GUIDA ALL`IMPIEGO DEL COMPOST - COLDIRETTI

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GUIDA ALL`IMPIEGO DEL COMPOST - COLDIRETTI
GUIDA ALL’IMPIEGO
DEL COMPOST DI QUALITA’
Nella primavera del 2006 Coldiretti e CIC hanno sottoscritto un accordo per il
consolidamento dei rapporti tra il mondo agricolo e il settore del compostaggio. A tutt’oggi, infatti,
vengono commercializzati prodotti sotto la denominazione di “compost” che non corrispondono alle
definizioni di compost di qualità o di ammendante compostato.
Questo documento si presenta come una semplice guida, rivolta alle imprese agricole,
fornendo gli elementi necessari al riconoscimento di un buon compost, oltre ad indicazioni e
consigli per un suo miglior impiego.
CHE COSA E’ IL COMPOST DI QUALITA’ ?
La normativa vigente (D.Lgs. 217 del 29 aprile 2006) definisce gli ammendanti come
“materiali da aggiungere al suolo in situ, principalmente per conservarne o migliorarne le
caratteristiche fisiche e/o l’attività biologica, i cui tipi e caratteristiche sono elencati nell’allegato 2”
della nuova disciplina.
Nella fattispecie, la legislazione individua tra gli ammendanti i seguenti prodotti:
-
Ammendante compostato verde (ACV): prodotto ottenuto attraverso un processo di
trasformazione
e
stabilizzazione
controllato di rifiuti organici che possono
essere
costituiti
da
scarti
della
manutenzione del verde ornamentale,
residui delle colture, altri rifiuti di origine
vegetale con esclusione di alghe e altre
piante marine.
-
Ammendante compostato misto (ACM):
prodotto
processo
ottenuto
di
attraverso
un
trasformazione
e
stabilizzazione controllato di rifiuti organici che possono essere costituiti dalla frazione
organica degli RSU proveniente da raccolta differenziata, da rifiuti di origine animale
compresi liquami zootecnici, da rifiuti di attività agro-industriali e da lavorazione del legno e
del tessile naturale non trattati, da reflui e fanghi, nonché dalle matrici previste per
l’ammendante compostato verde.
Il Compost di Qualità
è un materiale organico (humus) risultante dalla decomposizione
naturale di scarti organici raccolti in modo selettivo, trattati secondo norme di igiene e sicurezza e
nel rispetto delle normative italiane in materia di fertilizzanti. La produzione di Ammendante
Compostato avviene in insediamenti produttivi dotati dei più rigidi presidi ambientali (colletamento
acque, biofiltri, ecc.) con un monitoraggio in continuo dei processi produttivi.
COME SI UTILIZZA
Modalità, dosi di impiego ed epoca di distribuzione
L’ammendante può essere impiegato in alternativa al letame nelle colture cerealicoleforaggere, in orticoltura, in frutticoltura ed in generale nelle colture in pieno campo ma alcune
caratteristiche ne ampliano le possibilità di impiego. Se si prevede l’impiego nel settore
florovivaisico (giardinaggio, colture in vaso, ecc.), come per qualsiasi ammendante ricco in
elementi nutritivi, non è consigliabile l’utilizzo in purezza e a diretto contatto con le radici o con i
semi, ma è preferibile mescolarlo con adeguate quantità di substrato, come terricci, torba, sabbia o
semplicemente terreno.
In generale per tutte le colture
erbacee in pieno campo ed in orticoltura le
dosi consigliate si aggirano sui 150-250
q/ha; nella seguente tabella è indicato
l’apporto in nutrienti in relazione alle dosi di
un ammendante tipico con caratteristiche
medie posto a confronto con l’apporto di una
media letamazione.
Per quanto riguarda l’epoca di distribuzione sul terreno è stato osservato che sulle colture
si ottengono i migliori risultati con distribuzione del compost alle dosi consigliate prima della
semina, alla fine dell’inverno, procedendo subito dopo con l’aratura (vangatura, fresatura) per
incorporare l’ammendante al terreno ed evitare le perdite di elementi nutritivi cui seguono le
lavorazioni di affinamento e la preparazione del letto di semina. Le dosi indicate corrispondono
(dato che il compost contiene meno acqua del letame) ad un apporto di 250-350 q/ha d letame;
dunque, in termini di apporto in nutrienti, l’impiego di compost alle dos consigliate corrisponde ad
una buona letamazione: in considerazione dell’alto contenuto in fosforo, in caso di impiego del
compost, non sono generalmente necessarie integrazioni con concimi fosfatici, mentre è
consigliabile solo un limitato apporto aggiuntivo di potassio.
La distribuzione in campo va effettuata con anticipo rispetto alla messa a dimora
dell’impianto o all’inizio della stagione vegetativa della coltura. L’ammendante deve, inoltre, essere
mescolato uniformemente con lo strato utile del terreno durante le lavorazioni.
Colture erbacee
Principali benefici del compost di qualità:
•
migliore lavorabilità del terreno;
•
maggior ritenzione idrica in suoli leggeri;
•
maggior porosità e permeabilità in suoli argillosi;
•
fissazione e rilascio lento e graduale degli elementi nutritivi.
•
positivi effetti agroambientali (contribuisce a prevenire la desertificazione e l’erosione
del suolo, favorisce la fissazione temporanea di carbonio a livello del suolo).
•
effetti repressivi sull’insorgenza di marciumi di radice e colletto;
•
apporto al suolo di meso e microelementi utili alla vita vegetale;
•
diminuzione del contenuto di nitrati nelle foglie di ortaggi destinati al consumo fresco.
Coltura praticata
Dose media di compost di
Tecnica di applicazione
qualità
Colture da rinnovo
150-250 q.li/ha
in presemina alla lavorazione
principale
Foraggere avvicendate
150-200 q.li/ha
in presemina alla lavorazione
principale
Orticole
150-200 q.li/ha
in presemina o pre-trapianto
alla lavorazione principale
Cereali autunno vernini*
100-150 t/ha
in presemina alla lavorazione
principale;
*I cereali autunno-vernini hanno in generale una limitata propensione a valorizzare l’apporto di
sostanza organica
Per l’azoto gli apporti sono praticamente uguali a quelli adottati con l’uso del letame e
quindi, non vanno modificate le integrazioni con concimi minerali azotati; mentre non sono
necessarie integrazioni con concimi fosfatici e potassici, tranne quelle normalmente somministrate
in modo localizzato, vicino alle radici, per favorire le prime fasi di sviluppo delle piantine.
Frutticoltura
L’uso del prodotto è particolarmente utile in fase di impianto di un frutteto o di singole piante
da frutto: sono consigliate dosi di 350 q/ha di ammendante di cui l’85-90% su tutta la superficie
prima delle lavorazioni profonde (scasso, aratura) ed il 10-15% mescolato con il terreno,
localizzato nelle buche nella messa a dimora delle piante.
In frutti-viticoltura, contemporaneamente alla distribuzione a spaglio dell’ammendante è
necessaria un’integrazione con 100 kg/ha di fosforo, (per es. integrati con 5 q/ha di perfosfato
minerale e 12 q/ha di solfato potassico); nei frutteti familiari è interessante la cenere come
integratore potassico (300 g/mq).
Negli anni successivi a quello di impianto, l’ammendante può essere usato come
pacciamante per limitare lo sviluppo di erbe infestanti; è necessario distribuire 8- 10 cm di prodotto
alla base delle piante o sulla fila. Ovviamente questo intervento consente l’apporto di nutrienti e di
sostanza organica in relazione alle dosi impiegate.
Tappeti erbosi ornamentali, ricreativi e sportivi
Le caratteristiche dell’ammendante, ed in particolare:
•
la granulometria del prodotto (che rende più facile le lavorazioni del terreno favorendo così
l’emergenza omogenea delle piantine anche quando si usano semi piccoli);
•
la totale assenza di semi infestanti germinabili;
•
l’assenza di odori sgradevoli anche durante la distribuzione;
•
l’apporto di sostanza organica e nutrienti;
lo rendono particolarmente indicato per l’impianto e la
conduzione di prati ornamentali e sportivi. All’impianto, prima
dell’aratura o della fresatura del terreno, si consiglia la
distribuzione di 250 q/ha di prodotto, integrate con 4 q/ha di
solfato potassico, oppure di 8 q/ha di cenere. Negli anni
successivi, ogni anno, prima della fine dell’inverno, si consiglia
la distribuzione di 100 q/ha di ammendante e di 2,5 q/ha di
solfato ammonico; a seguire si effettua una leggera erpicatura
per favorire l’interramento e una rullatura per rincalzare le
piantine scalzate dal gelo.
Paesaggistica
A livello paesaggistico le applicazioni di sostanza organica al suolo sono effettuate per
varie ragioni: si passa dall’arricchimento di sostanza organica per le terre di coltivo impoverite, alla
costruzione di substrati di semina per tappeti erbosi, al ricarico di sostanza organica per la
manutenzione di tappeti erbosi. Ciò presuppone caratteristiche differenziate per stabilità, maturità,
pezzatura e contenuto in elementi nutritivi e caratteristiche specifiche in funzione dell’impiego.
Nei ricarichi di sostanza organica su terreni vergini e su terre di coltivo riportate, ai
fertilizzanti organici è richiesta essenzialmente una funzione ammendante (apporto di sostanza
organica umificata). Per gli impieghi del compost a diretto contatto con semi o radici, come letto di
semina per l’insediamento e la rigenerazione di tappeti erbosi, o come materiale per il riempimento
di buche di piantagione viene richiesto materiale con un grado di maturità elevato. Per gli impieghi
a carattere “estensivo” (per esempio nelle concimazioni di fondo) non è invece richiesta una
maturazione spinta del compost, mentre assume importanza primaria il contenuto e il rapporto tra
elementi della fertilità. Un tipico esempio di grande intervento paesaggistico è l’applicazione di
compost su aree adiacenti le strade.
Il risanamento ambientale di siti degradati:
la bioremedation
Oltre
gli
impieghi
tradizionali
nel
settore agricolo e florovivaistico, il compost
può essere impiegato valorizzandone alcune
proprietà agronomiche generali e specifiche.
La particolare ricchezza di batteri e funghi e la
conseguente
elevata
attività
microbica
rendono il compost idoneo ad alcuni impieghi
non convenzionali e legati alle operazioni di disinquinamento e bonifica ambientale identificate con
il termine inglese bioremedation.
L’aggiunta di compost a suoli contaminati, accelera la degradazione dei contaminanti
organici e contribuisce alla progressiva diminuzione della tossicità dei siti inquinati.
La funzione del compost nel determinare un positivo effetto sulle condizioni generali del
suolo e in alcuni ambiti specifici è da ricercarsi nella ricchezza della popolazione microbica che,
vivendo a carico della sostanza organica, trova nel compost un substrato idoneo alla crescita e allo
sviluppo, contribuendo così alla degradazione microbica delle componenti indesiderate.
CINQUE CONDIZIONI CHE PERMETTONO DI RICONOSCERE UN OTTIMO AMMENDANTE
COMPOST ATO
1. Controllare sempre l’etichetta dell’Amendante Compostato e, se il materiale è
venduto sfuso, chiedere al venditore e/o all’impianto la dichiarazione di conformità
del prodotto con i criteri richiesti (decreto l.vo n. 217/06 allegato 2). Inoltre, anche la
semplice dichiarazione di impianto associato CIC rappresenta una garanzia di serietà
e di impegno al rispetto delle normative vigenti;
2. Il Compost di qualità è inserito nell’elenco dei prodotti consentiti in Agricoltura
Biologica da parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (Reg. 2092/91 e
succ. modd.);
3. L’impianto di compostaggio ha addottato un programma di Tracciabilità del prodotto
e ha eseguito, o sta eseguendo, le procedure di certificazione della Tracciabilità;
4. L’Ammendante Compostato è certificato con il Marchio di Qualità CIC; si tratta di un
Marchio di Qualità detenuto da diverse aziende operanti in’Italia (l’elenco de i prodotti
certificati è consultabile sul sito www.compost.it);
5. L’Ammendante Compostato può essere certificato anche con l’Ecolabel Europeo; si
tratta di un Marchio di Qualità poco diffuso in Italia, ma che assicura un’alta qualità
ecologica;
IL CONSORZIO ITALIANO COMPOSTATORI
Il CIC, il Consorzio Italiano Compostatori, rappresenta le aziende, gli Enti e i professionisti
che si occupano produzione di ammendanti compostati di qualità mediante compostaggio. Ad oggi
il CIC conta oltre 100 aziende associate in tutto il paese con una rappresentatività dell’intero
comparto del 75%. Il CIC è l’unica associazione di filiera presente sulterritorio nazionale . Il CIC ha
istituito un Marchio di Qualità del Compost a cui aderiscono una serie di aziende che producono
circa 200.000 t/anno di ammendanti certificati (ca. il 25% del mercato italiano). Il CIC ha una sede
operativa a Roma, una sede tecnica a Milano mentre la sede amministrativa è a Bologna.
IL MARCHIO DI QUALITA’ DEL CIC
Le ragioni per le quali il Marchio CIC è stato creato prendono spunto dalla frequente
difficoltà in cui si sono trovati gli utilizzatori (imprenditori agricoli, terricciatori, pubbliche
amministrazioni, cittadini) nel reperire informazioni sulla qualità delle matrici utilizzate per
“costruire” il comps t e quindi sulla qualità dell’ammendante che ne deriva, con la conseguente
mancanza di garanzie dal punto di vista dell’origine e dei controlli. Il Marchio CIC prevede una
serie di verifiche sulla qualità che ne determina la sicurezza d’uso sia dal punt di vista ambientale
che agronomico.
Il rilascio del Marchio di Qualità prevede diverse fasi: dalla raccolta di dati ed informazioni
relative all’impianto di compostaggio (Fase preliminare), si passa poi ai sopralluoghi e i
campionamenti (Fase di Rilascio) che, se rispondenti ai requisiti individuati dal Regolamento,
possono consentire all’azienda produttrice di utilizzare il logo del COMPOST CIC.
Dopo la fase di rilascio inizia una terza e ultima Fase di Mantenimento che ha lo scopo di
garantire con una frequenza di campionamenti variabile in funzione dei quantitativi prodotti, di
monitorare costantemente la qualità delle partite immesse sul mercato.
Il programma di Certificazione del CIC è in continua evoluzione. Nel 2006 si è conclusa la
revisione del Regolamento (cfr. sito www.compost.it) che introduce alcune importanti novità:
•
è stato istituito un Comitato Garanzia con compiti di indirizzo della Certificazione di
Prodotto;
•
è stata introdotta la Rintracciabilità delle matrici e la Tracciabilità del compost;
•
è stato aggiornato con le ultime novità normative.
Tutte le informazioni relativi al Marchio di qualità, il Regolamento e il Comitato Qualità, sono
disponibili al sito www.compost.it
IL PROGRAMMA DELLA RINTRACCIABILITA’
Gli imprenditori agricoli sanno benissimo come l’adozione di un sistema di rintracciabilità
sia ormai un elemento decisivo sul mercato per la sicurezza dell’origine di tutti gli elementi che
vanno a costruire la storia di un prodotto, sia che questo prodotto finisca sulla nostra tavola o,
come nel caso del compost, che si debba distribuire sui terreni per ottenere alimenti di qualità,.
Anche i Compostatori hanno
compreso
l’importanza
di
poter
identificare tutte le fasi produttive del
compost e hanno deciso nel 2006
l’inserimento della Traccibilità per il
Compost di Qualità.
La
Norma
(Tracciabilità
Agroalimentare)
UNI
109391:2001
nella
definisce
Filiera
la
rintracciabilità come “la capacita di
ricostruire la storia di un prodotto
e delle sue trasformazioni attraverso
informazioni di tipo documentale”. Le imprese scelgono la rintracciabilità non solo per conformarsi
a norme cogenti cioè obbligatorie, ma soprattutto come strategia di sviluppo per vari obbiettivi
quali:
-
una risposta alle preoccupazioni del mercato e dei consumatori;
-
uno strumento di gestione interna del rischio, di coordinamento di filiera, di vantaggio
competitivo;
-
migliorare il rapporto fra produttori e consumatori.
La ricostruzione del percorso delle matrici organiche (classificazione, provenienza,
introduzione nella miscela, trattamento e tipo di prodotto finale) oltre che mirare al concetto di
garanzia crea valore aggiunto all’ammendante compostato e assicura trasparenza nei confronti
dell’utilizzatore.
Il CIC a tale scopo, richiede come pre-requisito per il Marchio la tracciabilità dell’ammendante.
Le indicazioni di massima per impostare un programma di tracciabilità comprendono alcuni
elementi identificativi come per es. la provenienza delle matrici organiche, l’identificazione del lotto
produttivo, ecc.
Gli strumenti per garantire la Tracciabilità e la Rintracciabilità sono:
•
un’Etichetta compilata in modo chiaro e trasparente;
•
la creazione di un Certificato di Avvenuto Recupero (C.A.R.).
Si individua un PERIODO TRANSITORIO mediante il quale il CIC effettua le necessarie verifiche
ed approfondimenti sui cicli produttivi con particolare riferimento a:
-
provenienza delle matrici organiche;
-
codice CER delle matrici costitutive del lotto;
-
creazione di un lotto o partita di materiale (miscela) da avviare a trattamento;
-
tempo di trattamento;
-
tipo di vagliatura;
-
definizione del lotto commerciale;
-
vocazione o destinazione di utilizzo dell’ammendante compostato ottenuto.
Ai fini della tracciabilità, non è fondamentale individuare l’origine geografica o il luogo di
trasformazione e/o confezionamento del prodotto, ma il nome delle aziende che hanno partecipato
alla produzione che ne sono direttamente responsabili.
E’ auspicabile il raggiungimento di un formale riconoscimento da parte delle istituzioni
pubbliche; a tal proposito si segnala che nell’ultimo Rapporto sullo Stato dell’ambiente presentato
a Roma nel mese di marzo 2006 il Marchio CIC è stato opportunamente citato tra le azioni per la
qualificazione del compost nel panorama nazionale sui fertilizzanti.
CONTATTI:
Consorzio Italiano Compostatori
Via D. Manin 69- 00185 Roma
Tel n. 06/4875508/4740589 - Fax n. 06/4875513
Email: [email protected] www.compost.it