessati ad approfondire aspetti del sapere teologico e pastorale.
Incontro con tutti i CPP. Si ritiene opportuno valorizzare il progettare e
verificare insieme i percorsi pastorali parrocchiali ad un livello più ampio. Le
iniziative pastorali devono prevedere un coinvolgimento più convinto dei laici
nella linea della comunione, collaborazione e corresponsabilità.
Corso di preparazione al sacramento della Cresima per adulti
A livello di A. O. ogni anno si tiene un corso di preparazione alla Cresima
coinvolgendo, a
turno le diverse parrocchie. Il primo corso si è tenuto in questo anno 2010.
Corso biblico. Si tratta di un’iniziativa che vede la partecipazione dei laici
impegnati nella
pastorale parrocchiale. Si configura come un
arricchimento personale dal punto di vista spirituale e teologico.
Pellegrinaggio comune nel mese di maggio. Si tratta di una celebrazione che
vuole andare incontro alle esigenza più tradizionali ancora molto presenti nelle
nostre parrocchie ed insieme indicare un cammino comune a tutte le
comunità.
B. PASTORALE GIOVANILE
B1. GIOVANI
Scuola della Parola. I gruppi giovani delle 5 parrocchie si ritrovano una volta
al mese in una delle parrocchie per vivere un momento di ascolto della Parola
di Dio. Volutamente la Scuola della Parola viene predicata dai coadiutori e
viene svolta ruotando nelle diverse parrocchie. Il tutto per favorire una
maggiore conoscenza reciproca dei sacerdoti, dei giovani e degli spazi.
Pellegrinaggio (2009 Roma, 2010…) Dopo il pellegrinaggio svolto in occasione
dell’anno paolino, crediamo opportuno riproporre una 3 o 4 giorni di
convivenza fra i giovani delle diverse parrocchie. Una possibile collaborazione
nascerà da una maggiore conoscenza reciproca.
B2. ADOLESCENTI
Corso animatori nel mese di maggio. Gli adolescenti che animeranno
l’oratorio feriale nei vari oratori si incontrano per tre sere nel mese di maggio
per un corso animatori. Viene loro presentata la proposta diocesana e alcune
tecniche di animazione. Gli stessi animatori si incontreranno poi nella gita
dell’oratorio feriale e al ritiro adolescenti che viene svolto in quaresima.
2 giorni di ritiro spirituale in quaresima. Alcune parrocchie hanno rilevato
la difficoltà di organizzare un ritiro per adolescenti. A partire dal 2009 si è
pensato di proporre agli adolescenti una 2 giorni di riflessione e di preghiera
nel tempo di Quaresima. Certamente nel prossimo futuro sarà necessario
coinvolgere nella preparazione gli educatori di tutti gli oratori.
B3. RAGAZZI
Gita comune degli oratori feriali nel mese di giugno. Si è pensato di
svolgere una gita con tutti gli oratori feriale delineando due momenti da vivere
insieme: preghiera (celebrazione della S. Messa in un santuario), momento di
gioco e di condivisione (in un parco acquatico o altro luogo da definire durante
gli incontri per gli animatori)
TRE INIZIATIVE IN EVIDENZA PER UNA CARTA DI MISSIONE
Le proposte che seguiranno intendono puntare sull’essenziale come sviluppo della
linea guidata dalla “sobrietà pastorale” riproposta nella lettera “Pietre vive” anno
pastorale 2009-2010. Inoltre riprendiamo alcune significative osservazioni
contenute nella lettera che il Cardinale Arcivescovo ha inviato dopo la visita
pastorale al nostro decanato di Saronno. Le proposte che seguiranno sono in
continuazione con cammino che la nostra A.O. ha già intrapreso.
1. LA PASTORALE BATTESIMALE
A partire dal ripensamento del cammino dell’iniziazione cristiana si è
pensato di iniziare a riflettere e a lavorare insieme sulla pastorale battesimale.
Il punto di partenza dovrà essere la sensibilizzazione di coppie di sposi
disposti a formare una equipe battesimale in ogni parrocchia.
Le esperienze parrocchiali in atto sono già indirizzate a sottolineare due
aspetti quali l’accoglienza delle coppie di sposi che chiedono il battesimo per i loro
figli e alcuni incontri che seguono l’amministrazione del sacramento e dovrebbero
diventare un percorso che prevede alcuni momenti nel corso dell’anno.
Si possono ipotizzare anche incontri che prevedono la visita nelle case delle
coppie che chiedono il battesimo.
La nostra zona pastorale ha già organizzato, lo scorso anno, alcuni incontri
di formazione a questo proposito, ma si può ipotizzare anche un cammino a livello
di Area Omogenea.
Le èquipes che sono presenti nelle parrocchie si incontreranno per uno
scambio di esperienze e per confrontarsi sui cammini proposti.
In prospettiva si potrà ipotizzare un percorso comune che incoraggi un
avvio condiviso per la pastorale battesimale dell’intera Area Omogenea.
2. LA FORMAZIONE DEI LAICI
La zona pastorale ha proposto un cammino di formazione dei laici a livello
decanale. Il nostro decanato ha elaborato la proposta e le parrocchie hanno
aderito inviando laici disposti a fare il corso di formazione.
Il rinnovo degli organi di partecipazione ecclesiale previsto per il 2011 ci
invita proporre ai laici delle nostre comunità di essere maggiormente disponibili a
futuri cammino di formazione che favoriscano la riscoperta del “sensus ecclesiae”.
3. INIZIATIVE CULTURALI
L’area omogenea è sicuramente in grado di creare una collaborazione per la
valorizzazione delle sale della comunità presenti nel territorio a partire da quelle
di Rovello Porro, di Uboldo, di Gerenzano.
Si tratta di programmare insieme incontri a vario livello coinvolgendo i laici
già impegnati in queste attività.
PROSPETTIVE FUTURE
L’area omogenea sarà chiamata a riflettere su come porre attenzione alla
pastorale familiare
che tocca, in modo trasversale, la pastorale dell’iniziazione cristiana, la pastorale
della preparazione al matrimonio cristiano attraverso gli itinerari per i fidanzati e
le problematiche collegate alle situazioni matrimoniali irregolari. Si tratta di una
prospettiva di primaria importanza su cui la riflessione non ci pare ulteriormente
rinviabile. In questo ambito saremo invitati a fare anzitutto un’analisi della
situazione pastorale delle nostre comunità per valutare più approfonditamente la
situazione del nostro territorio anche a partire dalle risorse presenti in esso a
partire dal Consultorio familiare decanale di Saronno.
AREA OMOGENEA DELLE GROANE
Parole di richiamo nel cammino missionario delle parrocchie dell’area omogenea
delle Groane
•
nuova strategia pastorale
•
comunione - collaborazione - corresponsabilità
•
fare meno - fare meglio - fare insieme
Attenzioni nel lavoro
1. Non perdere il patrimonio di ogni singola comunità. Ogni comunità cristiana
ha un ricchissimo patrimonio di iniziative che non deve essere perso.
Per questa motivo risulta indispensabile che le iniziative dell' area omogenea e le
iniziative delle singole parrocchie restino distinte e vengano coordinate in una
pastorale d’insieme.
2. Favorire dei momenti di comunione.
Ogni anno sarà opportuno, dopo una puntuale verifica, confermare e riproporre
le scelte dell'anno precedente dando quindi continuità all'azione pastorale. Sarà
necessario ogni anno proporre delle iniziative che alimentino questo cammino.
3.
Sarà inoltre necessario sviluppare la ricaduta pastorale del lavorare
insieme nelle singole comunità. In questa modo sarà possibile creare
quell'omogeneità pastorale che permetterà ai nostri fedeli di "sentirsi a casa" in
tutte le parrocchie dell' area Groane. Diventa allora necessario confrontarsi
sempre di più al fine di utilizzare nelle diverse parrocchie gli stessi criteri
pastorali.
4.
Le proposte dell'area omogenea devono sempre essere confrontate e
armonizzate con le iniziative delle varie parrocchie. Le iniziative proposte dall'area
omogenea devono avere la priorità sulle iniziative parrocchiali, al di là della
partecipazione numerica.
I passi di un cammino
A.PASTORALE DEGLI ADUL TI
Catechesi unitaria nel periodo di Avvento e Quaresima. E’ diventato un
appuntamento ormai tradizionale il vivere questi momenti di catechesi il venerdì,
radunando i fedeli di volta in volta in una delle
cinque parrocchie dell’area
omogenea.
Corso biblico. Si tratta di un'iniziativa che vede la partecipazione dei laici
impegnati nella pastorale parrocchiale. Si configura come un arricchimento
personale dal punto di vista spirituale e teologico.
Incontro con tutti i CPP. Si ritiene opportuno valorizzare il progettare e verificare
insieme i percorsi pastorali parrocchiali ad un livello più ampio. Sono già in atto
durante l’anno degli incontri a forma di momento serale o di mezza giornata di
riflessione. Importante è il giorno decanale a Venegono
In quest’anno sacerdotale abbiamo introdotto due iniziative che riteniamo utile
riproporre anche per l’anno prossimo :
Adorazione Eucaristica mensile per i sacerdoti
Un martedì del mese ci ritrova assieme in una parrocchia dell’area a pregare.
Si annuncia ai fedeli che in quel martedì nella parrocchia saranno radunati i
sacerdoti delle Groane per l’adorazione e si invita chi è disponibile ad unirsi a
questo momento.
Adorazione mensile con i diaconi
L’ultimo giovedì del mese si invitano i giovani e tutti i fedeli a partecipare a questo
momento di preghiera guidato dal diacono. Quest’anno ci ritroveremo a Lazzate
che nel 2011 ha una ordinazione sacerdotale.
B. PASTORALE GIOVANILE
Pre-adolescenti
Il cammino rimane singolo per le 5 parrocchie, trattando però gli stessi
argomenti.
Appuntamenti comunitari delle cinque parrocchie :
giorni di ritiro in Avvento e Quaresima
pellegrinaggio a Roma
pellegrinaggio al Sacro monte di Varese
gita comunitaria durante il GREST
1^-2^-3^ superiore
Il cammino rimane singolo per ogni parrocchia però trattando gli stessi
argomenti.
Appuntamenti comunitari delle cinque parrocchie :
ritiro di Avvento e Quaresima
per gli animatori del Grest 3 incontri con animatori della FOM
-
18/19enni
Il cammino sarà comunitario nell’affronto delle tematiche attingendo al testo
“Li chiamò a sé”.
Mantenendo dei momenti unitari la catechesi ordinaria è così suddivisa :
Cascina Nuova – Ceriano – Cogliate : don Matteo
Lazzate - Misinto : don Giuseppe
Giovani
Il cammino è comunitario per tutte e cinque le parrocchie
- adorazione eucaristica l’ultimo giovedì del mese con i Diaconi
- scuola della Parola
- in quaresima : quattro incontri tenuti da giovani del FOM
Proposte di cammino
PASTORALE BATTESIMALE
A partire dal ripensamento del cammino dell'iniziazione cristiana si sta tentando
di riflettere insieme sulla pastorale battesimale.
II punto di partenza è la sensibilizzazione di coppie di sposi disposti a formare una
equipe battesimale in ogni parrocchia.
In atto sono già due aspetti :
• l' accoglienza delle coppie di sposi che chiedono il battesimo per i loro figli
• a1cuni incontri che seguono l'amministrazione del sacramento e dovrebbero
diventare un percorso con a1cuni momenti mirati.
Sarà da caldeggiare la frequenza dei responsabili al corso in progettazione in
decanato
In prospettiva si potrà ipotizzare un percorso più unitario che incoraggi un
avvio condiviso per la pastorale battesimale dell'intera Area Omogenea.
LA FORMAZIONE DEI LAICI
Sono stati avviati dei cammini di confronto che risultano molto utili tra i
responsabili del percorso fidanzati e della pastorale familiare .
La zona pastorale ha proposto un cammino di formazione dei laici a livello
decanale. II nostro decanato ha elaborato la proposta e le parrocchie hanno
aderito inviando laici disposti a fare il corso di formazione.
Rimane la fatica di accettare un cammino di formazione per gli impegni pastorali.
Andrà sostenuto nonostante la poca adesione e sarà un impegno educativo da non
lasciar cadere.
Andrà approfondito in questo campo la preparazione delle figure educative per
quanto riguarda il nuovo impianto della vita di oratorio (esempio : il direttore
dell’oratorio)
TEMI DI RIFLESSIONE APERTI
Su questi temi c’è già in atto una riflessione che va portata avanti e non va
lasciata morire nel “non si sa cosa fare”
la pastorale dell'iniziazione cristiana,
la pastorale della preparazione al matrimonio cristiano attraverso gli
itinerari per i fidanzati
le problematiche collegate alle situazioni matrimoniali irregolari.
la preparazione delle figure educative per quanto riguarda il nuovo
impianto della vita di oratorio (esempio : il direttore dell’oratorio)
CARTA DI COMUNIONE PER LA MISSIONE
della COMUNITA’ PASTORALE CROCIFISSO-RISORTO
città di SARONNO
1. PREMESSA
Siamo al lavoro per costituire la CP (Comunità Pastorale) che inizierà, a
partire dal 1 luglio 2010, con le parrocchie Santi Pietro e Paolo e Regina
Pacis e che, man mano, potrà contare su tutte e 6 le parrocchie della città
(comprese quindi B.V. dei Miracoli, S. Famiglia, S. Giovanni Battista e S.
Giuseppe). Questo ci porta a mettere a fuoco gli orientamenti fondati su un
presente da cogliere come positiva risorsa e tesi verso una più decisa
presenza di comunione in vista della missione.
2. ORIZZONTE (INDISPENSABILE)
E’ bene non dimenticare che la missione è quella dell’annuncio e della
testimonianza cristiana che si traducono in una rinnovata e purificata
capacità di relazione con le persone e con le cose a partire dall’ascolto della
Parola e dalla fame e sete del Pane e del Sangue di Gesù fonti di Vita qui,
adesso e sempre. Che si traduce, quindi, in quella comunione di vita che
‘deve’ presidiare ogni angolo dell’esistenza umana. E che ‘deve’ saper
guardare anche … oltre.
3. AMBITI ‘MISSIONARI’
• PASTORALE GIOVANILE per accompagnare i tempi successivi al
cammino dell’IC (Iniziazione Cristiana). In concreto:
‐ La presenza di un Gruppo pensante e propositivo per tutte le fasce
d’età dai preadolescenti ai giovani/adulti con la presenza di 3
sacerdoti, un diacono, 2 religiose, un gruppo di educatori laici.
‐ Momenti diversificati e momenti insieme per una
maggior
consapevolezza sulla fede (con tutte le implicazioni che una crescita
mette sul terreno): i Sacramenti, la preghiera, la catechesi, il gioco, la
cultura, la politica
‐ Attenzione all’ascolto personale e alla relazione
‐ Partecipazione per preparare e seguire le iniziative intraprese
‐ Attenzioni al linguaggio nella comunicazione
‐ Incroci con testimonianze ed esperienze forti di ‘vocazione’
‐ Apertura (conoscenza e confronto) alle esperienze educative presenti
quali la scuola (statale e paritaria cattolica), gli Scout, gli altri Gruppi
e Movimenti.
•
PASTORALE FAMILIARE
‐ Favorire la presa di coscienza che la Famiglia è soggetto di pastorale
‐ Presenza di una Commissione Cittadina che fa da volano e da
raccordo sia all’interno della CP, delle parrocchie e della città che
‐
‐
‐
‐
‐
‐
‐
‐
sulle realtà ecclesiali più ampie (Decanato, Diocesi, chiesa
Universale)
Conoscenza del lavoro fatto (in particolare riferimento al triennio che
in Diocesi è stato dedicato alla Famiglia)
Interazione con le attenzioni già presenti sul versante Famiglia
(Gruppi organizzati in Associazioni, gruppi ‘spontanei’, vari momenti
d’incontro ed iniziative presenti in città)
Attenzione ai Corsi fidanzati (già in sintonia cittadina): contenuti,
modalità, linguaggio. Su questo fronte decisiva è l’interazione con la
PG
Sviluppo dell’accompagnamento formativo sul fronte delle giovani
coppie e su quello della Pastorale pre e post battesimale. Un fronte
questo che consideriamo decisivo per l’alfabetizzazione cristiana e per
la partecipazione corresponsabile alla vita della comunità.
Conoscenza e valorizzazione del CD (Consultorio Decanale)
Valorizzazione del versante ‘cultura’ (compreso il pianeta ‘scuola’)
Famiglie ‘ferite’, immigrate, in disagio, ecc …
Giornate di fraternità familiare anche trasversali alle parrocchie.
•
CATECHESI (FORMAZIONE/CULTURA) ADULTI
‐ I tempi d’Avvento e Quaresima vedono la catechesi unica per tutta la
città
‐ Particolare impegno va attivato per essere sempre presenti sul fronte
della ‘cultura’ attraverso incontri, attenzione ai media (Radiorizzonti,
Cinema S.Pellico, pubblicazioni varie) proposte, iniziative, ecc …).
‐ Attenzione ai ‘genitori’: incontri mirati e coinvolgimento sui percorsi
educativi
‐ Presidiare l’aspetto della ‘Formazione’ (catechiste, educatori, liturgia,
socio-politico)
‐ teniamoci aperti agli orizzonti mondiali, attraverso il contatto e l’aiuto
ai missionari, per coltivare nelle comunità un’autentica dimensione
missionaria
•
CARITAS
‐ Sinergie di fronte alle emergenze, alle urgenze, all’ordinario. In
particolare conoscere ed aiutare con continuità le iniziative caritative
ecclesiali presenti ed operanti in Città.
‐ Collaborazione con i servizi sociali, le strutture, le associazioni e le
famiglie
‐ Interventi sulle concrete vicende quotidiane del disagio e delle gravi
difficoltà sia a livello personale che familiare
‐ Incontri periodici di verifica, confronto e operatività con le varie
‘sensibilità ‘Caritas’ presenti sia nelle parrocchie che nelle altre realtà
di volontariato in città
‐
•
L’impegno caritativo proposto alle parrocchie sarà orientato: in
quaresima per le missioni e in avvento per le iniziative caritative
cittadine e decanali.
LE FESTE e gli INCONTRI
Sono occasioni importanti e preziose di evangelizzazione e di
umanizzazione:
‐ Festa del Trasporto del Crocifisso
‐ Sagra di S. Antonio abate
‐ Festa del Voto
‐ Via Crucis del venerdì santo
‐ Le ‘patronali’ parrocchiali
‐ Altre eventuali proposte suggerite dagli eventi cittadini e diocesani.
‐ Varie & eventuali
4. CONCLUSIONE
Siamo stati invitati, in vista della CP, ad operare perché una nuova mens
potesse farsi largo e allo stesso tempo farsi carico del cambiamento in atto.
La corresponsabilità continuamente ribadita e motivata può suggerire
rinnovate forme di evangelizzazione e di inculturazione evangelica
nell’ambito delle sfide sempre attuali che la fede in Gesù comporta.
Abbiamo di fronte una stagione ricca di preziose opportunità sia per le
stesse comunità cristiane che per coloro che, a vario titolo e in modo del
tutto differenti e differenziati, accostano la realtà ecclesiale. Sul fondamento
del Crocifisso Risorto ci impegniamo con paziente fiducia a dire a tutti la
Parola che salva e ad invitarli alla mensa che nutre per la vita presente e
futura.