Pagina 6 - Scuole Maestre Pie

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Pagina 6 - Scuole Maestre Pie
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La scrittrice Helga Schneider
a colloquio con gli studenti della Scuola
Media “S. Teresa del Bambin Gesù”
Le immagini sono tratte dal sito di Mangialibri
(http://www.mangialibri.com/2006/01/speciale-helga-schneider.html)
15 marzo 2006: una giornata speciale per gli alunni delle terze medie e i loro genitori.La
nota scrittrice Helga Schneider, al termine di un percorso formativo di Italiano e Storia, ha
accolto con gioia il nostro invito, per dare testimonianza del suo vissuto.
Bambina durante il periodo nazista in Germania, ella è figlia di un giovane agente delle SS
e di un combattente tedesco. Ha trascorso la sua infanzia a stretto contatto con gli orrori
della Seconda Guerra Mondiale, sognando e pregando per ottenere le piccole libertà che
sono diritti inviolabili di ogni bambino: il gioco, le amicizie, ma – soprattutto- una famiglia
vera.
Infatti, in tenera età, Helga fu abbandonata dalla madre, che agli obblighi familiari preferì
la carriera tra le forze delle Brigate d’Attacco; questo – naturalmente – la segnò per tutta
la vita, ma non fu che l’inizio di una lunga serie di tristi eventi.
Il più importante fu il secondo matrimonio del padre con una donna rigorosa e severa,
che accolse e trattò come figlio il piccolo Peter, fratello minore della scrittrice, ma non
accettò mai Helga, con la quale ebbe un rapporto conflittuale, che generò in lei dolorosa
e profonda ferita, mai rimarginata!
Oggi la Schneider è una scrittrice affermata, nota al pubblico internazionale per bestseller
come “Il Rogo di Berlino”, “Stelle di Cannella”, “Lasciami andare, madre” e il libro di recente pubblicazione “IO, piccola ospite del Furher”.
Noi ragazzi siamo rimasti favorevolmente colpiti dalla sua disponibilità a condividere la
sua testimonianza con un pubblico formato in particolare da ragazzi.
Possiamo certamente affermare che l’incontro con la
signora Schneider ci ha arricchito molto, sia sul piano
storico che umano.
Siamo contenti e fieri di aver capito appieno il messaggio di coraggio da lei ribadito con forza e convinzione: non dobbiamo arrenderci! Quando ci troviamo
a fare una scelta, è d’obbligo pensare non a ciò che
è più facile e conveniente, ma alla soluzione che porterà al bene nostro e degli altri, anche se è faticosa
ed impegnativa.
La Schneider ha messo in pratica questo insegnamento, decidendo di diffondere nel mondo la sua
esperienza. Nonostante ciò abbia comportato molti disagi e una notorietà forse non desiderata, oggi
lei afferma con convinzione e fermezza che bisogna
“guardare, per non dimenticare”. Quello che non l’ha
uccisa, l’ha resa più forte.
Siamo fermamente convinti che una testimonianza diretta è utile per capire meglio gli
orrori di una guerra, pertanto abbiamo apprezzato molto la sua disponibilità nel rispondere
ad ogni nostra domanda e il suo punto di vista lucido e fresco, privo di rancore nonostante
le sofferenze subite, caratteristiche che, unite alla sua notorietà, fanno di Helga Schneider
una donna d’eccezione.
Grazie, Helga, per tutto quello che ci ha dato!
La sua è stata una forte “lezione di vita, che ricorderemo sempre”.
Gli alunni delle classi Terze Medie, a.s. 2005-06
La Matematica come Logica
Intuizione e Fantasia
La scuola partecipa ai Giochi matematici d’Autunno dell’Università Bocconi
Anche quest’anno le ultime due classi della Scuola Primaria e tutte quelle della Scuola
Secondaria di I e II grado dell’Istituto Maestre Pie hanno partecipato con grande interesse e motivazione ai Giochi Matematici organizzati dal Centro di ricerca PRISTEMELEUSI (Centro per l’Elaborazione Logica e l’Utilizzazione Sistematica dell’Informazione)
dell’Università “Bocconi” di Milano.
“ I giochi matematici sono progettati come momento di avvicinamento alla cultura scientifica e intendono presentare la Matematica in una forma divertente e accattivante. Logica, intuizione e fantasia sono gli unici requisiti necessari per la partecipazione alle varie
iniziative, con cui desideriamo valorizzare l’intelligenza dei nostri studenti migliori e, nel
contempo, recuperare quei ragazzi che ancora non avessero avvertito particolari motivi di
interesse nei confronti della Matematica.”
L’adesione ai giochi è proposta a tutti i ragazzi ma è facoltativa: le classi sono divise in
cinque categorie (IV e V elementare; I e II media; III media e I liceo; II, III, IV liceo; V liceo)
per ciascuna delle quali sono previsti appositi esercizi. I compiti arrivano da Milano dove,
successivamente, vengono inviati per la correzione e valutazione; da ultimo, i risultati
vengono comunicati agli insegnanti.
Per dare risalto all’evento ma, soprattutto, la giusta gratificazione ai ragazzi che hanno
partecipato, la nostra scuola organizza in primavera la cerimonia ufficiale di premiazione
dei primi tre studenti per ogni categoria: i ragazzi ricevono buoni per l’acquisto di libri e/o
CD e DVD.
Più che i premi, sulla base dell’esperienza passata, quel che i ragazzi più apprezzano è
la possibilità di misurarsi con gli altri e con se stessi in una disciplina - la Matematica
- che in questo contesto appare in tutta la sua dimensione “creativa” ed “intuitiva”. La
bellezza della matematica e della logica, in altre parole, la “chiarezza” e “limpidezza” del
corretto ragionare, si scoprono in giovane età: siano le benvenute occasioni d’incontro
come questa!
Le/Gli insegnanti di Matematica.
Il mestiere di crescere
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Il tema del “mestiere di crescere” affolla gli animi dei nostri ragazzi. I loro occhi, i loro
sguardi, le loro parole, pongono agli adulti un unico interrogativo: “Sto crescendo, vero?”
A tutti noi, genitori ed educatori, spetta il compito di dare loro una risposta certa, capace
di liberare la loro mente da un’altalena di pensieri contraddittori, che li porta a vivere nella
continua incertezza dell’essere. Sollecitato sul tema “I dodici anni visti dai dodicenni” così
ha risposto un mio studente:
“Dodici anni…Un’età piuttosto “curiosa”, perché determina la chiusura di un periodo,
l’infanzia, e spalanca le porte all’adolescenza.
Un dodicenne guarda la realtà con gli occhi di un dodicenne. L’infanzia ormai non è che
una bella fase della propria vita, che si potrà rivivere solo nella mente grazie ai ricordi: le
Entrare nella storia
Visita al campo di concentramento di Fossoli
Questa primavera, quando ancora frequentavamo la terza media, è stata organizzata
un’uscita didattica presso il Campo poliziesco e di transito (Polizei- und Durchgangslager)
di Fossoli (MO). Primo Levi scrive nelle prime pagine di “Se questo è un uomo”: “Come
ebreo, venni inviato a Fossoli, presso Modena, dove un vasto campo di internamento, già
destinato ai prigionieri di guerra inglesi e americani, andava raccogliendo gli appartenenti
alle numerose categorie di persone non gradite al neonato governo fascista repubblicano.
[…] Ma il mattino del 21 si seppe che l’indomani gli ebrei sarebbero partiti. Tutti: nessuna
eccezione. Anche i bambini, anche i vecchi, anche i malati. Per dove, non si sapeva.
Prepararsi per quindici giorni di viaggio. Per ognuno che fosse mancato all’appello, dieci
sarebbero stati fucilati.
Soltanto una minoranza di ingenui e di illusi si ostinò nella speranza: noi avevamo parlato
a lungo con i profughi polacchi e croati, e sapevamo che cosa voleva dire partire. […]E
venne la notte, e fu una notte tale, che si conobbe che occhi umani non avrebbero dovuto assistervi e sopravvivere. Tutti sentirono questo: nessuno dei guardiani, né italiani
né tedeschi, ebbe animo di venire a vedere che cosa fanno gli uomini quando sanno di
dover morire.Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le
madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e
fecero i bagagli, e all’alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad
asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose
che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno. Non fareste anche voi
altrettanto? Se dovessero uccidervi domani con il vostro bambino, voi non gli dareste oggi
da mangiare? […] allora ci caricarono sui torpedoni e ci portarono alla stazione di Carpi.
Qui ci attendeva il treno e la scorta per il viaggio. Qui ricevemmo i primi colpi: e la cosa fu
così nuova e insensata che non provammo dolore, nel corpo né nell’anima. Soltanto uno
stupore profondo: come si può percuotere un uomo senza collera?
I vagoni erano dodici e noi seicentocinquanta; nel mio vagone eravamo quarantacinque
soltanto, ma era un vagone piccolo. Ecco dunque sotto i nostri occhi, sotto i nostri piedi,
una delle famose tradotte tedesche, quelle che non ritornano, quelle di cui, fremendo e
sempre un poco increduli, avevamo così spesso sentito narrare. Proprio così, punto per
punto: vagoni merci, chiusi dall’esterno, e dentro uomini donne bambini, compressi senza
pietà, come merce di dozzina, in viaggio verso il nulla, in viaggio all’ingiù, verso il fondo.
Questa volta dentro siamo noi.”
Avevamo già studiato in classe il Fascismo e le leggi razziali in Italia ma una cosa è leggere il manuale o ascoltare i professori, un’altra è vedere con i propri occhi i luoghi che sono
stati teatro delle vicende che abbiamo imparato a conoscere.
“Ricorderò per sempre l’esperienza vissuta a Fossoli perché mi ha lasciato impresso il
dolore e la sofferenza dei reclusi: al museo mi ha colpito fortemente la stanza sulle pareti
della quale erano riportati i nomi delle persone uccise. La visita ha lasciato in me una
vivida impressione delle atrocità che hanno dovuto subire ingiustamente gli ebrei, molto
più vivida di quanto avesse potuto fare il libro di storia”. ( Davide, ex III A)
“Passare lungo la strada dove sono passati moltissimi ebrei è stato particolarmente toccante perché una persona può più chiaramente immaginare che quella strada, in quel
tempo, portava alla morte”. (Marina, ex III B)
“Ho avuto modo di vedere dal vivo un campo di smistamento che oggi è circondato dalla
natura, e questo lo rende anche bello ai visitatori, ma una volta si può immaginare quanto
fosse terribile vederlo o addirittura attraversarlo. Il museo raccoglie le testimonianze delle
brutture lì avvenute: le scritte dei deportati sui muri, le foto delle persone uccise, gli oggetti usati per le percosse e le uccisioni, le tute da lavoro …” ( Letizia, ex IIIB)
“Il museo dedicato ai caduti è stata un’esperienza indimenticabile: vi erano frasi scritte
sui muri quasi fossero lettere e diari dei prigionieri e, grazie ad esse, siamo forse riusciti a
capire quello che le anime dei prigionieri provavano”. (Bernardo, ex IIIA)
“Sono tornato a casa molto addolorato e soprattutto colpito, quasi infastidito, da quello
che avevo visto e letto come, ad esempio, “ricordati che tuo figlio se ne va amareggiato
perché non sentirà le campane della libertà”. (Michele, ex IIIA)
“Era tremendo leggere quelle parole…le persone che salutavano la famiglia o che volevano persino morire pur di non sopportare più quelle sofferenze. Un esempio: “Ogni
debolezza sarà pagata con un’ecatombe di sangue”. Come studente consiglio vivamente
di continuare a proporre questa visita perché fa realmente prendere coscienza di ciò che
è successo.” Francesco, (ex IIIA)
Bernardo, Davide, Francesco, Letizia, Marina, Michele (Ex IIIA e B, ora I Liceo E.Renzi)
ore spensierate trascorse all’asilo, i giochi,
le prime amicizie, il passaggio alle elementari, le prime difficoltà, i primi successi.
Ah, quanti ricordi!
Ogni attimo vissuto riaffiora con forza, si
pensa che sia stato bello viverlo, e manca
un po’; si prova una dolce nostalgia, al punto che piacerebbe potere tornare indietro,
forse perché allora tutto era più semplice.
Capita di pensare al futuro e a quello che
potrà accadere. Cresce il desiderio di andare avanti nel tempo ancora più in fretta.
Si è curiosi, ma nello stesso tempo non si
riesce ad immaginarsi adulti.
Si è consapevoli che, nei prossimi anni, si
cambierà, perché durante l’adolescenza ci
si trasforma da bambini ad adulti. Non è
tutto chiaro, ma si capisce che qualche
cambiamento sta ora avvenendo: ci si
vede più grandi, più capaci, più intenti nella
ricerca della verità.
Un dodicenne può sentirsi ancora piccolo
ed inadeguato rispetto alla vita e all’infinità
del mondo.
Capita dunque di sentirsi confusi ed impotenti ed allora si cercano consigli ed aiuto
nei genitori. Non è sempre facile farlo, ma
è importante sforzarsi per non sentirsi soli.
Si è tuttavia fiduciosi nel futuro: non si sa
né come si sarà, né cosa si farà, si spera
solo di crescere con forti “Radici e Ali”,
così, un giorno, si sarà in grado di involarsi
da soli, senza paura di essere degli adulti.”
(Lorenzo II C)
Prof.ssa Flora Milena Di Gioia
Fossoli
E noi oggi vedremo
l’inferno, staremo in
quei luoghi in cui sol
cinquant’anni fa
per la follia di un
uomo si uccideva un
popolo.
Noi oggi staremo là,
vedremo curiosi quei
luoghi, e scatteremo foto
per l’ingordigia
del solito fare.
Noi tutti diremo
“oh che cosa terribile”
andremo a casa scioccati
con le madri a dire
“oh, poverino, povero piccolo”.
E per aver passato
un giorno là, per aver
visto, ingordi di sapere
avremo un po’ paura,
non pensando a quelli
che là son stati,
che là son morti.
G.G. (11/05/06)
Fotografie tratte dal sito della Fondazione Fossoli (http://www.fondazionefossoli.org/galleria.htm)
Una forte lezione di vita