previdenza agricola
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previdenza agricola
gennaio - febbraio 2007 - mensile - Poste Italiane SPA - sped. in abb. post. - Dl. 353/203 (convertito in Legge 27/02 2004 , n° 46) art. 1 - comma1/DCB - Roma PREVIDENZA AGRICOLA mensile ENPAIA n° 1-2 anno 2007 La disciplina del Tfr Agrifondo-Enpaia La Finanziaria agricola 2007 1 Augusto Bocchini 3 Gabriele Mori 17 Patrizia Consiglio 45 SOMMARIO Enpaia L'Enpaia garante dei diritti Decreto Interministeriale del 30 gennaio 2007 Il Tfr resta all'Enpaia: una tutela certa Previdenza Finalmente AGRIFONDO Enpaia supporta AGRIFONDO Previdenza complementare AGRIFONDO: era ora! Coldiretti: Sergio Marini nuovo presidente Tfr: scegliere oggi per domani Previdenza complementare statunitense e italiana Formazione Finalmente FOR.AGRI La formazione continua in agricoltura De Castro: bene "registro d'impresa" Augusto Bocchini 1 1 2 Pietro Massini Daniele Camilli Francesco Mori 3 6 7 8 9 13 Patrizia Consiglio Dimitri Deliolanes da “Italia Oggi” 17 18 19 Filiere 2007, un anno da mille ed una sfida Maria Miligi La cooperazione strumento ideale per il futuro dell'agricoltura Il futuro del tabacco europeo Carlo Sacchetto Olio d'oliva: l'Europa corre, l'Italia cammina Giuseppe De Marco Produzione olearia: qualità ed impatto ambientale Giancarlo Riviezzi Il gusto della tradizione Concetto Iannello In arrivo il Vinjak vecchio di 40 anni Milica Ostojic 20 22 23 25 26 27 27 Europa La Commissione europea presenta la proposta di riforma dell'Ocm ortofrutta Le relazioni sindacali nell'agricoltura austriaca L'allevamento italiano dei suini in lieve ripresa Romania e Bulgaria entrano nell'Ue Fabrizio De Pascale Monica De Vito Massimiliano Di Noia Ludmil Fotev 28 29 30 31 Micaela Taroni Mario Osorio Beristain Gianluca Cicinelli Stefano Micheli Giovanni Martirano 33 34 35 36 37 Antonio Positino 38 43 Luigino Scricciolo 45 Severo De Pignolis 46 Mondo Bonino: il negoziato Wto è fallito I timori dei contadini messicani India: le campagne si spopolano Il Lazio agricolo comunica La politica agraria nord-americana Gabriele Mori Mattia Repetto Finanziaria L'agricoltura nella Finanziaria 2007 La ristrutturazione dei crediti agricoli Inps Sicurezza Infortuni sul lavoro, si cambia Zucchero Non sprechiamo lo zucchero RUBRICHE In copertina: Félix-Hippolyte Lanoue, Pineta di Gombo vicino a Pisa, 1861 47 P.A. risponde a cura della redazione 52 Fisco di Gaetano Tutino 48 Previdenza di Daniela Lambertini 53 Carta di Stefania Sepulcri 49 Contratti di Marco Togna 54 Web di Ran Garin 50 Diritto UE di Fabio Cavicchioli 55 News di Maria Cartia 51 Giurisprudenza di Antonio Positino 56 Medicina di Fabio Forleo INSERTO Circolare Enpaia n. 1 del 29 gennaio 2007 ENPAIA di Augusto Bocchini L’Enpaia garante dei diritti L ’Enpaia è lo storico ente agricolo previdenziale, che fu il primo in Italia a gestire il Tfr. Questa particolarità coniugata negli anni ad una efficiente gestione dei contributi versati dalle aziende e ad una efficace azione a sostegno dei diritti previsti per i lavoratori ha creato le condizioni oggettive per il mantenimento delle tradizionali funzioni della Fondazione. L’impegno del management tutto, del direttore generale, degli organi dell’Ente e, naturalmente, la professionalità degli impiegati ha realizzato le condizioni di “mantenimento e salvaguardia” del sistema Enpaia (Tfr, Fondo di previdenza Enpaia, assicurazione infortuni e malattie professionali, convenzione per l’accantonamento del trattamento di quiescenza dei dipendenti dei consorzi di bonifica). Questo è un successo ascrivibile a tutte le componenti sociali che governano l’Ente nonché alla volontà espressa in modo preciso, in molte sedi da parte della platea degli utenti. La nuova legislazione sul Tfr maJean-Baptiste-Camille Corot turando riguarda la generalità dei lavoratori con esclusione di quelli Nantes, la cattedrale iscritti all’Enpaia sia in forma obbligatoria (impiegati, quadri e dirivista attraverso gli alberi, 1865 genti agricoli, allevatori, ecc.) sia in forma facoltativa (i dipendenti dai consorzi di bonifica). In conclusione, agli iscritti alla Fondazione, viene conservato il sistema di tutele “Enpaia” e ad esso, se gli interessati lo decideranno con l’adesione ai fondi negoziali di previdenza complementare, potranno “affiancare” una ulteriore tutela previdenziale. Nella mia qualità di presidente dell’Enpaia, rivolgo a tutti gli iscritti, in questo inizio d’anno pieno di cambiamenti, un ringraziamento con l’impegno degli amministratori e della struttura di rendere ancor più efficace ed ! efficiente questo nostro piccolo ma ben organizzato Ente. Decreto Interministeriale del 30 gennaio 2007 “Il Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero delle Finanze (omissis) decreta Art. 1- Finanziamento del “Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fini rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile”. 1. Il Fondo istituito dall’articolo 1, comma 755, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, di seguito definito Fondo, è finanziato da un contributo pari alla quota di cui all’articolo 2120 del codice civile maturata da ciascun lavoratore del settore privato a decorrere dal 1° gennaio 2007, e non destinata alle forme pensionistiche complementari di cui al decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252. di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze. (omissis) 8. L’obbligo contributivo di cui al comma 1 non ricorre con riferimento ai lavoratori con rapporto di lavoro di durata inferiore a 3 mesi, ai lavoratori a domicilio, agli impiegati quadri e dirigenti del settore agricolo nonché ai lavoratori per i quali i Ccnl prevedono la corresponsione periodica delle quote maturate di Tfr ovvero l’accantonamento delle stesse presso soggetti terzi”. Pertanto, l’Enpaia continuerà anche per il futuro a gestire per conto dei propri iscritti, il Fondo del Tfr, il Fondo di Previdenza Integrativa ed il Fondo Infortuni e Malattie professionali. Le aziende, quindi, continueranno, come sempre, ad inviare le denunce mensili delle retribuzioni e versare i relativi contributi. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 1 ENPAIA di Pietro Massini Il Tfr resta all’Enpaia: una tutela certa I Il legislatore conferma il ruolo dell’Enpaia L’Enpaia a difesa dei diritti dei propri iscritti 2 l trattamento di fine rapporto di lavoro resta all’Enpaia. Il fatto è di grande rilevanza per gli impiegati, i quadri, i dirigenti ed i tecnici dell’agricoltura e rappresenta una sicurezza per la platea degli iscritti alla Fondazione. Le aziende sono tenute quindi, in base alle norme vigenti, a continuare a versare all’Enpaia la contribuzione relativa nei termini e con le modalità riaffermate recentemente con circolare. Abbiamo trascorso un periodo di forti incertezze, ormai superate. Le osservazioni che di seguito vengono fatte non si applicano agli impiegati e ai dirigenti agricoli il cui Tfr continua, appunto, ad essere gestito dall’Enpaia. Il legislatore ha, con la Finanziaria, accelerato l’entrata in vigore del decreto legislativo 252/05 con l’obiettivo di anticipare il conferimento del Tfr alla previdenza complementare anche con lo strumento del silenzio assenso. Il lavoratore ha sei mesi di tempo (dal 1° gennaio al 30 giugno 2007) per decidere tacitamente od esplicitamente come utilizzare il proprio trattamento di fine rapporto (Tfr). Il legislatore ha inoltre previsto che, salvo esplicita volontà dei lavoratori, il Tfr maturando dal 1° gennaio 2007 al 30 giugno 2007, non destinato dagli stessi alla previdenza complementare e nei casi di mancanza di disposizioni negoziali che prevedono forme di previdenza negoziale, sarà versato al “fondo speciale” gestito dall’Inps per conto dello Stato (per coloro che lavorano in aziende che occupano almeno 50 dipendenti e per tutti i contratti che hanno decorrenza 1.1.2007) o al fondo residuale Inps (per coloro che operano in aziende che occupano sino a 49 dipendenti). Abbiamo trascorso un periodo di forti preoccupazioni e di incertezza: gli iscritti all’Enpaia hanno manifestato, direttamente all’Ente, la loro contrarietà al trasferimento del loro Tfr. Molte sono state le occasioni in cui gli iscritti all’Enpaia hanno manifestato, alle parti sociali e sindacali, la volontà di lasciare all’Enpaia le funzioni dallo stesso svolte ritenendole efficaci, efficienti e pienamente funzionali alla difesa dei loro interessi previdenziali. La presidenza dell’Ente, unitamente alla direzione e al consiglio di amministrazione dello stesso, ha operato per riaffermare la validità e l’attualità del “Sistema Enpaia” e di ciò che esso ha rappresentato e continua ad essere per l’esclusivo interesse dei lavoratori iscritti. Trattamento di fine rapporto di lavoro, trattamento di previdenza (morte-invalidità-conto individuale), assicurazioni infortuni e malattie professionali, sono dei “titoli” che hanno rappresentato e continuano ad essere strumenti concreti di avanzate tutele per gli iscritti all’ente. Il Tfr resta all’Enpaia. A questa conclusione si è giunti grazie allo sforzo profuso dall’Ente e dalle parti sociali che ad esso fanno riferimento. Ritengo che ciò sia un positivo risultato di tutela certa per gli iscritti all’Enpaia e, senza ignorare la necessità che molti lavoratori hanno di affermare tutele previdenziali integrative, la conferma che il “Sistema Enpaia” aveva da tempo anticipa! to garanzie e diritti previdenziali che restano di efficace attualità. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 PREVIDENZA di Gabriele Mori Finalmente AGRIFONDO Perché aderire al Fondo agricolo A grifondo è il Fondo pensione complementare dei lavoratori agricoli che applicano il Contratto Nazionale del 6 luglio 2006 per gli operai agricoli e florovivaisti e per quanti sono compresi nel Ccnl del 27/05/2004 per i quadri e impiegati dell’agricoltura. Lo Statuto del Fondo dichiara inoltre che destinatari dello stesso sono i lavoratori dipendenti dei cosiddetti “settori affini” che specificatamente sono i dipendenti delle organizzazioni degli allevatori , consorzi ed enti zootecnici, nonché i dirigenti dell’Agricoltura destinatari del Ccnl relativo. Enpaia ha elaborato le prospettive applicative di questo Fondo sui dati offerti dal proprio database. Punto di partenza è la fotografia dell’attuale complessiva situazione occupazionale del comparto agricolo con riferimento alle aziende ed ai dipendenti: • Operai a tempo indeterminato (Oti 119.021) • Operai a tempo determinato (Oti 1.052.205) di cui con più di 100 giorni e meno di 50 anni sono 3.666.721 che si ritiene siano interessati a Forme pensionistiche complementari. Dal totale della situazione sopra indicata possiamo estrapolare i soggetti destinatari dell’Agrifondo come all’inizio indicato e così abbiamo: • Operai a tempo indeterminato 65.000 • Operai a tempo determinato con più di 100 giorni di lavoro e meno di 50 anni 2.001.697 Da stime ritenute prudenziali si ritiene che aderiscano con il silenzio-assenso alla data del 30/06/2007: 1) il 33% degli Oti pari a 21.450 unità; 2) il 5% degli Otd pari a 10.085; La somma del Tfr così indirizzata alla Fondazione sarebbe per il secondo semestre del 2007 pari a 12.747.340 cui potrebbero aggiungersi i contributi contrattuali raggiungendo la somma complessiva di 13.867.854 per un totale di 31.535 iscritti. Occorre a questo punto specificare al nostro lettore che non è stato preso in esame il Tfr per gli impiegati e dirigenti agricoli perché iscritti all’Enpaia e quindi per espressa disposizione del Decreto Ministeriale che è riportato nel box (pag. 1) sono tenuti a versare tale quota differita di stipendio all’Enpaia stessa, che continuerà a riscuotere con l’aliquota del 6% e accantonare in favore del lavoratore il 6,91% per la rivalutazione annua prevista dalla Legge con il tasso dell’1,50% + il 75% dell’inflazione. Questi impiegati potranno, se lo riterranno opportuno, iscriversi all’Agrifondo per la quota di contributo contrattuale pari al 1% a carico del lavoratore e l’1% a carico dell’azienda con un incremento dello 0,25% per i dirigenti. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Frédéric Bazille Le mura di Aigues-Mortes dal lato sud, 1867 I lavoratori interessati Impiegati e dirigenti iscritti Enpaia 3 PREVIDENZA Cosa devono fare i lavoratori destinatari del Fondo La Legge 252 del 2004 che regola le modalità di adesione al Fondo Pensione Integrativo e quindi per questo ci riguarda, a Agrifondo, prevede o l’iscrizione espressa oppure l’attivazione del principio del silenzio assenso. Questo principio presuppone che il lavoratore autorizzi il trasferimento del proprio Tfr al Fondo anche con il suo silenzio e cioè non esprimendo in modo formale la sua adesione al Fondo. Qualora poi, lo stesso lavoratore intenda trasferire al Fondo anche la contribuzione contrattuale come sopra indicata, deve riempire un apposito modulo. Il primo di luglio il lavoratore che porrà in essere uno dei comportamenti indicati, è un iscritto al Fondo e comincia ad alimentare per tutta la vita lavorativa regolata dal contratto di lavoro la sua posizione contributiva che tecnicamente si definisce a capitalizzazione individuale. Per le motivazioni che ho prima ricordato si ritiene che più di 30 mila lavoratori dell’agricoltura saranno alla data del 1/07/2007 aderenti ad Agrifondo. Nasce così il secondo pilastro della previdenza, essendo il primo quello pubblico garantito dall’Inps. Perché occorre aderire a Agrifondo In questi anni abbiamo costantemente aggiornato i nostri lettori sulle motivazioni dell’istituzione della Previdenza Complementare, organizzando anche incontri regionali e presenze in importanti manifestazioni nazionali. Mi sembra, tuttavia, opportuno riassumere le ragioni che debbono indurre il lavoratore agricolo ad aderire al proprio Fondo di Comparto. L’interesse primario nasce dalla considerazione che le attuali regole che determinano la liquidazione della pensione con la Legge Dini del 1995 hanno profondamente modificato le aspettative del lavoratore. Prima di quella data la pensione veniva calcolata col sistema retributivo, ossia si teneva in considerazione la media dello stipendio degli ultimi 10 anni e per ogni anno di lavoro si aveva diritto al 2% di pensione. Lavorando 40 anni si poteva raggiungere una pensione approssimativamente pari all’80% dell’ultima retribuzione. Ora non è più così. I lavoratori con primo contratto a decorrere dal 01/01/1996 maturano una pensione calcolata con il sistema contributivo è cioè in base all’effettivo versamento dei contributi all’Inps. La regola vale anche per coloro che a quella data non avevano 18 anni di versamento. Il sistema contributivo comporta generalmente che il reddito da pensione difficilmente supera il 60% dell’ultimo reddito da lavoro. Nasce, quindi, l’esigenza di incrementare le entrate economiche del pensionato. Ecco, allora, che entra in funzione la protezione del Fondo che riconsegna al lavoratore quanto ha accantonato nel tempo più la rivalutazione del suo capitale fatta in relazione alla bontà degli investimenti sul mercato attuati dagli amministratori del Fondo che sono eletti da tutti gli iscritti. Constant Troyon, Ritorno dal lavoro I benefici fiscali e la forma organizzativa del Fondo 4 Per le somme versate ai Fondi e per le prestazioni da questi erogate vi sono benefici fiscali come viene bene ricordato nell’articolo successivo. Nello stesso articolo si evidenzia anche la possibilità di conservare la facoltà, in presenza di circostanze particolari, di ritirare parte o tutto l’accantonamento. Il conseguimento delle finalità del Fondo richiede una forma organizzativa dello stesso che impegni meno risorse finanziarie possibili che ovviamente vengono dePREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 PREVIDENZA tratte dalla somma dei versamenti effettuati. Agrifondo in questa fase si avvale dell’esperienza, della capacità professionale e della struttura dell’Enpaia per conseguire l’autorizzazione da parte della Covip che è l’autorità garante dei Fondi. Nel comparto agricolo la struttura dell’Enpaia è sinonimo di efficienza e di certezza. È sufficiente ricordare le tantissime testimonianze di attaccamento alla Fondazione espresse dagli iscritti, in questo periodo contrassegnato dall’incertezza sulla gestione del Tfr, per darne la controprova. Enpaia ovviamente è disponibile anche per il futuro ad operare in sinergia con Fondagri per garantire a tutti i lavoratori la più efficiente, efficace e puntuale modalità di prestazione. Agrifondo è un Fondo negoziale chiuso e cioè costituito dalle parti sociali che hanno sottoscritto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per gli operai agricoli e florovivaisti e per i quadri e dirigenti dell’agricoltura e si applica anche ai lavoratori con contratti “affini”. Specificatamente le parti sociali sono: • per i lavoratori: la Flai-Cgil, la Fai-Cisl, la Uila-Uil e la Confederdia; • per i datori di lavoro: la Confederazione Generale dell’Agricoltura Italiana, la Confederazione Nazionale Coldiretti, la Confederazione Italiana Agricoltori. Le parti contraenti hanno nominato il Consiglio di amministrazione che dovrà essere eletto dagli iscritti nei primi mesi del 2008. Per essere operativo e così poter avere aderenti e ricevere i versamenti per poi porre in essere le strutture per le prestazioni, occorre l’autorizzazione della Covip. Il tempo per la presentazione di tutta la documentazione richiesta e per porre in essere in contemporanea la costruzione della struttura operativa che dovrà entrare in vigore dal 1/06/2007 per essere attiva dal 01/01/2007 è veramente poco. Riteniamo, tuttavia incomprensibile, che un comparto produttivo come quello agricolo sia privo dello strumento fondamentale che la Legge pone a garanzia dei lavoratori che è appunto la costituzione del Fondo negoziale. Certamente gli organi del Fondo debbono operare concretamente e speditamente per presentare alla Covip tutta la documentazione necessaria all’autorizzazione, ma anche la Autorità di controllo deve assumere la consapevolezza che probabilmente occorre porre in essere una attenzione particolare per raggiungere l’obiettivo. I lavoratori debbono avere la consapevolezza che solo un Fondo di Previdenza Complementare e cioè un Agrifondo forte e dinamico può garantire un reddito di pensione dignitoso. Agrifondo deve porre in essere le scelte organizzative più efficaci per essere operativo dal 01/07/2007 e saper garantire ai lavoratori agricoli una struttura operativa con forti capacità professionali e non appesantita da presenze che potrebbero gravare eccessivamente sul capitale del fondo stesso e quindi, in ultimo, sui lavoratori. La Covip, pur nel rispetto scrupoloso della funzione di controllo che le è propria, deve operare affinché i diritti dei lavoratori siano garantiti. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Alfred Sisley Neve a Louveciennes, 1874 Chi ha costituito Agrifondo Cosa deve fare Agrifondo Charles Bavoux Varco tra le rocce sul fiume Doubs, 1864 5 PREVIDENZA Enpaia supporta Agrifondo Una collaborazione feconda A grifondo ed Enpaia hanno definito una Convenzione che stabilisce le forme di collaborazione fino al momento in cui Agrifondo avrà piena operatività. Infatti, il presidente di Agrifondo ha formulato “alla Fondazione un’offerta per lo svolgimento del servizio di gestione amministrativocontabile e di supporto agli Organi del Fondo in tutte le attività propedeutiche al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività da parte della Covip”. Il Consiglio di Amministrazione dell’Enpaia, sempre attento alla prospettiva del Fondo pensionistico del comparto agricolo, approva la proposta e delibera che l’Ente svolga le funzioni di supporto direzionale dell’attività di Agrifondo, garantendo ogni attività amministrativo-contabile. Il coinvolgimento di Enpaia si esplica con la diretta partecipazione del direttore generale alle riunioni del Cda del Fondo. A seguito di queste importanti premesse, Agrifondo ed Enpaia firmano una Convenzione d’impegno reciproco. La Fondazione Enpaia (Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e gli Impiegati in Agricoltura) si impegna a compiere tutte le azione utili di supporto direzionale al fine di porre in essere gli adempimenti necessari compresa l’assistenza agli Organi necessari ad ottenere da parte della Covip il riconoscimento giuridico di cui all’art. 4 comma 1 lettera b) e comma 3 del D.Lgs. 252/05 ed alla deliberazione Covip del 22 maggio 2001; e più precisamente: a) attività propedeutiche al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività da parte della Covip: • verifica di conformità del testo di statuto vigente; • la predisposizione del regolamento per l’elezione dell’assemblea dei delegati; • la predisposizione della relazione sul programma iniziale di attività (target destinatari, tempi di elezioni degli Organi collegiali, pianificazione attività di selezione partner, numero di aderenti previsto nel primo triennio di attività, modalità di finanziamento delle spese di avvio, indicazioni sul processo di sviluppo dell’assetto organizzativo); • la redazione degli schemi di bilancio previsionale relativi ai primi tre esercizi di attività; • la predisposizione della nota informativa (delibere del 28/06/2006 e del 31/10/2006) e del modulo di adesione; • la stesura del verbale di verifica del possesso dei requisiti di onorabilità e professionalità in capo ai componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Sindaci; • predisposizione della documentazione per la presentazione dell’istanza alla Covip e assistenza per la gestione dei rapporti con l’Autorità di vigilanza finalizzata al rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività e all’iscrizione all’albo dei Fondi pensione. b) Servizi di tipo direzionale finalizzati a supportare il Consiglio di Amministrazione nella fase preliminare. c) Campagna promozionale per una maggiore conoscenza del Fondo. ! 6 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 PREVIDENZA di Mattia Repetto Previdenza complementare AGRIFONDO: era ora! Soddisfazione delle organizzazioni sindacali e professionali I l primo impegno per la costituzione di un fondo di previdenza complementare per i lavoratori agricoli risale al Ccnl sottoscritto il 19 luglio 1995. Il Ccnl successivo, sottoscritto il 10 luglio 1998, ne definiva la contribuzione e la data di decorrenza (1° giugno 1999). “Ci sono voluti altri sette anni affinché il Fondo diventasse realtà. Ora, Covip permettendo, si può finalmente partire. Agrifondo, costituito il 14 dicembre scorso come fondo unico operaiimpiegati agricoli, può diventare uno dei fondi più importanti nel panorama nazionale della previdenza complementare per la particolare platea a cui si rivolge: circa 600.000 lavoratori, in gran parte a tempo determinato, e circa 200.000 imprese, in gran parte di piccole dimensioni. Queste due cifre evidenziano anche la sfida da superare. Sarà decisivo l’impegno delle parti sociali”, dichiara Stefano Mantegazza, leader della Uila-Uil. “Ora la responsabilità che noi abbiamo è di fare presto e bene, poiché l’impegno deve essere quello, nei tempi imposti dalla normativa di Governo, di avere uno strumento operativo ed utilizzabile per il settore agricolo”, rincara Stefano Faiotto della Fai-Cisl. “Un secondo impegno che dobbiamo tenere presente attiene alle economicità che devono accompagnare il Fondo, in particolare dobbiamo avere la consapevolezza che la platea del tempo indeterminato e degli impiegati non è amplissima, dobbiamo quindi adoperarci per ampliare il più possibile il numero dei lavoratori interessati al Fondo e dall’altro immaginare una struttura snella ed efficiente del Fondo, semmai utilizzando tutte le sinergie possibili, a cominciare da quelle con l’Enpaia, con l’intento di offrire celermente, ai soggetti agricoli, uno strumento pronto ed efficiente per la realtà agricola italiana”, afferma il leader della Fai-Cisl, Albino Gorini. “Assicurare ai lavoratori la possibilità di accedere ad una pensione integrativa in grado di supportare quella pubblica è oggi questione fondamentale. Che tale opportunità fosse garantita anche a lavoratori con accentuate caratteristiche di stagionalità era un obiettivo da raggiungere nel settore dell’agricoltura privata”: questa la preoccupazione di Gino Rotella, responsabile dipartimento mercato del lavoro Flai-Cgil nazionale Il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni manifesta il proprio apprezzamento per la fattiva collaborazione instauratasi con Coldiretti, Cia, Flai-Cgil, Fai-Cisl, Uila-Uil e Confederdia per la costituzione del Fondo per la previdenza complementare che “rappresenta un importante, positivo sviluppo delle relazioni sindacali. Sono certo che tale collaborazione si svilupperà ulteriormente in una comune azione di sostegno a queste iniziative”. Come la previdenza complementare rappresenta un investimento per il futuro del paese, il “fondo negoziale è da ritenersi per il sistema agricolo un importante momento di accettazione condivisa di responsabilità sociale che la Coldiretti, le imprese associate e le PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Gustave Caillebotte Parco a Yerres, 1877 I sindacati verso la sfida del Fondo agricolo Joseph Mallord William Turner Castello di Laugharne, Carmarthenshire, costa del Galles del sud, 1831 7 PREVIDENZA L’impegno convinto delle organizzazioni professionali parti sociali assumono nella consapevolezza del proprio ruolo. Il ruolo assunto dalle organizzazioni di rappresentanza delle imprese in questo percorso è infatti particolarmente delicato sia per la novità che la materia assume nei progetti di vita delle persone, sia per i tempi ristretti di attivazione che l’anticipazione delle norme legali impone, e sia per la responsabilità di cui la Coldiretti si è fatta carico con l’accettazione della Presidenza del Fondo”, questo il commento della dirigenza massima della Coldiretti. Ed infine ma non ultima la Cia, con il suo presidente Giuseppe Politi, afferma che “la creazione del Fondo agricolo è un traguardo importante. Ora si tratta di informare i lavoratori affinché aderiscano ad Agrifondo così come è avvenuto per le altre categorie di lavoratori industriali”. “Agrifondo è un successivo passo che dovrà fornire agli operai nuove tutele ed ai quadri ed impiegati agricoli migliori opportunità di tutela previdenziale, fondamentali nella vita di ogni lavoratore. Bisogna però essere consapevoli che la piena attuazione di questo ulteriore traguardo prevede un percorso, che deve vedere l’impegno fattivo di tutte le componenti istitutive”, precisa Luciano Bozzato, presidente di Confederdia. Tutti gli attori del mondo agricolo riconoscono che mettere in primo piano gli interessi, le aspirazioni attuali ed i progetti di vita delle donne e degli uomini rappresenta un grande impegno verso i lavoratori di oggi e soprattutto i pensionati di domani. Come pure sarà decisiva la scelta di chi dovrà garantire il cosiddetto “service”. Per chi non ha una profonda conoscenza della realtà del mondo agricolo non sarebbe un’impresa facile. Per questo è da salutare positivamente la decisione del Consiglio di Amministrazione di affidare provvisoriamente il ! servizio all’Enpaia. Coldiretti: Sergio Marini nuovo presidente Sergio Marini è il nuovo presidente della Coldiretti. Succede a Paolo Bedoni ed è il quinto presidente della storia della maggiore organizzazione agricola italiana ed europea (oltre 500 mila imprese associate). L’elezione è avvenuta il 9 febbraio a Roma nel corso dell’Assemblea generale a cui hanno partecipato oltre trecento delegati di tutte le regioni italiane. Marini ha vinto con il 99% dei consensi. Quarantadue anni, laureato in agraria col massimo dei voti, Marini conduce un’impresa florovivaistica in serra, con piante ornamentali e seminativi in Umbria. Il suo primo incarico in Coldiretti risale al 1984, quando ricopriva la funzione di delegato provinciale del movimento giovanile di Terni. Presidente di Coldiretti Umbria dal 1997, è vicepresidente nazionale dal 2001, è consigliere di amministrazione dell’Enpaia, è stato presidente di Agrifondo sino al 12 febbraio scorso. “Valorizzare l’agricoltura come risorsa economica, sociale e ambientale per garantire alle imprese agricole opportunità di sviluppo e reddito in un quadro di piena integrazione dell’agricoltura con gli interessi economici e sociali del paese”. È stata questa la prima dichiarazione di obiettivi del neopresidente. Il quale, al momento dell’elezione, ha sottolineato che si tratta di “un impegno determinante per la competitività del made in Italy, che trova nell’agroalimentare un punto di forza e per la sicurezza alimentare e ambientale dei cittadini consumatori anche di fronte alle recenti emergenze climatiche e sanitarie”. ! 8 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 PREVIDENZA di Daniele Camilli Tfr: scegliere oggi per domani Al via le nuove regole D al 1° gennaio e fino al 1° luglio del 2007, i lavoratori del settore privato sono infatti chiamati a scegliere dove conferire il loro Tfr maturando. Il tutto in base al decreto legislativo 252/2005 e all’intesa, recepita dall’ultima Legge Finanziaria, raggiunta lo scorso 23 ottobre tra Governo, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Secondo quanto stabilito dallo stesso decreto legislativo restano invece esclusi dall’applicazione delle nuove norme tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Presupposto necessario, la cosiddetta Riforma Dini del 1995 che, al fine di sostenere la finanza pubblica e l’equilibrio del sistema previdenziale, ha introdotto nuove modalità di calcolo delle pensioni, diversificandole a seconda dell’anzianità contributiva dei lavoratori alla data del 31 dicembre 1995. In sintesi, il governo Dini ha introdotto 3 differenti sistemi per calcolare le pensioni: retributivo, contributivo e misto. Potevano ancora beneficiare del primo tutti quei lavoratori che l’ultimo giorno del ’95 avevano un’anzianità contributiva di almeno 18 anni. Chi invece è entrato nel mondo del lavoro a partire dal 1 gennaio 1996, vedrà la sua pensione calcolata sulla base dei contributi versati durante l’intero arco della vita lavorativa (sistema contributivo). Stessa sorte (sistema misto) per tutti coloro che nel dicembre 1995 non avevano ancora perfezionato i 18 anni di contributi. Tuttavia il sistema contributivo si applicava solo alle quote riferite alle anzianità successive a tale data. Per gli PRESTAZIONI E ASPETTI FISCALI DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE • • • • Deducibilità dei contributi fino a un massimo di 5.164,57 euro Tassazione dei rendimenti dell’11%. Prestazioni Rendita/Capitale fino al 50% del capitale maturato. Riscatto totale o parziale per cessazione di attività, mobilità, cassa integrazione. • Tassazione dei riscatti e delle prestazioni per un ammontare complessivo al netto della parte corrispondente ai redditi già assoggettati ad imposta e soggetta ad una ritenuta a titolo d’imposta del 15%, diminuita dello 0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo di adesione al fondo, fino ad una riduzione massima dell’aliquota del 6%. Inoltre, laddove previsto dai fondi pensione e in caso di cessazione del rapporto di lavoro, si può riscattare l’intera posizione maturata presso la forma pensionistica, anche al di fuori delle condizioni indicate sopra, ma con l’applicazione di una ritenuta d’imposta pari al 23%. • Anticipazioni per ristrutturazione o acquisto prima casa, spese sanitarie, altre spese. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 9 PREVIDENZA anni maturati in precedenza restava infatti in vigore il vecchio sistema retributivo. Detto questo, è stato fin da subito chiaro che il nuovo sistema contributivo avrebbe determinato una notevole contraAnticipato al 1 gennaio 2007 l’avvio del silenzio-assenso zione dell’importo delle future e la nuova disciplina della previdenza complementare pensioni; una contrazione che secondo quanto stabilito dal D. Lgs. 252/2005 molto probabilmente sarà pari a un tasso di sostituzione (rapLa riforma della previdenza complementare si applica a porto tra la pensione e l’ultitutti i lavoratori del settore privato ma retribuzione) inferiore alla metà della retribuzione lorda. Il TFR dei lavoratori, alle dipendenze di datori di lavoro Ciò significa che, per mantecon almeno 50 addetti, che non affluisce alla previdenza nere trattamenti pensionistici complementare sarà integralmente destinato al Fondo per adeguati e dignitosi, i futuri l’erogazione del trattamento di fine rapporto dei lavorapensionati dovranno necessatori del settore privato. Il Governo si è comunque imperiamente avvalersi del supporgnato a riesaminare questa disposizione nel 2008 to della previdenza complementare. I lavoratori conservano tutti i diritti previsti da leggi e E qui entra in gioco la riforma accordi collettivi in tema di rivalutazione, liquidazione e del Tfr. Scegliere dove destianticipazione del TFR narlo vuol dire pertanto aderire a un sistema di previdenza Il Governo si è impegnato a rivedere il trattamento complementare che assicurerà fiscale dei fondi pensione durante il 2007 con l’obiettivo al lavoratore del settore pridi renderlo simile a quello degli altri paesi europei e più vato una pensione capace di conveniente per i lavoratori sostenerlo quando smetterà di lavorare. Un futuro deciso in base a una scelta da effettuarsi nel presente. E le scelte da conoscere sono 3. Dal 1° gennaio al 1° luglio 2007 il lavoratore dipendente può decidere di: 1) mantenere il Tfr in azienda in tutto (se si tratta di lavoratori non iscritti ai fondi pensione) o in parte (per i lavoratori già iscritti che versano solo una quota del Tfr ai fondi). In quest’ultimo caso, se il datore di lavoro ha alle proprie dipendenze almeno 50 addetti, conferisce il Trattamento di Fine Rapporto maturando al Fondo per l’erogazione del Tfr gestito dall’Inps presso la tesoreria di Stato. Questo vale per i lavoratori con prima occupazione (cioè con prima iscrizione alla previdenza obbligatoria) precedente al 29 aprile 1993 e successiva a questa data non ancora iscritti alla previdenza complementare. I lavoratori con prima occupazione successiva al 28/04/93 già iscritti a un fondo pensione e che versano attualmente l’intero Tfr maturando non devono invece effettuare alcuna scelta; I PUNTI DEL MEMORANDUM D’INTESA GOVERNO, CONFINDUSTRIA, CGIL, CISL, UIL 23 OTTOBRE 2006 10 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 PREVIDENZA COME FUNZIONA LA RIFORMA DEL TFR 2) manifestare una scelta esplicita destinando il Tfr ad una forma pensionistica complementare, sia collettiva (Fondo chiuso) che individuale (Piano individuale pensionistico e Fondo aperto con adesione individuale), e un suo eventuale contributo, attivando anche la contribuzione del datore di lavoro prevista dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (Ccnl). Tuttavia il contributo del datore di lavoro non è dovuto nel caso in cui si scelga una forma pensionistica diversa da quella prevista dai Ccnl; 3) manifestare una scelta tacita (il cosiddetto silenzio-assenso). Se al 1 luglio 2007 o dopo 6 mesi dall’assunzione, qualora essa sia successiva a tale data, il lavoratore non effettua alcuna scelta, il Tfr viene conferito al Fondo chiuso o a un’altra forma pensionistica complementare eventualmente prevista da un accordo collettivo aziendale. In tal caso non si ha però diritto al contributo del datore di lavoro. Se invece non c’è nessun fondo pensione negoziale e nessun accordo collettivo aziendale, il datore di lavoro provvede a trasferire il Tfr a un fondo pensione residuale istituito presso l’Inps, cioè un fondo a capitalizzazione da non confondere con quello presso la tesoreria di Stato. Dunque, da gennaio a giugno 2007 si potrà decidere in maniera esplicita di aderire alla previdenza complementare di natura collettiva o individuale, mentre il contributo del datore di lavoro previsto dalla contrattazione collettiva è dovuto solo per gli iscritti alle forme pensioPREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 11 PREVIDENZA nistiche promosse dalla stessa contrattazione collettiva. Se non si prende alcuna decisione scatta di conseguenza il silenzio-assenso e tutto il Tfr maturando verrà trasmesso, dopo il 1 luglio 2007, al fondo pensione previsto dai contratti e dagli accordi collettivi nazionali o territoriali a meno che non vi sia un diverso accordo collettivo aziendale. Qualora invece non esista o non sia già operativa una forma pensionistica complementare prevista dalla contrattazione collettiva, il Tfr passa a un Fondo pensione complementare che verrà costituito presso l’Inps. Questo Fondo è analogo a tutti gli altri Fondi Pensione: è sul mercato; ha linee diverse di investimento; ha un Comitato di Gestione. È infine importante sottolineare che, per quanto riguarda la funzione dell’Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per gli Impiegati dell’Agricoltura (Enpaia), la riforma sulla destinazione del Tfr non ha innovato nulla. Questo significa che l’Enpaia continuerà anche per il futuro a gestire per i propri iscritti il fondo del Tfr, così come il Fondo di Previdenza Integrativa e il Fondo Infortuni e Malattie Professionali. Quali sono invece le prestazioni e gli aspetti fiscali della previdenza complementare? a) deducibilità fiscale dei contributi a proprio carico fino a un massimo di 5.164,57 euro; b) tassazione dei rendimenti pari all’11%, inferiore a quella attualmente applicata ad esempio a obbligazioni, Bot, Cct, Bpt; c) prestazioni rendita/capitale. Ciò significa che al raggiungimento dell’età pensionabile e con un periodo minimo di partecipazione alla previdenza complementare è possibile decidere di ottenere fino al 50% del capitale maturato e il rimanente in rendita oppure ottenere l’intero capitale maturato in rendita; d) riscatto totale o parziale. Si può riscattare il 50% della posizione maturata nel caso di mobilità, cassa integrazione (guadagni, ordinaria o straordinaria) e cessazione dell’attività lavorativa per un periodo compreso tra i 12 e i 48 mesi. Il riscatto può essere totale in caso di invalidità permanente; e) tassazione dei riscatti e delle prestazioni. Riscatti e prestazioni, sia in forma di capitale che rendita, sono imponibili per il loro un ammontare complessivo al netto della parte corrispondente ai redditi già assoggettati a imposta e soggetta a una ritenuta a titolo d’imposta del 15%, diminuita dello 0,30% per ogni anno eccedente il quindicesimo di adesione al fondo, fino a una riduzione massima dell’aliquota del 6%. Inoltre, laddove previsto dai fondi pensione e in caso di cessazione del rapporto di lavoro, si può riscattare l’intera posizione maturata presso la forma pensionistica, anche al di fuori delle condizioni indicate sopra, ma con l’applicazione di una ritenuta d’imposta pari al 23%. Resta infine invariata la possibilità del lavoratore di richiedere anticipazioni fino a un importo del 75% della propria posizione maturata. E i casi in cui si può fare sono tre: 1) ristrutturazione o acquisto della prima casa, ma solo dopo 8 anni di adesione al fondo, con una ritenuta d’imposta del 23%; 2) spese sanitarie per situazioni molto gravi, che colpiscono il lavoratore, il suo coniuge e i propri figli, con una ritenuta d’imposta del 15%; 3) altre spese. Anche in questo caso dopo 8 anni di adesione e fino a un massimo del 30% della posizione maturata con una ritenuta d’imposta del 23%. ! 12 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 PREVIDENZA di Francesco Mori Previdenza complementare statunitense e italiana Confronti su strutture e gradi di pericolosità I I presente articolo si propone di analizzare gli effetti dei crack delle grandi imprese sul sistema previdenziale complementare negli Stati Uniti d’America e rapportarli ai più noti fallimenti aziendali in Italia, A tal fine l’artico prende spunto da un interessante lavoro della professoressa Marialuisa Ceprini, docente di Istituzioni ed economia della previdenza sociale europea e nordamericana presso la Luic (Line Papers n. 177, Serie Impresa e Istituzioni, 24, suppl. a settembre 2005) e dalla Audizione del presidente della Covip Lucio Francario del 29 gennaio 2004 davanti alle Commissioni VI “Finanze”, X “Attività produttive, commercio e turismo” della Camera dei Deputati e 6a “Finanze e tesoro” e 10a “Industria, commercio e turismo” del Senato della Repubblica. L’analisi è incentrata sulle clamorose crisi industriali della Enron e della Worldcom e sui fallimenti Parmalat e Cirio. Negli Stati Uniti il sistema previdenziale pubblico esiste dal 1935. Venne introdotto dal Presidente Franklin Delano Roosvelt a seguito della Grande Depressione che colpì gli Usa nel 1929 e venne inserito nel quadro delle riforme noto come New Deal. L’originaria previsione è stata modificata negli anni successivi riducendone i benefici previdenziali. La previdenza pubblica statunitense può attualmente essere ben definita minimalista tanto che, alfine di costruire un reddito che consenta un onorevole tenore di vita al pensionato, è necessario per il lavoratore statunitense che questi debba necessariamente ricorrere ad un sistema previdenziale privato. Ecco la ragione per cui i fondi pensione negli Usa si sono sviluppati e sono una importante fetta dell’economia di quel paese. Si pensi che alla fine del 2001 l’attivo dei fondi pensione negli Stati Uniti era pari all’80% del Prodotto Interno Lordo quando in Italia era pari appena al 3% (Fonte: Banca d’Italia). Lo schema pensionistico del secondo pilastro statunitense (previdenza a livello di comparto o aziendale) deve ricalcare uno dei due seguenti schemi: 1 ) schema a prestazione definita (DB); 2) schema a contribuzione definita (DC), Nello schema DB i benefici pensionistici sono basati sulla storia salariale del lavoratore, infatti detti benefici sono fissati (nel contratto di lavoro) da una formula specifica e il rischio a carico del lavoratore è rinvenibile nel quanto e nel quando il datore di lavoro finanzierà i benefici. Nello schema DC, contrariamente, i benefici trovano le proprie fondamenta nei contributi che il lavoratore e il datore di lavoro (quando contrattualmente previsto) versano in un fondo comune aziendale. In questo modo i contributi sono fissati per ambo le parti e il rischio, come è facilmente comprensibile, sta nel quanto il lavoratore prenderà come pensione dal momento che la capitalizzazione del fondo dipende dall’abilità del gestore nel far fruttare le (ingenti) somme a disposizione investendole nei mercati mobiliari e immobiliari. Negli ultimi venti anni si è osservato uno spostamento dallo schema DB (meno rischioso per il lavoratore) a quello DC (più rischioso). Ciò ha comportato uno slittamento del rischio dal datore di lavoro al lavoratore stesso. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Georges Michel Il mulino a Argenteuil, 1830 La Previdenza complementare negli Stati Uniti d’America In Usa, il secondo pilastro è una necessità 13 PREVIDENZA Camille Pissarro La strada da Versailles a Louveciennes, 1870 I rischi per i lavoratori Usa: i casi Enron e Worldcom Joseph Mallord William Turner La mattina dopo il naufragio, 1835-1845 14 Tra i piani a schema DC i preferiti dai lavoratori americani sono i famosi (e famigerati) 401(K). Questi hanno le seguenti attrattive: • sono a partecipazione volontaria; • presentano una contribuzione esente da imposte; • diritto di accesso al proprio risparmio; • portabilità dei benefici pensionistici in caso di cambio di datore di lavoro; • concreti benefici pensionistici. Gli investimenti di questi Fondi possono essere totalmente indirizzati nel capitale della società da cui si dipende. L’improvviso e repentino crollo della Enron e di Worldcom ha reso drammaticamente evidente quanto sia facile per il lavoratore perdere i propri risparmi investiti nei piani 401(K) qualora il fondo aziendale investa nelle azioni della società di riferimento e la società sia guidata da un board of directors disinvolto e scarsamente attento all’attenta applicazione della legge (come è chiaramente emerso dalle indagini giudiziarie e dalle condanno a carico degli amministratori stessi), La Enron nel 2000 era posizionata al settimo posto della classifica Fortune 500 (le prime 500 società americane per business globale nel settore industriale) ed era operativa in 30 paesi. Nel 2001 l’intero Consiglio di Amministrazione venne accusato di frode finanziaria e corruzione nonché spionaggio industriale e dichiarata fallita e assoggettata alla procedura prevista dalla legge fallimentare statunitense (Charter 11 “corporate bankrupuptcy”). Il crollo della società ha portato al licenziamento in tronco di oltre 4000 dipendenti che hanno visto svanire in un batter di ciglia anche gli investimenti nel fondo aziendale 401(K). Infatti, mentre venne impedito ai dipendenti iscritti al fondo e agli investitori ordinari di cedere le proprie quote del fondo con una manovra conosciuta con il nome di lockdown, i consiglieri di amministrazione cedevano le proprie quote quando il loro prezzo di scambio nel mercato azionario oscillava sui 98 dollari (si ritiene che ciascuno abbia guadagnato almeno 30 milioni di dollari). Si evidenzia che dopo il lockdown il titolo Enron crollò sino a 0,28 centesimi per azione bruciando un immenso capitale (decine di miliardi di dollari). Appare evidente che la perdita delle pensioni ai dipendenti sia dovuta al fatto che il fondo pensionistico Enron avesse investito completamente le proprie disponibilità nelle azioni Enron stesse in modo da tenere alto il corso (valore) dei titoli. Evidentemente, se il fondo pensione avesse diversificato i propri investimenti i lavoratori di Enron avrebbero ugualmente perso il proprio impiego, ma non avrebbero visto sparire i propri investimenti nel fondo 401(K). La Worldcom alla fine del 2000 era una importante multinazionale attiva nel settore delle telecomunicazioni, era il secondo operatore statunitense in termini di dimensioni nel campo dei “long distance provider” impiegando ben 50.000 dipendenti in tutto il mondo. Nel 2001, l’intero consiglio di amministrazione venne indagato per incapacità, corruzione e falso in bilancio per aver gonfiato di 11 miliardi di dollari i profitti aziendali e per aver mentito sui debiti societari ammontanti a circa 35 miliardi di dollari. Anche la Worldcom ha bruciato i fondi pensione per il proprio personale dipendente e PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 PREVIDENZA rappresenta un secondo fallimento per i piani a contribuzione definita conosciuti come 401 (K). Fin dalla loro nascita, i fondi pensione italiani rientrano esclusivamente nello schema DC (a contribuzione definita). Si possono distinguere tre diversi profili di investimento dei fondi italiani: • aggressivo: ad alto profilo di rischio aventi una componente azionaria che varia tra il 45% e l’85% degli investimenti totali; • moderato: a medio profilo di rischio aventi una componente azionaria che varia tra il 10% e il 50% degli investimenti totali; • conservativo: a basso profilo di rischio aventi una componente azionaria che varia tra lo 0% e il 30% degli investimenti totali. Ciascuna linea di investimento è ancorata ad un parametro di riferimento (benchmark) per valutare il rendimento dell’investimento. Tra gli indici utilizzati come benchmark i più comuni sono: lo S&P500, Msci Ac World, Dow, Ssb Wbgi e il Nasdaq. Nonostante l’offerta articolata, i fondi pensione italiani non sono decollati fino all’emanazione del decreto legislativo 252/2005 modificato dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (finanziaria 2007) che ne ha anticipato l’entrata in vigore dal primo gennaio 2008 al primo gennaio 2007. Le cause ostative del suddetto decollo possono essere riassunte in: 1. elevata contribuzione al primo pilastro previdenziale (previdenza pubblica), pari al 40,4% del reddito lordo annuo, quando la contribuzione media europea è pari al 18%; 2. disincentivante peso fiscale; 3. scarsa fiducia nella redditività della gestione dei Fondi; 4. e certamente hanno influito anche i crak di importanti aziende italiane (Parmalat e Cirio) alimentando il timore di perdere la propria posizione contributiva come avveniva in contemporanea per quella di analoghe situazioni statunitensi. Pertanto, come detto all’inizio della presente trattazione, il valore delle attività dei fondi pensione nostrani è pari solamente al 3% del pil. Tuttavia, a differenza dei fondi americani, i fondi italiani sono del tipo negoziale (non sono a livello aziendale). Infatti essi fanno riferimento al comparto produttivo di appartenenza (ad esempio il fondo Alifond fondo di categoria degli addetti all’industria alimentare e, adesso, Agrifondo per i lavoratori che applicano il contratto degli operai dell’agricoltura); non possono, quindi, incorrere nel disastro che ha travolto i lavoratori Enron aderenti al piano aziendale 401(K). I Fondi negoziali Italiani, infatti, non investono nel capitale dell’azienda in cui si opera. Al citato fondo Alifond hanno aderito numerosi dipendenti Cirio e Parmalat. Il portafoglio Alifond (alla data dei dissesti delle due società) comprendeva ben 350 diversi titoli azionari oltre a titoli di Stati appartenenti all’Unione Europea. Escludendo i bond di stati europei, solo tre titoli in portafoglio superavano lo 0,5% sul totale del portafoglio e solo in un caso supera l’1%. Le obbligazioni bancarie e i corporate bonds arrivavano al 2%. I titoli emessi dai due gruppi in crisi non erano PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 La previdenza complementare in Italia: il secondo pilastro Costant Troyon Nella foresta di Fontainebleau, 1848 I Fondi italiani sono pari al 3% del Pil 15 PREVIDENZA presenti negli assett Alifond. Pertanto, i dipendenti Parmalat e Cirio non hanno subito pregiudizi nelle proprie posizioni previdenziali dal dissesto dei due gruppi. Si segnala, tuttavia che dei 4.000 dipendenti italiani in forza alla Parmalat alla data del dissesto, solamente 1.000 erano iscritti al fondo Alifond. II principio di prudenza previsto dall’Ocse e perseguito dalla Covip appare fatto proprio dai gestori dei fondi pensione negoziali. Infatti a fine 2003, il portafoglio titoli medio dei fondi negoziali chiusi italiani risultava composto per il 67,2% da titoli di Stato di paesi appartenenti alI’Ocse. Il valore totale dei corporate bonds e obbligazioni bancarie era pari al 4,6%, il totale dei titoli rappresentanti il capitale (azioni) risultava non superiore al 20%. Il resto del portafoglio era composto da depositi, quote Oicr e, in misura residuale e limitata, da strumenti derivati. Crisi aziendali americane confrontate con le crisi italiane Claude Monet La foresta di Fontainebleau, 1865 16 Tutte le 4 differenti crisi sono dovute a frode, mancanza di etica manageriale, aggiotaggio e conflitto di interessi. Tuttavia i diversi board hanno utilizzato differenti metodologie per “sviare” il capitale: a) Enron ha utilizzato il lockdown per impedire agli aderenti al fondo e agli investitori ordinali di liberarsi delle azioni; b) Parmalat, Cirio e Worldcom hanno sfruttato la credibilità delle istituzioni con cui avevano rapporti (società di revisione, agenzie di rating, analisti) e del sistema creditizio. In tutti e quattro i casi è emersa una gravissima responsabilità dei revisori dei conti per essere stati compiacenti nel coprire le malefatte dei board (tutti ci ricordiamo le fatture falsificate mediante maldestri metodi di fotocopiatura), delle agenzie di rating per aver falsificato le valutazioni sulle società a seguito di gratifiche. A differenza delle due società italiane, Enron e Worldcom hanno piani di produzione e distribuzione e sostanziose linee di credito non utilizzate. Infatti le due company, in mano ad un nuovo management sicuramente “etico” stanno riemergendo dal fallimento ed hanno ottenuto piani di indebitamento a lungo termine per risarcire le perdite dei risparmiatori e risanare la gestione finanziaria delle società. Parmalat con la gestione commissariale prima e con la nuova dirigenza poi, ha elaborato piani industriali e azioni di mercato che hanno saputo galvanizzare la indiscussa capacità professionale dell’azienda e cogliere importanti successi commerciali. Questa forte ripresa di Parmalat è convalidata dall’ esaltante risultato di Borsa dove il valore delle azioni è più che triplicato. Cirio, al contrario, ancora non recupera quello spazio di mercato che ne ha contraddistinto l’attività nel recente passato. Il parallelo proposto da questo approfondimento porta a concludere che: 1) la Previdenza Complementare è diffusa nel mondo occidentale; 2) gli investimenti dei Fondi debbono essere oculati ed incentivati fiscalmente; 3) in Italia occorre un impegno particolare per attivare le adesioni dei lavoratori; 4) vi è una diffusa se pur silenziosa richiesta di meccanismi di garanzia del capitale accumulato dai lavoratori e della conseguente rivalutazione che non può essere ! offerta dal mercato. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FORMAZIONE di Patrizia Consiglio* Finalmente FOR.AGRI Il Fondo per la formazione continua è realtà I l 14 dicembre 2006 è un giorno importante per il mondo agricolo del nostro paese: le Parti sociali hanno infatti dato vita a For.agri, Fondo paritetico nazionale interprofessionale per la formazione continua in agricoltura, costituito ai sensi del comma 1 e seguenti dell’art. 118, Legge 23 dicembre 2000, n. 388 e successive modifiche e integrazioni. Si colma così una lacuna che privava i dipendenti a cui si applicano i contratti operai agricoli e florovivaisti nonchè impiegati e quadri agricoli di un essenziale strumento di formazione, senza, tra l’altro, considerare il fatto che For.agri potrà e dovrà diventare un punto chiave di riferimento per tutte le attività direttamente e indirettamente collegate all’agricoltura. In verità, Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, Confederdia, in rappresentanza dei lavoratori dipendenti, e Confagricoltura, Coldiretti e Cia, in rappresentanza dei datori di lavoro, avevano da tempo convenuto sulla necessità di dotarsi degli strumenti previsti dalla legge utili ad intervenire nel settore della formazione continua, consapevoli della necessità di compiere un salto culturale dalla vecchia concezione della formazione professionale, prevalentemente rivolta all’addestramento alla formazione continua, del percorso di crescita delle complessive competenze di ciascun lavoratore e dell’insieme degli addetti delle imprese singole e associate, enti e associazioni che aderiranno al Fondo. L’esperienza finora compiuta ci consegna un buon livello di elaborazione e di collaborazione tra le Parti: da tempo opera con successo Agriform, l’organismo bilaterale per l’analisi dei fabbisogni formativi; nel precedente Ccnl si è prefigurata un’articolata architettura del sistema formativo agricolo. A For.agri spetta ora il compito di assumere un ruolo centrale nelle politiche e nei programmi formativi di settore. Per farlo occorrerà innanzitutto rendere operativo il Fondo anche per gli operai, per i quali, attualmente, a differenza degli impiegati e quadri, non viene versato il contributo dello 0,30% che costituisce la garanzia oltre che la principale risorsa di finanziamento dei programmi formativi. Occorrerà inoltre recuperare le risorse di start-up disponibili a livello nazionale, così come è stato fatto per gli altri fondi intercategoriali, e quindi definire programmi di azione di interesse generale e promuovere la formazione continua nelle imprese garantendo con opportuni accorgimenti e interventi anche a scala territoriale lo svolgimento delle attività di formazione. Infine, è importante ricordare il valore di For.agri sul versante della ricomposizione del lavoro dipendente in agricoltura, ancora contrattualmente distinto per le figure operaie e per quelle impiegatizie. Anche in questo caso For.agri rappresenta un elemento di modernizzazione su cui è giusto puntare. ! For.agri è il perno della formazione agricola Jean-Achille Bénouville Ulisse e Nausicaa, 1845 *Vicepresidente di For.agri PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 17 FORMAZIONE di Dimitri Deliolanes La formazione continua in agricoltura Progettare, sperimentare, crescere ed innovare con FOR.AGRI L John Constable East Bergholt Camon dalla casa di Constable, 1800 La formazione è essenziale per far fronte ai cambiamenti 18 e Organizzazioni professionali e sindacali agricole hanno istituito, il 14 dicembre 2006, il Fondo interprofessionale per la formazione continua. Con la costituzione del Fondo per la formazione continua in agricoltura (For.agri) si completa il mosaico disegnato dal contratto collettivo nazionale per la formazione professionale e continua dei lavoratori agricoli: Agriform, come ente bilaterale preposto alla ricerca - progettazione - sperimentazione, le Scuole Agricole Provinciali come strumento di promozione sul territorio, For.agri come ente paritetico nazionale di valutazione e finanziamento dei progetti provenienti dalle aziende e dal territorio. “For.agri è importante per almeno tre motivi: il primo attiene al riconoscimento del lavoro e della sua professionalità come fattore che qualifica il prodotto e la qualità di impresa, il secondo si riferisce ad un percorso di ricomposizione del lavoro dipendente nel settore agricolo, dove ancora esistono due contratti distinti per gli operai e per gli impiegati, il terzo riguarda l’evoluzione delle relazioni sindacali anche in relazione al fatto che in agricoltura le parti datoriali sono ben tre, assai differenti tra loro per origine, storia, base di rappresentanza”, afferma Francesco Chiriaco, segretario generale della Flai-Cgil. Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura “conta su un concreto supporto del Ministro del Lavoro, affinché il Fondo possa quanto prima e quanto più efficacemente svolgere il suo ruolo. L’evoluzione che il settore agricolo sta registrando, le nuove politiche comunitarie, che probabilmente ridisegnano persino il paesaggio rurale domandano agli attori sociali agricoli di adattarsi ai cambiamenti” For.agri rappresenta il secondo pilastro di un sistema formativo già da tempo contrattualmente previsto e, seppure con eccessivo ritardo, “la sua costituzione è stata una scelta strategica, non più procrastinabile, in una economia basata sulla conoscenza, quindi supportata, in tutti i settori economici, da una politica di potenziamento delle competenze e delle conoscenze tecnico-culturali, attraverso la valorizzazione del capitale umano per tutto l’arco della vita lavorativa, di cui fa parte a pieno titolo anche la formazione continua del dipendente. Quest’ultima non è solo patrimonio individuale ma è necessaria anche all’impresa agricola impegnata in una concorrenza in un mercato sempre più ampio, sfida che può essere affrontata con sempre maggiori competenze e professionalità”, aggiunge il presidente di Confederdia, Luciano Bozzato. “Il nostro settore ormai era rimasto uno degli ultimi a dotarsi di un PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FORMAZIONE fondo bilaterale per la formazione continua, certamente il ritardo si può imputare, in parte alla normativa, la quale anche oggi prevede che il versamento dello 0,30% della formazione continua si effettui solamente per gli impiegati e tecnici dell’agricoltura; lasciando di fatto fuori la gran parte del lavoro agricolo e cioè gli operai. Un fondo per la formazione continua, si può considerare uno strumento prezioso per accompagnare il mondo del lavoro in questa evoluzione; la riforma della politica agricola comune, l’apertura di nuovi mercati e la globalizzazione, le nuove frontiere del produrre agricolo a scopo non solo alimentare, sono tutte sfide che non devono vedere il mondo del lavoro da solo”, precisa il segretario nazionale della Fai-Cisl, Stefano Faiotto. “Il mosaico delle strutture di sostegno al mondo agricolo si completa con la formazione continua accanto al lancio del Fondo di previdenza complementare. La contrattazione collettiva provinciale, che si avvierà nel secondo semestre 2007, dovrà essere l’occasione per rendere diffuse ed operanti in tutto il territorio nazionale le Scuole Agricole. La frammentazione del sistema delle imprese, difatti, rende necessaria una vasta iniziativa di informazione dei soggetti interessati e di promozione di progetti, anche territoriali, che solo strumenti bilaterali ancorati al territorio possono realizzare. È dalle aziende e dal territorio che devono scaturire i progetti”. Questo il commento di Stefano Mantegazza, segretario generale della Uila-Uil. Il Fondo di Formazione Continua ha l’onere di essere uno strumento snello ed operativo. “Non un gigante debole, ma invece uno strumento agile in grado di offrire un vero servizio formativo al territorio; in tal senso può risultare utile una intelligente sinergia con l’Enpaia, la quale permetta economie operative e favorisca un servizio totalmente indirizzato alla proposta formativa”, secondo Giuseppe Politi, presidente della Cia. “Così facendo saremo in grado di dire che il tempo trascorso non sarà stato tempo perso, ma utile a costruire un vero fondo, utile ed interessante per i lavoratori e le imprese della produzione agricola”. ! Edgar Degas Paesaggio, 1892 I sindacati considerano la formazione un punto fondamentale De Castro: bene “registro d’impresa” S i è detto soddisfatto il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro, in merito alla decisione del collega Cesare Damiano di accogliere la richiesta delle parti sociali del settore agricolo sulle modalità della comunicazione delle assunzioni dei lavoratori. La nuova comunicazione sarà unica e inviata solo all’Insp, organismo che gestisce la posizione assicurativa e contributiva di lavoratori e aziende e provvede a definire e pubblicare gli elenchi anagrafici degli addetti del settore. “È un altro passo avanti nella semplificazione amministrativa”, ha detto De Castro, “considerando che la comunicazione sarà effettuata con modalità telematiche, tramite il registro d’impresa. La decisione del ministro del lavoro, da me appoggiata”, ha concluso De Castro, “è, tra l’altro, il primo frutto di una rinnovata stagione di concertazione con le parti sociali”. La richiesta della comunicazione tramite registro d’impresa, infatti, era contenuta nel parere comune che le organizzazioni professionali e i sindacati dell’agricoltura hanno presentato il 23 gennaio scorso ai due ministri. (Da “Italia oggi” 09/02/07). ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 19 FILIERE di Maria Miligi 2007, un anno da mille e una sfida Trasformare le difficoltà in crescita A Paul Flandrin Ricordo della Provenza, 1874 circa ltro anno per il settore agro-alimentare, contrassegnato da non poche ombre ma anche da molte novità e da una rinnovata “voglia di fare e fare bene”. È il momento di operare e sviluppare iniziative propulsive in grado di dare impulso all’agro-alimentare italiano sui mercati internazionali adottando una strategia di promozione dei nostri standard di qualità. Infatti, è ormai sempre più chiara la necessità di cambiare mentalità per competere, di avviare nuovi progetti, di realizzare nuovi investimenti. La nuova politica agricola europea ce lo fa capire e il mercato ce lo impone. Il bilancio 2006 nel complesso ci riporta un settore che riprende slancio. Le “esportazioni”, dopo anni di completa stasi, vivono un momento magico, in crescita costante per tutto il 2006. Tuttavia, sul fronte del commercio internazionale, bisogna fare i conti con la voce “importazione” che non accenna a frenare ed, anzi, è in continua ascesa. I mercati italiani sono invasi da tanti prodotti stranieri (la Cina negli ultimi anni ha praticamente quintuplicato l’export nelle nostra piazze) e il “made in italy”, nonostante le performance, soffre la concorrenza all’interno e nel mercato europeo e internazionale. In ripresa la filiera ortofrutticola Dopo il leggero passo indietro registrato nel 2005, il 2006 ha mostrato un deciso aumento dell’interesse del mercato internazionale per i prodotti ortofrutticoli made in Italy. Ad una forte domanda proveniente dai Paesi terzi è corrisposta una crescente attenzione anche nell’area UE, dove va poi a confluire la fetta più sostanziosa. Il trend positivo è rinsaldato dal colpo di freno delle importazioni di ortaggi, specialmente del comparto patate, che congiuntamente all’aumento di spedizioni ha determinato nel settore un’impennata del saldo attivo. Analoga la tendenza nel comparto agrumi, di cui è stata confermata la crescita delle esportazioni e un rispettivo calo di importazioni. Spostando la lente sul consumatore italiano, indicazioni di particolare rilievo arrivano da un’indagine Agroter, in cui risulta che il 60% dei consumatori preferisce rivolgersi direttamente all’agricoltore per l’acquisto. Le motivazioni sono da ricercare nell’allarme generato da recenti scandali alimentari e nelle polemiche sui prezzi; situazioni che restituiscono all’agricoltore una figura di “garante alimentare” e sincerano sull’”equo compenso” il cliente che decide di saltare gli intermediari. Per il settore il 2007 sarà sicuramente caratterizzato dal negoziato che potrebbe portare alla riforma dell’Ocm a livello comunitario. Per quanto riguarda il comparto del fresco, si preannunciano una positiva semplificazione burocratica ed una valorizzazione dello strumento delle organizzazioni dei produttori; in particolare per la frutta cruciali saranno le decisioni sul futuro delle norme di qualità, in special modo il mantenimento dell’obbligatorietà dell’indicazione di origine, nonché la gestione delle crisi di mercato; uno strumento innovativo che potrebbe essere attivato efficacemente per la situazione di mercato italiana caratterizzata da ricorrenti fenomeni di squilibrio domanda – offerta. La crisi del settore zootecnico In primo luogo, nel settore zootecnico, c’è da recuperare la situazione di forte crisi del settore delle carni avicole ed uova determinata dall’influenza aviaria. I segni di ripresa di fine 2006, sia in termini di produzione, sia di quotazioni, fanno ben sperare. C’è comunque forte preoccupazione per la redditività degli allevamenti. Tra i problemi emergenti quelli relativi alla gestione ambientale delle deiezioni degli allevamenti in 20 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FILIERE relazione alle recenti disposizioni normative. Il settore della carne bovina sta attraversando una fase di transizione. La tendenza sembra essere indirizzata ad una razionalizzazione dell’offerta ed in particolare alla diminuzione dei vitelli da ristallo. Nel settore delle carni suine e in quello del latte invece, si dovrà gestire l’applicazione delle nuove disposizioni nazionali e regionali in materia di “direttiva nitrati”, che introducono elementi restrittivi e ulteriori oneri di gestione per gli allevamenti, soprattutto per quelli localizzati nelle aree vulnerabili, dove è necessario soddisfare requisiti assai rigorosi. Rimane ancora irrisolta la questione della corretta applicazione del regime delle quote latte, anche se il Governo e le Regioni si stanno impegnando nella direzione della auspicata normalizzazione. Desta qualche preoccupazione il dibattito aperto a livello europeo sulla possibile soppressione del regime dal 2015. John Constable Sentiero che collega East Bergholt a Flatford, 1812 Il 2006 è stata la prima campagna nella quale non si è applicato il sistema dell’aiuto alla produzione olearia. Un passaggio epocale, se si considera che si trattava di un regime in vigore da diversi decenni. Resta urgente il problema dell’etichettatura dell’origine degli oli di oliva, pur tenendo conto della normativa europea; infatti, la scarsa regolamentazione del flusso dell’import (in particolare dai paesi extra-UE del Mediterraneo, che fanno registrare stime di crescita imponenti) e l’assenza di una normativa chiara in materia di origine obbligatoria in etichetta - che garantirebbe al made in Italy una maggiore visibilità sui mercati e guiderebbe i consumatori verso un consumo più consapevole - sono causa per il settore di una congiuntura al ribasso preoccupante soprattutto per la mancanza di strumenti anticrisi adeguati da parte dell’Unione europea. Lo dimostra il fatto che per l’Italia il biennio 2006-2007 sulla base delle stime di previsione dovrebbe riservare una produzione non superiore alle 630 mila tonnellate, rispetto alle quasi 656 mila del biennio precedente. Stabile il mercato dell’olio di oliva L’importanza del comparto vitivinicolo per la produzione agro-alimentare italiana è confermato dalle recenti performances del vino italiano che si dichiara la voce principale dell’esportazione agro-alimentare nazionale. Purtroppo i nuovi scenari aperti dalla globalizzazione non hanno cambiato le problematiche del settore: la produzione del vino nel mondo supera abbondantemente il consumo con significative ripercussioni sui prezzi, in sensibile flessione su tutti i mercati. Il 2007 sarà determinante per il settore vitivinicolo perché entrerà nel vivo, a Bruxelles, la discussione sulla riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato. La Commissione europea ha proposto una riforma incisiva con una serie di modifiche che potrebbero cambiare non poco lo scenario di riferimento e gli strumenti per la gestione del mercato. In discussione il potenziale vitivinicolo, ma anche gli altri interventi congiunturali sull’offerta. Il vino italiano conquista mercati Nelle regioni a vocazione cerealicola (Emilia-Romagna, Puglia, Sicilia), causa le difficoltà sorte negli ultimi tempi, sono emersi sempre più esempi di integrazione della filiera produttiva. I programmi integrati di filiera vanno ad agire sui principali nodi critici del settore, quali la logistica, gli stoccaggi, la qualità della materia prima, gli incentivi sui prezzi a favore dei produttori e garantiscono determinati requisiti che soddisfano disciplinari di produzione predefiniti. Nei prossimi anni, è necessario diffondere sempre di più queste iniziative e riconoscere ai produttori agricoli la giusta remunerazione ! per la maggiore qualità e più elevati servizi legati al prodotto. Difendere la filiera cerealicola PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 21 FILIERE a cura della redazione La cooperazione strumento ideale per il futuro dell’agricoltura Lo sviluppo del settore agro-energetico L Paolo Bruni Fedagri, leader in Italia e in Europa 22 a cooperazione si candida ad essere lo strumento ideale per le nuove filiere che stanno nascendo e si può fare sin da ora una proiezione di crescita di nuova cooperazione nei prossimi anni, in particolare nel settore delle agroenergie. Questo, in sintesi il commento del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Paolo De Castro reso nel corso di un recente incontro con la cooperazione agroalimentare, capitanata da Fedagri-Confcooperative. Appaiono positive, dunque, le prospettive per il futuro anche considerando i dati che Fedagri ha reso noti in occasione dell’ultima assemblea del dicembre 2006. “La cooperazione agricola rappresenta oggi un baluardo di continua crescita dell’agroalimentare italiano - ha detto il presidente di Fedagri-Confcooperative, Paolo Bruni - se paragonata alla crescita del Pil (dati Istat 3° trimestre 2006 che è dello 0,3%, rispetto al 2° trimestre del 2006 e dell’1,7% rispetto allo stesso periodo del 2005). Lo dimostrano i dati economici della federazione che nell’ultimo biennio hanno fatto registrare una crescita di fatturato del 10,43%”. Alla luce di questi dati, Fedagri si conferma leader della cooperazione agricola italiana e si pone come una tra le maggiori componenti di settore nell’Unione Europea con 3.700 imprese aderenti tra cooperative e consorzi e un fatturato complessivo di oltre 24 miliardi di euro. A fronte di una riduzione delle cooperative aderenti, frutto delle politiche d’integrazione e di concentrazione tra cooperative la federazione ha mantenuto stabili la base sociale (538.000) e gli occupati (66.000). “Occorre stimolare ancora di più l’assunto – ha aggiunto Bruni – meno cooperative e più cooperazione; l’obiettivo deve essere quello di aggregare un maggior numero di soci, in strutture cooperative di adeguate dimensioni e virtuose sul mercato salvaguardando, ovviamente, le peculiarità tipiche delle realtà che operano nelle produzioni di nicchia o nei servizi al territorio”. Le sfide per i prossimi anni, per l’agricoltura, sono alle porte e molte di esse si giocheranno sul palco di Bruxelles, dove sta per aprirsi il negoziato per la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato (Ocm) del settore ortofrutticolo e vitivinicolo. “Dobbiamo tenere alta la guardia – ha concluso il presidente Bruni – per entrambi i settori coinvolti dalle riforme, si tratta di comparti strategici per l’agroalimentare italiano, nostro compito sarà quello di affidare al ministro De Castro e alle Istituzioni una lista chiara e sintetica delle priorità negoziali, così da poter portare a casa risultati che garantiscano la competitività sui mercati internazionali per il futuro delle nostre imprese cooperative, in un panorama ormai allargato a 27 Paesi, in cui la concertazione è sempre più difficile”. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FILIERE di Carlo Sacchetto* Il futuro del tabacco europeo La coesione del mondo agricolo e la difesa della Pac I l 5 febbraio 2007 a Bovolone, nel cuore della bassa veronese, la filiera europea del tabacco ha vissuto una delle giornate più radiose degli ultimi, tormentati, anni. Si è celebrato un convegno a dire il vero piuttosto anomalo, dove gli attori erano seduti in platea ad osservare e registrare le reazioni dei politici italiani ed europei e dei presidenti delle Organizzazioni Professionali agricole alle posizioni espresse in un “Manifesto” congiunto. Il giorno presecedente, infatti, i rappresentanti dell’Unitab, Fetratab ed Effat - rispettivamente le Federazione Europee delle associazioni nazionali dei tabacchicoltori e delle industrie di trasformazione e dei sindacati dei lavoratori del tabacco -, hanno firmato un documento congiunto, ricetta condivisa per la continuità dell’attività del settore (vedi box). La filiera del tabacco europeo unita per la continuità Unitab, Fetratab ed Effat, a nome di: • 100.000 tabacchicoltori e 400.000 lavoratori delle aziende tabacchicole europee; • decine di imprese e 30.000 lavoratori nell’industria di prima trasformazione; • svariate migliaia di lavoratori nelle imprese dell’indotto e in tutte le altre attività coinvolte, a monte ed a valle della filiera: Ribadiscono, l’apporto insostituibile della tabacchicoltura per il mantenimento della vitalità del mondo rurale, in zone spesso difficili, e per l’equilibrio economico di decine di migliaia di aziende agricole, le quali, malgrado la riforma della PAC, non dispongono di alcuna alternativa realmente valida, che mantenga il livello dell’occupazione diretta ed indotta nel settore e a monte ed a valle. Dichiarano, come testimoniato dai fatti, il totale fallimento in termini sociali ed economici del disaccoppiamento totale nel settore del tabacco; ovunque tale opzione sia stata scelta, come in Grecia, Puglia (IT), Belgio o Austria: • la coltivazione del tabacco è stata quasi completamente abbandonata; • non si è individuata nessuna alternativa significativa; • decine di migliaia di posti di lavoro sono stati irrimediabilmente persi; • non è stato registrato nessun effetto sul livello dei prezzi commerciali (né sui redditi degli agricoltori, delle imprese di trasformazione o dei lavoratori), confermando l’impatto del tutto insignificante di qualsiasi cambiamento nella produzione Europea, che rappresenta meno del 4% di uno dei mercati mondiali maggiormente globalizzati; • e, naturalmente, non c’è stato nessun effetto sul consumo di sigarette. Rifiutano, quindi, di sostenere una politica sociale nel quadro del secondo pilastro, che riesce a stento ad ovviare alla massiccia distruzione di posti di lavoro esistenti e che priva le aziende agricole di metà del loro reddito. Unitab, Fetratab ed Effat Chiedono che la coltivazione del tabacco sia trattata nello stesso modo di tutti gli altri settori agricoli e che le regole del cosiddetto periodo “transitorio” dell’Ocm siano prorogate fino alla scadenza del 2013 Chiedono che, nei nuovi Stati Membri, per prevenire l’abbandono della produzione e la perdita di posti di lavoro e di redditi, l’attuale sistema di sostegno sia ugualmente esteso fino al 2013 senza cambiamenti, opponendosi in via di principio all’introduzione di un sostegno disaccoppiato. S’impegnano – condividendo le linee guida della Carta Europa del Tabacco di Unitab e seguendo nella loro attività i più rigidi requisiti legali e pratiche di responsabilità sociale –, a produrre in modo sostenibile ed etico tabacco di qualità, che risponda ai più esigenti criteri economici, sociali, sanitari ed ambientali, in vigore in Europa, migliorando continuamente l’elevato livello di qualità ed integrità del prodotto che gli agricoltori e trasformatori europei hanno raggiunto con successo negli ultimi anni, attraverso i loro sforzi comuni. Richiamano alla responsabilità l’industria manifatturiera europea, perché riconosca mediante le sue politiche di approvvigionamento, incrementandole ed accordando un prezzo commerciale remunerativo, alla tabacchicoltura ed all’industria di trasformazione europea gli sforzi fatti per distinguersi dai Paesi terzi e rispondere pienamente alle legittime attese del consumatore europeo. Contano sul sostegno dei poteri pubblici regionali e nazionali e dell’insieme delle Istituzioni europee per offrire un quadro politico ed economico che permetta di garantire alla coltura un futuro a lungo termine all’interno di una equa Organizzazione di Mercato e della Politica Agricola Comune. S’impegnano, contemporaneamente, a ricercare attivamente, per il dopo 2013, modalità di sostegno alternative condivise, per esempio basate sul consumo dei prodotti finiti. * Segretario Apti - Associazione Professionale Trasformatori Tabacchi Italiani PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 23 FILIERE Il Manifesto per il tabacco europeo I Impegno unanime in difesa della produzione del tabacco John Constable East Bergholt Common dalla casa di Constable, 1800 24 l documento rappresenta la posizione di oltre 500.000 addetti europei del settore e delle loro famiglie, e testimonia il fallimento del disaccoppiamento totale degli aiuti nel settore del tabacco. Dovunque si sia optato per questa scelta, dalla Grecia al Belgio, dall’Austria alla Puglia, la produzione e stata totalmente, o quasi, abbandonata e non si è manifestato nessuno degli eventi positivi previsti dalla Commissione europea, dalle immaginarie alternative produttive all’aumento dei prezzi e redditi, per non parlare dell’impatto, nullo, sul fumo. La richiesta della filiera è semplice e netta: prolungare le regole attuali fino al 2013, senza ulteriori complicazioni amministrative e senza spendere un Euro di più. Dati alla mano la filiera ha dimostrato che il tabacco è, ancora oggi, e in zone spesso in ritardo di sviluppo, un ottimo esempio di motore dello sviluppo del territorio rurale cui guardare con la massima attenzione piuttosto che da smantellare. Gli oltre 500 operatori presenti al convegno, tra cui circa 60 provenienti da Grecia, Ungheria, Spagna, Francia, Germania, Polonia e altre Regioni tabacchicole europee, dopo la lettura del Manifesto hanno quindi assistito alla tavola rotonda composta dal ministro Paolo De Castro e da europarlamentari italiani, polacchi e spagnoli (tra cui ben due vicepresidenti della Commissione agricoltura); assessori regionali e direttori degli assessorati dell’Umbria, Veneto, Estremadura (Spagna) e Szabolcs (Ungheria), il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni e di Cia Giuseppe Politi, il vicepresidente di Coldiretti Gennaro Masiello. Poi i sindaci di comuni come Città di Castello (PG) e Francolise (CE), dove la stragrande maggioranza della cittadinanza attiva svolge attività direttamente o indirettamente legate al tabacco. Tutti i relatori, nei loro interventi, pur ponendo l’accento su differenti aspetti messi in luce dal documento, hanno aderito pienamente e senza riserve al Manifesto, ribadendo il proprio impegno, ciascuno per il proprio ruolo, a garantire al settore la continuità. Non è certo la prima volta che il tabacco deve difendersi da tentativi di eliminazione; l’ultimo fu sventato nel 2004, anche grazie al contributo dell’attuale presidente dell’Enpaia, Augusto Bocchini, presente anche lui al convegno di Bovolone. Il settore ha sempre riaffermato il diritto al proprio futuro grazie ad uno straordinario radicamento sul territorio. Oggi affronta una nuova battaglia verso il 2013, dimostrando anche una coesione sia lungo la filiera sia tra i diversi Stati membri, che non ha precedenti negli altri comparti, ai quali si offre come esempio. Questo richiamo all’unione, sottolineato da tutti, andrebbe davvero esteso all’intero mondo agricolo ed agroalimentare che vive e produce occupazione, redditi, alimenti e prodotti agricoli della più alta qualità e rigorosi standard, anche grazie alla Pac, i cui veri beneficiari sono i 450 milioni di cittadini europei, che per oltre il 50% vivono in campagna. La Pac, che alla fine degli anni ‘50 fu la principale tra le ragioni fondanti dell’attuale Unione europea, rappresenta ancora oggi un patrimonio comune inestimabile da tutelare e difendere con determinazione da attacchi, spesso spregiudicati e carichi di demagogia. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FILIERE di Giuseppe De Marco Olio d’oliva: l’Europa corre, l’Italia cammina Cresce del 10% la produzione europea; in Italia scende di 4 punti I dati presentati dal recente Consiglio Oleicolo Internazionale (Coi) confermano l’atteso aumento della produzione olivicola che, dopo due anni di stallo, riprende a crescere ad una PRODUZIONE MONDIALE UE-25 media dell’8,5% su base mondiale. Il 2005-2006 2006-2007 Var. % rialzo porta la stima di produzione complesSpagna 824,6 1.095,6 +32,9 siva a quota 2 milioni e 800 mila tonnellaGrecia 424,0 370,0 -12,7 te: un risultato ancora lontano dal boom di Italia 655,7 630,0 -3,9 oltre 3 milioni raggiunto nel biennio 2003Portogallo 29,0 35,0 +20,7 2004 ma superiore, seppure non di molto, Altri 12,7 13,4 +5,5 alla media delle ultime sei campagne. L’EuTotale 1.946,0 2.144,0 +10,2 ropa si conferma leader nel settore, con una produzione che supera i 2 milioni e 100 mila Fonte: Coi tonnellate (3/4 del totale) e una crescita media superiore al 10%. La Spagna, che fa registrare un incremento del 33% e una produzione complessiva che sfiora il milione e 100 mila tonnellate, ribadisce il suo primato mondiale, lasciandosi alle spalle i magri risultati degli anni precedenti (appena 825 mila tonnellate nel 2005, minimo storico dell’ultimo decennio) e confermando il primato anche nella classifica dei paesi esportatori, con una media di oltre L’Italia perde 580 mila tonnellate negli ultimi quattro anni. Bene anche il Portogallo, che fa registrare una crescita superiore al 20% e un volume di produzione di 35mila posizioni nella tonnellate, e la Francia, che mette a segno un +6,8% su una produzione che graduatoria però non arriva alle 5 mila tonnellate. Male invece l’Italia e, soprattutto, la europea Grecia, che fanno registrare un calo, rispettivamente, del 4 e del 13%. Per l’Italia, in particolare, il biennio 2006-2007 dovrebbe riservare una produzione non superiore alle 630mila tonnellate, rispetto alle quasi 656mila del biennio precedente. E certo non aiuta il livello delle quotazioni all’origine che, all’annuncio delle prime stime produttive, ha fatto registrare un calo dei listini di oltre il 22% rispetto allo scorso anno, portando l’extravergine a quota 3,05 euro al chilo, rispetto ai quasi 4 euro dello scorso anno. “Una congiuntura al ribasso che si stava già manifestando da un po’ di tempo ma che segna PRODUZIONE MONDIALE EXTRA UE ora un trend che i nostri produttori giudi2005-2006 2006-2007 Var. % cano preoccupante. Soprattutto – ha afferAlgeria 36,0 40,0 +11,1 mato per esempio il direttore dell’Unapo Marocco 75,6 80,0 +6,7 Paolo Cipriani – per la mancanza di struTunisia 220,4 130,0 -40,9 menti anticrisi adeguati da parte dell’UnioSiria 100,0 154,0 +54,0 ne europea, che prevede un prezzo di interTurchia 115,7 140,0 +21,7 vento per lo stoccaggio pubblico a quota 1,7 Altri 107,0 132,0 +23,4 euro, un livello talmente basso da rendere Mondo 2.599,0 2.820,0 +8,5 la misura di fatto inapplicabile”. Sotto ac- Fonte: Coi PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 25 FILIERE John Constable “The Quarters dietro Alresford Hall, 1816 cusa anche la scarsa regolamentazione del flusso dell’import, in particolare dai paesi extra-Ue del Mediterraneo, che fanno registrare stime di crescita imponenti. Si va da un +6,7% del Marocco a un +54% della Siria, che porta il suo livello di produzione a quota 154mila tonnellate. Male invece la Tunisia, che dopo le impennate degli scorsi anni fa registrare una contrazione del 40%, scendendo a quota 130mila tonnellate. La concorrenza con i paesi extra-Ue del Mediterraneo si risolve purtroppo in una gara sul prezzo che il nostro Paese non è in grado di vincere. È per questo che i produttori italiani puntano il dito contro l’assenza di una normativa chiara in materia di origine obbligatoria in etichetta, che garantirebbe al made in Italy una maggiore visibilità sui mercati e guiderebbe i consumatori verso un consumo più consapevole. ! Produzione olearia: qualità ed impatto ambientale Le linee per la produzione olearia di Giancarlo Riviezzi Qualità e impatto ambientale le priorità individuate dalle organizzazioni di produttori e operatori olivicoli. I Piani operativi presentati ad Agea, che saranno finanziati in base al regolamento 2080/2005 con 107,2 milioni di euro provenienti dall’Unione Europea oltre che da quote nazionali e degli stessi operatori per un totale di 134,6 milioni, sottolineano l’ulteriore impronta qualitativa che si intende fornire al settore. Oltre 48 milioni, dunque, andranno alle misure dirette al miglioramento della qualità dell’olio; altresì rilevante (38,5 milioni) lo stanziamento per la riduzione dell’impatto ambientale, mentre seguono a ruota la tracciabilità e il monitoraggio (rispettivamente 20 e 17 milioni netti). Insomma, una filiera, quella dell’olio d’oliva, sempre più orientata all’implementazione di modelli che elevino gli standard del prodotto, come conferma un ulteriore stanziamento Cipe per la realizzazione di oliveti super intensivi nelle regioni ex obiettivo 1 (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna). Il budget di 7 milioni andrà a finanziare attività di ricerca avviate dal progetto Riom 2005-07, che mira non solo al testing di modelli innovativi di coltivazione, con inserimento di nuove piantagioni anche di provenienza straniera, ma anche allo studio delle varietà meno suscettibili ad infezioni per fornire un preciso orientamento al produttore e garantirgli così una maggiore stabilità sul mercato. Nel frattempo si studiano nuove tecnologie per la produzione dell’olio d’oliva. Il Cra di Rende si concentra sul controllo del trattamento con il rotenone mediante una spettrometria di massa tandem, consigliando di ampliare di 20 giorni l’intervallo tra il trattamento e la raccolta per ridurre i residui delle drupe. L’Isol, l’Istituto di genetica vegetale del Cur di Perugia e il Dipartimento di Chimica organica e industriale dell’Università di Parma hanno messo a punto una metodologia per l’estrazione del Dna dell’olio d’oliva per rilevare eventuali contaminazioni dovute, ad esempio, all’aggiunta di oli di soia Ogm. ! 26 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FILIERE di Concetto Iannello * Il gusto della tradizione Prodotto, territorio e cultura: le linee guida di Acliterra I turisti di oggi non si accontentano più dei viaggi di una volta: qualche foto al panorama o ai monumenti e poi di nuovo a casa, con souvenir nella valigia. Hanno voglia e bisogno di immergersi nella cultura del luogo, parlare con la gente del posto, conoscere le tradizioni locali, assaporare i piatti della tradizione. È per venire incontro a queste nuove esigenze, e per valorizzare maggiormente i propri territori, che tanti comuni hanno riscoperto e rilanciato, spesso con azioni di vero marketing aziendale, il “prodotto tipico”: quella bevanda o quell’alimento preparato solo in una determinata zona, in occasioni speciali, secondo ricette antiche e, spesso, gelosamente conservate. Ne è nata una vera e propria moda, ma anche una nuova occasione di sviluppo. In questo filone di ricerca del gusto, ma anche di promozione culturale e territoriale, s’inserisce la proposta lanciata da Acliterra, durante il Congresso nazionale: costituire dei “circoli di prodotto”, luoghi che valorizzano i rapporti sociali, i prodotti tipici, promuovano piccole aziende e incentivano il turismo. A Chieti è stato inaugurato il primo nodo della rete di circoli di prodotto di Acliterra, il suo nome è “Lo Carratore”, parola locale che indica la chitarra, strumento a forma di telaio con corde di ferro per preparare la pasta in casa detta appunto “alla chitarra”, la specialità tipica della zona, da proteggere e preservare. Come prima attività il circolo ha organizzato un corso di cucina, rivolto agli amanti della buona tavola, condotto da otto chef che hanno presentato e insegnato i piatti del loro repertorio, ciascuno parlando del suo mondo e mettendo la propria esperienza a disposizione. Mimmo D’Alessio presidente regionale Acliterra dell’Abruzzo e socio dell’Accademia Italiana della Cucina, istituzione fondata negli anni 50 con lo scopo di preservare il patrimonio enogastronomico della Penisola, ha insegnato ai partecipanti che non è necessario comprare l’aragosta o il filetto per fare bella figura quando si hanno ospiti, ma si può anche cucinare con prodotti che costano poco, ma che con un po’ di fantasia e pazienza si possono trasformare in piatti gustosi. Al bando anche la società della fretta, che prepara specialità in cinque minuti, come fanno vedere molte trasmissioni televisive e cortometraggi pubblicitari. ! *Presidente Nazionale AcliTerra In arrivo il Vinjak vecchio di 40 anni A l jet-set mondiale in arrivo bottiglie pregiate da una città serba, Krussevac. Dalla fabbrica “Rubin” (fondata 1955) di grande tradizione per la produzione di diversi tipi dei vini, le bibite analcoliche e vinjak di gran qualità, arriva sul mercato un nuovo cognac, il vecchio “vinjak” (prodotto dalla distillazione di vino). Questo cognac ha compiuto 40 anni di stagionatura in 11.500 botti di rovere da 500 litri di vinjak, chiamato come “premium di archivio”. Questo drink prezioso è stato già apprezzato anche sul tavolo della regina Elisabetta che ne ha acquistato una botte da 3,7 galloni per arricchire la propria cantina reale. Nel 2006, l’azienda Rubin è stata privatizzata e il nuovo vertice ha deciso di portare sul mercato un cognac di altissima qualità con una nuova bottiglia realizzata PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 di Milica Ostojic* e studiata in Italia. L’aroma speciale di questa bibita è rafforzato dall’invecchiamento nelle botti di rovere, legno speciale per la produzione dei barili pregiati. Questo speciale albero di rovere cresce sulle montagne in Serbia orientale (Homoljske) vicino alla frontiera con la Romania. Dopo la lavorazione, il legno si asciuga con metodo naturale per sette lunghi anni, poi artigiani specializzati che si tramandano il mestiere da tre generazioni, costruiscono le botti speciali. Quindi, riempite di questo cognac, il prodotto si lascia dormire per anni prima di finire nelle mense reali o di noti personaggi come Bill Gates o David Becham. Prezzo elevato (400 €), qualità certa, stagionatura eccezionale. ! *Corrispondente TV serba 27 EUROPA di Fabrizio De Pascale La Commissione europea presenta la proposta di riforma dell’Ocm ortofrutta L Henri Harpignies, Capri, 1853 De Castro: no ai tagli al settore ortofrutticolo 28 a Commissione europea ha varato il 24 gennaio la proposta di riforma dell’organizzazione comune di mercato dell’ortofrutta nell’Ue; proposta illustrata dalla commissaria europea all’agricoltura, Mariann Fischer Boel nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Bruxelles trasmessa in video conferenza presso la sede della commissione in Italia, a Roma. La riforma del settore ortofrutta interessa in primo luogo l’Italia che riceve annualmente un flusso di finanziamenti di quasi un miliardo di euro (600 milioni per il fresco e 360 milioni per il trasformato). Fischer Boel, riconoscendo la specificità di un settore che ha anche un legame diretto con la salute e quindi con la qualità di vita dei cittadini europei, ritiene necessario incoraggiare i consumi. “In Europa - ha detto - si mangia poca frutta e verdura, in media 200-250 grammi a testa e solo greci e italiani arrivano a consumarne più di 400 grammi, il quantitativo consigliato dall’Oms”. Per questo la commissaria propone di finanziare alcune misure mirate a promuoverne il consumo: ad esempio 48 milioni di euro il ritiro di prodotti ortofrutticoli da distribuire gratuitamente a scuole, campi di vacanza e altre istituzioni; 36 milioni di euro per programmi specifici per i bambini. Obiettivi della riforma sono, ha spiegato Fisher Boel, rendere più competitivo il settore e ridurre i problemi di reddito causati da crisi consecutive, tenendo conto dei problematiche ambientali e senza dimenticare le sfide del Wto e i limiti di bilancio. Pietra angolare della riforma è il ruolo delle organizzazioni dei produttori e la necessità di rendere l’affiliazione alle organizzazioni più allettante. La commissione europea propone di innalzare dal 50 al 60% il contributo per le produzioni biologiche e in quelle aree dove l’affiliazione, e quindi la concertazione dell’offerta, è molto bassa. Ma il cambiamento più radicale è la proposta di estendere all’ortofrutta il meccanismo del disaccoppiamento degli aiuti Ue, spostandoli quindi dalla produzione effettiva al meccanismo del pagamento unico per azienda, lasciando però gli stati membri liberi di decidere se, come, a chi e in quale misura distribuire i diritti agli aiuti Ue. La proposta della Fischer Boel è stata poi presentata il 29 gennaio al consiglio europeo dei ministri agricoli che ha avviato un primo scambio di idee sulla materia. Nel corso del dibattito alcune delegazioni hanno sottolineato la necessità di rispettare la neutralità e la disciplina di bilancio. tuttavia, molte delegazioni hanno insistito sulla necessità di mantenere gli strumenti per la gestione delle crisi a cui il settore è soggetto. Ma il punto principale e controverso della proposta di riforma resta l’incorporamento del settore ortofrutticolo nel regime di pagamento unico. “Non accetteremo tagli di risorse per il settore ortofrutticolo, vogliamo i finanziamenti che ci sono stati assicurati negli ultimi anni” ha dichiarato il ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro che ha, inoltre, sottolineato la necessità di prestare particolare attenzione alla gestione delle crisi nel settore ortofrutticolo e al tema del disaccoppiamento. “Vogliamo essere certi - ha aggiunto De Castro - che il disaccoppiamento per il pomodoro ma anche per gli agrumi ! e le altre colture sia morbido e non crei difficoltà nella fase applicativa”. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 INSERTO Circolare n. 1 del 29 gennaio 2007 Oggetto: Obblighi contributivi e previdenziali delle Aziende Nel fornire, come di consueto, l’informativa di inizio d’anno si ritiene opportuno, innanzitutto, ribadire quanto espresso con la circolare n. 2 del 6 dicembre 2006, precisando che la riforma della normativa sul Trattamento di Fine Rapporto (D.Lgs. 252/2005), così come modificata dalla Legge Finanziaria 2007 (L. 296/2006), nulla cambia in merito alla contribuzione che le aziende debbono versare alla Fondazione Enpaia. Pertanto la legge speciale (L. 1655/1962) continuerà a disciplinare il Trattamento di Fine Rapporto degli Impiegati e Dirigenti in agricoltura, come anche confermato dal D.Lgs. 173/1998 che all’art. 4 detta: “La condizione della destinazione alle forme pensionistiche complementari di quote del Trattamento di Fine Rapporto, prevista dall’art. 13, comma 2, secondo periodo del decreto legislativo 21 aprile 1993 n. 124, si intende soddisfatta nei casi di versamento del contributo obbligatorio o volontario al Fondo di accantonamento del Trattamento di Fine Rapporto di cui alla Legge 29 novembre 1962 n. 1655, con adeguamento, ove occorrente, dei regolamenti dell’Ente Nazionale di Previdenza per gli addetti e per gli Impiegati in Agricoltura”. Quindi per le aziende agricole rimangono invariati gli obblighi contributivi derivanti dalla predetta legge speciale e inerenti il Trattamento di Fine Rapporto, il Fondo di Previdenza, l’Assicurazione contro gli Infortuni professionali ed extraprofessionali e le malattie professionali. Di seguito si riportano le informazioni di maggiore interesse in materia di accertamento e riscossione dei contributi e di prestazioni. DENUNCIA MENSILE TELEMATICA L’autodenuncia mensile dei contributi dovuti alla Fondazione Enpaia ai sensi della legge 29 novembre 1962, n. 1655, deve essere trasmessa solo telematicamente entro e non oltre il 25 del mese successivo a quello di competenza. Entro lo stesso termine deve essere effettuato il versamento dei relativi contributi (esempio: M.Av. o bollettino di c/c postale competenza gennaio 2007 versamento da effettuare entro il 25 febbraio 2007 che cadendo di domenica slitta al 26). NOTIFICHE D’UFFICIO Per le aziende che non hanno inviato le denunce mensili, saranno emesse le notifiche d’ufficio con l’applicazione delle sanzioni previste per omessa denuncia di retribuzione. La notifica sarà effettuata sulla base dell’ultimo aggiornamento del rapporto di lavoro e, comunque, con riferimento ai minimi contrattuali vigenti. In caso di contestazione della notifica d’ufficio, dovranno essere inoltrati copia della denuncia mensile e il relativo pagamento effettuati nei termini. NOTE DI RETTIFICA Laddove, nelle denunce prese in carico dalla Fondazione, siano riscontrati errori o mancanze nell’inserimento dei dati, perverranno alle Aziende interessate le note di rettifica con eventuali sanzioni. MODALITÀ DI PAGAMENTO M.Av. bancario: a partire dalla denuncia relativa al mese di gennaio 2007, sarà possibile effettuare il pagamento dei contributi dovuti tramite il bollettino M.Av., stampabile direttamente dal proprio pc. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 I INSERTO Dopo aver effettuato la conferma dati dell’autodenuncia contributiva, si attiva un tasto che consente l’elaborazione e la stampa del M.Av., pagabile presso qualsiasi sportello della rete interbancaria. L’utilizzo di questo mezzo di pagamento è auspicabile in quanto, oltre a permettere una riconciliazione immediata dell’incasso ricevuto, è assolutamente privo di costi per l’utente. Il bollettino verrà anche inviato all’indirizzo di posta elettronica indicato nei dati anagrafici aziendali e, in caso di necessità, sarà ristampabile dalla procedura in qualsiasi momento. È inoltre possibile il pagamento del M.Av. a mezzo internet Banking digitando il numero del bollettino come indicato nella procedura informatica della propria banca. Bonifico bancario: i bonifici bancari dovranno essere appoggiati esclusivamente su Banca Popolare di Sondrio – Sede di Roma c/c 000036000X17 ABI 05696 CAB 03211 CIN Y. Al fine di evitare disguidi e ritardi nell’acquisizione dei versamenti è necessario invitare la banca mittente ad indicare, nella causale della distinta di bonifico, sempre e come prima informazione, il numero di posizione aziendale, seguito dall’esatta denominazione sociale e dal periodo di riferimento del versamento. Bollettini di c/c postale: in allegato alla presente si trasmettono 14 bollettini di c/c postale, di cui 12 riportano il mese di competenza da utilizzare esclusivamente per l’effettuazione dei versamenti delle autodenunce e 2 utilizzabili in caso di errore. REGOLARITÀ CONTRIBUTIVA L’ attestazione di regolarità contributiva, che finora è stata necessaria nei casi di aggiudicazione di appalti, è ora indispensabile anche per poter accedere a finanziamenti comunitari. In particolare, per le imprese agricole è previsto dall’articolo 1-bis comma 2 della legge 12 luglio 2006 n°228, ai fini dell’accesso a finanziamenti comunitari, l’obbligo della certificazione di regolarità contributiva relativamente alle prestazioni lavorative a decorrere dal 1° gennaio 2006. SOSPENSIONI CONTRIBUTIVE PER CALAMITÀ NATURALI Come disposto con delibera consiliare n. 3 dell’11 marzo 2004, in caso di provvedimenti di necessità emanati a seguito di calamità naturali o emergenze sanitarie, questa Fondazione può accordare sospensioni del pagamento dei contributi solo per la parte afferente l’assicurazione contro gli infortuni (aliquota 1% per gli impiegati; 2% per i dirigenti). Si rammenta nello stesso tempo che, in considerazione del carattere integrativo delle proprie forme previdenziali, essa non può concedere alcuna riduzione di contributi a fronte di provvedimenti legislativi (art. 8 c. 9 L. 407/90, art. 11 c. 27 L. 537/93, ecc.) che prevedono sgravi contributivi. ALIQUOTE CONTRIBUTIVE Le aliquote contributive tuttora in vigore sono le seguenti: Fondo per il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr): la legge speciale 1655/1962 continuerà a disciplinare il trattamento di fine rapporto degli impiegati e dei dirigenti in agricoltura, la cui aliquota contributiva è pari al 6% della retribuzione lorda mensile dell’impiegato o del dirigente agricolo ed è a totale carico del datore di lavoro. Come è noto, l’Enpaia liquida agli iscritti il Tfr calcolando il 6,91% della retribuzione più la rivalutazione annua; Fondo di Previdenza: aliquota contributiva pari al 4% della retribuzione lorda mensile (di cui l’1,50% a carico del dipendente). Dell’intero contributo per il Fondo, l’aliquota 1% è destinata alla corresponsione di prestazioni economiche per la copertura del rischio di morte e di invalidità permanente totale ed assoluta; l’aliquota II PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 INSERTO 3% è destinata alla formazione dei conti individuali dei singoli assicurati. Assicurazione Infortuni professionali ed extra-professionali: aliquota contributiva pari all’1% della retribuzione lorda mensile (2% per i dirigenti) ed è ripartita per metà a carico del datore di lavoro e per metà a carico del lavoratore. Le suindicate aliquote riguardano anche il lavoro flessibile. Si precisa che per i lavoratori utilizzati come impiegati o dirigenti agricoli mediante contratto di somministrazione (D.Lgs. 276/03 – Legge Biagi), fermo restando che il rapporto intercorre sempre fra agenzia e lavoratore, è obbligatoria l’iscrizione presso l’Inps e l’Enpaia; quest’ultima sostituisce l’Inail ai sensi dell’articolo 6, 25° comma, della legge 29 febbraio 1988 n. 48. Sul totale dei contributi relativi alle suddette forme previdenziali è dovuta dal datore di lavoro l’addizionale del 4%, prevista dal penultimo comma dell’articolo 2 della legge 1655/62 per le spese di accertamento e di riscossione. INFORTUNI Denuncia dell’infortunio: in caso di un evento infortunistico, professionale o extraprofessionale, la comunicazione deve arrivare alla Fondazione entro venti giorni, compreso il giorno dell’infortunio. Superato tale termine, l’indennizzo dell’indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta al lavoro e dell’indennità di ricovero partirà dal giorno della denuncia dell’evento stesso. In caso di infortunio professionale o in itinere, il datore di lavoro ha l’obbligo di denunciare l’evento stesso, entro quarantotto ore, all’autorità di pubblica sicurezza. Richiesta di riconoscimento di malattia professionale: Il datore di lavoro deve attestare le mansioni di fatto svolte dall’assicurato nei cinque anni precedenti la richiesta di riconoscimento e fornire, a richiesta della Fondazione, il documento di valutazione dei rischi nonché copia degli esiti delle valutazioni mediche ai sensi del D.Lgs. n. 626/94 e successivi aggiornamenti. Denuncia di decesso per infortunio: la denuncia deve essere prodotta entro ventiquattro ore dall’infortunio dal datore di lavoro o dagli eredi dell’assicurato. Se la morte, conseguenza dell’infortunio, si verifica in un momento successivo, il termine di denuncia rimane il medesimo. Documentazione medica: la denuncia di infortunio deve essere corredata da un certificato medico, possibilmente di pronto soccorso, che contenga la diagnosi e la prognosi. Qualora in sede di visita di pronto soccorso siano stati effettuati accertamenti diagnostici (radiografie, ecografie, risonanze), gli esiti degli stessi devono essere prodotti alla Fondazione. Si rammenta che la documentazione medica deve essere trasmessa in originale o in copia conforme all’originale. Un’eventuale certificazione della prosecuzione dell’infortunio deve attestare chiaramente la totale inabilità al lavoro dell’assicurato, in quanto l’art. 8 del vigente regolamento delle prestazioni prevede l’erogazione dell’indennità giornaliera esclusivamente per l’assenza dal servizio determinata da inabilità assoluta. Esito dell’infortunio: in assenza di un certificato medico di esito dell’infortunio, espressamente previsto dall’art. 18 del Regolamento delle prestazioni, prodotto entro il trentesimo giorno dal conseguimento della guarigione clinica o dal termine del periodo di cura, l’infortunio verrà considerato PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 III INSERTO chiuso allo scadere dell’ultima prognosi rilasciata. Si rammenta che l’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali è efficace in presenza di un rapporto di lavoro denunciato dal datore di lavoro alla Fondazione e termina, per quanto riguarda l’indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta e l’indennità di ricovero, con la cessazione dell’attività lavorativa. ESTRATTO CONTO INDIVIDUALE Entro il 30 giugno di ogni anno ciascun iscritto all’Enpaia riceverà l’estratto conto del Tfr, che verrà trasmesso in copia anche all’Azienda, e l’estratto conto del Fondo di Previdenza. MODULISTICA DA INVIARE Tutta la modulistica Enpaia è disponibile sul sito www.enpaia.it Se ne riepilogano i codici e le funzioni: Modello AP/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta per la richiesta di apertura di una nuova posizione aziendale. In allegato al modello, sottoscritto dal titolare dell’azienda, va inviata copia del certificato di iscrizione alla Camera di Commercio, copia dello statuto o atto costitutivo, copia del documento di identità del legale rappresentante dell’azienda. Si precisa che il codice statistico contributivo (c.s.c.), attribuito dall’Inps alle aziende in base all’attività svolta, e risultante nel DM/80, deve essere specificato nel suddetto modulo. Modello DELEGA/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta nel caso in cui l’azienda delega terzi (Confederazioni Datoriali, Sindacati, Consulenti etc.) a trasmettere le denunce inerenti la gestione Enpaia. In allegato al modello, compilato e sottoscritto dal legale rappresentante dell’azienda, va inviata copia del suo documento di identità. Modello ISCR/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta entro 15 gg dall’inizio del rapporto di lavoro ai fini della denuncia di assunzione dell’impiegato o del dirigente agricolo, sottoscritto dal dipendente e dal titolare dell’azienda. Modello VAR/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per le denunce di variazione di dati anagrafici relativi all’azienda, al legale rappresentante e al dipendente. Modello SOSP/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per la denuncia di sospensione del rapporto di lavoro. L’invio di tale modello è obbligatorio per la Cassa Integrazione e per la malattia, che vanno debitamente documentate, mentre è facoltativo per tutte le altre sospensioni che devono essere comunque denunciate on-line. Le sospensioni devono essere indicate per l’intero periodo e non con riferimento al singolo mese di denuncia retributiva. Si ricorda che, a fronte di sospensioni del rapporto di lavoro che comportino retribuzione figurativa, questa dovrà essere dichiarata regolarmente in sede di denuncia mensile. Modello CHP/01 da inviare anche via fax (06/5914444 – 06/5458385) per la chiusura della posizione aziendale sia temporanea che definitiva per i motivi indicati nel modulo. Modello PREV/01 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta entro 30 gg dalla chiusura del IV PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 INSERTO rapporto di lavoro, sottoscritto dal dipendente e dal titolare dell’azienda. La cessazione del rapporto di lavoro comunicata solo sulla procedura on line, senza l’invio del predetto modulo, non darà luogo alla liquidazione delle prestazioni. Modello PREV/05 denuncia di infortunio professionale ovvero in itinere da compilare a cura del datore di lavoro e inviare obbligatoriamente a mezzo posta. Da trasmettere alla Fondazione e all’Autorità di Pubblica Sicurezza. Modello PREV/37 da inviare obbligatoriamente a mezzo posta. Deve essere compilato dall’assicurato per infortuni determinati da incidente stradale in itinere o extraprofessionale e da eventi extralavorativi. Modello PREV/50 in caso di assenza del lavoratore il modello deve essere compilato a cura del datore di lavoro. Deve essere inviato obbligatoriamente a mezzo posta all’Ente, debitamente compilato e sottoscritto anche dall’assicurato alla ripresa dell’attività lavorativa. Modello QUEST/IT da inviare obbligatoriamente a mezzo posta in caso di infortunio in itinere, deve essere compilato e sottoscritto dall’assicurato e dal datore di lavoro. Modello MAL/PROF da inviare obbligatoriamente a mezzo posta per la richiesta di riconoscimento di malattia professionale. Il modello è composto da due distinte sezioni che devono essere compilate e sottoscritte dall’assicurato e dal medico che ha seguito l’evoluzione della patologia oggetto di richiesta di riconoscimento. SISTEMA SANZIONATORIO Con la delibera n. 20/03, approvata dal Consiglio di Amministrazione in data 18 luglio 2003, l’Enpaia si è avvalsa della potestà di autoregolamentazione conferitale dall’art. 4, comma 6-bis, della legge 140/97, per dare luce ad un nuovo regime sanzionatorio che tiene conto della specificità del settore agricolo. La disciplina prevista è la seguente: in caso di omesso o ritardato versamento dei contributi il datore di lavoro è tenuto al pagamento di una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al tasso ufficiale di riferimento (TUR) maggiorato di 5,5 punti, fino ad un massimo del 40% dei contributi complessivamente dovuti. Superato il tetto massimo delle sanzioni civili senza che si sia provveduto al pagamento del dovuto, sul debito contributivo maturano gli interessi di mora di cui all’art. 14 del D.Lgs 26 febbraio 1999 n. 46 (attualmente pari all’8,4%); in caso di evasione contributiva (mancata o ritardata denuncia del rapporto di lavoro o della retribuzione mensile) il datore di lavoro è tenuto al pagamento di una sanzione civile pari al 30% annuo, fino ad un massimo del 60% dei contributi dovuti. Qualora la denuncia sia effettuata spontaneamente, prima di eventuali contestazioni o richieste da parte della Fondazione, e comunque entro 12 mesi dalla scadenza del pagamento, semprechè il pagamento avvenga entro 30 giorni dalla data della denuncia, il datore di lavoro è soggetto ad una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al TUR più 5,5 punti, fino ad un massimo del 40% dei contributi dovuti; in caso di ritardata denuncia del rapporto di lavoro o di elementi di esso a causa di incertezze interpretative sulla sussistenza dell’obbligo contributivo la sanzione civile in ragione d’anno applicata sarà pari al TUR più 5,5 punti, fino ad un massimo del 40% dei contributi dovuti; in tutti i casi, debitamente documentati, di ritardato versamento dei contributi per: tardivo finanziamento pubblico di enti non aventi fine di lucro; incertezze interpretative particolarmente rilevanti; PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 V INSERTO fatto doloso di terzo; crisi aziendale documentata; procedure concorsuali, il datore di lavoro è tenuto al pagamento di una sanzione civile, in ragione d’anno, pari al tasso più elevato fra quello di rivalutazione annua del Tfr e quello di rivalutazione annua del Fondo di Previdenza; attualmente il tasso corrisponde al 4% (Delibera C.d.A. n. 5 del 16 aprile 2004); gli interessi di differimento e dilazione per la regolarizzazione rateale di debiti per contributi dovuti dai datori di lavoro sono determinati, in ragione d’anno, nella misura pari al TUR vigente al momento del pagamento con la maggiorazione di 6 punti. L’eventuale ritardo intercorrente fra il termine di scadenza per il pagamento dei contributi e la domanda di rateizzazione è sanzionato al tasso previsto per i casi di omissione contributiva. Con l’occasione, si ritiene opportuno evidenziare che, in base a quanto disposto dal comma 1172 dell’articolo unico della legge finanziaria 2007, l’omesso versamento delle ritenute previdenziali ed assistenziali operate dal datore di lavoro agricolo sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti è configurato come reato e, pertanto, perseguibile penalmente. CONTRIBUTO DI ASSISTENZA CONTRATTUALE Si ribadisce che il Contributo di Assistenza Contrattuale, dovuto nella misura mensile di euro 1,72 per ciascun dipendente, viene addebitato per tutti i Quadri e gli Impiegati per i quali è applicato il C.C.N.L. per i Quadri e gli Impiegati Agricoli. Esso è riscosso dall’Enpaia per conto delle Organizzazioni firmatarie del succitato contratto. Tale contributo, al cui pagamento provvede integralmente il datore di lavoro, grava per il 50% sul dipendente e per il restante 50% sull’azienda. RIVISTA “PREVIDENZA AGRICOLA” La rivista della Fondazione Enpaia affronta le problematiche del Welfare State. Illustra diffusamente le modalità innovative di lavoro che si attuano per garantire un miglior servizio agli iscritti, comunica gli adempimenti delle aziende e dei lavoratori e le modalità per ricevere le prestazioni. Pone particolare attenzione alle problematiche del mondo agricolo. È noto, poi, alle aziende e agli iscritti che la Rivista ha sempre dedicato alle forme pensionistiche complementari particolare attenzione con approfondimenti, dibattiti, proposte. L’entrata in vigore dal 1/1/2007 della nuova normativa e la costituzione di Agrifondo sono importanti occasioni perché l’impegno della rivista su questo versante continui, al fine di sensibilizzare tutti i lavoratori agricoli alle nuove opportunità pensionistiche e aiutare a rendere trasparente e positivo l’avvio del Fondo Pensionistico del comparto agricolo. ULTERIORI SEGNALAZIONI Si invita a segnalare sempre, nella corrispondenza con la Fondazione, il numero di posizione aziendale e il numero di matricola del dipendente interessato. Si rammenta che i moduli, nonché il testo della legge, dei regolamenti e delle circolari Enpaia, possono essere scaricati direttamente dal sito www.enpaia.it Per qualsiasi informazione e nell’ambito della continua collaborazione fra gli operatori della Fondazione e gli utenti (Consorzi, Aziende, Iscritti, Consulenti e Associazioni) sono a disposizione i numeri verdi 800.010270 – 800.313231 – 800.242621– 800.242624. Si coglie l’occasione per porgere, con i più cordiali saluti, gli auguri di buon anno e buon lavoro. IL DIRETTORE GENERALE (Dott. Gabriele Mori) VI PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 INSERTO di Massimo Sortino Le novità sul collocamento agricolo La legge n. 296 del 27 dicembre 2006, approvata in via definitiva dalla Camera e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 299 del 27 dicembre, supplemento ordinario, tra le varie aree di intervento, ai commi 1180 e 1181 riprende il percorso di riforma del collocamento già intrapreso dal legislatore con il decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297. Con questo decreto gli adempimenti di pertinenza dei datori di lavoro che volevano assumere manodopera agricola, a partire dal 30 gennaio 2003, avevano subito una sostanziale modifica. Detto decreto, con l’art. 6, comma 2, sostituiva all’articolo 9-bis della legge 28 novembre 1996, n. 608, il comma 2, in cui si faceva obbligo al datore di lavoro della comunicazione dell’assunzione del lavoratore alla sezione circoscrizionale per l’impiego, in caso di instaurazione del rapporto di lavoro subordinato e di lavoro autonomo in forma coordinata e continuativa, anche di socio lavoratore di cooperativa; con l’obbligo di dare comunicazione contestuale al servizio competente, ovvero il Centro per l’Impiego, nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro, dei dati anagrafici del lavoratore, della data di assunzione, della data di cessazione, qualora il rapporto non sia a tempo indeterminato, della tipologia contrattuale, della qualifica professionale e del trattamento economico e normativo. La medesima procedura si applicava ai tirocini di formazione e orientamento ed a ogni altro tipo di esperienza lavorativa ad essi assimilata. Nel caso in cui l’instaurazione del rapporto avveniva in giorno festivo, nelle ore serali o notturne, ovvero in caso di emergenza, la comunicazione doveva essere effettuata entro il primo giorno utile successivo. Entro il termine di cinque giorni veniva comunicata al Centro per l’impiego anche la cessazione dei rapporti di lavoro, quando si riferiva ad un rapporto a tempo indeterminato ovvero quando la medesima cessazione sia avvenuta in data diversa da quella comunicata all’atto dell’assunzione. Da ciò che stabiliva il decreto non dovevano più trascorrere cinque giorni dall’assunzione del lavoratore, ma questa deve essere comunicata contestualmente all’inizio dell’attività al Centro per l’impiego. Ma l’applicazione di questa norma rimaneva subordinata all’indicazione della data stabilita con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali che, di concerto con il Ministro per l’innovazione e le tecnologie, d’intesa con la Conferenza Unificata, avrebbe dovuto fissare le modalità di trasferimento dei dati occupazionali ed i moduli da parte dei datori di lavoro al Centro per l’impiego (art. 7, comma 2, D.Lgs. 297/02). Questo decreto non è mai stato fino ad oggi applicato, pertanto fino al 31 dicembre 2006, è rimasto in vigore il termine di comunicazione dell’instaurazione del rapporto di lavoro in agricoltura di cinque giorni, così come previsto dall’articolo 9-bis, comma 2, del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito con modificazioni, nella legge 28 novembre 1996, n. 608. Nel frattempo, con l’articolo 01, comma 9, della legge 11 marzo 2006, n. 81, veniva modificato dal legislatore il soggetto a cui inviare l’atto di assunzione del lavoratore agricolo, pertanto, “i datori di lavoro agricolo effettuano le comunicazioni di assunzione, di trasformazione e di cessazione del rapporto di lavoro previste rispettivamente, dall’articolo 9-bis del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, e successive modificazioni, dall’articolo 4-bis del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, e dall’articolo 21 della legge 29 aprile 1949, n. 264, e successive modificazioni, per via telematica esclusivamente alle sedi Inps territorialmente competenti. L’Inps provvede a trasmettere le comunicazioni previste dal presente comma al servizio competente di cui all’articolo 1, comma 2, lettera g), del decreto legislativo 21 aprile n. 181, e successive modificazioni, nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro, e all’Inail”. Con la Legge Finanziaria 2007, comma 1180, viene nuovamente modificato e sostituito il comma 2 dell’articolo 9-bis del decreto legge 1 ottobre 1996, n. 510, con il seguente: “In caso di instaurazione del rapporto di lavoro subordinato e di lavoro autonomo in forma coordinata e continuativa, anche nella modalità a progetto, di socio lavoratore di cooperativa e di associato in partecipazione con apporto lavorativo, i datori di lavoro privati, ivi compresi quelli agricoli, gli enti pubblici economici e le pubbliche amministrazioni sono tenuti a darne comunicazione al Servizio competente (Centro per l’impiego n.d.r.) nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro entro il giorno antecedente a quello di instaurazione dei relativi rapporti, mediante documentazione PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 VII INSERTO avente data certa di trasmissione. La comunicazione deve indicare i dati anagrafici del lavoratore, la data di assunzione, la data di cessazione qualora il rapporto non sia a tempo indeterminato, la tipologia contrattuale, la qualifica professionale e il trattamento economico e normativo applicato. La medesima procedura si applica ai tirocini di formazione e orientamento e ad ogni atro tipo di esperienza lavorativa ad essi assimilata. Le Agenzie di lavoro autorizzate dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale sono tenute a comunicare, entro il ventesimo giorno del mese successivo alla data si assunzione, al Servizio competente nel cui ambito territoriale è ubicata la loro sede operativa, l’assunzione, la proroga e la cessazione dei lavoratori temporanei assunti nel mese precedente”. La comunicazione contestuale, stabilita con legge nel 2003, mai di fatto attuata, non entrerà mai in vigore, sostituita, così come già accade nel settore edile, da una comunicazione di assunzione preventiva trasmessa il giorno antecedente il giorno dell’instaurazione del rapporto di lavoro, nuovamente al Centro per l’impiego territorialmente competente. Il comma 1180 prosegue con l’introduzione del comma 2-bis che stabilisce “in caso di urgenza connessa ad esigenze produttive, la comunicazione di cui al comma 2 può essere effettuata entro cinque giorni dall’instaurazione del rapporto di lavoro, fermo restando l’obbligo di comunicare entro il giorno antecedente al Servizio competente, mediante comunicazione avente data certa di trasmissione, la data di inizio della prestazione, le generalità del lavoratore e del datore di lavoro”. Tutti gli elementi obbligatori previsti per la comunicazione di assunzione preventiva possono essere trasmessi entro cinque giorni dall’instaurazione del rapporto di lavoro, purché siano stati comunque comunicate il giorno precedente le informazioni indispensabili ad individuare i soggetti interessati e la decorrenza dell’assunzione. Con il comma 1181 viene abrogata definitivamente la sospensione all’applicazione della nuove modalità di comunicazione dei rapporti di lavoro, che subordinava l’entrata in vigore della norma al decreto da emanarsi da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (art. 7, comma 2, del D.Leg.vo 19/12/ 2002, n. 297). A decorrere dalla medesima data che avrebbe dovuto stabilire il predetto decreto ministeriale, sarebbe stato soppresso il comma 2 dell’articolo 14 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, ovvero l’obbligo di comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro entro le 24 del giorno stesso all’Inail (D.N.A.). A tal proposito il comma 1182 ne ribadisce la permanenza dell’obbligo e stabilisce che “fino alla effettiva operatività delle modalità di trasferimento dei dati contenuti nei moduli per le comunicazioni obbligatorie di cui al decreto previsto dall’articolo 4-bis, comma 7, del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, resta in vigore l’obbligo di comunicazione all’Inail di cui all’articolo 14, comma 2, del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, da effettuarsi esclusivamente attraverso strumenti informatici…”. Il comma 5 dell’articolo 4-bis introdotto dall’articolo 6 del decreto legislativo 19 dicembre 2002, n. 297, aveva introdotto ulteriori informazioni sul rapporto di lavoro da comunicare entro 5 giorni, al Centro per l’impiego, unico servizio che raccoglie queste notizie per conto delle Direzioni regionali e provinciali del lavoro, dell’Inps e dell’Inail, in particolare: a) proroga del termine inizialmente fissato; b) trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato; c) trasformazione da tempo parziale a tempo pieno; d) trasformazione da contratto di apprendistato a contratto a tempo indeterminato; e) trasformazione da contratto di formazione e lavoro a contratto a tempo indeterminato. Con il comma 1183 viene aggiunto l’obbligo di comunicazione anche per le seguenti casistiche: e-bis) trasferimento del lavoratore; e-ter) distacco del lavoratore; e-quater) modifica della ragione sociale del datore di lavoro; e-quinquies) trasferimento d’azienda o di ramo di essa. Il legislatore con il comma 1184 estende la validità della comunicazione di assunzione preventiva a tutti gli enti interessati ed in particolare “All’articolo 4-bis del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, il comma 6 è sostituito dai seguenti: le comunicazioni di assunzione, cessazione, trasformazione e proroga dei rapporti di lavoro autonomo, subordinato, associato, dei tirocini e di altre esperienze professionali, previste dalla normativa vigente, inviate al Servizio competente nel cui ambito territoriale è ubicata la sede di lavoro, con i moduli di cui al comma 7, sono valide ai fini dell’assolvimento degli obblighi di comunicazione nei confronti delle direzioni regionali e provinciali del lavoro, dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, o di altre forme previdenziali sostitutive o elusive, nonché nei confronti della Prefettura – Ufficio territoriale del Governo”. Lo stesso comma fissa l’obbligatorietà della ! trasmissione tramite internet. VIII PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 EUROPA di Monica De Vito Le relazioni sindacali nell’agricoltura austriaca Una forte tradizione di associazionismo agricolo I l panorama dell’agricoltura austriaca, una delle maggiori beneficiarie della Politica agricola comune (Pac) negli ultimi anni, vede una forte presenza della piccola azienda contadina, spesso integrata con altre attività economiche. Secondo l’Ufficio di statistica austriaco, nel 2003 poco meno della metà delle aziende (il 42,3%) era condotta da un imprenditore che svolgesse l’attività di agricoltore a tempo pieno. Il maggior numero delle fattorie austriache (115.400 ossia il 60,7%) coltiva solo 20 ettari; mentre quelle più estese, con più di 100 ettari, sono solo il 3,9% (7.400 in tutto). Dal punto di vista giuridico, il diritto austriaco distingue fra aziende contadine (Bäuerliche betriebe) e tenute agricole (Gutsbetriebe); la caratteristica distintiva è data dal lavoro del proprietario e della sua famiglia nell’attività agricola nelle aziende contadine. La maggior parte dell’occupazione agricola dipendente a tempo indeterminato è quindi concentrata nelle tenute agricole, mentre nelle aziende contadine prevale il lavoro stagionale. I contratti collettivi disciplinano entrambi questi tipi di rapporto di lavoro. Il lavoro stagionale vede, anche in Austria, una forte presenza di lavoratori immigrati, impiegati soprattutto nelle operazioni di raccolta in base ad un sistema di quote annuali, che per il 2005 prevedeva l’ingresso di 7.000 lavoratori. La Camera di commercio nazionale ha sollecitato un aumento di questa quota, ma i sindacati avvertono il rischio di una pressione sui livelli salariali e sulle condizioni di lavoro; inoltre i lavoratori stagionali stranieri devono pagare contributi di assicurazione sociale, ma non possono accedere ai benefici previsti per la disoccupazione perché alla fine del lavoro devono lasciare immediatamente il Paese. Il sistema austriaco di relazioni industriali è imperniato sul principio del partenariato sociale, al quale partecipano organizzazioni volontarie (le organizzazioni sindacali e quelle datoriali) e organizzazioni obbligatorie (le Camere del lavoro per i dipendenti, le Camere di commercio e industrie e le Camere dell’agricoltura per le aziende). In particolare, la contrattazione collettiva è svolta dalle organizzazioni sindacali volontarie per i lavoratori, mentre per le aziende è normalmente l’organizzazione camerale obbligatoria a stipulare gli accordi, che per questo sono giuridicamente vincolanti erga omnes (tutte le imprese devono essere iscritte alla camera di commercio o dell’agricoltura, che sono soggetti di diritto pubblico). Le relazioni contrattuali in agricoltura presentano, rispetto a questo schema, due caratteristiche particolari: la regionalizzazione, e il fatto che in alcuni territori le imprese sono rappresentate dalla Camera dell’agricoltura, in altri dalla organizzazione volontaria delle aziende agricole. In particolare sono i Territori (Länder) del Tirolo e del Vorarlberg quelli dove la contrattazione avviene con la Camera dell’agricoltura, mentre negli altri si contratta con le organizzazioni aderenti alla confederazione delle aziende agricole (Obmännerkonferenz der Arbeitgeberverbände der Land - und Forstwirtschaft in Österreich, OALF). L’applicazione quasi totale dei contratti collettivi è garantita dal fatto che all’organizzazione volontaria aderisce il 95 per cento di tutte le imprese. Mentre non ha luogo un dialogo tripartito ed istituzionalizzato a livello nazionale. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 I contratti collettivi fissano i diritti quadro Jean-Baptiste-Camille Corot Entrata al villaggio, 1855-1865 L’agricoltura austriaca grande beneficiaria della Pac 29 EUROPA Il partenariato alla base delle relazioni industriali Per quanto riguarda il lavoro dipendente, gli operai sono organizzati dal sindacato GMTN (Gewerkschaft Metall-Textil-Nahrung), che è stato costituito nella primavera del 2006 come risultato della fusione fra la federazione agroalimentare (Gewerkschaft Agrar-Nahrung-Genuß, ANG), e quella dei metalmeccanici e dei tessili (la confederazione ÖGB aveva programmato una radicale diminuzione del numero delle federazioni attraverso la loro fusione, anche se il piano è in parte fallito e solo alcune categorie si sono unificate). Il sindacato degli impiegati privati GPA (Gewerkschaft der Privatangestellten) sottoscrive invece i contratti per gli impiegati agricoli. I contratti collettivi stabiliscono per tutti i lavoratori regole minime di tutela, che si affiancano alle norme legislative fissate in parte a livello nazionale, in parte nei singoli Länder. Nel settore agricolo austriaco non c’è un unico contratto nazionale di lavoro, ma vi sono 40 accordi collettivi di lavoro sovra-aziendali, che possono avere varia estensione (anche a livello di uno o più Länder). Inoltre, vengono conclusi accordi distinti per gli operai e gli impiegati; mentre accordi specifici valgono per l’amministrazione di Vienna (in quanto titolare titolare di aziende agricole) e per la Società federale delle foreste (Österreichische Bundesforste AG, ÖBF), che cura il mantenimento e lo sviluppo delle aree forestali. Dal punto di vista salariale, proprio la forestazione è il settore dove vengono pagate le retribuzioni più alte; mentre per i lavoratori agricoli meno qualificati, i minimi salariali si aggirano poco al di sotto di 1.000 euro. ! L’allevamento italiano dei suini in lieve ripresa T imidi segnali di ripresa dopo un 2005 decisamente negativo per la filiera suinicola. Il primo trimestre, per gli allevatori, segna un recupero dei prezzi che colma quasi la flessione di 9 punti registrata nello scorso anno. Quello che verrà ricordato come l’anno nero del maiale ha registrato una perdita del valore della produzione da 2,3 a 2 miliardi di euro, con un calo del numero dei capi del 4% che si è sentito soprattutto a livello di suinetti e scrofe, dovuto in parte al fatto che molte latterie, abbandonando il sistema chiuso di allevamento, hanno acquistato i capi all’esterno proseguendo con la fase di ingrasso. La fascia rossa coinvolge le macellazioni, direttamente legate al declino del patrimonio zootecnico nazionale: una flessione del 5% dei capi macellati rispetto al 2004, mezzo milione di suini vivi in meno importati dall’estero, mentre non si arresta l’import di carne dai Paesi stranieri. Un’annata, insomma, da superare, attraversata a stento dagli allevatori grazie al recupero in spese per le materie prime come orzo, mais, farina di soia. 30 di Massimiliano Di Noia Nel frattempo, aumenta il numero di coloro che scommettono sull trasformazione diretta e lo spaccio, sia per aumentare il valore aggiunto, sia per rimarcare il fattore territorio che assume un’importanza sempre più consistente. Quella della filiera corta, con macellazione in proprio, è una tendenza sempre più diffusa, per la capacità di fidelizzare il cliente e per i margini di guadagno più ampi del 20-25% anche se resta l’ovvia limitazione del numero di capi e le stringenti normative in materia igienico-sanitaria. Salubrità e tracciabilità gli elementi in più che, comunque, si offrono al consumatore. Proprio su questa strada si inserisce un’idea innovativa di fare marketing, con l’ausilio di internet e delle nuove tecnologie, nata proprio dalla provincia leader per numero di capi suini, Mantova. Karis Davoglio e Fausto Delegà hanno pensato bene di attrezzare la produzione con delle telecamere collegate 24 ore su 24 ad internet, per cui, pagando un abbonamento annuo, l’acquirente può verificare che trattasi di maiali biologici allevati allo stato brado. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 EUROPA di Ludmil Fotev Romania e Bulgaria entrano nell’Ue Salgono così a 27 i paesi membri D al 1° gennaio 2007, Romania e Bulgaria hanno fatto il loro ingresso nell’Unione Europea. Salgono così a 27 i paesi membri dell’Ue. Un avvenimento di portata storica per Bucarest e Sofia che salda i Balcani all’Europa e che arriva 17 anni dopo la caduta del comunismo. Tutto questo nel giorno in cui l’Euro, al suo quinto compleanno, accoglie la Slovenia come tredicesimo Stato. Con l’ingresso di Sofia e Bucarest e 30 milioni di nuovi cittadini europei, il baricentro dell’Unione europea si sposta fortemente ad Est, dopo la grande ondata di adesioni del maggio 2004, quando entrarono dieci nuovi paesi, otto dei quali appartenenti all’ex blocco comunista. I due nuovi paesi portano in dote tassi di crescita invidiabili dal punto di vista della vecchia Europa, attestandosi fra il 5 e il 6%. Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica. A dispetto del miglioramento delle condizioni economiche, Bruxelles ha puntato il dito contro le inefficienze che caratterizzano l’utilizzazione dei fondi comunitari: fino a questo momento entrambi i paesi hanno speso solo il 50% degli aiuti a causa di difficoltà gestionali e problemi legati alla distribuzione degli aiuti sul territorio. Nel prossimo triennio, Bulgaria e Romania riceveranno 13.000 milioni di euro di aiuti: 4.600 milioni saranno destinati alla Bulgaria e 9.000 alla Romania, il 30% del totale sarà destinato esclusivamente alla politica agraria. In Romania, l’agricoltura rappresenta quasi il 9% del Pil. In Bulgaria la percentuale si ferma al 3,5%, ma il settore impiega il 7,5% della popolazione attiva. Altro tema delicato per la Commissione è quello dei conti pubblici. Ricordiamo che il Patto di Stabilità prevede che il deficit non debba superare il 3% del Pil e che il debito pubblico non deve andare oltre il 60% del Pil. Questi requisiti non rappresentano solo delle variabili da rispettare per fare ingresso nell’area UE, ma sono garanzia di ordine e stabilità finanziaria. Nel caso della Romania, il debito è pari a circa un terzo del Pil da circa un decennio, e in Bulgaria si è ridotto dal 77% al 47% in sei anni. Si tratta di cifre che non fanno temere all’UE il verificarsi di altri casi di squilibrio dopo quello che ha avuto per protagonista l’Ungheria (il deficit ha toccato il 10% del Pil a causa dello scarso controllo esercitato sulla spesa pubblica). Secondo i dati diffusi dall’Unctad, Bulgaria e Romania sono stati i paesi dell’Est destinatari dei maggiori flussi di investimenti diretti esteri (Ide) nel 2005. Le previsioni formulate per il mercato bulgaro indicano un incremento degli Ide tra il 14% e il 17% nel 2007 (dopo aver archiviato il 2006 con un aumento del 22%). I benefici dell’ingresso di Romania e Bulgaria nell’UE hanno molto a che vedere con il commercio con i paesi dell’area: per la Romania le importazioni dall’UE sono cresciute del 18,7% nel 2005 rispetto al 2004 (coprendo il 62,2% del totale), mentre le esportazioni hanno subito un incremento del 9% (67,6% del totale). In quanto alla Bulgaria, gli interscambi superano il 60% del totale in entrambi i casi. Con l’ingresso nell’Ue, a Sofia, nelle grandi città e nelle località turistiche c’è stato un vero boom immobiliare. Il prezzo di un metro quadro, nel centro di Sofia, ha superato i 1.000 euro. I bulgari sembrano in preda alla febbre degli immobili, in attesa di investitori dall’Europa occidentale, che dovrebbero acquistare appartaPREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Joseph Mallord William Turner Il faro di Bell Rock, 1818 Romania e Bulgaria attirano gli investitori stranieri Città e campagna bulgare 31 EUROPA menti, negozi e ville. “Dicembre è in generale un mese molto buono, ma non ho mai visto una tale frenesia”, ha dichiarato a Standart un agente immobiliare. In questo periodo sono stati conclusi nella capitale 1.000-1.200 contratti al giorno. In attesa del rialzo dei prezzi, c’è stata anche una corsa agli acquisti nei negozi e supermercati. Nelle grandi città si è materializzata la società dei consumi... Nelle campagne invece, la situazione è drasticamente diversa, con alti livelli di disoccupazione, mancanza di prospettive e fragilità sociale. I pensionati nei piccoli centri continuano a sopravvivere con 40-50 euro di pensione al mese e un’agricoltura di sussistenza. Molti paesi si sono svuotati con l’emigrazione dei giovani verso le grandi città o all’estero. La diaspora bulgara è divenuto un vero salvagenGustave Courbet Querce secolari Port-Berteau, te per l’economia del paese. Le rimesse, secondo le statistiche ufficiali, hanno rag1862 giunto gli 1,516 miliardi di leva nel 2004, ossia il 4% del Pil. Secondo la Camera di commercio, invece, la cifra delle rimesse raggiungerebbe addirittura i 3 miliardi di leva (1,5 miliardi di euro). Per l’Italia, l’ingresso dei Imprese straniere in Romania e Bulgaria nuovi paesi è un’opportunità: L’Italia è tra i tre più importanti partner commerciali Agricoltura 1.650 stranieri della Bulgaria (con la Germania e la Grecia) Silvicoltura 102 e si classifica quarta tra gli investitori. Introdurre le Agroalimentare 786 regole europee in tutti i settori della vita in Bulgaria, Altro 122 insieme all’alta crescita economica, manodopera qualificata e la stabilità che noi forniamo, aiuteranno le Totale 2.660 compagnie italiane a fare profitti ed essere più competitive nel mondo. Ci sono grandi opportunità di investire nei settori dell’ingegneria energetica, agricoltura, turismo, banche, assicurazioni, infrastrutture, ambiente e tecnologie. Cresce la presenza degli imprenditori stranieri all’Est 32 È già un modesto ma aggressivo esercito, destinato a crescere: si tratta di oltre 2.600 imprenditori agricoli italiani che hanno scelto di investire in Romania (oltre 1.700) ed in Bulgaria (quasi un migliaio). Dai cereali alla viticoltura, dagli allevamenti ad alcune produzioni biologiche, sono oltre 170mila gli ettari coltivati dalle aziende agricole delocalizzate con una superficie media che riesce a garantire economie di scala e prezzi competitivi. “Abbiamo acquistato vecchie fattorie, ristrutturato gli immobili, aggiornato il parco macchine e poi tentato positivamente la via dei fondi strutturali creando mercato, una rete di piccole e medie imprese che hanno dato lavoro alla manodopera locale e immesso nel mercato prodotti di qualità”, dichiara Federico Radice Fossati, imprenditore agricolo pavese. Altri imprenditori hanno sviluppato la produzione di bottiglie di vino, differenziando mercato interno da quello internazionale. Oggi nella sola Romania, la produzione si aggira intorno ai 10 milioni di bottiglie: dal Cabernet Sauvignon internazionale al Cramposia locale, fatto con vitigni locali. La frontiera si sposta ad est anche per cereali, mais e, soprattutto, riso. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 MONDO di Micaela Taroni Bonino: il negoziato Wto è fallito Il capitolo agricolo divide il mondo L ’Italia è stata seriamente impegnata perché il negoziato del Wto (World Trade Organisation) sulla liberalizzazione del commercio mondiale, entrato in una fase di stallo, non subisse la sospensione. Il negoziato si trascina dal 2001: l’obiettivo è liberalizzare gli scambi nei settori agricolo, dei prodotti industriali e dei servizi. Ora si è giunti alla sospensione sine die del Round. Le questioni più controverse riguardano i tagli ai sussidi e ai dazi nel settore dell’agricoltura e dei beni industriali. Sulle prospettive del negoziato sul Wto abbiamo intervistato il ministro per gli Affari europei, Emma Bonino. Il ministro Emma Bonino Signor ministro Bonino, come valuta la situazione alla luce dell’attuale fase di stallo? Siamo molto preoccupati per la sospensione del Doha round perché un fallimento definitivo rischia di mettere in ginocchio il Wto e le regole stesse che governano il commercio internazionale. È fondamentale per l’Italia e per l’Europa tessere relazioni per riprendere in un prossimo futuro le fila negoziali. Altrimenti si perderebbe tutto quello per cui si è negoziato. E per noi, per l’Italia e per l’Europa perdere il già siglato, è davvero molto complicato in termini economici. Quali sarebbero le conseguenze? In caso di mancato accordo il sistema commerciale internazionale andrebbe incontro a una fase di pericolosa instabilità, con il sistema multilaterale costretto a cedere il passo a iniziative bilaterali, anche a livello regionale, di fatto riducendo così la forza negoziale dell’Italia e dell’Europa. Che rilevanza ha il capitolo agricolo sui negoziati Wto? Lo scontro sul capitolo agricolo strozza il negoziato, nonostante il suo peso sul commercio mondiale sia solo del 7% contro il 75% del manifatturiero. Così si dimostra di non essere all’altezza della sfida. Ma il Wto deve sopravvivere, altrimenti il mondo tornerebbe a dividersi in blocchi contrapposti. Come si può contribuire a superare l´attuale fase di stallo nelle trattative? Difficilmente il negoziato Wto potrà riprendere prima del voto di medio termine negli Usa in novembre. L’Italia è impegnata affinché il negoziato possa essere rilanciato al più presto e, per questo, è convinta dell’importanza della missione del commissario europeo al commercio estero Peter Mandelson che è stato a Rio de Janeiro per un incontro interlocutorio con i paesi del G-20. Che importanza ricopre il G-20 per lo sblocco delle trattative? Una migliore sinergia tra l´Unione europea e il Gruppo del G-20 potrebbe aumentare il potere di contrattazione dell’Europa verso gli Usa per ottenere quelle concessioni nell’agricoltura che fino ad oggi sono mancate. Come valuta le proposte di Mandelson in campo agricolo? Le proposte del Commissario europeo costituiscono indubbiamente un passo in avanti rispetto ad una politica agricola europea che finora è stata molto protezionistica. Le proposte messe sul tavolo sono le più avanzate che l´Europa, che non dimentichiamolo è costituita da 25 paesi con interessi diversi, potesse mettere sul tappeto. Quanto è importante per l´Italia il successo del cosiddetto Doha Round? È molto importante soprattutto per la liberalizzazione nel comparto industriale e dei servizi anche perché l´abbattimento dei dazi tariffari alle importazioni di prodotti industriale andrebbe a vantaggio soprattutto delle piccole e medie imprese. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Evitare il conflitto tra Usa, UE e G20 Riannodare il filo della trattativa 33 MONDO di Mario Osorio Beristain I timori dei contadini messicani Conto alla rovescia per l’apertura totale del settore agricolo N Pierre-Henri de Valenciennes Sottobosco, 1775-1800 circa Il Governo messicano deve evitare lo spopolamento della campagne 34 el 2007, i sindacati e le associazioni agricole messicani si preparano per dare la battaglia finale e impedire l’apertura totale delle frontiere alle importazioni di mais, fagioli, canna da zucchero e latte, come prevede il Nafta, l’accordo di libero scambio commerciale con Stati Uniti e Canada. Il timore è che i contadini messicani vengano definitivamente spazzati via, incapaci di affrontare la concorrenza dei produttori canadesi e soprattutto statunitensi, che godono di sostegni interni. Il libero commercio minaccia di provocare il collasso del mercato messicano. Si calcola che il governo statunitense destina ogni anno il 10% del Prodotto Interno Lordo (Pil) al settore agricolo, mentre il Messico soltanto il 3%. “Per noi, il Nafta è stato altamente negativo, ha reso più poveri i contadini, ha distrutto strutture, ha fatto languire l’economia agricola ed il governo non ha mantenuto la parola rispetto ai sostegni promessi per la transizione. L’assenza di politiche pubbliche, i ritardi strutturali, la devastazione e la trascuratezza verso l’agricoltura fanno intravedere un panorama altamente rischioso per quasi 30 milioni di contadini ed, in particolare, per 3 milioni di produttori di mais, una coltivazione tradizionalmente basica della dieta popolare messicana”, ha detto Heladio Ramìrez, dirigente della Confederazione Nazionale Contadina (Cnc). L’apertura totale è prevista per il primo gennaio 2008, ma già da qualche anno la Cnc ha denunciato che, ad esempio, in Sinaloa (la regione considerata il granaio del Messico) le multinazionali hanno presso il controllo delle industrie agricole e dei granai, mentre i produttori nazionali hanno visto diminuire del 37 % il prezzo del riso, del 34 % quello dei fagioli, del 43 % il prezzo del mais e del 79 % quello del cotone. Di fronte a questo difficile scenario il nuovo governo messicano ha annunciato un piano urgente per abbassare i costi di produzione di mais, fagioli, canna da zucchero e latte ed avvicinarli a quelli degli Stati Uniti e del Canada. Il ministro dell’Agricoltura, Eduardo Sojo, cerca una soluzione ed ha promesso un percorso che permetta un’apertura morbida del settore senza aver convinto le grandi organizzazioni agricole messicane. Ed anche i sindacati sono in agitazione. Alvaro Lòpez, dirigente dell’Unione Nazionale dei Lavoratori Agricoli ha denunciato che, in 13 anni, il Nafta ha accentuato le asimmetrie tra i contadini messicani e quelli statunitensi e canadesi per il semplice fatto che il Messico non ha potuto applicare le elevate sovvenzioni attuate per i suoi partner commerciali. La difficile congiuntura agricola produce l’aumento dell’emigrazione dei contadini messicani negli Stati Uniti (400.000 all’anno)con le rimesse dei lavoratori messicani che hanno superato la cifra record di 20 miliardi di dollari annuali: la terza fonte di divise estere soltanto dietro a quelle del petrolio e del turismo. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 MONDO di Gianluca Cicinelli India: le campagne si spopolano Migliaia di contadini indiani si tolgono la vita sopraffatti dai debiti I suicidi fra i contadini indiani crescono di anno in anno. Negli stati più colpiti dal problema (Maharashtra, Andhra Pradesh, Kerala e Karnataka) solo dal 2001 a oggi si sarebbero uccise fra le 3.600 e le 18mila persone. L’attuale governo di New Delhi ne ammette almeno 10 mila dal 1997: l’epidemia di morti nelle campagne, quasi tutti uomini e in genere piccoli e piccolissimi proprietari terrieri è un fenomeno nuovo che nemmeno l’esecutivo guidato dal premier Manmohan Singh mette più in dubbio. Così come non può più mettere in dubbio che le decine di migliaia di suicidi siano causati dalla disperazione dovuta a debiti impossibili da ripagare. Nonostante dia sostentamento diretto o indiretto a 750 milioni di persone, circa due terzi della popolazione, l’agricoltura contribuisce solo per un quinto al prodotto interno lordo dell’India, e assorbe solo il 12% del credito bancario. Finisce così che molti contadini prendono a prestito soldi, cifre che basterebbero solo per qualche bibita in un locale alla moda di Londra o New York, dallo strozzino dei villaggio, il cosiddetto “sahukar”. I tassi arrivano sino al 10% mensile, e i debiti lievitano quando fallisce il raccolto o cadono i prezzi. Così accade in quasi tutta l’India, anche a ridosso di città come Bangalore e Bombay che in alcuni quartieri crescono ai ritmi forsennati dell’Occidente. Una piaga nemmeno immaginabile finché l’agricoltura era gestita su basi comunitarie o basata sui grandi latifondi e lo Stato sosteneva il settore. Soprattutto fino a quando le multinazionali americane non hanno iniziato a imporre i loro carissimi semi, in particolare per la diffusissima coltivazione del cotone, per di più geneticamente modificato, costringendo i contadini a ricomprarli ogni anno per mantenere gli standard richiesti dal mercato internazionale nonostante il crollo dei prezzi della materia prima. Una tesi che il premier Singh tenta debolmente di confutare, cercando di attribuire le cause ad inondazioni e siccità, invasioni di insetti e parassiti delle colture. Negli stati dove è più alta la fascia dei suicidi, dove le multinazionali sono più presenti, i contadini si indebitano maggiormente e, a causa del crollo dei prezzi sui mercati internazionali, non riescono nemmeno a recuperare i soldi dei propri investimenti. La denuncia degli ambientalisti non è semplice frutto di una visione antigovernativa o antiglobalizzazione. Le stesse affermazioni sono state fatte dal prestigioso e ben poco rivoluzionario Tata Institute of Social Sciences di Mumbai, a cui si era rivolto mesi fa il tribunale supremo della capitale finanziaria indiana per capirne di più. “I suicidi sono avvenuti a partire dal 1997 nelle zone più ricche del Paese e sono l’indubbio sintomo di una profonda crisi del settore agricolo - è scritto nel rapporto del Tata Institute - Tra i motivi che abbiamo individuato c’è il crollo degli investimenti pubblici nel settore, in linea con le direttive di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale che hanno soprattutto costretto l’India ad aprire le porte, dal 1998, a corporation come Monsanto, Cargill e Sygentas i cui semi sono più cari e richiedono più fertilizzanti, pesticidi e acqua. Fattori, questi, che diminuiscono la fertilità dei terreni, aumentano i costi di produzione, mettono i contadini in balia degli usurai e del mercato internazionale. Il tutto, mentre l’Organizzazione mondiale per il commercio impone di togliere le tariffe all’import, e gli Stati Uniti continuano a finanziare il loro export”. In aiuto dei contadini indiani arrivano organizzazioni come quella di Vandana Shiva, che ha creato una banca per i semi, alla quale partecipano attivamente PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Jean-François Millet, Limitare del villaggio di Grucky, 1866 Cresce l’immigrazione dalle campagne alle città 35 MONDO Il crollo dei prezzi agricoli accentua la crisi 300 mila agricoltori conservando una parte del raccolto per poi riseminarla. In questo modo, sostiene l’ecoscienziata indiana, fondatrice del Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica della Risorse Naturali si resiste alla invasione delle multinazionali, si riducono le spese, si usano meno pesticidi e si salvano varietà importanti di semi valorizzando la biodiversità. Si tratta di conservare una parte del raccolto per poi riseminarlo come si faceva una volta. Un procedimento che non è fattibile con i semi geneticamente modificati. Un esempio riguarda il riso: dopo lo tsunami, nello stato dell’Orissa, l’organizzazione di Vandana Shiva ha seminato un riso tradizionale in grado di resistere alla salsedine. Una varietà che sarebbe scomparsa senza la banca dei semi creata per combattere la politica del governo, scritta a New Delhi ma diretta da Washington. In febbraio, il governo di sinistra di Manmohan Singh ha lanciato un ambizioso piano per contrastare la povertà tentando di garantire cento giornate di lavoro pagato alle famiglie rurali lasciate indietro dal boom economico concentrato nelle città. Ma il piano avanza lentamente tra i massicci apparati burocratici indiani, soprattutto senza arginare la povertà crescente e l’epidemia di suicidi nelle campagne. I funzionari affermano che i contadini possono solo incolpare sé stessi per la loro condizione, prendendo a prestito soldi senza criterio per spese voluttuarie o per i matrimoni. Ma gli analisti sostengono che il governo dovrebbe fare di più per offrire credito a tassi ridotti. ! Il Lazio agricolo comunica I cambi di rotta politica si possono cogliere anche grazie ai modelli “comunicazionali”, a come e cosa una struttura decide di comunicare. È indubbio che, rispetto al passato, la differenza balzi agli occhi analizzando le scelte in questo senso messe in opera da Daniela Valentini – da un anno e mezzo assessore all’agricoltura della Regione Lazio – e dal suo staff. La volontà di dare un’impronta diversa nel rapporto con i cittadini di riferimento (gli operatori agricoli, a diverso titolo, presenti nella regione) è acclarata da un rapporto caratterizzato da flussi di informazione quotidiani, demandati a comunicati stampa dedicati a tutte le attività che l’assessorato esplica. In più, risulta pressoché totale la presenza “fisica” a tutte le manifestazioni in calendario riservate al settore, sia a livello nazionale che internazionale. Ancora, non vengono tralasciate le iniziative promozionali e le partnership (significative quelli con la grande distribuzione) volte alla veicolazione e alla vendita dei prodotti della terra laziali. Per finire, grande è anche lo spazio dedicato all’editoria di settore. Oltre a monografie e iniziative speciali (molto interesse e curiosità ha sollevato l’Agenda della terra 2007, dedicata alle donne della regione protagoniste in agricoltura), strumento “principe” in questo senso è senz’altro ER-Europa Rurale Direzione Lazio, bimestrale che l’assessorato all’agricoltura edita in collaborazione con l’Università della Tuscia. Il periodico ha subito nell’ultimo anno una trasformazione, sia grafica che 36 di Stefano Micheli editoriale, passando al formato tabloid. ER - inviato in abbonamento ad amministratori, imprenditori e operatori a diverso titolo nel campo agricolo -consta di 24 pagine a colori suddivise in articoli di approfondimento, rubriche, news e spazi diversamente dedicati alla realtà agricole laziali, nazionali ed europee: si tratta infatti di un “Bimestrale di informazione europea” a cura di Europe Direct, centro ufficiale di informazione della Ue in Italia, operante proprio attraverso l’Università della Tuscia. Negli ultimi numeri ER ha fra l’altro dato ampio spazio – con focus dedicati – al problema delle biomasse e alla multifunzionalità, ha posto quesiti ad operatori politici ed imprenditori del settore, ha dato il via ad una serie di rubriche d’informazione sulle attività dell’assessorato. L’ultimo numero, uscito all’inizio di gennaio, è stato redatto in tre lingue – anche francese ed inglese – per essere ufficialmente presentato a Bruxelles a tutti i parlamentari europei in occasione delle giornate dedicate alla presentazione del PSR laziale. Secondo i convenuti, l’operazione è stata coronata da grande successo. Un motivo per continuare su questa strada, anche attraverso il rilancio di Lazio Informazione, mensile che finora è uscito – dopo il cambio di direzione politica ai vertici dell’amministrazione regionale – solo per il numero dedicato alla pubblicazione del programma politico del nuovo assessore. A breve anche Lazio Informazione riacquisterà la sua regolare periodicità. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 MONDO di Giovanni Martirano La politica agraria nord-americana L ’attenzione della stampa internazionale è polarizzata sugli Usa che stanno per cambiare le regole della tradizionale politica agraria. Il segretario di stato all’agricoltura, Mike Johanns ha proposto all’amministrazione la nuova “farm bill”, la legge poliennale che stabilisce i programmi di sostegno per l’agricoltura statunitense. Per i prossimi cinque anni è prevista una spesa di 87 miliardi di dollari. È annunciato un aumento di 7,8 miliardi delle risorse per le misure agroambientali; di 5 miliardi per il sostegno ai produttori ortofrutticoli e di altri prodotti “speciali” e di 250 milioni per l’installazione dei giovani agricoltori. Inoltre un nuovo capitolo di spesa, con una dotazione di 1,6 miliardi, sarà dedicato alle agroenergie ed in particolare all’etanolo cellulosico. Infine è stata proposta l’esclusione dagli aiuti degli agricoltori che superano un reddito lordo corretto [cioè reddito meno costi di produzione ed altre spese] di 200.000 dollari l’anno, conservando al contempo un tetto agli aiuti per singolo agricoltore di 360.000 dollari. A quanto scrive il quotidiano francese “Les Echos” “la Casa Bianca cerca non solo di ridurre il proprio deficit, ma sopratutto di mettere gli Stati Uniti più in linea con le regole del Wto”. In questo senso le proposte della nuova politica agricola degli Usa sono valutate criticamente. Il Wall Strett Journal a tale proposito si riferisce al giudizio sostanzialmente negativo della comunità europea. Per gli organi dell’Unione Europea un risultato positivo al Wto esigerebbe dagli Stati Uniti riduzione più ambiziosa dei sussidi agricoli. Invece la proposta in discussione negli Usa “suppone che i prezzi dei prodotti agricoli di base resteranno al loro livello attuale”. Ciò per il giornale toglie molto valore innovativo alla proposta per nuove regole di politica agraria degli Stati Uniti d’America. È questa l’opinione anche dei giornali australiani per i quali, come scrive il Sidney Morning Herald, la nuova Farm Bill del 2007 lascia i generosi sussidi in gran parte intatti. E questi sussidi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea - prosegue il giornale australiano - “sono il principale ostacolo che paralizza il Doha Round. Per cui la proposta attualmente in discussione al congresso degli Usa, diminuirà i sussidi per le agricolture più ricche ma avrà uno scarso effetto sul livello complessivo del sostegno”. Se veramente si vuole far riprende il negoziato sul commercio mondiale è necessario fare molto di più. È questa l’opinione anche del “Wall Street Journal” il quale rileva che “con la nuova farm bill proposta la spesa agricola totale per i prossimi cinque anni ci sono 18 miliardi di dollari in meno rispetto a quanto speso per i programmi di sostegno e gli aiuti di emergenza nel quinquennio precedente”. Aumenterà la spesa per le iniziative ambientali e si darà maggiore enfasi agli aiuti ai produttori non legati alla produzione, riducendo al contempo i sussidi alle commodity, accusati di distorcere il commercio. Il rappresentante Usa al commercio Susan Schwab aveva detto che “il Doha Round non scriverà la farm bill”. Ma la stessa Schwab, osserva il Wall Street Journal, sta facendo la pendolare con l’Europa per cercare di ridare slancio ai negoziati e “dare il segnale ai nostri partner commerciali che ci stiamo occupando della riforma agricola”. La sorte della proposta in discussione al congresso è incerta e di conseguenza occorre attendere l’approvazione del testo definitivo per esprimere un giudizio. Per il “New York Times” grandi cambiamenti sono prevedibili nella politica agricola degli Usa. Se dal piano contingente del dibattito attualmente in corso negli Usa si passa ad un esame più generale della situazione della politica agraria dei principali paesi del mondo, non si può dar torto al quotidiano svizzero “Tribune de Geneve” che proprio in questi giorni ha pubblicato un giudizioso articolo dal titolo “dolorosi sacrifici attendono gli agricoltori”. Per quanto ciò possa essere spiacevole per coloro che lavorano e operano sulla terra questa appare la linea direttrice della futura politica agraria mondiale. È una linea che può sembrare a prima vista allettante per gli economisti ma non è priva di pericoli se si tiene conto che oltre all’aspetto finanziario ed economico la produzione alimentare ha un alto valore umano. Risparmiare ed economizzare in questo campo può quindi influire negativamente sul prodotto, con tutte le conseguenze che ciò può comportare. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 37 FINANZIARIA di Antonio Positino L’agricoltura nella Finanziaria 2007 S Claude Monet Vicino al ponte ad Argenteuil, 1874 Malattia e congedi parentali per i parasubordinati Agevolazioni per i veicoli ai disabili 38 eguendo una tecnica legislativa in voga negli ultimi anni anche la legge finanziaria per l’anno 2007, legge 27 dicembre 2006 n. 296 pubblicata sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 299 del 27 dicembre 2006, si compone di un solo articolo suddiviso in ben 1.364 commi senza titoli che rendono il provvedimento già di per se lungo e denso di contenuti di non semplice lettura. La finanziaria per il 2007 contiene una serie di interventi strutturali mirati al reperimento di risorse finalizzate, soprattutto, alla crescita economica ed al risanamento dei conti pubblici e l’importo complessivo della manovra è pari a 33,8 miliardi di euro. Oltre alle misure più note, come il taglio del cuneo fiscale, il regime di successioni e donazioni, i nuovi scaglioni delle aliquote irpef, gli assegni familiari, il bollo auto ed il trattamento di fine rapporto nel provvedimento trovano spazio misure meno note, ma non per questo meno importanti, come i nuovi obblighi per i condomini, le modifiche alla disciplina del 5 per mille accompagnata dalla revisione dei destinatari del beneficio, un bonus per investimenti e costi sostenuti dalle imprese per ricerca e innovazione. Detrazione delle spese sostenute per le badanti in caso di presenza di familiari non autosufficienti. Per il triennio 2007-2009, diritto alle detrazioni per carichi di famiglia ai soggetti non residenti. Arriva un sostegno ai familiari di vittime di gravi infortuni sul lavoro. Per i lavoratori a progetto e assimilati arrivano malattia e parto, accanto al trattamento economico per i congedi parentali. Parte anche un programma sperimentale per la riduzione della commercializzazione di sacchetti non biodegradabili, con l’obiettivo di eliminarli completamente entro il 1° gennaio 2010. Sul fronte dei biocarburanti sono state modificate le soglie nazionali di immissione per giungere al 5,75% di utilizzo di biocarburanti nel 2010. Di seguito si illustrano, nel dettaglio, le principali novità contenute nei circa 50 commi (il cui numero si riporta tra parentesi) che interessano il settore agricolo avendo cura di raggrupparle per tematiche omogenee. Eliminata la vigente esenzione dall’accisa per il biodiesel sostituita con un’accisa da applicare, per il 2007, con aliquota pari al 20% della corrispondete accisa applicata sul gasolio usato come carburante, nel limite massimo di un contingente annuo di 250mila tonnellate. Si tratta, dunque, di un’accisa di 86,2 euro per mille litri, contro quella di 413 euro per mille litri del gasolio usato come carburante (comma 371). L’aliquota di accisa sul metano usato per autotrazione è ridotta a 0,00291 euro. L’effetto consiste in una diminuzione del gravame da 10,85 a 2,91 euro per mille metri cubi (comma 329). Accisa agevolata su gasolio e benzina in favore degli imprenditori che esercitano l’apicoltura nomade. Le modalità di accesso all’agevolazione saranno stabilite da un decreto del ministero delle Politiche agricole, d’intesa con il ministero dell’Economia (comma 1066). Le agevolazioni fiscali per l’acquisto di veicoli utilizzati da disabili sono riconosciute a patto che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalentemente a beneficio dei disabili. In caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito della vettura prima che siano trascorsi due anni dall’acquisto è dovuta la differenza fra l’imposta dovuta in assenza di agevolazioni e quella risultante dall’applicazione dei benefici (commi 36 e 37). Incrementate di 10 milioni di euro le risorse destinate al Piano nazionale per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici (comma 1085). Introdotta una sorta di autocertificazione per le imprese che intendano avvalersi di aiuti di Stato. In particolare i destinatari degli aiuti devono dichiarare di non rientrare fra coloro che hanno ricevuto e non rimborsato PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FINANZIARIA aiuti ritenuti illegali o incompatibili dalla Commissione europea (comma 1223). Modificati gli obiettivi nazionali relativi all’immissione in consumo di biocarburanti e altri carburanti rinnovabili: le nuove soglie sono fissate all’1% entro il 31 dicembre 2005, al 2,5% entro il 31 dicembre 2008 e al 5,75% entro il 31 dicembre 2010 (comma 367). In arrivo una campagna informativa della Giunta regionale della Campania, d’intesa con il ministero della Salute e gli uffici dell’Unione europea, accompagnata da un nuovo piano triennale per il contenimento e l’eradicazione della brucellosi (comma 1073). Demandato a un decreto del ministero per lo Sviluppo economico e di quello delle Politiche agricole la revisione della disciplina dei certificati verdi per incentivare l’impiego di prodotti di origine agricola e zootecnica (commi 382 e 383). Esteso a tutti i datori di lavoro l’obbligo di comunicazione preventiva dell’assunzione di lavoratori che era stata introdotta dal decreto Bersani sono per l’edilizia, in particolare, è stato introdotto l’obbligo di comunicare l’assunzione dei lavoratori di tutti i settori produttivi, compreso quello agricolo, il giorno prima dell’instaurazione del rapporto stesso. Peraltro l’obbligo della comunicazione preventiva è stato esteso anche per i lavoratori a progetto, gli associati in partecipazione con conferimento di lavoro e i soci lavoratori delle società cooperative. La comunicazione preventiva al Centro per l’impiego deve essere effettuata con la modulistica già in uso (registro d’impresa per gli operai agricoli), in attesa della definizione del modello unificato. Fino alla definizione di tale modello debbono continuare ad essere effettuate, con le consuete modalità, le comunicazioni di assunzione all’Inail e all’Inps (commi da 1180 a 1185). Interpretazione autentica delle norme sull’obbligo di sostituzione con un commissario unico dei commissari dei consorzi agrari in stato di liquidazione coatta amministrativa (comma 1076). Credito d’imposta per 7 anni per imprenditori agricoli (articolo 2135 codice civile), cooperative e loro consorzi che abbiano i requisiti dettati dall’articolo 1 del Dlgs 228/2001 (comma 1075). Per gli anni dal 2007 al 2009 alle imprese agricole a agroalimentari (anche se riunite in consorzi o costituite in forma cooperativa) soggette al regime obbligatorio di certificazione e controllo della qualità è concesso un credito d’imposta pari al 50% delle spese sostenute per l’ottenimento dei certificati e delle relative attestazioni di conformità. Sono ammessi al credito anche gli oneri per la registrazione nel Paesi extracomunitari delle denominazioni protette (commi 289 e 290). Introdotto un credito d’imposta per le imprese che effettuano investimenti attraverso l’acquisizione di nuovi beni strumentali nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise, ammissibili alle deroghe previste dall’articolo 87, paragrafo 3, lettere a) e c) del trattato istitutivo della Comunità europea). Sono esclusi i soggetti che operano nei settori dell’industria siderurgica, delle fibre sintetiche, della pesca, dell’industria carbonifera, creditizio, finanziario e assicurativo (commi da 271 a 279). Intervento per favorire la competitività delle imprese attraverso la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, operata intervenendo sulla disciplina dell’Irap: la norma prevede la deducibilità dal valore della produzione degli oneri sociali e di un importo forfetario per ciascun lavoratore dipendente. Due le nuove deduzioni dalla base imponibile introdotte, che riguardano solo i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato. La prima deduzione riguarda i contributi assistenziali e previdenziali a carico del datore di lavoro, la seconda consiste nell’abbattimento forfetario della base imponibile per un importo pari a 5mila euro, su base annua, per ciascun lavoratore dipendente a tempo indeterminato impiegato nel periodo d’imposta, importo che aumenta a 10mila euro per i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato impiegati nelle Regioni del Sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). La deduzione è alternativa a PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Nuove regole in materia di lavoro e collocamento Gustave Caillebotte Balcone su Boulevard Haussmann, 1880 circa Cuneo fiscale: abbattimento della base imponibile Irap 39 FINANZIARIA Edgar Degas Ricordo da Napoli, 1890-1892 Istituito un fondo per le famiglie di infortunati sul lavoro La Finanziaria aiuta la forma societaria in agricoltura 40 quella di 5mila euro. L’agevolazione prevista per queste Regioni non può comunque superare i limiti imposti dalla regola “de minimis”. Le nuove deduzioni devono essere autorizzate da Bruxelles in quanto misure selettive ai fini della disciplina sugli aiuti di Stato (sono, infatti, esclusi dall’agevolazione alcuni settori: bancario, finanziario, assicurativo e le cosiddette utilities) e decorrono dal mese di febbraio 2007 nella misura del 50 per cento e dal mese di luglio 2007 per il loro intero ammontare, con conseguente ragguaglio ad anno; non possono eccedere il limite massimo rappresentato dalla retribuzione e dagli altri oneri e spese a carico del datore di lavoro; sono alternative rispetto a quelle previste dal d.lgs. 447/1997 all’art. 11, c.1, lettera a), n. 5 (deduzione delle spese relative agli apprendisti, ai disabili, ai lavoratori con contratto di formazione e lavoro e di quelli addetti alla ricerca e sviluppo), all’art. 11, c.1, 4-bis.1 (deduzione di 2.000 euro, su base annua, per ogni lavoratore dipendente impiegato nel periodo d’imposta fino a un massimo di cinque, per i soggetti con componenti positivi che concorrono alla formazione del valore della produzione non superiori nel periodo d’imposta a euro 400.000), all’art. 11, c.1, 4-quater, quinquies e sexies (deducibilità del costo dei lavoratori a tempo indeterminato assunti ad incremento della base occupazionale) (comma da 266 a 270). Esenzione dall’accisa per l’olio vegetale puro utilizzato ai fini energetici nel settore agricolo. È concessa fino all’importo massimo di un milione di euro per ogni anno a decorrere dal 2007. La condizione per fruire dell’agevolazione è che l’impiego sia a fini energetici e per autoconsumo nell’ambito dell’impresa singola o associata. Un decreto Politiche agricole definirà le modalità di accesso all’agevolazione (commi 380 e 381). Istituito il Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro. Al fondo è attribuita la somma di 2,5 milioni di euro l’anno dal 2007 al 2009 (comma 1187). Stanziamento di 65,8 milioni di euro per il Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera (comma 1063). Stanziamenti per 186 milioni di euro al Fondo per misure di accompagnamento della riforma dell’autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica. Se compatibili con gli aiuti di Stato i fondi potranno essere utilizzati per la riduzione del costo del lavoro delle imprese di autotrasporto di merci relativo al 2006 (comma 918). Disposizioni in materia di fonti rinnovabili. Finanziamenti e incentivi pubblici finalizzati alla promozione delle fonti rinnovabili per la produzione elettrica sono concessi solo per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili, così come definite dall’articolo 2 della direttiva 2001/77/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio (commi da 1117 a 1120). Per favorire lo sviluppo della forma societaria in agricoltura le società di persone e le srl che siano società agricole possono optare per un regime fiscale più favorevole, basato sulla tassazione in base al reddito catastale agrario (commi 1093 e 1094). Norme per promuovere l’internazionalizzazione delle imprese agroalimentari, introducendo benefici fiscali per investimenti in promozione pubblicitaria all’estero (commi da 1088 a 1090). Detrazione, per una quota del 20%, fino a un valore massimo della detrazione di 1.500 euro per motore, delle spese documentate, sostenute entro il 31 dicembre 2007, per l’acquisto e l’installazione di motori ad elevata efficienza di potenza elettrica, compresa fra 5 e 90 Kw (comma 358). Inquadramento a domanda presso le regioni e gli enti locali, nei limiti delle dotazioni organiche, del personale proveniente dai consorzi agrari collocato in mobilità collettiva alla data del 29 settembre 2006 (comma 559). Stanziamento di risorse per la realizzazione del Piano irriguo nazionale (commi da 1058 a 1062). Per favorire la promozione del prodotto italiano possono PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FINANZIARIA essere concessi contributi per progetti di promozione e di internazionalizzazione realizzati da consorzi misti tra piccole e medie imprese dei settori agro-ittico-alimentare e turistico-alberghiero, aventi lo scopo di attrarre la domanda estera (comma 935). Modifiche alla disciplina delle quote latte, nella parte relativa alla restituzione ai produttori del prelievo che questi hanno pagato in eccesso (comma 1087). La Cassa depositi e prestiti è autorizzata a concedere all’Ismea mutui ventennali di incentivo alla formazione della piccola proprietà coltivatrice, con pagamento di interessi a carico dello Stato (comma 1081). Norme volte a promuovere la vendita diretta dei prodotti agricoli. Innalzato a 160mila euro per gli imprenditori individuali e a 4 milioni di euro per le società il valore della produzione non proveniente dalla propria azienda che gli imprenditori agricoli possono vendere direttamente in deroga alla disciplina generale del commercio (comma 1064). Introdotta la possibilità di usufruire della riduzione delle sanzioni e della rateazione decennale per i contributi agricoli maturati a tutto il 2005, in considerazione del fatto che i contributi riferiti a tale anno (2005) non sono stati oggetto di cessione e cartolarizzazione e non possono quindi rientrare nell’eventuale operazione di ristrutturazione dei crediti agricoli Inps. Per raggiungere questo obiettivo il legislatore non ha però formulato una norma diretta in tal senso, ma ha preferito “agganciarsi” ad una disposizione già vigente – quella che consente alle imprese colpite da eventi eccezionali di chiedere la riduzione delle sanzioni e la rateazione fino a 40 rate trimestrali ai sensi dell’art. 4, c. 21 e ss., legge 350/2003 – ampliando a tutto il 2005 il periodo contributivo per i quali è possibile usufruire del relativo beneficio. Così facendo il legislatore ha però subordinato la possibilità di accedere alla rateazione alla sussistenza delle condizioni previste dalla richiamata legge 350 del 2003, tra le quali, come noto, è ricompresa quella di essere stati colpiti da eventi eccezionali (comma 1086). Modificata la disciplina della corresponsione degli interessi legali nel caso di ritardata erogazione dell’indennità di disoccupazione agricola. Ed infatti, a decorrere dal 1° gennaio 2007, gli interessi legali sulle prestazioni di disoccupazione con requisiti normali e con requisiti ridotti in agricoltura, decorrono dal termine per la pubblicazione degli elenchi nominativi annuali degli operai agricoli (pubblicazione che, ai sensi dell’art. 9quinquies, c. 3, legge n. 608/1996, deve avvenire entro il 31 maggio dell’anno successivo) (comma 784). Con norma di interpretazione autentica si precisa che il salario medio convenzionale deve continuare a trovare applicazione per i compartecipanti familiari ed i piccoli coloni, nonché per gli iscritti alla gestione dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri. La non applicabilità del salario medio convenzionale prevista dall’art. 01, c. 4, della legge n. 81/2006, deve dunque intendersi limitata ai datori di lavoro che occupati operai a tempo indeterminato e determinato. Per i compartecipanti familiari e piccoli coloni, invece, il salario medio convenzionale continua a rappresentare il parametro di riferimento per i contributi previdenziali ed assistenziali dovuti, nonché per le relative prestazioni, considerato che tale categoria di soggetti, non rientrando nell’ambito dei lavoratori subordinati, non percepisce compensi che possano essere qualificati come retribuzioni. Analogamente il salario medio convenzionale continua ad essere applicabile agli iscritti alla gestione dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri per i quali l’onere contributivo e la misura delle prestazioni è correlato, anche, a detto parametro (comma 785). Inasprite tutte le sanzioni amministrative connesse alla violazione di norme in materia di lavoro, legislazione sociaPREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Opere irrigue: finanziamenti fino al 2010 Joseph Mallord William Turner Mezzogiorno a Fonthill Abbey vista da est, 1800 Applicazione del salario medio convenzionale 41 FINANZIARIA Durc: esteso l’ambito di applicazione Joseph Mallord William Turner La valle di Ashbumham, 1816 circa Novità per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro 42 le, previdenza e tutela della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro entrate in vigore prima del 1° gennaio 1999. La misura delle sanzioni previste dalle singole norme viene infatti quintuplicata a decorrere dal 1° gennaio 2007 (commi 1177 e 1178). Esteso ulteriormente l’ambito di applicazione del documento unico di regolarità contributiva (Durc) che gradualmente sta diventando necessario per accedere a qualunque forma di beneficio pubblico. Ed infatti, a decorrere dal 1° luglio 2007, il Durc sarà necessario anche per accedere ai benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale. Pertanto la mancata regolarità contributiva precluderà, dal luglio 2007, non solo la possibilità di accedere ai benefici ed alle sovvenzioni comunitarie, ma anche quella di usufruire di qualunque forma di beneficio prevista dalla legislazione in materia di lavoro, comprese le agevolazioni contributive per zone montane e svantaggiate Restano comunque ferme le altre condizioni previste dalla legislazione vigente (ad esempio il rispetto della contrattazione collettiva) per accedere ai benefici in questione. In altre parole il possesso del Durc si aggiungerà a tutte le altre condizioni già oggi necessarie per poter usufruire delle agevolazioni contributive. Si tratta di una norma particolarmente delicata perché va ad incidere su un diritto di rilevante valenza economica, come quello relativo alle agevolazioni contributive per zone montane e svantaggiate, che interessa oltre due terzi delle aziende agricole. Peraltro la norma appare particolarmente preoccupante perché – a differenza di quella che subordina l’accesso ai benefici ed alle sovvenzioni comunitarie al possesso del Durc (cfr. art. 1-bis, c. 2, legge 228/2006) – non individua i periodi a partire dai quali è richiesta la regolarità contributiva, lasciando il dubbio che la regolarità medesima possa essere richiesta anche con riferimento a periodi pregressi. Per chiarire questo delicato aspetto occorrerà attendere il decreto del Ministro del lavoro che, entro tre mesi, dovrà definire le modalità di rilascio, i contenuti analitici del Durc “nonché le tipologie di pregresse irregolarità di natura previdenziale ed in materia di tutela delle condizioni di lavoro da non considerare ostative al rilascio del documento medesimo”. La norma, da ultimo, precisa che in attesa dell’entrata in vigore di tale decreto restano salve le vigenti disposizioni speciali in materia di certificazione di regolarità contributiva nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura (commi 1175 e 1176). Ai datori di lavoro che occupano dipendenti non risultanti da scritture o da altra documentazione obbligatoria (cioè lavoratori “in nero”) è riconosciuta la possibilità di regolarizzare sia sotto il profilo retributivo che contributivo i relativi rapporti di lavoro. I rapporti oggetto della regolarizzazione, come detto, non debbono essere stati denunciati agli istituti previdenziali ed alle altre amministrazioni competenti, né registrati sui libri obbligatori. La circostanza, invece, che sia intervenuto un eventuale accertamento ispettivo che abbia verificato la sussistenza di rapporti di lavoro “in nero” non preclude la possibilità di accedere a questa forma di regolarizzazione. In tal caso tuttavia la procedura di sistemazione deve avere riguardo a tutti i lavoratori interessati dall’accertamento. Per poter usufruire della regolarizzazione dei rapporti di lavoro non dichiarati il datore di lavoro interessato deve presentare alla sede Inps territorialmente competente, entro il 30 settembre 2007, apposita istanza di regolarizzazione che indichi le generalità dei lavoratori che intende regolarizzare ed i rispettivi periodi oggetto di regolarizzazione, comunque non anteriori ai cinque anni precedenti alla data di presentazione dell’istanza medesima (commi da 1192 a 1201). ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 FINANZIARIA La ristrutturazione dei crediti agricoli Inps L ’annoso problema della regolarizzazione dei contributi previdenziali pregressi dovuti all’Inps da parte di aziende agricole assuntrici di manodopera, e dai lavoratori autonomi del settore (coltivatori diretti, mezzadri, coloni, imprenditori agricoli), è quanto mai di attualità. Basta scorrere le pagine dei maggiori quotidiani nazionali per imbattersi in articoli più o meno contraddittori, il cui unico risultato è quello di confondere le idee ai lettori, aldilà del personale interesse alla soluzione della vicenda. Forse è il momento di fare chiarezza. L’ultimo condono dei contributi previdenziali agricoli ha riguardato i debiti maturati fino alla data del 31.12.1997 (legge n. 448/98). Tale normativa prevedeva l’abbattimento delle sanzioni civili, con la possibilità di pagamento del dovuto in venti rate semestrali maggiorate dell’1% come tasso di interesse di differimento, oppure di definizione del pregresso mediante pagamento in unica soluzione. Da allora ad oggi non è stato più possibile prevedere normativamente ulteriori operazioni di regolarizzazione (condono), in quanto tali crediti vantati dall’Inps (alla stessa stregua dei contributi dovuti dalle aziende che operano con il sistema DM e dagli Artigiani e Commercianti) sono stati oggetto di cessione e cartolarizzazione. Con tale operazione l’Inps, e quindi lo Stato, ha ceduto la “titolarità” su tali crediti ad un terzo (Scci Spa), società di cartolarizzazione dei crediti Inps, ricavandone un corrispettivo finanziario immediato. Il “portafoglio” dei crediti ceduti è costituito non solo dai contributi dovuti in sorte capitale, ma anche dalle relative sanzioni civili. I crediti agricoli oggetto di cessione sono quelli maturati fino al 31.12.2004. Un tentativo di condono dei crediti agricoli, bocciato per i motivi suesposti da parte dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, era stato fatto in sede di conversione del D.L. 2/2006 nella legge 81/2006. Ma veniamo agli avvenimenti degli ultimi tempi. Nel mese di ottobre 2006, al fine di risolvere una volta per tutte la questione inerente la regolarizzazione dei crediti agricoli, il Ministero delle politiche agricole ha avviato una negoziazione con alcune Banche che avevano manifestato interesse all’acquisto del portafoglio di crediti agricoli, detenuto dalla Scci. L’operazione prevede le seguenti attività: 1) Accordo esclusivo di servizio tra banche (Unicredit S.p.A. e Deutsche Bank AG) ed associazioni di categoria finalizzato a divulgare l’iniziativa presso i debitori, ma soprattutto ad avviare le fasi di verifica delle adesioni, nonché all’accertamento e verifica degli importi totali di debiti oggetto di “ristrutturazione” (regolarizzazione, o condono, anche se questa ultima definizione sembra essere bandita per motivi di opportunità politica). 2) Contratto preliminare di vendita, sottoscritto in data 13 ottobre 2006, tra le banche e Scci Spa, avente ad oggetto i crediti agricoli vantati da quest’ultima e ad essa trasferiti dall’Inps nel corso delle operazioni di cartolarizzazione negli anni dal 1999 al 2004. Con tale contratto le banche procedono all’acquisto di tali crediti e successivamente alla loro ristrutturazione mediante la conclusione di accordi transattivi con i debitori, cui viene concessa la possibilità di estinguere in unica soluzione l’importo contrattato (tra il 22 e il 30% del dovuto) oppure mediante pagamento dilazionato in rate trimestrali costanti per un periodo di dieci anni (in questo caso il debitore pagherà tra il 29% ed il 39% del dovuto). PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 John Constable East Bergholt Common dalla casa di Constable, 1800 Il condono fu bloccato da Ciampi Joseph Mallord William Turner Monastero di Tynemouth, 1822 circa 43 FINANZIARIA Il Cda dell’Inps ha approvato la ristrutturazione dei crediti Jean-Francois-Armand-Félix Bernard Veduta dei dintorni di Roma, Il Tevere, 1857 Azzerati i debiti pregressi 44 3) L’oggetto del contratto definitivo è rappresentato dall’intero portafoglio dei crediti agricoli. In particolare prevede che le banche acquisiscano il diritto di acquistare anche i crediti non ristrutturati. Ciò significa che, se un debitore non aderisce in prima battuta alla proposta di regolarizzazione, può comunque e sempre farlo indipendentemente dalla data di chiusura delle operazioni preliminari di adesione. Quindi le banche assumono per sé anche i proventi derivanti dagli incassi dei crediti non ristrutturati anche se per gli stessi non vi sia stata proposta di adesione. 4) Corrispettivo dell’operazione. La proposta delle banche è subordinata al raggiungimento di un livello minimo di adesioni vincolanti al piano di ristrutturazione (euro 2.000 milioni, pari a circa il 33% del valore nominale dei crediti agricoli di proprietà di Scci Spa). Tale soglia dovrebbe garantire un corrispettivo minimo pari ad €. 600 milioni circa a favore della Società di Cartolarizzazione (e non all’Inps, come ripetutamente scritto e sostenuto). Il presupposto dell’operazione di ristrutturazione rimane il rispetto degli interessi dell’Inps. Il CdA dell’istituto previdenziale ha preso in esame l’intera operazione e l’ha ritenuta conveniente condividendone le finalità sia sotto l’aspetto economico-finanziario, sia sotto il profilo sociale. Quindi, in data 25 gennaio 2007, ha deliberato di “esprimere parere favorevole all’operazione per ciò che concerne gli aspetti economico-finanziari (...) e di trasmettere la delibera ai Ministeri vigilanti per la soluzione delle problematiche di carattere normativo relativo agli aspetti contributivo-previdenziali...”. Pur tuttavia la delibera suddetta risultava insufficiente per finalizzare compiutamente l’operazione. In data 2 febbraio 2007 il Ministro dell’Economia e delle Finanze e quello del Lavoro e della Previdenza Sociale, in una nota inviata al presidente dell’Inps ribadiscono che una decisione dell’Istituto, nell’esercizio dei suoi compiti gestionali (...) va definitivamente assunta in tempi celeri quale espressione della sua capacità di funzionamento in via ordinaria. E così, in data 7 febbraio il Cda dell’Istituto delibera di dare mandato al presidente di sottoscrivere la convenzione tra i creditori che ne modifica termini e condizioni, al fine di rendere possibile la cessione dei crediti agricoli nel portafoglio del veicolo Scci Spa, secondo l’offerta formulata dalle Banche… Il che significa autorizzare il legale rappresentante dell’Ente alla sottoscrizione di atti modificativi dei contratti originari di cessione ovvero dei contratti accessori sottoscritti dall’Istituto e che disciplinano tutti gli aspetti relativi alla gestione dei crediti oggetto di cessione. A questo punto l’operazione dovrebbe definitivamente partire. I tempi tecnici di realizzazione dal punto di vista pratico-operativo saranno verosimilmente ancora lunghi. Ma gli ultimi ostacoli formali, con la delibera del Cda dell’Istituto del 7 febbraio u.s., sono definitivamente superati. Nel frattempo le iscrizioni ipotecarie e le procedure coattive di recupero dei crediti sono riprese dal 15 dicembre 2006, in quanto la sospensione generalizzata aveva quella data come termine finale. Da queste stesse pagine abbiamo più volte sottolineato la necessità di affrontare i problemi dell’agricoltura in maniera più complessiva, e non con operazioni di sanatoria di difficile fattibilità sotto il profilo della spesa e della ricaduta sulla fiscalità generale. Non possiamo che ribadirlo con più forza e più convinzione di prima. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 SICUREZZA di Luigino Scricciolo Infortuni sul lavoro, si cambia Arriva il Testo unico C on la presentazione ufficiale il 25 gennaio scorso a Napoli, anche il tema della sicurezza del lavoro ha un suo ‘Testo unico’ nel quale si affrontano, per la prima volta, il riordino, l’innovazione, il coordinamento e la semplificazione delle normative. Il documento rappresenta, soprattutto, la sinergia che il ministero del Lavoro metterà in atto con quello della Salute, con le principali amministrazioni e con le parti sociali. La novità più importante tra quelle introdotte è l’ampliamento del campo dell’applicazione delle normative in materia di salute e sicurezza a tutti i settori e a tutti i lavoratori, indipendentemente dalla qualificazione del rapporto di lavoro con il quale si è legati all’imprenditore. Saranno così date garanzie non solo a chi svolge un lavoro subordinato, ma anche a chi è sotto contratto flessibile o è un lavoratore autonomo. Inoltre, particolare attenzione sarà posta nei confronti dei giovani, degli extracomunitari e dei lavoratori con contratto di somministrazione per la loro maggiore incidenza dei rischi di infortuni nelle mansioni che svolgono. Per le piccole e medie imprese sono state anche introdotte misure che semplificano gli adempimenti in materia di sicurezza, soprattutto per far sì che il tema non venga più visto come un obbligo ma come un obiettivo tra quelli che l’azienda si pone. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Inail sugli incidenti sul posto di lavoro, nel 2006 quelli denunciati sono complessivamente diminuiti sia su base annua, sia rispetto al 2001. Se confrontati con il 2005, il calo è stato pari allo 0,5%, attestandosi a quota 935.500 (stima previsionale) contro i precedenti 939.956. Cinque anni prima, invece, erano stati 1.023.379 (-8,6%). Nel settore agricolo, si legge nel rapporto, il calo è stato più consistente: tra il 2005 e il 2006 si è passati da 66.400 a 63.600 (-4,2%), mentre rispetto al 2001 la diminuzione è stata del 21% (nel 2001 gli incidenti denunciati erano stati 80.532). L’indice di incidenza registrato dall’Inail, che rapporta il numero di denunce a mille occupati, nel settore dell’agricoltura è calato. Secondo le stime, si è passati dal 79,1% registrato nel 2001 al 62,5% del 2006, ovvero una diminuzione di 21 punti percentuali. Tra l’anno appena passato e il 2005, invece, la variazione è stata pari a -10,9%, con l’indice che si era infatti attestato al 70,1%. Calano anche gli incidenti mortali sia nelle stime complessive sia in quelle del settore dell’agricoltura. La variazione registrata tra il 2001 e il 2006 (stime previsionali) è stata pari a –19,1%, con una diminuzione in tutte le attività dalle 1.546 denunce a 1.250. Nel ramo agricolo, la variazione è stata di –21,4% dal 2001 al 2006, passando da 159 a 125 casi denunciati. Sul tema è intervenuto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, definendo “una piaga” gli incidenti sul luogo di lavoro e plaudendo all’iniziativa del ministero del Lavoro: “Segna una volontà nuova, un impegno conseguente dei poteri pubblici e delle forze sociali per estirpare la piaga delle morti e degli incidenti”. Alle sue parole fanno eco quelle di Franco Marini, presidente del Senato: “Il lavoro è vita, mai e poi mai può mutarsi in morte o sofferenza, per il ! lavoratore e per i suoi cari”. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Joseph Mallord William Turner Shoreham, 1832 circa In agricoltura calano gli infortuni sul lavoro Franco Marini: “Il lavoro è vita, non può mutarsi in morte” 45 ZUCCHERO di Severo De Pignolis Non sprechiamo lo zucchero L’Italia importatore di zucchero S Alfred Sisley, Giorno di festa a Marly-le -Roi, (il 14 luglio), 1875 Prezzo record dello zucchero sul mercato globale Jean-Baptiste-Camille Corot Venezia, 1834 46 i sa: le rivoluzioni sono sanguinose, è meglio lasciarle perdere del tutto. Però di questi tempi persino le più caute riforme (o contro-riforme? fate voi) appaiono difficili da concretizzare. Si possono raccogliere idee per minuscoli aggiustamenti: fattibili specie a costi zero, se non toccano questioni etiche, sessuali, religiose, economiche o politiche. Qualcosa resta. Ed eccoci a parlare di una urgente riforma per le bustine di zucchero (nome comune del saccarosio) al bar e in altri pubblici esercizi. Fateci caso. Quasi mai una persona usa le bustine per intero. Qual che rimane (spreco uno: lo zucchero) si getta insieme alla confezione aperta (sprecare carta e siamo a due) e alle eventuali bustine chiuse ma un po’ macchiate. Oltre a essere un sistema anti-economico, questo meccanismo sporca parecchio - chiedete ai baristi inferociti – e talvolta provoca danni collaterali: specie negli orari di grande ingorgo a chi infila tazze, bicchieri, cucchiai nelle mini-lavatrici manca il tempo di verificare che non siano rimasti pezzetti di carta sul fondo della tazzina… con il risultato che ogni tanto lo scarico si inceppa. Perché non si usano più le vecchie zuccheriere? All’origine c’è un’ottima ragione e riguarda la sacrosanta difesa della salute collettiva: quel cucchiaio che spuntava dal contenitore di saccarosio… finiva sul bancone, in terra, c’era persino chi lo leccava e poi lo rimetteva lì. Non proprio un sistema igienico e dunque la decisione di eliminare le zuccheriere aperte fu giusta, come tutte le regole pensate per evitare che i luoghi pubblici diffondano infezioni o malattie. Ma perché non affidarsi a quelle chiuse, che si usano rovesciando lo zucchero dall’alto? In effetti alcuni esercizi le hanno – in varie forme ma sempre di vetro per verificare al volo il contenuto – mentre i più si sono affidati alle bustine. Anche perché quasi sempre le buste (fantasiose, colorate, talora sponsorizzate) sono un regalino per chi acquista quel caffè o quelle merendine. Se lo zucchero costa poco, se in giro ce n’è troppo perché meravigliarsi che lo si regali a bar e ristoranti? Si potrebbe fare ovviamente un’obiezione serissima sugli agricoltori sovvenzionati anche se le loro merci poi non vengono realmente consumate. Ma è una vecchia, complessa questione politica ed economica che dunque – almeno per il saccarosio di cui stiamo parlando – si può lasciare un attimo da parte. Prevedendo una contro-mossa. Cioè che almeno si trovi il modo di abolire le bustine per incentivare l’uso delle zuccheriere, ovviamente chiuse e dunque igienicamente sicure. Se poi di saccarosio ancora ne resta troppo… produttori e persino esercenti invece di sprecarlo in giro potrebbero regalarlo a ospedali, scuole, mense dei poveri e così via. Nulla di strano perché anche in Italia – in varie forme più o meno organizzate – si diffonde il fenomeno di recuperare quel che andrebbe sprecato. Su tanti cibi deteriorabili, pur se correttamente conservati, lo zucchero ha il vantaggio di non scadere… a breve. Con il nome e cognome che lo scrivente si ritrova (genitori distratti? Anagrafe crudele? uno pseudonimo?) state certi che sono state fatte le verifiche del caso. È un aggiustamento possibile. Un rimedio facile per uno spreco enorme… O no? ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 P.A. RISPONDE a cura della redazione Come assumere un lavoratore rumeno oggi Devo assumere un cittadino rumeno come operaio agricolo per 6 mesi. Ho sentito dire che non c’è più bisogno del permesso di soggiorno perché la Romania è entrata a fare parte dell’Unione Europea. Vorrei sapere se è vero e, in caso di risposta affermativa, con quali modalità devo assumerlo. A seguito dell’ingresso di Romania e Bulgaria nell’Unione Europea, i cittadini provenienti da questi Paesi possono liberamente entrare e soggiornare in Italia secondo le vigenti disposizioni di diritto comunitario in materia di libera circolazione nel territorio della UE. Ai soli fini dell’accesso al lavoro, il Governo Italiano ha deciso di avvalersi di un regime transitorio della durata di un anno durante il quale per l’assunzione di un cittadino rumeno o bulgaro occorre comunque un’autorizzazione preventiva. Tale regime restrittivo però non trova applicazione per alcuni settori economici, tra i quali appunto quello agricolo. Pertanto per assumere un cittadino rumeno come operaio agricolo stagionale non serve alcuna autorizzazione preventiva né il rilascio del permesso di soggiorno. È sufficiente effettuare le prescritte comunicazioni di assunzione con le modalità ordinarie, come se si trattasse di un cittadino italiano. Se il rapporto di lavoro supera la durata di tre mesi, il lavoratore dovrà farsi carico di chiedere alla Questura o tramite le Poste il rilascio della “carta di soggiorno” prevista per i cittadini comunitari, ai sensi e per gli effetti di cui al d.p.r. 52/2002. Finanziaria e comunicazioni di assunzione A seguito delle novità introdotte dalla legge finanziaria, come sono cambiati i termini e le modalità per effettuare la comunicazione d’assunzione degli operai agricoli? La legge finanziaria per il 2007 (legge 296/2006) ha introdotto importanti novità in materia di comunicazione di assunzione, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro, che valgono per i lavoratori di tutti i settori produttivi, compresi gli operai agricoli. A decorrere dal 1° gennaio 2007, infatti, l’obbligo di comunicare l’assunzione dei lavoratori deve essere assolto il giorno prima dell’instaurazione del rapporto stesso, attraverso un modello unificato da inviare al Centro per l’impiego. In attesa della definizione del modello unificato, che dovrà avvenire con decreto ministeriale, i datori di lavoro devono effettuare la comunicazione anticipata al Centro per l’impiego mediante il registro d’impresa e devono continuare ad effettuare le consuete comunicazioni all’Inail (denuncia nominativa di assunzione) e all’Inps. Cuneo fiscale e operai a tempo determinato Occupo diversi operai agricoli a tempo determinato che svolgono tra le 100 e le 150 giornate di lavoro l’anno. La maggior parte di loro vengono riassunti negli anni successivi. Posso beneficiare della riduzione del cuneo fiscale prevista dalla legge finanziaria per il 2007? La risposta purtroppo è negativa. La legge finanziaria per il 2007 limita la possibilità di beneficiare della cosiddetta riduzione del cuneo fiscale attraverso l’abbattimento della base imponibile IRAP ai soli datori di lavoro che occupano lavoratori a tempo indeterminato. L’unica estensione riguarda i rapporti di lavoro part-time (orizzontali, verticale e misti) purché siano a tempo indeterminato. In tal caso il beneficio è riproporzionato in rapporto al ridotto orario di lavoro. Nulla invece è previsto per i rapporti di lavoro a tempo determinato, anche se di una certa ! durata occupazionale e reiterati nel corso degli anni. PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 47 PREVIDENZA di Daniela Lambertini Scatta l’ora del Durc agricolo Il Documento di regolarità contributivo diventa obbligatorio nelle richieste di sovvenzioni e benefici comunitari: per il rilascio dell’attestazione, l’azienda deve risultare regolare negli obblighi contributivi relativamente alle prestazioni lavorative. Da più parti si è cercato di rinviare l’ora del Durc lamentando ora inefficienze Inps ora modalità di applicazione. L’Inps ha definitivamente sciolto ogni dubbio: il Durc entra in vigore. (www.inps.it; msg. Inps n.° 20505/06) Romania e Bulgaria nell’Ue: riflessi previdenziali La legge n. 16 del 9 gennaio 2006 ha ratificato il trattato di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all’Unione Europea, con effetto dal 1° gennaio 2007. Pertanto a decorrere dalla stessa data trova applicazione la disciplina comunitaria in materia di sicurezza sociale sia ai lavoratori rumeni e bulgari distaccati in Italia che ai lavoratori italiani distaccati nei due Paesi neocomunitari. (www.inps.it - Messaggio N. 002309 del 25/01/2007) Nasce il Fondinps per il Tfr È nato presso l’Inps, ma separato patrimonialmente, amministrativamente e contabilmente, “Fondinps”. È la forma di previdenza complementare a cui andrà il Tfr maturando dei lavoratori dipendenti di aziende con più di 50 addetti che hanno manifestato la volontà di mantenere il Tfr in azienda. Aumento dell’aliquota del Fpld Inps A decorrere dal 1° gennaio 2007, l’aliquota del contributo per il finanziamento del Fondo pensioni a carico dei lavoratori dipendenti è aumentata dello 0,3%. A seguito di tale incremento, l’aliquota complessivamente dovuta dal lavoratore e dal datore di lavoro al finanziamento del Fondo pensioni lavoratori dipendenti non può comunque superare il 33%. Aliquota per i lavoratori parasubordinati A decorrere dal 1° gennaio 2007, l’aliquota contributiva pensionistica dovuta per i lavoratori parasubordinati iscritti alla gestione separata Inps (Art. 2, comma 26, legge 335/1995, n. 335) è fissata nella misura del 23% per cento per i soggetti che non risultino assicurati presso altre forme obbligatorie. Per i rimanenti iscritti l’aliquota contributiva pensionistica viene stabilita nella misura del 16%. Le predette aliquote valgono anche per il computo delle prestazioni pensionistiche e sono applicabili a tutte le categorie di iscritti alla gestione separata, compresi gli associati in partecipazione. Invariate le aliquote Cd/Cm/Iap Le aliquote contributive per il finanziamento delle gestioni pensionistiche dei lavoratori artigiani e commercianti iscritti alle gestioni autonome dell’Inps sono stabilite, a decorrere dal 1° gennaio 2007, in misura pari al 19,5% e dal 1° gennaio 2008, le predette aliquote sono elevate al 20%. Non è previsto invece alcun intervento sulle aliquote dovute alla gestione pensionistica dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri e IAP. Cessione dei crediti agricoli cartolarizzati: l’Inps favorevole Completata tutta la documentazione utile e indispensabile per l’analisi della cessione delle partite creditizie di Inps, il CdA ha espresso, all’unanimità, parere favorevole all’operazione per ciò che concerne gli aspetti economico-finanziari, ritenendola congrua e conveniente per il bilancio patrimoniale dell’Istituto. Tenuto conto di osservazioni emerse anche nella Conferenza interministeriale (Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, Ministero delle Politiche Agricole) dell’8 gennaio scorso, in merito ad un equo rapporto tra contributi e prestazioni, il CdA ha inviato la delibera ai Ministeri vigilanti per evidenziare l’opportunità di eventuali adeguamenti normativi. 48 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 CONTRATTI È stato rinnovato il contratto nazionale per i 70.000 addetti ai lavori di sistemazione idraulico-agraria e forestale, valida per il quadriennio 20062009. Prevede un aumento salariale del 5,1 per cento, pari a 55,17 euro per il terzo livello qualificato super; l’erogazione avviene in due tranche: la prima (dal 1 agosto 2006) di 30,25 euro, la seconda (dal 1 gennaio 2007) di 24,92 euro. Altre due le novità dal punto di vista economico: l’aumento da 20,66 a 25 euro dell’indennità di cassa erogata agli impiegati cui è affidata la mansione di cassiere; l’istituzione di una “indennità di alta professionalità” (per gli operai inquadrati al quinto livello), prevista per 14 mensilità fino a un massimo di 100 euro. Importanti novità sono state introdotte sulla tutela delle lavoratrici madri e della maternità, sul congedo matrimoniale, sulle ferie per i lavoratori immigrati e sul tema degli infortuni sul lavoro. U I di Marco Togna Contratto nazionale dei lavoratori forestali n aumento dei minimi salariali dell’8% per la prima e la seconda area e del 10%, un incremento del 5,1% in busta paga per tutti, la rivalutazione del 10% degli scatti di anzianità. Sono questi i risultati economici del rinnovo del contratto nazionale degli 800.000 operai agricoli, siglato da Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e da Confagricoltura, Cia e Coldiretti. L’accordo prevede anche una norma che fissa la quota massima di flessibilità degli orari di 75 ore l’anno e di un massimo di 44 ore a settimana. Il contratto degli operai agricoli ncrociare domanda e offerta di lavoro stagionale per gli immigrati, in modo da allungare il periodo di impiego dei lavoratori a fronte di una riduzione di nuovi ingressi. Attraverso una piattaforma telematica (www.regione.emilia-romagna.it/ stagionaliagricoltura) in cui i lavoratori potranno presentare la propria candidatura, sfuggendo così anche al mercato del lavoro nero. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa sul lavoro stagionale in agricoltura firmato il 26 settembre in provincia di Ravenna, cui aderiscono imprese, sindacati, istituzioni locali, questura e Inps. Domanda e offerta di lavoro immigrato L Contratto dirigenti agricoli S Contratti integrativi aziendali a Dir-Agri/Confederdia, firmataria del Contratto Dirigenti dell’Agricoltura, fin dal 1949, e l’Andi/Cida, ha sottoscritto il 13 febbraio 2007, con la Confagricoltura, l’accordo per il rinnovo biennale retributivo. L’articolo 8 prevede l’aumento dello stipendio base mensile secondo i seguenti scaglioni: con decorrenza 1° gennaio 2007 di € 120,00 mensili; con decorrenza 1° gennaio 2008 di € 80,00 mensili. Pertanto il nuovo stipendio base mensile spettante ai dirigenti dal 1° gennaio 2007, è di € 3.235,00 e dal 1° gennaio 2008 sarà di € 3.315,00. iglati anche i contratti integrativi di quattro importanti grandi aziende, tutti validi per il quadriennio 2006-2009. Il primo riguarda la Coca-Cola Hbc Italia (2.500 lavoratori): prevede un premio per obiettivo di 6.200 euro (1.400 euro nel 2006, 1.500 nel 2007, 1.600 nel 2008, 1.700 nel 2009); stabilisce anche l’incremento dei ticket restaurant e delle indennità per il lavoro notturno, e la creazione di un piano di assistenza sanitaria per tutto il personale a tempo indeterminato, con decorrenza dal 1 gennaio 2008 e del valore di 400 euro, con una partecipazione al 75 per cento dell’azienda. Il secondo è stato firmato al gruppo Heineken Italia (1.000 dipendenti): prevede un premio di produzione di 6.250 euro e l’incremento di 120 euro (a partire dal luglio 2008) della quota pagata dall’azienda per la polizza sanitaria, raggiungendo così i 300 euro a carico dell’azienda e i 100 a carico del lavoratore. Il terzo accordo riguardo il gruppo Ferrero: prevede un premio di 6.150 euro e l’armonizzazione dei trattamenti tra i diversi stabilimenti attraverso l’aumento dell’indennità per il lavoro notturno al 35% dal 2007 e successivamente al 40. Il quarto contratto integrativo è quello con la Colussi (900 dipendenti): prevede un premio per obiettivi, che va dai 3.325 euro del sito produttivo di Vittorio Veneto, ai 3.625 euro di Fossano e di Imperia, ai 3.975 di Petrignano. Lotte contadine di Rolando Mensi PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 49 DIRITTO UE di Fabio Cavicchioli I mportante sentenza della Corte di Giustizia (C310/04-Spagna /Consiglio CEE, disponibile su htpp://europa.eu.int), in materia di aiuti al settore del cotone. Nel 1980 venne introdotto un regime di aiuto al cotone, esteso alla Spagna nel 1986. I Regolamenti 1782/2003 e 864/2004 hanno applicato a questo settore un sistema di aiuti non più legato alla produzione ma concesso in forma di sostegno al reddito degli imprenditori (regime pagamento unico). La Spagna ha impugnato detti regolamenti, ritenendoli contrari ad un vero aiuto alla produzione, che avrebbe dovuto imporre come condizione per la sua concessione che il cotone fosse raccolto, perché solo se raccolto è oggetto di trasformazione industriale, mentre per quei provvedimenti conta solo la coltivazione in sé. La Corte ha dato ragione alla Spagna, ritenendo sussistente per il settore del cotone la violazione del principio di proporzionalità, per il quale: gli atti comunitari non devono superare i limiti di quanto necessario al conseguimento degli scopi; di fronte a più misure si ricorra a quella nella quale gli inconvenienti causati non siano sproporzionati rispetto agli scopi perseguiti. Nel caso di specie le misure impugnate non garantiscono la redditività della produzione del cotone nelle regioni spagnole interessate, con il probabile risultato dell’abbandono di una parte considerevole della produzione spagnola di cotone grezzo e gravi conseguenze economiche. Per il cotone non si deve tenere conto del pagamento unico, concesso indipendentemente dalla coltura scelta e anche se l’agricoltore decida di non produrre nulla. Inoltre taluni dati numerici utilizzati nel calcolo della redditività della coltura del cotone si sono rivelati erronei. Se il calcolo delle Istituzioni comunitarie avesse incluso i costi salariali e avesse preso in considerazione un prezzo di vendita conforme al livello attuale del mercato sarebbe risultato che sotto il nuovo regime di aiuto i costi di produzione sono superiori ai redditi dei produttori e che il margine lordo prevedibile per il cotone è nullo, o addirittura negativo, al punto che gli agricoltori rischiano di lavorare in passivo se continuano a produrre cotone. È stato trascurato così che la produzione del cotone e la sua trasformazione sono indissolubilmente collegate. In buona sostanza non si è tenuto conto dei costi salariali, senza i quali non si può valutare la redditività della coltura. Quindi, i dati illustrati dalle istituzioni comunitarie non hanno permesso alla Corte di accertare se il legislatore comunitario abbia potuto pervenire alla conclusione che la fissazione dell’importo dell’aiuto specifico al cotone è sufficiente a garantire l’obiettivo di assicurare la redditività e il proseguimento di tale coltura. È risultato così violato il principio di proporzionalità, il ricorso è stato accolto e per ciò annullato il capitolo 10 bis del titolo IV del regolamento n. 1782/2003, come modificato. Per evitare ogni incertezza sul regime applicabile agli aiuti nel settore del cotone a seguito di questa sentenza, l’annullamento è sospeso fino all’adozione di un nuovo regolamento. I l 24 gennaio scorso la Commissione europea ha proposto un’ampia riforma dell’organizzazione comune dei mercati nel settore ortofrutticolo, intesa ad allineare questo settore con il resto della PAC riformata Punti principali della proposta che dovrebbe entrare in vigore nel 2008. Flessibilità e regole semplificate per le organizzazioni di produttori. I produttori saranno liberi di aderire a più organizzazioni di produttori per ciascun prodotto. Saranno erogati finanziamenti supplementari per incoraggiarne la creazione; verranno promosse le fusioni e le associazioni e proseguirà il sostegno di quelle operanti su scala transnazionale. La Gestione delle crisi sarà organizzata tramite le organizzazioni dei produttori facendo ricorso a strumenti quali la raccolta prima della maturazione o la mancata raccolta degli ortofrutticoli, iniziative di promozione e comunicazione in tempo di crisi, formazione, assicurazione del raccolto e copertura delle spese amministrative per la costituzione di fondi comuni di investimento. I ritiri dal mercato saranno finanziati. La Comunità si farà carico delle spese per le operazioni di distribuzione gratuita a scuole, colonie di vacanze, ospedali, enti caritativi, ospizi per persone anziane e istituti di pena, nel limite del 5% della produzione commercializzata da ciascuna organizzazione di produttori. Inserimento dell’ortofrutta nel regime di pagamento unico: la superficie coltivata a ortofrutticoli potrà beneficiare dei diritti all’aiuto nell’ambito del regime di aiuti disaccoppiati vigente in altri comparti agricoli. Tutti gli aiuti esistenti a favore degli ortofrutticoli trasformati saranno disaccoppiati e verranno aumentati i massimali di bilancio nazionali del regime di pagamento unico. Misure ambientali: l’inserimento dell’ortofrutta nel regime di pagamento unico implica per tutti i beneficiari l’obbligo di pagamenti diretti. Inoltre, ciascun programma operativo dovrà destinare parte della spesa a interventi ambientali. La produzione biologica fruirà di un tasso di finanziamento comunitario in ciascun programma operativo. Le organizzazioni dei produttori avranno la possibilità di inserire nei loro programmi operativi iniziative di promozione del consumo di ortofrutticoli che siano in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità Il finanziamento comunitario sarà maggiore se la promozione si rivolge ai giovanissimi. 50 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 GIURISPRUDENZA di Antonio Positino Il datore di lavoro non può contrastare lo svolgimento di un’attività politica da parte del dipendente Nel rapporto di lavoro il diritto allo svolgimento di attività politica, tutelato dalla Costituzione, non può essere escluso o limitato se non nel caso in cui sia stata prevista una specifica incompatibilità. Al di fuori di questa ultima ipotesi, ribadisce la Suprema Corte, il datore di lavoro non può contrastare lo svolgimento di un’attività politica al di fuori, si intende, dell’orario di lavoro, o comunque del servizio da parte del dipendente, né, tanto meno, sindacare nel merito le scelte fatte e l’impegno assunto. (Cassazione Civile, Sezione Lavoro, sentenza n. 21749 del 11.10. 2006) ! L’assenza del lavoratore per malattia comporta la proroga della durata del periodo di prova Debbono essere ricompresi nel periodo utile ai fini del superamento della prova anche quei giorni in cui la prestazione non è stata effettuata perché non prevista dall’articolazione del normale svolgimento del lavoro, quelli, cioè, in cui il lavoratore era legittimamente assente per festività, turni di riposo, fruizione di ferie, e eventi similari, prevedibili, e previsti, al momento della determinazione della durata della prova. Questo non esclude, però, che il periodo di prova debba essere soggetto ad interruzioni, per eventi, che, pur determinando la legittima astensione del lavoratore dalla prestazione, non siano previsti, né prevedibili, al momento della fissazione della durata della prova e non rientrano nella fisiologia del normale svolgimento del rapporto. Tra questi eventi rientra, in particolare, l’assenza per malattia. Non va dimenticato, in proposito, che entrambe le parti hanno reciprocamente il diritto di espletare la prova e l’obbligo di sottoporsi ad essa, e che l’interruzione dell’effettiva attività di lavoro per un periodo non previsto, specie se di non breve durata, impedisce il pieno espletamento del periodo di prova. Quest’ultimo pertanto deve necessariamente essere prorogato per consentire l’effettiva attuazione dell’esperimento. Anche la malattia, specie se prolungata, rientra tra gli eventi che comportano il prolungamento del periodo di esperimento. In linea di principio, quindi, per i giudici di P.zza Cavour, il prolungamento del periodo di prova ha effetto reciprocamente sia a favore che a sfavore tanto del lavoratore che del datore di lavoro, in particolare, il prestatore avrà modo di espletare fino a fondo l’esperimento e di dare prova così pienamente delle proprie capacità, mentre il datore avrà tutto il tempo necessario per verificare queste capacità ed entrambe le parti avranno la possibilità di decidere se proseguire il rapporto rendendolo a tempo indeterminato, o, invece, interromperlo. In concreto, il prolungamento potrà risultare favorevole, o meno, a ciascuna delle parti, ma questo avverrà secondo le circostanze di fatto. (Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza n. 21698 del 10.10. 2006). ! Il superamento del periodo di comporto non consente il licenziamento se la malattia del lavoratore è dovuta a causa imputabile al datore di lavoro La fattispecie del recesso del datore di lavoro, per l’ipotesi di assenze determinate da malattia del lavoratore, tanto nel caso di una sola affezione continuata quanto in quello del succedersi di diversi episodi morbosi (c.d. eccessiva morbilità), è soggetta alle regole dettate dall’art. 2110 cod. civ., che prevalgono, per la loro specialità, sia sulla disciplina generale della risoluzione del contratto per sopravvenuta impossibilità parziale della prestazione lavorativa (art. 1256, comma 2 e 1464 cod. civ.), sia sulla disciplina limitativa dei licenziamenti individuali (leggi n. 604 del 1966 e n. 300 del 1970 e successive modifiche). Conseguentemente, da un lato il datore di lavoro non può unilateralmente recedere o, comunque, far cessare il rapporto di lavoro prima del superamento del limite di tollerabilità dell’assenza (c.d. periodo comporto) – predeterminato dalla legge, dalla disciplina collettiva o dagli usi oppure, nel difetto di tali fonti, determinati dal giudice in via equitativa – e, dall’altro il superamento di quel limite è condizione sufficiente di legittimità del recesso – nel senso che non è all’uopo necessaria la prova del giustificato motivo oggettivo (art. 3 della legge n. 604 del 1966), né della sopravvenuta impossibilità della prestazione lavorativa (art. 1256, comma 2 e 1464 cod. civ.), né della correlata impossibilità di adibire il lavoratore a mansioni diverse. La Suprema Corte, però, nella Sentenza i cui estremi sono riportati in calce, statuisce che le assenze del lavoratore per malattia non giustificano, tuttavia, il recesso del datore di lavoro – in ipotesi di superamento del periodo di comporto – ove l’infermità sia, comunque, imputabile a responsabilità dello stesso datore di lavoro – in dipendenza della nocività delle mansioni o dell’ambiente di lavoro, che abbia omesso di prevenire o eliminare, in violazione dell’obbligo di sicurezza (art. 2087 cod. civ.) o di specifiche norme, incombendo, peraltro, al lavoratore l’onere di provare il collegamento causale fra la malattia, che ha determinato l’assenza (e, segnatamente, il superamento del periodo di comporto), ed il carattere morbigeno dell’ambiente di lavoro o delle mansioni espletate. (Cassazione Civile, Sez. III, Sentenza n. 26079 del 30.11.2005) ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 51 51 FISCO di Gaetano Tutino La Finanziaria su Iva ed imposte sul reddito L a legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (Finanziaria 2007) pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 299 del 27/12/2006, contiene diverse disposizioni fiscali di rilievo nell’ambito di tutto il comparto agricolo. Chiaramente, perchè le novità sono tante e sostanziali, è opportuno concentrarsi nello sviluppo di un solo tema, affinchè si possa essere esaustivi, riservandoci il resto delle novità nei prossimi numeri; l’argomento del seguente articolo riguarda l’opportunità delle cosiddette “società agricole” di poter determinare il proprio reddito d’impresa secondo i criteri di determinazione del reddito agrario, ovvero passare da una determinazione della tassazione secondo le norme degli artt. 55 e 81 del Tuir, reddito d’impresa, ad una tassazione di natura catastale, art. 32 del Tuir, reddito agrario. La ratio della norma, che ha modificato i criteri di determinazione del reddito delle società agricole, è quella di favorire ed agevolare lo sviluppo delle forme societarie in agricoltura. I beneficiari della suddetta norma sono le società di persone, come quelle in nome collettivo o in accomandita semplice, e le società a responsabilità limitata e cooperative che rivestono la qualifica di “società agricola” secondo i dettami dell’art. 2 del D. Lgs n. 99/2004. Il riferimento alla qualifica di società agricola presuppone la previsione nella denominazione sociale di “società agricola” e l’esercizio “esclusivo” di attività agricola, ovvero tutte o almeno una di quelle individuate dall’articolo 2135 del cod. civ.(coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento di animali ed attività connesse). Pertanto, per poter procedere alla determinazione del reddito su base catastale si rende necessario adeguare i patti sociali e gli statuti secondo le modalità di cui sopra e comunicare l’opzione all’Agenzia delle Entrate. Comunque, un apposito decreto del ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, definirà le modalità di attuazione per la corretta applicazione della tassazione fondiaria delle società personali, a responsabilità limitata e società cooperative. Per quanto riguarda le società di persone e quelle a responsabilità limitata, costituite da soci che hanno la qualifica di imprenditori agricoli (però la norma non parla di imprenditori agricoli professionali ma, solo genericamente, di imprenditori agricoli), che esercitano in via esclusiva le attività di manipolazione e trasformazione dei prodotti agricoli possono determinare il reddito secondo un coefficiente di redditività pari al 25% dei corrispettivi realizzati. Inoltre, il reddito sarà determinato con utilizzo di quello agrario anche per la produzione e la conseguente cessione di energia elettrica e calorica da fonti rinnovabili agroforestali e fotovoltaiche e di carburanti ottenuti, mediante produzioni di vegetali, prevalentemente dal fondo, sempre se attuata da imprenditori agricoli, come individuati dall’articolo 2135 del cod. civ.. ! 52 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 CARTA di Stefania Sepulcri Luigino Scricciolo Pierluigi Castagnetti I cattolici democratici nella vita nazionale 20 anni in attesa di giustizia 2 I cattolici e la politica, i rapporti fra Chiesa e Stato, il senso dell’impegno dei cattolici democratici nella storia. Questo volume interroga i cattolici democratici su problematiche attuali, partendo dallo studio delle radici, delle motivazioni e delle idee di don Luigi Sturzo, contenute nel “discorso di Caltagirone” del 1904 e qui discusse da storici, intellettuali e politici. Il percorso politico e ideale del sacerdote siciliano assurge a paradigma interpretativo globale della sfida e della propositivà di un’azione cristianamente ispirata all’interno del mondo delle istituzioni e dello Stato. Linee di indirizzo e definizione di principi che, in Sturzo anticipano inoltre delle scelte che verranno fatte alcuni decenni dopo dalla Carta Costituzionale e, per altri aspetti, dal Concilio Vaticano II, suggerendo soluzioni importanti a questioni aperte (o riaperte) anche oggi. Da leggere e meditare. Rubbettino Ed. € 13,00 a ed Il libro racconta l’esperienza reale izi on e di una persona incensurata che si trova coinvolta nelle maglie del un sistema giudiziario. Dalla vita civile alle manette, al carcere, all’isolamento, agli arresti domiciliari. Tutto all’improvviso. E poi il lungo interminabile tempo che si conclude vent’anni dopo col pieno proscioglimento in istruttoria, la più lunga istruttoria italiana. Magra consolazione per un uomo che ha vissuto un lunghissimo calvario. Un calvario durante il quale ha perso tutto: la libertà, il lavoro, la casa. Ma non la forza. Una forza che deriva dal suo stretto legame con la terra, con l’agricoltura. Luigi Scricciolo, infatti, ha origini contadine con l’infanzia passata in campagna. Sospeso dall’impiego, si è rimboccato le maniche con dignità e dedicato all’attività di giardiniere. Perché Scricciolo è fatto così. Ha una grande dignità. E, soprattutto, è un uomo buono, come lo definisce Mario Capanna. Memori Ed. € 14,00 Daniele Barbieri e Riccardo Mancini Antonello Sacchetti Domani. Di futuri ce n’è tanti I ragazzi di Teheran Otto sentieri di buona fantascienza per poter immaginare (e magari conquistare) futuri un po’ meno squallidi del presente. E se domani... i computer diventassero sempre più intelligenti, più sensibili, insomma più umani, come ci comporteremo noi umani che stiamo diventando sempre più insensibili? E come saranno le città che abiteremo? Più caotiche o deserte, tra le stelle o sotto gli oceani, o addirittura sotto terra? Come cambierà il rapporto tra i sessi (sempre che una qualche differenza sessuale vi sarà ancora)? E come potrebbe cambiare il rapporto con Dio e con la religione, magari se incontrassimo su un altro pianeta un “Cristo marziano” molto molto diverso da noi? Da gli oltre trecento racconti e romanzi citati nel libro, si spalanca una galassia di stimoli, suggestioni, ipotesi e scenari su tutti i nostri futuri possibili. Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni e non ha partecipato alla rivoluzione che ha dato origine alla Repubblica islamica. È una generazione nata durante la terribile guerra con l’Iraq, cresciuta in un contesto economico e sociale difficile e insofferente nei confronti del regime teocratico, dittatoriale ed oppressivo. Il ritratto a colori di un Paese unico attraverso le voci di chi di solito non può parlare ma, nel privato, guarda all’Occidente per la libertà ed i costumi. Chador e tagli punk, feste clandestine e preghiere del venerdì, musica rock e misticismo religioso, poesia sufi e blog su Internet, disoccupazione e voglia di fuggire all’esteroPer capire l’Iran bisogna guardare ai giovani, “sugli autobus, nelle strade, nei negozi, nei posti di lavoro: tantissimi ventenni”. Purtroppo, secondo un sondaggio del 2003, il 75 % delle persone sotto i 35 anni sogna di trasferirsi all’estero. E più è alto il livello di istruzione, più la speranza di lasciare il paese è forte. Avverbi Edizione Ed. Infinito € 12,00 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 € 10,00 53 53 WEB WEB di Ran Garin http://www.tfr.gov.it Il sistema pensionistico italiano ha subito dagli anni novanta un processo di riforma per contenere la spesa pensionistica al fine di garantirne la sostenibilità. La riforma rappresenta un’importante evoluzione nella storia della previdenza italiana: essa è infatti incentrata sullo sviluppo di un sistema pensionistico basato su due “pilastri”, di cui il primo è rappresentato dalla previdenza obbligatoria (erogata da Inps, Inpdap, Casse professionali ecc.) e assicura la pensione di base; il secondo, è rappresentato dalla previdenza complementare per l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio al fine di assicurare più ! elevati livelli di copertura previdenziale. http://www.lavoce.info Dall’iniziativa di docenti universitari, economisti, accademici, collaboratori di importanti giornali e riviste, membri attivi di istituti di ricerca, è nato il sito Internet, “www.lavoce.info”. Il sito, nato il 4 luglio 2002, raccoglie approfondimenti, commenti, informazioni, su una molteplicità di temi economici, dai più rarefatti ai più terreni ed è diventato sicuramente luogo di transito internettistico di chi, per dovere professionale, è interessato a questi argomenti. La voce.info è un sito di informazione economica diretto anche al lettore non specializzato, con l’obiettivo di pubblicare articoli quanto più possibile semplici e chiari su temi che possono sembrare ostici, come la riforma del mercato del lavoro e la politica fiscale. Il tutto in assoluta indipendenza e senza etichettature di parte. Si tratta di una iniziativa promossa da Tito Boeri, che si regge sul contributo volontario e non retribuito dei redattori. ! http://www.snebi.it Lo SNEBI (Sindacato Nazionale degli Enti di Bonifica, di Irrigazione e di Miglioramento Fondiario), che è apolitico, ha per scopo di rappresentare gli enti associati onde curarne e tutelarne gli interessi nel settore sindacale e della disciplina contrattuale collettiva e regolamentare dei rapporti di lavoro nonché nel settore della legislazione sociale. Tra le funzioni dello Snebi vi è la stipula di contratti e accordi collettivi per la disciplina dei rapporti di lavoro intercorrenti tra gli enti associati e i loro dipendenti, lo studio dei problemi di carattere generale attinenti all’organizzazione dei servizi e degli uffici dei Consorzi, l’effettuazione di ricerche e studi sui temi di maggiore rilevanza ed attualità nel campo del diritto del lavoro, del diritto sindacale e delle assicurazioni sociali. Inoltre il sindacato assicura uniformità di orientamenti in tema di interpretazione ed applicazione dei contratti collettivi e dei provvedimenti legislativi e regolamentari che riguardino i rapporti di lavoro intercorrenti tra i Consorzi e dipendenti. ! 54 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 NEWS di Maria Cartia Piantiamo per il pianeta! Un parco africano plurinazionale Qualche mese fa la keniana Wangari Maathai, Premio Nobel per la Pace nel 2004, ha lanciato una campagna mondiale per piantare un miliardo di alberi entro la fine del 2007. Il Marocco ha in programma di piantarne 27 milioni entro la fine dell’anno, mentre la Libia fa sapere di averne già posato un milione e 200mila, tra olivi e alberi d’alto fusto. Un altro milione e 800mila piante verranno interrate nei prossimi mesi. ! I governi di Angola, Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabwe si sono impegnati a creare il più grande parco transfrontaliero al mondo. La cosiddetta “area di conservazione Kavango-Zambesi” coprirà 287.000 chilometri quadrati (l’equivalente di 3/4 della superficie totale dell’Italia) e comprenderà il bacino fluviale dell’Okavango in Namibia, dello Zambesi in Zimbabwe, territori dell’Angola, la regione di Kafue in Zambia nonché il parco del Chobe in Botswana. ! Castagno millenario Scoperto in provincia di Grosseto un castagno millenario, evento quanto mai raro. Il suo segreto: sana alimentazione e movimento fisico! ! McDonald’s al biologico Stanno convertendosi al biologico, equo e solidale. In Gran Bretagna, in 1.200 fast food, la multinazionale del fritto e unto servirà caffè etico certificato Rainforest Alliance e il resto dei ristoranti d’Europa dovrebbe adeguarsi alle nuove linee guida in tempi brevi. Un’operazione da 50 milioni di sterline, una parte dei quali dovrebbe arrivare nelle tasche di coltivatori poveri. ! Birra Castello Sono passati nove mesi da quando la Castello di Udine S.p.A. ha acquistato e riaperto la fabbrica di Birra di Pedavena, con una produzione di 100.000 hl. e con l’utilizzo di quasi 30 dipendenti. La prospettiva è di aumentare notevolmente la produzione e riassorbire entro il 2007 tutti i dipendenti attualmente in Cassa Integrazione Straordinaria. ! Treno d’idrogeno In Giappone è stato collaudato il prototipo di treno a idrogeno. Ha già percorso i primi 300 metri nelle officine di Yokohama della East Japan Railway Company (Jr East) con trenta passeggeri a bordo. La locomotrice è progettata su sistema Fuel Cell ad idrogeno, può raggiungere i 100 km/h con un’autonomia di circa cento chilometri: sufficienti per la mobilità urbana. La locomotrice a idrogeno è dotata di sistema a recupero dell’energia prodotta in frenata dal convoglio, in modo da riutilizzare l’energia accumulata in fase di accelerazione. ! Nuova sede di Fedagri Fedagri-Confcooperative cambierà presto sede trasferendo i propri uffici da Palazzo Altemps alla nuova sede di Via Torino. ! PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 Acquedotto pugliese: Petrella si dimette Le dimissioni sono arrivate dopo oltre un anno di manifesto “dissenso istituzionale” sulla questione della forma giuridica dell’Ente: una società per azioni a capitale interamente pubblico come è ora o ritrasformarlo in un ente pubblico come era in origine. Questione liquidata oggi come ideologica dal presidente della regione Puglia, Vendola, ma ritenuta essenziale da Riccardo Petrella, riconosciuto come il maggior esperto mondiale in materia di acqua e convinto assertore della gratuità dei servizi essenziali. ! In Africa non vi è carenza d’acqua L’acqua piovana sarebbe più che sufficiente per soddisfare i bisogni di un terzo della popolazione attuale del continente africano, secondo uno studio del Programma dell’Onu per lo sviluppo (Unep). L’acqua come bene comune ed essenziale, se carente produrrà contrasti e guerre locali, riassume la Conferenza sui cambiamenti climatici di Nairobi. ! Il giro ciclistico del Burkina-Faso Si è concluso, con la vittoria di un corridore belga, il Tour du Faso, competizione ciclistica del Burkina, definita la gara che rosola i corridori. Marco Pastonesi, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha seguito l’evento raccontando il Paese dove questa si svolge. “Tanto per capirsi in un anno un burkinabè guadagna l’equivalente di 273 euro; gli analfabeti sono il 74% , i denutriti il 23% (in Italia non ci sono denutriti ma obesi), l’aspettativa di vita è 44 anni, la mortalità infantile raggiunge l’11%, i medici sono uno ogni 30 mila abitanti. Italia e Burkina Faso sono alla pari solo per le biciclette”. ! 55 MEDICINA di Fabio Forleo Il nuovo ticket sul Pronto Soccorso Il cattivo uso degli utenti I Gli abituali frequentatori del Pronto Soccorso paghino il ticket François-Marius Granet Campagna romana, 1820-1830 l Governo ha introdotto, di recente, un nuovo ticket: quello sull’accesso al Pronto Soccorso a carico dei cosiddetti “codici bianchi”. Attorno a questa scelta il dibattito è stato serrato ed ha diviso l’opinione pubblica oltrechè il Parlamento. Come tutti sappiamo, alcuni Ospedali sono ingolfati e male organizzati, altri funzionano egregiamente e altri ancora rappresentano l’eccellenza. Tutti, però, annaspano e ricevono critiche nei propri reparti di Pronto Soccorso. I motivi sono ovvi: l’accesso, specie nelle grandi città, è imponente, il personale è spesso carente, chiunque pretende di essere più “urgente” dei vicini in attesa e i tempi per alcuni accertamenti sono decisamente lunghi. Il problema non è di facile soluzione e anche questa “novità” non sarà la bacchetta magica che tutti aspettano. Tuttavia, forse, ci aiuterà a capire cosa è (o dovrebbe essere) un Pronto Soccorso. Molti anni fa si introdussero i codici di accettazione (bianco, verde, giallo e rosso) proprio per razionalizzare, standardizzare ed accelerare le procedure di valutazione da parte del reparto di emergenza. Il sistema è di facile comprensione, intuitivo anche per il paziente che riceve una prima classificazione di urgenza e necessità. Questo importantissimo compito (Triage) è affidato ad infermieri professionali, appositamente addestrati, che in pochi minuti devono valutare la necessità di visita urgente, procrastinabile o di emergenza immediata. Il compito è estremamente delicato perché viene svolto in condizioni di affollamento, di stress, sotto pressioni anche violente e può fare la differenza tra un reparto efficiente ed uno mal funzionante, tra un problema che si risolve felicemente ed un altro che si complica irrimediabilmente. Anche la “tipologia” di coloro che accedono in Pronto Soccorso potrebbe essere grossolanamente riassunta. Alcuni, colti da ansia e panico per piccoli, banali, problemi, risolvibili con una semplice chiacchierata con il proprio medico, si precipitano in ospedale e pretendono tempi rapidi ed efficienti, ma in “buona fede” e solo perché angosciati. Altri, invece sono i più deleteri (e colpevoli) frequentatori abituali, i “furbetti” che, pur consci della non reale urgenza del proprio problema, incivilmente intasano i reparti di emergenza proprio per non pagare i ticket ed ottenere, prima, ciò che il Servizio Sanitario Nazionale garantirebbe con tempi più lunghi. A costoro, oltre il pagamento della piccola tassa, andrebbe imposta anche una lezione di educazione civica e un po’ di servizio civile a favore degli ammalati veri! Se queste due categorie venissero scoraggiate dal recarsi regolarmente in Pronto Soccorso, i restanti accessi, compresi i non urgenti “codici verdi” avrebbero una gestione più rapida ed efficiente. Chiunque ha diritto, in caso di reale necessità, ad essere accolto da personale sanitario non esasperato da assillanti, inutili ed invadenti frequentatori abituali. Il discorso è sempre il medesimo: un servizio va utilizzato per quello per il quale è stato, gratuitamente, istituito. Altrimenti è giusto e corretto che si debba contribuire economicamente. ! Senza tanti strilli e strepiti. “Unire senza confondere e distinguere senza dividere” (Anonimo) 56 PREVIDENZA AGRICOLA gennaio-febbraio 2007 EDITORE IN COPERTINA FONDAZIONE ENPAIA Direzione, redazione e amministrazione: Viale Beethoven, 48- 00144 Roma Tel 065458210 - Fax 065458233 www.enpaia.it [email protected] DIREZIONE Presidente Augusto Bocchini Direttore Generale Gabriele Mori Direttore Responsabile Pietro Massini Comitato di Direzione Roberto Caponi, Fabrizio De Pascale, Fiorito Leo, Claudia Merlino, Roberto Orlandi, Piero Pecciarini, Gino Rotella, Carlo Sacchetto, Fabrizio Stelluto, Ruggero Tagliavini, Silvia Vannucci, Giancarmine Vicinanza Redazione Giovanna Mellano ([email protected]) In copertina: Félix-Hippolyte Lanoue, Pineta di Gombo vicino a Pisa, 1861 (particolare) Hanno collaborato Gabriele Mori, Pietro Massini, Augusto Bocchini, Mattia Repetto, Daniele Camilli, Francesco Mori, Patrizia Consiglio, Carlo Sacchetto, Massimiliano Di Noia, Luigino Scricciolo, Monica De Vito, Giovanna Mellano, Concetto Iannello, Maria Miligi, Antonio Positino, Massimo Sortino, Micaela Taroni (Austria), Dimitri Deliolanes (Grecia), Giancarlo Riviezzi, Daniela Lambertini, Giuseppe De Marco, Stefania Sepulcri, Maria Cartia, Giovanni Martirano, Marco Togna, Ran Garin, Fabio Cavicchioli, Francesca Tascone, Gaetano Tutino, Fabio Forleo, Giancluca Cicinelli, Stefano Micheli, Milica Ostojic (Serbia); Mario Osorio Beristain (Messico), Severo De Pignolis, Centro Studi Enpaia. PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE, STAMPA E SPEDIZIONE: Tipografia Litografia Spoletina Viale Marconi 115 - Spoleto Autorizzazione Tribunale di Roma n. 2169 - 26 maggio 1951 Abbonamento annuo € 7,75 Versamento ccp 156000 Intestato a: FONDAZIONE ENPAIA Viale Beethoven, 48 - 00144 Roma Associato all’USPI Unione Stampa Periodica Italiana Tiratura: 60.000 copie Chiuso in tipografia: 15 febbraio 2007 Brescia, al Museo di Santa Giulia, è in corso la mostra "Turner e gli impressionisti - La grande storia del paesaggio moderno in Europa" aperta fino al 9 aprile 2007. Circa 270 opere suddivise in 5 sezioni, la mostra, come afferma il curatore Marco Goldin, "vuole raccogliere entro un'unica architettura, di memoria e visione, la parola paesaggio. E l'altra, ancora più grande, natura. E in queste due parole l'immensità del conoscere e del vedere, la costanza dell'azione luminosa sulle cose e nel processo da cui emergono gli elementi naturali. Natura, che è quanto viene prima di tutto, sta nella mente stessa dell'universo, nel cuore del mondo. Ciò che esiste assieme all'universo, ne è parte intima e a esso connaturata. Paesaggio, che è quanto viene a seguito dell'essere natura della natura, nelle forme che sono affiorate dal confronto con la storia, con l'opera dell'uomo, con le modificazioni cui egli stesso ha condotto la natura". Di ambito specialmente francese, dalla seconda alla quinta e ultima sezione, la mostra si apre con circa 50 opere di Constable e Turner, i due grandissimi pittori inglesi della prima metà del XIX secolo. La seconda sezione illustra l'evoluzione del genere del paesaggio da fondale scenografico di storie della mitologia e delle Sacre scritture, a genere in cui la natura, pur non assumendo mai quella rilevanza che, negli stessi anni, le era propria con l'opera di Constable e Turner, viene consapevolmente studiata dal vero da pittori come Granet, Constantin, Valenciennes e Corot. Artisti tutti che, soprattutto nei loro soggiorni italiani, sembrano decisamente capovolgere il gusto della ricostruzione storica in favore di uno sguardo più limpido sulla natura. La terza sezione segna il primo paesaggio impressionista, la novità introdotta nei primissimi anni trenta. La natura non è più quella di un'Italia pittoresca e idealizzata, ma quella della Francia, dipinta a Barbizon da Pissarro, Monet e Sisley. In queste opere, vive ancora il senso di una monumentalità della natura, però adesso sparsa di luci vere, di colori che sono l'espressione di colui che dipinge dopo aver visto. La quarta sezione con oltre 150 opere, è il cuore vero di tutta la mostra. Dai primi anni settanta fino agli albori del nuovo secolo, matura e giunge a compimento il linguaggio impressionista più universalmente noto, da cui si evolvono singole figure di artisti che apportano ulteriori e più fecondi elementi di novità: Manet, Gauguin, Monet, van Gogh e Cézanne. L'impressionismo nasce con la prima esposizione, presso lo studio fotografico di Nadar nell'aprile del 1874. La quinta sezione, dedicata al tema del giardino con la quasi completa dissoluzione del paesaggio, come nelle ninfee dipinte da Monet tra il 1907 e il 1908 a Giverny. (Giovanna Mellano) A