Pardini K12 - Pardini Armi

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Pardini K12 - Pardini Armi
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Pardini Aria
compressa 2.0
L’otturatore della nuova
arma ha una sezione
circolare molto differente da quella delle
precedenti Pardini. Il
grano visibile sulla sua
parte superiore serve a
regolare il flusso d’aria
che alimenta l’absorber
La nuova Pardini
K12 Absorber per
le discipline ad aria
compressa raptesto e foto di presenta il punto
Matteo Brogi di sintesi di uno
sviluppo tecnologico iniziato
molto tempo fa. La nuova arma,
come è tradizione del produttore toscano, incorpora alcune
migliorie che la rendono uno
degli oggetti di desiderio del
prossimo quadriennio olimpico
C
on la sua pistola ad aria compressa
K12, Giampiero Pardini ha compiuto un’operazione molto significativa. La nuova arma, infatti, rispetto
alla precedente, rappresenta un progresso
indiscutibile grazie all’introduzione di una
serie di migliorie che la pongono tra le più
interessanti e tecnologicamente evolute
presenti sul mercato. E conferma la vocazione del produttore toscano a collocarsi
tra i più ricettivi alle richieste dei tiratori.
Il 2012 è l’anno delle Olimpiadi, un evento
che porterà visibilità al movimento del
tiro a segno in generale che, nonostante le
sporadiche dirette su Rai Sport, continua
a essere semi-sconosciuto e trascurato dai
media. Magari, grazie alle prestazioni dei
nostri atleti, i riflettori si accenderanno
anche sulla nazionale. È comunque indubbio che l’anno olimpico porti un interesse
diffuso per tutte le discipline sportive che
Pardini, come tutti i produttori più avveduti, fa benissimo a cavalcare. Il tempismo
con cui viene presentata la K12 non è
quindi semplicemente sospetto, ma intelligente. Per la verità già nel 2008 – alle porte
delle Olimpiadi di Pechino – Pardini aveva
presentato una nuova pistola ad aria, tut-
La culatta ha una forma tronco-conica per facilitare la chiusura dell’otturatore. Il foro visibile
sul fusto mette in comunicazione pre-camera e culatta, con l’otturatore che diventa il tramite
intermedio del flusso d’aria. Sul lato destro del fusto è posizionato il selettore per il tiro in bianco.
Può essere azionato solo ad arma carica
tora a catalogo, in quell’occasione lanciata
congiuntamente all’ultima versione della
libera. La libera, si sa, è specialità di nicchia
e molto conservativa (non è difficile vedere
ancora qualche vecchia Toz sulle linee di
tiro), mentre l’aria compressa è assai più
frequentata e di massa, quindi soggetta
alle mode del momento e più incline al
progresso tecnologico, che spesso arriva
alle armi di altre specialità a cascata solo
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La Pardini K12 rappresenta la più evoluta realizzazione del
produttore di Lido di
Camaiore nel segmento delle pistole ad aria
compressa a vocazione agonistica
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La Fabbrica Pardini Armi
dopo gli eventuali positivi riscontri da
parte dei tiratori a 10 metri.
La K12, è bene sottolinearlo, non è assolutamente una semplice operazione commerciale o un restyling di un modello già di
successo. Anzi, a parte certe caratteristiche
consolidate ed estremamente efficaci che
equipaggiano le armi che l’hanno preceduta
e che conserva, è fornita di un paio di elementi innovativi che ci consentono di definirla come uno strumento all’avanguardia.
Novità rispetto alla K10
I dettagli che la distinguono dalla produzione precedente sono due, entrambi
concentrati nel blocchetto dell’otturatore.
L’obiettivo d’introdurre l’ammortizzatore
di rinculo anche in uno strumento per il
tiro ad aria compressa ha obbligato il produttore, Giampiero Pardini affiancato dal
suo fidato staff, a un notevole sforzo progettuale e d’immaginazione. L’adozione del
sistema ha anzitutto obbligato a ridisegnare l’otturatore, che ora presenta una sezione circolare e la culatta a vista. Scompare il
pistone-calcatoio, che tanti sportivi hanno
dimostrato di non gradire, a vantaggio di
un sistema di alimentazione manuale, con
il pallino che viene a essere introdotto in
canna direttamente dalle dita dell’utente.
Questa soluzione, se a una prima analisi
può sembrare un passo indietro rispetto
alla consolidata esperienza Pardini, presenta il vantaggio di fornire un’indicazione
visiva diretta dell’effettivo inserimento del
pallino in canna, dubbio che spesso causa
ansie e angosce ai tiratori nelle competizioni più importanti.
Il centro dell’arma attorno cui tutto ruota,
non solo l’otturatore, resta comunque il sistema di smorzamento del rinculo. Pardini
ha lavorato per anni, e tra i primi, attorno a
Pardini Armi è una realtà tra l’industriale e l’artigianale nata dal genio di Giampiero
Pardini, già tiratore azzurro di raro eclettismo. Dopo l’incoraggiante accoglienza della
sua prima arma – una libera con cui ottenne personalmente risultati importanti –
Pardini decise di trasformare la sua passione per il tiro e la meccanica in qualcosa
di nuovo, un’azienda che in breve ebbe a catalogo un’offerta completa di strumenti
per tutte le specialità accademiche ad arma corta. In anni più recenti la produzione
si è estesa al settore delle pistole per il tiro dinamico e la difesa. Peculiarità della
Pardini Armi è la realizzazione in proprio di tutti i componenti. Dalle minuterie metalliche, alle canne, alle impugnature, tutto è realizzato all’interno dello stabilimento
di Lido di Camaiore. Per la rigatura delle canne, insieme a pochi altri, Pardini utilizza
il sistema della deformazione plastica, probabilmente il più accurato. Per il resto,
numerosi centri a controllo numerico di ultima generazione garantiscono tolleranze
ridottissime. In proprio sono realizzati anche i trattamenti termici e quelli di finitura.
I materiali grezzi sono acquistati da acciaierie e altri fornitori che lavorano leghe su
specifiche richieste del produttore toscano.
Il compensatore a due luci,
d’ispirazione K2, ha anche la
funzione di supporto per il mirino; la slitta misura 45 mm e
permette di assicurare senza
soluzione di continuità l’appendice di mira. Il cono diffusore
del compensatore presenta un
diametro di due decimi di millimetro superiore a quello della
canna. Il logo riportato sulla destra del compensatore evidenzia come l’arma, a differenza dei
modelli che l’hanno preceduta,
sia dotata di ammortizzatore di
rinculo
Tre fori ricavati sulla canna, in prossimità della volata, aiutano a smaltire
la pressione in eccesso così da ridurre
le turbolenze quando il pallino abbia
abbandonato la rigature
questo componente realizzando strumenti
estremamente efficaci nella loro semplicità.
Il principio su cui si è applicato è il terzo
della dinamica, quello secondo cui, in un
sistema inerziale, a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, tale
che la loro coppia sia nulla. Declinato in
campo balistico, tale principio prevede che
all’energia che spinge il proiettile verso la
volata ne corrisponda una uguale e contraria sulla culatta che si scarica su fusto e
spalla del tiratore. Secondo la legge della
conservazione della quantità di moto,
l’energia (cinetica) del proiettile è superiore a quella del rinculo in quanto rapporto diretto alla massa e al quadrato della
velocità. Essendo la massa del proiettile
estremamente inferiore a quella dell’arma,
la velocità di rinculo sarà molto ridotta.
Esigua, ma non nulla, neppure nel caso di
un’arma ad aria compressa.
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La tacca di mira
è quella tipica
d’impostazione
Pardini, con comandi micrometrici per la regolazione di alzo e
deriva e finestra
di traguardo regolabile in ampiezza
Sul lato sin i s t ro d e l
fusto, oltre
al comando
dell’otturatore, trovano
spazio tutte
le iscrizioni
con le indicazioni di legge
L’Absorber fa la differenza
Anche se le forze in gioco non sono apparentemente significative, la riduzione del
rinculo può comunque apportare benefìci
al tiratore sia in termini di comfort di tiro
sia, in maniera sostanziale, per quanto
attiene la precisione. Nonostante il tempo
che il pallino impiega a percorrere la canna
(barrel time) sia modestissimo, l’eventuale
reazione del tiratore al rinculo può indurre
movimenti in grado d’influenzare in negativo anche una punteria perfetta e uno scatto
corretto. Qui nasce la necessità d’introdurre
un dispositivo in grado di smorzare la reazione dell’arma allo sparo, ultima frontiera
in una ricerca parossistica della prestazione
perfetta. Ora, se si osserva la storia della
specialità, non si può fare a meno di notare
che il record mondiale maschile precedente
a quello odierno (Jin Jong-oh, 594 punti) è
resistito per ben 20 anni. A testimonianza
del valore dell’atleta sovietico che lo stabilì
nel 1989 (Sergei Pyzhianov, 593) e di come,
in fin dei conti, lo strumento-arma è importante ma non fondamentale per ottenere prestazioni significative. Evidentemente
Pyzhianov non beneficiava di ammortizzatori di rinculo né di altri artifici che sono
stati introdotti più tardi.
In ogni caso, nel tempo il livello dello scenario agonistico internazionale è cresciuto
Il grilletto della K12 presenta tutte le regolazioni necessarie a un’arma
da competizione. Il suo profilo correttamente arcuato e dotato di profonde scolpiture verticali fornisce la miglior superficie d’appoggio
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moltissimo proprio per l’innalzamento
delle prestazioni dei tiratori “medi”. Se il
grande tiratore è in grado di ottenere record
e medaglie con qualsiasi mezzo, così non è
per il tiratore che all’eccellenza si avvicini
senza incarnarla. Ed è per questi tiratori che
le piccole modifiche migliorative che vengono apportate alle armi fanno la differenza.
Nel caso della K12, però, sarebbe decisamente ingrato sminuire l’absorber – come
battezzato in Pardini – una “piccola modifica”. Il sistema infatti mutua tutte le caratteristiche degli ammortizzatori per le armi
a fuoco in una veste nuova, semplificata,
iper-efficiente. Esso si avvale di una massa
ammortizzante cilindrica ospitata, come
conviene, all’interno dell’otturatore. La sua
massa è realizzata in una lega ad alto peso
specifico a base di neodimio, un elemento
appartenente al gruppo delle terre rare che
trova applicazione industriale nella produzione di magneti permanenti. Per questo
motivo è impiegato nell’absorber Pardini
che deve la sua funzionalità proprio ad un
campo magnetico che consente alla massa
ammortizzante di mantenere la giusta
posizione fino al momento dello sparo. Il
distaccamento della massa e il suo arretramento (utile a contrastare il rinculo) è
indotto dall’inerzia e favorito da un flusso
d’aria che, dalla valvola, nel momento in
cui questa libera il gas necessario alla propulsione del pallino, tramite un condotto
raggiunge il sistema azionandolo. Il flusso
d’aria che aziona l’absorber, per inciso, è
regolabile mediante un riduttore di pressione, particolare che conferisce un ampio
grado di discrezionalità al tiratore. Provando l’arma sul campo e raffrontando il suo
comportamento con quello di una K10,
arma peraltro ancora attualissima e molto
performante, la differenza si sente.
Resistenza e autonomia
Apprezzato a livello sia intellettuale sia pratico l’absorber, ci siamo posti due domande. La prima sulla costanza di funzionamento del sistema; in questo caso, è bastata
la presenza stessa di un magnete permanente a farci capire che l’azione del sistema
è costante nel tempo e non influenzata da
fattori ambientali o, peggio, dal progressivo
decadimento delle caratteristiche meccaniche dei componenti. La seconda, meno
teorica e assai più percepibile dal tiratore,
relativa all’autonomia; se infatti la quantità
d’aria necessaria alla propulsione del palli-
Come da tradizione
Pardini, l’indicatore di pressione è
di tipo a cappuccio
in modo da non
costringere l’operatore ad osservare l’arma dalla
parte della volata.
I riferimenti danno
indicazione della
pressione residua
L’impugnatura in dotazione è del tipo regolabile,
disponibile in 3 dimensioni differenti anche per
tiratori mancini. Il disegno
è stato migliorato. Da notare che anche le nuove
impugnature Pardini sono
realizzate in centri a controllo numerico e non più
mediante l’impiego di un
più rozzo pantografo
no resta costante, è
innegabile che ci sia
un certo consumo
per l’attivazione
del sistema. Pardini
ci ha confermato
che una piccola
riduzione dell’autonomia è presente
ma che si attesta su
valori dell’ordine
del 10%. Considerando un’autonomia di 250 colpi a
serbatoio carico, la
riduzione dei 25/30
colpi che ci possiamo aspettare non è tale da condizionare
il programma d’allenamento né di creare
problemi in gara.
Rispetto ad altri sistemi che conosciamo,
che spesso lavorano mediante molle elastiche (gli stessi ammortizzatori per le
pistole a fuoco di Pardini si avvalgono di
questa tecnologia), l’absorber della K12
presenta una semplicità incredibile; la
I piani di scatto sono estremamente ben fatti, le
tolleranze ridottissime. L’azione di scatto ne risulta molto precisa e prevedibile
sua azione è totalmente meccanica e non
implica l’intervento di alcun componente
esterno la cui efficacia possa degradarsi nel
tempo. Per di più, il livello di finiture dei
componenti è semplicemente spettacolare
e garantisce totale assenza di manutenzio-
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La faccia dell’otturatore. Le due guarnizioni
O-ring visibili e la particolare conformazione
dello stesso garantiscono la massima tenuta
del flusso d’aria
ne. Infine, il peso dell’absorber (circa 45
grammi), non influisce sul peso dell’arma,
in linea con il modello già a catalogo.
La pistola, per il resto, ricalca le impostazioni della K10 ma prende ispirazione
anche dalla K2, in produzione fino al 2008.
Questo avviene, ad esempio, nel caso del
compensatore, che della K2 riprende il disegno a due deflettori (la K10 ne montava
uno a più luci circolari); apparentemente
un passo indietro, ma le prove balistiche
condotte in fabbrica hanno dimostrato
che il vecchio modello era, seppur di poco,
più efficace con la nuova pistola. Rispetto all’arma precedente cambia anche lo
scatto meccanico che, grazie alla presenza
di leve di braccio più lungo, è migliorato
nell’azione. Non cambiano le possibilità di
personalizzazione che consentono l’intervento dell’utente in tutti i parametri possibili. Nuove sono anche le impugnature, cui
sono state apportate piccole modifiche che
le rendono ancor più comode, e la livrea
dell’arma, in questa fase iniziale disponibile nel classico nero di canna e fusto cui si
accoppiano serbatoio, grilletto ed otturatore coordinati in colore oro o argento.
K2+K10=K12
Per il resto, la K12 presenta quegli accorgimenti tipici di un’arma di prima fascia.
Molto curata la sezione mire: la tacca è di
tipo micrometrico (1,8 mm lo scostamento per click a 10 metri) con possibilità di
regolazione dell’apertura della finestra di
traguardo, il mirino è sostituibile e può
scorrere lungo una guida ricavata sul compensatore così da sviluppare una linea di
mira di lunghezza compresa tra gli estremi
di 340 e 385 mm. La canna presenta tre fori
di sfiato in grado di smaltire la pressione
in eccesso. Il grilletto è di tipo pivottante in
grado di assumere molteplici
posizioni ed è applicato a
una slitta che ne permette lo
scorrimento longitudinale
per circa 10 mm. L’otturatore è comandato dalla classica
Le innumerevoli prove effettuate in Pardini hanno
portato a una scelta molto
accurata di tutti i componenti (forma e materiali) e
delle finiture impiegati
Pardini K12 Absorber
cal. 4,5 mm
Costruttore: Pardini Armi, tel. 0584
90121, www.pardini.it
Modello: K12 Absorber
Tipo: pistola ad aria pre-compressa
Calibro: 4,5 mm
Destinazione d’uso: tiro a segno
Caricamento: manuale
Sistema di scatto: azione singola
Organi di mira: tacca micrometrica
a foglia intercambiabile, mirino
sostituibile
Sicurezza: dispositivo per il tiro in
bianco
Lunghezza canna: 240 mm
Dimensioni: 415 x 149 x 49 mm
Materiale del fusto: lega leggera
Finitura: brunitura nera opaca, lucida
per la canna
Peso: 990 grammi
Numero di Catalogo Nazionale: CN262
Prezzo: 1.614 euro
manetta d’armamento di tradizione Pardini; in posizione di chiusura va a sormontare la culatta, che per facilitare la tenuta
del sistema ha una forma tronco-conica. Il
sistema di scatto presenta il selettore per il
tiro in bianco che permette l’allenamento
senza inutile spreco di propellente.
Sulla linea di tiro
La prova ha confermato le doti di bilanciamento, qualità meccanica dello scatto e balistiche che già conoscevamo e che la K12
eredita dalle armi che l’hanno preceduta.
Molto interessante si è rivelato il funzionamento dell’absorber, in grado di ridurre a
valori modestissimi, se non di annullare, il
rinculo. L’effetto del sistema è così evidente
da richiedere un minimo di adattamento;
la sensazione che si prova la
prima volta che lo si usa è
quella di aver sparato senza
aver introdotto il pallino
in canna. Siamo sicuri che
quest’arma, che rappresenta
il punto di sintesi di un processo evolutivo che Giampiero Pardini ha iniziato
molti anni fa, rappresenti
un nuovo traguardo della
produzione armiera, non
solo nazionale.
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