previdenza agricola

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previdenza agricola
gennaio - febbraio 2007 - mensile - Poste Italiane SPA - sped. in abb. post. - Dl. 353/203 (convertito in Legge 27/02 2004 , n° 46) art. 1 - comma1/DCB - Roma
PREVIDENZA AGRICOLA
mensile ENPAIA n° 1-2 anno 2007
La disciplina del Tfr
Agrifondo-Enpaia
La Finanziaria agricola 2007
1
Augusto
Bocchini
3
Gabriele
Mori
17
Patrizia
Consiglio
45
SOMMARIO
Enpaia
L'Enpaia garante dei diritti
Decreto Interministeriale del 30 gennaio 2007
Il Tfr resta all'Enpaia: una tutela certa
Previdenza
Finalmente AGRIFONDO
Enpaia supporta AGRIFONDO
Previdenza complementare AGRIFONDO: era ora!
Coldiretti: Sergio Marini nuovo presidente
Tfr: scegliere oggi per domani
Previdenza complementare statunitense e italiana
Formazione
Finalmente FOR.AGRI
La formazione continua in agricoltura
De Castro: bene "registro d'impresa"
Augusto Bocchini
1
1
2
Pietro Massini
Daniele Camilli
Francesco Mori
3
6
7
8
9
13
Patrizia Consiglio
Dimitri Deliolanes
da “Italia Oggi”
17
18
19
Filiere
2007, un anno da mille ed una sfida
Maria Miligi
La cooperazione strumento ideale per il futuro dell'agricoltura
Il futuro del tabacco europeo
Carlo Sacchetto
Olio d'oliva: l'Europa corre, l'Italia cammina
Giuseppe De Marco
Produzione olearia: qualità ed impatto ambientale
Giancarlo Riviezzi
Il gusto della tradizione
Concetto Iannello
In arrivo il Vinjak vecchio di 40 anni
Milica Ostojic
20
22
23
25
26
27
27
Europa
La Commissione europea presenta
la proposta di riforma dell'Ocm ortofrutta
Le relazioni sindacali nell'agricoltura austriaca
L'allevamento italiano dei suini in lieve ripresa
Romania e Bulgaria entrano nell'Ue
Fabrizio De Pascale
Monica De Vito
Massimiliano Di Noia
Ludmil Fotev
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29
30
31
Micaela Taroni
Mario Osorio Beristain
Gianluca Cicinelli
Stefano Micheli
Giovanni Martirano
33
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35
36
37
Antonio Positino
38
43
Luigino Scricciolo
45
Severo De Pignolis
46
Mondo
Bonino: il negoziato Wto è fallito
I timori dei contadini messicani
India: le campagne si spopolano
Il Lazio agricolo comunica
La politica agraria nord-americana
Gabriele Mori
Mattia Repetto
Finanziaria
L'agricoltura nella Finanziaria 2007
La ristrutturazione dei crediti agricoli Inps
Sicurezza
Infortuni sul lavoro, si cambia
Zucchero
Non sprechiamo lo zucchero
RUBRICHE
In copertina:
Félix-Hippolyte Lanoue,
Pineta di Gombo vicino a Pisa, 1861
47 P.A. risponde
a cura della redazione
52 Fisco
di Gaetano Tutino
48 Previdenza
di Daniela Lambertini
53 Carta
di Stefania Sepulcri
49 Contratti
di Marco Togna
54 Web
di Ran Garin
50 Diritto UE
di Fabio Cavicchioli
55
News
di Maria Cartia
51 Giurisprudenza
di Antonio Positino
56
Medicina
di Fabio Forleo
INSERTO
Circolare Enpaia n. 1 del 29 gennaio 2007
ENPAIA
di Augusto Bocchini
L’Enpaia garante dei diritti
L
’Enpaia è lo storico ente agricolo previdenziale, che fu il primo in Italia a gestire il Tfr. Questa particolarità coniugata
negli anni ad una efficiente gestione dei contributi versati
dalle aziende e ad una efficace azione a sostegno dei diritti
previsti per i lavoratori ha creato le condizioni oggettive per il mantenimento delle tradizionali funzioni della Fondazione. L’impegno
del management tutto, del direttore generale, degli organi dell’Ente
e, naturalmente, la professionalità degli impiegati ha realizzato le
condizioni di “mantenimento e salvaguardia” del sistema Enpaia
(Tfr, Fondo di previdenza Enpaia, assicurazione infortuni e malattie professionali, convenzione per l’accantonamento del trattamento di quiescenza dei dipendenti dei consorzi di bonifica). Questo è
un successo ascrivibile a tutte le componenti sociali che governano
l’Ente nonché alla volontà espressa in modo preciso, in molte sedi
da parte della platea degli utenti. La nuova legislazione sul Tfr maJean-Baptiste-Camille Corot
turando riguarda la generalità dei lavoratori con esclusione di quelli
Nantes, la cattedrale
iscritti all’Enpaia sia in forma obbligatoria (impiegati, quadri e dirivista attraverso gli alberi, 1865
genti agricoli, allevatori, ecc.) sia in forma facoltativa (i dipendenti
dai consorzi di bonifica). In conclusione, agli iscritti alla Fondazione, viene conservato il sistema di
tutele “Enpaia” e ad esso, se gli interessati lo decideranno con l’adesione ai fondi negoziali di previdenza complementare, potranno “affiancare” una ulteriore tutela previdenziale. Nella mia qualità di
presidente dell’Enpaia, rivolgo a tutti gli iscritti, in questo inizio d’anno pieno di cambiamenti, un
ringraziamento con l’impegno degli amministratori e della struttura di rendere ancor più efficace ed
!
efficiente questo nostro piccolo ma ben organizzato Ente.
Decreto Interministeriale del 30 gennaio 2007
“Il Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero delle Finanze (omissis) decreta
Art. 1- Finanziamento del “Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fini rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile”.
1. Il Fondo istituito dall’articolo 1, comma 755, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, di seguito definito
Fondo, è finanziato da un contributo pari alla quota di cui all’articolo 2120 del codice civile maturata
da ciascun lavoratore del settore privato a decorrere dal 1° gennaio 2007, e non destinata alle forme
pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252. di concerto con il
Ministro dell’Economia e delle Finanze. (omissis)
8. L’obbligo contributivo di cui al comma 1 non ricorre con riferimento ai lavoratori con rapporto di
lavoro di durata inferiore a 3 mesi, ai lavoratori a domicilio, agli impiegati quadri e dirigenti del settore
agricolo nonché ai lavoratori per i quali i Ccnl prevedono la corresponsione periodica delle quote maturate di Tfr ovvero l’accantonamento delle stesse presso soggetti terzi”.
Pertanto, l’Enpaia continuerà anche per il futuro a gestire per conto dei propri iscritti, il
Fondo del Tfr, il Fondo di Previdenza Integrativa ed il Fondo Infortuni e Malattie professionali. Le aziende, quindi, continueranno, come sempre, ad inviare le denunce mensili delle
retribuzioni e versare i relativi contributi.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
1
ENPAIA
di Pietro Massini
Il Tfr resta all’Enpaia: una tutela certa
I
Il legislatore
conferma
il ruolo
dell’Enpaia
L’Enpaia a
difesa dei
diritti dei
propri iscritti
2
l trattamento di fine rapporto di lavoro resta all’Enpaia. Il fatto è di grande
rilevanza per gli impiegati, i quadri, i dirigenti ed i tecnici dell’agricoltura
e rappresenta una sicurezza per la platea degli iscritti alla Fondazione. Le
aziende sono tenute quindi, in base alle norme vigenti, a continuare a versare
all’Enpaia la contribuzione relativa nei termini e con le modalità riaffermate recentemente con circolare. Abbiamo trascorso un periodo di forti incertezze, ormai
superate.
Le osservazioni che di seguito vengono fatte non si applicano agli impiegati e ai
dirigenti agricoli il cui Tfr continua, appunto, ad essere gestito dall’Enpaia.
Il legislatore ha, con la Finanziaria, accelerato l’entrata in vigore del decreto legislativo 252/05 con l’obiettivo di anticipare il conferimento del Tfr alla previdenza
complementare anche con lo strumento del silenzio assenso. Il lavoratore ha sei
mesi di tempo (dal 1° gennaio al 30 giugno 2007) per decidere tacitamente od
esplicitamente come utilizzare il proprio trattamento di fine rapporto (Tfr).
Il legislatore ha inoltre previsto che, salvo esplicita volontà dei lavoratori, il Tfr
maturando dal 1° gennaio 2007 al 30 giugno 2007, non destinato dagli stessi alla
previdenza complementare e nei casi di mancanza di disposizioni negoziali che
prevedono forme di previdenza negoziale, sarà versato al “fondo speciale” gestito
dall’Inps per conto dello Stato (per coloro che lavorano in aziende che occupano
almeno 50 dipendenti e per tutti i contratti che hanno decorrenza 1.1.2007) o al
fondo residuale Inps (per coloro che operano in aziende che occupano sino a 49
dipendenti).
Abbiamo trascorso un periodo di forti preoccupazioni e di incertezza: gli iscritti
all’Enpaia hanno manifestato, direttamente all’Ente, la loro contrarietà al trasferimento del loro Tfr.
Molte sono state le occasioni in cui gli iscritti all’Enpaia hanno manifestato, alle
parti sociali e sindacali, la volontà di lasciare all’Enpaia le funzioni dallo stesso
svolte ritenendole efficaci, efficienti e pienamente funzionali alla difesa dei loro
interessi previdenziali.
La presidenza dell’Ente, unitamente alla direzione e al consiglio di amministrazione dello stesso, ha operato per riaffermare la validità e l’attualità del “Sistema
Enpaia” e di ciò che esso ha rappresentato e continua ad essere per l’esclusivo
interesse dei lavoratori iscritti.
Trattamento di fine rapporto di lavoro, trattamento di previdenza (morte-invalidità-conto individuale), assicurazioni infortuni e malattie professionali, sono
dei “titoli” che hanno rappresentato e continuano ad essere strumenti concreti di
avanzate tutele per gli iscritti all’ente.
Il Tfr resta all’Enpaia. A questa conclusione si è giunti grazie allo sforzo profuso
dall’Ente e dalle parti sociali che ad esso fanno riferimento.
Ritengo che ciò sia un positivo risultato di tutela certa per gli iscritti all’Enpaia e,
senza ignorare la necessità che molti lavoratori hanno di affermare tutele previdenziali integrative, la conferma che il “Sistema Enpaia” aveva da tempo anticipa!
to garanzie e diritti previdenziali che restano di efficace attualità.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
PREVIDENZA
di Gabriele Mori
Finalmente AGRIFONDO
Perché aderire al Fondo agricolo
A
grifondo è il Fondo pensione complementare dei lavoratori agricoli che applicano il
Contratto Nazionale del 6 luglio 2006 per
gli operai agricoli e florovivaisti e per quanti
sono compresi nel Ccnl del 27/05/2004 per i quadri e
impiegati dell’agricoltura.
Lo Statuto del Fondo dichiara inoltre che destinatari dello stesso sono i lavoratori dipendenti dei cosiddetti “settori affini” che specificatamente sono i dipendenti delle
organizzazioni degli allevatori , consorzi ed enti zootecnici, nonché i dirigenti dell’Agricoltura destinatari del Ccnl
relativo. Enpaia ha elaborato le prospettive applicative di
questo Fondo sui dati offerti dal proprio database.
Punto di partenza è la fotografia dell’attuale complessiva situazione
occupazionale del comparto agricolo con riferimento alle aziende ed
ai dipendenti:
• Operai a tempo indeterminato (Oti 119.021)
• Operai a tempo determinato (Oti 1.052.205) di cui con più di 100 giorni e meno
di 50 anni sono 3.666.721 che si ritiene siano interessati a Forme pensionistiche
complementari.
Dal totale della situazione sopra indicata possiamo estrapolare i soggetti destinatari dell’Agrifondo come all’inizio indicato e così abbiamo:
• Operai a tempo indeterminato 65.000
• Operai a tempo determinato con più di 100 giorni di lavoro e meno di 50 anni
2.001.697
Da stime ritenute prudenziali si ritiene che aderiscano con il silenzio-assenso alla
data del 30/06/2007:
1) il 33% degli Oti pari a 21.450 unità;
2) il 5% degli Otd pari a 10.085;
La somma del Tfr così indirizzata alla Fondazione sarebbe per il secondo semestre
del 2007 pari a 12.747.340 cui potrebbero aggiungersi i contributi contrattuali raggiungendo la somma complessiva di 13.867.854 per un totale di 31.535 iscritti.
Occorre a questo punto specificare al nostro lettore che non è stato
preso in esame il Tfr per gli impiegati e dirigenti agricoli perché iscritti all’Enpaia e quindi per espressa disposizione del Decreto Ministeriale che è
riportato nel box (pag. 1) sono tenuti a versare tale quota differita di stipendio
all’Enpaia stessa, che continuerà a riscuotere con l’aliquota del 6% e accantonare
in favore del lavoratore il 6,91% per la rivalutazione annua prevista dalla Legge
con il tasso dell’1,50% + il 75% dell’inflazione.
Questi impiegati potranno, se lo riterranno opportuno, iscriversi all’Agrifondo
per la quota di contributo contrattuale pari al 1% a carico del lavoratore e l’1% a
carico dell’azienda con un incremento dello 0,25% per i dirigenti.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Frédéric Bazille
Le mura di Aigues-Mortes dal
lato sud, 1867
I lavoratori
interessati
Impiegati e
dirigenti iscritti
Enpaia
3
PREVIDENZA
Cosa devono
fare i lavoratori
destinatari del
Fondo
La Legge 252 del 2004 che regola le modalità di adesione al Fondo
Pensione Integrativo e quindi per questo ci riguarda, a Agrifondo, prevede o
l’iscrizione espressa oppure l’attivazione del principio del silenzio assenso.
Questo principio presuppone che il lavoratore autorizzi il trasferimento del proprio Tfr al Fondo anche con il suo silenzio e cioè non esprimendo in modo formale
la sua adesione al Fondo.
Qualora poi, lo stesso lavoratore intenda trasferire al Fondo anche la contribuzione contrattuale come sopra indicata, deve riempire un apposito modulo.
Il primo di luglio il lavoratore che porrà in essere uno dei comportamenti indicati,
è un iscritto al Fondo e comincia ad alimentare per tutta la vita lavorativa regolata
dal contratto di lavoro la sua posizione contributiva che tecnicamente si definisce
a capitalizzazione individuale.
Per le motivazioni che ho prima ricordato si ritiene che più di 30 mila lavoratori
dell’agricoltura saranno alla data del 1/07/2007 aderenti ad Agrifondo.
Nasce così il secondo pilastro della previdenza, essendo il primo quello pubblico
garantito dall’Inps.
Perché occorre
aderire a
Agrifondo
In questi anni abbiamo costantemente aggiornato i nostri lettori
sulle motivazioni dell’istituzione della Previdenza Complementare,
organizzando anche incontri regionali e presenze in importanti manifestazioni
nazionali. Mi sembra, tuttavia, opportuno riassumere le ragioni che debbono
indurre il lavoratore agricolo ad aderire al proprio Fondo di Comparto.
L’interesse primario nasce dalla considerazione che le attuali regole che determinano la liquidazione della pensione con la Legge Dini del 1995 hanno profondamente modificato le aspettative del lavoratore.
Prima di quella data la pensione veniva calcolata col sistema retributivo, ossia
si teneva in considerazione la media dello stipendio degli ultimi 10 anni e per
ogni anno di lavoro si aveva diritto al 2% di pensione. Lavorando 40 anni si poteva raggiungere una pensione approssimativamente pari all’80% dell’ultima retribuzione. Ora non è più così. I lavoratori con primo contratto a decorrere dal
01/01/1996 maturano una pensione calcolata con il sistema contributivo è cioè in
base all’effettivo versamento dei contributi all’Inps.
La regola vale anche per coloro che a quella data non avevano 18 anni di versamento. Il sistema contributivo comporta generalmente che il reddito da pensione
difficilmente supera il 60% dell’ultimo reddito da lavoro. Nasce, quindi, l’esigenza
di incrementare le entrate economiche del pensionato. Ecco, allora, che entra in
funzione la protezione del Fondo che riconsegna al lavoratore quanto ha accantonato nel tempo più la rivalutazione del suo capitale fatta in relazione alla bontà
degli investimenti sul mercato attuati dagli amministratori del Fondo che sono
eletti da tutti gli iscritti.
Constant Troyon,
Ritorno dal lavoro
I benefici fiscali
e la forma
organizzativa
del Fondo
4
Per le somme versate ai Fondi e per le prestazioni da questi erogate
vi sono benefici fiscali come viene bene ricordato nell’articolo successivo. Nello stesso articolo si evidenzia anche la possibilità di conservare la
facoltà, in presenza di circostanze particolari, di ritirare parte o tutto l’accantonamento.
Il conseguimento delle finalità del Fondo richiede una forma organizzativa dello
stesso che impegni meno risorse finanziarie possibili che ovviamente vengono dePREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
PREVIDENZA
tratte dalla somma dei versamenti effettuati.
Agrifondo in questa fase si avvale dell’esperienza, della capacità professionale
e della struttura dell’Enpaia per conseguire l’autorizzazione da parte della Covip che è l’autorità garante dei Fondi.
Nel comparto agricolo la struttura dell’Enpaia è sinonimo di efficienza e di
certezza. È sufficiente ricordare le tantissime testimonianze di attaccamento
alla Fondazione espresse dagli iscritti, in questo periodo contrassegnato dall’incertezza sulla gestione del Tfr, per darne la controprova.
Enpaia ovviamente è disponibile anche per il futuro ad operare in sinergia con
Fondagri per garantire a tutti i lavoratori la più efficiente, efficace e puntuale
modalità di prestazione.
Agrifondo è un Fondo negoziale chiuso e cioè costituito dalle parti sociali che hanno sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per gli
operai agricoli e florovivaisti e per i quadri e dirigenti dell’agricoltura e si applica anche ai lavoratori con contratti “affini”.
Specificatamente le parti sociali sono:
• per i lavoratori: la Flai-Cgil, la Fai-Cisl, la Uila-Uil e la Confederdia;
• per i datori di lavoro: la Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, la Confederazione Nazionale Coldiretti, la Confederazione Italiana Agricoltori.
Le parti contraenti hanno nominato il Consiglio di amministrazione che dovrà
essere eletto dagli iscritti nei primi mesi del 2008.
Per essere operativo e così poter avere aderenti e ricevere i versamenti per poi porre in essere le strutture per le prestazioni, occorre
l’autorizzazione della Covip.
Il tempo per la presentazione di tutta la documentazione richiesta e per porre
in essere in contemporanea la costruzione della struttura operativa che dovrà
entrare in vigore dal 1/06/2007 per essere attiva dal 01/01/2007 è veramente
poco. Riteniamo, tuttavia incomprensibile, che un comparto produttivo come
quello agricolo sia privo dello strumento fondamentale che la Legge pone a
garanzia dei lavoratori che è appunto la costituzione del Fondo negoziale.
Certamente gli organi del Fondo debbono operare concretamente e speditamente per presentare alla Covip tutta la documentazione necessaria all’autorizzazione, ma anche la Autorità di controllo deve assumere la consapevolezza
che probabilmente occorre porre in essere una attenzione particolare per raggiungere l’obiettivo.
I lavoratori debbono avere la consapevolezza che solo un Fondo di
Previdenza Complementare e cioè un Agrifondo forte e dinamico può garantire un reddito di pensione dignitoso. Agrifondo deve porre in essere le
scelte organizzative più efficaci per essere operativo dal 01/07/2007 e saper
garantire ai lavoratori agricoli una struttura operativa con forti capacità professionali e non appesantita da presenze che potrebbero gravare eccessivamente sul capitale del fondo stesso e quindi, in ultimo, sui lavoratori. La Covip,
pur nel rispetto scrupoloso della funzione di controllo che le è propria, deve
operare affinché i diritti dei lavoratori siano garantiti.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Alfred Sisley
Neve a Louveciennes, 1874
Chi ha
costituito
Agrifondo
Cosa deve fare
Agrifondo
Charles Bavoux
Varco tra le rocce sul fiume
Doubs, 1864
5
PREVIDENZA
Enpaia supporta Agrifondo
Una collaborazione feconda
A
grifondo ed Enpaia hanno definito una Convenzione che stabilisce
le forme di collaborazione fino al momento in cui Agrifondo avrà piena
operatività. Infatti, il presidente di Agrifondo ha formulato “alla Fondazione
un’offerta per lo svolgimento del servizio di gestione amministrativocontabile e di supporto agli Organi del Fondo in tutte le attività propedeutiche al
rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività da parte della Covip”.
Il Consiglio di Amministrazione dell’Enpaia, sempre attento alla prospettiva del
Fondo pensionistico del comparto agricolo, approva la proposta e delibera che l’Ente
svolga le funzioni di supporto direzionale dell’attività di Agrifondo, garantendo ogni
attività amministrativo-contabile. Il coinvolgimento di Enpaia si esplica con la diretta
partecipazione del direttore generale alle riunioni del Cda del Fondo.
A seguito di queste importanti premesse, Agrifondo ed Enpaia firmano una
Convenzione d’impegno reciproco. La Fondazione Enpaia (Ente Nazionale di
Previdenza per gli Addetti e gli Impiegati in Agricoltura) si impegna a compiere
tutte le azione utili di supporto direzionale al fine di porre in essere gli adempimenti
necessari compresa l’assistenza agli Organi necessari ad ottenere da parte della Covip
il riconoscimento giuridico di cui all’art. 4 comma 1 lettera b) e comma 3 del D.Lgs.
252/05 ed alla deliberazione Covip del 22 maggio 2001; e più precisamente:
a) attività propedeutiche al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività da
parte della Covip:
• verifica di conformità del testo di statuto vigente;
• la predisposizione del regolamento per l’elezione dell’assemblea dei delegati;
• la predisposizione della relazione sul programma iniziale di attività (target
destinatari, tempi di elezioni degli Organi collegiali, pianificazione attività di
selezione partner, numero di aderenti previsto nel primo triennio di attività,
modalità di finanziamento delle spese di avvio, indicazioni sul processo di
sviluppo dell’assetto organizzativo);
• la redazione degli schemi di bilancio previsionale relativi ai primi tre esercizi di
attività;
• la predisposizione della nota informativa (delibere del 28/06/2006 e del
31/10/2006) e del modulo di adesione;
• la stesura del verbale di verifica del possesso dei requisiti di onorabilità e
professionalità in capo ai componenti del Consiglio di Amministrazione e del
Collegio dei Sindaci;
• predisposizione della documentazione per la presentazione dell’istanza alla Covip
e assistenza per la gestione dei rapporti con l’Autorità di vigilanza finalizzata al
rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività e all’iscrizione all’albo dei
Fondi pensione.
b) Servizi di tipo direzionale finalizzati a supportare il Consiglio di Amministrazione
nella fase preliminare.
c) Campagna promozionale per una maggiore conoscenza del Fondo.
!
6
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
PREVIDENZA
di Mattia Repetto
Previdenza complementare AGRIFONDO: era ora!
Soddisfazione delle organizzazioni sindacali e professionali
I
l primo impegno per la costituzione di un fondo di previdenza complementare per i lavoratori agricoli risale al Ccnl sottoscritto il 19 luglio 1995. Il
Ccnl successivo, sottoscritto il 10 luglio 1998, ne definiva la contribuzione
e la data di decorrenza (1° giugno 1999). “Ci sono voluti altri sette anni
affinché il Fondo diventasse realtà. Ora, Covip permettendo, si può finalmente
partire. Agrifondo, costituito il 14 dicembre scorso come fondo unico operaiimpiegati agricoli, può diventare uno dei fondi più importanti nel panorama
nazionale della previdenza complementare per la particolare platea a cui si rivolge: circa 600.000 lavoratori, in gran parte a tempo determinato, e circa
200.000 imprese, in gran parte di piccole dimensioni. Queste due cifre evidenziano anche la sfida da superare. Sarà decisivo l’impegno delle parti sociali”,
dichiara Stefano Mantegazza, leader della Uila-Uil.
“Ora la responsabilità che noi abbiamo è di fare presto e bene, poiché l’impegno
deve essere quello, nei tempi imposti dalla normativa di Governo, di avere uno
strumento operativo ed utilizzabile per il settore agricolo”, rincara Stefano
Faiotto della Fai-Cisl. “Un secondo impegno che dobbiamo tenere presente
attiene alle economicità che devono accompagnare il Fondo, in particolare
dobbiamo avere la consapevolezza che la platea del tempo indeterminato e degli
impiegati non è amplissima, dobbiamo quindi adoperarci per ampliare il più
possibile il numero dei lavoratori interessati al Fondo e dall’altro immaginare
una struttura snella ed efficiente del Fondo, semmai utilizzando tutte le sinergie
possibili, a cominciare da quelle con l’Enpaia, con l’intento di offrire celermente,
ai soggetti agricoli, uno strumento pronto ed efficiente per la realtà agricola
italiana”, afferma il leader della Fai-Cisl, Albino Gorini.
“Assicurare ai lavoratori la possibilità di accedere ad una pensione integrativa
in grado di supportare quella pubblica è oggi questione fondamentale. Che tale
opportunità fosse garantita anche a lavoratori con accentuate caratteristiche
di stagionalità era un obiettivo da raggiungere nel settore dell’agricoltura
privata”: questa la preoccupazione di Gino Rotella, responsabile
dipartimento mercato del lavoro Flai-Cgil nazionale
Il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni
manifesta il proprio apprezzamento per la fattiva collaborazione
instauratasi con Coldiretti, Cia, Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila-Uil e
Confederdia per la costituzione del Fondo per la previdenza
complementare che “rappresenta un importante, positivo sviluppo
delle relazioni sindacali. Sono certo che tale collaborazione si
svilupperà ulteriormente in una comune azione di sostegno
a queste iniziative”. Come la previdenza complementare
rappresenta un investimento per il futuro del paese, il “fondo negoziale è da
ritenersi per il sistema agricolo un importante momento di accettazione
condivisa di responsabilità sociale che la Coldiretti, le imprese associate e le
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Gustave Caillebotte
Parco a Yerres, 1877
I sindacati verso
la sfida del Fondo
agricolo
Joseph Mallord William Turner
Castello di Laugharne,
Carmarthenshire, costa del
Galles del sud, 1831
7
PREVIDENZA
L’impegno
convinto delle
organizzazioni
professionali
parti sociali assumono nella consapevolezza del proprio ruolo. Il ruolo assunto
dalle organizzazioni di rappresentanza delle imprese in questo percorso è infatti
particolarmente delicato sia per la novità che la materia assume nei progetti di
vita delle persone, sia per i tempi ristretti di attivazione che l’anticipazione delle
norme legali impone, e sia per la responsabilità di cui la Coldiretti si è fatta
carico con l’accettazione della Presidenza del Fondo”, questo il commento della
dirigenza massima della Coldiretti.
Ed infine ma non ultima la Cia, con il suo presidente Giuseppe Politi, afferma
che “la creazione del Fondo agricolo è un traguardo importante. Ora si tratta di
informare i lavoratori affinché aderiscano ad Agrifondo così come è avvenuto
per le altre categorie di lavoratori industriali”.
“Agrifondo è un successivo passo che dovrà fornire agli operai nuove tutele ed
ai quadri ed impiegati agricoli migliori opportunità di tutela previdenziale,
fondamentali nella vita di ogni lavoratore. Bisogna però essere consapevoli
che la piena attuazione di questo ulteriore traguardo prevede un percorso, che
deve vedere l’impegno fattivo di tutte le componenti istitutive”, precisa Luciano
Bozzato, presidente di Confederdia.
Tutti gli attori del mondo agricolo riconoscono che mettere in primo piano gli
interessi, le aspirazioni attuali ed i progetti di vita delle donne e degli uomini
rappresenta un grande impegno verso i lavoratori di oggi e soprattutto i pensionati
di domani. Come pure sarà decisiva la scelta di chi dovrà garantire il cosiddetto
“service”. Per chi non ha una profonda conoscenza della realtà del mondo
agricolo non sarebbe un’impresa facile. Per questo è da salutare positivamente
la decisione del Consiglio di Amministrazione di affidare provvisoriamente il
!
servizio all’Enpaia.
Coldiretti: Sergio Marini nuovo presidente
Sergio Marini è il nuovo presidente della Coldiretti. Succede a Paolo Bedoni ed
è il quinto presidente della storia della maggiore organizzazione agricola italiana
ed europea (oltre 500 mila imprese associate). L’elezione è avvenuta il 9 febbraio
a Roma nel corso dell’Assemblea generale a cui hanno partecipato oltre trecento
delegati di tutte le regioni italiane. Marini ha vinto con il 99% dei consensi. Quarantadue anni, laureato in agraria col massimo dei voti, Marini conduce un’impresa florovivaistica in serra, con piante ornamentali e seminativi in Umbria. Il suo
primo incarico in Coldiretti risale al 1984, quando ricopriva la funzione di delegato provinciale del movimento giovanile di Terni. Presidente di Coldiretti Umbria
dal 1997, è vicepresidente nazionale dal 2001, è consigliere di amministrazione
dell’Enpaia, è stato presidente di Agrifondo sino al 12 febbraio scorso. “Valorizzare l’agricoltura come
risorsa economica, sociale e ambientale per garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo e
reddito in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali del paese”. È stata questa la prima dichiarazione di obiettivi del neopresidente. Il quale, al momento dell’elezione,
ha sottolineato che si tratta di “un impegno determinante per la competitività del made in Italy, che trova
nell’agroalimentare un punto di forza e per la sicurezza alimentare e ambientale dei cittadini consumatori anche di fronte alle recenti emergenze climatiche e sanitarie”.
!
8
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
PREVIDENZA
di Daniele Camilli
Tfr: scegliere oggi per domani
Al via le nuove regole
D
al 1° gennaio e fino al 1° luglio del 2007, i lavoratori del settore privato sono infatti chiamati a scegliere dove conferire il loro Tfr maturando. Il tutto in base al
decreto legislativo 252/2005 e all’intesa, recepita dall’ultima Legge Finanziaria,
raggiunta lo scorso 23 ottobre tra Governo, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Secondo quanto stabilito dallo stesso decreto legislativo restano invece esclusi dall’applicazione
delle nuove norme tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Presupposto necessario, la cosiddetta Riforma Dini del 1995 che, al fine di sostenere la
finanza pubblica e l’equilibrio del sistema previdenziale, ha introdotto nuove modalità di
calcolo delle pensioni, diversificandole a seconda dell’anzianità contributiva dei lavoratori
alla data del 31 dicembre 1995. In sintesi, il governo Dini ha introdotto 3 differenti sistemi
per calcolare le pensioni: retributivo, contributivo e misto. Potevano ancora beneficiare
del primo tutti quei lavoratori che l’ultimo giorno del ’95 avevano un’anzianità contributiva
di almeno 18 anni. Chi invece è entrato nel mondo del lavoro a partire dal 1 gennaio 1996,
vedrà la sua pensione calcolata sulla base dei contributi versati durante l’intero arco della
vita lavorativa (sistema contributivo). Stessa sorte (sistema misto) per tutti coloro che nel
dicembre 1995 non avevano ancora perfezionato i 18 anni di contributi. Tuttavia il sistema
contributivo si applicava solo alle quote riferite alle anzianità successive a tale data. Per gli
PRESTAZIONI E ASPETTI FISCALI DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
•
•
•
•
Deducibilità dei contributi fino a un massimo di 5.164,57 euro
Tassazione dei rendimenti dell’11%.
Prestazioni Rendita/Capitale fino al 50% del capitale maturato.
Riscatto totale o parziale per cessazione di attività, mobilità, cassa
integrazione.
• Tassazione dei riscatti e delle prestazioni per un ammontare complessivo
al netto della parte corrispondente ai redditi già assoggettati ad imposta
e soggetta ad una ritenuta a titolo d’imposta del 15%, diminuita dello
0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo di adesione al fondo, fino
ad una riduzione massima dell’aliquota del 6%. Inoltre, laddove previsto
dai fondi pensione e in caso di cessazione del rapporto di lavoro, si può
riscattare l’intera posizione maturata presso la forma pensionistica, anche al
di fuori delle condizioni indicate sopra, ma con l’applicazione di una ritenuta
d’imposta pari al 23%.
• Anticipazioni per ristrutturazione o acquisto prima casa, spese sanitarie,
altre spese.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
9
PREVIDENZA
anni maturati in precedenza restava infatti in vigore il vecchio
sistema retributivo.
Detto questo, è stato fin da subito chiaro che il nuovo sistema contributivo avrebbe determinato una notevole contraAnticipato al 1 gennaio 2007 l’avvio del silenzio-assenso
zione dell’importo delle future
e la nuova disciplina della previdenza complementare
pensioni; una contrazione che
secondo quanto stabilito dal D. Lgs. 252/2005
molto probabilmente sarà pari
a un tasso di sostituzione (rapLa riforma della previdenza complementare si applica a
porto tra la pensione e l’ultitutti i lavoratori del settore privato
ma retribuzione) inferiore alla
metà della retribuzione lorda.
Il TFR dei lavoratori, alle dipendenze di datori di lavoro
Ciò significa che, per mantecon almeno 50 addetti, che non affluisce alla previdenza
nere trattamenti pensionistici
complementare sarà integralmente destinato al Fondo per
adeguati e dignitosi, i futuri
l’erogazione del trattamento di fine rapporto dei lavorapensionati dovranno necessatori del settore privato. Il Governo si è comunque imperiamente avvalersi del supporgnato a riesaminare questa disposizione nel 2008
to della previdenza complementare.
I lavoratori conservano tutti i diritti previsti da leggi e
E qui entra in gioco la riforma
accordi collettivi in tema di rivalutazione, liquidazione e
del Tfr. Scegliere dove destianticipazione del TFR
narlo vuol dire pertanto aderire a un sistema di previdenza
Il Governo si è impegnato a rivedere il trattamento
complementare che assicurerà
fiscale dei fondi pensione durante il 2007 con l’obiettivo
al lavoratore del settore pridi renderlo simile a quello degli altri paesi europei e più
vato una pensione capace di
conveniente per i lavoratori
sostenerlo quando smetterà di
lavorare. Un futuro deciso in
base a una scelta da effettuarsi nel presente. E le scelte da conoscere sono 3.
Dal 1° gennaio al 1° luglio 2007 il lavoratore dipendente può decidere di:
1) mantenere il Tfr in azienda in tutto (se si tratta di lavoratori non iscritti ai fondi pensione) o in parte (per i lavoratori già iscritti che versano solo una quota del Tfr ai fondi). In
quest’ultimo caso, se il datore di lavoro ha alle proprie dipendenze almeno 50 addetti,
conferisce il Trattamento di Fine Rapporto maturando al Fondo per l’erogazione del Tfr
gestito dall’Inps presso la tesoreria di Stato. Questo vale per i lavoratori con prima occupazione (cioè con prima iscrizione alla previdenza obbligatoria) precedente al 29 aprile
1993 e successiva a questa data non ancora iscritti alla previdenza complementare. I
lavoratori con prima occupazione successiva al 28/04/93 già iscritti a un fondo pensione
e che versano attualmente l’intero Tfr maturando non devono invece effettuare alcuna
scelta;
I PUNTI DEL MEMORANDUM
D’INTESA GOVERNO,
CONFINDUSTRIA, CGIL, CISL, UIL
23 OTTOBRE 2006
10
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
PREVIDENZA
COME FUNZIONA LA RIFORMA DEL TFR
2) manifestare una scelta esplicita destinando il Tfr ad una forma pensionistica complementare, sia collettiva (Fondo chiuso) che individuale (Piano individuale pensionistico e
Fondo aperto con adesione individuale), e un suo eventuale contributo, attivando anche
la contribuzione del datore di lavoro prevista dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro
(Ccnl). Tuttavia il contributo del datore di lavoro non è dovuto nel caso in cui si scelga
una forma pensionistica diversa da quella prevista dai Ccnl;
3) manifestare una scelta tacita (il cosiddetto silenzio-assenso). Se al 1 luglio 2007 o dopo
6 mesi dall’assunzione, qualora essa sia successiva a tale data, il lavoratore non effettua alcuna scelta, il Tfr viene conferito al Fondo chiuso o a un’altra forma pensionistica
complementare eventualmente prevista da un accordo collettivo aziendale. In tal caso
non si ha però diritto al contributo del datore di lavoro. Se invece non c’è nessun fondo
pensione negoziale e nessun accordo collettivo aziendale, il datore di lavoro provvede
a trasferire il Tfr a un fondo pensione residuale istituito presso l’Inps, cioè un fondo a
capitalizzazione da non confondere con quello presso la tesoreria di Stato.
Dunque, da gennaio a giugno 2007 si potrà decidere in maniera esplicita di aderire alla previdenza complementare di natura collettiva o individuale, mentre il contributo del datore di
lavoro previsto dalla contrattazione collettiva è dovuto solo per gli iscritti alle forme pensioPREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
11
PREVIDENZA
nistiche promosse dalla stessa contrattazione collettiva. Se non si prende alcuna decisione
scatta di conseguenza il silenzio-assenso e tutto il Tfr maturando verrà trasmesso, dopo il
1 luglio 2007, al fondo pensione previsto dai contratti e dagli accordi collettivi nazionali o
territoriali a meno che non vi sia un diverso accordo collettivo aziendale. Qualora invece
non esista o non sia già operativa una forma pensionistica complementare prevista dalla
contrattazione collettiva, il Tfr passa a un Fondo pensione complementare che verrà costituito presso l’Inps.
Questo Fondo è analogo a tutti gli altri Fondi Pensione: è sul mercato; ha linee diverse di
investimento; ha un Comitato di Gestione.
È infine importante sottolineare che, per quanto riguarda la funzione dell’Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per gli Impiegati dell’Agricoltura
(Enpaia), la riforma sulla destinazione del Tfr non ha innovato nulla. Questo significa che l’Enpaia continuerà anche per il futuro a gestire per i propri
iscritti il fondo del Tfr, così come il Fondo di Previdenza Integrativa e il Fondo
Infortuni e Malattie Professionali.
Quali sono invece le prestazioni e gli aspetti fiscali della previdenza complementare?
a) deducibilità fiscale dei contributi a proprio carico fino a un massimo di 5.164,57 euro;
b) tassazione dei rendimenti pari all’11%, inferiore a quella attualmente applicata ad esempio a obbligazioni, Bot, Cct, Bpt;
c) prestazioni rendita/capitale. Ciò significa che al raggiungimento dell’età pensionabile
e con un periodo minimo di partecipazione alla previdenza complementare è possibile
decidere di ottenere fino al 50% del capitale maturato e il rimanente in rendita oppure
ottenere l’intero capitale maturato in rendita;
d) riscatto totale o parziale. Si può riscattare il 50% della posizione maturata nel caso di
mobilità, cassa integrazione (guadagni, ordinaria o straordinaria) e cessazione dell’attività lavorativa per un periodo compreso tra i 12 e i 48 mesi. Il riscatto può essere totale
in caso di invalidità permanente;
e) tassazione dei riscatti e delle prestazioni. Riscatti e prestazioni, sia in forma di capitale
che rendita, sono imponibili per il loro un ammontare complessivo al netto della parte
corrispondente ai redditi già assoggettati a imposta e soggetta a una ritenuta a titolo
d’imposta del 15%, diminuita dello 0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo di
adesione al fondo, fino a una riduzione massima dell’aliquota del 6%. Inoltre, laddove
previsto dai fondi pensione e in caso di cessazione del rapporto di lavoro, si può riscattare l’intera posizione maturata presso la forma pensionistica, anche al di fuori delle
condizioni indicate sopra, ma con l’applicazione di una ritenuta d’imposta pari al 23%.
Resta infine invariata la possibilità del lavoratore di richiedere anticipazioni fino a un importo del 75% della propria posizione maturata. E i casi in cui si può fare sono tre: 1) ristrutturazione o acquisto della prima casa, ma solo dopo 8 anni di adesione al fondo, con una
ritenuta d’imposta del 23%; 2) spese sanitarie per situazioni molto gravi, che colpiscono il
lavoratore, il suo coniuge e i propri figli, con una ritenuta d’imposta del 15%; 3) altre spese.
Anche in questo caso dopo 8 anni di adesione e fino a un massimo del 30% della posizione
maturata con una ritenuta d’imposta del 23%.
!
12
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
PREVIDENZA
di Francesco Mori
Previdenza complementare
statunitense e italiana
Confronti su strutture e gradi di pericolosità
I
I presente articolo si propone di analizzare gli effetti dei crack delle grandi
imprese sul sistema previdenziale complementare negli Stati Uniti d’America
e rapportarli ai più noti fallimenti aziendali in Italia, A tal fine l’artico prende
spunto da un interessante lavoro della professoressa Marialuisa Ceprini,
docente di Istituzioni ed economia della previdenza sociale europea e nordamericana presso la Luic (Line Papers n. 177, Serie Impresa e Istituzioni, 24, suppl. a
settembre 2005) e dalla Audizione del presidente della Covip Lucio Francario
del 29 gennaio 2004 davanti alle Commissioni VI “Finanze”, X “Attività produttive,
commercio e turismo” della Camera dei Deputati e 6a “Finanze e tesoro” e 10a “Industria, commercio e turismo” del Senato della Repubblica. L’analisi è incentrata
sulle clamorose crisi industriali della Enron e della Worldcom e sui fallimenti Parmalat e Cirio.
Negli Stati Uniti il sistema previdenziale pubblico esiste dal 1935. Venne introdotto
dal Presidente Franklin Delano Roosvelt a seguito della Grande Depressione che
colpì gli Usa nel 1929 e venne inserito nel quadro delle riforme noto come New
Deal. L’originaria previsione è stata modificata negli anni successivi riducendone i
benefici previdenziali. La previdenza pubblica statunitense può attualmente essere
ben definita minimalista tanto che, alfine di costruire un reddito che consenta un
onorevole tenore di vita al pensionato, è necessario per il lavoratore statunitense
che questi debba necessariamente ricorrere ad un sistema previdenziale privato.
Ecco la ragione per cui i fondi pensione negli Usa si sono sviluppati e sono una importante fetta dell’economia di quel paese. Si pensi che alla fine del 2001 l’attivo dei
fondi pensione negli Stati Uniti era pari all’80% del Prodotto Interno Lordo quando in Italia era pari appena al 3% (Fonte: Banca d’Italia). Lo schema pensionistico
del secondo pilastro statunitense (previdenza a livello di comparto o aziendale)
deve ricalcare uno dei due seguenti schemi:
1 ) schema a prestazione definita (DB);
2) schema a contribuzione definita (DC),
Nello schema DB i benefici pensionistici sono basati sulla storia salariale del lavoratore, infatti detti benefici sono fissati (nel contratto di lavoro) da una formula
specifica e il rischio a carico del lavoratore è rinvenibile nel quanto e nel quando
il datore di lavoro finanzierà i benefici. Nello schema DC, contrariamente, i benefici trovano le proprie fondamenta nei contributi che il lavoratore e il datore di
lavoro (quando contrattualmente previsto) versano in un fondo comune aziendale.
In questo modo i contributi sono fissati per ambo le parti e il rischio, come è facilmente comprensibile, sta nel quanto il lavoratore prenderà come pensione dal
momento che la capitalizzazione del fondo dipende dall’abilità del gestore nel far
fruttare le (ingenti) somme a disposizione investendole nei mercati mobiliari e immobiliari. Negli ultimi venti anni si è osservato uno spostamento dallo schema DB
(meno rischioso per il lavoratore) a quello DC (più rischioso). Ciò ha comportato
uno slittamento del rischio dal datore di lavoro al lavoratore stesso.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Georges Michel
Il mulino a Argenteuil, 1830
La Previdenza
complementare
negli Stati Uniti
d’America
In Usa, il secondo
pilastro
è una necessità
13
PREVIDENZA
Camille Pissarro
La strada da Versailles
a Louveciennes, 1870
I rischi per i
lavoratori Usa:
i casi Enron e
Worldcom
Joseph Mallord William Turner
La mattina dopo il naufragio,
1835-1845
14
Tra i piani a schema DC i preferiti dai lavoratori americani sono i famosi (e famigerati) 401(K). Questi hanno le seguenti attrattive:
• sono a partecipazione volontaria;
• presentano una contribuzione esente da imposte;
• diritto di accesso al proprio risparmio;
• portabilità dei benefici pensionistici in caso di cambio di datore di lavoro;
• concreti benefici pensionistici.
Gli investimenti di questi Fondi possono essere totalmente indirizzati nel capitale
della società da cui si dipende.
L’improvviso e repentino crollo della Enron e di Worldcom ha reso drammaticamente evidente quanto sia facile per il lavoratore perdere i propri risparmi investiti
nei piani 401(K) qualora il fondo aziendale investa nelle azioni della società di riferimento e la società sia guidata da un board of directors disinvolto e scarsamente
attento all’attenta applicazione della legge (come è chiaramente emerso dalle indagini giudiziarie e dalle condanno a carico degli amministratori stessi),
La Enron nel 2000 era posizionata al settimo posto della classifica Fortune 500
(le prime 500 società americane per business globale nel settore industriale) ed
era operativa in 30 paesi. Nel 2001 l’intero Consiglio di Amministrazione venne
accusato di frode finanziaria e corruzione nonché spionaggio industriale e dichiarata fallita e assoggettata alla procedura prevista dalla legge fallimentare statunitense (Charter 11 “corporate bankrupuptcy”). Il crollo della società ha portato
al licenziamento in tronco di oltre 4000 dipendenti che hanno visto svanire in un
batter di ciglia anche gli investimenti nel fondo aziendale 401(K). Infatti, mentre
venne impedito ai dipendenti iscritti al fondo e agli investitori ordinari di cedere
le proprie quote del fondo con una manovra conosciuta con il nome di lockdown,
i consiglieri di amministrazione cedevano le proprie quote quando il loro prezzo di scambio nel mercato azionario oscillava sui 98 dollari (si ritiene che ciascuno abbia guadagnato almeno 30 milioni di dollari). Si evidenzia che dopo il
lockdown il titolo Enron crollò sino a 0,28 centesimi per azione bruciando un
immenso capitale (decine di miliardi di dollari). Appare evidente che la perdita
delle pensioni ai dipendenti sia dovuta al fatto che il fondo pensionistico Enron
avesse investito completamente le proprie disponibilità nelle azioni Enron stesse
in modo da tenere alto il corso (valore) dei titoli. Evidentemente, se il fondo pensione avesse diversificato i propri investimenti i lavoratori di Enron avrebbero
ugualmente perso il proprio impiego, ma non avrebbero visto sparire i propri
investimenti nel fondo 401(K).
La Worldcom alla fine del 2000 era una importante multinazionale attiva nel settore delle telecomunicazioni, era il secondo operatore statunitense
in termini di dimensioni nel campo dei “long distance provider”
impiegando ben 50.000 dipendenti in tutto il mondo. Nel 2001,
l’intero consiglio di amministrazione venne indagato per incapacità, corruzione e falso in bilancio per aver gonfiato di 11 miliardi
di dollari i profitti aziendali e per aver mentito sui debiti societari ammontanti a circa 35 miliardi di dollari. Anche la Worldcom
ha bruciato i fondi pensione per il proprio personale dipendente e
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
PREVIDENZA
rappresenta un secondo fallimento per i piani a contribuzione definita conosciuti
come 401 (K).
Fin dalla loro nascita, i fondi pensione italiani rientrano esclusivamente nello schema DC (a contribuzione definita). Si possono distinguere tre diversi profili di investimento dei fondi italiani:
• aggressivo: ad alto profilo di rischio aventi una componente azionaria che varia
tra il 45% e l’85% degli investimenti totali;
• moderato: a medio profilo di rischio aventi una componente azionaria che varia
tra il 10% e il 50% degli investimenti totali;
• conservativo: a basso profilo di rischio aventi una componente azionaria che varia
tra lo 0% e il 30% degli investimenti totali.
Ciascuna linea di investimento è ancorata ad un parametro di riferimento (benchmark) per valutare il rendimento dell’investimento. Tra gli indici utilizzati come
benchmark i più comuni sono: lo S&P500, Msci Ac World, Dow, Ssb Wbgi e il
Nasdaq.
Nonostante l’offerta articolata, i fondi pensione italiani non sono
decollati fino all’emanazione del decreto legislativo 252/2005 modificato dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007)
che ne ha anticipato l’entrata in vigore dal primo gennaio 2008 al
primo gennaio 2007.
Le cause ostative del suddetto decollo possono essere riassunte in:
1. elevata contribuzione al primo pilastro previdenziale (previdenza pubblica), pari al 40,4% del reddito lordo annuo, quando la
contribuzione media europea è pari al 18%;
2. disincentivante peso fiscale;
3. scarsa fiducia nella redditività della gestione dei Fondi;
4. e certamente hanno influito anche i crak di importanti aziende italiane (Parmalat
e Cirio) alimentando il timore di perdere la propria posizione contributiva come
avveniva in contemporanea per quella di analoghe situazioni statunitensi.
Pertanto, come detto all’inizio della presente trattazione, il valore delle attività dei
fondi pensione nostrani è pari solamente al 3% del pil.
Tuttavia, a differenza dei fondi americani, i fondi italiani sono del tipo negoziale
(non sono a livello aziendale). Infatti essi fanno riferimento al comparto produttivo di appartenenza (ad esempio il fondo Alifond fondo di categoria degli addetti
all’industria alimentare e, adesso, Agrifondo per i lavoratori che applicano il contratto degli operai dell’agricoltura); non possono, quindi, incorrere nel disastro
che ha travolto i lavoratori Enron aderenti al piano aziendale 401(K).
I Fondi negoziali Italiani, infatti, non investono nel capitale dell’azienda in cui si
opera. Al citato fondo Alifond hanno aderito numerosi dipendenti Cirio e Parmalat. Il portafoglio Alifond (alla data dei dissesti delle due società) comprendeva ben
350 diversi titoli azionari oltre a titoli di Stati appartenenti all’Unione Europea.
Escludendo i bond di stati europei, solo tre titoli in portafoglio superavano lo 0,5%
sul totale del portafoglio e solo in un caso supera l’1%. Le obbligazioni bancarie e i
corporate bonds arrivavano al 2%. I titoli emessi dai due gruppi in crisi non erano
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
La previdenza
complementare in
Italia:
il secondo pilastro
Costant Troyon
Nella foresta di Fontainebleau,
1848
I Fondi italiani
sono pari
al 3% del Pil
15
PREVIDENZA
presenti negli assett Alifond. Pertanto, i dipendenti Parmalat e Cirio non hanno
subito pregiudizi nelle proprie posizioni previdenziali dal dissesto dei due gruppi.
Si segnala, tuttavia che dei 4.000 dipendenti italiani in forza alla Parmalat alla
data del dissesto, solamente 1.000 erano iscritti al fondo Alifond.
II principio di prudenza previsto dall’Ocse e perseguito dalla Covip appare fatto
proprio dai gestori dei fondi pensione negoziali.
Infatti a fine 2003, il portafoglio titoli medio dei fondi negoziali chiusi italiani risultava composto per il 67,2% da titoli di Stato di paesi appartenenti alI’Ocse. Il
valore totale dei corporate bonds e obbligazioni bancarie era pari al 4,6%, il totale
dei titoli rappresentanti il capitale (azioni) risultava non superiore al 20%. Il resto
del portafoglio era composto da depositi, quote Oicr e, in misura residuale e limitata, da strumenti derivati.
Crisi aziendali
americane
confrontate con
le crisi italiane
Claude Monet
La foresta di Fontainebleau,
1865
16
Tutte le 4 differenti crisi sono dovute a frode, mancanza di etica manageriale,
aggiotaggio e conflitto di interessi. Tuttavia i diversi board hanno utilizzato differenti metodologie per “sviare” il capitale: a) Enron ha utilizzato il lockdown
per impedire agli aderenti al fondo e agli investitori ordinali di liberarsi delle
azioni; b) Parmalat, Cirio e Worldcom hanno sfruttato la credibilità delle
istituzioni con cui avevano rapporti (società di revisione, agenzie di rating, analisti) e del sistema creditizio. In tutti e quattro i casi è emersa una gravissima
responsabilità dei revisori dei conti per essere stati compiacenti nel coprire le
malefatte dei board (tutti ci ricordiamo le fatture falsificate mediante maldestri
metodi di fotocopiatura), delle agenzie di rating per aver falsificato le valutazioni sulle società a seguito di gratifiche. A differenza delle due società italiane,
Enron e Worldcom hanno piani di produzione e distribuzione e sostanziose linee
di credito non utilizzate. Infatti le due company, in mano ad un nuovo management sicuramente “etico” stanno riemergendo dal fallimento ed hanno ottenuto
piani di indebitamento a lungo termine per risarcire le perdite dei risparmiatori
e risanare la gestione finanziaria delle società.
Parmalat con la gestione commissariale prima e con la
nuova dirigenza poi, ha elaborato piani industriali e azioni di mercato che hanno saputo galvanizzare la indiscussa
capacità professionale dell’azienda e cogliere importanti
successi commerciali. Questa forte ripresa di Parmalat è
convalidata dall’ esaltante risultato di Borsa dove il valore
delle azioni è più che triplicato. Cirio, al contrario, ancora
non recupera quello spazio di mercato che ne ha contraddistinto l’attività nel recente passato.
Il parallelo proposto da questo approfondimento porta a
concludere che:
1) la Previdenza Complementare è diffusa nel mondo occidentale;
2) gli investimenti dei Fondi debbono essere oculati ed incentivati fiscalmente;
3) in Italia occorre un impegno particolare per attivare le adesioni dei lavoratori;
4) vi è una diffusa se pur silenziosa richiesta di meccanismi di garanzia del capitale
accumulato dai lavoratori e della conseguente rivalutazione che non può essere
!
offerta dal mercato.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FORMAZIONE
di Patrizia Consiglio*
Finalmente FOR.AGRI
Il Fondo per la formazione continua è realtà
I
l 14 dicembre 2006 è un giorno importante per il mondo agricolo del
nostro paese: le Parti sociali hanno infatti dato vita a For.agri, Fondo
paritetico nazionale interprofessionale per la formazione continua in
agricoltura, costituito ai sensi del comma 1 e seguenti dell’art. 118, Legge
23 dicembre 2000, n. 388 e successive modifiche e integrazioni. Si colma
così una lacuna che privava i dipendenti a cui si applicano i contratti operai
agricoli e florovivaisti nonchè impiegati e quadri agricoli di un essenziale
strumento di formazione, senza, tra l’altro, considerare il fatto che For.agri
potrà e dovrà diventare un punto chiave di riferimento per tutte le attività
direttamente e indirettamente collegate all’agricoltura.
In verità, Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, Confederdia, in rappresentanza dei
lavoratori dipendenti, e Confagricoltura, Coldiretti e Cia, in rappresentanza
dei datori di lavoro, avevano da tempo convenuto sulla necessità di
dotarsi degli strumenti previsti dalla legge utili ad intervenire nel settore
della formazione continua, consapevoli della necessità di compiere un
salto culturale dalla vecchia concezione della formazione professionale,
prevalentemente rivolta all’addestramento alla formazione continua, del
percorso di crescita delle complessive competenze di ciascun lavoratore e
dell’insieme degli addetti delle imprese singole e associate, enti e associazioni
che aderiranno al Fondo. L’esperienza finora compiuta ci consegna un
buon livello di elaborazione e di collaborazione tra le Parti: da tempo opera
con successo Agriform, l’organismo bilaterale per l’analisi dei fabbisogni
formativi; nel precedente Ccnl si è prefigurata un’articolata architettura del
sistema formativo agricolo. A For.agri spetta ora il compito di assumere un
ruolo centrale nelle politiche e nei programmi formativi di settore. Per farlo
occorrerà innanzitutto rendere operativo il Fondo anche per gli operai, per i
quali, attualmente, a differenza degli impiegati e quadri, non viene versato
il contributo dello 0,30% che costituisce la garanzia oltre che la principale
risorsa di finanziamento dei programmi formativi.
Occorrerà inoltre recuperare le risorse di start-up
disponibili a livello nazionale, così come è stato
fatto per gli altri fondi intercategoriali, e quindi
definire programmi di azione di interesse generale
e promuovere la formazione continua nelle
imprese garantendo con opportuni accorgimenti e
interventi anche a scala territoriale lo svolgimento
delle attività di formazione. Infine, è importante
ricordare il valore di For.agri sul versante
della ricomposizione del lavoro dipendente in
agricoltura, ancora contrattualmente distinto per
le figure operaie e per quelle impiegatizie. Anche
in questo caso For.agri rappresenta un elemento
di modernizzazione su cui è giusto puntare. !
For.agri è il
perno della
formazione
agricola
Jean-Achille Bénouville
Ulisse e Nausicaa, 1845
*Vicepresidente di For.agri
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
17
FORMAZIONE
di Dimitri Deliolanes
La formazione continua in agricoltura
Progettare, sperimentare, crescere ed innovare con FOR.AGRI
L
John Constable
East Bergholt Camon dalla casa
di Constable, 1800
La formazione
è essenziale
per far fronte
ai cambiamenti
18
e Organizzazioni professionali
e sindacali agricole hanno
istituito, il 14 dicembre 2006,
il Fondo interprofessionale
per la formazione continua. Con la
costituzione del Fondo per la formazione
continua in agricoltura (For.agri) si
completa il mosaico disegnato dal
contratto collettivo nazionale per la
formazione professionale e continua dei lavoratori agricoli: Agriform, come
ente bilaterale preposto alla ricerca - progettazione - sperimentazione, le
Scuole Agricole Provinciali come strumento di promozione sul territorio,
For.agri come ente paritetico nazionale di valutazione e finanziamento dei
progetti provenienti dalle aziende e dal territorio.
“For.agri è importante per almeno tre motivi: il primo attiene al
riconoscimento del lavoro e della sua professionalità come fattore che
qualifica il prodotto e la qualità di impresa, il secondo si riferisce ad un
percorso di ricomposizione del lavoro dipendente nel settore agricolo, dove
ancora esistono due contratti distinti per gli operai e per gli impiegati, il
terzo riguarda l’evoluzione delle relazioni sindacali anche in relazione
al fatto che in agricoltura le parti datoriali sono ben tre, assai differenti
tra loro per origine, storia, base di rappresentanza”, afferma Francesco
Chiriaco, segretario generale della Flai-Cgil.
Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura “conta su un
concreto supporto del Ministro del Lavoro, affinché il Fondo possa quanto
prima e quanto più efficacemente svolgere il suo ruolo. L’evoluzione che
il settore agricolo sta registrando, le nuove politiche comunitarie, che
probabilmente ridisegnano persino il paesaggio rurale domandano agli
attori sociali agricoli di adattarsi ai cambiamenti”
For.agri rappresenta il secondo pilastro di un sistema formativo già da
tempo contrattualmente previsto e, seppure con eccessivo ritardo, “la sua
costituzione è stata una scelta strategica, non più procrastinabile, in una
economia basata sulla conoscenza, quindi supportata, in tutti i settori
economici, da una politica di potenziamento delle competenze e delle
conoscenze tecnico-culturali, attraverso la valorizzazione del capitale
umano per tutto l’arco della vita lavorativa, di cui fa parte a pieno titolo
anche la formazione continua del dipendente. Quest’ultima non è solo
patrimonio individuale ma è necessaria anche all’impresa agricola
impegnata in una concorrenza in un mercato sempre più ampio, sfida che
può essere affrontata con sempre maggiori competenze e professionalità”,
aggiunge il presidente di Confederdia, Luciano Bozzato.
“Il nostro settore ormai era rimasto uno degli ultimi a dotarsi di un
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FORMAZIONE
fondo bilaterale per la formazione continua, certamente il ritardo si può
imputare, in parte alla normativa, la quale anche oggi prevede che il
versamento dello 0,30% della formazione continua si effettui solamente
per gli impiegati e tecnici dell’agricoltura; lasciando di fatto fuori la gran
parte del lavoro agricolo e cioè gli operai. Un fondo per la formazione
continua, si può considerare uno strumento prezioso per accompagnare il
mondo del lavoro in questa evoluzione; la riforma della politica agricola
comune, l’apertura di nuovi mercati e la globalizzazione, le nuove frontiere
del produrre agricolo a scopo non solo alimentare, sono tutte sfide che non
devono vedere il mondo del lavoro da solo”, precisa il segretario nazionale
della Fai-Cisl, Stefano Faiotto.
“Il mosaico delle strutture di sostegno al mondo agricolo si completa
con la formazione continua accanto al lancio del Fondo di previdenza
complementare. La contrattazione collettiva provinciale, che si avvierà
nel secondo semestre 2007, dovrà essere l’occasione per rendere
diffuse ed operanti in tutto il territorio nazionale le Scuole Agricole. La
frammentazione del sistema delle imprese, difatti, rende necessaria una
vasta iniziativa di informazione dei soggetti interessati e di promozione
di progetti, anche territoriali, che solo strumenti bilaterali ancorati al
territorio possono realizzare. È dalle aziende e dal territorio che devono
scaturire i progetti”. Questo il commento di Stefano Mantegazza,
segretario generale della Uila-Uil.
Il Fondo di Formazione Continua ha l’onere di essere uno strumento snello
ed operativo. “Non un gigante debole, ma invece uno strumento agile in
grado di offrire un vero servizio formativo al territorio; in tal senso può
risultare utile una intelligente sinergia con l’Enpaia, la quale permetta
economie operative e favorisca un servizio totalmente indirizzato alla
proposta formativa”, secondo Giuseppe Politi, presidente della Cia.
“Così facendo saremo in grado di dire che il tempo trascorso non sarà stato
tempo perso, ma utile a costruire un vero fondo, utile ed interessante per
i lavoratori e le imprese della produzione agricola”.
!
Edgar Degas
Paesaggio, 1892
I sindacati
considerano
la formazione
un punto
fondamentale
De Castro: bene “registro d’impresa”
S
i è detto soddisfatto il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro,
in merito alla decisione del collega Cesare Damiano di accogliere la richiesta delle parti
sociali del settore agricolo sulle modalità della comunicazione delle assunzioni dei lavoratori.
La nuova comunicazione sarà unica e inviata solo all’Insp, organismo che gestisce la posizione
assicurativa e contributiva di lavoratori e aziende e provvede a definire e pubblicare gli elenchi
anagrafici degli addetti del settore. “È un altro passo avanti nella semplificazione amministrativa”,
ha detto De Castro, “considerando che la comunicazione sarà effettuata con modalità telematiche,
tramite il registro d’impresa. La decisione del ministro del lavoro, da me appoggiata”, ha concluso
De Castro, “è, tra l’altro, il primo frutto di una rinnovata stagione di concertazione con le parti
sociali”. La richiesta della comunicazione tramite registro d’impresa, infatti, era contenuta nel
parere comune che le organizzazioni professionali e i sindacati dell’agricoltura hanno presentato il
23 gennaio scorso ai due ministri. (Da “Italia oggi” 09/02/07).
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
19
FILIERE
di Maria Miligi
2007, un anno da mille e una sfida
Trasformare le difficoltà in crescita
A
Paul Flandrin
Ricordo della Provenza,
1874 circa
ltro anno per il settore agro-alimentare, contrassegnato da
non poche ombre ma anche da molte novità e da una rinnovata
“voglia di fare e fare bene”. È il momento di operare e sviluppare
iniziative propulsive in grado di dare impulso all’agro-alimentare italiano sui mercati internazionali adottando una strategia di promozione dei nostri standard di qualità. Infatti, è ormai sempre più chiara la
necessità di cambiare mentalità per competere, di avviare nuovi progetti,
di realizzare nuovi investimenti. La nuova politica agricola europea ce lo
fa capire e il mercato ce lo impone.
Il bilancio 2006 nel complesso ci riporta un settore che riprende slancio. Le “esportazioni”, dopo anni di completa stasi, vivono un momento magico, in
crescita costante per tutto il 2006. Tuttavia, sul fronte del commercio internazionale, bisogna fare i conti con la voce “importazione” che non accenna a frenare ed,
anzi, è in continua ascesa. I mercati italiani sono invasi da tanti prodotti stranieri (la
Cina negli ultimi anni ha praticamente quintuplicato l’export nelle nostra piazze) e
il “made in italy”, nonostante le performance, soffre la concorrenza all’interno e nel
mercato europeo e internazionale.
In ripresa
la filiera
ortofrutticola
Dopo il leggero passo indietro registrato nel 2005, il 2006 ha mostrato un deciso aumento dell’interesse del mercato internazionale per i prodotti ortofrutticoli made
in Italy. Ad una forte domanda proveniente dai Paesi terzi è corrisposta una crescente
attenzione anche nell’area UE, dove va poi a confluire la fetta più sostanziosa.
Il trend positivo è rinsaldato dal colpo di freno delle importazioni di ortaggi, specialmente del comparto patate, che congiuntamente all’aumento di spedizioni ha determinato
nel settore un’impennata del saldo attivo. Analoga la tendenza nel comparto agrumi, di
cui è stata confermata la crescita delle esportazioni e un rispettivo calo di importazioni.
Spostando la lente sul consumatore italiano, indicazioni di particolare rilievo arrivano
da un’indagine Agroter, in cui risulta che il 60% dei consumatori preferisce rivolgersi
direttamente all’agricoltore per l’acquisto. Le motivazioni sono da ricercare nell’allarme generato da recenti scandali alimentari e nelle polemiche sui prezzi; situazioni che
restituiscono all’agricoltore una figura di “garante alimentare” e sincerano sull’”equo
compenso” il cliente che decide di saltare gli intermediari.
Per il settore il 2007 sarà sicuramente caratterizzato dal negoziato che potrebbe portare alla riforma dell’Ocm a livello comunitario. Per quanto riguarda il comparto del
fresco, si preannunciano una positiva semplificazione burocratica ed una valorizzazione dello strumento delle organizzazioni dei produttori; in particolare per la frutta cruciali saranno le decisioni sul futuro delle norme di qualità, in special modo
il mantenimento dell’obbligatorietà dell’indicazione di origine, nonché la gestione
delle crisi di mercato; uno strumento innovativo che potrebbe essere attivato efficacemente per la situazione di mercato italiana caratterizzata da ricorrenti fenomeni di
squilibrio domanda – offerta.
La crisi
del settore
zootecnico
In primo luogo, nel settore zootecnico, c’è da recuperare la situazione di forte crisi
del settore delle carni avicole ed uova determinata dall’influenza aviaria. I segni di ripresa di fine 2006, sia in termini di produzione, sia di quotazioni, fanno ben sperare.
C’è comunque forte preoccupazione per la redditività degli allevamenti. Tra i problemi
emergenti quelli relativi alla gestione ambientale delle deiezioni degli allevamenti in
20
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FILIERE
relazione alle recenti disposizioni normative.
Il settore della carne bovina sta attraversando una fase di transizione.
La tendenza sembra essere indirizzata ad una razionalizzazione dell’offerta ed in particolare alla diminuzione dei vitelli da ristallo.
Nel settore delle carni suine e in quello del latte invece, si dovrà gestire
l’applicazione delle nuove disposizioni nazionali e regionali in materia di “direttiva nitrati”, che introducono elementi restrittivi e ulteriori
oneri di gestione per gli allevamenti, soprattutto per quelli localizzati
nelle aree vulnerabili, dove è necessario soddisfare requisiti assai rigorosi. Rimane ancora irrisolta la questione della corretta applicazione del regime delle
quote latte, anche se il Governo e le Regioni si stanno impegnando nella direzione della
auspicata normalizzazione. Desta qualche preoccupazione il dibattito aperto a livello
europeo sulla possibile soppressione del regime dal 2015.
John Constable
Sentiero che collega
East Bergholt a Flatford,
1812
Il 2006 è stata la prima campagna nella quale non si è applicato il sistema dell’aiuto
alla produzione olearia. Un passaggio epocale, se si considera che si trattava di
un regime in vigore da diversi decenni. Resta urgente il problema dell’etichettatura
dell’origine degli oli di oliva, pur tenendo conto della normativa europea; infatti, la
scarsa regolamentazione del flusso dell’import (in particolare dai paesi extra-UE del
Mediterraneo, che fanno registrare stime di crescita imponenti) e l’assenza di una
normativa chiara in materia di origine obbligatoria in etichetta - che garantirebbe al
made in Italy una maggiore visibilità sui mercati e guiderebbe i consumatori verso
un consumo più consapevole - sono causa per il settore di una congiuntura al ribasso
preoccupante soprattutto per la mancanza di strumenti anticrisi adeguati da parte
dell’Unione europea.
Lo dimostra il fatto che per l’Italia il biennio 2006-2007 sulla base delle stime di previsione dovrebbe riservare una produzione non superiore alle 630 mila tonnellate, rispetto alle quasi 656 mila del biennio precedente.
Stabile il mercato
dell’olio di oliva
L’importanza del comparto vitivinicolo per la produzione agro-alimentare italiana
è confermato dalle recenti performances del vino italiano che si dichiara la voce principale dell’esportazione agro-alimentare nazionale. Purtroppo i nuovi scenari aperti dalla globalizzazione non hanno cambiato le problematiche del settore: la produzione del
vino nel mondo supera abbondantemente il consumo con significative ripercussioni sui
prezzi, in sensibile flessione su tutti i mercati.
Il 2007 sarà determinante per il settore vitivinicolo perché entrerà nel vivo, a Bruxelles,
la discussione sulla riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato. La Commissione
europea ha proposto una riforma incisiva con una serie di modifiche che potrebbero
cambiare non poco lo scenario di riferimento e gli strumenti per la gestione del mercato. In discussione il potenziale vitivinicolo, ma anche gli altri interventi congiunturali
sull’offerta.
Il vino italiano
conquista mercati
Nelle regioni a vocazione cerealicola (Emilia-Romagna, Puglia, Sicilia), causa le difficoltà sorte negli ultimi tempi, sono emersi sempre più esempi di integrazione della
filiera produttiva. I programmi integrati di filiera vanno ad agire sui principali nodi critici del settore, quali la logistica, gli stoccaggi, la qualità della materia prima, gli incentivi sui prezzi a favore dei produttori e garantiscono determinati requisiti che soddisfano
disciplinari di produzione predefiniti. Nei prossimi anni, è necessario diffondere sempre di più queste iniziative e riconoscere ai produttori agricoli la giusta remunerazione
!
per la maggiore qualità e più elevati servizi legati al prodotto.
Difendere la filiera
cerealicola
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
21
FILIERE
a cura della redazione
La cooperazione strumento ideale per
il futuro dell’agricoltura
Lo sviluppo del settore agro-energetico
L
Paolo Bruni
Fedagri,
leader
in Italia
e in Europa
22
a cooperazione si candida ad essere lo strumento ideale per
le nuove filiere che stanno nascendo e si può fare sin da ora
una proiezione di crescita di nuova cooperazione nei prossimi anni, in particolare nel settore delle agroenergie. Questo, in sintesi il commento del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Paolo De Castro reso nel corso di un recente
incontro con la cooperazione agroalimentare, capitanata da Fedagri-Confcooperative. Appaiono positive, dunque, le prospettive per
il futuro anche considerando i dati che Fedagri ha reso noti in occasione dell’ultima assemblea del dicembre 2006.
“La cooperazione agricola rappresenta oggi un baluardo di continua crescita dell’agroalimentare italiano - ha detto il presidente di Fedagri-Confcooperative, Paolo Bruni - se paragonata alla
crescita del Pil (dati Istat 3° trimestre 2006 che è dello 0,3%, rispetto al 2° trimestre del 2006 e dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2005). Lo dimostrano i dati economici della federazione che nell’ultimo biennio hanno fatto registrare una crescita di fatturato del 10,43%”.
Alla luce di questi dati, Fedagri si conferma leader della cooperazione agricola
italiana e si pone come una tra le maggiori componenti di settore nell’Unione
Europea con 3.700 imprese aderenti tra cooperative e consorzi e un fatturato
complessivo di oltre 24 miliardi di euro. A fronte di una riduzione delle cooperative aderenti, frutto delle politiche d’integrazione e di concentrazione tra
cooperative la federazione ha mantenuto stabili la base sociale (538.000) e gli
occupati (66.000). “Occorre stimolare ancora di più l’assunto – ha aggiunto
Bruni – meno cooperative e più cooperazione; l’obiettivo deve essere quello di
aggregare un maggior numero di soci, in strutture cooperative di adeguate
dimensioni e virtuose sul mercato salvaguardando, ovviamente, le peculiarità tipiche delle realtà che operano nelle produzioni di nicchia o nei servizi
al territorio”. Le sfide per i prossimi anni, per l’agricoltura, sono alle porte e
molte di esse si giocheranno sul palco di Bruxelles, dove sta per aprirsi il negoziato per la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato (Ocm) del settore ortofrutticolo e vitivinicolo. “Dobbiamo tenere alta la guardia – ha concluso il presidente Bruni – per entrambi i settori coinvolti dalle riforme, si
tratta di comparti strategici per l’agroalimentare italiano, nostro compito
sarà quello di affidare al ministro De Castro e alle Istituzioni una lista chiara e sintetica delle priorità negoziali, così da poter portare a casa risultati che garantiscano la competitività sui mercati internazionali per il futuro
delle nostre imprese cooperative, in un panorama ormai allargato a 27 Paesi, in cui la concertazione è sempre più difficile”.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FILIERE
di Carlo Sacchetto*
Il futuro del tabacco europeo
La coesione del mondo agricolo e la difesa della Pac
I
l 5 febbraio 2007 a Bovolone, nel cuore della bassa veronese, la filiera europea del tabacco ha vissuto una delle giornate più radiose degli ultimi, tormentati, anni.
Si è celebrato un convegno a dire il vero piuttosto anomalo, dove gli attori erano seduti in
platea ad osservare e registrare le reazioni dei politici italiani ed europei e dei presidenti
delle Organizzazioni Professionali agricole alle posizioni espresse in un “Manifesto” congiunto.
Il giorno presecedente, infatti, i rappresentanti dell’Unitab, Fetratab ed Effat - rispettivamente le Federazione Europee delle associazioni nazionali dei tabacchicoltori e delle industrie di trasformazione e dei sindacati dei lavoratori del tabacco -, hanno firmato un documento congiunto, ricetta condivisa per la continuità dell’attività del settore (vedi box).
La filiera del tabacco europeo unita per la continuità
Unitab, Fetratab ed Effat, a nome di:
• 100.000 tabacchicoltori e 400.000 lavoratori delle aziende tabacchicole europee;
• decine di imprese e 30.000 lavoratori nell’industria di prima
trasformazione;
• svariate migliaia di lavoratori nelle imprese dell’indotto e in
tutte le altre attività coinvolte, a monte ed a valle della filiera:
Ribadiscono, l’apporto insostituibile della tabacchicoltura per
il mantenimento della vitalità del mondo rurale, in zone spesso
difficili, e per l’equilibrio economico di decine di migliaia di
aziende agricole, le quali, malgrado la riforma della PAC, non
dispongono di alcuna alternativa realmente valida, che mantenga il livello dell’occupazione diretta ed indotta nel settore e a
monte ed a valle.
Dichiarano, come testimoniato dai fatti, il totale fallimento in
termini sociali ed economici del disaccoppiamento totale nel
settore del tabacco; ovunque tale opzione sia stata scelta, come
in Grecia, Puglia (IT), Belgio o Austria:
• la coltivazione del tabacco è stata quasi completamente abbandonata;
• non si è individuata nessuna alternativa significativa;
• decine di migliaia di posti di lavoro sono stati irrimediabilmente persi;
• non è stato registrato nessun effetto sul livello dei prezzi commerciali (né sui redditi degli agricoltori, delle imprese di trasformazione o dei lavoratori), confermando l’impatto del tutto
insignificante di qualsiasi cambiamento nella produzione Europea, che rappresenta meno del 4% di uno dei mercati mondiali
maggiormente globalizzati;
• e, naturalmente, non c’è stato nessun effetto sul consumo di
sigarette.
Rifiutano, quindi, di sostenere una politica sociale nel quadro
del secondo pilastro, che riesce a stento ad ovviare alla massiccia distruzione di posti di lavoro esistenti e che priva le aziende
agricole di metà del loro reddito.
Unitab, Fetratab ed Effat
Chiedono che la coltivazione del tabacco sia trattata nello stesso modo di tutti gli altri settori agricoli e che le regole del cosiddetto periodo “transitorio” dell’Ocm siano prorogate fino alla
scadenza del 2013
Chiedono che, nei nuovi Stati Membri, per prevenire l’abbandono della produzione e la perdita di posti di lavoro e di redditi,
l’attuale sistema di sostegno sia ugualmente esteso fino al 2013
senza cambiamenti, opponendosi in via di principio all’introduzione di un sostegno disaccoppiato.
S’impegnano – condividendo le linee guida della Carta Europa
del Tabacco di Unitab e seguendo nella loro attività i più rigidi
requisiti legali e pratiche di responsabilità sociale –, a produrre
in modo sostenibile ed etico tabacco di qualità, che risponda ai
più esigenti criteri economici, sociali, sanitari ed ambientali, in
vigore in Europa, migliorando continuamente l’elevato livello
di qualità ed integrità del prodotto che gli agricoltori e trasformatori europei hanno raggiunto con successo negli ultimi anni,
attraverso i loro sforzi comuni.
Richiamano alla responsabilità l’industria manifatturiera europea, perché riconosca mediante le sue politiche di approvvigionamento, incrementandole ed accordando un prezzo commerciale remunerativo, alla tabacchicoltura ed all’industria di
trasformazione europea gli sforzi fatti per distinguersi dai Paesi
terzi e rispondere pienamente alle legittime attese del consumatore europeo.
Contano sul sostegno dei poteri pubblici regionali e nazionali
e dell’insieme delle Istituzioni europee per offrire un quadro
politico ed economico che permetta di garantire alla coltura un
futuro a lungo termine all’interno di una equa Organizzazione
di Mercato e della Politica Agricola Comune.
S’impegnano, contemporaneamente, a ricercare attivamente,
per il dopo 2013, modalità di sostegno alternative condivise,
per esempio basate sul consumo dei prodotti finiti.
* Segretario Apti - Associazione Professionale Trasformatori Tabacchi Italiani
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
23
FILIERE
Il Manifesto per il tabacco europeo
I
Impegno
unanime
in difesa
della produzione
del tabacco
John Constable
East Bergholt Common
dalla casa di Constable, 1800
24
l documento rappresenta la posizione di oltre 500.000 addetti europei del settore e delle loro famiglie, e testimonia il fallimento del disaccoppiamento totale
degli aiuti nel settore del tabacco. Dovunque si sia optato per questa scelta, dalla Grecia al Belgio, dall’Austria alla Puglia, la produzione e stata totalmente, o
quasi, abbandonata e non si è manifestato nessuno degli eventi positivi previsti dalla
Commissione europea, dalle immaginarie alternative produttive all’aumento dei prezzi e redditi, per non parlare dell’impatto, nullo, sul fumo. La richiesta della filiera è
semplice e netta: prolungare le regole attuali fino al 2013, senza ulteriori complicazioni amministrative e senza spendere un Euro di più.
Dati alla mano la filiera ha dimostrato che il tabacco è, ancora oggi, e in zone spesso
in ritardo di sviluppo, un ottimo esempio di motore dello sviluppo del territorio rurale
cui guardare con la massima attenzione piuttosto che da smantellare.
Gli oltre 500 operatori presenti al convegno, tra cui circa 60 provenienti da Grecia,
Ungheria, Spagna, Francia, Germania, Polonia e altre Regioni tabacchicole europee,
dopo la lettura del Manifesto hanno quindi assistito alla tavola rotonda composta dal
ministro Paolo De Castro e da europarlamentari italiani, polacchi e spagnoli (tra cui
ben due vicepresidenti della Commissione agricoltura); assessori regionali e direttori
degli assessorati dell’Umbria, Veneto, Estremadura (Spagna) e Szabolcs (Ungheria),
il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni e di Cia Giuseppe Politi, il
vicepresidente di Coldiretti Gennaro Masiello. Poi i sindaci di comuni come Città
di Castello (PG) e Francolise (CE), dove la stragrande maggioranza della cittadinanza
attiva svolge attività direttamente o indirettamente legate al tabacco.
Tutti i relatori, nei loro interventi, pur ponendo l’accento su differenti aspetti messi in
luce dal documento, hanno aderito pienamente e senza riserve al Manifesto, ribadendo
il proprio impegno, ciascuno per il proprio ruolo, a garantire al settore la continuità.
Non è certo la prima volta che il tabacco deve difendersi da tentativi di eliminazione;
l’ultimo fu sventato nel 2004, anche grazie al contributo dell’attuale presidente dell’Enpaia, Augusto Bocchini, presente anche lui al convegno di Bovolone.
Il settore ha sempre riaffermato il diritto al proprio futuro grazie ad uno straordinario
radicamento sul territorio. Oggi affronta una nuova battaglia verso il 2013, dimostrando anche una coesione sia lungo la filiera sia tra i diversi Stati membri, che non ha
precedenti negli altri comparti, ai quali si offre come esempio.
Questo richiamo all’unione, sottolineato da tutti, andrebbe davvero esteso all’intero
mondo agricolo ed agroalimentare che vive e produce occupazione, redditi, alimenti
e prodotti agricoli della più alta qualità e
rigorosi standard, anche grazie alla Pac, i
cui veri beneficiari sono i 450 milioni di
cittadini europei, che per oltre il 50% vivono in campagna.
La Pac, che alla fine degli anni ‘50 fu la
principale tra le ragioni fondanti dell’attuale Unione europea, rappresenta
ancora oggi un patrimonio comune inestimabile da tutelare e difendere con
determinazione da attacchi, spesso spregiudicati e carichi di demagogia.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FILIERE
di Giuseppe De Marco
Olio d’oliva: l’Europa corre, l’Italia cammina
Cresce del 10% la produzione europea; in Italia scende di 4 punti
I
dati presentati dal recente Consiglio Oleicolo Internazionale (Coi) confermano l’atteso aumento della produzione olivicola che, dopo due anni
di stallo, riprende a crescere ad una
PRODUZIONE MONDIALE UE-25
media dell’8,5% su base mondiale. Il
2005-2006
2006-2007
Var. %
rialzo porta la stima di produzione complesSpagna
824,6
1.095,6
+32,9
siva a quota 2 milioni e 800 mila tonnellaGrecia
424,0
370,0
-12,7
te: un risultato ancora lontano dal boom di
Italia
655,7
630,0
-3,9
oltre 3 milioni raggiunto nel biennio 2003Portogallo
29,0
35,0
+20,7
2004 ma superiore, seppure non di molto,
Altri
12,7
13,4
+5,5
alla media delle ultime sei campagne. L’EuTotale
1.946,0
2.144,0
+10,2
ropa si conferma leader nel settore, con una
produzione che supera i 2 milioni e 100 mila Fonte: Coi
tonnellate (3/4 del totale) e una crescita media superiore al 10%. La Spagna,
che fa registrare un incremento del 33% e una produzione complessiva che
sfiora il milione e 100 mila tonnellate, ribadisce il suo primato mondiale, lasciandosi alle spalle i magri risultati degli anni precedenti (appena 825 mila
tonnellate nel 2005, minimo storico dell’ultimo decennio) e confermando il
primato anche nella classifica dei paesi esportatori, con una media di oltre
L’Italia perde
580 mila tonnellate negli ultimi quattro anni. Bene anche il Portogallo, che fa
registrare una crescita superiore al 20% e un volume di produzione di 35mila
posizioni nella
tonnellate, e la Francia, che mette a segno un +6,8% su una produzione che
graduatoria
però non arriva alle 5 mila tonnellate. Male invece l’Italia e, soprattutto, la
europea
Grecia, che fanno registrare un calo, rispettivamente, del 4 e del 13%. Per
l’Italia, in particolare, il biennio 2006-2007 dovrebbe riservare una produzione non superiore alle 630mila tonnellate, rispetto alle quasi 656mila del
biennio precedente. E certo non aiuta il livello delle quotazioni all’origine
che, all’annuncio delle prime stime produttive, ha fatto registrare un calo
dei listini di oltre il 22% rispetto allo scorso anno, portando l’extravergine
a quota 3,05 euro al chilo, rispetto ai quasi 4 euro dello scorso anno. “Una
congiuntura al ribasso che si stava già manifestando da un po’ di tempo ma che segna
PRODUZIONE MONDIALE EXTRA UE
ora un trend che i nostri produttori giudi2005-2006
2006-2007
Var. %
cano preoccupante. Soprattutto – ha afferAlgeria
36,0
40,0
+11,1
mato per esempio il direttore dell’Unapo
Marocco
75,6
80,0
+6,7
Paolo Cipriani – per la mancanza di struTunisia
220,4
130,0
-40,9
menti anticrisi adeguati da parte dell’UnioSiria
100,0
154,0
+54,0
ne europea, che prevede un prezzo di interTurchia
115,7
140,0
+21,7
vento per lo stoccaggio pubblico a quota 1,7
Altri
107,0
132,0
+23,4
euro, un livello talmente basso da rendere
Mondo
2.599,0
2.820,0
+8,5
la misura di fatto inapplicabile”. Sotto ac- Fonte: Coi
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
25
FILIERE
John Constable
“The Quarters dietro
Alresford Hall, 1816
cusa anche la scarsa regolamentazione del
flusso dell’import, in particolare dai paesi
extra-Ue del Mediterraneo, che fanno registrare stime di crescita imponenti. Si va
da un +6,7% del Marocco a un +54% della
Siria, che porta il suo livello di produzione
a quota 154mila tonnellate. Male invece la
Tunisia, che dopo le impennate degli scorsi anni fa registrare una contrazione del
40%, scendendo a quota 130mila tonnellate. La concorrenza con i paesi extra-Ue del
Mediterraneo si risolve purtroppo in una
gara sul prezzo che il nostro Paese non è in grado di vincere. È per questo che
i produttori italiani puntano il dito contro l’assenza di una normativa chiara
in materia di origine obbligatoria in etichetta, che garantirebbe al made in
Italy una maggiore visibilità sui mercati e guiderebbe i consumatori verso un
consumo più consapevole.
!
Produzione olearia: qualità ed impatto ambientale
Le linee per la produzione olearia
di Giancarlo Riviezzi
Qualità e impatto ambientale le priorità individuate dalle organizzazioni di produttori e operatori olivicoli. I Piani operativi presentati ad Agea, che saranno finanziati in base al regolamento
2080/2005 con 107,2 milioni di euro provenienti dall’Unione Europea oltre che da quote nazionali
e degli stessi operatori per un totale di 134,6 milioni, sottolineano l’ulteriore impronta qualitativa
che si intende fornire al settore. Oltre 48 milioni, dunque, andranno alle misure dirette al miglioramento della qualità dell’olio; altresì rilevante (38,5 milioni) lo stanziamento per la riduzione dell’impatto ambientale, mentre seguono a ruota la tracciabilità e il monitoraggio (rispettivamente 20
e 17 milioni netti).
Insomma, una filiera, quella dell’olio d’oliva, sempre più orientata all’implementazione di modelli
che elevino gli standard del prodotto, come conferma un ulteriore stanziamento Cipe per la realizzazione di oliveti super intensivi nelle regioni ex obiettivo 1 (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria,
Sicilia e Sardegna). Il budget di 7 milioni andrà a finanziare attività di ricerca avviate dal progetto
Riom 2005-07, che mira non solo al testing di modelli innovativi di coltivazione, con inserimento di
nuove piantagioni anche di provenienza straniera, ma anche allo studio delle varietà meno suscettibili ad infezioni per fornire un preciso orientamento al produttore e garantirgli così una maggiore
stabilità sul mercato.
Nel frattempo si studiano nuove tecnologie per la produzione dell’olio d’oliva.
Il Cra di Rende si concentra sul controllo del trattamento con il rotenone mediante una spettrometria di massa tandem, consigliando di ampliare di 20 giorni l’intervallo tra il trattamento e la
raccolta per ridurre i residui delle drupe. L’Isol, l’Istituto di genetica vegetale del Cur di Perugia e il
Dipartimento di Chimica organica e industriale dell’Università di Parma hanno messo a punto una
metodologia per l’estrazione del Dna dell’olio d’oliva per rilevare eventuali contaminazioni dovute,
ad esempio, all’aggiunta di oli di soia Ogm.
!
26
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FILIERE
di Concetto Iannello *
Il gusto della tradizione
Prodotto, territorio e cultura: le linee guida di Acliterra
I
turisti di oggi non si accontentano più dei viaggi di una volta: qualche foto al panorama o ai
monumenti e poi di nuovo a casa, con souvenir nella valigia. Hanno voglia e bisogno di immergersi nella cultura del luogo, parlare con la gente del posto, conoscere le tradizioni locali, assaporare i piatti della tradizione. È per venire incontro a queste nuove esigenze, e per valorizzare
maggiormente i propri territori, che tanti comuni hanno riscoperto e rilanciato, spesso con azioni di
vero marketing aziendale, il “prodotto tipico”: quella bevanda o quell’alimento preparato solo in una
determinata zona, in occasioni speciali, secondo ricette antiche e, spesso, gelosamente conservate.
Ne è nata una vera e propria moda, ma anche una nuova occasione di sviluppo.
In questo filone di ricerca del gusto, ma anche di promozione culturale e territoriale, s’inserisce la
proposta lanciata da Acliterra, durante il Congresso nazionale: costituire dei “circoli di prodotto”,
luoghi che valorizzano i rapporti sociali, i prodotti tipici, promuovano piccole aziende e incentivano il turismo.
A Chieti è stato inaugurato il primo nodo della rete di circoli di prodotto di Acliterra, il suo nome è
“Lo Carratore”, parola locale che indica la chitarra, strumento a forma di telaio con corde di ferro per
preparare la pasta in casa detta appunto “alla chitarra”, la specialità tipica della zona, da proteggere
e preservare. Come prima attività il circolo ha organizzato un corso di cucina, rivolto agli amanti
della buona tavola, condotto da otto chef che hanno presentato e insegnato i piatti del loro repertorio, ciascuno parlando del suo mondo e mettendo la propria esperienza a disposizione. Mimmo
D’Alessio presidente regionale Acliterra dell’Abruzzo e socio dell’Accademia Italiana della Cucina,
istituzione fondata negli anni 50 con lo scopo di preservare il patrimonio enogastronomico della
Penisola, ha insegnato ai partecipanti che non è necessario comprare l’aragosta o il filetto per fare
bella figura quando si hanno ospiti, ma si può anche cucinare con prodotti che costano poco, ma che
con un po’ di fantasia e pazienza si possono trasformare in piatti gustosi. Al bando anche la società
della fretta, che prepara specialità in cinque minuti, come fanno vedere molte trasmissioni televisive
e cortometraggi pubblicitari.
!
*Presidente Nazionale AcliTerra
In arrivo il Vinjak vecchio di 40 anni
A
l jet-set mondiale in arrivo bottiglie pregiate
da una città serba, Krussevac. Dalla fabbrica
“Rubin” (fondata 1955) di grande tradizione
per la produzione di diversi tipi dei vini, le
bibite analcoliche e vinjak di gran qualità, arriva sul
mercato un nuovo cognac, il vecchio “vinjak” (prodotto
dalla distillazione di vino). Questo cognac ha compiuto
40 anni di stagionatura in 11.500 botti di rovere da 500
litri di vinjak, chiamato come “premium di archivio”.
Questo drink prezioso è stato già apprezzato anche sul
tavolo della regina Elisabetta che ne ha acquistato una
botte da 3,7 galloni per arricchire la propria cantina
reale.
Nel 2006, l’azienda Rubin è stata privatizzata e il nuovo vertice ha deciso di portare sul mercato un cognac
di altissima qualità con una nuova bottiglia realizzata
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
di Milica Ostojic*
e studiata in Italia.
L’aroma speciale di questa bibita è rafforzato dall’invecchiamento nelle botti di rovere, legno speciale per
la produzione dei barili pregiati. Questo speciale albero di rovere cresce sulle montagne in Serbia orientale (Homoljske) vicino alla frontiera con la Romania.
Dopo la lavorazione, il legno si asciuga con metodo
naturale per sette lunghi anni, poi artigiani specializzati che si tramandano il mestiere da tre generazioni,
costruiscono le botti speciali.
Quindi, riempite di questo cognac, il prodotto si lascia
dormire per anni prima di finire nelle mense reali o
di noti personaggi come Bill Gates o David Becham.
Prezzo elevato (400 €), qualità certa, stagionatura eccezionale.
!
*Corrispondente TV serba
27
EUROPA
di Fabrizio De Pascale
La Commissione europea presenta la proposta
di riforma dell’Ocm ortofrutta
L
Henri Harpignies,
Capri, 1853
De Castro: no ai
tagli al settore
ortofrutticolo
28
a Commissione europea ha varato il 24 gennaio la proposta di riforma dell’organizzazione comune di mercato dell’ortofrutta nell’Ue; proposta illustrata dalla commissaria europea all’agricoltura, Mariann Fischer Boel
nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Bruxelles trasmessa in video
conferenza presso la sede della commissione in Italia, a Roma. La riforma del settore
ortofrutta interessa in primo luogo l’Italia che riceve annualmente un flusso di finanziamenti di quasi un miliardo di euro (600 milioni per il fresco e 360 milioni per il
trasformato).
Fischer Boel, riconoscendo la specificità di un settore che
ha anche un legame diretto con la salute e quindi con la
qualità di vita dei cittadini europei, ritiene necessario incoraggiare i consumi. “In Europa - ha detto - si mangia
poca frutta e verdura, in media 200-250 grammi a testa
e solo greci e italiani arrivano a consumarne più di 400
grammi, il quantitativo consigliato dall’Oms”. Per questo la commissaria propone di finanziare alcune misure
mirate a promuoverne il consumo: ad esempio 48 milioni
di euro il ritiro di prodotti ortofrutticoli da distribuire gratuitamente a scuole, campi di vacanza e altre istituzioni;
36 milioni di euro per programmi specifici per i bambini.
Obiettivi della riforma sono, ha spiegato Fisher Boel, rendere più competitivo il settore e ridurre i problemi di reddito causati da crisi consecutive, tenendo conto dei problematiche ambientali e senza dimenticare le sfide del Wto e i limiti di bilancio. Pietra
angolare della riforma è il ruolo delle organizzazioni dei produttori e la necessità di
rendere l’affiliazione alle organizzazioni più allettante. La commissione europea propone di innalzare dal 50 al 60% il contributo per le produzioni biologiche e in quelle
aree dove l’affiliazione, e quindi la concertazione dell’offerta, è molto bassa.
Ma il cambiamento più radicale è la proposta di estendere all’ortofrutta il meccanismo
del disaccoppiamento degli aiuti Ue, spostandoli quindi dalla produzione effettiva al
meccanismo del pagamento unico per azienda, lasciando però gli stati membri liberi
di decidere se, come, a chi e in quale misura distribuire i diritti agli aiuti Ue.
La proposta della Fischer Boel è stata poi presentata il 29 gennaio al consiglio europeo
dei ministri agricoli che ha avviato un primo scambio di idee sulla materia. Nel corso del
dibattito alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità di rispettare la neutralità
e la disciplina di bilancio. tuttavia, molte delegazioni hanno insistito sulla necessità di
mantenere gli strumenti per la gestione delle crisi a cui il settore è soggetto. Ma il punto
principale e controverso della proposta di riforma resta l’incorporamento del settore
ortofrutticolo nel regime di pagamento unico. “Non accetteremo tagli di risorse per il
settore ortofrutticolo, vogliamo i finanziamenti che ci sono stati assicurati negli ultimi
anni” ha dichiarato il ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro che ha, inoltre, sottolineato la necessità di prestare particolare attenzione alla gestione delle crisi
nel settore ortofrutticolo e al tema del disaccoppiamento. “Vogliamo essere certi - ha
aggiunto De Castro - che il disaccoppiamento per il pomodoro ma anche per gli agrumi
!
e le altre colture sia morbido e non crei difficoltà nella fase applicativa”.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
INSERTO
Circolare n. 1 del 29 gennaio 2007
Oggetto: Obblighi contributivi e previdenziali delle Aziende
Nel fornire, come di consueto, l’informativa di inizio d’anno si ritiene opportuno, innanzitutto, ribadire
quanto espresso con la circolare n. 2 del 6 dicembre 2006, precisando che la riforma della normativa
sul Trattamento di Fine Rapporto (D.Lgs. 252/2005), così come modificata dalla Legge Finanziaria
2007 (L. 296/2006), nulla cambia in merito alla contribuzione che le aziende debbono versare alla
Fondazione Enpaia.
Pertanto la legge speciale (L. 1655/1962) continuerà a disciplinare il Trattamento di Fine Rapporto
degli Impiegati e Dirigenti in agricoltura, come anche confermato dal D.Lgs. 173/1998 che all’art. 4
detta:
“La condizione della destinazione alle forme pensionistiche complementari di quote del Trattamento
di Fine Rapporto, prevista dall’art. 13, comma 2, secondo periodo del decreto legislativo 21 aprile
1993 n. 124, si intende soddisfatta nei casi di versamento del contributo obbligatorio o volontario al
Fondo di accantonamento del Trattamento di Fine Rapporto di cui alla Legge 29 novembre 1962 n.
1655, con adeguamento, ove occorrente, dei regolamenti dell’Ente Nazionale di Previdenza per gli
addetti e per gli Impiegati in Agricoltura”.
Quindi per le aziende agricole rimangono invariati gli obblighi contributivi derivanti dalla predetta
legge speciale e inerenti il Trattamento di Fine Rapporto, il Fondo di Previdenza, l’Assicurazione
contro gli Infortuni professionali ed extraprofessionali e le malattie professionali.
Di seguito si riportano le informazioni di maggiore interesse in materia di accertamento e riscossione
dei contributi e di prestazioni.
DENUNCIA MENSILE TELEMATICA
L’autodenuncia mensile dei contributi dovuti alla Fondazione Enpaia ai sensi della legge 29 novembre 1962, n. 1655, deve essere trasmessa solo telematicamente entro e non oltre il 25 del mese
successivo a quello di competenza. Entro lo stesso termine deve essere effettuato il versamento dei
relativi contributi (esempio: M.Av. o bollettino di c/c postale competenza gennaio 2007 versamento
da effettuare entro il 25 febbraio 2007 che cadendo di domenica slitta al 26).
NOTIFICHE D’UFFICIO
Per le aziende che non hanno inviato le denunce mensili, saranno emesse le notifiche d’ufficio con
l’applicazione delle sanzioni previste per omessa denuncia di retribuzione. La notifica sarà effettuata sulla base dell’ultimo aggiornamento del rapporto di lavoro e, comunque, con riferimento ai
minimi contrattuali vigenti.
In caso di contestazione della notifica d’ufficio, dovranno essere inoltrati copia della denuncia mensile e il relativo pagamento effettuati nei termini.
NOTE DI RETTIFICA
Laddove, nelle denunce prese in carico dalla Fondazione, siano riscontrati errori o mancanze nell’inserimento dei dati, perverranno alle Aziende interessate le note di rettifica con eventuali sanzioni.
MODALITÀ DI PAGAMENTO
M.Av. bancario: a partire dalla denuncia relativa al mese di gennaio 2007, sarà possibile effettuare
il pagamento dei contributi dovuti tramite il bollettino M.Av., stampabile direttamente dal proprio pc.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
I
INSERTO
Dopo aver effettuato la conferma dati dell’autodenuncia contributiva, si attiva un tasto che consente
l’elaborazione e la stampa del M.Av., pagabile presso qualsiasi sportello della rete interbancaria.
L’utilizzo di questo mezzo di pagamento è auspicabile in quanto, oltre a permettere una riconciliazione immediata dell’incasso ricevuto, è assolutamente privo di costi per l’utente. Il bollettino verrà
anche inviato all’indirizzo di posta elettronica indicato nei dati anagrafici aziendali e, in caso di necessità, sarà ristampabile dalla procedura in qualsiasi momento.
È inoltre possibile il pagamento del M.Av. a mezzo internet Banking digitando il numero del bollettino
come indicato nella procedura informatica della propria banca.
Bonifico bancario: i bonifici bancari dovranno essere appoggiati esclusivamente su Banca Popolare di Sondrio – Sede di Roma c/c 000036000X17 ABI 05696 CAB 03211 CIN Y. Al fine di evitare
disguidi e ritardi nell’acquisizione dei versamenti è necessario invitare la banca mittente ad indicare,
nella causale della distinta di bonifico, sempre e come prima informazione, il numero di posizione
aziendale, seguito dall’esatta denominazione sociale e dal periodo di riferimento del versamento.
Bollettini di c/c postale: in allegato alla presente si trasmettono 14 bollettini di c/c postale, di cui
12 riportano il mese di competenza da utilizzare esclusivamente per l’effettuazione dei versamenti
delle autodenunce e 2 utilizzabili in caso di errore.
REGOLARITÀ CONTRIBUTIVA
L’ attestazione di regolarità contributiva, che finora è stata necessaria nei casi di aggiudicazione di
appalti, è ora indispensabile anche per poter accedere a finanziamenti comunitari.
In particolare, per le imprese agricole è previsto dall’articolo 1-bis comma 2 della legge 12 luglio
2006 n°228, ai fini dell’accesso a finanziamenti comunitari, l’obbligo della certificazione di regolarità
contributiva relativamente alle prestazioni lavorative a decorrere dal 1° gennaio 2006.
SOSPENSIONI CONTRIBUTIVE PER CALAMITÀ NATURALI
Come disposto con delibera consiliare n. 3 dell’11 marzo 2004, in caso di provvedimenti di necessità
emanati a seguito di calamità naturali o emergenze sanitarie, questa Fondazione può accordare sospensioni del pagamento dei contributi solo per la parte afferente l’assicurazione contro gli infortuni
(aliquota 1% per gli impiegati; 2% per i dirigenti).
Si rammenta nello stesso tempo che, in considerazione del carattere integrativo delle proprie forme
previdenziali, essa non può concedere alcuna riduzione di contributi a fronte di provvedimenti legislativi (art. 8 c. 9 L. 407/90, art. 11 c. 27 L. 537/93, ecc.) che prevedono sgravi contributivi.
ALIQUOTE CONTRIBUTIVE
Le aliquote contributive tuttora in vigore sono le seguenti:
Fondo per il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr): la legge speciale 1655/1962 continuerà a disciplinare il trattamento di fine rapporto degli impiegati e dei dirigenti in agricoltura, la cui aliquota
contributiva è pari al 6% della retribuzione lorda mensile dell’impiegato o del dirigente agricolo ed è
a totale carico del datore di lavoro.
Come è noto, l’Enpaia liquida agli iscritti il Tfr calcolando il 6,91% della retribuzione più la
rivalutazione annua;
Fondo di Previdenza: aliquota contributiva pari al 4% della retribuzione lorda mensile (di cui l’1,50%
a carico del dipendente).
Dell’intero contributo per il Fondo, l’aliquota 1% è destinata alla corresponsione di prestazioni economiche per la copertura del rischio di morte e di invalidità permanente totale ed assoluta; l’aliquota
II
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
INSERTO
3% è destinata alla formazione dei conti individuali dei singoli assicurati.
Assicurazione Infortuni professionali ed extra-professionali: aliquota contributiva pari all’1%
della retribuzione lorda mensile (2% per i dirigenti) ed è ripartita per metà a carico del datore di
lavoro e per metà a carico del lavoratore.
Le suindicate aliquote riguardano anche il lavoro flessibile. Si precisa che per i lavoratori utilizzati come impiegati o dirigenti agricoli mediante contratto di somministrazione (D.Lgs. 276/03
– Legge Biagi), fermo restando che il rapporto intercorre sempre fra agenzia e lavoratore, è obbligatoria l’iscrizione presso l’Inps e l’Enpaia; quest’ultima sostituisce l’Inail ai sensi dell’articolo 6, 25°
comma, della legge 29 febbraio 1988 n. 48.
Sul totale dei contributi relativi alle suddette forme previdenziali è dovuta dal datore di lavoro l’addizionale del 4%, prevista dal penultimo comma dell’articolo 2 della legge 1655/62 per le spese di
accertamento e di riscossione.
INFORTUNI
Denuncia dell’infortunio: in caso di un evento infortunistico, professionale o extraprofessionale, la
comunicazione deve arrivare alla Fondazione entro venti giorni, compreso il giorno dell’infortunio.
Superato tale termine, l’indennizzo dell’indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta al
lavoro e dell’indennità di ricovero partirà dal giorno della denuncia dell’evento stesso.
In caso di infortunio professionale o in itinere, il datore di lavoro ha l’obbligo di denunciare l’evento
stesso, entro quarantotto ore, all’autorità di pubblica sicurezza.
Richiesta di riconoscimento di malattia professionale: Il datore di lavoro deve attestare le mansioni di fatto svolte dall’assicurato nei cinque anni precedenti la richiesta di riconoscimento e fornire,
a richiesta della Fondazione, il documento di valutazione dei rischi nonché copia degli esiti delle
valutazioni mediche ai sensi del D.Lgs. n. 626/94 e successivi aggiornamenti.
Denuncia di decesso per infortunio: la denuncia deve essere prodotta entro ventiquattro ore dall’infortunio dal datore di lavoro o dagli eredi dell’assicurato. Se la morte, conseguenza dell’infortunio,
si verifica in un momento successivo, il termine di denuncia rimane il medesimo.
Documentazione medica: la denuncia di infortunio deve essere corredata da un certificato medico,
possibilmente di pronto soccorso, che contenga la diagnosi e la prognosi. Qualora in sede di visita
di pronto soccorso siano stati effettuati accertamenti diagnostici (radiografie, ecografie, risonanze),
gli esiti degli stessi devono essere prodotti alla Fondazione.
Si rammenta che la documentazione medica deve essere trasmessa in originale o in copia conforme all’originale.
Un’eventuale certificazione della prosecuzione dell’infortunio deve attestare chiaramente la totale
inabilità al lavoro dell’assicurato, in quanto l’art. 8 del vigente regolamento delle prestazioni prevede l’erogazione dell’indennità giornaliera esclusivamente per l’assenza dal servizio determinata da
inabilità assoluta.
Esito dell’infortunio: in assenza di un certificato medico di esito dell’infortunio, espressamente
previsto dall’art. 18 del Regolamento delle prestazioni, prodotto entro il trentesimo giorno dal conseguimento della guarigione clinica o dal termine del periodo di cura, l’infortunio verrà considerato
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
III
INSERTO
chiuso allo scadere dell’ultima prognosi rilasciata.
Si rammenta che l’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali è efficace in
presenza di un rapporto di lavoro denunciato dal datore di lavoro alla Fondazione e termina,
per quanto riguarda l’indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta e l’indennità di
ricovero, con la cessazione dell’attività lavorativa.
ESTRATTO CONTO INDIVIDUALE
Entro il 30 giugno di ogni anno ciascun iscritto all’Enpaia riceverà l’estratto conto del Tfr, che verrà
trasmesso in copia anche all’Azienda, e l’estratto conto del Fondo di Previdenza.
MODULISTICA DA INVIARE
Tutta la modulistica Enpaia è disponibile sul sito www.enpaia.it Se ne riepilogano i codici e le funzioni:
Modello AP/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta per la richiesta di apertura di una
nuova posizione aziendale. In allegato al modello, sottoscritto dal titolare dell’azienda, va inviata copia del certificato di iscrizione alla Camera di Commercio, copia dello statuto o atto costitutivo, copia
del documento di identità del legale rappresentante dell’azienda. Si precisa che il codice statistico
contributivo (c.s.c.), attribuito dall’Inps alle aziende in base all’attività svolta, e risultante nel DM/80,
deve essere specificato nel suddetto modulo.
Modello DELEGA/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta nel caso in cui l’azienda delega terzi (Confederazioni Datoriali, Sindacati, Consulenti etc.) a trasmettere le denunce inerenti la
gestione Enpaia. In allegato al modello, compilato e sottoscritto dal legale rappresentante dell’azienda, va inviata copia del suo documento di identità.
Modello ISCR/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta entro 15 gg dall’inizio del rapporto
di lavoro ai fini della denuncia di assunzione dell’impiegato o del dirigente agricolo, sottoscritto dal
dipendente e dal titolare dell’azienda.
Modello VAR/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per le denunce di variazione
di dati anagrafici relativi all’azienda, al legale rappresentante e al dipendente.
Modello SOSP/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per la denuncia di sospensione del rapporto di lavoro. L’invio di tale modello è obbligatorio per la Cassa Integrazione e per
la malattia, che vanno debitamente documentate, mentre è facoltativo per tutte le altre sospensioni
che devono essere comunque denunciate on-line.
Le sospensioni devono essere indicate per l’intero periodo e non con riferimento al singolo
mese di denuncia retributiva.
Si ricorda che, a fronte di sospensioni del rapporto di lavoro che comportino retribuzione
figurativa, questa dovrà essere dichiarata regolarmente in sede di denuncia mensile.
Modello CHP/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per la chiusura della posizione aziendale sia temporanea che definitiva per i motivi indicati nel modulo.
Modello PREV/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta entro 30 gg dalla chiusura del
IV
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
INSERTO
rapporto di lavoro, sottoscritto dal dipendente e dal titolare dell’azienda.
La cessazione del rapporto di lavoro comunicata solo sulla procedura on line, senza l’invio del predetto modulo, non darà luogo alla liquidazione delle prestazioni.
Modello PREV/05 denuncia di infortunio professionale ovvero in itinere da compilare a cura del
datore di lavoro e inviare obbligatoriamente a mezzo posta. Da trasmettere alla Fondazione e
all’Autorità di Pubblica Sicurezza.
Modello PREV/37 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta. Deve essere compilato dall’assicurato per infortuni determinati da incidente stradale in itinere o extraprofessionale e da eventi
extralavorativi.
Modello PREV/50 in caso di assenza del lavoratore il modello deve essere compilato a cura del
datore di lavoro. Deve essere inviato obbligatoriamente a mezzo posta all’Ente, debitamente
compilato e sottoscritto anche dall’assicurato alla ripresa dell’attività lavorativa.
Modello QUEST/IT da inviare obbligatoriamente a mezzo posta in caso di infortunio in itinere,
deve essere compilato e sottoscritto dall’assicurato e dal datore di lavoro.
Modello MAL/PROF da inviare obbligatoriamente a mezzo posta per la richiesta di riconoscimento di malattia professionale. Il modello è composto da due distinte sezioni che devono essere compilate e sottoscritte dall’assicurato e dal medico che ha seguito l’evoluzione della patologia oggetto
di richiesta di riconoscimento.
SISTEMA SANZIONATORIO
Con la delibera n. 20/03, approvata dal Consiglio di Amministrazione in data 18 luglio 2003, l’Enpaia
si è avvalsa della potestà di autoregolamentazione conferitale dall’art. 4, comma 6-bis, della legge
140/97, per dare luce ad un nuovo regime sanzionatorio che tiene conto della specificità del settore
agricolo. La disciplina prevista è la seguente:
in caso di omesso o ritardato versamento dei contributi il datore di lavoro è tenuto al pagamento di
una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al tasso ufficiale di riferimento (TUR) maggiorato di 5,5
punti, fino ad un massimo del 40% dei contributi complessivamente dovuti. Superato il tetto massimo delle sanzioni civili senza che si sia provveduto al pagamento del dovuto, sul debito contributivo
maturano gli interessi di mora di cui all’art. 14 del D.Lgs 26 febbraio 1999 n. 46 (attualmente pari
all’8,4%);
in caso di evasione contributiva (mancata o ritardata denuncia del rapporto di lavoro o della retribuzione mensile) il datore di lavoro è tenuto al pagamento di una sanzione civile pari al 30% annuo,
fino ad un massimo del 60% dei contributi dovuti. Qualora la denuncia sia effettuata spontaneamente, prima di eventuali contestazioni o richieste da parte della Fondazione, e comunque entro 12 mesi
dalla scadenza del pagamento, semprechè il pagamento avvenga entro 30 giorni dalla data della
denuncia, il datore di lavoro è soggetto ad una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al TUR più 5,5
punti, fino ad un massimo del 40% dei contributi dovuti;
in caso di ritardata denuncia del rapporto di lavoro o di elementi di esso a causa di incertezze interpretative sulla sussistenza dell’obbligo contributivo la sanzione civile in ragione d’anno applicata
sarà pari al TUR più 5,5 punti, fino ad un massimo del 40% dei contributi dovuti;
in tutti i casi, debitamente documentati, di ritardato versamento dei contributi per: tardivo finanziamento pubblico di enti non aventi fine di lucro; incertezze interpretative particolarmente rilevanti;
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
V
INSERTO
fatto doloso di terzo; crisi aziendale documentata; procedure concorsuali, il datore di lavoro è tenuto
al pagamento di una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al tasso più elevato fra quello di rivalutazione annua del Tfr e quello di rivalutazione annua del Fondo di Previdenza; attualmente il tasso
corrisponde al 4% (Delibera C.d.A. n. 5 del 16 aprile 2004);
gli interessi di differimento e dilazione per la regolarizzazione rateale di debiti per contributi dovuti
dai datori di lavoro sono determinati, in ragione d’anno, nella misura pari al TUR vigente al momento
del pagamento con la maggiorazione di 6 punti. L’eventuale ritardo intercorrente fra il termine di scadenza per il pagamento dei contributi e la domanda di rateizzazione è sanzionato al tasso previsto
per i casi di omissione contributiva.
Con l’occasione, si ritiene opportuno evidenziare che, in base a quanto disposto dal comma 1172
dell’articolo unico della legge finanziaria 2007, l’omesso versamento delle ritenute previdenziali ed
assistenziali operate dal datore di lavoro agricolo sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti è configurato come reato e, pertanto, perseguibile penalmente.
CONTRIBUTO DI ASSISTENZA CONTRATTUALE
Si ribadisce che il Contributo di Assistenza Contrattuale, dovuto nella misura mensile di euro 1,72
per ciascun dipendente, viene addebitato per tutti i Quadri e gli Impiegati per i quali è applicato il
C.C.N.L. per i Quadri e gli Impiegati Agricoli. Esso è riscosso dall’Enpaia per conto delle Organizzazioni firmatarie del succitato contratto.
Tale contributo, al cui pagamento provvede integralmente il datore di lavoro, grava per il 50% sul
dipendente e per il restante 50% sull’azienda.
RIVISTA “PREVIDENZA AGRICOLA”
La rivista della Fondazione Enpaia affronta le problematiche del Welfare State.
Illustra diffusamente le modalità innovative di lavoro che si attuano per garantire un miglior servizio
agli iscritti, comunica gli adempimenti delle aziende e dei lavoratori e le modalità per ricevere le
prestazioni.
Pone particolare attenzione alle problematiche del mondo agricolo.
È noto, poi, alle aziende e agli iscritti che la Rivista ha sempre dedicato alle forme pensionistiche
complementari particolare attenzione con approfondimenti, dibattiti, proposte.
L’entrata in vigore dal 1/1/2007 della nuova normativa e la costituzione di Agrifondo sono importanti
occasioni perché l’impegno della rivista su questo versante continui, al fine di sensibilizzare tutti i
lavoratori agricoli alle nuove opportunità pensionistiche e aiutare a rendere trasparente e positivo
l’avvio del Fondo Pensionistico del comparto agricolo.
ULTERIORI SEGNALAZIONI
Si invita a segnalare sempre, nella corrispondenza con la Fondazione, il numero di posizione aziendale e il numero di matricola del dipendente interessato.
Si rammenta che i moduli, nonché il testo della legge, dei regolamenti e delle circolari Enpaia,
possono essere scaricati direttamente dal sito www.enpaia.it
Per qualsiasi informazione e nell’ambito della continua collaborazione fra gli operatori della Fondazione e gli utenti (Consorzi, Aziende, Iscritti, Consulenti e Associazioni) sono a disposizione i numeri
verdi 800.010270 – 800.313231 – 800.242621– 800.242624.
Si coglie l’occasione per porgere, con i più cordiali saluti, gli auguri di buon anno e buon lavoro.
IL DIRETTORE GENERALE
(Dott. Gabriele Mori)
VI
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
INSERTO
di Massimo Sortino
Le novità sul collocamento agricolo
La legge n. 296 del 27 dicembre 2006, approvata in via definitiva dalla Camera e pubblicata sulla Gazzetta
Ufficiale n. 299 del 27 dicembre, supplemento ordinario, tra le varie aree di intervento, ai commi 1180 e 1181
riprende il percorso di riforma del collocamento già intrapreso dal legislatore con il decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297.
Con questo decreto gli adempimenti di pertinenza dei datori di lavoro che volevano assumere manodopera
agricola, a partire dal 30 gennaio 2003, avevano subito una sostanziale modifica.
Detto decreto, con l’art. 6, comma 2, sostituiva all’articolo 9-bis della legge 28 novembre 1996, n. 608, il
comma 2, in cui si faceva obbligo al datore di lavoro della comunicazione dell’assunzione del lavoratore alla
sezione circoscrizionale per l’impiego, in caso di instaurazione del rapporto di lavoro subordinato e di lavoro
autonomo in forma coordinata e continuativa, anche di socio lavoratore di cooperativa; con l’obbligo di dare
comunicazione contestuale al servizio competente, ovvero il Centro per l’Impiego, nel cui ambito territoriale è
ubicata la sede di lavoro, dei dati anagrafici del lavoratore, della data di assunzione, della data di cessazione,
qualora il rapporto non sia a tempo indeterminato, della tipologia contrattuale, della qualifica professionale e
del trattamento economico e normativo.
La medesima procedura si applicava ai tirocini di formazione e orientamento ed a ogni altro tipo di esperienza
lavorativa ad essi assimilata.
Nel caso in cui l’instaurazione del rapporto avveniva in giorno festivo, nelle ore serali o notturne, ovvero in
caso di emergenza, la comunicazione doveva essere effettuata entro il primo giorno utile successivo.
Entro il termine di cinque giorni veniva comunicata al Centro per l’impiego anche la cessazione dei rapporti di
lavoro, quando si riferiva ad un rapporto a tempo indeterminato ovvero quando la medesima cessazione sia
avvenuta in data diversa da quella comunicata all’atto dell’assunzione.
Da ciò che stabiliva il decreto non dovevano più trascorrere cinque giorni dall’assunzione del lavoratore, ma
questa deve essere comunicata contestualmente all’inizio dell’attività al Centro per l’impiego.
Ma l’applicazione di questa norma rimaneva subordinata all’indicazione della data stabilita con decreto del
Ministro del lavoro e delle politiche sociali che, di concerto con il Ministro per l’innovazione e le tecnologie,
d’intesa con la Conferenza Unificata, avrebbe dovuto fissare le modalità di trasferimento dei dati occupazionali ed i moduli da parte dei datori di lavoro al Centro per l’impiego (art. 7, comma 2, D.Lgs. 297/02).
Questo decreto non è mai stato fino ad oggi applicato, pertanto fino al 31 dicembre 2006, è rimasto in vigore
il termine di comunicazione dell’instaurazione del rapporto di lavoro in agricoltura di cinque giorni, così come
previsto dall’articolo 9-bis, comma 2, del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito con modificazioni,
nella legge 28 novembre 1996, n. 608.
Nel frattempo, con l’articolo 01, comma 9, della legge 11 marzo 2006, n. 81, veniva modificato dal legislatore il soggetto a cui inviare l’atto di assunzione del lavoratore agricolo, pertanto, “i datori di lavoro agricolo
effettuano le comunicazioni di assunzione, di trasformazione e di cessazione del rapporto di lavoro previste
rispettivamente, dall’articolo 9-bis del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni,
dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, e successive modificazioni, dall’articolo 4-bis del decreto legislativo
21 aprile 2000, n. 181, e dall’articolo 21 della legge 29 aprile 1949, n. 264, e successive modificazioni, per
via telematica esclusivamente alle sedi Inps territorialmente competenti. L’Inps provvede a trasmettere le
comunicazioni previste dal presente comma al servizio competente di cui all’articolo 1, comma 2, lettera g),
del decreto legislativo 21 aprile n. 181, e successive modificazioni, nel cui ambito territoriale è ubicata la
sede di lavoro, e all’Inail”.
Con la Legge Finanziaria 2007, comma 1180, viene nuovamente modificato e sostituito il comma 2 dell’articolo 9-bis del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, con il seguente: “In caso di instaurazione del rapporto di
lavoro subordinato e di lavoro autonomo in forma coordinata e continuativa, anche nella modalità a progetto,
di socio lavoratore di cooperativa e di associato in partecipazione con apporto lavorativo, i datori di lavoro privati, ivi compresi quelli agricoli, gli enti pubblici economici e le pubbliche amministrazioni sono tenuti a darne
comunicazione al Servizio competente (Centro per l’impiego n.d.r.) nel cui ambito territoriale è ubicata la sede
di lavoro entro il giorno antecedente a quello di instaurazione dei relativi rapporti, mediante documentazione
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
VII
INSERTO
avente data certa di trasmissione. La comunicazione deve indicare i dati anagrafici del lavoratore, la data di
assunzione, la data di cessazione qualora il rapporto non sia a tempo indeterminato, la tipologia contrattuale,
la qualifica professionale e il trattamento economico e normativo applicato. La medesima procedura si applica ai tirocini di formazione e orientamento e ad ogni atro tipo di esperienza lavorativa ad essi assimilata. Le
Agenzie di lavoro autorizzate dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale sono tenute a comunicare,
entro il ventesimo giorno del mese successivo alla data si assunzione, al Servizio competente nel cui ambito
territoriale è ubicata la loro sede operativa, l’assunzione, la proroga e la cessazione dei lavoratori temporanei
assunti nel mese precedente”.
La comunicazione contestuale, stabilita con legge nel 2003, mai di fatto attuata, non entrerà mai in vigore,
sostituita, così come già accade nel settore edile, da una comunicazione di assunzione preventiva trasmessa
il giorno antecedente il giorno dell’instaurazione del rapporto di lavoro, nuovamente al Centro per l’impiego
territorialmente competente.
Il comma 1180 prosegue con l’introduzione del comma 2-bis che stabilisce “in caso di urgenza connessa ad
esigenze produttive, la comunicazione di cui al comma 2 può essere effettuata entro cinque giorni dall’instaurazione del rapporto di lavoro, fermo restando l’obbligo di comunicare entro il giorno antecedente al Servizio
competente, mediante comunicazione avente data certa di trasmissione, la data di inizio della prestazione, le
generalità del lavoratore e del datore di lavoro”. Tutti gli elementi obbligatori previsti per la comunicazione di
assunzione preventiva possono essere trasmessi entro cinque giorni dall’instaurazione del rapporto di lavoro,
purché siano stati comunque comunicate il giorno precedente le informazioni indispensabili ad individuare i
soggetti interessati e la decorrenza dell’assunzione.
Con il comma 1181 viene abrogata definitivamente la sospensione all’applicazione della nuove modalità di
comunicazione dei rapporti di lavoro, che subordinava l’entrata in vigore della norma al decreto da emanarsi
da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (art. 7, comma 2, del D.Leg.vo 19/12/ 2002, n. 297).
A decorrere dalla medesima data che avrebbe dovuto stabilire il predetto decreto ministeriale, sarebbe stato
soppresso il comma 2 dell’articolo 14 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, ovvero l’obbligo di comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro entro le 24 del giorno stesso all’Inail (D.N.A.).
A tal proposito il comma 1182 ne ribadisce la permanenza dell’obbligo e stabilisce che “fino alla effettiva
operatività delle modalità di trasferimento dei dati contenuti nei moduli per le comunicazioni obbligatorie di
cui al decreto previsto dall’articolo 4-bis, comma 7, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, resta in
vigore l’obbligo di comunicazione all’Inail di cui all’articolo 14, comma 2, del decreto legislativo 23 febbraio
2000, n. 38, da effettuarsi esclusivamente attraverso strumenti informatici…”.
Il comma 5 dell’articolo 4-bis introdotto dall’articolo 6 del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, aveva
introdotto ulteriori informazioni sul rapporto di lavoro da comunicare entro 5 giorni, al Centro per l’impiego,
unico servizio che raccoglie queste notizie per conto delle Direzioni regionali e provinciali del lavoro, dell’Inps
e dell’Inail, in particolare: a) proroga del termine inizialmente fissato; b) trasformazione da tempo determinato
a tempo indeterminato; c) trasformazione da tempo parziale a tempo pieno; d) trasformazione da contratto
di apprendistato a contratto a tempo indeterminato; e) trasformazione da contratto di formazione e lavoro a
contratto a tempo indeterminato.
Con il comma 1183 viene aggiunto l’obbligo di comunicazione anche per le seguenti casistiche:
e-bis) trasferimento del lavoratore; e-ter) distacco del lavoratore; e-quater) modifica della ragione sociale del
datore di lavoro; e-quinquies) trasferimento d’azienda o di ramo di essa.
Il legislatore con il comma 1184 estende la validità della comunicazione di assunzione preventiva a tutti gli
enti interessati ed in particolare “All’articolo 4-bis del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, il comma 6 è
sostituito dai seguenti: le comunicazioni di assunzione, cessazione, trasformazione e proroga dei rapporti di
lavoro autonomo, subordinato, associato, dei tirocini e di altre esperienze professionali, previste dalla normativa vigente, inviate al Servizio competente nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro, con i moduli
di cui al comma 7, sono valide ai fini dell’assolvimento degli obblighi di comunicazione nei confronti delle
direzioni regionali e provinciali del lavoro, dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, dell’Istituto nazionale
per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, o di altre forme previdenziali sostitutive o elusive, nonché
nei confronti della Prefettura – Ufficio territoriale del Governo”. Lo stesso comma fissa l’obbligatorietà della
!
trasmissione tramite internet.
VIII
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
EUROPA
di Monica De Vito
Le relazioni sindacali nell’agricoltura austriaca
Una forte tradizione di associazionismo agricolo
I
l panorama dell’agricoltura austriaca, una delle maggiori beneficiarie della
Politica agricola comune (Pac) negli ultimi anni, vede una forte presenza
della piccola azienda contadina, spesso integrata con altre attività economiche. Secondo l’Ufficio di statistica austriaco, nel 2003 poco meno della
metà delle aziende (il 42,3%) era condotta da un imprenditore che svolgesse
l’attività di agricoltore a tempo pieno. Il maggior numero delle fattorie austriache (115.400 ossia il 60,7%) coltiva solo 20 ettari; mentre quelle più estese, con
più di 100 ettari, sono solo il 3,9% (7.400 in tutto). Dal punto di vista giuridico, il diritto austriaco distingue fra aziende contadine (Bäuerliche betriebe) e
tenute agricole (Gutsbetriebe); la caratteristica distintiva è data dal lavoro del
proprietario e della sua famiglia nell’attività agricola nelle aziende contadine.
La maggior parte dell’occupazione agricola dipendente a tempo indeterminato
è quindi concentrata nelle tenute agricole, mentre nelle aziende contadine
prevale il lavoro stagionale. I contratti collettivi disciplinano entrambi questi
tipi di rapporto di lavoro. Il lavoro stagionale vede, anche in Austria, una
forte presenza di lavoratori immigrati, impiegati soprattutto nelle operazioni
di raccolta in base ad un sistema di quote annuali, che per il 2005 prevedeva
l’ingresso di 7.000 lavoratori. La Camera di commercio nazionale ha sollecitato
un aumento di questa quota, ma i sindacati avvertono il rischio di una pressione
sui livelli salariali e sulle condizioni di lavoro; inoltre i lavoratori stagionali
stranieri devono pagare contributi di assicurazione sociale, ma non possono
accedere ai benefici previsti per la disoccupazione perché alla fine del lavoro
devono lasciare immediatamente il Paese.
Il sistema austriaco di relazioni industriali è imperniato sul principio del
partenariato sociale, al quale partecipano organizzazioni volontarie (le
organizzazioni sindacali e quelle datoriali) e organizzazioni obbligatorie (le
Camere del lavoro per i dipendenti, le Camere di commercio e industrie e le
Camere dell’agricoltura per le aziende). In particolare, la contrattazione collettiva
è svolta dalle organizzazioni sindacali volontarie per i lavoratori, mentre per le
aziende è normalmente l’organizzazione camerale obbligatoria a stipulare gli
accordi, che per questo sono giuridicamente vincolanti erga omnes (tutte le
imprese devono essere iscritte alla camera di commercio o dell’agricoltura, che
sono soggetti di diritto pubblico).
Le relazioni contrattuali in agricoltura presentano, rispetto a questo schema, due
caratteristiche particolari: la regionalizzazione, e il fatto che in alcuni territori
le imprese sono rappresentate dalla Camera dell’agricoltura, in altri dalla
organizzazione volontaria delle aziende agricole. In particolare sono i Territori
(Länder) del Tirolo e del Vorarlberg quelli dove la contrattazione avviene con
la Camera dell’agricoltura, mentre negli altri si contratta con le organizzazioni
aderenti alla confederazione delle aziende agricole (Obmännerkonferenz der
Arbeitgeberverbände der Land - und Forstwirtschaft in Österreich, OALF).
L’applicazione quasi totale dei contratti collettivi è garantita dal fatto che
all’organizzazione volontaria aderisce il 95 per cento di tutte le imprese. Mentre
non ha luogo un dialogo tripartito ed istituzionalizzato a livello nazionale.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
I contratti
collettivi fissano i
diritti quadro
Jean-Baptiste-Camille Corot
Entrata al villaggio,
1855-1865
L’agricoltura
austriaca
grande
beneficiaria
della Pac
29
EUROPA
Il partenariato
alla base delle
relazioni
industriali
Per quanto riguarda il lavoro dipendente, gli operai sono organizzati dal
sindacato GMTN (Gewerkschaft Metall-Textil-Nahrung), che è stato costituito
nella primavera del 2006 come risultato della fusione fra la federazione
agroalimentare (Gewerkschaft Agrar-Nahrung-Genuß, ANG), e quella dei
metalmeccanici e dei tessili (la confederazione ÖGB aveva programmato una
radicale diminuzione del numero delle federazioni attraverso la loro fusione,
anche se il piano è in parte fallito e solo alcune categorie si sono unificate). Il
sindacato degli impiegati privati GPA (Gewerkschaft der Privatangestellten)
sottoscrive invece i contratti per gli impiegati agricoli. I contratti collettivi
stabiliscono per tutti i lavoratori regole minime di tutela, che si affiancano
alle norme legislative fissate in parte a livello nazionale, in parte nei singoli
Länder.
Nel settore agricolo austriaco non c’è un unico contratto nazionale di lavoro,
ma vi sono 40 accordi collettivi di lavoro sovra-aziendali, che possono avere
varia estensione (anche a livello di uno o più Länder). Inoltre, vengono conclusi
accordi distinti per gli operai e gli impiegati; mentre accordi specifici valgono
per l’amministrazione di Vienna (in quanto titolare titolare di aziende agricole)
e per la Società federale delle foreste (Österreichische Bundesforste AG, ÖBF),
che cura il mantenimento e lo sviluppo delle aree forestali. Dal punto di vista
salariale, proprio la forestazione è il settore dove vengono pagate le retribuzioni
più alte; mentre per i lavoratori agricoli meno qualificati, i minimi salariali si
aggirano poco al di sotto di 1.000 euro.
!
L’allevamento italiano dei suini in lieve ripresa
T
imidi segnali di ripresa dopo un 2005 decisamente negativo per la filiera suinicola. Il primo trimestre, per gli allevatori, segna un recupero dei prezzi che colma quasi la flessione
di 9 punti registrata nello scorso anno. Quello che verrà
ricordato come l’anno nero del maiale ha registrato una
perdita del valore della produzione da 2,3 a 2 miliardi
di euro, con un calo del numero dei capi del 4% che si
è sentito soprattutto a livello di suinetti e scrofe, dovuto in parte al fatto che molte latterie, abbandonando il sistema chiuso di allevamento, hanno acquistato
i capi all’esterno proseguendo con la fase di ingrasso.
La fascia rossa coinvolge le macellazioni, direttamente
legate al declino del patrimonio zootecnico nazionale:
una flessione del 5% dei capi macellati rispetto al 2004,
mezzo milione di suini vivi in meno importati dall’estero, mentre non si arresta l’import di carne dai Paesi
stranieri. Un’annata, insomma, da superare, attraversata a stento dagli allevatori grazie al recupero in spese
per le materie prime come orzo, mais, farina di soia.
30
di Massimiliano Di Noia
Nel frattempo, aumenta il numero di coloro che scommettono sull trasformazione diretta e lo spaccio, sia per
aumentare il valore aggiunto, sia per rimarcare il fattore territorio che assume un’importanza sempre più
consistente. Quella della filiera corta, con macellazione
in proprio, è una tendenza sempre più diffusa, per la
capacità di fidelizzare il cliente e per i margini di guadagno più ampi del 20-25% anche se resta l’ovvia limitazione del numero di capi e le stringenti normative in
materia igienico-sanitaria. Salubrità e tracciabilità gli
elementi in più che, comunque, si offrono al consumatore. Proprio su questa strada si inserisce un’idea innovativa di fare marketing, con l’ausilio di internet e delle
nuove tecnologie, nata proprio dalla provincia leader
per numero di capi suini, Mantova. Karis Davoglio
e Fausto Delegà hanno pensato bene di attrezzare la
produzione con delle telecamere collegate 24 ore su 24
ad internet, per cui, pagando un abbonamento annuo,
l’acquirente può verificare che trattasi di maiali biologici allevati allo stato brado.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
EUROPA
di Ludmil Fotev
Romania e Bulgaria entrano nell’Ue
Salgono così a 27 i paesi membri
D
al 1° gennaio 2007, Romania e Bulgaria hanno fatto
il loro ingresso nell’Unione Europea. Salgono così a
27 i paesi membri dell’Ue. Un avvenimento di portata storica per Bucarest e Sofia che salda i Balcani
all’Europa e che arriva 17 anni dopo la caduta del comunismo.
Tutto questo nel giorno in cui l’Euro, al suo quinto compleanno, accoglie la Slovenia come tredicesimo Stato.
Con l’ingresso di Sofia e Bucarest e 30 milioni di nuovi cittadini
europei, il baricentro dell’Unione europea si sposta fortemente
ad Est, dopo la grande ondata di adesioni del maggio 2004,
quando entrarono dieci nuovi paesi, otto dei quali appartenenti all’ex blocco comunista. I due nuovi paesi portano in dote tassi di crescita invidiabili dal punto di vista
della vecchia Europa, attestandosi fra il 5 e il 6%.
Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica. A dispetto del miglioramento delle condizioni economiche, Bruxelles ha puntato il dito contro le inefficienze che caratterizzano l’utilizzazione dei fondi comunitari: fino a questo momento entrambi i paesi
hanno speso solo il 50% degli aiuti a causa di difficoltà gestionali e problemi legati
alla distribuzione degli aiuti sul territorio. Nel prossimo triennio, Bulgaria e Romania riceveranno 13.000 milioni di euro di aiuti: 4.600 milioni saranno destinati alla
Bulgaria e 9.000 alla Romania, il 30% del totale sarà destinato esclusivamente alla
politica agraria. In Romania, l’agricoltura rappresenta quasi il 9% del Pil. In Bulgaria la percentuale si ferma al 3,5%, ma il settore impiega il 7,5% della popolazione
attiva.
Altro tema delicato per la Commissione è quello dei conti pubblici. Ricordiamo che
il Patto di Stabilità prevede che il deficit non debba superare il 3% del Pil e che il
debito pubblico non deve andare oltre il 60% del Pil. Questi requisiti non rappresentano solo delle variabili da rispettare per fare ingresso nell’area UE, ma sono
garanzia di ordine e stabilità finanziaria. Nel caso della Romania, il debito è pari a
circa un terzo del Pil da circa un decennio, e in Bulgaria si è ridotto dal 77% al 47%
in sei anni. Si tratta di cifre che non fanno temere all’UE il verificarsi di altri casi di
squilibrio dopo quello che ha avuto per protagonista l’Ungheria (il deficit ha toccato
il 10% del Pil a causa dello scarso controllo esercitato sulla spesa pubblica).
Secondo i dati diffusi dall’Unctad, Bulgaria e Romania sono stati i paesi dell’Est
destinatari dei maggiori flussi di investimenti diretti esteri (Ide) nel 2005.
Le previsioni formulate per il mercato bulgaro indicano un incremento degli Ide tra
il 14% e il 17% nel 2007 (dopo aver archiviato il 2006 con un aumento del 22%). I
benefici dell’ingresso di Romania e Bulgaria nell’UE hanno molto a che vedere con
il commercio con i paesi dell’area: per la Romania le importazioni dall’UE sono cresciute del 18,7% nel 2005 rispetto al 2004 (coprendo il 62,2% del totale), mentre le
esportazioni hanno subito un incremento del 9% (67,6% del totale). In quanto alla
Bulgaria, gli interscambi superano il 60% del totale in entrambi i casi.
Con l’ingresso nell’Ue, a Sofia, nelle grandi città e nelle località turistiche c’è stato
un vero boom immobiliare. Il prezzo di un metro quadro, nel centro di Sofia, ha
superato i 1.000 euro. I bulgari sembrano in preda alla febbre degli immobili, in
attesa di investitori dall’Europa occidentale, che dovrebbero acquistare appartaPREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Joseph Mallord William Turner
Il faro di Bell Rock, 1818
Romania
e Bulgaria
attirano
gli investitori
stranieri
Città
e campagna
bulgare
31
EUROPA
menti, negozi e ville. “Dicembre è in generale
un mese molto buono, ma non ho mai visto
una tale frenesia”, ha dichiarato a Standart un
agente immobiliare. In questo periodo sono
stati conclusi nella capitale 1.000-1.200 contratti al giorno. In attesa del rialzo dei prezzi,
c’è stata anche una corsa agli acquisti nei negozi e supermercati. Nelle grandi città si è materializzata la società dei consumi...
Nelle campagne invece, la situazione è drasticamente diversa, con alti livelli di disoccupazione, mancanza di prospettive e fragilità
sociale. I pensionati nei piccoli centri continuano a sopravvivere con 40-50 euro di pensione al mese e un’agricoltura di sussistenza.
Molti paesi si sono svuotati con l’emigrazione
dei giovani verso le grandi città o all’estero. La
diaspora bulgara è divenuto un vero salvagenGustave Courbet
Querce secolari Port-Berteau,
te per l’economia del paese. Le rimesse, secondo le statistiche ufficiali, hanno rag1862
giunto gli 1,516 miliardi di leva nel 2004, ossia il 4% del Pil. Secondo la Camera di
commercio, invece, la cifra delle rimesse raggiungerebbe addirittura i 3 miliardi
di leva (1,5 miliardi di euro). Per l’Italia, l’ingresso dei
Imprese straniere in Romania e Bulgaria
nuovi paesi è un’opportunità:
L’Italia è tra i tre più importanti partner commerciali
Agricoltura
1.650
stranieri della Bulgaria (con la Germania e la Grecia)
Silvicoltura
102
e si classifica quarta tra gli investitori. Introdurre le
Agroalimentare
786
regole europee in tutti i settori della vita in Bulgaria,
Altro
122
insieme all’alta crescita economica, manodopera qualificata e la stabilità che noi forniamo, aiuteranno le
Totale
2.660
compagnie italiane a fare profitti ed essere più competitive nel mondo. Ci sono grandi opportunità di investire nei settori dell’ingegneria
energetica, agricoltura, turismo, banche, assicurazioni, infrastrutture, ambiente e
tecnologie.
Cresce la
presenza degli
imprenditori
stranieri
all’Est
32
È già un modesto ma aggressivo esercito, destinato a crescere: si tratta di oltre
2.600 imprenditori agricoli italiani che hanno scelto di investire in Romania (oltre
1.700) ed in Bulgaria (quasi un migliaio). Dai cereali alla viticoltura, dagli allevamenti ad alcune produzioni biologiche, sono oltre 170mila gli ettari coltivati dalle
aziende agricole delocalizzate con una superficie media che riesce a garantire economie di scala e prezzi competitivi.
“Abbiamo acquistato vecchie fattorie, ristrutturato gli immobili, aggiornato il
parco macchine e poi tentato positivamente la via dei fondi strutturali creando
mercato, una rete di piccole e medie imprese che hanno dato lavoro alla manodopera locale e immesso nel mercato prodotti di qualità”, dichiara Federico Radice Fossati, imprenditore agricolo pavese.
Altri imprenditori hanno sviluppato la produzione di bottiglie di vino, differenziando mercato interno da quello internazionale. Oggi nella sola Romania, la produzione si aggira intorno ai 10 milioni di bottiglie: dal Cabernet Sauvignon internazionale al Cramposia locale, fatto con vitigni locali. La frontiera si sposta ad est anche
per cereali, mais e, soprattutto, riso.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
MONDO
di Micaela Taroni
Bonino: il negoziato Wto è fallito
Il capitolo agricolo divide il mondo
L
’Italia è stata seriamente impegnata perché il negoziato del Wto (World Trade
Organisation) sulla liberalizzazione del commercio mondiale, entrato in una fase
di stallo, non subisse la sospensione. Il negoziato si trascina dal 2001: l’obiettivo
è liberalizzare gli scambi nei settori agricolo, dei prodotti industriali e dei servizi.
Ora si è giunti alla sospensione sine die del Round. Le questioni più controverse riguardano i
tagli ai sussidi e ai dazi nel settore dell’agricoltura e dei beni industriali. Sulle prospettive del
negoziato sul Wto abbiamo intervistato il ministro per gli Affari europei, Emma Bonino.
Il ministro Emma Bonino
Signor ministro Bonino, come valuta la situazione alla luce dell’attuale fase di stallo?
Siamo molto preoccupati per la sospensione del Doha round perché un fallimento definitivo
rischia di mettere in ginocchio il Wto e le regole stesse che governano il commercio
internazionale. È fondamentale per l’Italia e per l’Europa tessere relazioni per riprendere in
un prossimo futuro le fila negoziali. Altrimenti si perderebbe tutto quello per cui si è negoziato.
E per noi, per l’Italia e per l’Europa perdere il già siglato, è davvero molto complicato in
termini economici.
Quali sarebbero le conseguenze?
In caso di mancato accordo il sistema commerciale internazionale andrebbe incontro a una
fase di pericolosa instabilità, con il sistema multilaterale costretto a cedere il passo a iniziative
bilaterali, anche a livello regionale, di fatto riducendo così la forza negoziale dell’Italia e
dell’Europa.
Che rilevanza ha il capitolo agricolo sui negoziati Wto?
Lo scontro sul capitolo agricolo strozza il negoziato, nonostante il suo peso sul commercio
mondiale sia solo del 7% contro il 75% del manifatturiero. Così si dimostra di non essere
all’altezza della sfida. Ma il Wto deve sopravvivere, altrimenti il mondo tornerebbe a dividersi
in blocchi contrapposti.
Come si può contribuire a superare l´attuale fase di stallo nelle trattative?
Difficilmente il negoziato Wto potrà riprendere prima del voto di medio termine negli Usa in
novembre. L’Italia è impegnata affinché il negoziato possa essere rilanciato al più presto e,
per questo, è convinta dell’importanza della missione del commissario europeo al commercio
estero Peter Mandelson che è stato a Rio de Janeiro per un incontro interlocutorio con i
paesi del G-20.
Che importanza ricopre il G-20 per lo sblocco delle trattative?
Una migliore sinergia tra l´Unione europea e il Gruppo del G-20 potrebbe aumentare il potere
di contrattazione dell’Europa verso gli Usa per ottenere quelle concessioni nell’agricoltura
che fino ad oggi sono mancate.
Come valuta le proposte di Mandelson in campo agricolo?
Le proposte del Commissario europeo costituiscono indubbiamente un passo in avanti rispetto
ad una politica agricola europea che finora è stata molto protezionistica. Le proposte messe
sul tavolo sono le più avanzate che l´Europa, che non dimentichiamolo è costituita da 25 paesi
con interessi diversi, potesse mettere sul tappeto.
Quanto è importante per l´Italia il successo del cosiddetto Doha Round?
È molto importante soprattutto per la liberalizzazione nel comparto industriale e dei servizi
anche perché l´abbattimento dei dazi tariffari alle importazioni di prodotti industriale andrebbe
a vantaggio soprattutto delle piccole e medie imprese.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Evitare
il conflitto
tra Usa,
UE e G20
Riannodare il filo
della trattativa
33
MONDO
di Mario Osorio Beristain
I timori dei contadini messicani
Conto alla rovescia per l’apertura totale del settore agricolo
N
Pierre-Henri de Valenciennes
Sottobosco, 1775-1800 circa
Il Governo
messicano
deve evitare lo
spopolamento
della campagne
34
el 2007, i sindacati e le associazioni
agricole messicani si preparano per
dare la battaglia finale e impedire
l’apertura totale delle frontiere alle
importazioni di mais, fagioli, canna da zucchero
e latte, come prevede il Nafta, l’accordo di libero
scambio commerciale con Stati Uniti e Canada. Il
timore è che i contadini messicani vengano definitivamente spazzati via, incapaci di affrontare la
concorrenza dei produttori canadesi e soprattutto
statunitensi, che godono di sostegni interni. Il libero commercio minaccia di provocare il collasso
del mercato messicano.
Si calcola che il governo statunitense destina ogni anno il 10% del Prodotto Interno
Lordo (Pil) al settore agricolo, mentre il Messico soltanto il 3%.
“Per noi, il Nafta è stato altamente negativo, ha reso più poveri i contadini, ha
distrutto strutture, ha fatto languire l’economia agricola ed il governo non ha
mantenuto la parola rispetto ai sostegni promessi per la transizione. L’assenza di
politiche pubbliche, i ritardi strutturali, la devastazione e la trascuratezza verso
l’agricoltura fanno intravedere un panorama altamente rischioso per quasi 30
milioni di contadini ed, in particolare, per 3 milioni di produttori di mais, una coltivazione tradizionalmente basica della dieta popolare messicana”, ha detto Heladio Ramìrez, dirigente della Confederazione Nazionale Contadina (Cnc).
L’apertura totale è prevista per il primo gennaio 2008, ma già da qualche anno la
Cnc ha denunciato che, ad esempio, in Sinaloa (la regione considerata il granaio
del Messico) le multinazionali hanno presso il controllo delle industrie agricole e
dei granai, mentre i produttori nazionali hanno visto diminuire del 37 % il prezzo
del riso, del 34 % quello dei fagioli, del 43 % il prezzo del mais e del 79 % quello del
cotone. Di fronte a questo difficile scenario il nuovo governo messicano ha annunciato un piano urgente per abbassare i costi di produzione di mais, fagioli, canna da
zucchero e latte ed avvicinarli a quelli degli Stati Uniti e del Canada.
Il ministro dell’Agricoltura, Eduardo Sojo, cerca una soluzione ed ha promesso
un percorso che permetta un’apertura morbida del settore senza aver convinto le
grandi organizzazioni agricole messicane. Ed anche i sindacati sono in agitazione.
Alvaro Lòpez, dirigente dell’Unione Nazionale dei Lavoratori Agricoli ha
denunciato che, in 13 anni, il Nafta ha accentuato le asimmetrie tra i contadini messicani e quelli statunitensi e canadesi per il semplice fatto che il Messico non ha
potuto applicare le elevate sovvenzioni attuate per i suoi partner commerciali.
La difficile congiuntura agricola produce l’aumento dell’emigrazione dei contadini
messicani negli Stati Uniti (400.000 all’anno)con le rimesse dei lavoratori messicani che hanno superato la cifra record di 20 miliardi di dollari annuali: la terza fonte
di divise estere soltanto dietro a quelle del petrolio e del turismo.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
MONDO
di Gianluca Cicinelli
India: le campagne si spopolano
Migliaia di contadini indiani si tolgono la vita sopraffatti dai debiti
I
suicidi fra i contadini indiani crescono di anno in anno. Negli stati più
colpiti dal problema (Maharashtra, Andhra Pradesh, Kerala e Karnataka) solo dal 2001 a oggi si sarebbero uccise fra le 3.600 e le 18mila
persone. L’attuale governo di New Delhi ne ammette almeno 10 mila
dal 1997: l’epidemia di morti nelle campagne, quasi tutti uomini e in genere
piccoli e piccolissimi proprietari terrieri è un fenomeno nuovo che nemmeno
l’esecutivo guidato dal premier Manmohan Singh mette più in dubbio. Così
come non può più mettere in dubbio che le decine di migliaia di suicidi siano
causati dalla disperazione dovuta a debiti impossibili da ripagare. Nonostante dia sostentamento diretto o indiretto a 750 milioni di persone, circa due terzi della
popolazione, l’agricoltura contribuisce solo per un quinto al prodotto interno lordo
dell’India, e assorbe solo il 12% del credito bancario. Finisce così che molti contadini
prendono a prestito soldi, cifre che basterebbero solo per qualche bibita in un locale
alla moda di Londra o New York, dallo strozzino dei villaggio, il cosiddetto “sahukar”.
I tassi arrivano sino al 10% mensile, e i debiti lievitano quando fallisce il raccolto o
cadono i prezzi. Così accade in quasi tutta l’India, anche a ridosso di città come Bangalore e Bombay che in alcuni quartieri crescono ai ritmi forsennati dell’Occidente. Una
piaga nemmeno immaginabile finché l’agricoltura era gestita su basi comunitarie o
basata sui grandi latifondi e lo Stato sosteneva il settore. Soprattutto fino a quando le
multinazionali americane non hanno iniziato a imporre i loro carissimi semi, in particolare per la diffusissima coltivazione del cotone, per di più geneticamente modificato,
costringendo i contadini a ricomprarli ogni anno per mantenere gli standard richiesti
dal mercato internazionale nonostante il crollo dei prezzi della materia prima.
Una tesi che il premier Singh tenta debolmente di confutare, cercando di attribuire le
cause ad inondazioni e siccità, invasioni di insetti e parassiti delle colture. Negli stati
dove è più alta la fascia dei suicidi, dove le multinazionali sono più presenti, i contadini
si indebitano maggiormente e, a causa del crollo dei prezzi sui mercati internazionali,
non riescono nemmeno a recuperare i soldi dei propri investimenti.
La denuncia degli ambientalisti non è semplice frutto di una visione antigovernativa o
antiglobalizzazione. Le stesse affermazioni sono state fatte dal prestigioso e ben poco
rivoluzionario Tata Institute of Social Sciences di Mumbai, a cui si era rivolto
mesi fa il tribunale supremo della capitale finanziaria indiana per capirne di più. “I
suicidi sono avvenuti a partire dal 1997 nelle zone più ricche del Paese e sono l’indubbio sintomo di una profonda crisi del settore agricolo - è scritto nel rapporto del
Tata Institute - Tra i motivi che abbiamo individuato c’è il crollo degli investimenti pubblici nel settore, in linea con le direttive di Fondo Monetario Internazionale e
Banca Mondiale che hanno soprattutto costretto l’India ad aprire le porte, dal 1998,
a corporation come Monsanto, Cargill e Sygentas i cui semi sono più cari e richiedono
più fertilizzanti, pesticidi e acqua. Fattori, questi, che diminuiscono la fertilità dei terreni, aumentano i costi di produzione, mettono i contadini in balia degli usurai e del
mercato internazionale. Il tutto, mentre l’Organizzazione mondiale per il commercio
impone di togliere le tariffe all’import, e gli Stati Uniti continuano a finanziare il loro
export”. In aiuto dei contadini indiani arrivano organizzazioni come quella di Vandana Shiva, che ha creato una banca per i semi, alla quale partecipano attivamente
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Jean-François Millet,
Limitare del villaggio
di Grucky, 1866
Cresce
l’immigrazione
dalle campagne
alle città
35
MONDO
Il crollo dei
prezzi agricoli
accentua
la crisi
300 mila agricoltori conservando una parte del raccolto per poi riseminarla. In questo
modo, sostiene l’ecoscienziata indiana, fondatrice del Centro per la Scienza, Tecnologia
e Politica della Risorse Naturali si resiste alla invasione delle multinazionali, si riducono le spese, si usano meno pesticidi e si salvano varietà importanti di semi valorizzando la biodiversità. Si tratta di conservare una parte del raccolto per poi riseminarlo
come si faceva una volta. Un procedimento che non è fattibile con i semi geneticamente
modificati. Un esempio riguarda il riso: dopo lo tsunami, nello stato dell’Orissa, l’organizzazione di Vandana Shiva ha seminato un riso tradizionale in grado di resistere
alla salsedine. Una varietà che sarebbe scomparsa senza la banca dei semi creata per
combattere la politica del governo, scritta a New Delhi ma diretta da Washington.
In febbraio, il governo di sinistra di Manmohan Singh ha lanciato un ambizioso
piano per contrastare la povertà tentando di garantire cento giornate di lavoro pagato
alle famiglie rurali lasciate indietro dal boom economico concentrato nelle città. Ma il
piano avanza lentamente tra i massicci apparati burocratici indiani, soprattutto senza
arginare la povertà crescente e l’epidemia di suicidi nelle campagne. I funzionari affermano che i contadini possono solo incolpare sé stessi per la loro condizione, prendendo a prestito soldi senza criterio per spese voluttuarie o per i matrimoni. Ma gli analisti
sostengono che il governo dovrebbe fare di più per offrire credito a tassi ridotti.
!
Il Lazio agricolo comunica
I
cambi di rotta politica si possono cogliere anche
grazie ai modelli “comunicazionali”, a come e cosa
una struttura decide di comunicare. È indubbio
che, rispetto al passato, la differenza balzi agli occhi
analizzando le scelte in questo senso messe in opera da
Daniela Valentini – da un anno e mezzo assessore
all’agricoltura della Regione Lazio – e dal suo staff. La
volontà di dare un’impronta diversa nel rapporto con i
cittadini di riferimento (gli operatori agricoli, a diverso
titolo, presenti nella regione) è acclarata da un rapporto
caratterizzato da flussi di informazione quotidiani,
demandati a comunicati stampa dedicati a tutte le
attività che l’assessorato esplica. In più, risulta pressoché
totale la presenza “fisica” a tutte le manifestazioni in
calendario riservate al settore, sia a livello nazionale
che internazionale. Ancora, non vengono tralasciate le
iniziative promozionali e le partnership (significative
quelli con la grande distribuzione) volte alla veicolazione
e alla vendita dei prodotti della terra laziali. Per finire,
grande è anche lo spazio dedicato all’editoria di settore.
Oltre a monografie e iniziative speciali (molto interesse e
curiosità ha sollevato l’Agenda della terra 2007, dedicata
alle donne della regione protagoniste in agricoltura),
strumento “principe” in questo senso è senz’altro
ER-Europa Rurale Direzione Lazio, bimestrale che
l’assessorato all’agricoltura edita in collaborazione
con l’Università della Tuscia. Il periodico ha subito
nell’ultimo anno una trasformazione, sia grafica che
36
di Stefano Micheli
editoriale, passando al formato tabloid. ER - inviato
in abbonamento ad amministratori, imprenditori e
operatori a diverso titolo nel campo agricolo -consta di 24
pagine a colori suddivise in articoli di approfondimento,
rubriche, news e spazi diversamente dedicati alla realtà
agricole laziali, nazionali ed europee: si tratta infatti
di un “Bimestrale di informazione europea” a cura di
Europe Direct, centro ufficiale di informazione della
Ue in Italia, operante proprio attraverso l’Università
della Tuscia. Negli ultimi numeri ER ha fra l’altro dato
ampio spazio – con focus dedicati – al problema delle
biomasse e alla multifunzionalità, ha posto quesiti ad
operatori politici ed imprenditori del settore, ha dato il
via ad una serie di rubriche d’informazione sulle attività
dell’assessorato. L’ultimo numero, uscito all’inizio di
gennaio, è stato redatto in tre lingue – anche francese ed
inglese – per essere ufficialmente presentato a Bruxelles
a tutti i parlamentari europei in occasione delle giornate
dedicate alla presentazione del PSR laziale. Secondo i
convenuti, l’operazione è stata coronata da grande
successo. Un motivo per continuare su questa strada,
anche attraverso il rilancio di Lazio Informazione,
mensile che finora è uscito – dopo il cambio di direzione
politica ai vertici dell’amministrazione regionale
– solo per il numero dedicato alla pubblicazione del
programma politico del nuovo assessore. A breve
anche Lazio Informazione riacquisterà la sua regolare
periodicità.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
MONDO
di Giovanni Martirano
La politica agraria nord-americana
L
’attenzione della stampa internazionale è polarizzata sugli Usa che stanno per cambiare le regole della tradizionale politica agraria. Il segretario di stato all’agricoltura, Mike Johanns ha
proposto all’amministrazione la nuova “farm bill”, la legge poliennale che stabilisce i programmi di sostegno per l’agricoltura statunitense. Per i prossimi cinque anni è prevista una spesa di
87 miliardi di dollari. È annunciato un aumento di 7,8 miliardi delle risorse per le misure agroambientali; di 5 miliardi per il sostegno ai produttori ortofrutticoli e di altri prodotti “speciali” e di 250 milioni
per l’installazione dei giovani agricoltori. Inoltre un nuovo capitolo di spesa, con una dotazione di 1,6
miliardi, sarà dedicato alle agroenergie ed in particolare all’etanolo cellulosico. Infine è stata proposta
l’esclusione dagli aiuti degli agricoltori che superano un reddito lordo corretto [cioè reddito meno costi
di produzione ed altre spese] di 200.000 dollari l’anno, conservando al contempo un tetto agli aiuti per
singolo agricoltore di 360.000 dollari.
A quanto scrive il quotidiano francese “Les Echos” “la Casa Bianca cerca non solo di ridurre il proprio deficit, ma sopratutto di mettere gli Stati Uniti più in linea con le regole del Wto”.
In questo senso le proposte della nuova politica agricola degli Usa sono valutate criticamente. Il Wall
Strett Journal a tale proposito si riferisce al giudizio sostanzialmente negativo della comunità europea. Per gli organi dell’Unione Europea un risultato positivo al Wto esigerebbe dagli Stati Uniti riduzione più ambiziosa dei sussidi agricoli. Invece la proposta in discussione negli Usa “suppone che i
prezzi dei prodotti agricoli di base resteranno al loro livello attuale”. Ciò per il giornale toglie molto
valore innovativo alla proposta per nuove regole di politica agraria degli Stati Uniti d’America. È questa
l’opinione anche dei giornali australiani per i quali, come scrive il Sidney Morning Herald, la nuova
Farm Bill del 2007 lascia i generosi sussidi in gran parte intatti. E questi sussidi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea - prosegue il giornale australiano - “sono il principale ostacolo che paralizza il Doha
Round. Per cui la proposta attualmente in discussione al congresso degli Usa, diminuirà i sussidi per
le agricolture più ricche ma avrà uno scarso effetto sul livello complessivo del sostegno”. Se veramente
si vuole far riprende il negoziato sul commercio mondiale è necessario fare molto di più.
È questa l’opinione anche del “Wall Street Journal” il quale rileva che “con la nuova farm bill proposta
la spesa agricola totale per i prossimi cinque anni ci sono 18 miliardi di dollari in meno rispetto a
quanto speso per i programmi di sostegno e gli aiuti di emergenza nel quinquennio precedente”. Aumenterà la spesa per le iniziative ambientali e si darà maggiore enfasi agli aiuti ai produttori non legati
alla produzione, riducendo al contempo i sussidi alle commodity, accusati di distorcere il commercio.
Il rappresentante Usa al commercio Susan Schwab aveva detto che “il Doha Round non scriverà la
farm bill”. Ma la stessa Schwab, osserva il Wall Street Journal, sta facendo la pendolare con l’Europa
per cercare di ridare slancio ai negoziati e “dare il segnale ai nostri partner commerciali che ci stiamo
occupando della riforma agricola”.
La sorte della proposta in discussione al congresso è incerta e di conseguenza occorre attendere l’approvazione del testo definitivo per esprimere un giudizio. Per il “New York Times” grandi cambiamenti
sono prevedibili nella politica agricola degli Usa.
Se dal piano contingente del dibattito attualmente in corso negli Usa si passa ad un esame più generale
della situazione della politica agraria dei principali paesi del mondo, non si può dar torto al quotidiano
svizzero “Tribune de Geneve” che proprio in questi giorni ha pubblicato un giudizioso articolo dal
titolo “dolorosi sacrifici attendono gli agricoltori”. Per quanto ciò possa essere spiacevole per coloro che
lavorano e operano sulla terra questa appare la linea direttrice della futura politica agraria mondiale.
È una linea che può sembrare a prima vista allettante per gli economisti ma non è priva di pericoli se
si tiene conto che oltre all’aspetto finanziario ed economico la produzione alimentare ha un alto valore
umano. Risparmiare ed economizzare in questo campo può quindi influire negativamente sul prodotto,
con tutte le conseguenze che ciò può comportare.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
37
FINANZIARIA
di Antonio Positino
L’agricoltura nella Finanziaria 2007
S
Claude Monet
Vicino al ponte ad Argenteuil,
1874
Malattia
e congedi
parentali per i
parasubordinati
Agevolazioni
per i veicoli
ai disabili
38
eguendo una tecnica legislativa in voga negli ultimi anni anche la legge finanziaria per l’anno 2007, legge 27 dicembre 2006 n. 296 pubblicata sul supplemento
ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 299 del 27 dicembre 2006, si compone di un
solo articolo suddiviso in ben 1.364 commi senza titoli che rendono il provvedimento già di per se lungo e denso di contenuti di non semplice lettura. La finanziaria per
il 2007 contiene una serie di interventi strutturali mirati al reperimento di risorse finalizzate, soprattutto, alla crescita economica ed al risanamento dei conti pubblici e l’importo
complessivo della manovra è pari a 33,8 miliardi di euro. Oltre alle misure più note, come
il taglio del cuneo fiscale, il regime di successioni e donazioni, i nuovi scaglioni delle aliquote irpef, gli assegni familiari, il bollo auto ed il trattamento di fine rapporto nel provvedimento trovano spazio misure meno note, ma non per questo meno importanti, come i
nuovi obblighi per i condomini, le modifiche alla disciplina del 5 per mille accompagnata
dalla revisione dei destinatari del beneficio, un bonus per investimenti e costi sostenuti
dalle imprese per ricerca e innovazione. Detrazione delle spese sostenute per le badanti
in caso di presenza di familiari non autosufficienti. Per il triennio 2007-2009, diritto alle
detrazioni per carichi di famiglia ai soggetti non residenti. Arriva un sostegno ai familiari
di vittime di gravi infortuni sul lavoro. Per i lavoratori a progetto e assimilati arrivano
malattia e parto, accanto al trattamento economico per i congedi parentali. Parte anche un
programma sperimentale per la riduzione della commercializzazione di sacchetti non biodegradabili, con l’obiettivo di eliminarli completamente entro il 1° gennaio 2010. Sul fronte dei biocarburanti sono state modificate le soglie nazionali di immissione per giungere al
5,75% di utilizzo di biocarburanti nel 2010. Di seguito si illustrano, nel dettaglio, le
principali novità contenute nei circa 50 commi (il cui numero si riporta tra
parentesi) che interessano il settore agricolo avendo cura di raggrupparle
per tematiche omogenee.
Eliminata la vigente esenzione dall’accisa per il biodiesel sostituita con un’accisa da
applicare, per il 2007, con aliquota pari al 20% della corrispondete accisa applicata sul
gasolio usato come carburante, nel limite massimo di un contingente annuo di 250mila
tonnellate. Si tratta, dunque, di un’accisa di 86,2 euro per mille litri, contro quella di
413 euro per mille litri del gasolio usato come carburante (comma 371). L’aliquota
di accisa sul metano usato per autotrazione è ridotta a 0,00291 euro. L’effetto consiste
in una diminuzione del gravame da 10,85 a 2,91 euro per mille metri cubi (comma
329). Accisa agevolata su gasolio e benzina in favore degli imprenditori che esercitano
l’apicoltura nomade. Le modalità di accesso all’agevolazione saranno stabilite da un
decreto del ministero delle Politiche agricole, d’intesa con il ministero dell’Economia
(comma 1066).
Le agevolazioni fiscali per l’acquisto di veicoli utilizzati da disabili sono riconosciute
a patto che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalentemente a beneficio dei
disabili. In caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito della vettura prima che siano
trascorsi due anni dall’acquisto è dovuta la differenza fra l’imposta dovuta in assenza di
agevolazioni e quella risultante dall’applicazione dei benefici (commi 36 e 37). Incrementate di 10 milioni di euro le risorse destinate al Piano nazionale per l’agricoltura
biologica e i prodotti biologici (comma 1085). Introdotta una sorta di autocertificazione per le imprese che intendano avvalersi di aiuti di Stato. In particolare i destinatari degli
aiuti devono dichiarare di non rientrare fra coloro che hanno ricevuto e non rimborsato
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FINANZIARIA
aiuti ritenuti illegali o incompatibili dalla Commissione europea (comma 1223). Modificati gli obiettivi nazionali relativi all’immissione in consumo di biocarburanti e altri
carburanti rinnovabili: le nuove soglie sono fissate all’1% entro il 31 dicembre 2005, al
2,5% entro il 31 dicembre 2008 e al 5,75% entro il 31 dicembre 2010 (comma 367). In
arrivo una campagna informativa della Giunta regionale della Campania, d’intesa con il
ministero della Salute e gli uffici dell’Unione europea, accompagnata da un nuovo piano
triennale per il contenimento e l’eradicazione della brucellosi (comma 1073). Demandato a un decreto del ministero per lo Sviluppo economico e di quello delle Politiche agricole
la revisione della disciplina dei certificati verdi per incentivare l’impiego di prodotti di
origine agricola e zootecnica (commi 382 e 383).
Esteso a tutti i datori di lavoro l’obbligo di comunicazione preventiva dell’assunzione
di lavoratori che era stata introdotta dal decreto Bersani sono per l’edilizia, in particolare,
è stato introdotto l’obbligo di comunicare l’assunzione dei lavoratori di tutti i settori produttivi, compreso quello agricolo, il giorno prima dell’instaurazione del rapporto stesso.
Peraltro l’obbligo della comunicazione preventiva è stato esteso anche per i lavoratori a
progetto, gli associati in partecipazione con conferimento di lavoro e i soci lavoratori delle società cooperative. La comunicazione preventiva al Centro per l’impiego deve essere
effettuata con la modulistica già in uso (registro d’impresa per gli operai agricoli), in attesa della definizione del modello unificato. Fino alla definizione di tale modello debbono
continuare ad essere effettuate, con le consuete modalità, le comunicazioni di assunzione
all’Inail e all’Inps (commi da 1180 a 1185). Interpretazione autentica delle norme sull’obbligo di sostituzione con un commissario unico dei commissari dei consorzi agrari in
stato di liquidazione coatta amministrativa (comma 1076).
Credito d’imposta per 7 anni per imprenditori agricoli (articolo 2135 codice civile), cooperative e loro consorzi che abbiano i requisiti dettati dall’articolo 1 del Dlgs 228/2001
(comma 1075). Per gli anni dal 2007 al 2009 alle imprese agricole a agroalimentari (anche se riunite in consorzi o costituite in forma cooperativa) soggette al regime obbligatorio
di certificazione e controllo della qualità è concesso un credito d’imposta pari al 50% delle
spese sostenute per l’ottenimento dei certificati e delle relative attestazioni di conformità.
Sono ammessi al credito anche gli oneri per la registrazione nel Paesi extracomunitari delle denominazioni protette (commi 289 e 290). Introdotto un credito d’imposta per
le imprese che effettuano investimenti attraverso l’acquisizione di nuovi beni strumentali
nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata,
Sardegna, Abruzzo e Molise, ammissibili alle deroghe previste dall’articolo 87, paragrafo
3, lettere a) e c) del trattato istitutivo della Comunità europea). Sono esclusi i soggetti che
operano nei settori dell’industria siderurgica, delle fibre sintetiche, della pesca, dell’industria carbonifera, creditizio, finanziario e assicurativo (commi da 271 a 279).
Intervento per favorire la competitività delle imprese attraverso la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, operata intervenendo sulla disciplina dell’Irap: la norma prevede la
deducibilità dal valore della produzione degli oneri sociali e di un importo forfetario per
ciascun lavoratore dipendente. Due le nuove deduzioni dalla base imponibile introdotte,
che riguardano solo i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato. La prima deduzione riguarda i contributi assistenziali e previdenziali a carico del datore di lavoro, la seconda consiste nell’abbattimento forfetario della base imponibile per un importo
pari a 5mila euro, su base annua, per ciascun lavoratore dipendente a tempo indeterminato impiegato nel periodo d’imposta, importo che aumenta a 10mila euro per i lavoratori
dipendenti a tempo indeterminato impiegati nelle Regioni del Sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). La deduzione è alternativa a
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Nuove regole in
materia di lavoro e
collocamento
Gustave Caillebotte
Balcone su
Boulevard Haussmann,
1880 circa
Cuneo fiscale:
abbattimento
della base
imponibile Irap
39
FINANZIARIA
Edgar Degas
Ricordo da Napoli,
1890-1892
Istituito un fondo
per le famiglie di
infortunati sul
lavoro
La Finanziaria
aiuta la forma
societaria in
agricoltura
40
quella di 5mila euro. L’agevolazione prevista per queste Regioni non può
comunque superare i limiti imposti dalla regola “de minimis”.
Le nuove deduzioni devono essere autorizzate da Bruxelles in quanto
misure selettive ai fini della disciplina sugli aiuti di Stato (sono, infatti,
esclusi dall’agevolazione alcuni settori: bancario, finanziario, assicurativo
e le cosiddette utilities) e decorrono dal mese di febbraio 2007 nella misura del 50 per cento e dal mese di luglio 2007 per il loro intero ammontare,
con conseguente ragguaglio ad anno; non possono eccedere il limite massimo rappresentato dalla retribuzione e dagli altri oneri e spese a carico
del datore di lavoro; sono alternative rispetto a quelle previste dal d.lgs.
447/1997 all’art. 11, c.1, lettera a), n. 5 (deduzione delle spese relative agli
apprendisti, ai disabili, ai lavoratori con contratto di formazione e lavoro e di quelli addetti
alla ricerca e sviluppo), all’art. 11, c.1, 4-bis.1 (deduzione di 2.000 euro, su base annua, per
ogni lavoratore dipendente impiegato nel periodo d’imposta fino a un massimo di cinque,
per i soggetti con componenti positivi che concorrono alla formazione del valore della
produzione non superiori nel periodo d’imposta a euro 400.000), all’art. 11, c.1, 4-quater,
quinquies e sexies (deducibilità del costo dei lavoratori a tempo indeterminato assunti ad
incremento della base occupazionale) (comma da 266 a 270).
Esenzione dall’accisa per l’olio vegetale puro utilizzato ai fini energetici nel settore
agricolo. È concessa fino all’importo massimo di un milione di euro per ogni anno a decorrere dal 2007. La condizione per fruire dell’agevolazione è che l’impiego sia a fini energetici e per autoconsumo nell’ambito dell’impresa singola o associata. Un decreto Politiche
agricole definirà le modalità di accesso all’agevolazione (commi 380 e 381). Istituito il
Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro. Al fondo è
attribuita la somma di 2,5 milioni di euro l’anno dal 2007 al 2009 (comma 1187). Stanziamento di 65,8 milioni di euro per il Fondo per la razionalizzazione e la riconversione
della produzione bieticolo-saccarifera (comma 1063). Stanziamenti per 186 milioni
di euro al Fondo per misure di accompagnamento della riforma dell’autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica. Se compatibili con gli aiuti di Stato i fondi potranno essere utilizzati per la riduzione del costo del lavoro delle imprese di autotrasporto di merci
relativo al 2006 (comma 918).
Disposizioni in materia di fonti rinnovabili. Finanziamenti e incentivi pubblici finalizzati alla promozione delle fonti rinnovabili per la produzione elettrica sono concessi
solo per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili, così
come definite dall’articolo 2 della direttiva 2001/77/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio (commi da 1117 a 1120). Per favorire lo sviluppo della forma societaria in
agricoltura le società di persone e le srl che siano società agricole possono optare per un
regime fiscale più favorevole, basato sulla tassazione in base al reddito catastale agrario
(commi 1093 e 1094). Norme per promuovere l’internazionalizzazione delle imprese
agroalimentari, introducendo benefici fiscali per investimenti in promozione pubblicitaria
all’estero (commi da 1088 a 1090). Detrazione, per una quota del 20%, fino a un valore
massimo della detrazione di 1.500 euro per motore, delle spese documentate, sostenute
entro il 31 dicembre 2007, per l’acquisto e l’installazione di motori ad elevata efficienza
di potenza elettrica, compresa fra 5 e 90 Kw (comma 358). Inquadramento a domanda
presso le regioni e gli enti locali, nei limiti delle dotazioni organiche, del personale proveniente dai consorzi agrari collocato in mobilità collettiva alla data del 29 settembre 2006
(comma 559). Stanziamento di risorse per la realizzazione del Piano irriguo nazionale (commi da 1058 a 1062). Per favorire la promozione del prodotto italiano possono
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FINANZIARIA
essere concessi contributi per progetti di promozione e di internazionalizzazione realizzati
da consorzi misti tra piccole e medie imprese dei settori agro-ittico-alimentare e turistico-alberghiero, aventi lo scopo di attrarre la domanda estera (comma 935). Modifiche
alla disciplina delle quote latte, nella parte relativa alla restituzione ai produttori del
prelievo che questi hanno pagato in eccesso (comma 1087). La Cassa depositi e prestiti
è autorizzata a concedere all’Ismea mutui ventennali di incentivo alla formazione della
piccola proprietà coltivatrice, con pagamento di interessi a carico dello Stato (comma
1081). Norme volte a promuovere la vendita diretta dei prodotti agricoli. Innalzato
a 160mila euro per gli imprenditori individuali e a 4 milioni di euro per le società il valore della produzione non proveniente dalla propria azienda che gli imprenditori agricoli
possono vendere direttamente in deroga alla disciplina generale del
commercio (comma 1064).
Introdotta la possibilità di usufruire della riduzione delle sanzioni e
della rateazione decennale per i contributi agricoli maturati a tutto il
2005, in considerazione del fatto che i contributi riferiti a tale anno
(2005) non sono stati oggetto di cessione e cartolarizzazione e non
possono quindi rientrare nell’eventuale operazione di ristrutturazione dei crediti agricoli Inps. Per raggiungere questo obiettivo il
legislatore non ha però formulato una norma diretta in tal senso, ma
ha preferito “agganciarsi” ad una disposizione già vigente – quella che
consente alle imprese colpite da eventi eccezionali di chiedere la riduzione delle sanzioni e la rateazione fino a 40 rate trimestrali ai sensi dell’art. 4, c. 21 e ss.,
legge 350/2003 – ampliando a tutto il 2005 il periodo contributivo per i quali è possibile
usufruire del relativo beneficio. Così facendo il legislatore ha però subordinato la possibilità di accedere alla rateazione alla sussistenza delle condizioni previste dalla richiamata
legge 350 del 2003, tra le quali, come noto, è ricompresa quella di essere stati colpiti da
eventi eccezionali (comma 1086).
Modificata la disciplina della corresponsione degli interessi legali nel caso di ritardata
erogazione dell’indennità di disoccupazione agricola. Ed infatti, a decorrere dal 1°
gennaio 2007, gli interessi legali sulle prestazioni di disoccupazione con requisiti normali e con requisiti ridotti in agricoltura, decorrono dal termine per la pubblicazione degli elenchi nominativi annuali degli operai agricoli (pubblicazione che, ai sensi dell’art.
9quinquies, c. 3, legge n. 608/1996, deve avvenire entro il 31 maggio dell’anno successivo)
(comma 784).
Con norma di interpretazione autentica si precisa che il salario medio convenzionale
deve continuare a trovare applicazione per i compartecipanti familiari ed i piccoli coloni,
nonché per gli iscritti alla gestione dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri. La non applicabilità del salario medio convenzionale prevista dall’art. 01, c. 4, della legge n. 81/2006,
deve dunque intendersi limitata ai datori di lavoro che occupati operai a tempo indeterminato e determinato. Per i compartecipanti familiari e piccoli coloni, invece, il salario
medio convenzionale continua a rappresentare il parametro di riferimento per i contributi previdenziali ed assistenziali dovuti, nonché per le relative prestazioni, considerato
che tale categoria di soggetti, non rientrando nell’ambito dei lavoratori subordinati, non
percepisce compensi che possano essere qualificati come retribuzioni. Analogamente il
salario medio convenzionale continua ad essere applicabile agli iscritti alla gestione dei
coltivatori diretti, coloni e mezzadri per i quali l’onere contributivo e la misura delle prestazioni è correlato, anche, a detto parametro (comma 785). Inasprite tutte le sanzioni
amministrative connesse alla violazione di norme in materia di lavoro, legislazione sociaPREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Opere irrigue:
finanziamenti
fino al 2010
Joseph Mallord William Turner
Mezzogiorno a Fonthill Abbey
vista da est, 1800
Applicazione del
salario medio
convenzionale
41
FINANZIARIA
Durc: esteso
l’ambito di
applicazione
Joseph Mallord William Turner
La valle di Ashbumham,
1816 circa
Novità per la
regolarizzazione
dei rapporti di
lavoro
42
le, previdenza e tutela della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro entrate in vigore prima
del 1° gennaio 1999. La misura delle sanzioni previste dalle singole norme viene infatti
quintuplicata a decorrere dal 1° gennaio 2007 (commi 1177 e 1178).
Esteso ulteriormente l’ambito di applicazione del documento unico di regolarità
contributiva (Durc) che gradualmente sta diventando necessario per accedere a qualunque forma di beneficio pubblico. Ed infatti, a decorrere dal 1° luglio 2007, il Durc sarà
necessario anche per accedere ai benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa
in materia di lavoro e legislazione sociale. Pertanto la mancata regolarità contributiva precluderà, dal luglio 2007, non solo la possibilità di accedere ai benefici ed alle sovvenzioni
comunitarie, ma anche quella di usufruire di qualunque forma di beneficio prevista dalla
legislazione in materia di lavoro, comprese le agevolazioni contributive per zone montane e svantaggiate Restano comunque ferme le altre condizioni previste dalla legislazione
vigente (ad esempio il rispetto della contrattazione collettiva) per accedere ai benefici in
questione. In altre parole il possesso del Durc si aggiungerà a tutte le altre condizioni già
oggi necessarie per poter usufruire delle agevolazioni contributive. Si tratta di una norma particolarmente delicata perché va
ad incidere su un diritto di rilevante valenza economica, come
quello relativo alle agevolazioni contributive per zone montane
e svantaggiate, che interessa oltre due terzi delle aziende agricole. Peraltro la norma appare particolarmente preoccupante
perché – a differenza di quella che subordina l’accesso ai benefici ed alle sovvenzioni comunitarie al possesso del Durc (cfr.
art. 1-bis, c. 2, legge 228/2006) – non individua i periodi a partire dai quali è richiesta la regolarità contributiva, lasciando il
dubbio che la regolarità medesima possa essere richiesta anche
con riferimento a periodi pregressi. Per chiarire questo delicato aspetto occorrerà attendere il decreto del Ministro del lavoro che, entro tre mesi, dovrà definire le modalità di
rilascio, i contenuti analitici del Durc “nonché le tipologie di pregresse irregolarità di
natura previdenziale ed in materia di tutela delle condizioni di lavoro da non considerare ostative al rilascio del documento medesimo”. La norma, da ultimo, precisa che in
attesa dell’entrata in vigore di tale decreto restano salve le vigenti disposizioni speciali in
materia di certificazione di regolarità contributiva nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura
(commi 1175 e 1176).
Ai datori di lavoro che occupano dipendenti non risultanti da scritture o da altra documentazione obbligatoria (cioè lavoratori “in nero”) è riconosciuta la possibilità di regolarizzare sia sotto il profilo retributivo che contributivo i relativi rapporti di lavoro. I rapporti
oggetto della regolarizzazione, come detto, non debbono essere stati denunciati agli istituti previdenziali ed alle altre amministrazioni competenti, né registrati sui libri obbligatori.
La circostanza, invece, che sia intervenuto un eventuale accertamento ispettivo che abbia
verificato la sussistenza di rapporti di lavoro “in nero” non preclude la possibilità di accedere a questa forma di regolarizzazione. In tal caso tuttavia la procedura di sistemazione
deve avere riguardo a tutti i lavoratori interessati dall’accertamento. Per poter usufruire
della regolarizzazione dei rapporti di lavoro non dichiarati il datore di lavoro interessato
deve presentare alla sede Inps territorialmente competente, entro il 30 settembre 2007,
apposita istanza di regolarizzazione che indichi le generalità dei lavoratori che intende
regolarizzare ed i rispettivi periodi oggetto di regolarizzazione, comunque non anteriori
ai cinque anni precedenti alla data di presentazione dell’istanza medesima (commi da
1192 a 1201).
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
FINANZIARIA
La ristrutturazione dei crediti agricoli Inps
L
’annoso problema della regolarizzazione dei contributi previdenziali pregressi
dovuti all’Inps da parte di aziende agricole assuntrici di manodopera, e
dai lavoratori autonomi del settore (coltivatori diretti, mezzadri, coloni,
imprenditori agricoli), è quanto mai di attualità. Basta scorrere le pagine dei
maggiori quotidiani nazionali per imbattersi in articoli più o meno contraddittori, il cui
unico risultato è quello di confondere le idee ai lettori, aldilà del personale interesse alla
soluzione della vicenda. Forse è il momento di fare chiarezza.
L’ultimo condono dei contributi previdenziali agricoli ha riguardato i debiti maturati
fino alla data del 31.12.1997 (legge n. 448/98). Tale normativa prevedeva l’abbattimento
delle sanzioni civili, con la possibilità di pagamento del dovuto in venti rate semestrali
maggiorate dell’1% come tasso di interesse di differimento, oppure di definizione del
pregresso mediante pagamento in unica soluzione.
Da allora ad oggi non è stato più possibile prevedere normativamente ulteriori
operazioni di regolarizzazione (condono), in quanto tali crediti vantati dall’Inps
(alla stessa stregua dei contributi dovuti dalle aziende che operano con il sistema DM e
dagli Artigiani e Commercianti) sono stati oggetto di cessione e cartolarizzazione. Con
tale operazione l’Inps, e quindi lo Stato, ha ceduto la “titolarità” su tali crediti ad un terzo
(Scci Spa), società di cartolarizzazione dei crediti Inps, ricavandone un corrispettivo
finanziario immediato.
Il “portafoglio” dei crediti ceduti è costituito non solo dai contributi dovuti in sorte
capitale, ma anche dalle relative sanzioni civili. I crediti agricoli oggetto di cessione sono
quelli maturati fino al 31.12.2004. Un tentativo di condono dei crediti agricoli, bocciato
per i motivi suesposti da parte dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azelio
Ciampi, era stato fatto in sede di conversione del D.L. 2/2006 nella legge 81/2006.
Ma veniamo agli avvenimenti degli ultimi tempi. Nel mese di ottobre 2006, al fine di
risolvere una volta per tutte la questione inerente la regolarizzazione dei crediti agricoli,
il Ministero delle politiche agricole ha avviato una negoziazione con alcune Banche che
avevano manifestato interesse all’acquisto del portafoglio di crediti agricoli, detenuto
dalla Scci.
L’operazione prevede le seguenti attività:
1) Accordo esclusivo di servizio tra banche (Unicredit S.p.A. e Deutsche Bank AG)
ed associazioni di categoria finalizzato a divulgare l’iniziativa presso i debitori, ma
soprattutto ad avviare le fasi di verifica delle adesioni, nonché all’accertamento e
verifica degli importi totali di debiti oggetto di “ristrutturazione” (regolarizzazione,
o condono, anche se questa ultima definizione sembra essere bandita per motivi di
opportunità politica).
2) Contratto preliminare di vendita, sottoscritto in data 13 ottobre 2006, tra
le banche e Scci Spa, avente ad oggetto i crediti agricoli vantati da
quest’ultima e ad essa trasferiti dall’Inps nel corso delle operazioni
di cartolarizzazione negli anni dal 1999 al 2004. Con tale contratto le
banche procedono all’acquisto di tali crediti e successivamente alla loro
ristrutturazione mediante la conclusione di accordi transattivi con i
debitori, cui viene concessa la possibilità di estinguere in unica soluzione
l’importo contrattato (tra il 22 e il 30% del dovuto) oppure mediante
pagamento dilazionato in rate trimestrali costanti per un periodo di dieci
anni (in questo caso il debitore pagherà tra il 29% ed il 39% del dovuto).
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
John Constable
East Bergholt Common dalla
casa di Constable, 1800
Il condono
fu bloccato
da Ciampi
Joseph Mallord William Turner
Monastero di Tynemouth,
1822 circa
43
FINANZIARIA
Il Cda dell’Inps
ha approvato
la ristrutturazione
dei crediti
Jean-Francois-Armand-Félix
Bernard
Veduta dei dintorni di Roma,
Il Tevere, 1857
Azzerati i debiti
pregressi
44
3) L’oggetto del contratto definitivo è rappresentato dall’intero portafoglio
dei crediti agricoli. In particolare prevede che le banche acquisiscano il diritto
di acquistare anche i crediti non ristrutturati. Ciò significa che, se un debitore
non aderisce in prima battuta alla proposta di regolarizzazione, può comunque e
sempre farlo indipendentemente dalla data di chiusura delle operazioni preliminari
di adesione. Quindi le banche assumono per sé anche i proventi derivanti dagli
incassi dei crediti non ristrutturati anche se per gli stessi non vi sia stata proposta di
adesione.
4) Corrispettivo dell’operazione. La proposta delle banche è subordinata al
raggiungimento di un livello minimo di adesioni vincolanti al piano di ristrutturazione
(euro 2.000 milioni, pari a circa il 33% del valore nominale dei crediti agricoli di
proprietà di Scci Spa). Tale soglia dovrebbe garantire un corrispettivo minimo pari
ad €. 600 milioni circa a favore della Società di Cartolarizzazione (e non all’Inps,
come ripetutamente scritto e sostenuto).
Il presupposto dell’operazione di ristrutturazione rimane il rispetto degli interessi
dell’Inps. Il CdA dell’istituto previdenziale ha preso in esame l’intera operazione e l’ha
ritenuta conveniente condividendone le finalità sia sotto l’aspetto economico-finanziario,
sia sotto il profilo sociale. Quindi, in data 25 gennaio 2007,
ha deliberato di “esprimere parere favorevole all’operazione
per ciò che concerne gli aspetti economico-finanziari (...) e di
trasmettere la delibera ai Ministeri vigilanti per la soluzione
delle problematiche di carattere normativo relativo agli
aspetti contributivo-previdenziali...”.
Pur tuttavia la delibera suddetta risultava insufficiente per
finalizzare compiutamente l’operazione.
In data 2 febbraio 2007 il Ministro dell’Economia e delle
Finanze e quello del Lavoro e della Previdenza Sociale, in
una nota inviata al presidente dell’Inps ribadiscono che una
decisione dell’Istituto, nell’esercizio dei suoi compiti gestionali (...) va definitivamente
assunta in tempi celeri quale espressione della sua capacità di funzionamento in via
ordinaria. E così, in data 7 febbraio il Cda dell’Istituto delibera di dare mandato al
presidente di sottoscrivere la convenzione tra i creditori che ne modifica termini
e condizioni, al fine di rendere possibile la cessione dei crediti agricoli
nel portafoglio del veicolo Scci Spa, secondo l’offerta formulata dalle
Banche…
Il che significa autorizzare il legale rappresentante dell’Ente alla sottoscrizione di atti
modificativi dei contratti originari di cessione ovvero dei contratti accessori sottoscritti
dall’Istituto e che disciplinano tutti gli aspetti relativi alla gestione dei crediti oggetto di
cessione. A questo punto l’operazione dovrebbe definitivamente partire. I tempi tecnici
di realizzazione dal punto di vista pratico-operativo saranno verosimilmente ancora
lunghi. Ma gli ultimi ostacoli formali, con la delibera del Cda dell’Istituto del 7 febbraio
u.s., sono definitivamente superati.
Nel frattempo le iscrizioni ipotecarie e le procedure coattive di recupero dei crediti sono
riprese dal 15 dicembre 2006, in quanto la sospensione generalizzata aveva quella data
come termine finale. Da queste stesse pagine abbiamo più volte sottolineato la necessità
di affrontare i problemi dell’agricoltura in maniera più complessiva, e non con operazioni
di sanatoria di difficile fattibilità sotto il profilo della spesa e della ricaduta sulla fiscalità
generale. Non possiamo che ribadirlo con più forza e più convinzione di prima.
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PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
SICUREZZA
di Luigino Scricciolo
Infortuni sul lavoro, si cambia
Arriva il Testo unico
C
on la presentazione ufficiale il 25 gennaio scorso a Napoli, anche
il tema della sicurezza del lavoro ha un suo ‘Testo unico’ nel
quale si affrontano, per la prima volta, il riordino, l’innovazione,
il coordinamento e la semplificazione delle normative. Il
documento rappresenta, soprattutto, la sinergia che il ministero
del Lavoro metterà in atto con quello della Salute, con le principali
amministrazioni e con le parti sociali. La novità più importante tra quelle
introdotte è l’ampliamento del campo dell’applicazione delle normative in materia
di salute e sicurezza a tutti i settori e a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla
qualificazione del rapporto di lavoro con il quale si è legati all’imprenditore.
Saranno così date garanzie non solo a chi svolge un lavoro subordinato, ma anche
a chi è sotto contratto flessibile o è un lavoratore autonomo. Inoltre, particolare
attenzione sarà posta nei confronti dei giovani, degli extracomunitari e dei
lavoratori con contratto di somministrazione per la loro maggiore incidenza dei
rischi di infortuni nelle mansioni che svolgono. Per le piccole e medie imprese
sono state anche introdotte misure che semplificano gli adempimenti in materia
di sicurezza, soprattutto per far sì che il tema non venga più visto come un obbligo
ma come un obiettivo tra quelli che l’azienda si pone.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Inail sugli incidenti sul posto di lavoro,
nel 2006 quelli denunciati sono complessivamente diminuiti sia su base annua,
sia rispetto al 2001. Se confrontati con il 2005, il calo è stato pari allo 0,5%,
attestandosi a quota 935.500 (stima previsionale) contro i precedenti 939.956.
Cinque anni prima, invece, erano stati 1.023.379 (-8,6%). Nel settore agricolo, si
legge nel rapporto, il calo è stato più consistente: tra il 2005 e il 2006 si è passati
da 66.400 a 63.600 (-4,2%), mentre rispetto al 2001 la diminuzione è stata del
21% (nel 2001 gli incidenti denunciati erano stati 80.532).
L’indice di incidenza registrato dall’Inail, che rapporta il numero di denunce a
mille occupati, nel settore dell’agricoltura è calato. Secondo le stime, si è passati dal
79,1% registrato nel 2001 al 62,5% del 2006, ovvero una diminuzione di 21 punti
percentuali. Tra l’anno appena passato e il 2005, invece, la variazione è stata pari a
-10,9%, con l’indice che si era infatti attestato al 70,1%. Calano anche gli incidenti
mortali sia nelle stime complessive sia in quelle del settore dell’agricoltura. La
variazione registrata tra il 2001 e il 2006 (stime previsionali) è stata pari a –19,1%,
con una diminuzione in tutte le attività dalle 1.546 denunce a 1.250. Nel ramo
agricolo, la variazione è stata di –21,4% dal 2001 al 2006, passando da 159 a 125
casi denunciati.
Sul tema è intervenuto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
definendo “una piaga” gli incidenti sul luogo di lavoro e plaudendo all’iniziativa
del ministero del Lavoro: “Segna una volontà nuova, un impegno conseguente
dei poteri pubblici e delle forze sociali per estirpare la piaga delle morti e degli
incidenti”. Alle sue parole fanno eco quelle di Franco Marini, presidente del
Senato: “Il lavoro è vita, mai e poi mai può mutarsi in morte o sofferenza, per il
!
lavoratore e per i suoi cari”.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Joseph Mallord William Turner
Shoreham, 1832 circa
In agricoltura
calano
gli infortuni
sul lavoro
Franco Marini:
“Il lavoro è vita,
non può mutarsi
in morte”
45
ZUCCHERO
di Severo De Pignolis
Non sprechiamo lo zucchero
L’Italia importatore di zucchero
S
Alfred Sisley,
Giorno di festa
a Marly-le -Roi,
(il 14 luglio), 1875
Prezzo record
dello zucchero
sul mercato
globale
Jean-Baptiste-Camille Corot
Venezia, 1834
46
i sa: le rivoluzioni sono sanguinose, è meglio lasciarle perdere del tutto. Però
di questi tempi persino le più caute riforme (o contro-riforme? fate voi) appaiono difficili da concretizzare. Si possono raccogliere idee per minuscoli
aggiustamenti: fattibili specie a costi zero, se non toccano questioni etiche,
sessuali, religiose, economiche o politiche. Qualcosa resta. Ed eccoci a parlare di una
urgente riforma per le bustine di zucchero (nome comune del saccarosio) al bar e in
altri pubblici esercizi.
Fateci caso. Quasi mai una persona usa le bustine per intero. Qual che rimane (spreco
uno: lo zucchero) si getta insieme alla confezione aperta (sprecare carta e siamo a
due) e alle eventuali bustine chiuse ma un po’ macchiate. Oltre a essere un sistema
anti-economico, questo meccanismo sporca parecchio - chiedete ai baristi inferociti
– e talvolta provoca danni collaterali: specie negli orari di grande ingorgo a chi infila
tazze, bicchieri, cucchiai nelle mini-lavatrici manca il tempo di verificare che non siano rimasti pezzetti di carta sul fondo della tazzina… con il risultato che ogni tanto lo
scarico si inceppa.
Perché non si usano più le vecchie zuccheriere? All’origine c’è un’ottima ragione e
riguarda la sacrosanta difesa della salute collettiva: quel cucchiaio che spuntava dal
contenitore di saccarosio… finiva sul bancone, in terra, c’era persino chi lo leccava e
poi lo rimetteva lì. Non proprio un sistema igienico e dunque la decisione di eliminare
le zuccheriere aperte fu giusta, come tutte le regole pensate per evitare che i luoghi
pubblici diffondano infezioni o malattie. Ma perché non affidarsi a quelle chiuse, che
si usano rovesciando lo zucchero dall’alto? In effetti alcuni esercizi le hanno – in varie
forme ma sempre di vetro per verificare al volo il contenuto – mentre i più si sono
affidati alle bustine. Anche perché quasi sempre le buste (fantasiose, colorate, talora
sponsorizzate) sono un regalino per chi acquista quel caffè o quelle merendine.
Se lo zucchero costa poco, se in giro ce n’è troppo perché meravigliarsi che lo si regali
a bar e ristoranti? Si potrebbe fare ovviamente un’obiezione serissima sugli agricoltori
sovvenzionati anche se le loro merci poi non vengono realmente consumate. Ma è una
vecchia, complessa questione politica ed economica che dunque – almeno per il saccarosio di cui stiamo parlando – si può lasciare un attimo da parte. Prevedendo una
contro-mossa. Cioè che almeno si trovi il modo di abolire le bustine per incentivare
l’uso delle zuccheriere, ovviamente chiuse e dunque igienicamente sicure. Se poi di
saccarosio ancora ne resta troppo… produttori e persino esercenti invece di sprecarlo
in giro potrebbero regalarlo a ospedali, scuole, mense dei poveri e così
via. Nulla di strano perché anche in Italia – in varie forme più o meno
organizzate – si diffonde il fenomeno di recuperare quel che andrebbe
sprecato. Su tanti cibi deteriorabili, pur se correttamente conservati,
lo zucchero ha il vantaggio di non scadere… a breve.
Con il nome e cognome che lo scrivente si ritrova (genitori distratti?
Anagrafe crudele? uno pseudonimo?) state certi che sono state fatte le
verifiche del caso. È un aggiustamento possibile. Un rimedio facile per
uno spreco enorme… O no?
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
P.A. RISPONDE
a cura della redazione
Come assumere un lavoratore rumeno oggi
Devo assumere un cittadino rumeno come operaio agricolo per 6 mesi. Ho sentito dire
che non c’è più bisogno del permesso di soggiorno perché la Romania è entrata a fare
parte dell’Unione Europea. Vorrei sapere se è vero e, in caso di risposta affermativa,
con quali modalità devo assumerlo.
A seguito dell’ingresso di Romania e Bulgaria nell’Unione Europea, i cittadini provenienti da
questi Paesi possono liberamente entrare e soggiornare in Italia secondo le vigenti disposizioni di diritto comunitario in materia di libera circolazione nel territorio della UE. Ai soli fini
dell’accesso al lavoro, il Governo Italiano ha deciso di avvalersi di un regime transitorio della
durata di un anno durante il quale per l’assunzione di un cittadino rumeno o bulgaro occorre
comunque un’autorizzazione preventiva. Tale regime restrittivo però non trova applicazione
per alcuni settori economici, tra i quali appunto quello agricolo. Pertanto per assumere un cittadino rumeno come operaio agricolo stagionale non serve alcuna autorizzazione preventiva
né il rilascio del permesso di soggiorno. È sufficiente effettuare le prescritte comunicazioni
di assunzione con le modalità ordinarie, come se si trattasse di un cittadino italiano. Se il
rapporto di lavoro supera la durata di tre mesi, il lavoratore dovrà farsi carico di chiedere
alla Questura o tramite le Poste il rilascio della “carta di soggiorno” prevista per i cittadini
comunitari, ai sensi e per gli effetti di cui al d.p.r. 52/2002.
Finanziaria e comunicazioni di assunzione
A seguito delle novità introdotte dalla legge finanziaria, come sono cambiati i termini
e le modalità per effettuare la comunicazione d’assunzione degli operai agricoli?
La legge finanziaria per il 2007 (legge 296/2006) ha introdotto importanti novità in materia di comunicazione di assunzione, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro, che
valgono per i lavoratori di tutti i settori produttivi, compresi gli operai agricoli. A decorrere
dal 1° gennaio 2007, infatti, l’obbligo di comunicare l’assunzione dei lavoratori deve essere
assolto il giorno prima dell’instaurazione del rapporto stesso, attraverso un modello unificato
da inviare al Centro per l’impiego. In attesa della definizione del modello unificato, che dovrà
avvenire con decreto ministeriale, i datori di lavoro devono effettuare la comunicazione anticipata al Centro per l’impiego mediante il registro d’impresa e devono continuare ad effettuare le consuete comunicazioni all’Inail (denuncia nominativa di assunzione) e all’Inps.
Cuneo fiscale e operai a tempo determinato
Occupo diversi operai agricoli a tempo determinato che svolgono tra le 100 e le 150
giornate di lavoro l’anno. La maggior parte di loro vengono riassunti negli anni successivi. Posso beneficiare della riduzione del cuneo fiscale prevista dalla legge finanziaria per il 2007?
La risposta purtroppo è negativa. La legge finanziaria per il 2007 limita la possibilità di
beneficiare della cosiddetta riduzione del cuneo fiscale attraverso l’abbattimento della base
imponibile IRAP ai soli datori di lavoro che occupano lavoratori a tempo indeterminato.
L’unica estensione riguarda i rapporti di lavoro part-time (orizzontali, verticale e misti) purché siano a tempo indeterminato. In tal caso il beneficio è riproporzionato in rapporto al
ridotto orario di lavoro.
Nulla invece è previsto per i rapporti di lavoro a tempo determinato, anche se di una certa
!
durata occupazionale e reiterati nel corso degli anni.
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
47
PREVIDENZA
di Daniela Lambertini
Scatta l’ora del Durc agricolo
Il Documento di regolarità contributivo diventa obbligatorio nelle richieste di sovvenzioni e benefici comunitari: per il rilascio dell’attestazione,
l’azienda deve risultare regolare negli obblighi contributivi relativamente
alle prestazioni lavorative. Da più parti si è cercato di rinviare l’ora del
Durc lamentando ora inefficienze Inps ora modalità di applicazione. L’Inps
ha definitivamente sciolto ogni dubbio: il Durc entra in vigore.
(www.inps.it; msg. Inps n.° 20505/06)
Romania e Bulgaria nell’Ue: riflessi previdenziali
La legge n. 16 del 9 gennaio 2006 ha ratificato il trattato di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all’Unione Europea, con effetto dal 1° gennaio 2007. Pertanto a decorrere dalla stessa data trova applicazione la disciplina comunitaria in materia di sicurezza sociale sia ai lavoratori rumeni e bulgari distaccati in
Italia che ai lavoratori italiani distaccati nei due Paesi neocomunitari. (www.inps.it - Messaggio N. 002309
del 25/01/2007)
Nasce il Fondinps per il Tfr
È nato presso l’Inps, ma separato patrimonialmente, amministrativamente e contabilmente, “Fondinps”. È la
forma di previdenza complementare a cui andrà il Tfr maturando dei lavoratori dipendenti di aziende con più
di 50 addetti che hanno manifestato la volontà di mantenere il Tfr in azienda.
Aumento dell’aliquota del Fpld Inps
A decorrere dal 1° gennaio 2007, l’aliquota del contributo per il finanziamento del Fondo pensioni a carico
dei lavoratori dipendenti è aumentata dello 0,3%. A seguito di tale incremento, l’aliquota complessivamente
dovuta dal lavoratore e dal datore di lavoro al finanziamento del Fondo pensioni lavoratori dipendenti non
può comunque superare il 33%.
Aliquota per i lavoratori parasubordinati
A decorrere dal 1° gennaio 2007, l’aliquota contributiva pensionistica dovuta per i lavoratori parasubordinati
iscritti alla gestione separata Inps (Art. 2, comma 26, legge 335/1995, n. 335) è fissata nella misura del 23%
per cento per i soggetti che non risultino assicurati presso altre forme obbligatorie. Per i rimanenti iscritti
l’aliquota contributiva pensionistica viene stabilita nella misura del 16%. Le predette aliquote valgono anche
per il computo delle prestazioni pensionistiche e sono applicabili a tutte le categorie di iscritti alla gestione
separata, compresi gli associati in partecipazione.
Invariate le aliquote Cd/Cm/Iap
Le aliquote contributive per il finanziamento delle gestioni pensionistiche dei lavoratori artigiani e commercianti
iscritti alle gestioni autonome dell’Inps sono stabilite, a decorrere dal 1° gennaio 2007, in misura pari al 19,5% e
dal 1° gennaio 2008, le predette aliquote sono elevate al 20%.
Non è previsto invece alcun intervento sulle aliquote dovute alla gestione pensionistica dei coltivatori diretti,
coloni e mezzadri e IAP.
Cessione dei crediti agricoli cartolarizzati: l’Inps favorevole
Completata tutta la documentazione utile e indispensabile per l’analisi della cessione delle partite creditizie di
Inps, il CdA ha espresso, all’unanimità, parere favorevole all’operazione per ciò che concerne gli aspetti economico-finanziari, ritenendola congrua e conveniente per il bilancio patrimoniale dell’Istituto.
Tenuto conto di osservazioni emerse anche nella Conferenza interministeriale (Ministero dell’Economia e delle
Finanze, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Ministero delle Politiche Agricole) dell’8 gennaio scorso, in merito ad un equo rapporto tra contributi e prestazioni, il CdA ha inviato la delibera ai Ministeri vigilanti
per evidenziare l’opportunità di eventuali adeguamenti normativi.
48
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
CONTRATTI
È
stato rinnovato il contratto nazionale per i 70.000 addetti ai lavori di
sistemazione idraulico-agraria e forestale, valida per il quadriennio 20062009. Prevede un aumento salariale del 5,1 per cento, pari a 55,17 euro per il terzo
livello qualificato super; l’erogazione avviene in due tranche: la prima (dal 1 agosto
2006) di 30,25 euro, la seconda (dal 1 gennaio 2007) di 24,92 euro. Altre due le novità dal
punto di vista economico: l’aumento da 20,66 a 25 euro dell’indennità di cassa erogata
agli impiegati cui è affidata la mansione di cassiere; l’istituzione di una “indennità di alta
professionalità” (per gli operai inquadrati al quinto livello), prevista per 14 mensilità fino a
un massimo di 100 euro. Importanti novità sono state introdotte sulla tutela delle lavoratrici
madri e della maternità, sul congedo matrimoniale, sulle ferie per i lavoratori immigrati e sul
tema degli infortuni sul lavoro.
U
I
di Marco Togna
Contratto
nazionale dei
lavoratori
forestali
n aumento dei minimi salariali dell’8% per la prima e la seconda area e del 10%,
un incremento del 5,1% in busta paga per tutti, la rivalutazione del 10% degli
scatti di anzianità. Sono questi i risultati economici del rinnovo del contratto
nazionale degli 800.000 operai agricoli, siglato da Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil
e da Confagricoltura, Cia e Coldiretti. L’accordo prevede anche una norma che fissa la quota
massima di flessibilità degli orari di 75 ore l’anno e di un massimo di 44 ore a settimana.
Il contratto degli
operai agricoli
ncrociare domanda e offerta di lavoro stagionale per gli immigrati, in modo
da allungare il periodo di impiego dei lavoratori a fronte di una riduzione di nuovi
ingressi. Attraverso una piattaforma telematica (www.regione.emilia-romagna.it/
stagionaliagricoltura) in cui i lavoratori potranno presentare la propria candidatura,
sfuggendo così anche al mercato del lavoro nero. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa
sul lavoro stagionale in agricoltura firmato il 26 settembre in provincia di Ravenna, cui
aderiscono imprese, sindacati, istituzioni locali, questura e Inps.
Domanda e
offerta di lavoro
immigrato
L
Contratto
dirigenti
agricoli
S
Contratti
integrativi
aziendali
a Dir-Agri/Confederdia, firmataria del Contratto Dirigenti dell’Agricoltura, fin dal
1949, e l’Andi/Cida, ha sottoscritto il 13 febbraio 2007, con la Confagricoltura,
l’accordo per il rinnovo biennale retributivo.
L’articolo 8 prevede l’aumento dello stipendio base mensile secondo i seguenti
scaglioni: con decorrenza 1° gennaio 2007 di € 120,00 mensili; con decorrenza 1° gennaio
2008 di € 80,00 mensili. Pertanto il nuovo stipendio base mensile spettante ai dirigenti
dal 1° gennaio 2007, è di € 3.235,00 e dal 1° gennaio 2008 sarà di € 3.315,00.
iglati anche i contratti integrativi di quattro importanti grandi aziende, tutti
validi per il quadriennio 2006-2009. Il primo riguarda la Coca-Cola Hbc Italia
(2.500 lavoratori): prevede un premio per obiettivo di 6.200 euro (1.400 euro nel
2006, 1.500 nel 2007, 1.600 nel 2008, 1.700 nel 2009); stabilisce anche l’incremento
dei ticket restaurant e delle indennità per il lavoro notturno, e la creazione di un piano di
assistenza sanitaria per tutto il personale a tempo indeterminato, con decorrenza dal 1
gennaio 2008 e del valore di 400 euro, con una partecipazione al 75 per cento dell’azienda. Il
secondo è stato firmato al gruppo Heineken Italia (1.000 dipendenti):
prevede un premio di produzione di 6.250 euro e l’incremento di 120 euro
(a partire dal luglio 2008) della quota pagata dall’azienda per la polizza
sanitaria, raggiungendo così i 300 euro a carico dell’azienda e i 100 a
carico del lavoratore. Il terzo accordo riguardo il gruppo Ferrero: prevede
un premio di 6.150 euro e l’armonizzazione dei trattamenti tra i diversi
stabilimenti attraverso l’aumento dell’indennità per il lavoro notturno al
35% dal 2007 e successivamente al 40. Il quarto contratto integrativo è
quello con la Colussi (900 dipendenti): prevede un premio per obiettivi,
che va dai 3.325 euro del sito produttivo di Vittorio Veneto, ai 3.625 euro
di Fossano e di Imperia, ai 3.975 di Petrignano.
Lotte contadine di Rolando Mensi
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
49
DIRITTO UE
di Fabio Cavicchioli
I
mportante sentenza della Corte di Giustizia (C310/04-Spagna /Consiglio CEE, disponibile su
htpp://europa.eu.int), in materia di aiuti al settore del cotone.
Nel 1980 venne introdotto un regime di aiuto al cotone,
esteso alla Spagna nel 1986.
I Regolamenti 1782/2003 e 864/2004 hanno applicato
a questo settore un sistema di aiuti non più legato alla
produzione ma concesso in forma di sostegno al reddito degli imprenditori (regime pagamento unico).
La Spagna ha impugnato detti regolamenti, ritenendoli
contrari ad un vero aiuto alla produzione, che avrebbe
dovuto imporre come condizione per la sua concessione che il cotone fosse raccolto, perché solo se raccolto è
oggetto di trasformazione industriale, mentre per quei
provvedimenti conta solo la coltivazione in sé.
La Corte ha dato ragione alla Spagna, ritenendo sussistente per il settore del cotone la violazione del
principio di proporzionalità, per il quale: gli atti comunitari non devono superare i limiti di quanto necessario al conseguimento degli scopi; di fronte a più misure
si ricorra a quella nella quale gli inconvenienti causati
non siano sproporzionati rispetto agli scopi perseguiti.
Nel caso di specie le misure impugnate non garantiscono la redditività della produzione del cotone nelle
regioni spagnole interessate, con il probabile risultato
dell’abbandono di una parte considerevole della produzione spagnola di cotone grezzo e gravi conseguenze
economiche.
Per il cotone non si deve tenere conto del pagamento
unico, concesso indipendentemente dalla coltura scelta
e anche se l’agricoltore decida di non produrre nulla.
Inoltre taluni dati numerici utilizzati nel calcolo della
redditività della coltura del cotone si sono rivelati erronei. Se il calcolo delle Istituzioni comunitarie avesse
incluso i costi salariali e avesse preso in considerazione un prezzo di vendita conforme al livello attuale
del mercato sarebbe risultato che sotto il nuovo regime
di aiuto i costi di produzione sono superiori ai redditi
dei produttori e che il margine lordo prevedibile per
il cotone è nullo, o addirittura negativo, al punto che
gli agricoltori rischiano di lavorare in passivo se continuano a produrre cotone. È stato trascurato così che la
produzione del cotone e la sua trasformazione sono indissolubilmente collegate. In buona sostanza non
si è tenuto conto dei costi salariali, senza i quali
non si può valutare la redditività della coltura. Quindi,
i dati illustrati dalle istituzioni comunitarie non hanno
permesso alla Corte di accertare se il legislatore comunitario abbia potuto pervenire alla conclusione che la
fissazione dell’importo dell’aiuto specifico al cotone è
sufficiente a garantire l’obiettivo di assicurare la redditività e il proseguimento di tale coltura. È risultato
così violato il principio di proporzionalità, il ricorso è
stato accolto e per ciò annullato il capitolo 10 bis del
titolo IV del regolamento n. 1782/2003, come modificato. Per evitare ogni incertezza sul regime applicabile
agli aiuti nel settore del cotone a seguito di questa sentenza, l’annullamento è sospeso fino all’adozione di un
nuovo regolamento.
I
l 24 gennaio scorso la Commissione europea ha proposto un’ampia riforma dell’organizzazione
comune dei mercati nel settore ortofrutticolo, intesa ad allineare questo settore con il
resto della PAC riformata
Punti principali della proposta che dovrebbe entrare in vigore nel 2008.
Flessibilità e regole semplificate per le organizzazioni di produttori. I produttori saranno liberi di
aderire a più organizzazioni di produttori per ciascun prodotto. Saranno erogati finanziamenti supplementari
per incoraggiarne la creazione; verranno promosse le fusioni e le associazioni e proseguirà il sostegno di
quelle operanti su scala transnazionale.
La Gestione delle crisi sarà organizzata tramite le organizzazioni dei produttori facendo ricorso a
strumenti quali la raccolta prima della maturazione o la mancata raccolta degli ortofrutticoli, iniziative di
promozione e comunicazione in tempo di crisi, formazione, assicurazione del raccolto e copertura delle spese
amministrative per la costituzione di fondi comuni di investimento. I ritiri dal mercato saranno finanziati.
La Comunità si farà carico delle spese per le operazioni di distribuzione gratuita a scuole, colonie di vacanze,
ospedali, enti caritativi, ospizi per persone anziane e istituti di pena, nel limite del 5% della produzione
commercializzata da ciascuna organizzazione di produttori.
Inserimento dell’ortofrutta nel regime di pagamento unico: la superficie coltivata a ortofrutticoli
potrà beneficiare dei diritti all’aiuto nell’ambito del regime di aiuti disaccoppiati vigente in altri comparti
agricoli. Tutti gli aiuti esistenti a favore degli ortofrutticoli trasformati saranno disaccoppiati e verranno
aumentati i massimali di bilancio nazionali del regime di pagamento unico.
Misure ambientali: l’inserimento dell’ortofrutta nel regime di pagamento unico implica per tutti i
beneficiari l’obbligo di pagamenti diretti. Inoltre, ciascun programma operativo dovrà destinare parte della
spesa a interventi ambientali. La produzione biologica fruirà di un tasso di finanziamento comunitario in
ciascun programma operativo.
Le organizzazioni dei produttori avranno la possibilità di inserire nei loro programmi operativi
iniziative di promozione del consumo di ortofrutticoli che siano in linea con le raccomandazioni
dell’Organizzazione mondiale della sanità Il finanziamento comunitario sarà maggiore se la promozione si
rivolge ai giovanissimi.
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PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
GIURISPRUDENZA
di Antonio Positino
Il datore di lavoro non può contrastare lo svolgimento di un’attività politica da parte del dipendente
Nel rapporto di lavoro il diritto allo svolgimento di attività politica, tutelato dalla Costituzione, non
può essere escluso o limitato se non nel caso in cui sia stata prevista una specifica incompatibilità. Al di fuori di questa ultima ipotesi, ribadisce la Suprema Corte, il datore di lavoro non può contrastare lo svolgimento di un’attività politica al di fuori, si intende, dell’orario di lavoro, o comunque del servizio da parte del dipendente, né, tanto meno, sindacare nel merito le scelte fatte e l’impegno assunto.
(Cassazione Civile, Sezione Lavoro, sentenza n. 21749 del 11.10. 2006)
!
L’assenza del lavoratore per malattia comporta la proroga della durata del periodo di prova
Debbono essere ricompresi nel periodo utile ai fini del superamento della prova anche quei giorni in cui la prestazione non è stata effettuata perché non prevista dall’articolazione del normale svolgimento del lavoro, quelli,
cioè, in cui il lavoratore era legittimamente assente per festività, turni di riposo, fruizione di ferie, e eventi similari,
prevedibili, e previsti, al momento della determinazione della durata della prova. Questo non esclude, però, che il
periodo di prova debba essere soggetto ad interruzioni, per eventi, che, pur determinando la legittima astensione
del lavoratore dalla prestazione, non siano previsti, né prevedibili, al momento della fissazione della durata della
prova e non rientrano nella fisiologia del normale svolgimento del rapporto. Tra questi eventi rientra, in particolare,
l’assenza per malattia. Non va dimenticato, in proposito, che entrambe le parti hanno reciprocamente il diritto di
espletare la prova e l’obbligo di sottoporsi ad essa, e che l’interruzione dell’effettiva attività di lavoro per un periodo
non previsto, specie se di non breve durata, impedisce il pieno espletamento del periodo di prova. Quest’ultimo pertanto deve necessariamente essere prorogato per consentire l’effettiva attuazione dell’esperimento. Anche la malattia, specie se prolungata, rientra tra gli eventi che comportano il prolungamento del periodo di esperimento. In linea
di principio, quindi, per i giudici di P.zza Cavour, il prolungamento del periodo di prova ha effetto reciprocamente
sia a favore che a sfavore tanto del lavoratore che del datore di lavoro, in particolare, il prestatore avrà modo di
espletare fino a fondo l’esperimento e di dare prova così pienamente delle proprie capacità, mentre il datore avrà
tutto il tempo necessario per verificare queste capacità ed entrambe le parti avranno la possibilità di decidere se
proseguire il rapporto rendendolo a tempo indeterminato, o, invece, interromperlo. In concreto, il prolungamento potrà risultare favorevole, o meno, a ciascuna delle parti, ma questo avverrà secondo le circostanze di fatto.
(Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza n. 21698 del 10.10. 2006).
!
Il superamento del periodo di comporto non consente il licenziamento se la malattia del lavoratore
è dovuta a causa imputabile al datore di lavoro
La fattispecie del recesso del datore di lavoro, per l’ipotesi di assenze determinate da malattia del lavoratore, tanto
nel caso di una sola affezione continuata quanto in quello del succedersi di diversi episodi morbosi (c.d. eccessiva
morbilità), è soggetta alle regole dettate dall’art. 2110 cod. civ., che prevalgono, per la loro specialità, sia sulla
disciplina generale della risoluzione del contratto per sopravvenuta impossibilità parziale della prestazione lavorativa (art. 1256, comma 2 e 1464 cod. civ.), sia sulla disciplina limitativa dei licenziamenti individuali (leggi n.
604 del 1966 e n. 300 del 1970 e successive modifiche). Conseguentemente, da un lato il datore di lavoro non
può unilateralmente recedere o, comunque, far cessare il rapporto di lavoro prima del superamento del limite di
tollerabilità dell’assenza (c.d. periodo comporto) – predeterminato dalla legge, dalla disciplina collettiva o dagli
usi oppure, nel difetto di tali fonti, determinati dal giudice in via equitativa – e, dall’altro il superamento di quel
limite è condizione sufficiente di legittimità del recesso – nel senso che non è all’uopo necessaria la prova del giustificato motivo oggettivo (art. 3 della legge n. 604 del 1966), né della sopravvenuta impossibilità della prestazione
lavorativa (art. 1256, comma 2 e 1464 cod. civ.), né della correlata impossibilità di adibire il lavoratore a mansioni
diverse. La Suprema Corte, però, nella Sentenza i cui estremi sono riportati in calce, statuisce che le assenze del
lavoratore per malattia non giustificano, tuttavia, il recesso del datore di lavoro – in ipotesi di superamento del
periodo di comporto – ove l’infermità sia, comunque, imputabile a responsabilità dello stesso datore di lavoro – in
dipendenza della nocività delle mansioni o dell’ambiente di lavoro, che abbia omesso di prevenire o eliminare, in
violazione dell’obbligo di sicurezza (art. 2087 cod. civ.) o di specifiche norme, incombendo, peraltro, al lavoratore
l’onere di provare il collegamento causale fra la malattia, che ha determinato l’assenza (e, segnatamente, il superamento del periodo di comporto), ed il carattere morbigeno dell’ambiente di lavoro o delle mansioni espletate.
(Cassazione Civile, Sez. III, Sentenza n. 26079 del 30.11.2005)
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
51
51
FISCO
di Gaetano Tutino
La Finanziaria su Iva ed imposte sul reddito
L
a legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (Finanziaria 2007) pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale n. 299 del 27/12/2006, contiene diverse disposizioni
fiscali di rilievo nell’ambito di tutto il comparto agricolo. Chiaramente,
perchè le novità sono tante e sostanziali, è opportuno concentrarsi nello
sviluppo di un solo tema, affinchè si possa essere esaustivi, riservandoci il resto
delle novità nei prossimi numeri; l’argomento del seguente articolo riguarda l’opportunità delle cosiddette “società agricole” di poter determinare il proprio reddito
d’impresa secondo i criteri di determinazione del reddito agrario, ovvero passare
da una determinazione della tassazione secondo le norme degli artt. 55 e 81 del
Tuir, reddito d’impresa, ad una tassazione di natura catastale, art. 32 del Tuir,
reddito agrario.
La ratio della norma, che ha modificato i criteri di determinazione del reddito delle
società agricole, è quella di favorire ed agevolare lo sviluppo delle forme societarie
in agricoltura.
I beneficiari della suddetta norma sono le società di persone, come quelle in nome
collettivo o in accomandita semplice, e le società a responsabilità limitata e cooperative che rivestono la qualifica di “società agricola” secondo i dettami dell’art. 2
del D. Lgs n. 99/2004.
Il riferimento alla qualifica di società agricola presuppone la previsione nella
denominazione sociale di “società agricola” e l’esercizio “esclusivo” di attività
agricola, ovvero tutte o almeno una di quelle individuate dall’articolo 2135 del
cod. civ.(coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento di animali ed attività
connesse).
Pertanto, per poter procedere alla determinazione del reddito su base catastale
si rende necessario adeguare i patti sociali e gli statuti secondo le modalità di cui
sopra e comunicare l’opzione all’Agenzia delle Entrate.
Comunque, un apposito decreto del ministero dell’economia e delle finanze, di
concerto con il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, definirà le
modalità di attuazione per la corretta applicazione della tassazione fondiaria delle
società personali, a responsabilità limitata e società cooperative.
Per quanto riguarda le società di persone e quelle a responsabilità limitata, costituite da soci che hanno la qualifica di imprenditori agricoli (però la norma non parla di imprenditori agricoli professionali ma, solo genericamente, di imprenditori
agricoli), che esercitano in via esclusiva le attività di manipolazione e trasformazione dei prodotti agricoli possono determinare il reddito secondo un coefficiente
di redditività pari al 25% dei corrispettivi realizzati.
Inoltre, il reddito sarà determinato con utilizzo di quello agrario anche per la produzione e la conseguente cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche e di carburanti ottenuti, mediante produzioni di
vegetali, prevalentemente dal fondo, sempre se attuata da imprenditori agricoli,
come individuati dall’articolo 2135 del cod. civ..
!
52
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
CARTA
di Stefania Sepulcri
Luigino Scricciolo
Pierluigi Castagnetti
I cattolici democratici nella vita nazionale 20 anni in attesa di giustizia
2
I cattolici e la politica, i rapporti
fra Chiesa e Stato, il senso dell’impegno dei cattolici democratici nella storia. Questo volume
interroga i cattolici democratici su
problematiche attuali, partendo
dallo studio delle radici, delle motivazioni e delle idee di don Luigi
Sturzo, contenute nel “discorso di
Caltagirone” del 1904 e qui discusse da storici, intellettuali e politici. Il percorso politico
e ideale del sacerdote siciliano assurge a paradigma
interpretativo globale della sfida e della propositivà
di un’azione cristianamente ispirata all’interno del
mondo delle istituzioni e dello Stato. Linee di indirizzo e definizione di principi che, in Sturzo anticipano
inoltre delle scelte che verranno fatte alcuni decenni
dopo dalla Carta Costituzionale e, per altri aspetti, dal
Concilio Vaticano II, suggerendo soluzioni importanti
a questioni aperte (o riaperte) anche oggi. Da leggere
e meditare.
Rubbettino Ed.
€ 13,00
a
ed
Il libro racconta l’esperienza reale
izi
on
e
di una persona incensurata che si
trova coinvolta nelle maglie del
un sistema giudiziario. Dalla vita
civile alle manette, al carcere, all’isolamento, agli arresti domiciliari. Tutto all’improvviso. E poi il
lungo interminabile tempo che si
conclude vent’anni dopo col pieno proscioglimento in istruttoria,
la più lunga istruttoria italiana. Magra consolazione
per un uomo che ha vissuto un lunghissimo calvario.
Un calvario durante il quale ha perso tutto: la libertà,
il lavoro, la casa. Ma non la forza. Una forza che deriva
dal suo stretto legame con la terra, con l’agricoltura.
Luigi Scricciolo, infatti, ha origini contadine con l’infanzia passata in campagna. Sospeso dall’impiego, si
è rimboccato le maniche con dignità e dedicato all’attività di giardiniere. Perché Scricciolo è fatto così. Ha
una grande dignità. E, soprattutto, è un uomo buono,
come lo definisce Mario Capanna.
Memori Ed.
€ 14,00
Daniele Barbieri e Riccardo Mancini
Antonello Sacchetti
Domani. Di futuri ce n’è tanti
I ragazzi di Teheran
Otto sentieri di buona fantascienza per poter immaginare (e magari conquistare) futuri un po’
meno squallidi del presente. E se
domani... i computer diventassero
sempre più intelligenti, più sensibili, insomma più umani, come
ci comporteremo noi umani che
stiamo diventando sempre più
insensibili? E come saranno le città che abiteremo?
Più caotiche o deserte, tra le stelle o sotto gli oceani, o
addirittura sotto terra? Come cambierà il rapporto tra
i sessi (sempre che una qualche differenza sessuale vi
sarà ancora)? E come potrebbe cambiare il rapporto
con Dio e con la religione, magari se incontrassimo
su un altro pianeta un “Cristo marziano” molto molto
diverso da noi? Da gli oltre trecento racconti e romanzi citati nel libro, si spalanca una galassia di stimoli,
suggestioni, ipotesi e scenari su tutti i nostri futuri
possibili.
Il 70% della popolazione iraniana ha
meno di 30 anni e non ha partecipato
alla rivoluzione che ha dato origine alla
Repubblica islamica. È una generazione nata durante la terribile guerra con
l’Iraq, cresciuta in un contesto economico e sociale difficile e insofferente
nei confronti del regime teocratico,
dittatoriale ed oppressivo. Il ritratto
a colori di un Paese unico attraverso le voci di chi di
solito non può parlare ma, nel privato, guarda all’Occidente per la libertà ed i costumi. Chador e tagli punk,
feste clandestine e preghiere del venerdì, musica rock
e misticismo religioso, poesia sufi e blog su Internet,
disoccupazione e voglia di fuggire all’esteroPer capire
l’Iran bisogna guardare ai giovani, “sugli autobus, nelle
strade, nei negozi, nei posti di lavoro: tantissimi ventenni”. Purtroppo, secondo un sondaggio del 2003, il
75 % delle persone sotto i 35 anni sogna di trasferirsi
all’estero. E più è alto il livello di istruzione, più la speranza di lasciare il paese è forte.
Avverbi Edizione
Ed. Infinito
€ 12,00
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
€ 10,00
53
53
WEB
WEB
di Ran Garin
http://www.tfr.gov.it
Il sistema pensionistico italiano ha subito dagli anni novanta
un processo di riforma per contenere la spesa pensionistica
al fine di garantirne la sostenibilità. La riforma rappresenta
un’importante evoluzione nella storia della previdenza italiana: essa è infatti incentrata sullo sviluppo di un sistema
pensionistico basato su due “pilastri”, di cui il primo è rappresentato dalla previdenza obbligatoria (erogata da Inps,
Inpdap, Casse professionali ecc.) e assicura la pensione di
base; il secondo, è rappresentato dalla previdenza complementare per l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio al fine di assicurare più
!
elevati livelli di copertura previdenziale.
http://www.lavoce.info
Dall’iniziativa di docenti universitari, economisti, accademici, collaboratori di importanti giornali e riviste, membri attivi
di istituti di ricerca, è nato il sito Internet, “www.lavoce.info”.
Il sito, nato il 4 luglio 2002, raccoglie approfondimenti, commenti, informazioni, su una molteplicità di temi economici,
dai più rarefatti ai più terreni ed è diventato sicuramente luogo di transito internettistico di chi, per dovere professionale,
è interessato a questi argomenti. La voce.info è un sito di informazione economica diretto anche al lettore non specializzato, con l’obiettivo di pubblicare articoli quanto più possibile
semplici e chiari su temi che possono sembrare ostici, come la
riforma del mercato del lavoro e la politica fiscale. Il tutto in
assoluta indipendenza e senza etichettature di parte. Si tratta
di una iniziativa promossa da Tito Boeri, che si regge sul contributo volontario e non retribuito dei redattori.
!
http://www.snebi.it
Lo SNEBI (Sindacato Nazionale degli Enti di Bonifica, di Irrigazione e di Miglioramento Fondiario), che è apolitico, ha
per scopo di rappresentare gli enti associati onde curarne e
tutelarne gli interessi nel settore sindacale e della disciplina
contrattuale collettiva e regolamentare dei rapporti di lavoro
nonché nel settore della legislazione sociale. Tra le funzioni
dello Snebi vi è la stipula di contratti e accordi collettivi per
la disciplina dei rapporti di lavoro intercorrenti tra gli enti
associati e i loro dipendenti, lo studio dei problemi di carattere generale attinenti all’organizzazione dei servizi e degli
uffici dei Consorzi, l’effettuazione di ricerche e studi sui temi
di maggiore rilevanza ed attualità nel campo del diritto del
lavoro, del diritto sindacale e delle assicurazioni sociali. Inoltre il sindacato assicura uniformità di orientamenti in tema
di interpretazione ed applicazione dei contratti collettivi e dei
provvedimenti legislativi e regolamentari che riguardino i rapporti di lavoro intercorrenti tra i Consorzi e dipendenti. !
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PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
NEWS
di Maria Cartia
Piantiamo per il pianeta!
Un parco africano plurinazionale
Qualche mese fa la keniana Wangari Maathai,
Premio Nobel per la Pace nel 2004, ha lanciato
una campagna mondiale per piantare un miliardo di alberi entro la fine del 2007. Il Marocco ha
in programma di piantarne 27 milioni entro la
fine dell’anno, mentre la Libia fa sapere di averne già posato un milione e 200mila, tra olivi e
alberi d’alto fusto. Un altro milione e 800mila
piante verranno interrate nei prossimi mesi. !
I governi di Angola, Botswana, Namibia, Zambia e
Zimbabwe si sono impegnati a creare il più grande parco transfrontaliero al mondo. La cosiddetta
“area di conservazione Kavango-Zambesi”
coprirà 287.000 chilometri quadrati (l’equivalente di 3/4 della superficie totale dell’Italia) e
comprenderà il bacino fluviale dell’Okavango in
Namibia, dello Zambesi in Zimbabwe, territori
dell’Angola, la regione di Kafue in Zambia nonché
il parco del Chobe in Botswana.
!
Castagno millenario
Scoperto in provincia di Grosseto un castagno
millenario, evento quanto mai raro. Il suo segreto: sana alimentazione e movimento fisico! !
McDonald’s al biologico
Stanno convertendosi al biologico, equo e solidale. In Gran Bretagna, in 1.200 fast food, la
multinazionale del fritto e unto servirà caffè etico certificato Rainforest Alliance e il resto dei ristoranti d’Europa dovrebbe adeguarsi alle nuove
linee guida in tempi brevi. Un’operazione da 50
milioni di sterline, una parte dei quali dovrebbe arrivare nelle tasche di coltivatori poveri. !
Birra Castello
Sono passati nove mesi da quando la Castello di
Udine S.p.A. ha acquistato e riaperto la fabbrica di
Birra di Pedavena, con una produzione di 100.000
hl. e con l’utilizzo di quasi 30 dipendenti. La prospettiva è di aumentare notevolmente la produzione e riassorbire entro il 2007 tutti i dipendenti attualmente in Cassa Integrazione Straordinaria. !
Treno d’idrogeno
In Giappone è stato collaudato il prototipo di treno a idrogeno. Ha già percorso i primi 300 metri
nelle officine di Yokohama della East Japan Railway Company (Jr East) con trenta passeggeri a
bordo. La locomotrice è progettata su sistema Fuel
Cell ad idrogeno, può raggiungere i 100 km/h con
un’autonomia di circa cento chilometri: sufficienti
per la mobilità urbana. La locomotrice a idrogeno
è dotata di sistema a recupero dell’energia prodotta in frenata dal convoglio, in modo da riutilizzare
l’energia accumulata in fase di accelerazione. !
Nuova sede di Fedagri
Fedagri-Confcooperative cambierà presto sede
trasferendo i propri uffici da Palazzo Altemps alla
nuova sede di Via Torino.
!
PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
Acquedotto pugliese: Petrella si dimette
Le dimissioni sono arrivate dopo oltre un anno di
manifesto “dissenso istituzionale” sulla questione
della forma giuridica dell’Ente: una società per
azioni a capitale interamente pubblico come è ora
o ritrasformarlo in un ente pubblico come era in
origine.
Questione liquidata oggi come ideologica dal presidente della regione Puglia, Vendola, ma ritenuta essenziale da Riccardo Petrella, riconosciuto come il maggior esperto mondiale in materia
di acqua e convinto assertore della gratuità dei
servizi essenziali.
!
In Africa non vi è carenza d’acqua
L’acqua piovana sarebbe più che sufficiente
per soddisfare i bisogni di un terzo della popolazione attuale del continente africano, secondo uno studio del Programma dell’Onu per
lo sviluppo (Unep). L’acqua come bene comune ed essenziale, se carente produrrà contrasti e guerre locali, riassume la Conferenza
sui cambiamenti climatici di Nairobi. !
Il giro ciclistico del Burkina-Faso
Si è concluso, con la vittoria di un corridore belga, il
Tour du Faso, competizione ciclistica del Burkina,
definita la gara che rosola i corridori. Marco Pastonesi, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha
seguito l’evento raccontando il Paese dove questa
si svolge.
“Tanto per capirsi in un anno un burkinabè guadagna l’equivalente di 273 euro; gli analfabeti
sono il 74% , i denutriti il 23% (in Italia non ci sono
denutriti ma obesi), l’aspettativa di vita è 44 anni,
la mortalità infantile raggiunge l’11%, i medici
sono uno ogni 30 mila abitanti. Italia e Burkina
Faso sono alla pari solo per le biciclette”.
!
55
MEDICINA
di Fabio Forleo
Il nuovo ticket sul Pronto Soccorso
Il cattivo uso degli utenti
I
Gli abituali
frequentatori del
Pronto Soccorso
paghino il ticket
François-Marius Granet
Campagna romana,
1820-1830
l Governo ha introdotto, di recente, un nuovo ticket: quello sull’accesso al Pronto Soccorso a carico dei cosiddetti “codici bianchi”. Attorno a questa scelta il dibattito è stato
serrato ed ha diviso l’opinione pubblica oltrechè il Parlamento.
Come tutti sappiamo, alcuni Ospedali sono ingolfati e male organizzati, altri funzionano
egregiamente e altri ancora rappresentano l’eccellenza.
Tutti, però, annaspano e ricevono critiche nei propri reparti di Pronto Soccorso.
I motivi sono ovvi: l’accesso, specie nelle grandi città, è imponente, il personale è spesso carente,
chiunque pretende di essere più “urgente” dei vicini in attesa e i tempi per alcuni accertamenti
sono decisamente lunghi.
Il problema non è di facile soluzione e anche questa “novità” non sarà la bacchetta magica che
tutti aspettano. Tuttavia, forse, ci aiuterà a capire cosa è (o dovrebbe essere) un Pronto Soccorso.
Molti anni fa si introdussero i codici di accettazione (bianco, verde, giallo e rosso) proprio per
razionalizzare, standardizzare ed accelerare le procedure di valutazione da parte del reparto di
emergenza. Il sistema è di facile comprensione, intuitivo anche per il paziente che riceve una
prima classificazione di urgenza e necessità.
Questo importantissimo compito (Triage) è affidato ad infermieri professionali, appositamente
addestrati, che in pochi minuti devono valutare la necessità di visita urgente, procrastinabile o
di emergenza immediata.
Il compito è estremamente delicato perché viene svolto in condizioni di affollamento, di stress,
sotto pressioni anche violente e può fare la differenza tra un reparto efficiente ed uno mal funzionante, tra un problema che si risolve felicemente ed un altro che si complica irrimediabilmente.
Anche la “tipologia” di coloro che accedono in Pronto Soccorso potrebbe essere grossolanamente riassunta. Alcuni, colti da ansia e panico per piccoli, banali, problemi, risolvibili con una
semplice chiacchierata con il proprio medico, si precipitano in ospedale e pretendono tempi
rapidi ed efficienti, ma in “buona fede” e solo perché angosciati.
Altri, invece sono i più deleteri (e colpevoli) frequentatori abituali, i “furbetti” che, pur consci
della non reale urgenza del proprio problema, incivilmente intasano i reparti di emergenza proprio per non pagare i ticket ed ottenere, prima, ciò che il Servizio Sanitario Nazionale garantirebbe con tempi più lunghi. A costoro, oltre il pagamento della piccola tassa, andrebbe imposta
anche una lezione di educazione civica e un po’ di servizio civile a favore degli ammalati veri!
Se queste due categorie venissero scoraggiate dal recarsi regolarmente in Pronto Soccorso, i
restanti accessi, compresi i non urgenti “codici verdi” avrebbero una gestione più rapida ed
efficiente.
Chiunque ha diritto, in caso di reale necessità, ad essere accolto da personale sanitario non esasperato da assillanti, inutili ed invadenti frequentatori abituali.
Il discorso è sempre il medesimo: un servizio va utilizzato per quello per il quale è stato, gratuitamente, istituito. Altrimenti è giusto e corretto che si debba contribuire economicamente.
!
Senza tanti strilli e strepiti.
“Unire senza confondere e distinguere senza dividere”
(Anonimo)
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PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007
EDITORE
IN COPERTINA
FONDAZIONE ENPAIA
Direzione, redazione e amministrazione:
Viale Beethoven, 48- 00144 Roma
Tel 065458210 - Fax 065458233
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Presidente
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Gabriele Mori
Direttore Responsabile
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Comitato di Direzione
Roberto Caponi, Fabrizio De Pascale,
Fiorito Leo, Claudia Merlino, Roberto Orlandi,
Piero Pecciarini, Gino Rotella, Carlo Sacchetto,
Fabrizio Stelluto, Ruggero Tagliavini,
Silvia Vannucci, Giancarmine Vicinanza
Redazione
Giovanna Mellano ([email protected])
In copertina: Félix-Hippolyte Lanoue, Pineta di Gombo vicino a Pisa, 1861 (particolare)
Hanno collaborato
Gabriele Mori, Pietro Massini, Augusto Bocchini,
Mattia Repetto, Daniele Camilli, Francesco Mori,
Patrizia Consiglio, Carlo Sacchetto, Massimiliano
Di Noia, Luigino Scricciolo, Monica De Vito,
Giovanna Mellano, Concetto Iannello, Maria
Miligi, Antonio Positino, Massimo Sortino,
Micaela Taroni (Austria), Dimitri Deliolanes
(Grecia), Giancarlo Riviezzi, Daniela Lambertini,
Giuseppe De Marco, Stefania Sepulcri, Maria
Cartia, Giovanni Martirano, Marco Togna, Ran
Garin, Fabio Cavicchioli, Francesca Tascone,
Gaetano Tutino, Fabio Forleo, Giancluca Cicinelli,
Stefano Micheli, Milica Ostojic (Serbia); Mario
Osorio Beristain (Messico), Severo De Pignolis,
Centro Studi Enpaia.
PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE,
STAMPA E SPEDIZIONE:
Tipografia Litografia Spoletina
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Autorizzazione Tribunale di Roma
n. 2169 - 26 maggio 1951
Abbonamento annuo € 7,75
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Intestato a:
FONDAZIONE ENPAIA
Viale Beethoven, 48 - 00144 Roma
Associato all’USPI Unione Stampa
Periodica Italiana
Tiratura: 60.000 copie
Chiuso in tipografia: 15 febbraio 2007
Brescia, al Museo di Santa Giulia, è in corso la mostra "Turner e gli impressionisti - La
grande storia del paesaggio moderno in Europa" aperta fino al 9 aprile 2007.
Circa 270 opere suddivise in 5 sezioni, la mostra, come afferma il curatore Marco Goldin,
"vuole raccogliere entro un'unica architettura, di memoria e visione, la parola paesaggio. E
l'altra, ancora più grande, natura. E in queste due parole l'immensità del conoscere e del vedere, la costanza dell'azione luminosa sulle cose e nel processo da cui emergono gli elementi
naturali.
Natura, che è quanto viene prima di tutto, sta nella mente stessa dell'universo, nel cuore del
mondo. Ciò che esiste assieme all'universo, ne è parte intima e a esso connaturata. Paesaggio,
che è quanto viene a seguito dell'essere natura della natura, nelle forme che sono affiorate dal
confronto con la storia, con l'opera dell'uomo, con le modificazioni cui egli stesso ha condotto la natura".
Di ambito specialmente francese, dalla seconda alla quinta e ultima sezione, la mostra si apre
con circa 50 opere di Constable e Turner, i due grandissimi pittori inglesi della prima metà
del XIX secolo.
La seconda sezione illustra l'evoluzione del genere del paesaggio da fondale scenografico di
storie della mitologia e delle Sacre scritture, a genere in cui la natura, pur non assumendo mai
quella rilevanza che, negli stessi anni, le era propria con l'opera di Constable e Turner, viene
consapevolmente studiata dal vero da pittori come Granet, Constantin, Valenciennes e Corot.
Artisti tutti che, soprattutto nei loro soggiorni italiani, sembrano decisamente capovolgere il
gusto della ricostruzione storica in favore di uno sguardo più limpido sulla natura.
La terza sezione segna il primo paesaggio impressionista, la novità introdotta nei primissimi
anni trenta. La natura non è più quella di un'Italia pittoresca e idealizzata, ma quella della
Francia, dipinta a Barbizon da Pissarro, Monet e Sisley. In queste opere, vive ancora il senso
di una monumentalità della natura, però adesso sparsa di luci vere, di colori che sono l'espressione di colui che dipinge dopo aver visto.
La quarta sezione con oltre 150 opere, è il cuore vero di tutta la mostra. Dai primi anni settanta fino agli albori del nuovo secolo, matura e giunge a compimento il linguaggio impressionista più universalmente noto, da cui si evolvono singole figure di artisti che apportano ulteriori e più fecondi elementi di novità: Manet, Gauguin, Monet, van Gogh e Cézanne.
L'impressionismo nasce con la prima esposizione, presso lo studio fotografico di Nadar nell'aprile del 1874.
La quinta sezione, dedicata al tema del giardino con la quasi completa dissoluzione del paesaggio, come nelle ninfee dipinte da Monet tra il 1907 e il 1908 a Giverny.
(Giovanna Mellano)
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