Il criterio del costo ammortizzato - Campus

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Il criterio del costo ammortizzato - Campus
Paola Costa Il criterio del costo ammortizzato Paola Costa Il criterio del costo ammortizzato Abstract: A partire dal bilancio 2016 debutta il nuovo criterio del costo ammortizzato per la valutazione dei debiti, dei crediti e dei titoli immobilizzati. Il Decreto bilanci Il D.Lgs. n. 139 del 18.8.2015, attuativo della Direttiva 2013/34/UE in materia di bilancio d’esercizio e consolidato delle società di capitali, ha introdotto nel nostro ordinamento il criterio del costo ammortizzato per la valutazione dei crediti, dei debiti e dei titoli immobilizzati. La nuova versione dell’art. 2426 n. 8 del codice civile recita infatti: “i crediti e i debiti sono rilevati in bilancio secondo il criterio del costo ammortizzato, tenendo conto del fattore temporale e, per quanto riguarda i crediti, del valore di presumibile realizzo”. Il n. 1 del medesimo articolo dispone: “le immobilizzazioni rappresentate da titoli sono rilevate in bilancio con il criterio del costo ammortizzato, ove applicabile”. Il criterio di valutazione del costo ammortizzato -­‐ tipico dei bilanci redatti secondo i principi IAS/IFRS -­‐ pur restando ancorato al costo di acquisto o al valore nominale, tiene anche conto delle eventuali differenze fra i tassi di interesse nominali e quelli effettivi, secondo una logica finanziaria. Le nuove disposizioni trovano applicazione nei bilanci relativi agli esercizi finanziari aventi inizio a partire dal 1° gennaio 2016. In pratica, per i soggetti con esercizio coincidente con l’anno solare, sono interessati i bilanci chiusi al 31.12.2016. Le imprese che redigono il bilancio in forma abbreviata (art. 2435-­‐bis) e le micro-­‐imprese (art. 1 Paola Costa Il criterio del costo ammortizzato 2435-­‐ter) hanno la facoltà di non applicare il costo ammortizzato e di continuare a valutare i debiti al valore nominale, i crediti al presumibile valore di realizzo e i titoli al costo di acquisto eventualmente svalutato per perdite durevoli di valore. Il criterio del costo ammortizzato Il codice civile non contiene una definizione positiva di “costo ammortizzato”, ma l’articolo 2426 c. 2 rinvia espressamente ai principi contabili internazionali adottati dall’Unione europea. Lo IAS 39 par. 9 definisce il costo ammortizzato di un’attività o passività finanziaria come “il valore a cui è stata misurata al momento della rilevazione iniziale l’attività o la passività finanziaria al netto dei rimborsi di capitale, aumentato o diminuito dall’ammortamento complessivo utilizzando il criterio dell’interesse effettivo su qualsiasi differenza tra il valore iniziale e quello a scadenza, e dedotta qualsiasi riduzione (operata direttamente o attraverso l’uso di un accantonamento) a seguito di una riduzione di valore o di irrecuperabilità”. Inoltre il tasso di interesse effettivo è definito come “il tasso che attualizza esattamente i pagamenti o incassi futuri stimati lungo la vita attesa dello strumento finanziario al valore contabile netto dell’attività o passività finanziaria”. L’applicazione di tale criterio di valutazione impone dunque di ripartire i costi o ricavi derivanti dallo strumento finanziario (titolo, credito o debito) lungo tutta la durata dell’attività o della passività. Quando il valore di iscrizione iniziale e il valore di rimborso coincidono e gli interessi sono costanti per tutto il periodo, il criterio del costo ammortizzato coincide con quello del costo storico o del valore nominale, in quanto il tasso di interesse nominale (incassato o pagato) è identico a quello effettivo. Laddove, invece, vi siano differenze fra valore iniziale e valore di rimborso (per effetto di costi iniziali, aggi o disaggi di emissione), oppure gli interessi prevedano tassi differenti lungo la durata dello strumento finanziario, il tasso di interesse nominale è differente da quello effettivo e occorre iscrivere in Stato patrimoniale l’attività o la passività a un valore diverso dal costo storico (per i titoli) o dal valore nominale (per i crediti ed i debiti). Di seguito riprendiamo i concetti esposti, avvalendoci di un esempio numerico e confrontando il vecchio e il nuovo criterio di valutazione applicato ai debiti. La valutazione dei debiti La normativa precedente Come noto, secondo la previgente formulazione del codice civile, i debiti dovevano essere iscritti 2 Paola Costa Il criterio del costo ammortizzato in bilancio al valore nominale (pari, generalmente, al valore di rimborso). Il Principio contabile OIC 19, inoltre, prevedeva la capitalizzazione nella voce B.I.7 (Altre immobilizzazioni immateriali) degli “oneri accessori sostenuti per ottenere finanziamenti, quali, le spese di istruttoria, l’imposta sostitutiva sui finanziamenti e tutti gli altri costi iniziali”. Secondo il Principio OIC 24, poi, i costi capitalizzati dovevano essere ammortizzati in base alla “durata dei relativi finanziamenti, in base a quote calcolate preferibilmente secondo modalità finanziarie, oppure a quote costanti, se gli effetti risultanti non divergono in modo significativo rispetto al metodo finanziario”. In modo analogo il disaggio sui prestiti doveva essere iscritto nell’attivo e ammortizzato in ogni esercizio per il periodo di durata del prestito. Le previgenti disposizioni possono essere meglio illustrate, considerando l’esempio seguente. Esempio La Società XYZ ha ottenuto in data 1° gennaio 2016 un finanziamento bancario per la durata di 10 anni del valore nominale di 1.000.000 di euro, al tasso annuo di interesse del 5%. Gli interessi devono essere corrisposti al 31 dicembre di ogni esercizio e il prestito deve essere rimborsato in unica soluzione alla scadenza (31 dicembre 2025). La società ha corrisposto alla banca spese di istruttoria e commissioni per 20.000 Euro. Il debito viene iscritto nello Stato patrimoniale al valore nominale di 1.000.000 di euro e manterrà tale valore di iscrizione in tutti gli esercizi successivi, fino all’estinzione del prestito. Gli interessi passivi vengono calcolati al tasso nominale del 5% sul valore nominale del prestito (pari al valore di rimborso) e vengono così imputati a Conto economico. Gli oneri accessori sostenuti per ottenere il finanziamento, pari a 20.000 euro, devono essere capitalizzati e ammortizzati in 10 anni. Nella tabella che segue sono indicati i valori di bilancio nei 10 esercizi di durata del prestito. Costi iniziali Valore del Interessi passivi Ammortamento capitalizzati al Esercizio debito al 31/12 Tasso nom. = 5% del costo iniziale 31/12 (SP: voce D.4) (CE: voce C.17) (CE: voce B.10.a) (SP: voce B.I.7) 2016 1.000.000 50.000 2.000 18.000 2017 1.000.000 50.000 2.000 16.000 2018 1.000.000 50.000 2.000 14.000 2019 1.000.000 50.000 2.000 12.000 2020 1.000.000 50.000 2.000 10.000 2021 1.000.000 50.000 2.000 8.000 2022 1.000.000 50.000 2.000 6.000 2023 1.000.000 50.000 2.000 4.000 2024 1.000.000 50.000 2.000 2.000 2025 50.000 2.000 -­‐ Totale 500.000 20.000 3 Paola Costa Il criterio del costo ammortizzato Il nuovo criterio del costo ammortizzato Il nuovo criterio è applicabile a tutti i debiti per i quali il tasso di interesse effettivo sia differente dal tasso di interesse nominale, ossia quando siano presenti aggi o disaggi di emissione o costi iniziali, quali ad esempio spese di istruttoria, commissioni bancarie, spese legali e di consulenza. Tale criterio sarà dunque generalmente applicabile a tutti i debiti finanziari a medio-­‐lungo termine, siano essi prestiti obbligazionari o finanziamenti bancari. Il valore iniziale di iscrizione in bilancio del debito è pari: • per i finanziamenti, al valore nominale al netto dei costi iniziali; • per i prestiti obbligazionari, al valore di emissione al netto dei disaggi di emissione e degli altri costi iniziali. + valore nominale/di emissione -­‐ costi iniziali (oppure + aggi di emissione) = valore iniziale di iscrizione del debito Negli esercizi successivi, il valore del debito deve essere rettificato dell’ammortamento (ripartizione) della differenza tra il valore iniziale di iscrizione e il valore a scadenza del debito (generalmente coincidente con il valore nominale). In pratica, il valore del debito iscritto nello Stato patrimoniale sarà pari al costo ammortizzato, determinato come segue: + valore iniziale di iscrizione ± ripartizione della differenza iniziale -­‐ quote capitale rimborsate = costo ammortizzato del debito Gli interessi passivi vengono imputati a Conto economico, non in base al tasso nominale (con il quale si calcolano gli interessi da corrispondere alla banca), bensì in base al tasso di interesse effettivo, che risulta differente da quello nominale, proprio per effetto della presenza dei costi iniziali (o di aggi di emissione). La somma erogata a titolo di finanziamento, infatti, risulta diversa dal valore nominale del prestito, che costituisce la base di calcolo degli interessi. Il tasso effettivo di interesse è il tasso interno di rendimento che rende uguale il valore attuale dei flussi di cassa in uscita futuri (per interessi e rimborso del capitale) al valore iniziale di iscrizione in bilancio del debito. Il tasso interno di rendimento può essere determinato utilizzando un foglio di calcolo elettronico (excel) e applicando la funzione TIR.COST. Riprendendo i dati dell’esempio precedente si procede come segue. Esempio Il valore iniziale di iscrizione del debito è determinato come differenza fra il valore nominale del debito e i costi iniziali, ed è pari a 980.000 euro. 4 Paola Costa + Valore nominale (di rimborso) -­‐ Costi iniziali = Valore iscritto in bilancio Il criterio del costo ammortizzato 1.000.000 (20.000) 980.000 I flussi di cassa in uscita futuri sono determinati come segue. Flusso in Esercizio Descrizione uscita 2016 Interessi 50.000 2017 Interessi 50.000 2018 Interessi 50.000 2019 Interessi 50.000 2020 Interessi 50.000 2021 Interessi 50.000 2022 Interessi 50.000 2023 Interessi 50.000 2024 Interessi 50.000 Interessi e 2025 capitale 1.050.000 Ai fini del calcolo del tasso interno di rendimento occorre applicare la funzione TIR.COST. Il tasso di rendimento interno è il tasso di interesse applicato ad un finanziamento caratterizzato da entrate (valori positivi) ed uscite (valori negativi) che avvengono ad intervalli regolari. Non è necessario che i flussi di cassa siano costanti, ma devono occorrere a intervalli regolari, ad esempio mensilmente o annualmente. La sintassi della formula è TIR.COST (val; [ipotesi]). Gli argomenti della sintassi della funzione TIR.COST sono i seguenti: • Val: Argomento obbligatorio. È costituito dalla matrice o dal riferimento a celle che contengono i numeri di cui si desidera calcolare il tasso di rendimento interno. La matrice/riferimento deve contenere almeno un valore positivo e uno negativo. La funzione utilizza l’ordine di successione dei valori per interpretare l’ordine di successione dei flussi di cassa. Pertanto i valori relativi alle entrate e alle uscite devono essere immessi secondo una sequenza temporale. Se una matrice o un riferimento contengono testo, valori logici o celle vuote, tali valori verranno ignorati. • Ipotesi: Argomento facoltativo. È il numero che si suppone vicino al risultato di TIR.COST. Viene utilizzata una tecnica iterativa per eseguire il calcolo della funzione TIR.COST. Iniziando con ipotesi, TIR.COST applica il metodo delle iterazioni fino a quando la precisione del risultato non rientra nello 0,00001%. Se TIR.COST non riesce a trovare un risultato valido dopo 20 tentativi, verrà restituito il valore di errore #NUM!. Nella maggior parte dei casi non è necessario definire l’argomento ipotesi per calcolare TIR.COST. Se ipotesi è omessa, verrà considerata uguale a 0,1 (10%). Se TIR.COST 5 Paola Costa Il criterio del costo ammortizzato restituisce il valore di errore #NUM! o se il risultato non si avvicina a quello previsto, occorre specificare un altro valore per ipotesi e rieseguire l’operazione. Nella videata che segue, riferita al nostro esempio numerico, si evidenzia nella cella C13 la sintassi della funzione, cui non è applicato l’argomento facoltativo. Esempio Il tasso interno di rendimento è calcolato come segue. Valore iniziale 980.000,00 2016 Interessi (50.000) 2017 Interessi (50.000) 2018 Interessi (50.000) 2019 Interessi (50.000) 2020 Interessi (50.000) 2021 Interessi (50.000) 2022 Interessi (50.000) 2023 Interessi (50.000) 6 Paola Costa 2024 2025 Interessi Interessi e capitale Tasso interno di rendimento Il criterio del costo ammortizzato (50.000) (1.050.000) 5,262% Al termine del primo anno, dovranno essere iscritti in Conto economico interessi passivi per un importo pari al 5,262% del valore iniziale di iscrizione (980.000 euro), cioè 51.571 euro. Poiché gli interessi effettivamente dovuti sono pari a 50.000 euro, la differenza di 1.571 euro è la prima imputazione al Conto economico della differenza tra il valore iniziale (980.000 euro) e il valore di rimborso (1.000.000 euro). La contropartita è costituita dal debito. Al termine del primo anno il valore del debito esposto nello Stato patrimoniale sarà dunque pari a 981.571 euro. La scrittura contabile al 31.12.2016 sarà pertanto: Data Conti Descrizione Dare Avere 31/12/2016 INTERESSI PASSIVI rilevazione interessi di 51.571 competenza 31/12/2016 BANCA X C/C pagamento interessi 50.000 31/12/2016 FINANZIAMENTI BANCARI quota differenza costo iniziale 1.571 Al termine del secondo anno, gli interessi da iscrivere in Conto economico saranno pari al 5,262% del valore del debito all’inizio dell’anno (981.571 euro), cioè 51.653 euro. La differenza di 1.653 euro è la seconda imputazione al Conto economico della differenza tra il valore iniziale (980.000 euro) e il valore di rimborso (1.000.000 euro). Al termine del secondo anno, quindi, il valore del debito esposto nello Stato patrimoniale sarà pari a 983.224 euro. La tabella seguente riporta i valori di bilancio nei 10 esercizi di durata del prestito. Interessi Interessi Valore Valore del passivi passivi pagati Ripartizione del debito debito al 31/12 Esercizio TIR = 5,262% Tasso nom. = della differenza al 1/1 (SP: voce D.4) (CE: voce C.17) 5% 2016 980.000 51.571 50.000 1.571 981.571 2017 981.571 51.653 50.000 1.653 983.224 2018 983.224 51.740 50.000 1.740 984.964 2019 984.964 51.832 50.000 1.832 986.796 2020 986.796 51.928 50.000 1.928 988.725 2021 988.725 52.030 50.000 2.030 990.755 2022 990.755 52.137 50.000 2.137 992.891 2023 992.891 52.249 50.000 2.249 995.140 2024 995.140 52.367 50.000 2.367 997.508 2025 997.508 52.492 50.000 2.492 1.000.000 Totale 520.000 500.000 20.000 7 Paola Costa Il criterio del costo ammortizzato Come risulta evidente dalle esemplificazioni numeriche, a parità di costo complessivo affluito al Conto economico in 10 anni (520.000 euro), sono differenti la ripartizione del costo nei diversi esercizi, nonché la classificazione delle voci di costo. L’introduzione del criterio del costo ammortizzato ha comportato l’eliminazione dagli schemi di Stato patrimoniale del disaggio e dell’aggio di emissione, in quanto il valore iniziale di iscrizione dei debiti ne deve comprendere l’effetto. Così, ad esempio, con riferimento a un prestito obbligazionario emesso sotto la pari, il disaggio di emissione rappresenta un costo aggiuntivo rispetto agli interessi passivi. Il prestito verrà dunque iscritto inizialmente al suo valore di emissione (pari al valore nominale al netto del disaggio) e il disaggio verrà gradualmente imputato al Conto economico secondo una logica finanziaria. La contropartita patrimoniale dell’ammortamento del disaggio è costituita dal valore del debito che si modificherà anno dopo anno. 8