Esempio Compilazione Scheda - Pianoforte

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Esempio Compilazione Scheda - Pianoforte
ANALISI DELL’ METODO RUSSO PER PIANOFORTE
1. Titolo: Metodo russo per pianoforte
Autori: E. Kisel’, V. Natanson, A. Nikolaev, N.Sretenskaja
Sotto la direzione di A. Nikolaev
Edizione italiana a cura di Riccardo Allorto
Editore: Universal Music Publishing Ricordi S.r.l.
Anno di edizione: 1983
Costo : da 20 a 24,20 euro
Contesto di provenienza: Unione Sovietica, Scuola Russa 1969.
2. Postura, impostazione mani:
Ci sono poche indicazioni ma molto precise.
… “ E’ fondamentale una posizione corretta al pianoforte. Prima di cominciare
a suonare l’allievo deve essere seduto dritto, il gomito e l’avambraccio non
devono essere più in basso del livello della tastiera. Agli allievi più piccoli
bisogna porre un panchettino sotto i piedi . L’insegnante deve anche insistere
perché l’allievo impari a star seduto senza curvarsi.”…
... “Le condizioni principali per sviluppare una corretta tecnica pianistica sono
costruite dal movimento leggero delle mani quando si sollevano e si
abbassano sulla tastiera ; le dita stanno raccolte, non allargate. Non ci deve
essere tensione dei muscoli del polso, del palmo e delle dita. Le dita, quando
suonano, devono essere arrotondate e premere i tasti come con un cuscinetto.
La cura posta nei movimenti compiuti per suonare si verifica anzitutto e
soprattutto dal risultato sonoro: l’allievo deve ascoltare i suoni che produce e
suonare in maniera intelligente ed espressiva.”…
3. Diteggiatura:
… “ Prima di cominciare a strimpellare melodie ad orecchio e iniziare gli
esercizi al pianoforte, l’allievo deve conoscere la numerazione delle dita. Si
consiglia di suonare le melodie non legate, prima con un solo dito,
preferibilmente il terzo, e quindi con le altre dita, una per una.”…
Chiede all’insegnante di spiegare all’allievo le più semplici regole della
diteggiatura , basate sulla successione naturale delle dita conformemente alla
posizione della mano. In seguito chiede di indicargli la tecnica della
diteggiatura per passare da una posizione all’altra.
In tutti i brani la diteggiatura è sempre indicata. Si cambiano spesso le
posizioni delle mani. Non tende a far suonare sempre determinati tasti con le
stesse dita. A volte sono proposte diverse varianti della diteggiatura per una la
stessa melodia, con lo scopo di sviluppare le abilità della mano e della tecnica
pianistica.
4. Spiegazioni tecniche, aspetti teorici:
Cerca di creare nell’allievo la padronanza della successione delle cinque dita,
con varietà dei passaggi da una mano all’altra, scale ( scale maggiori e minori
su due ottave, per moto diretto e moto contrario), brevi arpeggi su tre suoni
allo stato fondamentale e nei rivolti, l’uso dello staccato in movimento veloci,
salti della mano su ampie distanze, suonare legato e non legato, più o meno
accentuato, note doppie, accordi, polifonia di base, indipendenza delle mani,
passaggio da una mano all’altra…
Con i aspetti teorici inizia sin dalle prime lezioni. Parte con i nomi delle note,
intervalli, la scrittura, le durate (dalla nota intera fino ai sedicesimi), le chiavi,
battute, tempo forte/debole, doppia stanghetta, le pause, la dinamica, il
movimento (la velocità), diesis e bemolli, sincope, la ripetizione (prima e
seconda volta), corona, la terzina…
Prima dell’inserimento di ognuno di questi elementi (sia tecnici che teorici) è
data una breve ma precisa spiegazione che non lascia spazio ad alcun tipo di
dubbio.
Nel corso del primo libro (dedicato ai principianti) non è previsto utilizzo di
pedale.
5. Soggetto in apprendimento:
L’età precisa a cui si rivolge non è stata indicata ma a pag.7 (Parte dei
suggerimenti didattici) usa la parola “bambino” come il soggetto a cui si
rivolge.
6. Produzione:
Si inizia con semplici imitazioni delle filastrocche che prima esegue
l’insegnante e poi l’allievo deve imitare. Chiede anche di insegnare all’allievo
di trasportare. Ritiene molto importante l’esecuzione e soprattutto
l’interpretazione (alla quale si insiste sin dai primi pezzi). Ci sono alcuni
esempi di variazioni. Non c’è nessun spazio dedicato alla composizione o
all’improvvisazione.
7. Fruizione:
Partendo dall’inizio si richiede la memorizzazione di piccole frasi. Con
l’aumento delle difficoltà e l’inserimento dei pezzi polifonici si richiede, anche,
di distinguere, riconoscere e analizzare le varie parti dei pezzi. In tutto il libro
si impara come ascoltare – si di abituare orecchio di individuare i temi e
l’accompagnamento, seguire il fraseggio…
8. Sistemi di scrittura:
I sistemi di scrittura utilizzati sono quelli tradizionali.
9. Repertorio :
Repertorio e classico e popolare. Ce molta attenzione a non trascurare il
folclore. Insiste anche sulle forme tradizionali dei diversi paesi. Ci sono anche
alcune citazioni e trascrizioni di composizioni famose fatte da autori
importanti. La maggior parte dei brani, non conosciuti, è stata scritta da
compositori russi.
10. Solo, gruppi, duetti…:
La maggior parte dei brani è scritta per pianoforte solo. All’inizio del libro si
usa anche la voce accompagnata dal pianoforte (le filastrocche). Nel libro ci
sono proposti anche i brani scritti per pianoforte a quattro mani che possono
essere eseguiti dall’allievo e dall’insegnante oppure da due allievi.
11. Principi metodologici:
- Significatività – … “La base dell’insegnamento del pianoforte per i
principianti è l’educazione del pensiero artistico dell’allievo, attraverso la
risposta della sua sensibilità alle impressioni musicali.”…
L’utilizzo dei canti popolari e di canzoncine si può considerare come
significativo nel periodo in cui è stato scritto il libro.
- Motivazione – Sono proposte molte canzoni che bambini conoscono o
hanno già sentito prima. Si cerca di avvicinare i bambini a materiale
complesso con arrangiamenti adatti alla loro età e alle loro capacità
tecniche ( “Aria di Papageno” dall’opera “Flauto magico” di Mozart; Valzer
dal balletto “La bella addormentata” di Ciaikovski – che si può sentire
anche nel cartone animato omonimo di Disney).
- Direzione – Il metodo è diviso in tre parti. Sotto il titolo “PARTE PRIMA” ci
sono le indicazione che ci dicono dove ci sta portando questa parte del
libro : Canti ad orecchio, La tastiera e il nome delle note, Suonare sul
pianoforte melodie conosciute, Note-Loro differente durata e posizione sul
rigo. Sotto il titolo “PARTE SECONDA” troviamo: Consolidamento e
sviluppo delle conoscenze acquisite mediante l’impiego di materiali più
complessi. L’ultimo capitolo è “APENDICE” son sottotitolo Consigli per lo
studio delle scale, degli accordi e degli arpeggi.
- Gradualità, Continuità, Ricorsività – Durante tutto il libro si ripropongono
le cose fatte prima. Insieme alla ripetizione degli elementi fatti si cerca
sempre di aggiungere un elemento nuovo e fare un collegamento tra di
loro per poter andare oltre. Tutti gli elementi si propongono in modo
graduale , da quelli semplici a quelli più complicati.
- Integrazione, Trasferibilità linguistica –Sin da subito si uniscono tutti gli
elementi importanti della musica e si pensa alla interpretazione,
collegamento con la voce, chiara impostazione delle mani. Si utilizzano
titoli descrittivi per avvicinare il contenuto del brano al bambino- analogie
con le cose comuni che ci circondano( “Il pastore suona”, “ Cade la
pioggerella”, “ Davanti a un praticello”…), con la danza (“Rigaudon” con la
indicazione che è una antica danza francese), col balletto ( Il Valzer dal
balletto “La bella addormentata”, La Danza da “ Il lago dei cigni” di
Ciaikovski ), con l’opera (“Aria di Papageno” dall’opera “Il flauto magico” di
Mozart). Nei Suggerimenti didattici mentre si spiega come insegnare
all’allievo la memorizzazione di un brano si fa un paragone con la
memorizzazione della poesia.
- Clinicità – Nella introduzione si richiede all’insegnante di sviluppare negli
allievi l’amore verso la musica e l’arte. Nel libro non si parla di affettività.
12. Compatibilità con altri metodi/manuali:
Anche se questo metodo è abbastanza ampio non lascia nessun spazio alla
creatività. Si limita anche a due soli generi di musica - popolare e classica - e
usa soltanto la scrittura tradizionale. Insieme al Metodo Russo potrebbe
essere utilizzato qualche metodo basato su altri generi di musica (per esempio
“Microjazz” di Christoper Norton che ha come la base la musica jazz oppure
un metodo che ha di base la scrittura moderna (“Jatekok” di Kurtag, che non è
un metodo ma può ben essere accostato ad altri manuali); e qualche metodo
che richiede la creatività e sviluppa nell’allievo la capacità di improvvisazione.
13. Impostazione grafica, impaginazione, linguaggio, comunicazione:
La grafica è tradizionale, abbastanza seria. Non ci sono disegni. All’inizio
troviamo una introduzione con i Criteri metodologici ed editoriali e i
Suggerimenti didattici.
14. Sussidi:
Non richiede né propone alcun particolare sussidio didattico.
15. Finalità / obiettivi particolari, filosofia di fondo:
Si cerca di assicurare un legame organico tra la formazione del pensiero
musicale dell’allievo, il suo orecchio musicale, la memoria e il senso del ritmo,
uniti all’acquisizione della sensibilità interpretativa. Nello stesso tempo
l’allievo scopre gli elementi basilari della forma e studia i rudimenti della
tecnica … “ La base dell’insegnamento del pianoforte per i principianti è
l’educazione del pensiero artistico dell’allievo, attraverso la risposta della sua
sensibilità alle impressioni musicali. Sin dalle prime lezioni è essenziale
sviluppare negli allievi la facoltà di comprendere la forza espressiva della
musica con una percezione gradualmente sviluppata, sempre più sottile e
differenziata del tessuto musicale: la capacità di ascoltare attentamente il
suono, di intendere il giusto fraseggio della melodia, di ogni voce singola o
unita ad altre, di ottenere un corretto equilibrio sonoro nell’esecuzione della
melodia e del suo accompagnamento.”…
16. Valutazione:
Nel libro non si trovano particolari sistemi di valutazione. Si trova solo una
frase che indica all’insegnante cosa deve verificare: “E’ però necessario
verificare attentamente come l’allievo lavora, informandosi su quali
procedimenti ha studiato a casa ciò che gli è stato assegnato, e verificando
quanto si è impegnato.”
17. Punti forti/deboli:
Punto forti: ampia varietà del repertorio, sviluppo del gusto musicale, brevi e
chiare spiegazioni, ampia parte dedicata alla tecnica, ampia parte dedicata
alla teoria, sin da subito si uniscono tutti gli elementi importanti della musica
e si pensa alla interpretazione, collegamento con la voce, chiara impostazione
delle mani…
Punti deboli: non c’è spazio per la creatività, lascia poca libertà, la serietà e la
assenza dei disegni lo fanno meno adatto ai più piccoli.