Reti di imprese, crescita e politiche territoriali

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Reti di imprese, crescita e politiche territoriali
Reti di imprese, legalità, crescita
sostenibile e politiche territoriali
Fabrizio Cafaggi
SNA/EUI
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Il DEF ed le aggregazioni di imprese
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DEF 2015 contiene alcune proposte in materia di contratto di rete
«Contratto di rete:
a) estendere il regime di agevolazione fiscale ;
b) introdurre incentivi alle iniziative di reti promosse da un “soggetto catalizzatore”
ovvero guidate da imprese di medio-grandi dimensione in grado di gestire alcuni
elementi di complessità - finanziaria, logistico-distributiva, legale e di marketing connessi con la realizzazione del Programma di rete;
c) semplificare la normativa in relazione all’aspetto della mobilità dei lavoratori
interni alle imprese partecipanti (istituto della co-datorialità;
d) eventuale costituzione di un Fondo nazionale che integri il singolo
finanziamento regionale per supportare le imprese appartenenti al contratto di
rete interregionale non beneficiarie;
e) promuovere il modello italiano di contratto di rete in Europa con
l’impostazione di un contratto europeo al fine di favorire l’internazionalizzazione
delle reti come già proposto dal MISE nello SBA Review del febbraio 2011.
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Reti di imprese, politiche industriali e
politiche del territorio
• Strumenti di collaborazione tra imprese e reti
• Il ruolo del contratto di rete quale strumento di
collaborazione. L’impatto della collaborazione sul territorio
• Politiche industriali e politiche territoriali: una separazione
da rivedere
• La rete come strumento per lo sviluppo e la realizzazione
delle politiche industriali e territoriali
A) reti di imprese e legalità
B) reti di imprese e valorizzazione dei territori
C) reti di imprese e sostenibilità
D) reti di imprese ed innovazione
E) reti di imprese e politiche di welfare
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Sulla separazione tra strumenti
civilistici e politiche pubbliche
• Esiste una debolezza nel coordinamento tra gli strumenti di
collaborazione tra imprese e le politiche industriali e del territorio.
• Gli strumenti civilistici, che includono contratto di reti, consorzi, ATI,
GEIE, società, non vengono correlati a specifici obiettivi di politica
industriale. Siamo in presenza di una de-specializzazione
funzionale degli strumenti sotto il profilo delle politiche
industriali.
• Occorre invece specializzare gli strumenti in relazione agli
obiettivi, in particolare quando la politica pubblica non riguarda la
singola impresa ma l’intera filiera. La specializzazione funzionale
può consentire il concorso o perfino la concorrenza di strumenti che
comunque devono specializzarsi in relazione agli obiettivi principali
perseguiti dal soggetto pubblico
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Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
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Sulla separazione tra politiche
industriali e politiche territoriali
La separazione tra politiche industriali e politiche territoriali accresce i livelli di
spesa pubblica, aumenta i conflitti tra obiettivi, diminuisce l’efficacia
dell’intervento pubblico.
Modificare l’approccio attuale passando dalla separazione, al coordinamento,
all’integrazione tra le politiche.
Alcuni esempi di integrazione a livello nazionale: i contratti di sviluppo l. 98
13/8/2013 d.m (MISE) 14.2.2014 relativi programmi di sviluppo industriale,
programmi per la tutela ambientale, programmi per attività turistiche
Alcuni esempi di legislazione regionale: L. R. Friuli n. 3/2015 sui consorzi di
sviluppo economico locale che incorporano i consorzi per lo sviluppo industriale
(art. 62 ss..) senza tuttavia integrare i profili relativi al controllo di legalità.
Un approccio integrato è opportuno sia sul piano degli obiettivi che su quello degli
strumenti. La necessità di integrare sviluppo industriale e politiche del territorio.
L’esempio della sostenibilità ambientale.
Le reti di impresa offrono un’opportunità di gestire obiettivi di politica industriale
dalla crescita sostenibile all’incremento di innovazione, al controllo di legalità,
obiettivi che coinvolgono l’intera filiera produttiva e distributiva.
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Reti di impresa, politiche industriali e
del territorio
• Cinque esempi di uso delle reti di imprese per il
perseguimento di politiche industriali e territoriali
• 1) reti di imprese e legalità
• 2) reti di imprese e valorizzazione del territorio
• 3) reti di imprese e sostenibilità
• 4) reti di imprese ed innovazione
• 5) reti di imprese, welfare e servizi alla persona
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Reti di imprese e politiche della
legalità
• Premessa: La legalità non è solo un problema di ordine pubblico.
• Prevenzione e repressione della illegalità possono realizzarsi
attraverso la partecipazione attiva delle filiere alla prevenzione.
• Il coinvolgimento dei privati nelle politiche di legalità. Obiettivi ed
effetti sulla prevenzione e sulla repressione dell’illegalità. Differenze
tra sistemi di controllo pubblico e privato e necessità del
coordinamento con forme di partenariato.
• Obiettivi del coinvolgimento delle imprese nelle politiche sulla
legalità: accrescere l’efficacia nei controlli, aumentare la
competitività riducendo le rendite, usare sanzioni di mercato
insieme a sanzioni legali.
• Effetti del coinvolgimento dei privati: spostamento dei costi di
monitoraggio e di enforcement ( trasferimento di una parte dei
costi dalla fiscalità generale alle imprese). Necessità di compensare
con politiche di defiscalizzazione i costi aggiuntivi per le imprese.
Possibilità di subordinare l’agevolazione ai risultati.
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Reti di imprese, struttura della filiera e
politiche della legalità
• La crisi economica e le nuove funzioni in materia di controllo di legalità
assunte dalle imprese e dalle filiere richiedono una trasformazione da
modelli competitivi (sui costi) a modelli cooperativi nella governance delle
filiere.
• Un modello di filiera che richiede alla fornitura di competere
prevalentemente sui costi induce alla violazione della legalità. Un modello
cooperativo che definisce la equa distribuzione dei margini lungo la filiera
disincentiva comportamenti illegali diretti ad una riduzione dei costi. La
riduzione dei costi e l’incremento di efficienza possono essere raggiunti
anche attraverso un modello cooperativo di relazioni che impieghi il
contratto di rete.
• La sottoscrizione del protocollo di legalità da parte delle imprese leader e
delle loro filiere richiede modifiche importanti nei rapporti
A) tra imprese leader e fornitori di primo livello
B) tra fornitori di primo livello e catena della subfornitura
C) tra le imprese della filiera e le istituzioni del credito.
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Reti di imprese e politiche della
legalità
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Le imprese leader non possono più delegare al primo livello (1) selezione e (2)
controllo della subfornitura ma devono garantire il rispetto della legalità su tutta la
filiera. Di conseguenza:
1) Aumenta il controllo diretto delle imprese leader sulla loro filiera sia interna che
internazionale ridefinendone la governance.
2) Le modalità del controllo non possono essere puramente gerarchiche. I rapporti
di filiera richiedono processi di coinvolgimento e trasformazione della subfornitura
per
A) ridurre il sommerso e l’evasione fiscale
B) ridurre la corruzione
C) ridurre la violazione della normativa sul lavoro nero e sulla sicurezza nei luoghi
di lavoro
D) ridurre le violazioni ambientali e favorire la sostenibilità
La struttura della filiera, il livello di conoscenza, controllo e la capacità di
incentivare la compliance sono elementi strategici di una politica di legalità
della filiera. Integrazione tra politiche industriali e politiche della legalità: la
tracciabilità di prodotto e processo ed il controllo di legalità.
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Struttura della filiera e controllo di
legalità
• Struttura della filiera e controllo di legalità.
• Ampliare l’ambito del rating di legalità estendendolo alla filiera. I patti di
integrità ed i protocolli di transparency international. La diffusione dei
protocolli di legalità tra enti locali e privati e la sua estendibilità ai rapporti
di filiera.
• I protocolli di legalità impegnano le imprese firmatarie a controllare le
proprie filiere ed a garantire per i subfornitori e subappaltatori
• I protocolli di legalità e la loro implementazione: E’ sufficiente aderire ad
un codice etico ed assicurarne il rispetto lungo la propria filiera? NO! La
governance della filiera è rilevante per assicurare il rispetto della legalità
• Le politiche di legalità lungo la filiera richiedono adattamenti della
struttura di filiera e dei rapporti tra partecipanti e l’uso di strumenti che
favoriscano il peer monitoring sui comportamenti illegali.
• Il controllo diffuso costituisce un complemento del controllo gerarchico
pubblico
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Reti di imprese e politiche di controllo
della legalità
• Le reti consentono di coordinare verticalmente la
filiera mettendo in opera sistemi condivisi di
controllo della legalità attraverso codici etici, che
identificano diverse tipologie di violazioni, cui
conseguono sanzioni correlate alla gravità
(tolleranza 0, tolleranza limitata)
• Le reti favoriscono la prevenzione mediante la
diffusione di buone pratiche nell’ambito della
rete, la partecipazione a iniziative formative e
informative, l’adozione di sistemi premiali e
logiche reputazionali.
• L’obiettivo della prevenzione e repressione può
realizzarsi nelle reti verticali esistenti o attraverso
la costituzione di nuove reti
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Rete verticale di filiera e legalità
Impresa leader
Fornitori di I livello (F1)
- Protocolli di legalità
- Codici etici
- Programmi di tracciabilità
F1
F1
1
F1
F2
Fornitori di II
livello (F2)
F2
F2
F2
F2
F2
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Reti di imprese e valorizzazione dei
territori
• Il territorio come risorsa per la crescita
• Produzione di beni e servizi che nascono dal territorio. Il
territorio come bene collettivo. Non appropriabilità
• Offerta integrata territoriale di beni e servizi- Co-marketing
di servizi di valorizzazione del territorio
• Valorizzazione del territorio attraverso la definizione di
marchi di origine e marchi collettivi. Insufficienza della
legislazione e necessità di definire il quadro regolamentare
su filiere produttive di beni e servizi e marchi territoriali
• Reti territoriali con proiezione internazionale. Territorialità
ed internazionalizzazione non sono in conflitto!
• Gli effetti sul territorio derivanti dalla creazione di reti.
Coniugare benefici privati ed interesse collettivo
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Reti di imprese e valorizzazione dei
territori
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Alcune esperienze concrete nel settore dell’eno/agri/turismo
Il Ciocco.
Contratto di rete avente ad oggetto un’offerta integrata di servizi turistici ed
enogastronomici
Programma di rete tra gli obiettivi prevede la creazione di una card territoriale che
permetta accesso ai servizi offerti dalla rete. Il regolamento dell’accesso e della
fruizione dei servizi come chiave di sviluppo della cooperazione tra imprese. Tutela
della reputazione collettiva e controllo sulla qualità
La creazione di marchi di rete e collettivi per la valorizzazione del territorio
Verona Garda Bike
Contratto di rete avente ad oggetto un’offerta integrata di servizi turistici, sportivi
ed enogastronomici
Costituzione di marchi di rete
Possibili estensioni a reti concernenti manifattura e commercializzazione di
prodotti di provenienza territoriale (made-in).
Made locally
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Rete orizzontale nell’eno-agri-turismo
La rete coordina
l'offerta integrata di
servizi ed opera sul
co-marketing degli
stessi
Azienda agricola
Azienda
agrituristica
Azienda
vitivinicola
Organo
commune
della rete
Hotel
Agenzia di viaggi
Azienda agricola
olivicola
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Rete nell’eno-agri-turismo e Cards
Azienda agricola
Azienda
agrituristica
Azienda
vitivinicola
Organo
commune
della rete
Hotel
Agenzia di viaggi
Azienda agricola
olivicola
Card
Card
Card
Card
Card
Card
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Il consumatore finale
attraverso la card
sceglie tra i vari servizi
offerti dalla rete
Reti di imprese e politiche della
sostenibilità
• Politiche di sostenibilità ambientale e reti di
imprese
• Impatto attività delle reti sulle imprese: gestione
degli scarti, riduzione emissioni CO2, riduzione
dei consumi energetici.
• Valorizzazione del territorio e tutela ambientale
• Le reti come strumento per garantire la
sostenibilità ambientale della filiera
• Reti di imprese e sistemi di certificazione
ambientale. Collegare contratto di rete e
certificazione di filiera
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Reti di imprese e politiche
dell’innovazione
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Accesso ed utilizzazione dell’innovazione rappresentano una difficoltà per le micro
imprese e per le piccole imprese. I costi e le competenze sono troppo elevati per
consentire un accesso individuale. Occorre un accesso collettivo attraverso la rete.
Innovazione derivante da collaborazione tra imprese lungo la filiera. La promozione
dell’innovazione lungo la filiera richiede un governo degli incentivi ed una condivisione
dei benefici. Le reti possono rappresentare una forma di governo dell’innovazione, cui
attribuire la titolarità dell’innovazione e la definizione delle modalità di sfruttamento da
parte dei partecipanti alla rete.
Trasferimento tecnologico. Le reti di imprese con l’adozione di piattaforme
tecnologiche condivise possono rappresentare una possibile risposta diretta a garantire
accesso e sfruttamento dell’innovazione da parte delle piccole e delle microimprese.
Spillover territoriali e gestione dell’innovazione tecnologica
L’innovazione è un bene pubblico necessario a garantire la competitività dei territori.
Quando la produzione o il trasferimento siano finanziati dalle amministrazioni è
necessario garantire un accesso delle imprese collocate sul territorio all’innovazione.
Si propone la costituzione delle Fondazioni associative per lo sviluppo tecnologico (
FAST) alle quali attribuire la titolarità e la gestione ( attraverso contratti di licenza di
uso) di innovazioni scaturenti dall’impiego di finanziamenti pubblici.
RAPPORTO TRA FAST e RETI
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Reti di imprese, servizi alla persona e
politiche di welfare
• La crisi economica ha condotto ad una contrazione
dell’offerta pubblica di servizi alla persona
• La offerta privata è spesso caratterizzata da costi elevati.
Ci sono esperienze di reti nell’offerta di servizi sanitari e
sociali.
• Promuovere reti territoriali di offerta di servizi sanitari e
sociali
• Lo strumento delle reti tra imprese può consentire ai
dipendenti l’accesso a benefici che vengono offerti dalle
grandi imprese A) mense, asili nido, mediateche, cura della persona e prestazioni
sanitarie (assicurazioni)
B) Prestazioni previdenziali
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Alcuni esempi di contratti di rete
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Rete wel-re: diretta a sostenere il diritto alla salute dei lavoratori e dei loro familiari
attraverso l'erogazione di ticket sanitari e la promozione di fondi sanitari integrativi;
rafforzare la capacita' del lavoratore di provvedere alla propria tutela ed a quella dei propri
familiari attraverso convenzioni assicurative a condizioni agevolate; promuovere forme
agevolate di accesso al credito attraverso convenzioni con istituti di credito; studiare ed
avviare servizi di supporto alla mobilita' per agevolare il pendolarismo dei lavoratori;
potenziare e diffondere l'utilizzo della piattaforma it "noi, nel e con il territorio"
Rete welfare toscana: finalizzata a svolgere attivita' di progettazione, analisi, studio, ricerca
ed attuazione inerenti allo sviluppo di comportamenti aziendali/interaziendali socialmente
responsabili in materia di welfare aziendale, quale fattore che contribuisce all'innalzamento
della capacita' competitiva, innovativa e di qualita' delle attivita' delle imprese partecipanti
Rete delle imprese del porto de la spezia per il welfare aziendale: diretta a condividere un
sistema di welfare che migliori la qualita' produttiva delle aziende e di vita dei dipendenti,
producendo contemporaneamente valore per il territorio grazie ad una rete di fornitori di
servizi locale
Rete carehub 2014: finalizzata a migliorare la capacita' innovativa, la competitivita' sul
mercato e rispondere alle esigenze ed ai fabbisogni specifici della collettivita', in particolare
riguardo ai servizi digitali per la salute della persona e il welfare del cittadino, attraverso la
realizzazione ed esecuzione di della piattaforma denominata carehub
Rete fra cooperative sociali di tipo b: finalizzata ad accrescere la capacita' di penetrazione
delle imprese partecipanti sul mercato regionale, nazionale ed internazionale mediante la
gestione di servizi, la progettazione e l'individuazione di nuovi servizi finalizzati
all'inserimento lavorativo di soggetti socialmente svantaggiati, coerenti con le nuove forme di
welfare e con i nuovi bisogni dei cittadini
Fonte: Dati Infocamere, Elenco contratti di rete al 1 marzo 2015
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Alcuni esempi di contratti di rete
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Rete giunca: diretta a svolgere attività di progettazione, analisi e studio inerenti allo sviluppo
di comportamenti aziendali e interaziendali socialmente responsabili in materia di welfare.
Reggio welfare: finalizzata ad aumentare la capacita' di risposta ai bisogni socio-sanitari dei
cittadini attraverso la formulazione di soluzioni innovative che consentano di integrare e di
veicolare l'offerta dei rispettivi prodotti e servizi sul territorio
Rete per l'innovazione nel sociale: finalizzata a sviluppare attraverso la rete l'attività di
progettazione e gestione di servizi alla persona in ambito sociale, educativo e sanitario,
condivisa dalle imprese partecipanti
Comunitas rete sociale: finalizzata a sviluppare un network imprenditoriale al fine di rendere
più competitivi i servizi alla persona offerti dalle imprese partecipanti
Rete comete: diretta a condividere ipotesi di sviluppo commerciale nell'ambito dell'offerta di
servizi ad aziende e a privati integrando l'offerta dei singoli aderenti a livello interregionale e
nazionale; sviluppare altresi' l'offerta di servizio di welfare aziendale attraverso la partnership
progettuale con mutue e fondi previdenziali; identificare il marchio "comete"
Rete sociale solidale: diretta ad accrescere la capacita' di penetrazione delle cooperative
partecipanti nel contesto locale e nazionale allo scopo di garantire servizi e progetti di forte
impatto innovativo nel settore dei servizi alla persona, allargando la qualita' e l’offerta dei
servizi, aumentando il proprio potere di negoziazione con le pubbliche amministrazioni e con
i privati, implementando il know-how delle rispettive imprese
Soluzioni rete di imprese: finalizzata a migliorare la reciproca capacita' innovativa e ad
accrescere la capacita' di penetrazione delle imprese partecipanti sul mercato privato
nazionale e internazionale dei settori servizi alla persona e alle famiglie, servizi ambientali e
di pulizia, organizzazione di eventi nonche' degli eventuali altri settori che potranno avere un
interesse di business in futuro
Fonte: Dati Infocamere, Elenco contratti di rete al 1 marzo 2015
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Un esempio di legislazione: Provincia Autonoma di Trento,
Legge provinciale 2 marzo 2011, n. 1 - Sistema integrato delle
politiche strutturali per la promozione del benessere familiare e
della natalità
“Art. 1 Finalità.
1. La Provincia e gli enti locali valorizzano la natura e il ruolo della famiglia e, in
particolare, della genitorialità, in attuazione dei principi stabiliti dagli articoli 2, 3,
29, 30, 31 e 37 della Costituzione. La Provincia promuove la natalità come valore
da perseguire anche con strumenti di sostegno delle politiche familiari.
2. Le finalità del comma 1 sono perseguite mediante politiche familiari strutturali
che prevengono le situazioni di disagio o ne promuovono il superamento e che
sostengono il benessere della famiglia e dei componenti del nucleo familiare.
Questa legge, tramite il sostegno dei legami familiari, parentali e sociali,
promuove lo sviluppo di risorse umane relazionali a beneficio della coesione
sociale del territorio.
3. Le politiche familiari, mediante un insieme di interventi e servizi, mirano a
favorire l'assolvimento delle responsabilità familiari, a sostenere la genitorialità e
la nascita, a rafforzare i legami familiari e i legami tra le famiglie, a creare reti di
solidarietà locali, a individuare precocemente le situazioni di disagio dei nuclei
familiari, a coinvolgere attivamente le organizzazioni pubbliche e private
secondo logiche distrettuali, con l'obiettivo di rafforzare il benessere familiare, la
coesione sociale e le dotazioni territoriali di capitale sociale e relazionale. (...)”
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Un esempio: Provincia Autonoma di Trento, Legge provinciale 2
marzo 2011, n. 1 - Sistema integrato delle politiche strutturali per la
promozione del benessere familiare e della natalità (continua)
“Art. 3 Politiche strutturali.
(...)
2. Le politiche familiari strutturali sono attuate, in particolare, mediante:
a) interventi di sostegno dei progetti di vita delle famiglie;
b) misure volte a coordinare i tempi del territorio e a favorire la conciliazione tra i
tempi familiari e i tempi di lavoro;
c) interventi volti a realizzare il distretto per la famiglia, tramite l'incremento
qualitativo e quantitativo dei servizi resi dalie organizzazioni private alle famiglie
con figli;
d) il coinvolgimento dei soggetti indicati nell'articolo 3, comma 3, delia legge
provinciale 27 luglio 2007, n. 13 (legge provinciale sulle politiche sociali), e
comunque dell'associazionismo familiare, nell'erogazione dei servizi alle famiglie e
nell'elaborazione delle politiche strutturali rivolte alle famiglie;
e) la pianificazione degli interventi e dei servizi e l'attuazione di misure
organizzative, di comunicazione e di semplificazione che favoriscano un più
agevole accesso delle famiglie ai servizi;
f) ogni altro intervento finalizzato alla promozione del benessere familiare. (...)”
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Un esempio: Provincia Autonoma di Trento, Legge provinciale 2
marzo 2011, n. 1 - Sistema integrato delle politiche strutturali per la
promozione del benessere familiare e della natalità (continua)
“Art. 16 Distretto per la famiglia.
1. La Provincia favorisce la realizzazione di un distretto per la famiglia, inteso quale circuito economico e
culturale, a base locale, all'interno del quale attori diversi per ambiti di attività e finalità operano con
l'obiettivo di promuovere e valorizzare la famiglia e in particolare la famiglia con figli. Il distretto per la
famiglia consente:
a) alle famiglie di esercitare con consapevolezza le proprie funzioni fondamentali e di creare benessere
familiare, coesione e capitale sociale;
b) alle organizzazioni pubbliche e private di offrire servizi, anche a carattere turistico, e interventi
qualitativamente aderenti alle esigenze e alle aspettative delle famiglie, residenti e ospiti, e di accrescere
l'attrattività territoriale, contribuendo allo sviluppo locale;
c) di qualificare il territorio come laboratorio strategico all'interno del quale si sperimentano e si integrano le
politiche pubbliche, si confrontano e si rilanciano le culture amministrative, si innovano i modelli
organizzativi, in una dimensione di incontro e confronto nell'ambito del contesto nazionale ed europeo.
2. Per i fini del comma 1 la Giunta provinciale istituisce con deliberazione, nell'ambito del processo di
certificazione territoriale familiare, un registro dei soggetti pubblici e privati che aderiscono al distretto per
la famiglia, distinto per tipologie di attività e ambiti d'intervento, disciplinando anche gli standard familiari, i
criteri, le modalità di accesso e le condizioni per l'iscrizione e la cancellazione dal registro. Nel registro sono
iscritti anche gli operatori che supportano sul territorio la realizzazione del distretto per la famiglia.
3. La Provincia può concedere agevolazioni ai soggetti aderenti al distretto per la famiglia iscritti nel registro
previsto dal comma 2. Con deliberazione della Giunta provinciale sono definite le modalità di raccordo del
sistema premiante con le discipline amministrative di settore.
4. Per qualificare i servizi familiari dei soggetti aderenti al distretto per la famiglia la Giunta provinciale può
disciplinare l'istituzione di uno o più marchi da rilasciare agli iscritti al registro previsto dal comma 2.
5. La Giunta provinciale costituisce una commissione tecnica, composta anche da esperti esterni, con il
compito di definire gli interventi previsti da questo capo. Ai componenti della commissione spettano i
compensi previsti dalla normativa provinciale in materia.”
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Un esempio: Accordo volontario di area per favorire lo sviluppo del
“Distretto famiglia” nel Comune di Trento , Circoscrizione di Povo
“Art. 1 – Obiettivi dell’accordo
L’obiettivo del presente accordo è di realizzare un percorso di certificazione territoriale
familiare, al fine di accrescere, tramite il rafforzamento del sistema dei servizi e delle
iniziative per la famiglia, l’attrattività territoriale, nonchè sostenere lo sviluppo locale
attraverso il coinvolgimento di tutte le organizzazioni interessate. Il presente accordo si
pone i seguenti obiettivi fondamentali:
1. implementare processi di responsabilità territoriale familiare, sperimentando nuovi
modelli di collaborazione tra i diversi soggetti firmatari dell’accordo;
(...)
3. attivare (...) un laboratorio delle politiche familiari per sperimentare ed
implementare modelli gestionali, modelli organizzativi e sistemi di partnership
innovativi che pongano al centro la conciliazione famiglia e lavoro dei dipendenti delle
aziende al fine di promuovere il benessere familiare sostenendo il capitale sociale e
relazionale del terriotrio;
4. implementare sul territorio gli standard familiari sugli ambiti di intervento già
adottati dalla Provincia Autonoma di Trento sul tema delle politiche per la familgia,
tenendo in considerazione che tutti gli attori hanno già conseguito certificazioni
familiari, nonchè sperimentare sul campo un nuovo sistema di servizi tramite la
sperimentazione dei contratti territoriali a rete con l’obiettivo di supportare
concretamente il processo di definizione delle linee guida per la Certificazione
territoriale familiare.”
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Alcune proposte operative
I.
Una più netta distinzione tra politiche dirette all’integrazione ( crescita interna) e politiche
dirette alla collaborazione tra imprese (distinguere le fusioni dalle reti)
II.
Politiche dirette alla costituzione di nuove reti, politiche alla stabilizzazione di reti esistenti,
politiche dirette alla gestione delle crisi con la formazione di reti di collaborazione.
III.
Integrare le politiche industriali e quelle sulle risorse umane finanziando l’acquisto di capitale
fisico ed immateriale e lo sviluppo di capitale umano e sociale.
IV.
BANDI DI PROGETTO E BANDI DI PROCESSO. Distinguere interventi diretti alla creazione di un
ambiente favorevole alla collaborazione –traducibili in bandi di progetto– e interventi diretti alla
promozione di reti stabili –traducibili in bandi di processo.
V.
VALUTAZIONE DI IMPATTO: Modificare l’approccio dei bandi e la valutazione d’impatto socio
economico. Catturare l’intero ciclo di vita della rete e monitorare compiutamente l’impatto
socio-economico sul territorio e l’eventuale evoluzione della rete anche dopo la fine del
finanziamento
VI.
Promuovere l’innovazione organizzativa e la sperimentazione di nuovi modelli di governance
(stimolare la specializzazione funzionale) – l’innovazione organizzativa come bene pubblico e la
proposta di un Osservatorio sulla governance delle reti
VII.
Integrare architettura organizzativa e promozione di competenze manageriali (qualificazione
della domanda e dell’offerta di servizi specializzati)
La figura del manager di rete, quale soggetto indipendente dalle imprese partecipanti, può costituire una
garanzia di stabilità specialmente nell’ipotesi di insorgenza di conflitti che possono destabilizzare la rete.
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Conclusioni
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Ripensare gli strumenti di collaborazione tra imprese alla luce del coordinamento tra
obiettivi di politica industriale e territoriale
Reti di filiera e politiche pubbliche
Nuovi strumenti legislativi? Europa, Stato, Regioni
2 assi principali di intervento legislativo ed amministrativo
Collaborazione tra imprese e
Collaborazione tra imprese e soggetti pubblici ( implementare le diverse forme di
parteneriato)
EUROPA
1) Una raccomandazione contenente principi generali riguardanti la collaborazione tra
imprese transnazionali con riferimento ai contratti di rete ed altri strumenti
2) Una direttiva europea sulle reti d’ imprese comprensiva delle reti transnazionali
miste tra imprese ed amministrazioni di diversi paesi oltre il modello del partenariato
pubblico-privato disciplinato dall’articolo 25, Reg. 1291/2013.
3) Collegamento tra politiche della legalità ed antiriciclaggio e filiere europee
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Conclusioni
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Nuovi approcci delle amministrazioni nazionali e regionali?
I contenuti
La prevenzione dell’illegalità e l’approccio premiale
La repressione dell’illegalità e la combinazione tra sanzioni penali, amministrative e
private.
Le politiche di sostenibilità
Le politiche di innovazione
Problema: riequilibrare benefici privati e finanziamento pubblico. Identificare soggetti
che possano gestire l’impatto e la diffusione sul territorio dei benefici derivanti dalla
collaborazione finanziata dall’ente pubblico. L’esempio delle FAST (fondazioni
associative per lo sviluppo tecnologico)
La valutazione dei risultati derivanti dai progetti finanziati
Mancanza di informazioni sui risultati prodotti e sui soggetti finanziati
Rivedere la struttura e le caratteristiche dei bandi nazionali e regionali per la
valutazione degli effetti delle agevolazioni
Definire un sistema di reporting e documentare le esternalità positive
Definire un sistema di valutazione che incorpori i risultati dei precedenti finanziamenti
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• ITALIA ( nazionale, inter-regionale e regionale)
• Una legge nazionale sulle reti ‘miste’ che
includano soggetti pubblici e privati. Le reti miste
possono coinvolgere diverse amministrazioni
pubbliche e soggetti di terzo settore Ampliare lo
strumento delle reti ai rapporti con le PPAA e con
gli enti senza scopo di lucro. E’ auspicabile che
tale legislazione venga approvata sul piano
nazionale ma è possibile procedere anche con
legislazioni regionali al pari di ciò che è avvenuto
con i consorzi di sviluppo industriale e per lo
sviluppo economico locale.
• Riordino della pletora degli strumenti in uso tra
cui le diverse forme di consorzi per lo sviluppo
industriale e per lo sviluppo locale.
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015
Ulteriori spunti di riflessione
• E’ utile una riforma delle legislazioni regionali?
– Leggi regionali sulle reti d’impresa che consenta di
pervenire a definizioni omogenee riguardanti le diverse
forme di collaborazione dal contratto di rete, alle ATI o
RTI, ai consorzi e le società consortili, alle joint ventures.
– Leggi regionali sulle fondazioni associative per lo
sviluppo tecnologico (FAST), enti non profit a base
associativa territoriale ai quali attribuire la titolarità dei
diritti di proprietà sulla conoscenza innovativa derivante
da forme di collaborazione tra soggetti pubblici, in
particolare le università, e soggetti privati al fine di
assicurare una gestione dei diritti di proprietà industriale
ed intellettuale che abbia quale obiettivo prioritario lo
sviluppo socio-economico del territorio regionale.
Fabrizio Cafaggi SNA/EUI aprile 2015