informazione - Libera Scuola Rudolf Steiner

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informazione - Libera Scuola Rudolf Steiner
in
formazione
Periodico
di comunicazione
tra maestri, allievi,
genitori, amici.
LIBERA
ASSOCIAZIONE
PEDAGOGICA
RUDOLF
STEINER
21 10
◊
b
envenuti
MY HEART LEAPS UP
My heart leaps up when I behold
A rainbow in the sky:
So was it when my life began;
So is it now I am a man;
So it be when I shall grow old,
Or let me die!
The Child is father of the Man;
And I could wish my days to be
Bound each to each by natural piety.
William Wordsworth
S U S S U LT A I L M I O C U O R E
Sussulta il mio cuore quando scorgo
Nel cielo un arcobaleno:
Così fu il giorno che io nacqui,
Così è ora che sono uomo,
Così sia quando sarò vecchio,
O altrimenti la morte!
Il bimbo è padre dell’uomo,
E vorrei quasi che i miei giorni fossero
Legati l’uno all’altro da pietà naturale.
in
formazione
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In copertina:
Acquarello di Maria Luisa Vigilanti
v
ita della scuola
Articolo illustrativo sui segni (loghi)
della Libera Scuola Rudolf Steiner di Milano
*Presidente
di Architettura
Organica Vivente
U
n segno identitario, un “logo”, è
un motivo grafico che comunica
visivamente, presenta apertamente l’identità di una “persona”, che sia un individuo o un gruppo, o un’azienda o un
ente: è come il suo volto.
Per essere adeguato ed efficace, oltre
che veritiero, deve quindi trasmettere
l’essenza di quella “persona”, la sostanza,
deve porsi come suo aspetto formale
esteriore coerente con tale sostanza:
corrispondenza tra contenuto e forma.
Se si osservano i due loghi che rappresentano la Libera Scuola Rudolf Steiner
di Milano e la Libera Associazione Pedagogica Rudolf Steiner di Milano, si può
rintracciare lo sforzo di realizzare quegli ideali identitari sopra accennati, coltivati diversamente ma congiuntamente da queste due entità: sviluppare ed esercitare la pedagogia steineriana nella città di Milano. I due loghi sono nati insieme nel 1994, all’indomani
LIBERA
ASSOCIAZIONE
PEDAGOGICA
RUDOLF
STEINER
LIBERA
SCUOLA
RUDOLF
STEINER
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della fondazione della nuova Scuola di
via Pini.
Il segno della Scuola è costituito da un
insieme di quattro tratti grafici caratterizzati da una certa corposità e plasticità, di color blu scuro, sullo sfondo
di un campo azzurro triangolare dai lati arrotondati. La sequenza e disposizione dei tratti, in successione ritmica,
suggerisce un movimento lievemente
ma decisamente discendente, dall’alto
verso il basso, accentuato dalla posizione di uno di essi che, uscendo dalla
serie ritmica, fa però da linea di collegamento sopra-sotto. Poiché questo è
poi l’unico tratto che sborda dallo sfondo azzurro, indica anche una connessione fra lo spazio, l’ambito conchiuso
rappresentato dallo sfondo e la dimensione esterna superiore, lo spazio aperto, da cui sembra provenire l’intero movimento discendente.
Un osservatore attento e intuitivo può
inoltre indovinare nei tratti anche le forme allusive di una piccola figura umana, dal gesto fresco e gioioso, che viene a calare, accolta da una forma sottostante a foggia di coppa, di culla. Nell’insieme il logo, dall’impostazione lievemente asimmetrica ma bilanciata e
leggera, sospesa, parla di una realtà che
è il gesto dell’essere umano giovane, il
bambino, che come anima scende da
una dimensione spirituale superiore soprafisica (ecco l’atmosfera azzurra e il
Estate 2010 Numero Ventuno
di Stefano Andi*
v
ita della scuola
blu profondo dell’origine spirituale), per
trovare un quel luogo una ideale accoglienza.
Il segno della Libera Associazione è complementare a quello della Scuola. Esso
è composto con gli stessi elementi formali, alcuni tratti grafici plastici su uno
sfondo colorato. Ma l’insieme esprime
una situazione diversa, che allude a un
controcanto rispetto al primo segno. Lo
sfondo, sempre a forma triangolare arrotondata ma più stabile e concreta dell’altra, ha due appendici in alto, però, che
ne dinamizzano e ravvivano la sagoma.
I tratti grafici interni, qui tre anziché
quattro, sono pure in rapporto ritmico
fra loro ed esprimono, con un marcato
gesto plastico, il senso di un lavorio interiore, che elabora e sedimenta. I colori
caldi dell’insieme (il rosso dei tratti interni e il rosa dello sfondo) comunicano attività e accoglienza.Anche questo
segno è decisamente asimmetrico, ma
anche equilibrato in sé, sempre per esprimere mobilità e movimento.
I due segni, relativi alle due identità di
una unica realtà, la Scuola Steineriana
di via Pini, l’una propria della parte pedagogica ed educativa della sua missione, l’altra di quella sociale e culturale, sono chiaramente complementari
nelle forme, nei colori, nel gesto, nella
spazialità, per esprimere appunto proprio
il senso di reciproco aiuto ed integrazione e collaborazione fra le due parti
della Scuola: tema centrale e fondamentale questo, su cui si fonda l’auspicato e necessario sviluppo di un impulso pedagogico steineriano all’interno di
una realtà spirituale, culturale e sociale
contemporanea.
in
formazione
Soluzione al quesito
di matematica
dello scorso numero.
Il quesito era :
“Ho 4 volte l'età che avevi quando
avevo l'età che hai. Ho 40 anni, quanti
anni hai?
La soluzione è 25.
Proponiamo due soluzioni, entrambe
con un sistema a due incognite:
1° soluzione:
se si indicano con X gli anni che avevi,
si ha la prima equazione
4X = 40 X = 10
se si indicano con Y gli anni passati, si
ha la seconda equazione
40 – Y = X + Y Y = 15
Da cui, sommando
10 (gli anni che avevi) + 15 (gli anni
passati) = 25, cioè gli anni che hai!
2° soluzione:
y anni fa io avevo 40 – y anni e tu x – y
anni.
Oggi 40 = 4 ( x – y); e inoltre 40 – y = x
da cui ( per la prima equazione ) 40 :
4 = x – y, cioè 10 = x – y
e dalla seconda 40 = x + y .
Per sostituzione: x = 40 – y e x = 10 + y si
ha 40 – y = 10 + y da cui 30 = 2y y = 15.
4
s
tagioni dell’anno
Erba di San Giovanni o iperico
Ormai proiettati verso l’inizio dell’estate vogliamo
provare a guardare fuori di noi, nella natura,
e vedere cosa ci offre il mondo vegetale in questo periodo.
L’
iperico (Hypericum perforatum L.), noto ad Ippocrate e
molto stimato da Paracelso, ha conservato in varie lingue europee il legame col solstizio d’estate, festa di
Giovanni Battista (Saint John’s wort
in inglese, Johanniskraut in tedesco)
non solo per la coincidenza della sua
fioritura con la data del fenomeno ce-
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leste, ma perché è una vera e propria
“pianta della luce”, come si può ricavare dall’impressione “sensibile-morale” che essa fa su di noi, e che può
essere percepita con l’opportuna
educazione interiore.
E’ una pianta assai diffusa nelle nostre
regioni, soprattutto su terreni secchi
e aridi, marginali, quali bordi di strade sterrate, macereti, radure della bassa montagna fino a 800-1000 metri.
Si riconosce facilmente per la bassa
taglia della piantina ramificata, per i
suoi fiori gialli ricchi di stami e per le
foglioline ellittiche che, osservate in
controluce, mostrano come dei fori su
tutta la pagina, impressione che ha
dato origine al nome specifico. In realtà, non si tratta di perforazioni ma di
ghiandole pellucide che contengono
olio essenziale. Tuttavia, altre ghiandole sono quelle che hanno fatto la
fortuna dell’iperico nella nostra epoca: quelle nere, poste sul bordo dei petali della corolla e dei sepali del calice, che contengono una sostanza colorante solubile nei grassi che conferisce al solvente un bel colore rosso:
l’ipericina.
Lo sguardo del ricercatore spirituale
vede nella pianta la portatrice di un
processo simile a quello minerale del-
Estate 2010 Numero Ventuno
di Maurizio Tomasi*
s
stagioni dell’anno
l’arsenico, il quale, se somministrato con
prudenza, favorisce l’incarnazione dell’astrale fino ad afferrare il fisico.
L’arsenico minerale si caratterizza per
una “antipatia” nei confronti dello stato liquido.
L’arsenico, infatti, se riscaldato, sublima,
passando direttamente da solido a gassoso. Negli esseri viventi l’arsenico smorza fortemente le attività eteriche che
hanno sede nei liquidi corporei, per subordinarle alle forze astrali, di cui è espressione evidente l’anima, con le sue facoltà del pensare, del sentire e del volere.
Rudolf Steiner suggerisce che l’iperico sia
una sorta di “processo arsenico” incarnato in un vegetale, e che, come tale,
estende e prolunga l’intensa, ma breve,
attività dell’arsenico minerale.
Da queste osservazioni derivano le indicazioni per l’uso medicinale dell’iperico: rigenerazione di lesioni nervose, riepitelizzazione della cute, intervento della coscienza regolatrice in processi eterici troppo “lussureggianti”, soprattutto
nei bambini, e da ultimo la ben nota, anche alla medicina convenzionale, attività antidepressiva dell’ipericina.
L’oleolito di iperico, di facile preparazione casalinga, rappresentava nei secoli passati, e ancora rappresenta, un valido presidio della farmacia casalinga: si prepara
raccogliendo verso la festa di San Giovanni due manciate colme di sommità
fiorite della pianta (fiori, qualche foglia e
un pezzetto di stelo) e ponendole a macerare in un vaso trasparente contenente un litro di olio di oliva. Il vaso, ben chiuso, verrà esposto al sole per circa tre settimane, dopodiché si filtra il rosso liqui-
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formazione
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7
*Fitopreparatore
Estate 2010 Numero Ventuno
do ottenuto e lo si suddivide in contenitori della capacità di circa 10-20 millilitri per evitare l’irrancidimento. L’oleolito
di iperico sarà un toccasana in caso di
scottature o ustioni, lenendo il dolore e
affrettando la ricrescita della pelle sana.
Questa pianta così preziosa per l’uomo
è tuttavia tossica per gli animali domestici: se capre, pecore e vacche pascolano piante di iperico anche in piccola
quantità, appena si espongono al sole,
le zone più chiare del loro mantello iniziano a gonfiarsi e a coprirsi di lesioni.
Subentrano successivamente convulsioni e idrofobia, e in casi estremi, persino la morte. Il processo luminoso, al
quale l’iperico con la “ruota solare” dei
suoi fiori e il suo ciclo vegetativo legato al sorgere dell’estate è strettamente
correlato, in questo caso, tramite il veicolo della pianta, infrange la barriera
esterna della pelle che deve tenere “in
ombra” l’interno del corpo, ed entra in
esso come un processo estraneo, facendo reagire l’organismo con l’infiammazione e il rafforzamento dei processi sanguigni. Anche nell’uomo l’ipericina può provocare fotosensibilizzazione, ed è questo uno dei pochi effetti collaterali che essa presenta.
Si noti, per concludere, che la medicina
convenzionale utilizza solo una delle sostanze prodotte dall’iperico, estraendola,
purificandola e concentrandola. L’estratto della pianta intera, invece, contiene, anche dal solo punto di vista delle sostanze materiali, ben maggiore varietà ed è
proprio questa ricchezza e sinergia tra le
sostanze che permette all’uomo di giovarsi del “processo iperico”.
i
l racconto
“Passeggiando nel parco…”
di Mari Cultrera
sua piccolezza che pur di farlo smettere si
allontanano mogi abbaiandogli contro . Se
vede un vecchietto che cammina lentamente
appoggiato al suo bastone, Bernardo si precipita a tenergli compagnia e ci rimane malissimo quando quello lo scaccia:” Mi fai
cadere!togliti dai piedi!”. Se vede un bambino
giocare con la palla si lancia a giocare con lui
per farlo divertire e ci resta malissimo se il
bambino grida:” Mamma! Mi ha preso la
palla!” Per fortuna, il più delle volte, la sua
compagnia è gradita e questo lo conferma
nella sua convinzione di essere grande e santo.
Pallino
P
allino è il cane più minuscolo del parco.
E’ così minuscolo che la sua padrona,
piccolina anche lei, gli ha fatto un cappottino
rosso con minuscole maniche, per le minuscole zampe, per non perderlo nell’erba.
Con la stoffa avanzata dal cappottino, la sua
padrona si è fatta un cappello che la fa sembrare un grande fungo che cammina sul
prato. D’estate Pallino ha un minuscolo mantello di seta rossa che lo fa sembrare un minuscolo moschettiere. E proprio con la baldanza di un moschettiere Pallino corre
incontro a tutti i cani facendo loro festa e correndo tra le loro zampe come fossero
colonne. I cani lo annusano perplessi e forse
si domandano come faccia un topolino ad
avere aspetto e odore di cane. Quando è l’ora
di tornare a casa alla padrona di Pallino basta
un solo richiamo: lui obbedisce prontamente
e insieme si avviano alla loro casa che tutti
immaginiamo minuscola, con minuscole
sedie e tavolini ma con un grande amore
dentro.
Chopin
C
hopin è un levriero grigio alto ed elegante. Ha vinto alcune gare di bellezza e
ne è perfettamente consapevole. Incede con
il muso eretto, le zampe allineate e le orecchie
diritte e pronte ad accogliere tutti i complimenti. Il suo padrone non è da meno in
quanto ad eleganza, con divertita autoironia
racconta delle sue incursioni nei negozi di
abbigliamento sportivo. Ai commessi descrive
strabilianti avventure per mare chiedendo stivali e giacche a prova di tempeste e tifoni. I
commessi si affrettano a mostrargli le novità
più tecnologiche partecipando del suo spirito
d’avventura e immaginandolo alle prese con
onde alte quanto un grattacielo. Lui compra
soddisfatto ed indossa per esibirli al parco i
suoi acquisti, che non metterà se non per passeggiare con Chopin sotto la pioggia: soffre
infatti di mal di mare. Nella sua estrema eleganza scuote il capo e dice: “ Con un cane così
è il minimo che posso fare!”
Bernardo
B
ernardo è un piccolo cane meticcio,
frutto di chissà quanti incroci. Per compensarlo della sua piccolezza il padrone ha
voluto chiamarlo Bernardo. Il problema è che
Bernardo ha frainteso: ha pensato di essere
grande e santo, un vero sanbernardo. Quando
due cani accennano ad azzuffarsi, per quanto
grandi siano lui si precipita tra le loro zampe
abbaiando furiosamente perché la smettano
e riprendano a volersi bene. I cani litiganti
sono così frastornati dalla sua irruenza e dalla
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formazione
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v
ita della scuola
Liberi di (in)cantare
Timo Baucken, genitore di VII che già a Natale ci aveva
parlato dell’esperienza del canto, è il direttore di LiberIncanto,
il coro dei genitori. Qui ci racconta come funziona il coro, in
che modo si differenzia da altri cori e quanto può essere
facile recuperare il dono della musicalità che tutti abbiamo
I
l coro LiberIncanto esiste già dalla primavera del 2002, ma non tutti a scuola lo conoscono bene. Queste sono alcune delle domande che spesso mi vengono rivolte.
1. Chi può partecipare al coro?
Tutti. Moltissime persone attribuiscono
un alone di elitarismo culturale al fare
musica, ed è un gran peccato, perché perlomeno il canto è una dote espressiva innata in tutti. I bambini lo sanno bene, ma
molti adulti lo rimuovono quando crescono. Concludono di “non essere portati” o che la musica richiederebbe troppo impegno rispetto al piacere che può
regalare. Purtroppo così rinunciano ad
un’enorme fonte di gioia e ad un modo
di comunicare più profondo e immediato rispetto alle parole, eppure a portata
di mano - per tutti.
2.“Ma mi dicono di essere stonato…”
È una leggenda metropolitana.Tutti abbiamo innato il senso dell’armonia e, a
meno di perdere l’udito, essere intonati
è il nostro stato naturale. Ovviamente ci
sono voci più o meno estese, più o meno “grasse”, più o meno duttili ecc., ma
questi sono aspetti che migliorano con
9
la pratica.Anche quando si impara ad andare in bicicletta, ci vogliono tempo e attenzione per sviluppare il senso dell’equilibrio e prendere confidenza, ma prima o poi ci arrivano tutti.
La difficoltà con il canto è la nostra paura di questo mezzo così potente e intimo, perché esprime molto più di quanto siamo abituati a mostrare di noi. Di
conseguenza, molte persone si spaventano per una forza che non sanno ancora
gestire bene, mentre temono allo stesso momento il giudizio degli altri, e così inconsciamente si dissociano dalla propria voce, come se non gli appartenesse. Uno scudo che (come spesso accade) fa più danno del pericolo dal quale
dovrebbe proteggere. Ma si esce facilmente da questa autolimitazione, è sufficiente prendere confidenza dedicandosi
al canto con attenzione, con un po’ di
pratica i nodi si sciolgono in fretta, e ci
accorgiamo presto di quanta passione
era racchiusa in questo guscio da cui non
si vedeva l’ora di uscire. La ricompensa
è quasi immediata perché ci riappropriamo di una parte intima di noi che
spesso è rimasta negata per decenni, ma
che si era sempre fatta sentire come un
tarlo. Un’insperata ricchezza tra le mani
Estate 2010 Numero Ventuno
di Timo Bauken
v
ita della scuola
fatto limitato alla gola, ma coinvolge tutto il corpo: il diaframma, i polmoni, il cranio, la colonna,
le spalle, il bacino, il battito cardiaco e perfino l’appoggio dei piedi sul pavimento. La sua vibrazione ci pervade fino all’ultima cellula. Anzi, anche
oltre, perché pervade le persone che abbiamo accanto (persona, dal verbo latino personare = pervadere con il suono!). E questo aspetto è strettamente legato con il punto seguente.
Comunque: il canto è unico perché siamo sia lo
strumento che il suonatore. E una volta che abbiamo preso confidenza con entrambi, possiamo
permetterci il lusso (e la delizia) di prenderne coscienza.In quel momento diventiamo anche il pubblico,cioè l’ascoltatore,e possiamo bearci della bellezza che ci investe mentre noi stessi la stiamo
creando. Un processo meraviglioso e magico.
che avevamo agognato da sempre, ma che credevamo riservata a pochi eletti. Il bello è che siamo tutti eletti, e scoprirlo è molto più facile di
quanto si pensi. Non occorre diventare un nuovo Pavarotti o una nuova Callas, è sufficiente diventare ciò che siamo.
3. “Ma io non so leggere la musica!”
Molti vedono lo spartito come un ostacolo, ma
in verità vuole essere solo un aiuto. E mentre i nostri figli in questa scuola imparano a leggerlo, la
gran parte dei genitori non ha avuto questo privilegio. Comunque, lo spartito non è la musica,
la raffigura soltanto! Anche i bambini piccoli imparano una canzone semplicemente per imitazione, senza alcuna nozione di lettura.
Nel coro usiamo infatti delle tracce “precantate”
che facilitano enormemente lo studio di un brano, basta avere un mp3 player o un lettore CD.
Poi, strada facendo, si impara anche a leggere le
note, che non sono altro che un semplice linguaggio scritto: paragonabile all’alfabeto, però più
lineare e con molti meno segni. È comodo saper
decifrare uno spartito come è comodo saper leggere un libro da soli.
5. Perché è utile cantare nel coro della nostra
scuola?
È più bello e più stimolante esprimere la propria
voce insieme ad altri che fanno la stessa cosa: un
modo di entrare in una comunicazione armonica al di là delle mente, di creare una vibrazione
comune ed esserne arricchiti in ritorno. Il totale
che diventa più grande della somma delle parti,
e poterlo sperimentare in modo così immediato
è un’esperienza unica. È perfino curativo perché
ci mette “in pari”, grazie alla vibrazione armoniosa
dentro e attorno a noi. E come effetto collaterale diventa un mezzo potente per dare un senso
di coesione. Per me sarebbe bello se tutti i gruppi e le classi della nostra Scuola fossero presenti
nel coro con almeno una persona.
4.Per esprimersi con la musica non bisogna imparare uno strumento?
E’meraviglioso saper suonare uno strumento,è come se ci dotassimo di una seconda voce,di una dimensione espressiva in più. Ma alla base di tutta
la musica c’è la prima voce, cioè il canto. La voce
è il nostro strumento principe, il più immediato e
il più antico. È quello che più o meno consapevolmente padroneggiamo tutti da sempre,anche senza aver mai preso una lezione, ed è quello che ci
esprime e ci caratterizza più di ogni altro mezzo.
Ma proprio perché lo diamo per scontato, è uno
strumento sottovalutato. Non è solo il più accessibile, ma anche quello più legato alle nostre
emozioni – quindi alla nostra passione. Non è af-
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formazione
6.“Ma mi mette in imbarazzo cantare davanti ad altra gente!”
Certo! Come ho già detto, la voce è il nostro mezzo espressivo più intimo ed immediato, e nel canto non abbiamo i filtri che applichiamo di solito
alle nostre parole. Comunque, come sempre, il fa-
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re una cosa è molto meno drammatico del pensarla. Nessun corista dovrà mai cantare un assolo se non vuole, e chi sta al nostro fianco si trova (o si trovava una volta) esattamente nella stessa nostra condizione.
Ad ogni modo, nel nostro coro non è richiesta perfezione tecnica, la passione conta infinitamente di
più,e una volta accesa (succede fin dalla prima prova), l’imbarazzo man mano evapora da solo.
7. Quanto impegno comporta la partecipazione al coro?
La prova settimanale si tiene dalle 8.30 alle 9:30
il venerdì mattina. È un orario insolito, ma cantare di mattina dà una bella carica per tutta la giornata. Ma dato che un’ora è troppo poco per un
coro degno di questo nome, è demandato a tutti di studiarsi da soli la propria parte, e questo richiede al massimo un’altra ora a casa. Oppure, per
chi lo preferisce, 10 minuti al giorno. In questo modo, durante la prova settimanale possiamo occuparci della sola fusione delle voci, molto più divertente che non stare lì fermi per tre quarti del
tempo mentre il maestro insegna la parte ad una
sezione alla volta, come succede nella maggior
parte dei cori.
Come già spiegato, i coristi ricevono una traccia
da ascoltare che facilita moltissimo lo studio autonomo.Tra l’altro, è un buon modo di prendere
confidenza con la propria voce e con la musica in
generale, perché ognuno impara ad orientarsi da
solo, a comprendere meglio il ruolo che il suo tassello ricopre nella composizione del quadro globale.
Il fatto di avere “compiti a casa” all’inizio può spaventare un adulto (specie gli uomini), perché facilmente risveglia ricordi poco graditi. Ma poi diventa una piacevole abitudine ritagliarsi questo
spazio dedicato alla musica.Volendo, si può studiare un brano anche durante la guida o mentre
si aspetta il tram.
9. Che repertorio esegue il coro?
Di tutto, purché adatto ad un coro piccolo: dai canti gregoriani e dai madrigali fino a canti africani,
gospel e arrangiamenti di musica pop. Cantiamo
quasi sempre a cappella, cioè senza accompagnamento strumentale. Anche questo è insolito
per un coro amatoriale perché richiede una preparazione molto accurata dei brani, ma in questa
maniera le voci restano sempre in primo piano e
si evidenziano molto meglio dinamiche e colori.
Gli strumenti danno sicurezza, ma possono anche coprire le sfumature e vanificare il lavoro di
fusione che per me è l’aspetto più importante e
più appagante del canto corale.
Il fatto che nel coro siano ben accetti anche principianti totali comunque non vuol dire che puntiamo in basso. In genere cantiamo brani a quattro o cinque voci, anche di una certa complessità e grande ricercatezza. Il cuore del repertorio è formato dai meravigliosi madrigali rinascimentali. Ne abbiamo presentati alcuni al concerto in occasione della Festa della Scuola Aperta, ma anche un gospel, più qualche altro brano allegro.
Oltre a maggio facciamo sempre un concerto a
fine novembre come conclusione del bazar di Natale e un “concertino al buio” alla Festa dell’Albero, nell’ultimo giorno di scuola prima della vacanze natalizie.
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Estate 2010 Numero Ventuno
8. Bisogna pagare qualcosa?
Contributi monetari, no. E’ richiesto invece un impegno continuativo, perché il risultato comune si
basa sul contributo di ciascuno (quale gruppo potrebbe essere più squadra di un coro?), e per darlo occorrono passione, buona volontà e curiosità. La tecnica, invece, si acquisisce (o migliora) strada facendo. In genere i partecipanti si sentono ampiamente ripagati dai risultati che il loro impegno
produce, anche all’infuori dell’ambito musicale. Me
compreso.
e
venti
L’essenza dei denti
Un approccio antroposofico alla prima e seconda
dentizione nel bambino
Tratto dalla conferenza “L’anima sensibile dei denti”
Relatori: dr. Claus Haupt (medico dentista) e Mareike Kaiser (euritmista)
a cura di Silvia Del Col
“E
quando si parla di essenza si
vuole in fondo intendere il
“cuore” di ciò che sta nascosto dietro
all’apparenza sensibile.” (C.Haupt)
Ecco come l’approccio antroposofico
cerca di leggere l’intero essere umano
in tutta la dentatura, che ne svela i caratteri più intimi dell’animo.
Se è infatti inequivocabile pensare che
da un punto di vista esteriore la dentatura permetta all’uomo la corretta
frantumazione del cibo nella bocca e
ne agevoli quindi la digestione, da un
punto di vista più sottile si può osservare come nei denti dell’uomo siano
celate Forze Vitali, che ne esprimono
il carattere e il destino.
Ma come poter leggere nella dentatura i caratteri dell’Individualità Umana,
questo nucleo centrale che così net-
tamente definisce il singolo individuo,
e ne determina in nuce potenzialità e
differenze?
Attraverso un affascinante gioco di
analogie il dr.Haupt ha mostrato durante la conferenza immagini di parti
della dentatura, scattate con apparecchiature elettroniche, evocando negli
osservatori il Mondo Minerale, le sue
leggi, i suoi stati fisici, le colorimetrie:
impressioni forti, caratteri “esteriori” in
grado di esprimerne qualità “interiori”
della dentatura, evocatrici di un interessante parallelismo tra Stati della
Materia e Stati di Coscienza dell’Uomo.
Le forze minerali, o Forze della Terra, si
manifestano infatti attraverso il processo del fluoro: i denti,“colonne” che
“succhiano” e conservano il fluoro al
loro interno, operano un processo distributivo di Forze dall’alto verso il basso. Attraverso questo movimento infatti essi divengono collegamento attivo tra “cielo e terra”, tra l’elemento
animico-spirituale dell’uomo e il suo
corpo vitale e pensante.
“Nei denti abbiamo le Forze Germinali
dell’uomo in divenire. Nei denti in realtà abbiamo misteriosamente tutto il
destino dell’uomo.” (C.Haupt)
in
formazione
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L’EEuritmia Terapeutica si inserisce in
quest’ambito come strumento efficace per stimolare nel bambino le Forze
Vitali deputate a conformare una
corretta disposizione dei denti per-
manenti all’interno dell’arcata dentale.
Il presupposto è qui sempre il nesso tra
l’allocazione del dente ed il significato del “gesto” che il dente compie, e
questi è “rieducabile” traducendolo in
movimenti di risposta in diverse parti
del corpo: l’euritmia danza in tutto il
corpo la melodia cantata dalla bocca.
Nella paziente e profonda rieducazione attraverso gesti e movimenti, che
vanno a collegare il fisico agli stati animici del Pensare, del Sentire e del Volere, l’Euritmia Terapeutica è in grado
di accompagnare il bambino in tutto
il suo sviluppo fisico
I tre piani – il Pensare: come piano monodimensionale legato alle metà destra e sinistra, il Sentire (sentimenti):
come piano bidimensionale legato al
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Estate 2010 Numero Ventuno
Perchè l’uomo – a differenza di tutti gli
altri animali - viene al mondo senza alcuna dentatura? Ed inoltre: per quale
ragione si trova a doverla sostituire?
Il cambio dei denti nel bambino rappresenta la discesa dell’Individualità.
I denti da latte, dal chiaro carattere
ereditario, fanno posto ai permanenti, che manifestano forze individuali, oltre a caratteri specifici nella loro disposizione tridimensionale dell’arcata
dentale: essi sono infatti intimamente legati alle sfere del Pensare, del Sentire e del Volere. (vedi tabella)
e
venti
1
Es
Wesenheit des Menschen
2
an Es
Bild der GruppenSeele
3
in Es
Abbild der ewigen
Weltenevolution
sopra e al sotto, e il Volere: come piano
tridimensionale legato al davanti e al dietro - comprendente anche la sfera temporale del prima e del dopo, del futuro e
del passato - si possono infatti ritrovare all’interno della bocca, anche solo in
generale.
La mandibola superiore fissa rappresenta infatti il polo superiore dell’uomo, il
“pensatore”, mentre quella inferiore mobile è immagine dell’uomo “del volere”,
e infine lo spazio libero tra le due, ove ha
luogo l’arena dei giochi (nel movimento della lingua) diviene specchio del Sentire.
Ecco come nel morso distale e nella progenia mandibola superiore ed inferiore si
trovano in un reciproco rapporto disarmonico.
Nel morso distale, ad esempio, la mascella inferiore è retrocessa: il rapporto tra
polo superiore – del pensare, delle idee
– e polo inferiore – collegato nell’uomo
all’attività di gambe e braccia – non è bilanciato.
Tuttavia è innegabile che le radici profonde di qualsiasi manifestazione nel bambino non possano prescindere da un approccio globale, che coinvolga in primis i
genitori, in grado a loro volta di modellare pazienti e coscienti il cammino del loro bimbo verso la maturità.
Sé
Essenza dell Uomo
Al Sé
Immagine
dell Anima di
Gruppo
In Sè
Immagine
dell eterna
evoluzione del
mondo
in
formazione
Alter Saturn
Alte Sonne
Alter Mond
Antico Saturno
Antico Sole
Antica Luna
Phys.
Leib
Mineral
Aether. Leib
Pflanze
Astralleib
Corpo fisico
MondoMinerale
Corpo eterico
Vegetale
Corpo astrale
Animale
Hoeren
Sehen
Sinne
Sprache
(Rhythmus)
Herz, Blutkreislauf
Vedere
Sentire
Sensi
Parola
(ritmo)
Sistema cardiocircolatorio
Tier
7
8
12
Denken
Denken
Fuehlen
Pensare
Pensare
Sentire
Wahrnehmung
Aeusserung
Selbstbehauptung
Percezione
Espressione
Coscienza di sé
Domande
L’aumento degli interventi dentali nella bocca dei bambini è dovuto ad un controllo maggiore preventivo messo in atto sin dalla più
tenera età o siamo testimoni di una
involuzione/ evoluzione della bocca
del bambino (e quindi dell’uomo)?
L’aumento degli interventi dentali
nella bocca dei bambini è espressione di un’evoluzione, mostra un’individualizzazione delle componenti
dell’uomo, e che l’uomo stesso diviene indipendente nel Pensare, Sentire e Volere o, eventualmente, di una
sua caduta fuori da questa armonia.
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Io
Forza produttiva
dell uomo
5
vom Ich
Ueberwindung der Materie
6
aus mir
gelaeuterter Mensch
7
Ich in Es
reiner Mensch
8
Ich wird Es
Geistesmensch
Dall Io (verso..)
Superamento della
Materia
Da Me
(fuori dal Me)
Uomo
risveglaito
L Io nel Sé
Uomo Puro
L Io diviene Sé
Uomo Spirituale
Mars
Merkur
Jupiter
Venus
Vulkan
Marte
Mercurio
Giove
Venere
Vulcano
Empfindungs- seele
Verstandes–Gemuets- seele,
Bewusstseins- seele
Geistselbst
Lebensgeist
Geistesmensch
Anima sensibile
Anima sensibilerazionale, anima
cosciente
Spirito vitale
Uomo spirito
Gedankenleib Erde
Entwicklung des Menschen
zur Freiheit
Gedankenleib Erde
Entwicklung des Menschen zur
Freiheit
Vita del pensiero
Vita del pensiero
Evoluzione dell uomo alla
Libertà
Leber
Evoluzione dell uomo alla
Libertà
Lunge
Niere
Darm
Druesen
Endokrines System
Fegato
Polmoni
Reni
Intestino
Ghiandole
Sistema
endocrino
Sé spirituale
10
11
16
18
16-20
Fuehlen
Fuehlen
Wollen
Wollen
Wollen
Sentire
Sentire
Volere
Volere
Volere
Eigenstaendigkeit
Beziehung zur Umwelt
schaffen
Hirnentwicklung Denkfaehigkeit
Liebesfaehigkeit
Richtiges Handeln
Sviluppo
cerebrale e
Capacità di
pensiero
Capacità
d amare
Agire corretto
Indipendenza
Relazione con
l intorno
L’apparecchio correttivo per i denti induce anche ad una modificazione nel comportamento del bambino
(inteso anche come risposta non solo caratteriale, ma anche nel pensiero e animica)?
Applicare un apparecchio dentale può in alcuni casi generare una modificazione nel
comportamento animico e caratteriale.
Molto più efficace appare allora poter favorire un mutamento costante e duraturo attraverso il movimento (euritmia terapeutica) che proviene dall’interno, attraverso l’attivazione di “forze autoguaritrici animiche”.
L’euritmia terapeutica per i denti agisce
anche a livello karmico? Intendo: la mutazione della postura del corpo, che influenza
la struttura dentaria,modifica anche in modo stabile e duraturo l’impressione (cioè il
messaggio) che si riverserà nella prossima
forma? (Quali le eventuali testimonianze?)
L’euritmia terapeutica per i denti esercita una
profonda azione sulla costituzione dell’uomo
e muta in modo definitivo la postura corporea, la respirazione e la circolazione del sangue. fino alla correzione fisica della dentatura scorretta.In questo modo si pongono le basi, in modo che l’uomo possa cogliersi più
coscientemente come personalità e plasmare
autonomamente la propria vita.
15
Estate 2010 Numero Ventuno
4
Ich
Produktivkraft des
Menschen
p
edagogia
Dal seminario per insegnanti di lingue
di Dorothee von Winterfeldt, traduzione di Giusi Graziuso
D
orothee von Winterfeldt è da anni un riferimento per molti insegnanti di lingue straniere. È stata a sua
volta insegnante, intensificando in seguito la sua attività nell’esperienza di
“coaching” in scuole Waldorf di tutta
Europa. Anche questa
esperienza, che le ha
sempre richiesto una
grande “mobilità”– volge
al termine, e Dorothee
sta donando ai maestri di
Il desiderio di mio lingue che operano in
padre di vedermi nella Italia un ultimo ciclo itinerante di incontri di
carriera diplomatica
perfezionamento.
Il più
non si realizza, ovvero
recente si è tenuto prosi metamorfosa nel
prio a Milano, tra la
“diventare interprete”. Scuola Cometa, la Scuola di via Clericetti e quelAllo stesso modo,
la
di via Pini. Seguiranno
Rudolf Steiner voleva
Roma e Trento.
che i nostri bambini
Proponiamo alcuni pasdiventassero interpreti saggi tratti dalla stesura
che contribuiscano
–stilata dalla stessa Dorothee
von Winterfeldt alla comunicazione
della conferenza pubblitra i popoli.
ca tenuta il 19 marzo
2010 in via Clericetti, a
conclusione delle giornate milanesi.
“
„
Dalla mia biografia: sono nata il 28 gennaio 1945 – la prima generazione del
in
formazione
16
Dopoguerra. I miei genitori, traumatizzati dal periodo nazista, dalla propria
vergogna e dal proprio imbarazzo,
educano noi figli a diventare „Europei“.
Il desiderio di mio padre di vedermi nella carriera diplomatica non si realizza,
ovvero si metamorfosa nel “diventare
interprete”. Allo stesso modo, Rudolf
Steiner voleva che i nostri bambini diventassero interpreti che contribuiscano alla comunicazione tra i popoli.
Nel 1922 una bambina siede per la lezione di francese in una terza classe della prima scuola Waldorf, a Stoccarda.
Durante la lezione c’è chiasso – i bambini sono scatenati. La maestra di francese porta una parrucca, e i piccoli sanno che la parrucca inizia a traballare
quando l’insegnante si agita – questo
li sprona a farle perdere il controllo.
Nel mezzo di questa agitazione si apre
la porta, e Rudolf Steiner appare sulla
soglia. (I bambini non solo lo rispettavano: lo amavano veramente). E in un
batter d’occhio tutti sono seduti al loro posto, quasi a mani giunte.
„Hm!“ dice sorridendo Rudolf Steiner,
„Siete sempre così bravi?“ (L’anziana signora che mi raccontava questo episodio del suo passato ancora ricordava come scuoteva il capo negando.
„No? Ma dovreste esserlo! Infatti – che
Quando si può davvero comprendere
la mentalità di un popolo? Quando si
parla la sua lingua, - questa è la premessa essenziale – e, in fondo, solo
quando se ne capisca il senso dell’umorismo. Io parlo inglese, francese e
russo. L’umorismo inglese l’ho intuito,
quello russo non lo conosco ancora per
niente, - e quello francese l’ho capito
solo di recente: si basa sulla voglia di argomentare dei francesi, già riconoscibile nella fonetica e nell’intonazione, e
sicuramente nella sintassi.– Risultato:
per imparare a capire un popolo bisogna accostarsi ai fenomeni della sua lingua!
……….
L’essere umano come essere tripartito
è la base della pedagogia Waldorf nel
senso più ampio. Corpo- anima-spirito
- --associati alle facoltà umane di volere, sentire e pensare --- Questi sono
gli elementi di cui dobbiamo tener conto nell’educazione. E dalle ricerche più
recenti risulta che a questo riguardo
proprio il centro, il sentire, ha un ruolo decisivo. Noi non impariamo tramite la testa, noi impariamo attraverso il
sentire, - attraverso il nostro „col-legarci“ alle cose. Questo vale in particolar modo proprio per la lezione di lingua straniera.
Ad esempio, le ricerche applicate all’apprendimento delle lingue hanno
elaborato due tipi di
„studenti“: il „buono“ e il „cattivo“
studente di lingue.
Il primo entra nella lingua intesa come
totalità, vibra nella fonetica e nell’intonazione, è sognante nella lingua in un
modo più musicale – e
non si preoccupa prima
Quando si può
di tutto del significato di
singole parole. Il secondo davvero comprendere
si blocca subito, non ap- la mentalità di un
pena incontra una paropopolo? Quando si
la di cui non comprende
parla la sua lingua, il significato.
In questo periodo sto fa- questa è la premessa
cendo io stessa il tenta- essenziale – e, in
tivo di imparare una nuo- fondo, solo quando se
va lingua, l’italiano. Mi
ne capisca il senso
sono inserita completamente nel processo del dell’umorismo.
„buono“ studente, inizio
con testi per musica e poetici, leggo in
italiano opere famose della letteratura mondiale, mi dedico alla traduzione
del „Calendario dell’anima“ di Rudolf
Steiner (ho appena ricevuto in regalo,
qui a Milano, un’edizione che non conoscevo!) – e solo ogni tanto vado a
guardare il vocabolario o la grammati-
“
„
17
Estate 2010 Numero Ventuno
lezione avete in questo momento? –
Francese?! Una così bella lingua!!! E
quando un giorno la saprete parlare ….“
(A questo punto ho interrotto la mia
esposizione e ho chiesto ai genitori di
dirmi come potesse essersi conclusa la
frase. Nessuno ha fornito la risposta
giusta. Tutti hanno dato risposte tipiche dell’“imparare-le-lingue“ , come:
“ …allora potreste andare in Francia“
ecc.) – In realtà egli disse: ….“allora potrete capire i francesi”.
p
edagogia
ca. In questo modo mi apro alla lingua
come un bambino che impara la sua
lingua madre. – Questo era il modo in
cui, secondo Rudolf Steiner, si dovevano insegnare ai bambini anche le lingue straniere: gettando una „rete linguistica“ che si compone di molti strati, - non di singoli elementi come „Mi
chiamo Peter, tu come ti chiami?“. Nella lingua madre vale la
frase di Rudolf Steiner :
I bambini devono
„Io sento parlare attorno
essere circondati, ai
a me, e la forza dell’io
livelli più diversi, da
fluisce entro me attrauna lingua che sia,
verso la lingua “ (4 conferenza del corso di diper quanto possibile,
vivente – non tecnica. dattica). Così il bambino
impara a parlare la sua
Da adolescenti poi è
lingua e allo stesso temmolto importante che
po a sviluppare il suo io.
essi sperimentino
L’apprendimento delle
lingue straniere avviene
l’universo linguistico
adulto come autentico, in un processo analogo, il bambino sente parlare
vero – non vacuo
attorno a sé – e si apre
e ampolloso.
alla nuova lingua nel
confronto con la propria,
inizialmente del tutto inconsapevolmente.
……….
In diversi punti delle sue conferenze pedagogiche Rudolf Steiner descrive lo
sviluppo dell’uomo in tre passaggi anche in relazione alla lingua. Parla inoltre delle tre Arti Liberali del Medioevo,
il cosiddetto Trivio: grammatica, retorica, dialettica, da considerarsi insieme
ad aritmetica, geometria, astronomia e
“
„
in
formazione
18
musica. Per esempio, nella teoretica
medievale i giovani allievi della scuola
di Chartres studiavano, in sequenza,
grammatica (la correttezza della lingua) , retorica (la bellezza della lingua)
e didattica ( la potenza della lingua).Allo stesso modo avviene anche l’educazione linguistica dell’uomo nella sua
lingua madre: prima impara a parlarla correttamente, poi riconosce le sue
bellezze e infine sperimenta i suoi effetti sia positivi che negativi. In tutti e
tre gli ambiti c’è molto da fare per genitori ed educatori. Dapprima i bambini devono essere circondati, ai livelli più
diversi, da una lingua che sia, per quanto possibile, vivente – non tecnica -, (è
evidente la problematica moderna!),
successivamente i fenomeni linguistici, non solo poesia e letteratura, ma anche la grammatica, devono venire
portati in modo che gli allievi imparino a riconoscere la loro bellezza e ad
esprimersi– e infine è molto importante
che l’adolescente sperimenti l’universo linguistico adulto come autentico,
vero – non vacuo e ampolloso.
……….
Infine, anche il contenuto della lezione
di lingua può essere presentato come
triarticolato, analogamente alle idee
della „Triarticolazione sociale“ di Rudolf
Steiner. (…)
Esiste, nella lingua, un ambito della libertà, uno dell’uguaglianza ed uno della fratellanza così come, nella società,
la libertà si può associare alla vita spirituale, l’uguaglianza alla vita giuridica
in
formazione
ca in sesta con un manuale, eppure vedo in tutta Europa che bambini di questa età, a volte anche prima, hanno tra
le mani libri di testo statali nella lezione di lingua straniera.)
Quando va bene, lavoriamo tutti entro
un unico spirito!
Il nostro metodo è l’insegnamento artistico.
I cui elementi sono il ritmo e l’immaginazione.
Esiste, nella
Gli insegnanti di lingua
lingua, un ambito
vorrebbero diventare ardella libertà, uno
tisti. Cari genitori, non togliete loro, con troppa dell’uguaglianza ed
diffidenza e critica, le ali uno della fratellanza
con cui potrebbero in- così come, nella
nalzarsi a ciò.
società, la libertà si
In Italia vi sono in questo
momento quasi 40 per- può associare alla
sone che si sono poste vita spirituale,
questo obiettivo! Date l’uguaglianza alla
loro la vostra fiducia.
“
vita giuridica e la
fraternità alla vita
economica.
Un famoso pedagogo ha
detto una volta (Lew Tolstoj):
Ogni maestro sa che l’insegnamento
è un’arte – e come in tutto ciò che è
artistico, anche in questo ambito la perfezione non è raggiungibile. Ma l’anelito alla perfezione va all’infinito.
Scritto da Dorothee v.Winterfeldt nel
tempo di Pasqua 2010 per le/i partecipanti al seminario di perfezionamento
che si svolge in Italia dal 2009 al 2011 .
19
„
Estate 2010 Numero Ventuno
e la fraternità alla vita economica.
La libertà vive nell’ambito della lingua
laddove mi trovo solo con essa, dove
posso praticarla in modo individuale,
creativo, originale – magari anche
poetico – e sono responsabile e in obbligo solo nei suoi confronti.
Vi è sempre uguaglianza laddove si tratta di compartecipazione e collaborazione(“Partnerschaft”), laddove si prendono accordi, si creano leggi. La sfera
di uguaglianza della lingua è la comunicazione, una parola deve, nel suo significato, significare la stessa cosa per
gli interlocutori, essi si accordano sulle leggi linguistiche, sulle strutture – e
non possono modificarle arbitrariamente.
La fratellanza regna sempre laddove noi
ci accostiamo all’essere, all’intimo di un
altro essere umano. Nell’ambito della
lingua essa vige laddove, attraverso la
lingua straniera, mi procuro la chiave
per comprendere la mentalità di un altro popolo. Superare i confini è lo scopo finale di ogni apprendimento di una
lingua.
……….
Nel senso di tutte queste premesse, gli
insegnanti di lingue nelle scuole Waldorf sono legati alla pedagogia antroposofica esattamente come tutti gli altri insegnanti. Non vi è nessun motivo
per attendersi da loro metodi che, ad
esempio, non si accetterebbero nel contesto dell’insegnante di classe (riferimento al libro di testo: nessun insegnante di classe introdurrebbe la fisi-
p
edagogia
La tradizione continua…
Scambio linguistico-culturale in 7ª classe
A
distanza di meno di un mese la nostra scuola ha ospitato ben due
classi da Monaco per uno scambio culturale: un’ottava e una settima, che sicuramente non sono passate inosservate
ai più.
È un progetto che regala molte esperienze a che vi è coinvolto.
Un grazie innanzitutto alle famiglie, che
si sono prestate ad ospitare, sconvolgendo non poco il proprio tran tran quotidiano.
a. … La conversazione tra
veva sempre cibo in abbondanz davvero assai divertente.
Nella famiglia ospitante si rice
icile, all’inizio, ma poi si è fatta
italiani e tedeschi era molto diff
(Sophia)
. A Milano non hanno così
stazione con la loro piccola Fiat
Carrera e due Porsche
Mi sono venuti a prendere alla
sche
Por
una
visto
Ho
aginata.
ze sono Fiat. (Julia)
tante Ferrari come mi ero imm
ulan
amb
le
sino
Cayenne. Per
in diverse città. Abbiamo
è molto piccola, e siamo andati
Abbiamo visitato la scuola, che chi e grandiosi. (Annika)
anti
visitato chiese e musei, molto
sedevamo con l’altra classe
bini erano carini. Al mattino ci e ci divertivamo. (Lukas)
La scuola era piccola… ma i bam
mo
in aula e poi danzavamo, cantava
, poiché è una città bellissima;
, mi è piaciuta particolarmente
dola
gon
in
giro
il
con
,
ezia
Ven
re erano belli. (Leon)
soprattutto i negozi di masche
così tanti e abbiamo giocato
to divertente perché eravamo
mol
o
stat
è
io
calc
a
tro
senza regole. (Finn)
con
L’in
o giocato tedeschi contro
Nicola a giocare a calcio. Abbiam
Sabato ci siamo trovati tutti da non lo sapeva nessuno, ma è stato divertente.
italiani. Chi abbia vinto, alla fine da un balcone. Mi diceva qualcosa e poi chiedeva
…un anziano signore mi parlava teva tutto e chiedeva di nuovo:”Capito?”. E io di nuovo
ripe
“Capito?” Io dicevo: “No!” e lui per un po’, finché non mi è parso tutto assurdo, e ce ne
così
dicevo:”No!” E’ andata avanti
siamo andati. (Niklas)
uto con la mia nuova classe
za particolare, perché sono ven
Per me la gita è stata un’esperien uto restare qui ancora un’eternità: settimane, mesi – anni
pot
finora, la più bella gita.
nella mia vecchia classe. Avrei
cati gli altri miei amici. E’ stata,
(Giovanni)
– anche se poi mi sarebbero man
in
formazione
20
Poesia di Clara (trad.):
E’ stato stupendo da Chiara,
anche se ci stavo da sola.
Insieme ci siamo divertite assai,
perché di Monaco mi dimenticai.
Alla fine molto ho pianto,
perché Chiara non rivedo per tanto.
)
La settimana è stata un’esperienza stupenda che rifarei in ogni momento. (Jonathan
Spero che anche a Monaco sia bello così e che agli italiani piaccia come è piaciuto
loro. (Valentin)
a noi da
Ed ecco alcuni pensieri della settima italiana …
Quando ho saputo che avremmo dovu
to ospitare i tedeschi ero completamen
te
contrario all’idea…ma alla fine il senti
mento fu opposto, anzi, già quasi prov
avo nostalgia
che partissero. (Julian)
Mi confondevo troppo con le lingue:
tra l’inglese, il tede
non capivo più nulla. Mi mettevo a parla sco, l’italiano e il francese
re il francese con gli italiani!
Però era molto divertente. (Constant)
Il gemellaggio è finito…Il periodo è stato
uno dei meno faticosi dell’anno e i raga
non vedono l’ora (anche per questo
zzi
motivo) di riincontrarsi. (Pietro)
Da casa sono andato
Ad un party dove ho ballato
Con i tedeschi ci siam divertiti
L’ultima sera,
poi sono partiti.
(Michele)
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Estate 2010 Numero Ventuno
L’ultima sera abbiamo ballato tutti insie
me, giocato e mangiato:
è stato veramente fantastico! (Monica)
l
a redazione segnala...
Letture
Dagli 11 anni
C. A. Cavazzoni, Fiabe e Leggende per imparare il Gioco degli
Scacchi, Ed. Le Due Torri, 2008
Dalle antiche civiltà al Medioevo: leggende e storie che hanno per protagonisti Re
e Regine, Cavalli e Cavalieri, Alfieri, Fanti e Torri, pacifici attori di grandi imprese,
appartenenti ad eserciti che certo si scontrano, ma con intelligenza e lealtà, e con
regole precise.
Ogni esercizio proposto è una situazione “vivente”. E non mancano le soluzioni!
Un libro graficamente molto curato, con belle illustrazioni, che può introdurre i
bambini alla passione per questo antico gioco dal grande valore educativo.
Dai 9 anni
P. Pullman, Lo spaventapasseri e il suo servitore, Ed. Salani
Narra la storia di uno spaventapasseri pieno di nobili intenzioni. E’ anche la storia di Jack, un ragazzo povero, ma molto sveglio, che accetta di diventare il suo servitore. Insieme affrontano ogni genere di avventure, e Jack si preoccupa del suo
padrone a cui tiene (letteralmente) la testa sulle spalle.
Philip Pullman, autore di “La Bussola d’Oro”, costruisce una fiaba delicata e ironica con un incantevole Don Chisciotte di paglia e il suo astuto scudiero.
Auguri di Buone Vacanze
...e arrivederci a Settembre!!
Libera Scuola Rudolf Steiner - Via Tommaso Pini 1 - 20134 Milano
www.liberascuola-rudolfsteiner.it • e-mail: [email protected]
In Formazione è realizzato grazie al lavoro totalmente volontario dei maestri e dei genitori
che vi partecipano. Il costo per la stampa e la confezione è stato donato da Rotomail Italia SpA.
Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero:
Chiusura in redazione: giugno 2010
23
LIBERA
SCUOLA
RUDOLF
STEINER
Estate 2010 Numero Ventuno
Stefano Andi, Catherine Antonine, Matilde Barberis,Timo Baucken, Alexander Caesar,
Patrizia Iris Corradini, Maria Maddalena Cultrera, Silvia Del Col, Riccardo Gatti, Giusi Graziuso,
Monica Marcarini,Barbara Pelosi, Maurizio Tomasi, Maria Luisa Vigilanti, Dorothee von Winterfeldt.
Campo Estivo 2010
Il nostro campo estivo, ispirandosi ai principi della pedagogia steineriana, segue un
ritmo giornaliero e settimanale con attività che portano gli elementi relativi alla stagione estiva.Sono proposte attività artistico-manuali adatte all'età dei bambini,usando unicamente materiali di origine naturale quali acquarello, cera d'api, creta, etc.
Il gioco (libero, per i bambini piccoli, in gruppo per i bambini in età scolare) e il momento del racconto rivestono un ruolo molto importante. I bambini possono giocare nell'ampio e fresco giardino, nel quale una parte è riservata ai più piccoli ed attrezzata con altalena, casetta di legno, sabbiera, etc. Si consiglia un abbigliamento
comodo, un cappellino da sole ed un paio di pantofole.
Per bambini dai 4 agli 11 anni
da lunedì 15 giugno (elementari) e lunedì
28 giugno (asilo)
a venerdì 16 luglio 2010
Turni settimanali
da lunedì a venerdì
dalle 8.15 alle 16.00
Merenda e pranzo a cura della scuola
a base di alimenti biologi che seguiranno
il ritmo di un menù settimanale