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Pa gina 8
VITA DI CHIESA
In cammino
“In cammino” verso la Pasqua del Signore
Con gioia constatiamo come il progetto di
un mensile, espressione di laici impegnati
che vogliono misurarsi con la realtà che ci
circonda, a lungo inseguito, vede finalmente la luce. È questa un'occasione di presenza
nella società in cui si vive, fieri di poter essere, anche attraverso questo mezzo, interpreti della fede e testimoni della speranza. Uscir
fuori dal perimetro dei luoghi di culto è
motivo di impegno lungo le strade degli
uomini, per superare l'empasse, da un lato,
di una chiesa quasi quotidianamente sotto
accusa nei media da parte di un rigurgito di
laicismo e di anticlericalismo e, dall'altro, in
modo simmetrico, della ripresa di un atteggiamento antagonistico della chiesa verso la
società e la modernità, senza sostenere nel
pacifico confronto la sua collocazione nella
compagnia degli uomini.
Clericalismo e anticlericalismo si nutrono a
vicenda. Il giornale vuole essere invece
un'occasione di dialogo e di confronto con
tutti gli uomini che, pur partendo da convinzioni diverse, sono impegnati nella ricerca
della verità ed è la Verità a renderci liberi,
come sostiene l'evangelista Giovanni. Il dialogo a volte è difficile soprattutto in campo
etico, dove il cristiano non di rado incontra
delle difficoltà nel presentare le sue "ragioni", di fronte al nuovo ordine libertario (nel
quale ciascuno è invitato a vivere secondo il
proprio desiderio e a realizzarlo costi quel
che costi) che appare come nuovo conformismo, diversa forma di alienazione.
È questa per noi un'occasione anche di azione, per prestare il contributo ineliminabile
del credente, insieme agli uomini di buona
volontà, nella costruzione di una società più
a misura d'uomo, una città più umana; e ciò
richiede un lungo cammino. È bene non fermarsi. Siamo "In cammino", come significativamente sostiene il titolo del mensile. In
questo cammino sentiamo l'urgenza di rendere partecipi gli altri dei motivi del nostro
essere credenti, della nostra identità. "Ciò
che era fin dal principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i
nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il verbo della vita… noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in
comunione con noi" (1 Gv 1-3). Non si può
tacere, come afferma San Paolo: "È per me
un dovere annunciare il Vangelo".
"In cammino". Il titolo bene esprime la convinzione e la condizione del cristiano,
secondo la parola di Gesù nei Vangeli: "Chi
vuol venire dietro a me… prenda la sua
croce ogni giorno e mi segua". Seguire
Gesù è dunque un mettersi in cammino ogni
giorno. Non ci sono condizioni in cui poter
permanere, nemmeno nella morte, la quale,
come la croce, è sempre "collocazione provvisoria" (T. Bello), come chiaramente testimonia la Pasqua.
"Queste pagine [di vita di chiesa] vorrebbero essere un tentativo di mettere in luce la
chiesa come possibile presidio di autentico
umanesimo, spazio di dialogo e di recupero
di principi condivisi, luogo di confronto tra
etiche e atteggiamenti individuali e sociali
diversi ma non per questo automaticamente
contrapposti ed escludentisi a vicenda. Sono
pagine che nascono dalla convinzione che
fuori dalla chiesa non c'è solo barbarie e
vuoto di principi e che d'altro canto la chiesa possiede un patrimonio di sapienza
umana e spirituale che non è destinato a
restare negli spazi del culto privato o nei
convincimenti di una setta, per quanto
influente" (E. Bianchi).
Esce questo primo numero del giornale in
occasione della Pasqua: evento di passione
morte risurrezione. La passione che sempre
deve sostenere ogni nostra iniziativa, ogni
nostra azione e relazione, ogni nostro impegno. La passione che dice interesse, coinvolgimento, ardore, slancio, ma anche capacità
di portare il peso e la sofferenza che il cammino comporta, convinti come sostenevano
i medievali che "sine dolore non vivitur in
amore". Passione che è impegno in prima
persona e assunzione del rischio.
Pasqua dice anche morte, il limite creaturale, che esige quindi umiltà nel porci, senza
pretese di verità che non siano incarnate
nella storia. Morte che dice violenza, lutto,
pianto, assenza, silenzio, attesa; capacità di
non pretendere tutto e subito. Morte che
dice, per contrasto, di sapersi fidare del
Signore comunque e sempre anche nell'oscurità, anche quando tutto sembra perduto,
che dice capacità di "sperare contro ogni
speranza".
Risurrezione che dice vita nuova, vita libera,
vita non soggetta a limite e condizionamento: aspirazione profonda di ogni persona.
Dice fondamento su cui poggia la nostra
fede e la nostra speranza. Dice intervento
potente di Dio nella storia dell'uomo per salvarlo.
La Pasqua dice passaggio, così come il cammino. Passaggio continuo da una condizione di schiavitù a una condizione di libertà. Il
popolo credente non è più schiavo delle sue
paure, non si sente più inseguito dal faraone
e dal suo esercito (quanti faraoni anche oggi
con i loro eserciti che tentano di rendere
schiavi gli uomini), per questo può finalmente cantare la sua libertà. Passaggio da
una condizione di peccato a una condizione
di grazia, da una condizione di morte a una
condizione di vita.
Dunque, il cammino ha direzioni e mete
precise. Come plasticamente manifesta la
quaresima, questo cammino impegna tutta
la persona, dalla testa (cenere del mercoledì
delle ceneri) ai piedi (lavanda del giovedì
santo), dalla nostra testa ai piedi degli altri,
dalla conversione (cenere in testa) al servizio (lavanda dei piedi).
È questo il cammino concreto e fattivo della
vita cristiana, dell'amore cristiano. Pasqua
non è solo memoria di quanto già accaduto
tanto tempo fa, ma è evento concreto ora e
qui, per questo "possiamo camminare in
una vita nuova", possiamo far festa. Una
festa che sia servizio e coinvolgimento dell'uomo di oggi, il quale non è più lontano da
Dio dell'uomo dell'antichità. Dio lo guarda
con lo stessa infinita tenerezza, con lo stesso
amore e con la stessa misericordia, per cui è
"oggettivamente" vicino. Infatti, niente
"potrà mai separarci dall'amore di Dio in
Cristo Gesù, nostro Signore" (Rm 8,39), che
ha dato se stesso per noi.
B.L.